Casa di Agony Twin

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    Il mio ospite aveva portato inaspettatamente il discorso su un argomento molto scottante: il sigillo maledetto. Il ragazzo sembrò essere molto curioso a riguardo, e mi chiesi il motivo, ma cercai di non indagare subito sui motivi che avevano spinto lo shinobi a pormi tale domanda, e volli inizialmente rispondere buttandomi sul vago, e cercando di capire cosa nello specifico volesse sapere su uno degli hijutsu più segreti e importanti del mio villaggio natale.
    Io so che viene impresso ai giovani più dotati del tuo villaggio. Ero curioso di sapere se ti era stato concesso. Dalla risposta vaga posso immaginare o che per qualche ragione non ne sei in possesso, o che non vuoi parlarne.
    Daiki, come avevo già constatato, non era uno stupido, affatto, quindi il mio tono vago aveva sortito l'effetto che volevo solo in parte. Almeno avevo instillato il dubbio in Daiki, questo mi bastava. Adesso bastava semplicemente lavorarci su e condurlo alla risposta che volevo io.
    Comunque, mi incuriosisce il funzionamento, non sono un cultore dei Fuuinjutsu e mi stupisce che tale abilità possa essere tanto potente da essere solo sussurrata dai Ninja che l'hanno vista all'opera. Cosa succede.... O meglio, cosa comporta usare il sigillo? aumenta la forza, ti dà accesso a qualche oscura arte?
    Queste domande finali mi portarono a pensare. Iniziai a collegare la questione alla storia raccontatami precedentemente. Mettendo conto che quello che mi aveva detto erano davvero i suoi obiettivi, allora la domanda "aumenta la forza?" si ricollegava alle parole "vendetta" e "mettere a fuoco tutto". Chissà, forse mi stavo sbagliando, ma usare il Sigillo per ottenere un incentivo nella persecuzione dei propri obiettivi non era una cosa nuova alle mie orecchie. Anzi, era un classico. La risposta da dargli fu facile da trovare.
    No, purtroppo non ho avuto il piacere di ottenere il sigillo... O almeno non ancora... Esordii, con un tono tale da far capire che effettivamente mi sarebbe piaciuto ottenerlo. Comunque da quello che ho sentito e mi hanno detto, si, il sigillo ti dà l'accesso ad una nuova fonte di potere, fonte che varia da persona a persona, e che può essere oscura, come non può esserlo. Feci un respiro profondo. Si dice che in alcuni il sigillo è capace di far cambiare carattere non appena lo si attivi... Se non generare una nuova personalità... Ecco perché noi di Oto veniamo etichettati come la gente più "strana", o addirittura "pericolosa", bah... solo delle menti all'antica come le loro pos... Eh?
    Mentre parlavo, sentii la porta aprirsi. Era strano, era troppo presto per il ritorno a casa di qualcuno dei miei genitori. A quel punto mi alzai e dicendo Scusa Daiki, vado un attimo a vedere chi è. mi diressi all'ingresso. Lì trovai mio padre. L'uomo che mi somigliava molto aveva appena chiuso la porta e si era girato verso di me con uno sguardo a dirmi "dobbiamo parlare" che aveva tutta l'aria di qualcosa di importante. Io annuii stancamente e tornai dove avevo lasciato Daiki, che dovetti a malincuore congedare.
    Ehi Daiki, mi dispiace, sono spuntati impegni urgenti e quindi dovresti andartene... Continuiamo il discorso un'altra volta, che dici? Se ti va, verrò io da te, al posto di scomodarti a farti tornare qui.
    Così facendo, attesi che il ragazzo se ne andasse per poi sederci io e mio padre in cucina. Daiki sembrava proprio uno shinobi interessante, e poteva diventare anche un buon amico. Di sicuro prima o poi l'avrei rivisto.
     
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  2. redwolf85
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    No, purtroppo non ho avuto il piacere di ottenere il sigillo... O almeno non ancora... Comunque da quello che ho sentito e mi hanno detto, si, il sigillo ti dà l'accesso ad una nuova fonte di potere, fonte che varia da persona a persona, e che può essere oscura, come non può esserlo. Feci un respiro profondo. Si dice che in alcuni il sigillo è capace di far cambiare carattere non appena lo si attivi... Se non generare una nuova personalità... Ecco perché noi di Oto veniamo etichettati come la gente più "strana", o addirittura "pericolosa", bah... solo delle menti all'antica come le loro pos... Eh?
    Daiki non trovava quelle informazioni particolarmente interessanti. Conosceva già quell'effetto indesiderato del sigillo maledetto, anche se quel carattere ipotetico lo tranquillizzava un poco, aveva sempre avuto paura di scoprire quella parte di sè e anche se Travis diceva che il potere del sigillo si adattava a chi lo possedeva, Daiki avrebbe preferito sentirselo dire da chi conosceva bene la materia. Comunque non potè scoprire nulla di più, perchè in quel momento qualcuno entrò dalla porta senza bussare. Scusa Daiki, vado un attimo a vedere chi è. Lui annuì cercando di nascondere l'irritazione. Si chiese se ad Oto fosse usanza entrare in casa altrui senza bussare, poi si rese conto che Agony era ancora piuttosto giovane e doveva ancora vivere con i suoi genitori. Da orfano non era abituato ad avere gente che girava per casa. A parte Norito, ovviamente. Ehi Daiki, mi dispiace, sono spuntati impegni urgenti e quindi dovresti andartene... Continuiamo il discorso un'altra volta, che dici? Se ti va, verrò io da te, al posto di scomodarti a farti tornare qui. Daiki si sentì irritato da quella interruzione, ma in fondo non era colpa del suo ospite, sembrava infatti sinceramente dispiaciuto, almeno rimanendo nei canoni del giovane di Oto. Non preoccuparti era comunque ora che andassi. Passa quando vuoi, la mia casa è la tua. Concluse con un pallido sorriso. Nel passare nell'altra stanza vide un uomo che condivideva diversi tratti con il ragazzo, forse il padre, sicuramente un parente. Nell'aria c'era qualcosa che sembrava suggerirgli di levarsi dai piedi il più in fretta possibile e Daiki aveva tutte le intenzioni di assecondare la silenziosa richiesta, quando un fulmine a ciel sereno gli attraversò la mente. La sensazione di aver già visto il ragazzo che aveva provato fin dal primo momento, si era finalmente concretizzata in ricordo quando era passato vicino ad Agony per dirigersi verso la porta. Dissimulò la sorpresa con un rapido ma formale inchino all'uomo, si diresse verso la porta e la aprì per uscire, poi si girò verso il suo ex avversario. E' stato un piacere Agony, combatti bene. Ci si rivede a casa mia. O a Kiri, in quel... in qualche vicolo. Disse in tono scherzoso chiudendo il battente. Non sapeva se il suo accenno al vicolo di Kiri fosse giunto a segno, forse si sbagliava, forse era stato solo un caso. O forse no. In ogni caso aveva la sensazione che si sarebbero rivisti presto. Se le cose fossero andate per il verso giusto, ovviamente.
     
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    Kawarimi No Jutsu.
    Apprendimento.



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    Fatto. Ero diventato finalmente sp.jounin. Yuuhuu, che felicità. Ero così felice, sopratutto quando lo seppero i miei genitori. Stranamente, quel giorno erano entrambi a casa, e non persero l'occasione di festeggiare per tutta la sera la "promozione del loro bambino". Parole di mia madre. Ahh, che felicità udirle, e che felicità ricevere dal proprio padre una pacca sulla spalla colpita da una carta-bomba lo stesso giorno... Mi ero annoiato di attendere tutte le cure, va bene? Il commento dei dottori non appena mi avevano visto era stato: "ehi, qualcuno è riuscito a non farsi ridurre uno straccio, complimenti"; e la cosa mi fece piacere, non avrei dovuto attendere troppo per andarmene, ma mi sbagliavo. Infatti se io avevo ricevuto pochi danni, la mia compagna era messa decisamente peggio, e indovinate un po'? Soccorsero prima lei dato che, guarda caso, c'era mancanza di personale in quel momento. Così, alla notizia di dover attendere, mi spazientii, e chiesi giusto delle bende ai medici, per poi girare i tacchi e andarmene lentamente. Mi sarei occupato da solo di me stesso, non avevo nulla di così grave, e per il riposo una qualsiasi locanda sarebbe andata bene. Mai scelta fu meno saggia, dato che da solo non feci un gran lavoro neanche nel curare me stesso, come mi fece bellamente notare mia madre, sempre con mia immensa felicità, quando sul mio volto si poterono distinguere delle smorfie di dolore ad ogni tocco. La cattiveria con cui il ninja medico mi abbracciò quando capì fin dove era arrivata la mia pigrizia. Mi era salito pure il mal di testa, sempre per quella cartabomba, e sostenere la raffica di domande di mia madre riguardo all'esame fu decisamente impossibile, mentre in tutto questo mio padre mi osservava in silenzio. Non che di solito parlasse molto quando anche mia madre era presente, di solito lasciava a lei il compito di fare il genitore. Era mio padre, dopotutto. Comunque mentre raccontavo delle mie vicissitudini durante l'esame, mia madre lavorò sulle ferite che avevo curato uno schifo, e mio padre rimase ad ascoltare, mostrando varie smorfie a seconda se la mia mossa in esame era stata giusta o se avrei potuto fare di meglio. Non mi piaceva molto essere giudicato, ma alla fine mi avrebbe solo fatto bene. Avrei capito cosa avrei dovuto migliorare per i prossimi scontri. Non fu un così lungo racconto, ma di certo fu piuttosto emozionante, con tutto quel grande scambio di colpi tra noi e l'anbu. Alla fine del resoconto, mio padre mi disse le sue impressioni e i suoi commenti, aggiungendo ancora i suoi complimenti. Invece mia madre sembrò dare maggiormente attenzione al fatto che la mia compagna fosse una ragazza, e che fosse anche piuttosto carina. Neanche fossi un bambino.
    Dai, prova ad invitarla qui qualche volta, tipo a cena, che dici? mi piacerebbe conoscere la ragazza con cui hai passato l'esame.
    Il mio sguardo le fece capire tutto. La donna, capita l'antifona, cambiò argomento.
    A proposito di cena, qui bisogna festeggiare? Vado a preparare!
    E si alzò, dirigendosi allegramente in cucina. Ormai le ferite erano guarite del tutto. Mio padre, dopo qualche istante di silenzio, disse:
    Agony, ora che sei passato di grado, possiamo passare ad un allenamento decisamente più pesante. Non ne ero così contento, e l'uomo lo capì, aggiungendo: È necessario, ora ti aspettano missioni e incarichi decisamente più complicati, e devi essere pronto... Preparati. Domani iniziamo.
    Porca puttana.

    Fu irremovibile. Per tutta la serata, tentai di dissuaderlo e posticipare l'allenamento, ma fu tutto inutile. Come rovinare una serata che si prospettava essere piacevole: il pensiero che il giorno dopo sarei già dovuto tornare alla normalità. Sperai per lo meno di avere la possibilità di farmi una bella dormita di dodici ore come giusto che fosse, ma nulla. Sette del mattino, giù dal letto di peso.
    Prendi l'equipaggiamento, e scendi.
    Per quel che mi è rimasto.
    Afferrai velocemente tutto e mi preparai a dovere, anche se ci impiegai più tempo ad aggiustare i capelli che a fare il resto. Scesi. Appena aprii la porta che dava sul giardino, neanche il tempo di richiudermela alle spalle, che qualcosa mi venne lanciato contro. Mi abbassai all'ultimo istante, un kunai mi tagliò qualche ciocca di capelli prima di conficcarsi sulla porta. era stato lanciato ad una velocità incredibile, anche se da lui non potevo aspettarmi niente di diverso.
    Ottima schivata, te lo aspettavi?
    Fortunatamente si.
    Ho sentito che sei stato bocciato al primo esame, e ho sentito anche contro chi.
    Quel lancio così veloce qualcosa mi aveva fatto ricordare: stessa velocità di quelli di un certo anbu che avevo affrontato tempo prima al mio primo tentativo di diventare sp.jounin. Probabilmente era a questo a cui l'uomo si riferiva, purtroppo. Avevo deciso di non parlarne con i miei genitori, ma sapevo che comunque glielo avrebbero prima o poi riferito. Il tono usato da mio padre era parecchio strano.
    Davvero? E io che speravo fosse tutto un sogno.
    Dissi sarcastico mentre mi rialzavo. Afferrai il kunai e notai come anche questa volta fosse spuntato. E notai come mio padre si mosse ad una velocità decisamente fuori della mia portata verso di me. Me lo ritrovai addosso in niente, e non riuscii neanche ad alzarmi del tutto, che ricaddi a terra. L'uomo era ormai su di me, e io avevo parato alla meglio col mio kunai spuntato la spada d'allenamento del jounin.
    Invece no, questa è la realtà dei fatti. Sono deluso.
    Freddezza, ecco cosa era. Gli occhi freddi dello shinobi incontrarono i miei annoiati, mentre lui parlava e avvicinava la sua testa alla mia. sfruttando la sua maggiore forza. Le ultime due parole vennero scandite fredde ma allo stesso tempo taglienti. Il jounin quindi si staccò, indietreggiando. IL suo sguardo cambiò, riacquistando calore e tornando come al solito. E lo stesso fece il tono.
    Dai, forza, rialzati, dobbiamo cominciare.
    Piuttosto perplesso, mi rialzai nuovamente. Era stato totalmente insolito quell'avvenimento. Mio padre non mi aveva mia guardato o parlato in quel modo. Mi era riuscito davvero di deluderlo.
    Fantastico, ci mancava solo questa.
    Pensai scocciato e accennando delle spallucce quasi a chiudere con me stesso il discorso. Non era un mio problema se mio padre si sentiva deluso dalle mie azioni. Avrei potuto fare di meglio? Certo che avrei potuto. Ma non lo avevo fatto, quindi si poteva chiudere la discussione qui. Una volta rialzato e portato a una mezza dozzina di metri da mio padre, mi preparai psicologicamente per quello che stavo per affrontare, che però non mi era ancora così chiaro. Mio padre aveva soltanto specificato che sarebbe stato un allenamento più pesante di tutti quelli affrontati fino ad ora, ma non aveva aggiunto altro.
    Ok, ora possiamo iniziare l'addestramento. Per prima cosa dobbiamo pensare a quello che ti riesce meglio, il controllo del chakra e la sua manipolazione. Ora sei pronto a jutsu di un livello decisamente alto.
    Il mio volto divenne decisamente più svogliato del solito. Se c'era una cosa che non mi piaceva fare con mio padre, era imparare jutsu. Non che fosse un pessimo insegnante, anzi, ma semplicemente perché mi costringeva ad allenarmi finché non l'avevo imparato. Io invece preferivo studiare le pergamene da solo, con la, a parer mio, dovuta calma. Era un processo piuttosto lento, ma decisamente più stimolante e interessante.
    La tecnica che ti insegnerò oggi è la... Kawarimi no jutsu.
    Il sopracciglio sinistro si alzò quasi automaticamente, seguito da un'espressione piuttosto perplessa. La tecnica della situazione? Davvero? C'era qualcosa che mi sfuggiva. Mio padre davanti alla mia espressione, se la ridacchiò.
    Lo sapevo che avresti reagito così. Ma non ti preoccupare, capirai tutto a breve.
    Si mise in posizione di combattimento, e mi spinse con la mano ad attaccarlo. Me lo aspettavo, conoscendo il nome della tecnica, quindi feci un respiro, e corsi verso mio padre con l'intento di attaccarlo. Portai un pugno al petto dell'uomo, per poi proseguire con un calcio mirato al fianco. Ma mentre mi aspettavo di impattare contro un pezzetto di legno, il jounin si limitò a schivare il tutto.
    Hai un wakizashi, e delle lame retrattili. Dai, usale.
    Leggermente confuso, non feci quel che mi disse, e portai un altro paio colpi. Un secondo calcio stavolta portato con l'altra gamba. Schivò. Un altro pugno fece la stessa magra fine, ma mentre lui si spostava leggermente per schivare all'ultimo il pugno, la katana dal mio stomaco partì con l'intento di menare un fendente a intercettare la schivata. Ero sicuro che un uomo con la sua velocità si sarebbe potuto abbassare immediatamente, ma non mi andava di essere così prevedibile con il solito scattare di lame retrattili a fine colpo. Il jounin non ne rimase così impressionato, ma venne preso in pieno. O meglio, durante la schivata si fece prendere in pieno il polso che, senza difesa alcuna, saltò. La cosa mi sorprese non poco. Il jounin strinse i denti al momento del colpo e non emise alcun lamento. Anzi, con il moncherino alzato mi indicò di fermarmi. Cosa che però avevo già fatto, anzi, stavo andando a soccorrerlo - volevo dire"dargli una mano" ma mi suonava troppo male - quando mi disse, con calma:
    Calma Agony, non ti preoccupare, non sai quante volte mi è capitata una cosa del genere.
    Mio padre iniziò a ridacchiare col moncherino che continuava a sanguinare. Cosa c'era di divertente? Poi capì, assistendo ad una scena piuttosto orripilante. Il jounin dopo quella breve risatina, iniziò a tossire. E la tosse si fece sempre più forte, mentre il corpo dell'uomo iniziava a deformarsi. Si stava allargando. La mia lingua aveva mollato la katana, e lentamente ritornò nella mia bocca, mentre il mio volto assumeva un'espressione tra il disgusto, il confuso e lo stupefatto. Il jounin a quel punto aprì verso l'alto la bocca mentre quest'ultima si allargava a dismisura. Qualcosa stava uscendo. Era una persona. Era mio padre, che con calma uscì da ciò che rimaneva del proprio corpo come si fa con un paio di mutande, per poi scostarlo con un piede e dire, divertito:
    Ta-da.
    E a quel punto si sgranchì tutti i muscoli del corpo, come se si dovesse riabituare ad esso. Io continuavo a guardarlo impressionato. La interpretai come una muta, e probabilmente non mi sbagliavo. Inoltre, osservando bene mio padre, notai che era ricoperto da una strana sostanza viscida che ricondussi a qualche fluido corporeo non così bene identificato.
    Spero ti sia piaciuto lo spettacolino, ma non chiedermi di rifarlo, che mi fa male tutto adesso. Comunque come hai visto, Disse agitando la mano che avevo tagliato precedentemente si può anche riottenere un arto perduto. A questo punto si riavvicinò per iniziare la spiegazione. Sia chiaro, questo jutsu è di altissimo livello, e non è affatto facile da apprendere. Posso tranquillamente dire che questo è il livello se non massimo, ma ci si avvicina, di controllo del chakra. Tu devi formare un intero te stesso al tuo interno, concentrando un bel po' di chakra nel processo. Devi pensare a cosa creare, dargli una forma e un'essenza. Non puoi cambiare aspetto, perché devi metterci tutto quello che compone te stesso senza poterlo cambiare. È un processo complesso sia da capire che da fare, e devi ragionare bene prima di un tentativo. Se sbaglierai, il tuo corpo rigetterà ciò che ha creato e tu ti ritroverai senza forze, e probabilmente anche piuttosto affamato.
    Non era una delle spiegazioni più chiare che avessi mai sentito, ma avevo più o meno capito il concetto. E mi faceva anche piuttosto schifo. Ma l'utilità strategica di quella tecnica era di facile comprensione. Rimasi per un bel po' di tempo a riflettere su come iniziare l'addestramento, con mio padre che mi osservava, apatico. Posi le prime domande, e il jounin mi spiegò che avrei dovuto concentrare il mio chakra all'altezza dello stomaco, come quando devo portare in giro per il mio corpo una katana o un qualsiasi attrezzo ninja io voglio tenere nascosto, e la quantità di chakra utilizzato era maggiore di qualsiasi altra tecnica io conoscessi.
    Ma cerca di non esagerare con il chakra, o per la stanchezza dovremo interrompere l'allenamento e ci vorrà molto di più. Ora prenditi il tuo tempo e fai una prova.
    La faceva facile lui. Dovevo solo creare un altro me stesso dentro al mio corpo, così semplice. Terminata la spiegazione, iniziai a riflettere su come replicare la tecnica del padre. Immaginai potesse risultare molto simile al concentrare una tecnica di tipo Katon da sputare successivamente, ma solo di base, ovviamente. Il chakra andava solidificato, un po' come con i serpenti, ma ad un livello successivo. Da rettile a mammifero il passo non era tanto breve. Se poi quel mammifero doveva essere lungo un metro e ottantacinque come il sottoscritto, il livello di difficoltà saliva vertiginosamente.
    Devo proprio?
    Dissi, mentre mio padre stava trafficando per qualche motivo con della corda e una tavola di legno.
    Zitto e rifletti.
    Sbuffai, sedendomi sull'amaca per stare più comodo. Sarebbe stato il caso di studiare un po' di anatomia, prima di generare un me stesso con solo un polmone o magari senza fegato. Ma ci avrei pensato più tardi, per adesso non avevo neanche creato una cellula, figurati un uomo. Stetti un buon quarto d'ora sull'amaca a pensare il miglior modo per cominciare. A un certo punto decretai di star solo perdendo tempo e di provarci una prima volta. Mio padre intanto si era costruito una altalena rudimentale e mi osservava, dondolandosi lentamente. A quanto pareva qualcuno non avevo molto da fare, quel giorno.
    Perché quell'altalena?
    Ho sempre voluta costruirtene una.
    Ah, grazie. Risposi, sarcastico.
    Prego. ora fa' il tuo primo tentativo, io entro un attimo dentro.
    Lo seguii con lo sguardo, irritato, mentre mi posizionavo al centro del giardino. Feci un respiro profondo, e iniziai a concentrare il chakra nel punto stabilito. Ne concentrai una quantità mai usata prima, decisamente più della mia tecnica più potente, è cercai di manipolarlo come mi era stato detto, figurandomi una persona dalle mie sembianze fatta del mio chakra e con tutte le mie caratteristiche. Fu un processo intenso, lungo e mentalmente faticoso. Quando mi sentii pronto, emettei dalla bocca ciò che avevo creato.
    Vomitai anche l'anima.
    Non avevo mangiato quel giorno, quindi non buttai giù troppa roba, solo bile e quel poco d'acqua che avevo bevuto poco dopo essermi alzato. Però fu comunque una sensazione che non consiglio a nessuno di provare: ci si sente come essere prosciugati dall'interno, con il corpo che vuole rigettare qualcosa che non c'è. Tossii, tossii più volte, finché non venni raggiunto da mio padre, mi rialzò da terra, e mi diede una barretta di cioccolato. Mi ripulii la bocca e la addentai voracemente. Aveva un sapore stranissimo, non era normale cioccolata, ma ora stavo molto meglio.
    Per questo allenamento ne ho comprate parecchie, sono essenziali per non farti crollare a terra immediatamente. Comunque ti avviso che questo risultato è il minimo. Può anche accadere di peggio.
    Tipo?
    Poi vedrai.
    Quella frase non mi tirò affatto su di morale. Guardai storto mio padre, per poi riprendere sbuffando l'allenamento. Cosa avevo sbagliato? Probabilmente non avevo concretizzato i miei pensieri, e mi ero ritrovato a rigettare qualcosa che non avevo in corpo. C'era una qualche cosa da fare prima, uno step precedente. Forse dovevo andare step by step, non pensare subito a creare qualcuno delle mie dimensioni. Ma così facendo le conseguenze su me stesso sarebbero state imprevedibili. E se avessi rigettato qualcosa di me irrecuperabile, se avessi sputato un polmone? Il pensiero non aiutò il mio stomaco già girato per lo sforzo precedente, e rischiai di tornare a vomitare. Mio padre lo notò.
    Agony, se pensi alle conseguenze di un jutsu del genere, non lo imparerai mai. Concentrati solo sull'esecuzione della tecnica stessa.
    Feci un respiro profondo. Concentrai nuovamente una quantità immensa di chakra nello stomaco, come a lanciare uno jutsu, e portai alla mia mente l'immagine di me stesso, di ciò di cui sono composto, del mio chakra, e della mia struttura ossea, della mia carne, i capelli e tutto il resto. Impastai il chakra a concretizzare i miei pensieri, in un processo lungo e complicato. Iniziai a sentire le mie energie scendere, capendo che qualcosa stava succedendo. Stava prendendo forma, lo sentivo. Dovevo solo continuare così, ce la potevo fare. Ma mentre stavo proseguendo da ormai qualche minuto, il processo si interruppe bruscamente, senza la mia volontà. Caddi in ginocchio e vomitai nuovamente. Ma stavolta non solo bile, ma sangue. Mi sentii morire mentre la sostanza rossa usciva dalla mia bocca. Non ne sputai tanto, ma quanto bastava per sdraiarmi supino a lato della macchia da me rigettata. La testa mi faceva male, ero senza forze. Avevo esagerato, e probabilmente anche sbagliato. Mio padre si inginocchiò vicino a me, tenendomi d'occhio. Non sembrava preoccupato, probabilmente a lui erano successe le stesse identiche cose.
    Pensa positivo, io al secondo tentativo ho vomitato solo bile. È un ampio passo in avanti, bravo. Ora risposati un po', e appena puoi, mangia questo.
    Terminò la frase mostrandomi una nuova barretta di cioccolato. Rimasi a guardare il cielo per un po', con ancora il sapore di sangue in bocca, e il suo odore, proveniente dalla macchia poco distante, nel naso. Era stata una sensazione orribile. E probabilmente da lì sarebbe potuto succedere anche di peggio. Chiusi gli occhi, respirati profondamente, e dopo qualche istante, mi rialzai. Mio padre mi aiuto tendendomi il braccio, a cui io mi appesi appena sentii girarmi la testa vertiginosamente una volta alzato. Mi ci volle un po' per riprendermi, ma a quel punto sputai saliva e altro sangue a terra e mangiai nuovamente.
    Il tuo corpo percepisce quando stai andando in una direzione sbagliata, e interrompe il processo per difendere il tuo organismo. L'idea è quella giusta, ma devi stare attento. Un solo errore e il tuo corpo ti fermerà, ottenendo risultati come quest'ultimo.
    Mi appuntai anche quella informazione e, appena allontanatomi abbastanza da non sentire più quell'odore di sangue, passai al prossimo tentativo. Probabilmente sarebbe andato sempre peggio, ma non dovevo fermarmi adesso. Ancora una volta, modellai una grande quantità di chakra all'altezza del mio stomaco, ricordandomi entrambi i tentativi precedenti, seguendo il mio schema su come e da cosa ero costituito. Capii il procedimento era come se stessi copiando un disegno pezzo per pezzo. Un disegno in tre dimensioni però, e con più strati. Strati che cercai di copiare completamente, nella creazione di un nuovo me stesso. sentii chiaramente come il chakra fosse sempre di meno, come lo erano le mie forze.
    Sento di star seguendo la strada giusta, ce la posso fare.
    Invece no. Il processo fu nuovamente interrotto e caddi a terra rigettando una quantità di sangue ancora maggiore della precedente, per poi crollare di lato con ancora il sangue che usciva, svenendo. Sentii mio padre allarmarsi, non riuscendo a distinguere le su ultime parole prima che chiudessi gli occhi. Era qualcosa come "Forse ho esagerato".
    Al mio risveglio, mi ritrovai sul divano di casa mia, e stavo, stranamente, benissimo. La cosa mi risultò essere strana: mio padre conosceva il primo soccorso, certamente, ma non era una ninja medico. Probabilmente era intervenuto qualcun altro. Qualcun altro che al momento stava urlando nell'altra stanza. Mia madre, che stava sfogando la sua rabbia su mio padre, incolpandolo di avermi fatto fare un esercizio troppo estenuante persino per uno special jounin. Gli ricordò di come lui ci fosse riuscito solo poco tempo fa, appena diventato jounin. L'uomo rispose, stancamente, che anche per questo mi stava insegnando quel jutsu: sarebbe stato il primo passo di un allenamento estenuante, che io avrei dovuto iniziare tanto tempo fa. Non volli ascoltare altro. Mi alzai, mi diressi lentamente alla finestra senza far rumore e guardai fuori: dovevano essere circa mezzogiorno, ciò voleva dire che avevo dormito minimo tre ore. Mi stiracchiai, e me ne uscii di casa. Il tempo di attraversare la stanza che comparvero i due jounin. Fermai qualsiasi discorso rivolgendomi a mio padre, dicendogli di uscire che dovevamo continuare l'apprendimento. Lui fu felice della cosa, mia madre no. La kunoichi non disse nulla, e si ritirò a cucinare, sua fonte di sfogo.
    Tra un'ora a tavola. E non voglio ritardi, per una volta che stiamo tutti insieme.
    Volevo risponderle che non era neanche sicuro che da qui a un'ora ne sarei uscito integro, ma evitai. Tornai a lavoro. Ero ancora piuttosto provato dai primi fallimenti, ma dovevo continuare. Mentre uscivamo, mio padre mi disse che il segreto della tecnica era il dover dare letteralmente tutto me stesso nella sua esecuzione. Dovevo raggiungere uno stato mentale diverso dal mio attuale, più in alto, dove cambi anche la concezione che ho di me stesso.
    Uno dei primi studiosi e possessori dei geni del serpente bianco, non so se lo sai, aveva come obiettivo finale raggiungere l'immortalità. Le sue ricerche erano tutte portate con quell'idea, e molti jutsu di alto livello che prima o poi imparerai hanno lo scopo di preservare il corpo dello shinobi per tutta la vita e anche oltre. Questo che ti sto insegnando ora è uno di quelli, quindi nella sua esecuzione devi pensare di dare tutto te stesso per ottenere in cambio un corpo nuovo ed integro. Non ringiovanirà, ovviamente, ma è un grande passo in avanti. Rifletti su queste parole, e raggiungi quella forma mentale: il tuo corpo per te è solo uno strumento che cresce e si rinnova, tu hai il solo compito di allenarlo.
    L'attenzione con cui ascoltai le parole dell'uomo crebbe istante dopo istante, parola dopo parola. Il racconto del jounin aveva stimolato il mio interesse esponenzialmente. Gli antichi studi di quello shinobi erano in quel momento diventati un obiettivo. Personalmente, l'immortalità non mi era mai interessata, ma era a quella forma mentale che avrei puntato. L'idea di rendere il proprio corpo un semplice mezzo da tenere in allenamento avrebbe tolto i limiti alla mente, che sarebbe diventata la parte più importante del mio essere shinobi, la vera e unica arma.
    Quelle ricerche sono poi state concluse?
    Chiesi, mentre mi dedicavo ad un po' di stretching prima di continuare.
    Non si sa più nulla a riguardo, l'ultima grande guerra ninja pare abbia costretto ad interromperle. Non si sa se definitivamente o meno
    La notizia mi dispiacque, ma aveva aperto anche una nuova e interessante strada. Forse avrei potuto studiare un po' l'argomento e fare io qualche ricerca. Ovviamente quando ne avrei avuto voglia. Era quello il problema.
    Il dialogo sull'argomento terminò lì, io mi portai un po' più lontano da mio padre, e tornai a disegnare piccoli me stesso che crescevano all'interno del mio corpo. Una immagine schifosa ma necessaria per l'apprendimento del jutsu. Una lunga riflessione precedette il nuovo tentativo, colo chakra circolante all'interno del mio corpo come se lo toccassi con mano. "Dovevo agire velocemente ma con precisione": era questo in sostanza il sunto delle parole di mio padre. Velocizzai il processo che in tutti quei tentativi avevo imparato abbastanza bene, ma mi accorsi che se c'era qualcosa che mi mancava, era la precisione: questione di ignoranza, immaginai. Ma anche se ero a conoscenza di questa mia lacuna, proseguii senza interrompere nulla. Avvertii il chakra andare a formare qualcosa di diverso dalle ultime volte, qualcosa che sembrava essere vita, o una parvenza di essa. Ma non ci fu più niente da fare, caddi nuovamente a terra sputando fuori qualsiasi cosa. Mio padre si avvicinò, porgendomi del cioccolato. Dopo svariati colpi di tosse, afferrai il pezzo e mangiai, mettendomi a sedere a terra accanto a quello che era uscito dal mio corpo, mentre il mio genitore mi diceva di riprovare ancora, che ero bloccato in quel punto da fin troppo tempo. Non risposi, rimasi ad osservare quel liquido. C'era qualcosa di diverso, ne ero sicuro. Mi avvicinai ad essa per scrutare meglio e vidi qualcosa di strano in mezzo al rosso. Sembrava una minuscola sacca di qualcosa. Una scena orribile. Il mio stomaco, temprato dalla vista di morti di tutti i generi, venne messo a dura prova da quell'immagine. Non che avessi altro da vomitare.
    Agony? Cosa c'è?
    Non me ne intendo, ma credo di aver abortito qualcosa dalla bocca.
    Neanche il jounin rimase illeso all'idea. Il suo volto mostrò un secondo di disgusto, prima di tornare alla normalità.
    Ehm... È un passo in avanti.
    Mi rifiutai di proseguire l'allenamento. Troppe lacune, non ce la potevo fare. Andai quindi da mia madre, la quale sapevo che con qualche libro di anatomia avrebbe potuto sopperire alle mie conoscenze mancanti in tale ambito: se volevo ricreare una versione completa e identica di me stesso, dovevo prima conoscere come è formato il corpo umano generico per intero.
    Ah, ci hai messo parecchio tempo a capirlo, avevo già pronti gli stessi libri usati da tuo padre per l'apprendimento di quella stessa tecnica
    La kunoichi aveva davvero già pronta la pila di libri sull'argomento in un angolo della cucina, in attesa che io li andassi a prendere. Presi il primo mattone di più di un migliaio di pagine, e lo posai sulla tavola, aprendolo all'indice. Mia madre, però, aveva ancora qualcosa da dirmi.
    Ah, mi raccomando, quando avrai la voglia di trovarti una partner, avvisala di questa tecnica. Ti assicuro che non è un grande spettacolo a vedersi, e soprattutto guardare il proprio uomo morire senza un arto, anche solo per un istante, non fa bene alla propria salute mentale.
    Mio padre non ti aveva avvisata?
    Assolutamente no. Dovetti prima vedere una lama amputargli di netto una gamba, per scoprire che quel deficiente era in grado di fare una cosa del genere... Non gli parlai per una settimana.
    Me ne ricorderò.
    Le risposi, divertito, mentre mi appuntavo mentalmente il consiglio. Sicuramente una informazione del genere l'avrei dovuta riferire a Kaori, le implicazioni al livello tattico sarebbero potute essere molte. Ma prima di poterne parlare, dovevo imparare a padroneggiare la tecnica, quindi dovevo concentrarmi su quei tre mattoni che mia madre era stata così gentile da darmi. Furono letture davvero interessanti, imparai dettagli del corpo umano che non conoscevo ancora a fondo, punti vitali che non sapevo essere tali, e tante altre particolari conoscenze che sicuramente mi avrebbero aiutato nel rigenerare me stesso. Cercai di fare una analisi approfondita del mio stesso corpo così da non omettere nulla, e questa analisi mi portò via poco meno di una settimana. Intanto mio padre era partito per una nuova missione, lasciando solo mia madre per aiutarmi nell'addestramento.
    Tuo padre mi ha proibito di lasciarti da solo in questa fase.
    Affermò la donna mentre si dondolava sulla solita altalena. Quel pomeriggio avevo deciso di riprendere i tentativi, e lei aveva abbandonato gli studi che stava facendo per seguirmi in giardino. Da un lato sembrava non avesse voglia di essere lì, ma dall'altro era contenta di aver potuto procrastinare il lavoro senza doversi sentire in colpa. Era mia madre, dopotutto.
    Mi ha persino procurato un permesso speciale per assisterti, e il fatto che non l'abbia chiesto per se stesso ma specificatamente per me, ti farà capire quanto è rischioso quello che stai per fare.
    Ora si che mi hai caricato. Sei quasi peggio di tuo marito.
    Ammisi annoiato, portandomi al centro del giardino. Il pensiero di risentirmi male in quel modo, se non peggio, era scoraggiante.
    Ne sono contenta. Mi ha chiesto anche di ricordarti che devi rimanere concentrato al massimo nel processo, ricordarti con al giusta minuzia tutti i dettagli che hai studiato dai libri che ti ho dato io.
    Annuii convinto, sgranchendomi completamente per poi chiudere gli occhi dopo un respiro profondo. Ripresi quindi il processo di concentrazione, disegnando nella mia mente una figura intera di me stesso nel modo più preciso possibile, e ripetendo il processo che mio padre mi aveva mostrato precedentemente. In pochi istanti riuscii a ricreare totalmente una versione di me stesso nella mia mente, e iniziai ad impastare il chakra seguendo tale schema. Sentii chiaramente una mole di chakra dirigersi verso il punto dove stavo condensando un altro me stesso, era come se stessi concedendo tutto mio stesso ad un'altra entità: più io perdevo le forze più questo essere ne guadagnava. Fu una sensazione orribile, e per un attimo temetti quasi di star perdendo me stesso, commettendo quindi un errore, un errore che mi fu fatale: nel momento in cui esitai, il mio corpo rigettò l'essere, facendomi vomitare una quantità spropositata di quell'osceno miscuglio di sangue e chissà cos'altro, e riportando la mia mente nell'oblio, con il rumore di mia madre che accorreva ad accompagnare la mia perdita di sensi.
    Mi svegliai nel mio letto, quasi fosse stato tutto un brutto sogno. Ma cosciente non lo fosse, saltai giù dal letto, tornando da mia madre. La donna sembrava profondamente contrariata, segno che non voleva io continuassi l'apprendimento di quella tecnica. Quando mi sentì arrivare da lei, parlò senza alcun tono.
    Finalmente ti sei svegliato. Hai fatto un bel macello là fuori, ma penso tu abbia fatto un enorme passo in avanti, da quella schifezza che ti ho visto gettare fuori.
    Che cos'era?
    Chiesi, sedendomi in cucina mentre mia madre stava preparando la cena.
    Non te lo so dire con precisione, ma sembrava quasi aver vita.
    Addirittura? È che ho avuto una sensazione stranissima, come se un qualche essere, un qualche parassita stesse risucchiando tutte le mie forze.
    Penso che fosse davvero così, perché per farti recuperare ci ho messo davvero tanto tempo. L'unica idea che mi viene in mente è che quell'essere non è esterno, ma è te stesso, da quello che ho capito della tecnica.
    Quella frase fu abbastanza per aprirmi gli occhi: quell'essere ero un me che stava cerando di prendere vita. E oltre alle forze e ad un corpo definito, ad un essere umano serve anche una coscienza, che era la mia stessa. Mi alzai immediatamente, e mi diressi fuori.
    Sicuro di riuscirci? Non sei tenuto a farlo, anzi, puoi anche lasciar perdere, dopo aver visto il modo in cui ti sei ridotto in questi tentativi.
    Quando però notò che non la stavo ascoltando, fece spallucce e mi seguì.
    Beh, meglio ora che dopo cena.
    Mentre mia madre borbottava qualcosa a riguardo al tapparsi il naso per non rovinarsi l'appetito, mi riportai al solito punto, dove in effetti il pessimo odore persisteva ancora. La kunoichi mi rimase vicino mentre io chiudevo gli occhi per ricominciare. Presi di nuovo coscienza di come era fatto il mio corpo per intero, e nuovamente accumulai chakra in un punto, dando inizio a quello scambio di forze che mi aveva spaventato la prima volta. Stavolta lasciai fare, lasciai che tutto me stesso venisse coinvolto nel mio procedimento, e lentamente sentii questo me prendere vita. Quando però venne il momento in cui sentii che anche la mia coscienza "cambiasse proprietario", passando da me stesso a me stesso, persi concentrazione per un attimo, e tutti i miei sforzi furono vanificati: la coscienza venne sbattuta di nuovo dove era all'inizio e crollai nuovamente come le altre volte, solo che tentativo dopo tentativo mi sentivo sempre peggio.
    Mi svegliai il giorno dopo nuovamente nel mio letto, e trovai mia madre sempre più preoccupata sulle mie condizioni di salute. Se ogni volta che mi risvegliavo stavo sempre in buone condizioni, era tutto merito suo e del suo lavoro che però mi fece capire che il tempo aumentava per ogni volta che svenivo.
    Agony, stai rischiando molto. Una mole di chakra e di forze così grande non l'hai mai usata prima d'ora e se esageri finirà male. Mi rifiuto di vederti sempre finire in questo stato!
    Posso chiederti una cosa?
    La kunoichi, vistasi ignorata, fu sull'orlo di darmi un pugno, riuscii a capirlo chiaramente, ma alla fine annuì.
    Durante il processo, da fuori, cosa vedi?
    Nulla, assolutamente nulla.
    Perfetto. Andiamo.
    No.
    Ci posso provare comunque in camera da solo, quindi se vado in giardino è solo positivo.
    Conclusi, recandomi all'uscita. La donna ovviamente non mi abbandonò, anche se ero sicuro fosse più che irritata in quel momento. Batteva insistentemente il piede mentre io ricominciavo per l'ennesima volta il procedimento. Solo che stavolta avevo tutte le carte a disposizione, mi era ormai chiaro che quel jutsu era un abbandono di qualcosa di vecchio per qualcosa di nuovo. Quella tecnica, avevo capito, era l'espressione di una volontà di rinnovamento, di una rinuncia per un bene superiore, nonché l'apertura di una strada verso il cambiamento e il miglioramento. Raggiunta questa mentalità, la concezione di "nuovo" sarebbe cambiata, e sarebbe stata chiara.
    Chi l'aveva ideata, aveva fatto il primo passo verso la perfezione.
    Dopo un lungo processo di concentrazione, in cui mi ripetevo i motivi dietro la creazione di quella tecnica, il chakra fluì come mai prima di allora, con una convinzione tale da velocizzare tutta la prima fase. Il trasferimento di energie, di forze e di tutto ciò di cui ero composto avvenne con la precisione dettata dagli errori precedentemente commessi e abbandonai tutto ciò che mi aveva costituito fino ad allora per ciò che avevo creato io stesso.
    Kawarimi No Jutsu - Tecnica della Sostituzione
    KawarimiNoJutsu-TecnicadellaSostituzione_zps02269fd8
    Livello: S
    Tipo: Ninjutsu
    Questa tecnica esclusivamente legata ai possessori dell'Innata prende il nome dalla tecnica di Livello E: Kawarimi No Jutsu.
    La tecnica viene utilizzata dal possessore dell'Innata per ricreare se stesso all'interno del proprio corpo, auto-espellendosi poi dalla bocca. Questa tecnica permette all'utilizzatore di venir fuori dalle situazioni più estreme e perché no; rigenerarsi per riottenere un arto perduto. L'utilizzatore ha però bisogno di due turni per riprendere il controllo del proprio corpo. Il primo turno potrà usufruire di tecniche massimo di Livello B mentre alla fine del secondo turno riotterrà il completo controllo del proprio corpo.
    Consumo: 30

    Quando riaprii gli occhi, era buio. Semplicemente muovendomi, capii di essere all'interno di uno strano bozzolo, finissimo e di uno strano materiale. Con pochi gesti mi sfilai quella che era chiaramente la pelle del mio vecchio corpo, ritornando a poter rivedere la luce e l'espressione contenta ma irritata di mia madre.
    Ce l'hai fatta! Meno male, tuo padre mi aveva già parlato dell'idea di tagliarti un braccio per darti una maggiore spinta...
    Disse la kunoichi sorridendo. Deglutii al pensiero, mentre lei continuava a parlare, sempre col sorriso ma cambiando sguardo.
    Spero però che tu sia in grado di riutilizzarla, perché per il modo in cui mi hai tratta in questi giorni, penso che ora ti farò molto male.
    S...Stai scherzando?

    No, purtroppo era seria.

    Edited by Angor-Kun - 25/11/2016, 20:25
     
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    Lenti e ritmici i piedi della kunoichi si facevano strada lungo la strada principale di Oto, gli sguardi con cui l'avevano scrutata gli uomini al cancello erano inconfondibili, non si fidavano di lei e di certo l'avrebbero tenuta d'occhio, dopotutto come dar loro torto, i rapporti fra i due paesi erano a dir poco tesi e la sua presenza lì non era certo gradita.
    "E' come se il mio coprifronte fosse una calamita per gli occhi...come se da un momento all'altro potessi decidere di mettermi a fare fuori chiunque incontri sulla mia strada"
    Gli sguardi che la gente le lanciava erano circospetti, il suo coprifronte generava quasi timore in chi la incontrava, e chiunque mostrava interessa a cambiare strada pur di non doverle stare troppo tempo affianco; questa era la politica, o per meglio dire i frutti della politica, nei palazzi decidevano ed ordinavano, alla fine tanto era la gente a rimetterci ed anche nella realtà dei villaggi finiva sempre così, la tensione portava odio fra gli shinobi e il rancore reciproco aumentava a dismisura.
    "Noi non finiremo così..."
    Giunta ormai al centro del villaggio aveva di fronte a sé il palazzo del Kokage e non le ci volle molto a trovare l'obiettivo del suo viaggio, o per meglio dire la casa in cui esso viveva; il grande giardino che introduceva alla villetta era piuttosto rigoglioso e la ragazza si chiedette come comportarsi, era la prima volta che si ritrovava da sola a raggiungere la casa di Agony
    "Mi sento una stupida..."
    Aveva ucciso, mentito, mutilato, si era infiltrata in gruppi di criminali ed aveva affrontato alcune delle minacce più grandi che il mondo avesse visto negli ultimi anni e non aveva mai avuto esitazioni, eppure davanti alla casa dello shinobi di Oto provava imbarazzo e non sapeva come procedere.
    "Sono arrivata fino a qui...devo andare fino in fondo..."
    Deglutendo rumorosamente si fece avanti introducendosi nel prato verde, non c'era nessuno in vista e sperava che Agony fosse in casa, non aveva avvisato il ragazzo della sua visita, perché in realtà aveva scelto all'improvviso di recarsi ad Oto, un paio di scartoffie da compilare ed era partita in fretta e furia.
    "Agony...sei in casa??"
    Raggiungendo la porta di ingresso aveva bussato vigorosamente nel tentativo di attirare l'attenzione del ragazzo, se fosse stato in casa si sarebbe di certo accorto della sua presenza ed era pressoché sicura che una volta accortosene sarebbe accorso a farla entrare, o almeno lo sperava visto quel che era successo fra di loro l'ultima volta.


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    E adesso quale sarà la prossima mossa?
    Dal giorno in cui ero diventato sp.jounin, ne erano successi di avvenimenti. La cosa più clamorosa era stata la nascita dell'Impero del Fuoco, che aveva preso il post del Paese del fuoco, e consolidando il processo di isolamento che quest'ultimo già da tempo stava attuando. Infatti non era stato un così grande mistero che Konoha si stesse allontanando da tutti i paesi, rimanendo in stretto contatto solo con Kirigakure, ma la dichiarazione che aveva fatto l'Hokage avevo portato tutto alla luce del sole. Probabilmente molti avevano sperato che non stesse succedendo davvero una cosa del genere, memori di cosa avesse portato l'ultima volta la divisione tra dei grandi paesi: guerra.
    E così che si finirà, eh?
    Pensai, osservando la mappa del mondo Ninja, come se nella mia mente si figurasse una enorme scacchiera. Alla destra della stessa c'erano alcuni appunti, con su scritte le mosse dei pezzi più importanti, e le varie idee che mi ero fatto, e alla sinistra pezzi vari degli scacchi. Adoravo soffermarmi messo nelle posizioni più comode, e talvolta strane, ad osservare il tutto, e riflettendo. Contando i cinque grandi paesi, se tutto andava avanti così, avremmo avuto da una parte Kiri e l'Impero, dall'altra i tre restanti paesi.
    Un tre contro due, non proprio vantaggioso per il neonato Impero... Ma in fondo era un passo che andava fatto per l'Hokage, prima avesse tagliato i ponti con gli altri, prima avrebbe potuto iniziare le sue attività segrete con meno rischio di essere scoperto... E poi c'è lui.
    Afferrai un cavallo, e lo poggiai sul Ex Paese della Terra. Quella era la vera incognita. Da un po' di tempo avevo sentito che i ninja di Konoha avevano iniziato a comportarsi in modo non troppo consono ad uno shinobi, iniziando a maltrattare i più deboli e sfruttare il proprio rango per non pagare quel che prendevano. Comportamenti così richiamavano troppo dei diversi shinobi. Quelli un po' più liberi, che facevano quello che volevano finché un qualche altro ninja in missione li eliminava.
    E se fosse che anche Iwa si è messa in gioco per conto di Konoha? Forse non tutta, ma qualcuno da fuori si potrebbe anche essere messo in contatto con l'hokage, se non essere uno stesso dei suoi sottoposti, rendendo mukenin shinobi regolari... Quello sarebbe un problema. Ho capito che diventerebbe tre contro tre a quel punto, ma osservando la mappa...
    Presi una matita, e tracciai una linea che attraversava Kiri, Konoha e Iwa, e, soprattutto, dividendo a metà la mappa. Da una parte Suna, dall'altra Oto e Kumo. Fantastico.
    Ma già adesso penso abbiano ormai l'egemonia sul mare... Una brutta situazione sicuramente. In questo periodo immagino che i piani alti si stiano preparando per la battaglia, o stiano preparando qualche modo per bloccare dall'inizio la guerra... Che si possa far qualcosa con i paesi minori?
    Ma mentre riflettevo su cosa si potesse fare al pensiero di una guerra, una voce femminile, familiare, interruppe i miei pensieri.
    "Agony...sei in casa??"
    E quando dico interrompere, intendo proprio bloccare, spazzare via, diagramma piatto. Quella voce era fin troppo conosciuta. Era Lei. Colei che era stato in grado di farmi provare emozioni, qualcuno che aveva rotto la dura e squamosa scorza che circondava il mio cuore e la mia anima con un semplice bacio. Colei che avevo capito di amare non appena avevo incrociato la mia anima con la sua per la prima volta. Lei era tutto questo. Kaori. Con un agile rotolata, anche se un po' di tempo fa, quando avevo qualche chilo in meno di muscoli, mi riusciva meglio, scesi dal divano passando dal bracciolo. Se vi chiedete quale fosse il motivo della rotolata, vi devo un attimo spiegare in che posizione ero seduto quel giorno: in sostanza, lo schienale era diventata la seduta, e la seduta era lo schienale. I miei capelli avevano funto da mocio per un po'. Appena sceso, tracciai con la penna rossa un ultimo segno passante per i paesi minori che congiungeva Oto a Suna, ponendo una X sul punto di incrocio tra Taki e Kusa, e poi velocemente afferrai la camicia nera a mezze maniche che avevo appoggiato allo schienale di una sedia per non farla sgualcire, e la indossai. Mi scocciai di abbottonarla, e andai infine ad aprire.
    K..Kaori.
    Fu l'unica parola che uscì dalla mia bocca non appena aperta la porta e trovatomi davanti la bella Kiriana, stavolta non con le bende. Il tono che usai come solo con lei succedeva, sprigionò tutto l'affetto che un tipo come me poteva dimostrare. Le sorrisi.
    Che bello rivederti.
    Non aggiungere "tutta intera", non aggiungere "tutta intera"...
     
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    "K..Kaori."
    La sorpresa dello shinobi nel vederla davanti a casa sua era indicativa della situazione in cui stavano vivendo, non poteva credere che veramente lui pensasse che non si sarebbe fatta viva dopo tutto quel che era successo fra loro, più verosimile era l'idea che lui non si aspettasse che da Kiri sarebbe riuscita ad arrivare fino alla sua porta visto quel che stava accadendo nel loro pazzo mondo.
    "Che bello rivederti."
    Un sorriso si dipinse sul volto di Kaori di rimando a quello di Agony, le sue parole non erano di circostanza e intuiva dal suo tono che pensava veramente quel che aveva appena detto, lei stessa provava dentro di sè lo stesso sentimento, anche se ad essere sincera doveva ammettere di aver evitato quella casa più di una volta, aveva infatti svolto ad Oto un paio di addestramenti di aspiranti shinobi ed in quelle occasioni aveva dapprima lottato con sé stessa, per poi arrendersi e tornare a casa, voleva schiarire le idee, voleva più tempo.
    Purtroppo per lei il mondo non era d'accordo col suo prendere tempo e così nel giro di poco tempo tutto era crollato a picco, l'instabilità politica aveva aumentato l'attrito fra i loro villaggi e così lei si era accorta di quanto avesse gettato al vento le poche occasioni di vivere qualche momento felice, non avrebbe commesso nuovamente lo stesso sbaglio.
    "Già...è bello..."
    Quello era il motivo per cui si era presentata alla porta dello shinobi di Oto, non sapeva dove gli eventi avrebbero portato il resto del mondo ninja, ma di sicuro sapeva dove sarebbe andata lei prima che il tutto degenerasse, fra le braccia di uno degli uomini più viscidi, almeno fisicamente, di Oto.
    "Scusa se non mi sono fatta vedere prima...sono stata molto impegnata..."
    Il sorriso sul suo volto divenne improvvisamente più dolce e con pochi passi si avvicinò al ragazzo di Oto sollevando il braccio destro con l'intento di carezzargli il viso. Le bende che le avevano coperto il corpo erano oramai soltanto un ricordo e le cicatrici grazie al sapiente intervento dei medici di Kiri erano sparite, ora la pelle diafana e liscia era nuovamente come prima dell'incontro con Rijji e soltanto l'occhio destro ricordava lo scontro
    "Che dici, posso entrare?"


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    Inaspettatamente, proprio nel giorno che avevo deciso di dedicare al completo riposo, era venuto qualcuno a trovarmi. E non uno shinobi qualsiasi, era venuta Lei a distogliermi da tutti i miei pensieri su cosa stava succedendo in quel periodo tra i grandi paesi ninja. Era passato un bel po' di tempo dall'ultima volta in cui l'avevo vista, io non avevo avuto tantissimo tempo tra esami e l'allenamento estenuante e coatto di mio padre, ma quando aprii la porta e rividi la ragazza di nuovo, mi pentii di tutte quelle volte in cui non avevo abbandonato tutto per farmi una gita a Kiri.
    "Già...è bello..."
    Fu la risposta della ragazza, che sembrava essere in qualche modo in imbarazzo, che avesse più o meno i miei stessi motivi e pensieri per la mente? Osservai meglio la ragazza, e i miei occhi si fermarono nel punto che aveva subito più danni nello scontro con la donna in rosso: l'occhio destro. A prima occhiata, non sembrava essere più utilizzabile, e quell'immagine fu come una nuova breccia in una lastra di vetro quasi impossibile da rompere. Cercai in qualche modo di non far trasparire subito la cosa.
    "Scusa se non mi sono fatta vedere prima...sono stata molto impegnata..."
    La ragazza a quelle parole, rispose al mio sorriso col suo, e con una mano dolcemente mi accarezzò. Mi persi in quella carezza e, sopratutto, in quel sorriso, anche se tentai comunque di mettere su una risposta decente. Mentre una mano si alzava a carezzare quella della ragazza e l'altra ad accarezzarne una guancia. Tutto fatto con la massima dolcezza che potessi esprimere, anche se effettivamente non ero ancora bravo ad esprimere cose del genere. Anzi, lo ero ancora poco e niente. Avevo voglia di abbracciarla, ma qualcosa me lo impediva.
    Non ti preoccupare, io non sono riuscito a fare di meglio...
    Dissi, dispiaciuto. Avrei potuto di certo fare di meglio, mandare a cagare qualche volta in più mio padre di certo non mi avrebbe fatto male.
    "Che dici, posso entrare?"
    Quella domanda mi fece sentire piuttosto stupido. Ero rimasto lì sull'uscio imbambolato senza invitare la mia più che benvoluta ospite. Incespicai una risposta. Altra cosa che non mi capitava spesso, anzi.
    C-Certo che puoi entrare, scusami. Da questa parte.
    Mi spostai di lato per farla entrare, e la guidai quindi dentro la stanza. Come posto dove metterci non c'era migliore posto che lo stesso salone dove pochi minuti prima avevo speculato su tutto ciò cui avevo la possibilità di speculare. Solo che il tavolino di fronte ad esso era occupato da una grossa mappa delle terre ninja e un block note.
    Scusami un attimo che sposto la roba dal tavolo, intanto tu accomodati pure.
    Attesi un istante per capire dove mettere tutta quella roba, e a quel punto chiusi block note, infilai la penna nera nello stesso, ripiegai la mappa fino a renderla della grandezza di un foglio, e la misi nel block note seppure strabordasse. Poggiai quindi il blocchetto, penna rossa e matita su uno scaffale in alto della scrivania, e tornai dalla kiriana. Mi sedetti quindi alla sua sinistra e dopo qualche istante in cui rimasi a guardarla dolcemente negli occhi, tentai di accarezzarla con la mano sinistra.
    Mi sei mancata.
     
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    Uno strano imbarazzo sembrava esserci fra i due e certo la cosa era strana visto quello che era successo in passato tra di loro, ma entrambe non erano abituati a quel genere di situazione e guardando la scena da fuori sarebbe stato facilmente intuibile, i loro modi goffi era un chiaro segno di quanto fossero poco avvezzi ad incontri con amanti, di certo lo erano ben di più ad incontri che presupponessero l'incrocio di due lame, lì entrambi se la sarebbero saputa cavare senza la minima esitazione, ma cosa può essere in fondo un incontro all'ultimo sangue se paragonato alla difficoltà di intrattenere una conversazione per più di cinque minuti?
    "C-Certo che puoi entrare, scusami. Da questa parte...Scusami un attimo che sposto la roba dal tavolo, intanto tu accomodati pure."
    L'uomo dai tratti serpenteschi la fece accomodare e la kunoichi non potè evitare un sorriso quando si ritrovò all'interno di quel marasma, il disordine imperante era esattamente quello che si era immaginata per l'abitazione del Twin, era certa che nessun'altro posto avrebbe potuto rappresentare meglio il carattere dello shinobi ed involontariamente Kaori si era ritrovata a pensare che avrebbe potuto uccidere se mai avesse trovato casa propria in uno stato simile.
    Assecondando le parole dello shinobi di Oto la giovane si sedette osservando l'altro che 'metteva in ordine' il tavolo, i movimenti eleganti lasciavano intendere la sua agilità e la ragazza rimase ad osservarlo fino a che lui non tornò a sedersi al suo fianco per poi carezzarla dolcemente
    "Mi sei mancata."
    Al contatto della mano con la sua guancia una strana sensazione le pervase il viso e Kaori non seppe assimilarla ad altro se non felicità, era felice di essere lì, di aver fatto tutta quella strada e di aver nuovamente potuto abbracciare il ragazzo che si aveva volente o nolente scoperto di amare.
    "Anche tu...ed avrei tanto voluto poter venire qui prima...però le cose si stanno mettendo male, la tensione nell'aria è più che palpabile...oggi camminavo per le strade di Oto e i tuoi concittadini mi guardavano come se fossi una criminale..."
    Sconsolata si passò una mano sugli occhi, odi e rancori sembravano essersi risvegliati tutti in una volta e quella serenità che era riuscita tanto faticosamente a conquistare sembrava ormai destinata a cedere il passo ad altro dolore.
    "Non hai idea di quanto mi sia difficile dirlo...ma ho paura Agony...per anni ho vissuta da sola con il mio odio ed il mio dolore, ora le cose stanno cambiando...ho stretto dei legami...ed ho trovato te...dopo anni di sofferenza ho finalmente visto una flebile luce in fondo al tunnel...e quella luce l'ho quasi raggiunta...ogni tanto sono addirittura riuscita ad essere felice ed ultimamente, anche grazie a te stavo cominciando a sperare di farcela finalmente a raggiungere la luce, a vivere in pace....invece sembra che questo non sia il mio destino...il nostro destino...già ora spostarsi è difficili, se le cose dovessero peggiorare non so cosa potrebbe succedere...c'è chi addirittura parla della possibilità di una guerra...io non ci posso credere, forse non ci voglio credere...ma comunque vadano le cose voglio che tu sappia quello che provo per te..."
    Per la prima volta da anni la voce della ragazza era rotta dall'emozione, finalmente era riuscita a trovare qualcuno che le importasse davvero e come al solito il fato era subito intervenuto per cercare di portarglielo via, ma questa volta non lo avrebbe permesso, avrebbe lottato con le unghie e per i denti per tenerselo, nuovamente aveva trovato un motivo per lottare per sé, ma questa volta senza l'odio e la sete di potere che anni prima l'avevano contraddistinta, questa volta avrebbe lottato impugnando i sentimenti positivi che provava ed era certa che alla fine ce l'avrebbe fatta.


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    Come mi era mancato quel volto. Oh, come mi era mancato quello sguardo. Il semplice toccare con mano il suo volto con quella carezza mi fece ricordare tutto quello che era successo l'ultima volta che l'avevo vista. Tutto ciò che avevo provato, il fatto che avessi provato qualcosa. E il tutto in una frazione di secondo, un battito di ciglio. Una sensazione stranissima.
    "Anche tu...ed avrei tanto voluto poter venire qui prima...però le cose si stanno mettendo male, la tensione nell'aria è più che palpabile...oggi camminavo per le strade di Oto e i tuoi concittadini mi guardavano come se fossi una criminale..."
    Ed ecco la triste realtà che si metteva in mezzo, che interferiva con quelle sensazioni non proprio nuove, ma quasi. Era chiaro che la situazione politica tra Kiri e Oto non andassero bene, e la cosa si rifletteva sulla popolazione, che iniziava a guardare con sospetto uno shinobi che fino a un mese prima rispettavano. Qualcuno che probabilmente aveva lavorato anche per conto di quel paese stesso. Era capitato anche a me quelle poche volte che avevo avuto la malsana idea di girare per Kiri e Konoha.
    Ti credo... Ormai la situazione sta degenerando, è successo anche a me le volte che sono passato o per Kiri e Konoha, con quanto sospetto mi osservavano...
    La mia voce traspariva un minimo di preoccupazione. Il massimo che potesse uscire da una apatia quasi totale, che volete farci. Kaori invece ne mostrava invece decisamente di più, e la cosa mi dispiaceva. Era un pessimo momento per la creazione di una relazione tra una kiriana e uno di Oto, è questo era un dato di fatto. Purtroppo. Dopo la mia risposta, Kaori iniziò un lungo discorso su come da un po' di tempo fosse riuscita quasi ad uscire da un tunnel composto da odio e dolore, anche grazie a me, e raggiungere in un certo senso la propria pace, ma che adesso aveva paura che la situazione avrebbe rovinato tutto, che avrebbe fatto crollare tutto proprio davanti all'uscita.
    ...Se le cose dovessero peggiorare non so cosa potrebbe succedere...c'è chi addirittura parla della possibilità di una guerra...io non ci posso credere, forse non ci voglio credere...ma comunque vadano le cose voglio che tu sappia quello che provo per te..."
    Il discorso mi toccò profondamente, e i miei occhi rattristiti lo dimostrarono. Avevo ipotizzato anche io mille volte che da come si stavano mettendo le cose c'era una buona possibilità che scoppiasse una guerra, ma non avevo mai pensato davvero a cosa fare nel caso. Non avrei più potuto vederla, se non alla fine della stessa, e forse avrei persino potuto perderla. Quasi senza pensarci, provai ad abbracciarla. Volevo stringerla, farle capire che io c'ero sempre e comunque, come le avevo detto già una volta, e come avrei potuto ripeterle più e più volte. Non seppi bene cosa dire, non mi ero mai trovato in una situazione del genere.
    Temo anche io possa accadere… Ma vorrei tanto non avvenisse mai una guerra... Non vorrei mai ritrovarmi contro di te, io vorrei soltanto stare con te, e non lasciarti più sola.
    La dolcezza si era aggiunta alla preoccupazione di prima nel mio tono. Avrei potuto dire molto di più, ma non era esattamente la mia specialità.
    Comunque, in realtà, quando osservavo da un punto di vista più astratto la mia vita, guardavo me stesso venire trasportato dalla corrente di un grigio mare. Alla deriva, come un corpo morto, e come un corpo morto però rimanevo a galla, senza mai affondare. Se c'era una luce in tutto questo, non avrei saputo dirlo. Però sapevo che quella che avevo davanti era la mia tanto attesa isola. Isola che non volevo abbandonare.
    Ricordatelo sempre.
    Terminai, mentre la accarezzavo durante l'abbraccio.
     
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    Le parole di Agony non fecero altro che andare a confermare quello che già la ragazza aveva constatato, così come lei era stata guardata con sospetto all'interno delle mura di Oto, così era accaduto a lui a Kiri e Konoha, dopotutto le due fazioni erano abbastanza ben distinte e la frattura che spaccava il mondo ninja era chiara e netta.
    L'occhio di Kaori osservava quelli del Twin e nel leggere le emozioni che questi trasmettevano la ragazza si ritrovò involontariamente a sorridere, nonostante i dissapori loro stavano riuscendo a costruire un qualcosa di unico, addirittura lo shinobi più apatico del mondo era riuscito a riscoprire dei sentimenti e quella consapevolezza donava alla ragazza un certo qual senso di speranza, se riuscivano a costruire qualcosa loro, la cui unica affinità sembrava essere con la distruzione, allora c'era una possibilità anche per il resto di quel mondo marcio in cui vivevano.
    "Temo anche io possa accadere… Ma vorrei tanto non avvenisse mai una guerra... Non vorrei mai ritrovarmi contro di te, io vorrei soltanto stare con te, e non lasciarti più sola."
    Un attimo di silenzio in cui i due ragionavano probabilmente sulle medesime cose prima che Agony terminasse il suo discorso con una parola che sembrava quasi frutto di fantasia in un mondo dai rapidi cambiamenti come il loro, sempre. Ormai la kunoichi si era arresa alla consapevolezza che nulla sarebbe potuto durare per sempre, non la salute, non la pace, non certo l'amore fra due soldati di fazioni avverse, però ci voleva credere alle parole del ragazzo, voleva continuare ad impegnarsi perché tutto ciò fosse possibile, voleva proteggerlo ed impedire che potesse accadergli del male.
    "Hmpf...sembriamo usciti da un libro rosa di pessima serie..."
    Accogliendo la carezza Kaori si mise a ridere, dolcemente, tutta quella mielosità non era certo da lei ed un poco si sentiva sciocca per il modo in cui si stava comportando, anche se sapeva benissimo di non poter comandare il proprio cuore e che i sentimenti da lei provati dipendevano in larga parte da quello.
    "Tanto è inutile fasciarsi la testa prima di rompersela...quindi tanto vale goderci appieno i momenti che abbiamo per noi...l'ultima volta che ci siamo visti ero ancora tutta bendata, ora hai visto com'è tornata liscia la mia pelle? peccato per l'occhio, ma mi ci sto abituando..."
    Con quelle parole la ragazza si accarezzò il viso dove il Twin doveva ricordare un vistoso strato di bende, gli interventi avevano avuto un notevole successo e delle vecchie cicatrici non c'era neanche l'ombra, la fascia a copertura dell'occhio perso era l'unico ricordo di quel periodo doloroso.
    "Stavo pensando che sono proprio logorroica, in ogni nostro discorso finisce sempre che parlo io in continuazione...raccontami qualcosa te...non ne posso più di guerra e e litigi fra poteri forti, ho bisogno di parlare di qualcosa di bello..."


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    Edited by Leeroy Gorshmit - 16/12/2014, 14:09
     
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    "Hmpf...sembriamo usciti da un libro rosa di pessima serie..."
    La ragazza si lasciò andare ad una dolce risata, che ricambiai, con un sorriso. Aveva ragione, entrambi probabilmente non eravamo abituati a tali frasi, considerazioni e gesti che si distaccavano in maniera così radicale dal mestiere del ninja, dove, se esistevano, avevano un secondo fine, quello dell'inganno.
    Penso non sia la nostra specialità
    Le risposi divertito. Se c'era una cosa di cui ero quasi sicuro, e che non c'era finalmente nessun secondo fine in quello che stavo facendo. Lo stavo facendo per me stesso. E non solo, lo stavo facendo anche per colei che avevo di fronte.
    Per qualcun altro...
    "Tanto è inutile fasciarsi la testa prima di rompersela...quindi tanto vale goderci appieno i momenti che abbiamo per noi...l'ultima volta che ci siamo visti ero ancora tutta bendata, ora hai visto com'è tornata liscia la mia pelle? peccato per l'occhio, ma mi ci sto abituando..."
    Mi ricordavo lo stato in cui era la ragazza l'ultima volta che ci eravamo visti, ed erano pessime. Il rivederla senza bende mi aveva fatto davvero piacere, ma c'era quel segno ormai indelebile che non mi avrebbe permesso di dimenticare la mia incapacità durante quello scontro. Come se fosse già semplice non pensarci ogni volta che ero in compagnia di Kaori. Tentai di rispondere in qualche modo, ma il flusso di miei pensieri fu interrotto dalla kiriana, che riprese il discorso.
    "Stavo pensando che sono proprio logorroica, in ogni nostro discorso finisce sempre che parlo io in continuazione...raccontami qualcosa te...non ne posso più di guerra e litigi fra poteri forti, ho bisogno di parlare di qualcosa di bello..."
    In quello che sembrava essere quasi un preludio ad una guerra, era difficile trovare qualcosa di bello da raccontare. L'ultimo periodo della mia vita lo avevo passato tra promozione e allenamenti, che risultavano essere una ottima preparazione per quello che stava per inesorabilmente accadere. Altro non avevo fatto.
    Ho forse altro non ho voluto fare...
    O forse era meglio dire: "non ho avuto voglia di fare"? Non avrei saputo dirlo.
    Beh, a me non mi dispiace affatto ascoltarti, anzi, e oltretutto fare lunghi discorsi non è la mia attività preferita... Ammisi con un sorriso. Però posso dirti che finalmente ho sostenuto l'esame e sono stato promosso a sp.jounin. E sai cosa ci ho guadagnato? Allenamenti su allenamenti! Qualcuno si è convinto che il modo in cui mi sono allenato fino ad ora sia stato svogliato e senza convinzione. Ci crederesti mai?
    Dissi leggermente seccato, ma allo stesso tempo divertito. Ero sempre stato conscio di come il mio metodo di addestramento fosse leggermente incompleto, ma fino a quel momento mi ero sempre trovato bene con i miei tempi. Più o meno.
    Però più di quello, che penso in realtà non essere poco, pensando allo stato in cui ero ridotto una settimana fa, non ho fatto. Tu hai qualche novità dal nostro ultimo incontro?
    Il fatto che avessi conosciuto un'altra kiriana evitai di dirlo. Fui tentato, ma qualcosa mi disse di non farlo. Che fosse stato buon senso? Non saprei dirlo.
     
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    Kaori aveva deciso di stoppare quella sorta di monologo che l'aveva vista come protagonista, già più di una volta si era resa conto di questa parte del suo carattere un po'logorroica che scattava nel momento in cui si ritrovava a poter chiacchierare con qualcuno, di certo non una caratteristica particolarmente apprezzabile per chi come lei nella vita faceva la kunoichi, ma forse era proprio l'atteggiamento che doveva mantenere tutti i giorni in virtù delle sue responsabilità a far sì che quelle poche volte in cui si sentiva scucita dalla suo ruolo si trovasse ad essere espansiva e chiacchierona, Agony poi aumentava esponenzialmente quella sua caratteristica fino a farla sentire quasi in imbarazzo.
    "Beh, a me non mi dispiace affatto ascoltarti, anzi, e oltretutto fare lunghi discorsi non è la mia attività preferita...Però posso dirti che finalmente ho sostenuto l'esame e sono stato promosso a sp.jounin. E sai cosa ci ho guadagnato? Allenamenti su allenamenti! Qualcuno si è convinto che il modo in cui mi sono allenato fino ad ora sia stato svogliato e senza convinzione. Ci crederesti mai?"
    Un sorriso si dipinse sul volto della kunoichi alle parole dello shinobi di Oto dato che lei aveva ormai imparato quanto l'affinità dell'altro con i rettili andava ben oltre a quella che lei poteva permettersi e le caratteristiche degli animali permeavano il suo intero essere rendendolo in un certo qual modo viscido e sfuggente anche nel carattere, di contro non si stupì nemmeno nel sentire che era stato messo sotto con gli allenamenti dato che se fosse stato per l'altro probabilmente non si sarebbe neanche alzato dal divano ed in quello i due erano profondamente diversi, mentre lei passava le giornate ad allenarsi con l'obiettivo di migliorarsi, l'altro se l'era sempre presa comoda ed allo stesso modo non condivideva la sua determinazione a raggiungere i propri obiettivi, al contrario sembrava quasi non averne di obiettivi nella sua vita, ma forse era stato proprio quello a portarli ad avvicinarsi, dopotutto come si suol dire gli opposti si attraggono.
    "Sei stato promosso...era quasi ora non credi? hai sempre avuto le potenzialità per essere ben più di un chuunin qualunque..."
    La giovane era rimasta più colpita da quella notizia che da tutto il resto e l'espressione sul suo viso era la chiara rappresentazione dell'orgoglio che provava per lui, fin dalle prime missioni svolte assieme aveva intravisto le capacità dell'altro, ma il suo immobilismo aveva fatto sì che mentre lei oltre a diventare sempre più forte era anche riuscita a continuare a muovere i suoi passi nella gerarchia del proprio paese, lui al contrario si era fossilizzato ad essere quel chuunin che tanti pensavano sarebbe rimasto a vita, dopotutto non ci sarebbe nemmeno stato nulla di male, la stragrande maggioranza degli shinobi vedeva nel giubbotto del villaggio il proprio traguardo e viveva bene lo stesso, il problema di Agony era che al contrario della stragrande maggioranza degli shinobi lui aveva le capacità per poter arrivare ben più in alto, bastava mettere mano a quelle capacità e tirarle fuori, forse il suo problema più grande stava nel fatto che non avesse mai incontrato qualcuno che potesse fargli da mentore e guidarlo nella sua crescita, ma questo non stava a lei giudcarlo.
    "Però più di quello, che penso in realtà non essere poco, pensando allo stato in cui ero ridotto una settimana fa, non ho fatto. Tu hai qualche novità dal nostro ultimo incontro?"
    "Beh, decisamente non è poco...stai diventando un bimbo grande..."
    Terminò quella frase con un velo di amarezza nella voce dato che l'implicazione intrinseca di quell'affermazione era data dal fatto che man mano che crescevano le loro responsabilità verso i proprio villaggi crescevano anche gli obblighi che dovevano mantenere e vista la situazione di tensione in cui si ritrovavano la cosa non poteva che remare contro a quello che stavano cercando di costruire.
    "Per quanto mi riguarda invece...beh, puoi vederlo tu stesso...sono stata piuttosto impegnata fra medici e riabilitazione...ed a quanto pare la mia presenza era così fondamentale per il villaggio che sono stata costretta a partire per una missione in piena convalescenza...e sembra che mi sia costato un occhio...tutto sommato però non mi posso lamentare...questo deficit permanente alla vista sembra si stia lentamente compensando con u netto incremento degli altri sensi...sembra che alla fine non comporterà la fine della mia carriera, potrò ancora continuare ad uccidere e lottare per qualche anno..."


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    Edited by Leeroy Gorshmit - 21/10/2015, 12:01
     
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    La kunoichi fu contenta alla notizia della mia promozione, e potei scorgerlo chiaramente dalla sua espressione. Non seppi perché, ma quello sguardo mi fece lo stesso effetto di una miriade di congratulazioni. L'esser stato promosso aveva avuto finalmente un senso, anche dopo tutte gli estenuanti allenamenti sostenuti nel periodo successivo alla mia promozione, che mi avevano accresciuto non solo fisicamente, ma anche mentalmente, portandomi ad un livello nettamente maggiore da quello di partenza. Gli studi che avevo portato nell'arco di queste settimane mi avevano dato una nuova concezione di me stesso e di tutto ciò che mi circondava, aprendomi una nuova strada che dovevo ancora percorrere, anzi, che avevo a malapena iniziato. Ma tutte queste nuove scoperte le avrei condivise solo in seguito con la mia ospite, perché era giunto il momento di recuperare tutto il tempo perso, e di fare più cose possibili, ora che c'era la possibilità. Dopotutto come già detto fin troppe volte, il mondo ninja era sull'orlo della guerra.
    "Per quanto mi riguarda invece...beh, puoi vederlo tu stesso...sono stata piuttosto impegnata fra medici e riabilitazione...ed a quanto pare la mia presenza era così fondamentale per il villaggio che sono stata costretta a partire per una missione in piena convalescenza...e sembra che mi sia costato un occhio...tutto sommato però non mi posso lamentare...questo deficit permanente alla vista sembra si stia lentamente compensando con u netto incremento degli altri sensi...sembra che alla fine non comporterà la fine della mia carriera, potrò ancora continuare ad uccidere e lottare per qualche anno..."
    Classico comportamento dei grandi villaggi. Per essi, sei e rimarrai sempre una pedina sacrificabile fino a prova contraria. Quando poi la situazione era di emergenza, cercavano di mettere in gioco più pezzi possibili, a discapito degli stessi. Ma, come aveva ribadito la kiriana, il nostro unico scopo era quello di uccidere e lottare. Lo facevamo da anni dopotutto, saremmo dovuti essere abituati.
    Mi dispiace tanto per il tuo occhio... Le dissi dolcemente, o tentando di essere dolce, portando una mano ad accarezzare il volto della kiriana dal lato dell'occhio ormai andato. Ma purtroppo non siamo che frecce da usare finché abbastanza appuntite da nuocere, e non sarà la convalescenza a impedir loro di scagliarci, soprattutto in questo infausto periodo. Comunque son contento tu ti sia ripresa, e oggi, come sempre, sei un piacere per gli occhi.
    Affermai ammiccante, cercando di abbandonare tutta quella preoccupazione in favore di ciò che davvero era positivo: noi due. Ciò che stava succedendo nel mondo dopotutto era fuori dalla porta e lì sarebbe rimasto, almeno per quel giorno. Tutti gli intrighi, le possibili guerre e mosse che in quelle ore mi ero figurato dovevano lasciare spazio a tutti qui pensieri e a quelle sensazioni che avevo provato quel giorno. Il giorno in cui la dura corazza del mio cuore era stata intaccata, il giorno in cui la mia anima aveva incontrata un'altra, e dalla muta era uscita una farfalla. Tentai di darle un bacio, un bacio che fosse in grado di far riaffiorare tutti quelli che si erano dati quel giorno, così da concretizzare quei ricordi che avevano la parvenza di sogno. Se la kiriana me lo avesse concesso, avrei provato a prolungare quel bacio a lungo, assaporando quei momenti come fossero un dono da custodire gelosamente.
    Kaori...
    Fu l'unica parola che riuscii a formulare, senza riuscire a trovare le parole per continuare la frase come avrei voluto, ma lasciando che fosse il mio sguardo a parlare, che fosse quel tono dolcemente inusuale a far comprendere alla ragazza cosa stessi provando in quel momento.

    Edited by Angor-Kun - 12/12/2017, 17:25
     
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