storia dell' alchimia

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    Alchimia: Antica arte esercitata soprattutto durante il medioevo, che mirava a trasformare i metalli comuni, in particolare il piombo, in oro o argento. Alla serie di tecniche artigianali impiegate venivano attribuite valenze religiose che simboleggiavano il cammino spirituale verso la meta dell'immortalità. Sebbene i suoi propositi fossero spesso dubbi e illusori, l'alchimia può essere considerata, sotto molti punti di vista, l'antenata della chimica moderna.

    Le origini del mito: Fu praticata nell'antico Egitto, in particolare ad Alessandria, durante il periodo ellenistico e contemporaneamente in diverse scuole sorte in Cina, ispirandosi forse anche agli scritti dei filosofi greci. La teoria proposta nel V secolo a.C da Empedocle, secondo cui tutti i corpi sono composti da quattro elementi fondamentali. (Acqua, aria, terra, fuoco), potrebbe effettivamente aver influenzato lo sviluppo dell'alchimia nella ricerca di una materia originata, matrice di ogni cosa. Si racconta che l'imperatore romano "Caligola" avesse promosso numerosi esperimenti per ottenere l'oro da solfuro di arsenico e che l'imperatore Diocleziano avesse ordinato di bruciare tutte le opere egizie in cui erano descritte molte tecniche artigianali. I concetti fondamentali dell'alchimia, che assorbono parte dei contenuti della teoria aristotelica della perfezione, prevedono che il processo naturale secondo cui i metalli comuni venivano trasformati in oro nelle zone più profonde della Terra, e così resi perfetti dalle forze di natura, potesse essere riprodotto dall'attività e dall'esperienza di abili artigiani. I primi tentativi in questa direzione furono solo empirici, ma verso il IV secolo d.C. l'astrologia e la magia e i vari riti cominciarono a prevalere e ad arricchire le ricerche di un contenuto teorico e speculativo.

    Altri chiarimenti sull'alchimia: Pratica pseudoscientifica medievale, che pretendeva trasformare i metalli comuni in oro e argento, trovare la pietra filosofale, il rimedio di tutti i mali e l'elisir di lunga vita; può considerarsi la progenitrice della chimica. le origini dell'alchimia, si riducono alla civiltà greca, babilonese e indiana; i primi documenti (i cosiddetti papiri di Leida e di Stoccolma rinvenuti a Tebe) risalgono ai primi secoli dopo Cristo. Gli Arabi raccolsero le nozioni e le tecniche già conosciute e le svilupparono sulla base anche di quanto avevano appresso, circa l'argomento, dai frequenti contatti con Cinesi. Una diffusione rapida di questa pseudo-scienza si ebbe nel VII sec. dopo le ricerche dell'arabo Khalid ibn Yazid, ritenuto da alcuni il fondatore dell'alchimia. Un secolo dopo l'alchimista arabo Gabir ibn Hayyan, più noto in Occidente con il nome Geber, descrisse nelle sue opere raffinati metodi di filtraggio e di ebollizione. Il Geber parla anche di metodi di preparazione dell'acido solforico e del nitrato d'argento. Conosciuta in Occidente intorno al Mille attraverso di influenza araba. incontrò il favore di persone di scienza e di ciarlatani e l'opposizione della Chiesa, che la tenne in sospetto d'eresia. Con l'andar del tempo, pur non abbandonando la speranza di trovare la pietra filosofale o l'elisir di lunga vita, affrontò i primi problemi che costituiscono le basi della moderna chimica. Nel XIII sec. personaggi come Ruggero Bacone, Arnaldo da Villanova, Raimondo Lullo si dedicarono allo studio delle leghe e delle sostanze coloranti. Nel XVI sec. gli alchimisti tentarono di affrontare lo studio dei gas: in quel secolo, che con il precedente rappresenta il periodo di maggior fortuna degli studi alchimistici, visse Paracelso.

    La tradizione Araba: Dal 750 al 1258 d.C, durante il califatto degli Abbasidi, fiorì in Arabia una scuola di farmacia che ebbe come massimo esponente o scienziato e filosofo arabo Geber. Gli alchimisti arabi, che lavoravano oro, mercurio, arsenico, zolfo e alcuni composti, in particolare sali e acidi, ritenevano che i metalli contenessero mercurio e zolfo in definite proporzioni. Benché il loro "credo" scientifico si basasse sulle potenzialità della trasmutazione e il loro metodo su tentativi condotti alla cieca, essi scoprirono diverse sostanze e inventarono nuovi processi fisici e chimici.

    L'alchimia del Medioevo e del Rinascimento: Importanti raccolte di ricette e tecniche del periodo rinascimentale, comprendono "la pirotecnia" (1540) dell'italiano Vannuccio Biringuccio; De Re metallica (1556) del mineralogista tedesco Georgius Agricola. Alchemia (1597) del chimico e naturalista tedesco Andreas Libavius. Il più famoso alchimista fu il medico svizzero Paracelso, al quale va riconosciuto il merito di aver fornito, nella prima metà del XVI secolo, una prima impostazione scientifica alle oscure pratiche alchimistiche. Egli riteneva che gli elementi che compongono i corpi fossero sale, zolfo e mercurio rappresentanti rispettivamente terra, aria e acqua (Il fuoco era classificato come imponderabile o immateriale), e credeva nell'esistenza di un elemento non ancora scoperto dal quale derivavano i quattro elementi fondamentali. Questo supremo elemento della creazione, chiamato da Paracelso alkahes, costituiva contemporaneamente la pietra filosofale, la medicina universale e il solvente irresistibile. Dopo Paracelso, gli alchimisti europei si divisero in gruppi: I primi si dedicarono alla scoperta di nuovi composti e reazioni con metodi rigorosamente scientifici e possono essere considerati legittimi predecessori dei chimici moderni; gli altri si occuparono più del lato visionario e metafisico dell'antica alchimia e svilupparono una pratica basata alla

    impostatura, sulla negromanzia e sulla frode che ha condizionato l'attuale giudizio dell'alchimia.

    Le idee del grande alchimista Paracelso: Figlio di Philipp Theophrast Bombast von Hohenheim (Einsiedeln 1493 - Salisburgo 1541), medico e filosofo svizzero. Studiò prima a Vienna, poi a Ferrara; viaggiò a lungo in Europa, esercitando la professione medica e diffondendo le sue teorie. Spirito polemico e mrdace, Paracelso sfidò le convinzioni mediche della sua epoca, affermando che le malattie sono causate da agenti esterni al corpo e che possono essere contrastate per mezzo di sostanze chimiche. Le sue conoscenze spaziarono dalla medicina, all'alchimia, alla mineralogia. Criticò le teorie geleniche degli "umori" e le terapie a base di salassi e purghe, proponendo al posto di queste rimedi chimicie minerali. Identificò la causa di molte malattie, tra le quali il gozzo e la sifilide, nell'influenza di sostanze e principi presenti nell'atmosfera. Basò molti dei suoi rimedi sul principio che "il simile cura il simile", anticipando così un principio fondamentale della teoria omeopatica.

    La teoria omeopatica: La parola "omeopatica" significa un tipo di medicina alternativa che si basa sull'uso di particolari rimedi di natura vegetale, animale o minerale che si basa su tre principi. La prima è lo scambio equivalente, la seconda diluizione e dinamizzazione e la terza il paziente omeopatico.

    Isaac Newton e i suoi manoscritti: Newton, lasciò numerosi manoscritti di alchimia. Nella Queries poste in appendice a Opticks e nel saggio "Sulla natura degli acidi" (1710) pubblicò una teoria (incompleta) dell'affinità chimica, non rivelando le sue letture di alchimia, di cui si seppe dopo la sua morte.

    Pubblicazione dei manoscritti di Isaac Newton: Le lettere sull'ottica vennero stampate dal 1672 al 1676. Successivamente Newton non pubblicò più nulla dei "principia", usciti in latino nel 1687 e rivisti nel 1713. Seguì, nel 1704, Opticks, di cui nel 1706 apparve un'edizione rivista in latino. Gli scritti postumi comprendono: Cronologia emendata dei regni antichi (1728), Sistema del mondo (1728), la prima bozza del terzo libro dei "Principia e Osservazioni sulle profezie di Daniele e dell'Apocalisse di san Giovanni" (1733).
     
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