Storie di Hogwarts

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    Re dei Pirati

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    Link dove leggerlo in "versione formattata e in ordine per capitoli":
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    Note dell’autore
    Quanto state per leggere non è altro che una stesura delle mie idee riguardo ad una serie di ipotetiche avventure che mi avrebbero potuto coinvolgere se da ragazzino avessi ricevuto la famosa “Lettera del Preside di Hogwarts”, perciò il protagonista principale dell’intera storia (che è abbastanza lunga) sarò interamente io, anche se ovviamente riprenderò luoghi, situazioni e personaggi della saga creata dalla penna di J.K. Rowling. Essendo quest’ultima estremamente Pottercentrica (insomma, in 7 libri non è mai successo nulla in cui Harry non fosse coinvolto) ho cercato di allargare il mondo della saga stessa creando una mia mitologia, sottolineando la storia e specificando alcuni avvenimenti che nella saga principale sono dati quasi del tutto per scontati, perciò quello che leggerete è totale frutto della mia immaginazione e non ho preso in considerazione alcuna enciclopedia, almanacco o qualsivoglia “allargatore del lore” ufficiali della Rowling, perciò non scervellatevi chiedendovi da dove ho preso questo nuovo incantesimo, o chi è quel personaggio che lavora al Ministero, poiché è inutile: se quel dato personaggio, incantesimo, luogo, racconto non appare nei 7 libri “canonici” allora l’ho inventato del tutto io.
    Poi ho due piccoli ma importantissimi punti da farvi notare: uno riguardante la forma, l’altro il contenuto. Iniziamo:

    La forma
    Sono un semplice ragazzo che è rimasto affascinato dalla saga Potteriana in età adolescenziale, perciò riconoscendone i pregi ed i molti difetti, non riesco a far altro che esser grato all’autrice di aver creato questo mondo e a Chris Columbus e John Williams di avermelo fatto conoscere grazie al loro film e fantastica colonna sonora. Ho voluto puntualizzare su questo per due motivi:
    - primo, perché non ho fatto studi, corsi e specializzazioni in scrittura in prosa quindi non voglio dimostrare alcun talento letterario a nessuno, e anzi, se trovate errori di sintassi, logici e grammaticali ditemelo, li correggerò all’istante, perché nonostante l’attenzione con cui riguarderò i miei capitoli prima di pubblicarli qualcosa sicuramente rimarrà, o per distrazione o per ignoranza scaturita dallo scorretto uso della lingua italiana che purtroppo applichiamo nei discorsi di tutti i giorni. Siccome il non essere laureato in letteratura, in lettere o in giurisprudenza non rende meno gravi i miei errori, vi prego di segnalarmi ogni errore e/o bruttura che troverete e se avete dei consigli su un tale passaggio troppo pesante e prolisso o addirittura illeggibile senza una bombola di ossigeno, fatevi avanti!
    - Secondo, perché come preciserò nella nota riguardante il contenuto, sarò costretto a cambiare alcune vicende viste nella saga della Rowling perché troppo centrate su Harry e che danno poco spazio alla creazione di un altro personaggio almeno un filino interessante, senza per questo significare che disprezzi il lavoro svolto dall’autrice. Insomma, sono costretto a cambiare alcune fasi, ma non perché mi sento superiore a lei, ecco.
    Inoltre vi voglio avvertire che quello che state per leggere non è propriamente un racconto classificabile come romanzo, poiché elencherò una tale marea di informazioni, lezioni di magia, personaggi e situazioni del presente e del passato che in un romanzo fatto come si deve, devono esser necessariamente omessi, poiché a conti fatti non portano per nulla avanti la trama, né servono a qualcosa se non a scoprire qualcosa in più di questo mondo a noi celato ed a renderlo più affascinante e verosimile; insomma, dargli credibilità.
    Perciò essendoci a tutti gli effetti una “trama lineare” (il mio personaggio avrà un bel da far durante i suoi anni ad Hogwarts) questa sarà abbastanza diluita a causa della natura diarista del racconto. Non farò dei salti di due mesi scolastici solo per far andare più spedita la trama in pratica.
    Ciò non toglie che se la mia storia vi piace e mi chiedete una versione più “romanzesca” non dovete far altro che chiederlo e creerò una seconda versione riveduta e concisa della prima, senza per questo abbandonare la prima versione più dettagliata ma non per questo noiosa (almeno, non noiosa ai superfan come me).

    Il contenuto.
    Come ho già detto prima, sarò costretto a cambiare qualcosa durante il mio racconto. All’inizio saranno piccoli cambiamenti, in seguito saranno più consistenti, perché più avanti si andava nella trama più la saga diventava un Potter - Granger - Weasley vs The World, rendendo impossibile un approccio meno secondario possibile, diciamoci la verità.
    Uno dei primi cambiamenti che penso solo i più accaniti si accorgeranno sarà lo slittamento in avanti di dieci anni degli avvenimenti che coinvolgono Harry ed i suoi amici. Infatti Harry inizierà a studiare ad Hogwarts nel 1991, ma io in quell’anno nascevo, perciò non ho avuto altra scelta che spostare tutto negli anni 2000, tanto alla fin fine la Rowling non ha mai riportato avvenimenti “di cronaca babbana” che potessero crear conflitto con la mia decisione. Inoltre vi svelo una chicca: essendo del ’91 avrei compiuto 11 anni solamente nel 2002 e non nel 2001 come dirò nel mio racconto, ma è stato proprio nel 2001 che Harry Potter è entrato di prepotenza nella mia vita e perciò questo piccolo paradosso temporale mi sembra piuttosto poetico ed azzeccato.
    Essendo italiano e non inglese leggerete le mie difficoltà nell’ambientarmi nel nuovo Paese, per fortuna mi aiuterà la magia per i primi tempi ma comunque un problema resta: il nome di alcuni personaggi, luoghi, sostantivi ed incantesimi cambiano dalla versione inglese a quella italiana, perciò il mio personaggio udirà i nomi “originali” mentre voi leggerete le versioni adattate in italiano, questo sia per non sforzare chi non conosce i nomi in inglese (Silente addirittura verrebbe tradotto in Dumbledore) sia perché a me piacciono di più le versioni italianizzate (i dissennatori su tutti, direi). Ciò non toglie che in alcuni passaggi sarò costretto ad elencarvi entrambe le versioni se utili per la comprensione di successivi passaggi, prediligendo la versione italiana dei termini in caso di neutralità.

    Bene, con questo ho terminato il mio biblico editoriale (LOL) e se non vi ho già annoiato a morte con queste mie precisazioni, facendovi decidere che è meglio lasciar perdere, vi auguro buona lettura!



    Strane lettere

    Era un’estate afosa quella, insomma, non che le altre lo fossero di meno, ma ogni estate è sempre più afosa della precedente nella mente delle persone e quella non faceva eccezione.
    Come ogni periodo estivo come si deve lo passavo a non far nulla fino alle sei di pomeriggio, poi si usciva a giocare fino alle dieci, undici di sera. A cosa giocare non era mai un problema, se eravamo sotto i sei membri si giocava a nascondino, oppure ci si rincorreva come dementi senza nessun motivo per tutta la serata ed io essendo il più lento solitamente facevo la “guardia” almeno 3 volte su 4. Se eravamo in buon numero, invece, si prendeva un pallone e si giocava a calcio, sempre e solo a calcio, non c’era via d’uscita da questo Limbo: se eravamo almeno sei, tre a squadra e via col pallone. Non che mi dispiacesse, alla fin fine dare calci ad un pallone e agli stinchi degli amici era stranamente divertente, ma io più degli altri soffrivo la ripetitività della situazione, così una sera vedendo come si stavano mettendo le cose, tirai fuori il mio Game Boy dalla tasca e mi misi a giocare a Pokémon, nemmeno mi fregava più che qualcuno potesse prendermi in giro perché giocavo ad un videogame invece che a pallone. Inverosimilmente, però, successe l'impensabile.
    Nemmeno una settimana dopo quasi tutti giù al quartiere avevamo un Game Boy con una copia del gioco dei Pokémon, chi Rosso, chi Blu, chi sfoggiava il suo Game Boy Color con relativo Pokémon Giallo per far crescere l’invidia al paese, insomma, normale amministrazione, c’è sempre il galletto che vuole mostrare che i suoi genitori guadagnano più dei tuoi e che cerca di ricordartelo in ogni modo.
    Fatto sta che tra scambi, lotte, nascondini, acchiapparelli, gelati e partite a pallone, quell’estate così afosa fu la migliore in assoluto fino ad allora, cosa non di poco.
    Le elementari ormai erano finite, l’esame per l’ammissione alle medie lo affrontai senza problemi ed un altro capitolo della mia vita stava per iniziare, perciò prima che mi dividessi definitivamente coi vecchi compagni cercai di restare con loro il più a lungo possibile per tutta l’estate.
    Ma a quanto pare non era quello il mio destino ed il nuovo capitolo della mia vita che stava per iniziare era alquanto singolare ed intrigante.

    Tutto iniziò un pomeriggio verso la fine di giugno, scesi come al solito le scale, quando vidi la cassetta delle lettere stranamente piena: insomma, controllavamo ogni giorno la posta, ciò significava che tutte quelle lettere erano arrivate in un’unica giornata, e col mio carattere precisino ci si può immaginare che vista sgradevole era ai miei occhi quella cassetta che sembrava per scoppiare. Quindi citofonai a mia madre per farmi dare la chiave della cassetta, accorgendomi così le lettere erano solamente due, ma così spesse che riempivano da sole l’intera cassetta.
    Vai a vedere cosa contengono per essere così grosse, speriamo non siano bollette…
    E lo vidi: c’era il mio nome impresso sulle buste, erano rivolte a me, non a mio padre o a mio nonno, ma a me, solamente a me e mi chiamavano pure Signor Emanuele M. Burgio, c’era rispetto, anche il puntino nel secondo nome!
    Dovevo assolutamente aprirle, così salii a casa veloce come un furetto e mi buttai sul letto aprendo le buste nella maniera più delicata possibile…
    Depliant: contenevano entrambe stupidi depliant pubblicitari di una qualche scuola privata che voleva mi iscrivessi nei loro istituti per spillare soldi ai miei. E tanti saluti al rispetto!
    Ero così arrabbiato che non mi trattenni:
    -Mamma! Vieni a vedere sti cosi!
    -E ora che c’è? Che sono quei volantini?
    -E leggi!
    Dopo averli letti un po’ si schiarì la gola e mi disse:
    -Sembrerebbero scuole private che ti vogliono iscrivere, ma a quanto ho capito questa azzurra è francese, la Lamesfortes, mentre quest’altra tutta strana è addirittura finlandese, la Falcons maailman, non so nemmeno che diavolo significano, hai solo 11 anni, non puoi andartene all’estero così giovane, e poi non sai né il francese né il finlandese...
    -Pensi che anche ai miei compagni siano arrivate?
    -Penso di sì, non abbiamo mica fatto domandine o cose del genere, penso che arriveranno a tutti prima o poi... E poi quanto costano, questa qua si fa pagare seimila franchi a trimestre, non so quanto valgono ma sicuramente sarà un sacco!
    Mentre mia madre parlava però mi accorsi che la foto di gruppo dell’ultima pagina faceva strani giochi di luce, e anzi, guardando meglio non erano affatto giochi di luce, ma i ragazzi sorridenti ritratti nella foto si muovevano proprio!
    -Ehm, mà, guarda quella foto, si muove!
    -Ma che dici? Thò, è vero, che stregoneria è questa? Se ne inventano una più del diavolo per farti pagare, una foto animata, ma guarda, chissà come hanno fatto...
    La cosa non mi convinceva: quel depliant era fatto di semplice carta, non c’era un display dentro, quella foto non era normale; presi il depliant francese e lo lessi con attenzione: diceva Scuola di Magia!
    Non scuola media, superiore, università, ma proprio Magia! E facendo un po’ più di attenzione, la statua del cavaliere di marmo all’ingresso dell’elegante cortile ondeggiava lievemente la spada, quasi come per passare tempo mentre io la guardavo e la riguardavo...
    -Mà, anche quello dice che la scuola francese è una scuola per maghi?
    -Cosa? Scuola per maghi? No, certo che no, perchè lì c’è scritto scuola per ma... Aspetta! E’ vero, qui, dove elenca i requisiti di ammissione: undici anni, maschio, che ha conseguito il minimo grado di istruzione, cittadino dei seguenti Stati Europei e... con consapevolezza dei propri poteri magici! Cos’è uno scherzo?
    -Ahahah, non lo so, ma sarebbe fantastico, ti immagini a fare magie? Stupendo, come prima cosa imparerei la magia per fermare il tempo così nessuno mi stressa più!
    -Calma con gli entusiasmi, stasera farò vedere sti foglietti a tuo padre e vedremo di che si tratta realmente... Tsk, magia, che buffonata!

    Per il resto del pomeriggio restai a letto a leggere e rileggere quei volantini, pieni di foto, di nomi di tizi che hanno studiato lì in passato e di altri che invece ad oggi ci insegnano, delle varie lezioni e delle attività extrascolastiche che è possibile svolgere durante l’anno, degli sbocchi professionali, dell’importanza del nome della scuola nel mondo, di come pagare per la retta, di cosa si ha bisogno per le materie più impegnative; sedici pagine stranissime ed ipnotizzanti che nonostante la loro evidente assurdità sembravano quasi vere. Per fortuna nessuno dei miei amici mi citofonò per scendere a giocare, il che significava che erano almeno in sei per una bella partitella a calcio e non avevano bisogno dello scemo di turno da fossilizzare in porta.
    Come promesso, mia madre passò i depliant a mio padre come se lui potesse cambiare ciò che c’era scritto in qualcosa di sensato, ma siccome non poteva alla fine mio padre sospirò e disse semplicemente:
    -Bhè, è strano eh?
    Ed iniziò a mangiare, così, come se nulla fosse...
    Io mi sentii un po’ deluso per questa reazione, forse mi aspettavo un’indagine per scoprire se quei foglietti potevano essere seri, ma sinceramente neanch’io credevo ad una singola parola scritta in quei due pezzi di carta, perciò mi misi il cuore in pace e a metà tra il deluso ed il divertito per quella strana situazione fuori dal comune, me ne tornai in camera, sentendo mia madre che in cucina stropicciava i depliant per poi buttarli nella spazzatura...

    Dlin-Dlon!
    Chi diavolo poteva essere alle due di notte? Le cose erano due: o un gran maleducato o, peggio, un ladro. I ladri non suonavano certo il campanello, ma poteva essere una tattica per immobilizzare con un attacco a sorpresa colui che rispondeva alla porta per poi passare al resto della famiglia, oppure ero io che con la testa come al solito mi giravo troppi film. Sperai fosse così, anche perchè chiunque abbia suonato alla porta non ha prima citofonato per farsi aprire il portone, quindi non avendo vicini di casa che utilizzassero lo stesso, le probabilità che si trattasse di gente malintenzionata saliva. E credo che anche mio padre fece più o meno i miei ragionamenti, visto che era evidentemente turbato, sia per il brusco risveglio sia per, bhè, la faccenda del ladro.
    -C-Chi è?
    -Ehm, signor Burgio? Scusi l’ora ma sa, per quante volte venga in Italia, mi dimentico sempre di come siano poco organizzate qui le città e di come perdersi sia facilissimo. Ma mi faccia presentare, sono ser Richard Uppercut, delegato per i nati babbani mediterranei, di cui fa parte vostro figlio, dell’ufficio relazioni internazionali sottosezione iscrizioni Paesi cadetti del Ministero della Magia Britannico, sono qui come portavoce sia del Primo Ministro stesso che del preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts per parlare ed eventualmente convincere lei e vostro figlio ad iscriverlo alla nostra scuola, perciò se mi fa entrare ne parliamo con più calma, nonostante l’ora tarda.
    -M-magia?
    -Sì signore, magia; penso abbia già dato un’occhiata allo spioncino della porta, sono solo, non porto armi e non ho un adeguato vestiario da scasso, perciò penso che converrà con me che non sia un volgarissimo ladro e mi aprirà gentilmente la porta, no?
    -Sì, ok, ma ci dia un paio di minuti, siamo in pigiama e non vorremmo...
    -Sciocchezze! Qui l’unico che si debba scusare sono io e lo farò rubandovi meno tempo possibile, perciò se finalmente apre questa porta possiamo inziare, che ne dice?
    Evidentemente imbarazzato per aver trattenuto lo strano ospite fuori casa così a lungo, mio padre aprì la porta quasi senza esitazione e fece entrare l’individuo: abbigliato come l’ispettore Poirot, portava una bombetta in testa ed una giacca di velluto marroncino, la camicia era perfino più bizzarra con strani pizzi e merletti nelle estremità e la cravatta si perdeva sotto il panciotto, insomma, anche senza ghette e baffi era decisamente fuori moda di almeno un paio di secoli, ma nonostante ciò riusciva a trasmettere un senso di eleganza anacronistica che riusciva a tranquillizzarti e a cancellare definitivamente l’ipotesi della rapina a mano armata.
    -Oh, ecco il giovane mago! Prego, è tua!
    E mi consegnò una lettera nuovamente intestata a me ma decisamente meno panciuta e più dettagliata già nell’intestazione:
    “Al Signor Emanuele M. Burgio, 6° stanza ad est del 5° appartamento al 3° piano del condomino Tamigi”
    E nel retro c’era anche il mittente:
    “Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts”
    Appena lessi la parola magia rizzai lo sguardo verso il signor Uppercut che come se se lo aspettasse mi disse:
    -Sì, hai capito bene, sei un mago Emanuele!


    Tempo di addii

    -Perciò sarei un mago, eh? Di quelli che sanno fare le magie e che pescano un coniglio dal cilindro, no?
    -Bhè, possiamo dire di sì… non esiste un incantesimo che fa apparire un coniglio dal nulla, ma se utilizzi i giusti accorgimenti ci riusciresti tutto sommato…
    Non riuscivo ancora a crederci, ero così scettico che se mi avesse detto che ero un sayan mandato sulla Terra e lui era mio fratello Raditz, forse gli avrei creduto. E a quanto pare anche lo strano tizio se ne accorse.
    -Non ci credi ancora, eh? Bhè, non sei il primo né sarai certamente l’ultimo nato-babbano a cui devo dare dimostrazioni sull’esistenza del nostro mondo, perciò… Cosa posso mostrarti? Qualcosa di semplice ma spettacolare al tempo stesso… Hai qualche richiesta?
    -Certo che se fai volare quella televisione, ti credo all’istante!
    -Uhm, no, quell’apparecchio anche se non so come funzioni mi sembra alquanto fragile, non vorrei rompervelo, proverò però con questo vaso e anzi, faro di più: lo attirerò a me, vuoi vedere?
    -E‘ ovvio, no?
    Ormai il dialogo era solo tra me e Richard, i miei genitori erano in modalità ultrapassiva, tanto che mia madre nonostante avesse sentito che qualcosa di terribile stesse succedendo al suo vaso, non proferì parola. Il che rese la “dimostrazione magica” veloce ed efficace.
    -Accio vaso!
    E come previsto il vaso volò ad una velocità incredibile dal centrotavola alla mano dell’ormai indiscutibilmente uomo magico.
    -Fico, quindi basta dire Accio vaso che quello mi corre dietro?
    -Non proprio, l’incantesimo è l’Accio, questo sì, ma per usarlo bisogna pensare a quello che si sta facendo, muovere correttamente il polso e soprattutto avere una becchetta magica come questa.
    E mi mostrò con solennità la sua bacchetta, quasi fosse un reperto preistorico al cui minimo tocco si sarebbe inevitabilmente sgretolato.
    -Oh, che peccato, avrei davvero voluto provare il mio primo incantesimo adesso! Ma ci provo lo stesso, vediamo se funziona… Accio fiori!
    E, contrariamente a quanto disse ser Richard, i fiori schizzarono all’aria schiaffandosi sul soffitto sporcando ovunque. Per mia fortuna mia madre continuò a mantenere il suo religioso silenzio.
    -Per le barbe di Merlino e Bacnemyus messe assieme! Un incantesimo eseguito quasi alla perfezione senza l’ausilio di alcun catalizzatore del flusso magico! Non avevo mai visto nulla di simile fino ad ora, come ci sei riuscito?
    -Ah, allora non serve per forza quel bastoncino per far saltare le cose!
    -Si che serve invece, e non solo quella! In qualche modo sei riuscito a modulare quasi perfettamente il flusso magico che possiedi concentrandolo in un unico punto… Ma anche così non si spiegherebbe come possa aver finalizzato l’incantesimo, nessun mago senza un catalizzatore, la bacchetta per intenderci, riesce a finalizzare qualsivoglia incantesimo, al massimo ne vede gli effetti primordiali, e questo in casi di maghi estremamente dotati ed allenati… L’unica spiegazione che mi sovviene pensare è che nei tuoi 11 anni la magia non riuscendo a fuoriuscire in alcun modo si sia concentrata enormemente per esplodere in questo momento, è una teoria assurda ma è l’unica cosa plausibile.
    -Non c’ho capito un’acca, ma credo che lei pensi che ora che ho scaricato la mia magia non riuscirò più a far volare nulla? Ah, spero di no, Accio mocio!
    Sdeng! Tung! Crash!
    Dal doppio servizio provennero rumori raccapriccianti fin quando quel dannato mocio non mi si accasciò semidefunto ai piedi.
    -Bhè mà, almeno con questo potrai pulire il casino che ho fatto…
    Ma qualcosa mi diceva di aver peggiorato la situazione invece di averle fatto un piacere.
    -Questa poi... Non so, ne riparleremo una volta arrivati in Inghilterra.
    -Aspetti, Inghilterra? Intende forse dire che vuole portare mio figlio così lontano?
    A quanto pare mio padre interruppe il suo angosciato silenzio, spinto dalla paura di vedermi solo da una cartolina d’ora in avanti, magari che si muove e con me che gli faccio una bella pernacchia.
    -Questo è lo scopo della mia visita, ovviamente... Forse non sapete che per un motivo cui non vi sto a raccontare, nei paesi mediterranei non esistono famiglie di maghi, perciò una scuola di magia e stregoneria in un Paese come l’Italia non avrebbe alcun senso, perciò i pochi nati-babbani, ossia i maghi che nascono da una famiglia senza poteri magici, sono costretti a scegliere una scuola in un Paese straniero, come la Francia, l’Inghilterra, la Danimarca, la Bulgaria e la Finlandia. Penso che quella di Hogwarts non sia la prima lettera che vostro figlio abbia ricevuto quest’oggi, no? Ebbene, il Ministero della Magia britannico solitamente manda un suo funzionario invece della sola lettera perché per qualche strano motivo alla fine i ragazzi decidono quasi sempre di iscriversi ad Hogwarts, così per accorciare i tempi in un colpo solo manda lettera di ammissione, tutore magico legale e allestisce uno spettacolino come quello di poco fa per comprovare l’esistenza della magia e l’appartenenza del figlio a tale mondo anche alle famiglie più scettiche come la vostra, bella mossa, no?
    -Sì, ma ciò non toglie che dovrà stare lontano dalla sua famiglia, in un Paese straniero, con persone che nemmeno capirà cosa dicono...
    -Non si preoccupi di questo, suo figlio studierà l’inglese oltre che le materie propedeutiche dei suoi corsi, nel frattempo, un piccolo incantesimo che sarò io stesso ad insegnare al ragazzo, lo aiuterà a capire e a farsi capire dagli altri nonostante le differenze linguistiche; certo resterà sempre il fatto della lontananza dalla famiglia, ma quello è un passo che affronta ogni giovane mago che si iscrive ad un istituto di magia, e comunque lì si creerà una nuova famiglia, coi suoi nuovi compagni, gli insegnanti e tutto il personale scolastico. Di questo non deve aver timore, personalmente le posso dire che i migliori ricordi della mia vita sono tutti relativi ai miei 7 anni ad Hogwarts.
    -Sette anni? Quindi starà via per ben sette anni? Ce lo ridarete diciassettenne quindi?
    -Mettiamo una cosa in chiaro, noi non preleviamo nessuno con la forza. E’ una scuola come un’altra, e se acconsentite, i moduli di iscrizione sono già compilati e aspettano la vostra firma di genitori, altrimenti non si fa nulla; a me, anzi, al Ministero, non cambia nulla, siete voi che così limitereste l’enorme potenzialità di vostro figlio e non so se un giorno riuscirete a perdonarvelo; inoltre come ogni scuola di questo pianeta, sono previsti periodi di vacanza che sono per l’esattezza ben 18 giorni per Natale e due mesi durante l’estate, in cui vostro figlio può tornare a casa o svolgere attività extracurriculari, spetta a lui decidere, perciò no, non lo rivedrete fra sette anni naturalmente.
    -Ok, ma... Che futuro ci attende? Insomma, da adulto mio figlio che farà... il mago?
    -Esatto, non è per niente una cosa di cui preoccuparsi, ad oggi suo figlio avrebbe un futuro professionale molto più promettente rispetto agli standard babbani odierni.
    -E cioè? A cosa può aspirare?
    -Oh, questo dipende da lui e dalle sue attitudini, esiste una così vasta quantità di mestieri che c’è davvero l’imbarazzo della scelta: si va dal semplice funzionario ministeriale che si occupa di un compito specifico come il sottoscritto, o lavori più pittoreschi come l’acciuffa fatture e il sempre più promettente reparto sugli studi dei manufatti babbani che negli ultimi decenni si è allargato notevolmente, data la veloce evoluzione delle vostre tecnologie, per poter riparare tali oggetti ed impianti in caso di necessità. Poi se vostro figlio è un tipo avventuroso c’è la possibilità di diventare un Auror, l’equivalente del vostro corpo di polizia, e perché no, se è uno sportivo nato, potrebbe addirittura diventare un campione di Quidditch; insomma, come vede, la possibilità che rimanga disoccupato è sotto lo zero.
    -Uao, cos’è questo Quindici?
    -Quidditch, ragazzo, non come hai detto tu... E’ il più famoso sport tra maghi, è molto complesso da spiegare, davvero, adesso non abbiamo il tempo per parlare anche di questo... Comunque vedo che il vostro è un ragazzo curioso, potrebbe perfino interessarsi così tanto al nostro mondo da, chissà, scoprire e divulgare lui stesso degli incantesimi, solo i maghi più curiosi ed intraprendenti riescono in tale impresa.
    -Io, davvero, non so che dire, entro quando dovremmo decidere?
    -Bhè, normalmente avreste fino al 1° di Agosto, ma solitamente per i maghi di un'altra lingua è previsto un corso intensivo di 2 settimane di inglese in una nostra struttura convenzionata a Londra... Quindi temo che dovrete decidere entro la giornata di oggi. Vi lascio tempo per riflettere, queste sono le carte per l’iscrizione, i nostri contatti per mandare lettere e pacchi a vostro figlio all’interno della struttura e naturalmente gli estremi per il pagamento della retta che non ci crederete, ma nonostante il prestigio della nostra scuola, sono le più basse d’Europa, infatti per il primo anno credo si parli dell’equivalente di 5'348,73 sterline, che non so quanto valgano nella vostra valuta, da pagare anche in due rate all’inizio di ogni semestre, cioè entro il 1° Settembre ed il 1° Marzo. Gli altri anni saranno un po’ più cari, ma se vostro figlio dimostrerà doti e abilità tali da fargli ottenere borse di studio potreste anche non sborsare un singolo zellino. Detto questo, mi congedo finalmente e vi lascio con un’ardua decisione da prendere. Ci vediamo alle sette pomeridiane di domani, mi raccomando, abbiamo poco tempo, fate in modo di avere una risposta definitiva.
    Non appena terminò il suo monologo, si rimise la bombetta in testa, salutò con un cenno del capo ed uscì dalla porta, scendendo le scale in maniera alquanto sciolta, quasi per dimostrarci che se i miei avessero accettato di mandarmi in quella scuola anch’io avrei potuto scendere le scale alla Michael Jackson.
    -Mah, che giornata pazzesca, andiamo a letto, decideremo domani sul da farsi, la notte porta consiglio, o almeno spero...
    E così tornammo a dormire, erano le 3 passate, certo, ma avevo voglia di parlarne ancora, non di coricarmi aspettando il giorno seguente, ma ormai i miei erano sconvolti e qualsiasi cosa avessi detto non avrebbe sortito alcun effetto, così filai dritto nella mia stanza, dove mia sorella continuava a ronfare nonostante tutto il fracasso di poco fa.
    Vogliono pensarci, ma pensare a cosa, DEVONO mandarmi lì, non esiste che resti qui a tirare pallonate per tutta l’estate, poi t’immagini io che sparo magie a tutti, sarebbe fantast...
    Caddi in un sonno profondo, non era da me addormentarmi in meno di dieci minuti, ma forse l’eccessiva agitazione di tutta la giornata ha finito per stroncare le mie energie. Il sonno fu talmente pesante che inizialmente a malapena ricordai cosa sognai, c’era uno stregone col cappello a punta che fulminava delle formiche giganti che poi prendevano fuoco. Dopo un po’ però mi accorsi che non erano giganti ma ero io che le vedevo con una lente d’ingrandimento e che quelli non erano fulmini ma i raggi solari intensificati dalla lente, inoltre lo stregone col cappello a punta ero io, ma con la barba che cambiava colore ogni volta che muovevo la lente... Era un sogno assurdo come mio solito, oppure aveva un senso ed io mi ricordo solo la parte più insensata, fatto sta che mi mise a disagio, volevo sognare di diventare un grande stregone invece alla fine facevo il bullo con degli insetti...

    Il risveglio fu ancor più confuso del sogno di quella notte. Ero in dubbio se tutta la strana vicenda del giorno prima non fosse stata altro che una parte di quello strano sogno o se era stato tutto reale, ma mi bastò rivedere la lettera di Hogwarts sul mio comodino, per mettermi il cuore in pace.
    Fiuu, tutto vero, per fortuna...
    Anche se era mercoledì, notai mio padre in cucina, il che significava che si era dato un giorno di ferie per poter riflettere e parlare a lungo di ciò che avrebbero alla fine deciso: non sapevo se decifrarlo come un segno positivo o negativo.
    -Oh, eccoti qua. Dicci, tu cosa ne pensi? Vuoi partire o pensi che stare lontano ti creerebbe problemi? Lo so che di solito vai dai nonni per settimane intere e che l’anno scorso sei stato in campeggio con gli scout per 2 settimane, ma qua si parla di almeno nove mesi l’anno, per sette anni; inoltre una volta entrato in questo “mondo” non ne potrai più uscire, addio vita normale.
    Tutte quelle precisazioni mi mandarono in bestia, come era solito ogni volta che mio padre mi parlava. I suoi erano finti discorsi, aveva già sentenziato qualcosa, me ne parlava solo per due motivi: o per convincere me che la sua scelta fosse la migliore, o per auto convincersi di aver deciso la cosa giusta.
    -Con questo che vuoi dire? Sai cosa ne penso, no? Io ci voglio andare, non mi interessa se dovrò stare lontano per anni da casa, e poi l’hai sentito quello, no? Tutti i ragazzi che vanno ad Hogwarts lasciano la loro famiglia, è normale...
    -Sì, ma stanno sempre in America, un colpo di telefono ed i genitori possono venire a prendere i propri figli...
    -La scuola è in Gran Bretagna papà, non in America, e dubito che gente che non sappia cosa sia un televisore usi il telefono.
    -Il problema però resta...
    Decisi di andarmene, più tempo li vedevo e sentivo le loro stronzate, più avrei rischiato di mandarli al diavolo e giocarmi ancor di più il loro eventuale consenso.
    Per dimenticare le assurdità che fino ad un attimo prima avevo sentito e per scaramanzia, mi misi a preparare una valigia con le cose più “essenziali”: la maglietta con Homer Simpson con la pancia in rilievo che mia zia m’aveva regalato, il Game Boy con un bel pacco di pile di ricambio, le ciabatte che per il campeggio scout avevo dimenticato rendendomi difficile anche l’andare a farmi una pisciatina e qualche numero di Piccoli Brividi per il viaggio: non sapevo esattamente con che mezzo saremmo partiti per Londra, ma anche con l’aereo qualche ora ci sarebbe voluta e siccome a me scoccia stare con le mani in mano, mi sono premunito. Ora la valigia era pronta. I vestiti e la biancheria ci avrebbe pensato mia madre, non potevo abbassarmi a prendermela da sola.
    Una volta riguardata, però, notai di come stavo prendendo la cosa per il verso sbagliato.
    Se non conoscevano la televisione, i miei compagni maghi non avevano modo di vedere i cartoni animati (e quindi addio alla figata del pancione di Homer), se sei mago di certo avrai passatempi migliori della semplice partita a Pokémon (e quindi addio alla figata targata Nintendo) e quasi certamente ad un mago che combatte contro draghi e demoni, non interesserebbero minimamente gli stupidi racconti per ragazzini di mostri, mummie e alieni di R. L. Stine.
    E così mi accorsi di come la mia vita in fin dei conti fino ad allora era stata patetica: tutto ciò a cui tenevo o che pensavo fosse ganzo, per loro non era nemmeno degno di considerazione. L’unico conforto che trovavo è che c’erano altre sei miliardi di persone che conducevano una vita a metà come la mia, e che almeno io ho avuto l’occasione di migliorarmi e di cambiare pagina. Questa presa di coscienza non fece altro che rafforzare le mie convinzioni: DOVEVO andare ad Hogwarts, costi quel che costi (e comunque quella roba me la sarei portata lo stesso, magari non li avrei tirati fuori davanti agli altri, ma prima o poi anche un mago dovrà andare al gabinetto, no?).

    Contrariamente a quanto pensassi, già a pranzo i miei avevano preso una decisione, e cioè quella di non prenderla affatto: toccava a me decidere.
    -Mi sembra logico che spetta a te decidersi sul da fare, quindi, che vuoi fare? Vuoi partire? Mi raccomando, pensaci prima di rispondere, se non ne sei assolutamente convinto non vergogn...
    -Sì, voglio partire!
    Se nella storia qualcuno avesse mai preso una decisione più velocemente di così evidentemente la domanda era ‘Vuoi diventare ricco e felice per il resto della tua vita?’
    -Ok, me l’aspettavo, comunque non posso fare a meno di dirti che se ci ripenserai, basterà che ci contatti e faremo di tutto per farti tornare a casa, ok?
    -Si, va be’, ma stai tranquillo che non ci ripenserò.
    -D’accordo allora, ora mangia però; prima di partire devi telefonare ai nonni e agli zii e spiegare che stai partendo e che non li rivedrai per un po’, pensiamo noi a dirgli dei particolari, tu salutali solamente, intanto tua madre ti prepara la valigia...
    Sentendosi presa in causa, mia madre sentì l’irrefrenabile impulso di dire la sua, che come al solito non erano parole di consenso.
    -Quella lettera non dice che vestiti si deve portare, vero? Ora come faccio, se non so dove diamine sta andando... Dovrai portarti due valigioni mi sa, perché io il piumone te lo metto in ogni caso...

    Così iniziai il giro delle telefonate, che sembrava non finire mai: ‘Poi dicci com’è andata!’, ‘Ora mi diventi inglese!’ i commenti delle mie zie che per fortuna presero tutto alla leggera, forse perché omisi il fatto che andavo a studiare magia e non Shakespeare; ‘Prima passa da noi che ti diamo qualche soldo’ fu invece il terrificante messaggio dei miei nonni, i soldi erano una copertura per riempirmi di baci, ma siccome sapevo come la pensavano i miei fui costretto ad andarci, meno male che erano gli unici parenti che abitavano nella mia stessa città, sennò la Via Crucis sarebbe durata il quadruplo.
    -E che ci vai a fare a Londra? Non ti piaceva qua? Mamma mia, oggi anche i ragazzini sono costretti ad emigrare per studiare...
    Mio nonno centrò perfettamente il punto, ora evitare il discorso magia era abbastanza difficile da evitare.
    -Non è proprio Londra, starò lì solo qualche settimana e no, quello che sto andando a studiare non lo insegnano in Italia...
    -E già, cosa stai andando a studiare, magia? Ma và, speriamo che non viene a costare troppo ai tuoi genitori sta stronzata, quante ve ne confortano, a te e a tua sorella!
    Il sarcasmo di mio nonno centrò paurosamente il punto, ma per fortuna subito dopo il discorso cambiò.
    -Tieni, sono 300.000 lire, sei un bambino intelligente, lo sai che questi sono tanti soldi e non si spendono in fesserie, no? E non farli vedere a nessuno, mi raccomando. Una volta giunto a Londra cerca subito una banca per cambiarti i soldi, lì usano altre valute, ma questo lo sai già... Dacci un bacio a me e alla nonna, sai che ci mancherai, perché non ti porti quel cellulare? L’hai comprato solo per giocarci?
    Smack!!! (Il bacio di mio nonno)
    -Ehm, no, m’hanno detto che lì non prende nulla, sai è un castello medievale un po’ isolato, e...
    Smack!!!!!!!! (Mia nonna)
    -Va be’, ora vado, alle sette mi viene a prendere l’incaricato della scuola e non voglio fare tardi...
    Una volta finiti i rituali di separazione, mi sentii più leggero e mi fiondai in camera per vedere a che punto erano sti “valigioni” che mia madre aveva minacciato.
    La situazione era allarmante: non erano valigioni, ma 4 mini appartamenti, ogni valigia era alta quanto me e larga il doppio, pesavano un quintale l’uno e mia madre cercava ancora borse per mettere le creme solari e gli antizanzare.
    -Così non si fa nulla, non posso viaggiare con tutta sta roba...
    -Ma sei scemo? Starai via dieci mesi, e devi portarti l’equivalente di dieci mesi di vestiti e medicinali...
    -Si, ma sono già le sette e ancora non abbiamo finito, che figura ci facciamo se ser Richard arriva e ci ritrova a schiacciare valig...
    Dlin-Dlon!
    Ed eccolo lì come se fosse stato evocato, puntuale come un orologio svizzero.
    -Parlando del diavolo...
    -Salve, è tutto pronto? Avete preso una decisione? Se sì, scusate se sono frettoloso ma ci aspettano fra 15 minuti al Ministero, perciò...
    -Ehm, sì abbiamo deciso, vengo, sì, però, eh, ecco...
    -Sì?
    -Ho con me tanti bagagli che non so come fare a...
    -Oh, niente paura, ci serviranno soltanto due valigie, se fate come vi dico in 5 minuti riusciamo a farcela, dai! Signora, riapra tutte le valigie e metta il quantitativo di vestiario per due settimane in quella piccola valigia lì.
    Mia madre abbastanza contrariata fece come disse il signor Uppercut, d’altronde ha dimostrato essere abbastanza organizzato.
    -Ottimo, adesso la chiuda e lasci fare a me il resto... Expansio! Ora potete mettere tutto il resto in quell’unica valigia, fate presto e, ah, per riprendere il contenuto dovrai usare l’incantesimo Accio che ormai conosci, perciò non ci sono problemi.
    -Meraviglia, come la borsetta di Mary Poppins!
    Un po’ imbarazzato per lo stupido commento di mia madre misi in fretta e furia tutto quel macello di roba e chiusi finalmente la valigia che “magicamente” pesava come se fosse vuota.
    -Possiamo andare? Avete altro da fare prima della partenza? Ci sono rimasti 11 minuti scarsi...
    -Certo, dobbiamo ancora salutare nostro figlio!
    Stavolta capii l’indisposizione di mio padre, fare tutta questa fretta in un addio anch’io lo trovai poco delicato.
    -Ciao, campione, comportati bene e fatti sentire sempre, so che non sei di molte parole, ma un ‘Ciao, mi diverto’ o un ‘Mi mancate’ possono andare bene. Abbraccia anche tua madre e saluta tua sorella.
    Mia sorella aveva solo 4 anni in meno di me ma ne aveva sempre dimostrati sessanta in meno, era proprio di un’altra pasta, troppo infantile anche per una bambina di 7 anni. Questo essere talmente diversi mi rendeva difficile il mio rapporto con lei, ed il fatto che eravamo di due sessi diversi poi ingigantiva il tutto. Tant’è che me ne uscì con un semplice:
    -Bhè ciao!
    Ma poi ripensandoci, chiesi a ser Richard:
    -Signor Uppercut, per caso anche mia sorella è una maga?
    -Si dice strega, non maga, e comunque questo non te lo potrà dire nessuno: se fosse nata in una famiglia di maghi non c’erano dubbi, ma per i nati babbani la cosa è molto diversa. L’esplosione magica avviene in coloro che sono predisposti solo con l’adempimento dell’undicesimo anno d’età, quindi fino ad allora non abbiamo alcun segno che una certa persona possieda o meno tali poteri, per questo nei secoli siamo riusciti a suddividere le scuole babbane in elementari e medie, in modo da rendere il trasferimento molto più semplice. Comunque non sono rari i casi in cui più parti della prole di uno stesso nucleo famigliare posseggano poteri magici, quindi perché no, potrebbe essere.
    -Sentito? Forse sei una strega, esercitati coi cucchiaini!
    Ora che ebbi pure avuto l’occasione di fare lo sbruffone, ero pronto per partire.
    -Ok, andiamo!
    -Bene, seguimi.
    -In gamba, campione!
    -Ci mancherai!
    -Ciao!
    Dopo che ognuno avesse detto la sua frase di commiato, ser Richard ritornò a scendere le scale come se stesse camminando, una cosa troppo strana da vedere per trattenersi nel ridergli in faccia.
    Una volta sotto, sul marciapiede finalmente soli, glielo chiesi:
    -Ma come faremo ad arrivare in 10 minuti al Ministero?
    -Ora sono 7 i minuti... Soffri di stomaco?
    -Bhè, la Nutella mi fa venire spesso la diarrea e...
    -Benissimo, tieniti forte, si vola!
    -Eh?
    Infatti volammo, o meglio, ci spaccammo in diecimila pezzi e ci contorcemmo come se fossimo stati ingurgitati da un tornado, non che sappia come si stia dentro un tornado, ma potevo immaginarmelo; avevo i piedi sulla faccia, o quella che credevo fosse la mia faccia, il braccio di ser Uppercut mi circondava la vita, ma allo steso tempo lo sentivo anche alle caviglie, i miei sensi a parte il tatto che funzionava anche troppo, erano offuscatissimi così non capii che stesse succedendo e né ebbi la forza di fare congetture, so solo che dopo quel viaggio terrificante arrivammo a destinazione.: un bel cesso pubblico.
    -Eccoci qui, al Ministero!


    Il Ministero e la magia

    Mi chiesi se avessi capito bene:
    -Ministero?
    -Sì, il Ministero della Magia Britannico... Ovviamente questa è solamente un’entrata secondaria – potevo dire di servizio, ma sarebbe stato alquanto inadeguato, data la situazione – ma esiste un ingresso principale davvero faraonico, così come lo sono le sue interminabili code, quindi ogni impiegato preferisce un’entrata meno elegante ma più confortevole... E caso volle che il livello ove è ubicato il mio ufficio è raggiungibile proprio dalla passaporta dei servizi pubblici londinesi. E così faremo noi, mi dispiace che tu non possa vedere la struttura per intero, ma non siamo qui per turismo, abbiamo poco tempo: per la visita guidata faremo un’altra volta.
    Non riuscii ad afferrare bene ciò che aveva appena detto, ma non ne capivo il motivo, poi ragionandoci un po’ scoprii il perché: come diavolo si faceva ad entrare in un ufficio da un gabinetto? La risposta era forse la citata passaporta? Stavo per chiedere delucidazioni a ser Richard, quando...
    -Ecsc mì!
    Un omone tutto sudato in canottiera mi sbatté contro, e come se nulla fosse, continuò nella sua poderosa corsa fino al bagno, sbuffando per lo sforzo quando aprì la porta.
    -Ma che cavolo? Che maleducato!
    -In realtà ha chiesto il permesso, infatti io mi sono spostato, ma lo ha chiesto in inglese: non l’hai sentito?
    -Sì, ho sentito un farfugliamento in effetti...
    -Non stava farfugliando, ha detto Excuse me, significa scusatemi o fate largo... Non lo sapevi?
    -Sì, ma non avevo capito... insomma, troppo veloce...
    -Bhè, dovrai abituarti, non è che ti si potrà parlare solo via spelling... Dai, entriamo che c’è già fin troppa confusione...
    E così entrammo, ma prima di noi lo fecero altri due signori vestiti con eleganza retrò come ser Richard e pensai fossero altri maghi. Una volta dentro, mi accorsi che più che un bagno sembrava un ufficio postale il giorno delle pensioni: una quantità impressionante di persone calcavano le fila di ogni singolo gabinetto. Per fortuna queste erano abbastanza celeri a sfoltirsi: una persona entrava nella cabina e dopo una decina di secondi scarsi spariva, dando l’opportunità a chi lo seguiva di entrare e conseguentemente di svanire allo stesso modo. Ogni tanto si sentivano dei lamenti ed in quei casi la fila si fermava bruscamente.
    -Oh, nooo!!
    Si lamentò all’unanimità la fila alla nostra sinistra...
    -Evidentemente il nostro amico babbano è entrato in quella cabina, eheh!
    Anche nel riso il mio tutore manteneva compostezza, cosa che non si poteva certo dire dei suoi colleghi che agli scrosci e ai fragori aromatici che provenivano dall’altro gabinetto, dimostravano tutto il loro rivolgimento.

    -Ecco, tocca noi.
    Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa, poi, come se l’avesse trovata, si rivolse a me dicendomi:
    -Non vedo babbani attorno, bene, terrò la porta aperta così vedi cosa dovrai fare, ma se intravedo qualcuno con sembianze babbane dovrò immediatamente chiudermi dentro, quindi non metterti troppo vicino o bloccherai la porta.
    Così, dopo aver aperto il bagno, si infilò dentro l’angusto spazio e mi spiegò:
    -Vedi? Sembra un normale servizio igienico, ma in realtà è una passaporta. Cioè un oggetto magico incantato per far sì che ti trasporti in un determinato luogo. Sfrutta in pratica lo stesso principio dell’incantesimo di Materializzazione che ho usato per portarti qui a Londra, però c’è una grossa differenza:
    il Ministero, così come Hogwarts e tutti gli edifici importanti e come tale possibili bersagli per attacchi di malintenzionati, hanno una protezione atta a rinviare qualsiasi cosa o persona voglia introdursi al loro interno senza autorizzazione. Avere la suddetta licenza, però, non è praticamente possibile, dato che gli unici a possederla sono rispettivamente il Primo Ministro ed il preside della scuola stessi, perciò capirai il perché non ci siamo materializzati direttamente nel mio ufficio. Inoltre la smaterializzazione che avviene in questo passaggio, per via della sua brevità, è quasi impercettibile, a differenza del nostro ultimo viaggio di cui si può dir tutto, tranne che è stato confortevole. Guarda, infilo i piedi qui dentro e poi tranquillamente tiro lo sciacquone: è semplice!
    Rabbrividii all’idea di dover farlo anch’io dopo di lui, ma per fortuna ser Richard come se mi avesse letto nella mente, mi rassicurò con altre informazioni.
    -Tranquillo, quest’acqua è un’illusione per dare credibilità all’ingresso segreto, come tutto il resto, d’altronde. Vedi questi disegni pittoreschi raffigurati nelle pareti dello stanzino? Bene, non sono certo gli originali disegnati da qualche discolo ragazzino babbano, ma delle fedelissime copie. Questa stanza è accessibile solo dai maghi: toccando la porta si attiva o meno l’incantesimo illusorio che ti permette di accedere a questa versione del bagno, tutto dipende da chi la tocca. Sei un babbano? Entri nel vero bagno, sei un mago? Bene, hai accesso alla passaporta, altrimenti, oltre ai maghi, avrebbero accesso al Ministero anche tutti gli scarichi di questi servizi igienici. Tutto chiaro? Oh, dimenticavo, la sporcizia che vedi purtroppo è vera, perciò ci laveremo per bene le mani una volta usciti dal Ministero, o ci beccheremo qualche infezion... Babbano!
    Come aveva predetto, chiuse bruscamente la porta proprio perché un ragazzo in jeans e maglietta militare entrò dall’ingresso principale. Fu in quel momento che una delle domande che avrei fatto a ser Richard ottenne da sola la risposta: come il mio tutore, tutti gli altri maghi si accorsero dell’intruso, così lo fecero passare immediatamente a capofila, in modo che non riuscisse a vedere gli ingressi senza uscita dalle latrine degli altri uomini, poiché troppo impegnato a far i suoi bisogni. Evidentemente la cosa era stata pianificata a lungo, poiché lo stratagemma era impeccabile: il ragazzo non si domandò minimamente il perché nonostante la lunga coda, gli altri lo fecero passare avanti; era un gesto gentile, e prima che qualcuno se ne pentisse, era meglio approfittarne al volo.
    -E’ entrato?
    Mi chiese ser Uppercut.
    -Sì, proprio ora.
    -Bene, posso riaprire quindi. Ripeto la domanda: tutto chiaro? Se hai ancora dubbi dillo, sennò dopo che me ne sarò andato sarai da solo.
    -Sì, qualcosa in effetti non l’ho capita: se questa è un’illusione, la stanza reale dov’è andata?
    -Da nessuna parte, è ancora qui, questa si è semplicemente sovrapposta: è l’unione di due incantesimi, uno espansivo, l’altro illusorio; ora non chiedermi quali sono perché non lo so, non posso conoscere tutti gli incantesimi di questo mondo: il reparto illusioni del Ministero è stato fondato proprio per questo tipo di incanti. Un impiegato dell’ufficio ogni primo del mese è tenuto a controllare ed aggiornare gli incantesimi illusori che tengono aperti questi passaggi, infatti questa firma Yollo qui in alto è nuova, farà parte dell’aggiornamento di questo mese, non mi pare di averla mai vista, qualcuno l’avrà scritta durante il mese di giugno. Ora, hai domande inerenti alla procedura di ingresso?
    Il tono leggermente innervosito di ser Richard indicava chiaramente che avrei fatto meglio a mangiarmi tutte le altre domande sulla questione.
    -No, metto i piedi a mollo e poi tiro lo sciacquone, no?
    -Ecco, era questo che volevo sentire, mi raccomando fai presto o dovrò preoccuparmi.
    Così, chiuse nuovamente la porta e dopo aver udito lo scroscio dell’acqua entrai finalmente anch’io. Mi domandai seriamente se quella fosse la stanza reale o illusoria, se la porta mi avesse riconosciuto o se ci fosse stato un errore o addirittura se non mi riteneva un mago. Ma purtroppo l’unico modo per scoprirlo era quello di immergersi fino alla caviglia nel liquame oleastro del water.
    Squash, splot, sguack!
    Se non avevo vomitato con quel folle teletrasporto fui sul punto di farlo in quel momento, ma per mia fortuna non ero tanto debole di stomaco, infatti non ho memoria di nessuna serata passata al letto con una scodella in grembo in cui rimetterci dentro; non ne ho mai sofferto.
    Tirai la corda dello sciacquone come quando si tira la coda ad un toro per farlo innervosire a causa di una stupida scommessa fallita: ero di una lentezza micidiale, ma per fortuna nemmeno mi accorsi dell’acqua che scendeva giù, poiché ero io stesso che in qualche modo mi liquefacevo.
    Fortunatamente l’indescrivibile sensazione di sudiciume durò nemmeno un secondo perché mi ritrovai perfettamente asciutto seduto su una poltrona di pelle davanti ad una scrivania presieduta da un tipo anziano e con gli occhialini appoggiati sul naso che leggeva il giornale. Al mio arrivo mi guardo e chiese:
    -Pliz?
    -E’ con me Wiston, è il nuovo studente italiano che sono andato a prender ieri.
    La voce era quella di ser Richard, che evidentemente mi aspettava seduto sulla poltrona alla mia destra; menomale, perché non avrei saputo cosa rispondere.
    Così l’uomo di nome Wiston con un borbottio tornò alle sue pagine del quotidiano.
    -Tranquillo, era Wiston, il custode del livello, è suo compito fare domande a chi non conosce, sia per sicurezza che per efficienza. Ti mostro il 5° livello: dove stiamo andando noi ci sono gli uffici minori del reparto Rapporti Internazionali – per inciso, sono minori non perché più piccoli, ma perché non trattano pratiche legate ai criminali stranieri – mentre alla nostra destra c’è il lunghissimo corridoio degli Affari Interni; dietro di noi c’è l’enorme salone per i Congressi Impellenti: è più di dieci anni che non viene usato, ma non dirlo a chi è costretto a pulirlo nonostante tutto, eheh!
    Produsse nuovamente quella sua discretissima risata: era visibilmente divertito, ma non apriva mai la bocca sfoggiando un sorriso a 32 denti, a ridere per lui erano gli occhi.
    -Eccoci qui, Isabelle, ti presento Emanuele, il mio nuovo pupillo, Emanuele, Isabelle.
    -Oh, nas tu mitiu diea!
    Ecco, ci eravamo di nuovo: probabilmente conoscevo cosa mi diceva, ma non lo capivo proprio ad orecchio!
    -Isabelle, ti ricordo che è italiano, manca ancora di esercizio il ragazzo!
    -Oh, souui! Ai masnou ainou ainou!
    Per un secondo mi chiesi se mi prendesse in giro con sti aiou ripetuti in continuazione, ma dalla sua espressione trapelava un forte senso di dispiacere, così scartai quella presuntuosa idea.
    La giovane donna tirò fuori dalla borsetta la sua bacchetta, se la puntò sulla tempia ed esclamò:
    -Logoscomprehendi! Ora mi capisci, piccolo?
    -D-direi di sì...
    Dopo quell’incantesimo sembrava quasi un’altra persona che parlasse, solo la voce mielosa restò uguale.
    -E così hai scoperto come anch’io facevo a comunicare con te e la tua famiglia in una lingua straniera.
    -Quindi posso parlare solo alla gente che si spara addosso quest’incantesimo?
    -Uhuhuh, no, piccolo, non ce n’è bisogno, basta che lo usi su te stesso che riuscirai a capire e a farti capire da chiunque, noi lo abbiamo su noi stessi perché è una fattura e non abbiamo alcuna autorizzazione per lanciarla su un minore.
    -Quindi dovrò subito imparare a lanciarla!
    L’idea mi terrorizzava, non sapevo nulla di niente, non avevo bacchetta e nell’usare Accio avevo fatto un macello: non sarei mai stato in grado di lanciare un incantesimo di quel livello...
    -Non ce ne sarà bisogno, non appena i tuoi genitori spediranno i documenti in cui mi autorizzano come tuo tutore a tutti gli effetti sarò io stesso a lanciartela; certo, sarebbe utile che la imparassi per conto tuo, in modo che non dovrai sempre dipendere da me, ma è una fattura mentale, non si studia a scuola, ma una simile la si impara al quarto anno e padroneggiata quella, questa sarà una passeggiata. Bhè Isabelle, siamo ancora in tempo per presentare la sua domanda di iscrizione?
    -Certo, avete ben 34 secondi per firmare, 33... 32...
    -Sì sì, abbiamo capito, non ci badare, sta scherzando, non è vero, basta che la presentiamo entro la mezzanotte di stasera e siamo a norma, quindi c’è tutto il tempo: ricordati, mai firmare nulla prima di leggere attentamente il testo, anche se si tratta di cose sicure come questa. Tieni, leggi e quando vuoi, firma qua.
    Mi indicò diligentemente il luogo dove avrei dovuto apporre la mia firma, come se ce ne fosse bisogno: il “Firma Qui” era così grande ed evidente che avrei potuto scrivere il mio già lungo nome per intero almeno sette volte.
    -Quando firmerai, firma pure largo, sai tra i babbani non si usano nomi molto lunghi, ma tra i maghi la cosa è diversa, c’è chi ha otto o anche nove nomi, più il cognome! Infatti questo è un modello unico.
    Sapevo che mi avevano appena esortato a leggere tutto il testo con attenzione, ma c’erano così tante clausole, che alla fine lessi solo poche righe all’inizio di ogni paragrafo o articolo, e da quello che lessi sembrava tutto a posto: iscrizione all’istituto di magia di Hogwarts; attenersi alle norme ed agli editti di comportamento; la scuola non si assume alcuna responsabilità se venissero infrante tali norme da parte dello studente; il materiale preso in prestito di proprietà della scuola deve essere restituito entro le date di consegna; i docenti hanno la facoltà di segnalare al preside ogni atteggiamento e/o comportamento inadeguato; si può venir espulsi per gravi irregolarità; si possono eseguire incantesimi e sortilegi non previsti dal piano di studi ma nessuno che venga contro alle direttive scolastiche e ministeriali; non si deve arrecare danno a cose o persone, in tal caso si incorrerebbe a sanzioni pecuniarie e/o penali; fino al conseguimento della maggiore età non si può esercitare magia al di fuori degli istituti autorizzati; i genitori o i tutori legali possono aver concesse visite autorizzate solo previa richiesta inoltrata al preside scolastico; gli animali devono essere tenuti sempre in gabbia o nelle loro aree attrezzate...
    -Basta!!! Non ne posso più, firmo.
    E firmai con la mia bellissima ed infantilissima firmetta da bamboccio.
    -Bene, questa è fatta, mentre spedisco questa domandina di iscrizione, leggi lo Statuto Magico: sei tenuto a rispettarlo come mago, se non lo farai, bhè, ne pagherai le conseguenze; non c’è nulla da firmare, col tuo undicesimo anno d’età sei entrato di diritto nel nostro mondo e perciò dovrai sottostare alle sue regole, è meglio che leggi con cura anche questo perché d’ora in avanti si presumerà che tu ne sia a conoscenza. Non è altro che un sunto del nostro Statuto, ma sono pur sempre tre interi fogli di pergamena da leggere. Ora scusami, ma se non la do al corriere prima che esca dall’edificio, sono guai. Locomotor!
    Per lanciare quell’ennesimo incantesimo, colpì con la sua bacchetta la busta contenente la mia domandina, la quale si spiegazzò fino a formare un aeroplanino di carta. Poi come mossa da un’impercettibile brezza si mise a planare. Anzi, a volare proprio, non aveva alcuna intenzione di cadere.
    -Meglio che la segua, potrebbe perdere tempo bloccandosi in qualche ascensore colmo di gente; tornerò fra pochissimo.
    Così tornai al mio mattone di regole e leggi da leggere. Mi domandavo sempre più se la mia vita d’ora in avanti sarebbe stata sempre così: da un lato situazioni inverosimili come un uomo adulto che insegue un aeroplanino di carta, mentre dall’altro un’infinità di nuove regole da scoprire.
    -Dai un’occhiata veloce, tesoruccio. Lui fa sempre l’esagerato: quello Statuto elenca situazioni troppo estreme per cui tu possa infrangerne le leggi. Ti faccio una sintesi io: non uccidere, non rubare, non stregare oggetti altrui, non perseguitare, non maledire fino alla morte qualcuno e soprattutto non iniziare una guerra contro il Ministero. Farai qualcosa di tutto questo? Penso proprio di no, quindi ora riposati che dopo aver letto quel regolamento sarai esausto, per l’amor del cielo, hanno solo undici anni questi angioletti, perché caricarli di tutte queste pressioni? Immagino sarà stato già difficile per te lasciare la famiglia, non è vero? Che sei carino! Ah, se solo avessi un figlio come te, non finirei mai di sbaciucchiarlo! Quando arriverà Charlie mi raccomando, fai finta di averlo letto tutto!
    E quando finalmente finì di squittire, potei riposarmi. In effetti notai di esser parecchio stanco ora che avevo un attimo per riflettere, ma nonostante tutto se qualcuno me l’avesse permesso, sarei andato a curiosare dappertutto in quello strano luogo dove gli spazzoloni si muovono da soli e gli appendiabiti seguono chiunque porti una giacca.

    -Psst! Orsacchiotto, vedo il tuo tutore, mettiti in posa!
    Subito presi le pergamene e le misi in grembo per esibirmi in un gesto di lettura; avevo più paura di non eseguire gli ordini di quella Isabelle che di dire la verità a ser Richard e cioè che non me ne fregava niente.
    -Viste quante regole, eh? Mi raccomando, segui sempre la retta via, continua a leggere, nel mentre parlo con Isa la Bella.
    -Che sbruffone! Ma vieni qui, tenerone!
    -Cioccolatona!
    -Nasin nasino!
    -Naso naso!
    Brrr... Non riuscivo a credere a cosa stessi per assistere. Certo, la “dolcissima” Isabelle era un bel vedere, ma ridursi così per lei era troppo, soprattutto per un uomo tutto d’un pezzo come ser Uppercut.
    -Dimmi Isa... Matthew è tornato con l’altro ragazzo?
    -No, purtroppo, è ritornato ieri sera, delusissimo, dicendo che il ragazzino aveva già scelto la Lames Fortes come scuola di magia, che peccato, a quest’ora avrei avuto ben due angioletti seduti in quelle sedioline. Ma gli ho detto di rasserenarsi, non è stata colpa sua, sono cose che succedono.
    -Ma non a me!
    -Già, non a te, perfettone!
    Ormai nemmeno li ascoltavo più per quanto mi ripugnavano quei discorsi, tant’è che senza accorgermene avevo letto mezzo foglio di pergamena, così decisi che tanto valeva dare una lettura meno meccanica; così facendo scoprii una cosa che mi addolorò molto: era vietatissimo rivelare la magia ad estranei babbani, neanche ai migliori amici, questo quindi escludeva degli show magici durante i compleanni, che sfiga!
    Dopo averci rimuginato un po’ però mi accorsi di non aver salutato nemmeno uno dei miei amici prima della partenza e che quindi ai loro occhi sarei apparso come un gran maleducato. Altro che intera estate in loro compagnia! Tutti quei cattivi pensieri mi resero ancor più intollerante ai loro discorsi, così mi alzai di scatto e sbattei quei fogli sulla scrivania della “cioccolattona” dimostrando tutta la mia impazienza.
    -Messaggio ricevuto, andiamo ora, ci vediamo Isabelle, saluta Isabelle, ciao ciao zia Isabelle!
    Pure zia ora era diventata?
    -Ehm, salve signora!
    -Che cattivo che sei, l’hai messo in imbarazzo, poveretto, ciao Emy! Divertiti ad Hogwarts! E vienimi a trovare appena puoi! Anche solo per quattro chiacchiere, sarai sempre il benvenuto!
    Ottimo, un diminutivo così femminile nessuno me lo aveva mai dato, nemmeno mia madre che soleva esprimere il suo amore con squittii che sfioravano gli infrasuoni quando ero in età prescolare.

    Mentre ci avviavamo verso non so dove, ser Richard riprese l’imbarazzante argomento:
    -Presumo tu abbia sentito i nostri frivoli e vezzosi discorsi, ma quello che ho fatto è solo a scopo ehm, professionale, infatti oltre al fatto che così lego con la mia collega d’ufficio per un sempre più ehm, proficuo rapporto di lavoro, mi sono anche preso la libertà di informarmi della presenza o meno nella tua futura scuola di un tuo connazionale, cosa che spero tu abbia sentito, negativa. Peccato, avere qualcuno con cui poter legare fin da subito poteva essere d’aiuto, ma non ti preoccupare, le amicizie le farai sicuramente.
    Pian pianino riacquistò il suo colorito naturale sbiadendo qua e là il rossore che nemmeno lui seppe celare.
    -Dov’è che andiamo ora?
    -All’uscita ovviamente, dobbiamo andare al collegio per farti seguire il corso di lingua inglese, ricordi?
    E così entrammo insieme ad altre sei o sette persone in un antiquato ascensore con una decina di maniglie prensili sul tetto.
    -Dove andate colleghi? Pian terreno?
    -Pian terreno!
    Risposero alcuni, altri dissero terzo e settimo livello, ma a quanto pare la regola della maggioranza prevalse ancora una volta ed un signore con sciarpa, guanti e berretto di lana in pieno luglio premette il pulsante G. [Ground in inglese]
    -Tieniti forte ora, che si balla!
    Swisss!
    Come c’era da aspettarsi, quell’ascensore non era affatto un ascensore normale, ma si mise a viaggiare alla velocità della luce nelle 3 dimensioni possibili, rimescolandomi tutti i fluidi corporei, incluse le feci mi sa.
    Improvvisamente il mondo finì di girarmi attorno e le sbarre dell’ascensore si aprirono. A quanto pare non eravamo ancora a piano terra, poiché nessuno, noi compresi, scese dalla gabbia, ma invece salirono a bordo un paio di aeroplanini stregati.
    -Anche i foglietti prendono l’ascensore?
    -Certo, sennò come vai agli altri piani? Attento che si riparte!
    Non appena si richiusero le sbarre, l’ascensore ritornò ad impazzare su e giù, avanti e indietro, a destra e a sinistra prendendosi la libertà di andare anche in diagonale e nei due sensi quando ne aveva voglia. Il problema fu che stavolta non riuscii ad afferrare in tempo la maniglia messa intelligentemente ad un chilometro d’altezza, così quest’ultima parte del viaggio la dovetti affrontare sbattendo addosso ai miei compagni di viaggio che per fortuna erano tanti.
    -Arrivati! Tutto bene? E’ elettrizzante la prima volta no?
    Come no, quando faceva così mi veniva una gran voglia di picchiarlo sul grugno...

    Tutto indolenzito seguii il mio tutore che fresco come una rosa mi aveva distaccato già di una decina di metri e quando se ne accorse con tono addolorato mi disse:
    -Mi dispiace, ma la prossima parte del viaggio continuerà ad essere turbolenta. Consolati però, avrai ben due settimane per riprenderti da questi scossoni.
    Eccome no, probabilmente per uscire da questo manicomio ci dovremo buttare sul fuoco!
    Mai nessuna battuta sarcastica si rivelò esser più vera di quella.
    -Eccoci nella Hall principale, grandiosa, vero? Se vuoi lì c’è un chiosco che vende ottimi gelati al Kyactus, pungenti al punto giusto, oppure possiamo fermarci a fissare la statua della fontana, ha ispirato vari artisti nelle loro opere più belle, sai? Guarda e scegli pure cosa fare: ora abbiamo tutto il tempo che vogliamo!
    In effetti cose bizzarre e belle da vedere ce n’erano a bizzeffe, ma la cosa che mi premeva al momento era sapere quale altra tortura fisica mi attendeva prima di uscire da lì, ser Richard non poteva certo aspettarsi che dopo avermi anticipato ciò che mi aspettava, me ne sarei rimasto zitto e tranquillo.
    -In realtà più che altro vorrei sapere come intendi farmi uscire dal Ministero e perché sarà doloroso.
    -Non ho affatto detto che sarà doloroso, ho detto che non sarà piacevole, questo sì. Vedi ci sarebbero due modi: o usciamo dall’ingresso principale, sempre che ci riusciamo, così saremo direttamente al centro di Londra e a quel punto dovremmo farcela a piedi fino alla nostra destinazione, dato che non potremo materializzarci davanti a tutti quei babbani; oppure usiamo la metropolvere che ci porterà a destinazione in un batter d’occhio.
    -E cos’avrebbe di terribile questa metropolvere?
    -Ah, di suo nulla, il problema è che quando viene utilizzata ha la tendenza di avvolgere tra le fiamme il viaggiatore; fiamme che non bruciano certo, ma la sensazione per chi non è abituato è comunque sgradevole.
    Era da ammetterlo: quel giorno la mia immaginazione venne battuta otto a zero dalla magia, un bel cappotto, non c’è che dire.
    -Ok, siccome non ho nessuna fretta di finire abbrustolito, mi guardo in giro.
    -Prego, io invece mi leggerò la Gazzetta in santa pace, se mi cerchi, sarò seduto là, a quel tavolino.
    Una volta solo, mi guardai intorno, osservando fin nel più piccolo dettaglio qualsiasi cosa che capitasse sotto i miei occhi, c’era davvero di tutto.
    Intanto, le dimensioni di quell’atrio erano impressionanti: largo come una piazza all’aperto di una capitale europea ed alta almeno una sessantina di metri, poteva ospitare un’intera colonia di elefanti indiani messi in parata ed uno sopra l’altro. Il problema sarebbe sorto però non appena qualcuno di quegli elefanti si fosse mosso, poiché superati i tre metri d’altezza, le pareti non erano più fatte di mattoni o di qualsiasi altro materiale fossero fatte, ma di vetro. Vetro riflettente che permetteva all’enorme figura del Primo Ministro (almeno pensai si trattasse di lui) di fare quattro passi quando ne avrebbe avuta voglia. Se c’era una cosa che avevo capito dei ritratti magici da quei volantini delle scuole straniere era che ai modelli non piaceva affatto rimanere fermi a farsi ammirare; diavoli, nemmeno la statua della scuola finlandese ci stava, figuriamoci una persona in carne ed ossa.
    -Che sagoma, eh? C’è chi lo difende dicendo che come Primo Ministro ha il dovere di sembrare autoritario ed intransigente, ma io lo conosco bene: si è messo in quella maniera perché gli avevano chiesto di mettersi in una posa regale e guarda come s’è messo! Sembra che gli abbiano appena detto che ha perso alle elezioni, bah!
    Ser Richard, nonostante potessero sentirlo in almeno duecento lì dentro parlar male del suo datore di lavoro, non se ne curò e per dirmelo gridò così forte da sentirlo forte e chiaro da quella distanza. Io mi guardai intorno, ma sembrava che nessuno lo avesse sentito, tranne una vecchia signora poco dietro di me che però non capì da dove provenisse la voce.
    -Tranquillo, qui la gente è così occupata a pensare agli affari suoi che nemmeno ti stanno ad ascoltare: quasi nessuno viene al Ministero per passarci la giornata, ci si stressa troppo.
    In effetti, bastava vedere cosa successe a quella vecchietta che per cercare la fonte di quella voce venne travolta da decine di borse e ventiquattrore che la colpirono senza pietà da tutte le parti, per accorgersi del menefreghismo della gente.
    -Le do una mano, signora?
    Chiesi nella maniera più gentile che potevo, mi fece troppa pena.
    -Oh, yes diarr... Meibi didiu nou...
    Ecco, ci risiamo...
    -Ehm no, signora, non lo so, ma quell’uomo seduto lì a quel tavolo probabilmente lo saprà, lavora qui da tanti anni.
    E la mandai gesticolando un po' goffamente dal mio tutore: d’altronde era colpa sua se la signora era stata travolta da quegli automi umanizzati.
    Anche se volevo godermi la scena, mi girai facendo finta di nulla per evitare di essere scoperto e tornai ad osservare il panorama. C’erano delle mensole a rotelle che correvano qua e là lungo la sala e che due volte su tre finivano per sbattere contro qualcuno che passava nel loro percorso; poi c’erano interi stormi di aeroplanini che sostavano in attesa dell’ascensore da prendere ed altri che libravano in aria per cadere nell’occhio dell’ignaro funzionario a cui evidentemente erano stati spediti: avevano una mira impeccabile, beccavano sempre l’occhio destro. Di spazzoloni incantati che pulivano e lucidavano il pavimento ce n’erano a bizzeffe, ma nonostante tutto a terra era quasi ovunque sudicio, il perché era facile intuirlo: i maghi andavano e venivano da uffici in cui pioveva, sale d’aspetto con annessa zona verde amazzonica e più in là c’erano i terribili camini in cui mi sarei dovuto carbonizzare di lì a poco. Anche entrare nelle cabine radiofoniche non era certo semplice dato che i portelli avevano l’abitudine di chiudersi sul naso di chi volesse utilizzare l’apparecchio.
    Inoltre, ovunque era tappezzato di volantini di un ricercato, stile Far West, con tanto scritto “Wanted, Dead or Alive”. Anche il nome sembrava tipico di un brigante da saloon: Sirius Black, il pistolero di Los Palacios. L’unica cosa che era nettamente diversa da un volantino dei film di Sergio Leone era che qui il ricercato urlava e si dimenava come un ossesso, quasi fosse indemoniato, il che in qualche modo spiegava il motivo di tale accanimento mediatico.
    Ma la cosa più sorprendente di tutte era in effetti la fontana: tutta d’oro, rappresentava un mago, una strega, un cosino brutto e gobbo, un altro mostriciattolo piccolo ma più grazioso a vedersi ed un centauro muscoloso ed abbastanza incazzato. Cosa stava a rappresentare era difficile dirlo, ma se fu costruita solo per fare effetto, bhè, ci riusciva alla grande.
    -Me l’hai mandata tu, non è vero?
    -Chi?
    -La signora Barrow, non nasconderlo...
    -Non so di cosa tu stia parlando, comunque ho visto abbastanza, possiamo andare!
    -Va bene, seguimi.
    -Lo so dove sono i camini, di là!
    E mi avviai senza aspettarlo, in modo da dimostrargli che non dovevo dipendere per forza da lui per ogni cosa.
    -Esatto, e saprai pure che si trovano vicino l’ingresso principale, e che all’ingresso ci sono le guardie, e che siccome non sei stato registrato, se ti beccano finisci male...
    -Azz, questo non lo sapevo.
    -Lo supponevo, stammi vicino allora, almeno se qualcuno ci vede capirà che sei con me e non farà domande.
    Siccome a tali minacce non si può far altro che obbedire ciecamente, gli rimasi il più vicino vicino possibile.

    -Ecco il camino della metropolvere!
    -Ed ecco la polvere fiammeggiante!
    Presi in mano una manciata di quella polverina verdognola per osservarla più da vicino, ma non sembrava proprio che avrebbe preso fuoco.
    -Si chiama polvere volante e ora ti mostrerò come si usa. Innanzitutto entri là dentro, poi dichiari chiaramente la tua destinazione – ovviamente essa dovrà avere un camino come questo per arrivarci – e getti la polvere ai tuoi piedi con decisione, così ti trasporterà dove hai richiesto. E’ semplice, gratuito e soprattutto sicuro, dato che a differenza delle passaporte sei tu che decidi dove andare e non lei, quindi è indirottabile. Come al solito vado io per primo e tu mi seguirai immediatamente, mi raccomando la nostra destinazione è “Petalo Blu, a Londra”, ripeti?
    -“Petalo Blu, a Londra”!
    -Ottimo, se dirai così non ci saranno problemi e ci rincontreremo dall’altra parte, capito? Dai, ora guarda come faccio io.
    Anche ser Richard prese la sua manciata di polvere volante, si infilò nella canna del camino ed esclamò:
    -“Petalo Blu, a Londra”!
    Buttò ai suoi piedi quella polverina verde, che, al contatto col suolo, divampò in un’altissima e luminosa fiammata verdocerulea che lo divorò in un istante. Al suo spegnimento, di ser Uppercut non rimase più nulla, se non una chiazza di fuliggine dalle dimensioni delle sue scarpe.
    Alla faccia, e devo farlo anch’io?
    Siccome non avevo altra scelta, mi sistemai nell’esatto punto in cui si era messo ser Richard e balbettai:
    -“P-Petalo Blu, a-a Londra”!
    Chiusi gli occhi, gettai la polvere ai miei piedi e sentii un forte fischio alle mie orecchie, seguito da un formicolio dappertutto specie nelle braccia e nella faccia ed infine precipitai...


    Piccola curiosità:
    La signora Barrow mi chiese:
    Oh, si, grazie giovanotto... Sapresti dirmi dove lavora il signor Rupert Grovenbump? Mi è stato detto di andare al suo ufficio o la mia gatta verrà sequestrata ed io non posso....


    Lezioni di vita

    Wossh!!!
    Non appena riottenni i cinque sensi, mi ritrovai in terra con le gambe all’aria ed il sedere poggiato su qualcosa, forse si trattava di un muro. Pensai di averci sbattuto contro, dato che mi dolorava il fondoschiena. Inoltre c’era il problema che non capivo dove mi trovassi, era tutto nero intorno a me, al massimo riuscivo a vedermi le mani che cercavano un appiglio a cui aggrapparsi. Dopo essermi rimesso in piedi e aver fatto mente locale capii perché era tutto così scuro: era fuliggine mista a polvere che sparsa nell’aria non faceva vedere ad un palmo dal naso. Ora che si stava diradando iniziai a vederci qualcosa in quella penombra: c’era un bancone di legno con gambe di metallo proprio di fronte a me; dietro e a sinistra avevo davvero un muro di mattoni, il quale presentava una chiazza più chiara dalle dimensioni delle mie chiappone, indice del fatto che ci ho sbattuto proprio come mi ero immaginato; mentre alla mia destra intravidi in lontananza il camino dal quale ero fuoriuscito. Era davvero lontano, almeno una quindicina di metri, il che significava che la mia lunga scivolata da vedere fu proprio...
    -Un magnifico spettacolo!
    Clap! Clap! Clap!
    A quanto pare ser Richard s’era proprio divertito nel vedermi sgusciare a gambe all’aria.
    -Porto ogni anno studenti in questo posto via metropolvere, ma tu hai stabilito un nuovo record di scivolata libera, e non solo: col tonfo che hai fatto hai sollevato un’impressionante quantità di polveri e micro particelle dannose alla nostra salute da meritare anche il premio “Miglior Proiettile Umano”, complimenti davvero!
    -Oh, caro, ti sei fatto male? Ma guarda che modi, vallo ad aiutare invece di prenderlo in giro!
    A quanto pare, c’era pure una donna con lui: se già prima mi sentivo in imbarazzo, ora volevo morire.
    -Aspetta, non ho ancora finito. Devo ancora calcolare la velocità con la quale s’è schiantato sul muro, in maniera da poter grossolanamente prevedere per quanto ancora sarebbe scivolato se non fosse stato fermato; così ad occhio direi altri dieci, dodici piedi!
    -Ihihih, che scemo che sei, dai su, vallo ad aiutare!
    Pensai proprio che l’immagine che m’ero sino a quel momento fatta del mio tutore fosse del tutto sbagliata: era evidentemente un femminaro D.O.C.! Per di più riusciva a far colpo su tutte, e a farle ridere anche se il motivo dell’ilarità era un povero bambino dolorante e sporco di cenere fino al midollo.
    -Pensi che con questa siamo pari? Ti sarai divertito nel vedermi con la signora Barrow, eh?
    Che carogna! Vendicarsi di uno scherzo fattogli da un ragazzino di undici anni!
    Un genio del male, non c’è che dire ed io di fronte a tanta perfidia non riuscivo a far altro che ridere, anche se la vittima dell’affronto ero io stesso.
    -Ahahah! Che stronzo!
    -Shh! Non davanti ad una signora! Comunque fai bene a ridere, bisogna sempre ridere di queste situazioni, così ti rimarrà per sempre come un felice ricordo. Non credere che al mio primo viaggio con la polvere volante non mi sia schiantato su qualcosa! Certo, ero più giovane e molto più aerodinamico di te – avevo solo cinque anni – ma scivolai così lontano dal camino che i miei per un momento credettero che avessi sbagliato destinazione, dato che non mi videro arrivare più. Se ci ripenso, mi vien ancora da ridere... Certo che tu però hai fatto un bel tonfo!
    Mi sistemò la maglietta spolverandomi con sufficienza e finalmente passò alle presentazioni:
    -Rose, ti presento il mio nuovo incarico, Emanuele: è italiano e fa sempre un sacco di domande. Emanuele ti presento Rose Kettleblack, proprietaria di questo splendido negozio di fiori, nonché mia personale amica. Salutala e chiedile scusa per il disordine che hai combinato.
    -Mi scusi, signorina, non volevo... non sapevo...
    -Oh, fa nulla, ogni anno il tuo tutore me ne manda sempre qualcuno e finisce quasi sempre così, stavolta è stato solo un po’ più fuligginoso del solito, ma la colpa è anche mia che non dedico mai abbastanza tempo a quel camino, sai lo uso così poco che me ne dimentico a volte. Infatti a parte qualche serata insolitamente gelida, non lo accendo mai, ai fiori ovviamente piace il fresco. Lo tengo più che altro per gli spostamenti dei ragazzi di Charlie.
    A quanto pare anche lei lo chiama Charlie, eheh!
    -Ti ho condotto qui perché il suo negozio è proprio di fronte al tuo collegio, dove da questo pomeriggio inizierai le lezioni. Guarda fuori la vetrina, lo vedi? Grazie alla metropolvere siamo arrivati subito!
    In effetti, l’edificio che si vedeva al di fuori di quel negozio, aveva tutta l’apparenza di essere una scuola privata abbastanza esclusiva: un grande cancello in ferro battuto, ampio cortile con aiuole coloratissime anche in piena estate, alti alberi piantati appositamente per creare una naturale zona d’ombra alle panche di legno situate sotto i loro rami per ore di piacevole lettura ed infine una rampa che rendeva l’ingresso della scuola accessibile anche ai meno fortunati obbligati su una sedia a rotelle. Il tutto nel bel mezzo di Londra. Il problema è che ogni cosa sembrava fin troppo immacolata, il che significavano due cose: o la scuola era recentemente incorsa in una bella ristrutturazione, oppure...
    -Non ti emozionare troppo: in quei giardini non riuscirai a metterci un singolo piede, te lo assicuro. Non ne avrai il tempo, avrai così tante cose da imparare e ripetere in sole due settimane, che al di fuori delle pause per i pasti e per dormire, avrai ben poco tempo libero, figuriamoci per leggere sotto gli alberi. In compenso quando arriverai ad Hogwarts avrai tutto il verde che desideri, addirittura poco fuori le mura della scuola c’è un’intera foresta di betulle, conifere e sempreverdi. Ora, ritorniamo coi piedi per terra e aiuta me e Rose a pulire il negozio.
    Neanche a dirlo, aveva già pronta in mano una scopa che mi passò in maniera gioviale, come se mi stesse passando qualcosa di piacevole.
    Così tutti e tre iniziammo a spolverare e successivamente a passare panni e spazzoloni, per lavare e sgrassare tutta quella fuliggine che avevo sparso un po’ ovunque. Quando – dopo mezz’ora abbondante – finimmo di pulire il pavimento, ser Uppercut mi fece cenno di allontanarmi dalla zona del camino ed esclamò:
    -Descumblius!
    All’interno della canna fumaria si formò un vero e proprio uragano in miniatura: milioni di particelle di pulviscolo e fuliggine turbinarono vorticosamente per poi sparire nell’atmosfera.
    -Uao! E perché non l’hai fatto prima? Potevamo risparmiarci tutta la fatica!
    -A spazzolare in terra non ci vuole nulla, il camino richiedeva molta più competenza di quanto ne avessimo entrambi, perciò non ho avuto scelta, se non avessi usato la magia avremmo sicuramente peggiorato la situazione. Per quanto possibile bisogna evitare di usare la magia se non è strettamente necessario: non bisogna mai dipendere da essa per ogni minima cosa, altrimenti in situazioni particolari come in mancanza di bacchetta o esposto ad una folla babbana non sapresti cosa fare, anche quando il problema sarebbe di immediata soluzione. Capito?
    -Sì, in effetti hai ragione, ma nel mio caso non c’è bisogno di tali lezioni: ho spolverato senza l’ausilio della magia per undici anni, non credo che dimenticherò poi così facilmente come si fa.
    -E’ solo un esempio dato in generale, ovviamente vale anche per altro.
    -Però scusa se te lo chiedo Rose, ma come mai non hai pulito tu stessa il tuo camino visto che non ci vuole nemmeno un secondo a farlo? Non conoscevi questo incantesimo? Avremmo evitato tutto questo...
    -Ecco, sì che lo conoscevo, però, ecco, io non...
    -Tranquilla Rose, ci penso io. Te l’ho detto che fa sempre un mucchio di domande, no?
    Non seppi immediatamente il perché, ma l’atmosfera si fece immediatamente gelida non appena posi quella domanda. Perfino gli occhi del mio tutore nascondevano una sorta d’imbarazzo improvviso. Solo dopo ne capii il motivo.
    -Vedi Emanuele... Rose, la qui presente stupenda, dolcissima, intelligentissima e dotatissima donna che ho al mio fianco, non è una strega. Nonostante sia nata in una famiglia di streghe e maghi, purtroppo lei non ha ereditato alcun potere magico e questo ovviamente le impedisce di cimentarsi anche nei più semplici incantesimi. In effetti è il tuo esatto opposto: tu sei nato babbano, ma all’undicesimo anno di età si sono risvegliati i tuoi poteri magici, a Rose, purtroppo, anche se figlia di due genitori entrambi maghi, no. Infatti ho dovuto lanciare io stesso Logoscomprehendi su di lei, perché da sola non ne è in grado. Per fortuna questi casi sono più unici che rari ma la tradizione ha purtroppo inferto a queste persone un nominativo a dir poco dispregiativo, ma che nonostante tutto viene ugualmente utilizzato universalmente come termine ufficiale, e cioè magonò. Capirai benissimo come sia difficile vivere una situazione del genere: spesso le famiglie vedono questo avvenimento come una sorte di maledizione infertagli da qualche nemico o dall’anima turbata di un antenato e non sono pochi nella storia i casi registrati di genitori che abbandonavano, segregavano o addirittura uccidevano i propri figli maghinò.
    -Ma non è il mio caso per fortuna! In famiglia sono stata e sono tutt’ora amata tantissimo. Sono la seconda di cinque figli e l’unica ragazza della famiglia, perciò i miei fratelli mi hanno sempre voluto bene: mi hanno insegnato un sacco di cose sul mondo della magia, mi hanno prestato i loro libri, le loro attrezzature, mi hanno mostrato incantesimi e creature magiche e naturalmente mi hanno scagliato qualche fattura brufolosa per dispetto. I miei genitori non sono stati da meno: mio padre mi ha sempre portato a lavoro al Ministero quando glielo chiedevo, mentre mia madre si faceva aiutare in cucina e in giardino anche se non avrebbe avuto bisogno del mio intervento.
    Mi sentii uno schifo, la mia curiosità unita alla mia boccaccia mi avevano nuovamente cacciato in una situazione di astronomico imbarazzo; non sapevo più cosa dire, né cosa fare.
    -Ma cos’è questo silenzio? Suvvia, non è morto nessuno! Vivo il mio essere maganò in maniera assolutamente tranquilla e mai nessuno me l’ha fatto pesare più di tanto, perciò non essere triste per me ragazzino, ma piuttosto pensa a coloro che magari non sono nati in una famiglia comprensiva come la mia.
    Questo non mi sollevò più di tanto il morale o diminuì la vergogna che provavo, ma almeno l’imbarazzante silenzio si interruppe.
    -Perfetto, ora che tutto è al suo posto io ed Emanuele ci avviamo, se indugiamo ancora perde il pranzo già pagato della sua nuova scuola e non si voglia che muoia di fame il curiosone. Saluta Rose e andiamo, che è tardi!
    Nonostante fossi del tutto pulito, mentre mi avviavo verso l’uscita del negozio, scrollai lo stesso la maglietta perché sentivo come se avessi ancora addosso tutta quella polvere. Una volta all’aria aperta dissi:
    -Arrivederci signorina Rose, e ancora mi scusi tanto sia per il camino che per la storia dell’incan... bhè, insomma...
    Tanto per cambiare, mi stavo infilando nuovamente nell’imbarazzo più nero.
    -Ihihih! Non fa niente, davvero, smettila di arrossire e torna sereno. Il più piccolo dei miei fratelli, Osmund, è ancora ad Hogwarts, farà il quinto quest’anno, ma sicuramente vi conoscerete, è spavaldo, ma simpatico. Fate amicizia, mi raccomando!
    -Io intanto prendo questa bellissima rosa azzurra che tanto ti somiglia, per portarti sempre con me: così se non direttamente tu, almeno un tuo fiore potrà seguirmi nelle mie strampalate missioni. In cambio, dopo che avrò accompagnato Emanuele all’istituto, ti porterò del buonissimo gelato ai frutti di bosco, come piace a te, per ricambiare tutta la disponibilità e l’amicizia che come sempre mi riservi.
    E con una strizzatina d’occhio ed il suo solito cenno del capo, uscì. Rose era diventata talmente rossa in viso che più che ad una rosa azzurra in quel momento assomigliava ad una scarlatta.
    Ci sa davvero fare con le donne, nessun dubbio in merito. Gli cadono letteralmente ai piedi.

    Mentre aspettavamo che il semaforo diventasse verde per consentirci di attraversare la strada che ci separava dalla nostra destinazione, Charlie il marpione mi diede delle dritte:
    -Cerca di evitare d’ora in poi di fare troppe domande, specie quando queste riguardano gente che non conosci. Alla tua età è normale cacciarsi in situazioni delicate a causa della propria curiosità, ma col tuo modo di fare invece che di uscirne alla svelta, finisci per infilare il dito nella piaga, in pratica entri nel panico e invece di cambiare discorso continui farfugliando scuse poco convincenti. Inoltre, cerca sempre di essere galante con le donne: anche se alcune sono piuttosto mascoline, la maggior parte rimane comunque dolce e delicata, hanno bisogno di sentirsi importanti, desiderate ed indispensabili, ma stai attento: mai assillarle. Credimi, se una donna diventa tua amica, quella sarà un’amicizia sincera, a differenza delle amicizie tra uomini che spesso si instaurano solo per convenienza. Cerca solo di non tirare troppo la corda, altrimenti le fai invaghire enormemente di te e la situazione potrebbe diventare bollente, specie se la spasimante è una strega capace di maledirti, eheh. Certo, all’inizio sono petulanti, sempre inviperite, condottiere e si sentono superiori, ma superata la soglia dei quattordici anni, sfogano le loro frustrazioni sui genitori, sugli insegnanti e sui loro ragazzi. Se non fai parte di nessuno di questi gruppi, allora potrai fartele amiche e da quel momento in poi non avrai più problemi, te l’assicuro. Naturalmente ti parlo per esperienza personale: una mia compagna di banco, nonostante siano passati svariati anni da quando abbiamo lasciato Hogwarts, mi aiuta sempre nei momenti di bisogno. Ora è addirittura diventata segretaria di un membro del Wizengamot, la corte magica. E’ il primo passo per diventare qualcuno di veramente importante al Ministero. Credo che se un giorno le chiedessi di fare qualcosa per una mia promozione, il giorno dopo sarei dirigente. E sì, le amicizie, specie quelle nate durante l’adolescenza sono importantissime, cerca di ricordartelo.
    Finita l’estenuante paternale, finalmente si decise di suonare quel campanello che ormai fissavo da ore: “Mrs. Langdon’s Boarding School – Learn english in a fast, effective and satisfying way!”
    -Sai cosa c’è scritto? Riesci a capirlo?
    -Più o meno... La maggior parte dei termini non li conosco, ma posso intuirli perché simili all’italiano. Penso che dica così: “Scuola Boarding della signora Langdon” questo è un genitivo sassone, lo riconosco. Poi continua con: “Impara l’inglese in modo fast, effettiv... No, efficace e soddisfacente!” Ci siamo su per giù?
    In realtà sapevo che non c’ero per niente, ma fare lo gnorri era l’unica cosa soluzione che mi passasse per la mente in quel momento.
    -Qualcosa allora la sai, non dovrai cominciare proprio daccapo. Mi sa che nelle lezioni di oggi pomeriggio e di domani mattina ti annoierai un pochino, ma un bel ripasso ti farà senz’altro bene.
    -Aloouu?!
    -Salve, siamo il signor Uppercut ed il giovane signor Burgio. Siamo qui coi nostri bagagli a mano, le dispiacerebbe aprire?
    -Yessciur, camanin end...
    Già di mio non capivo nulla di quello che diceva la donna al citofono, per di più era sorto un nuovo problema:
    Bagagli a mano? Oddio, le valigie! Da quando ci siamo materializzati sono sparite!
    -Ser Richard! Le valigie! Le valigie...
    -Sono qua, esatto, le abbiamo portate a mano.
    Strizzandomi l’occhio mi fece cenno di stare zitto, che era meglio. Anche perché effettivamente le valigie erano lì, nascoste dentro a due cespugli rigogliosi.
    -Certo che sei un distrattone, ti eri scordato delle tue valigie? Mi chiedevo quando te ne saresti accorto, ma non credevo proprio che saremmo arrivati fino al collegio senza che tu avessi quantomeno sentito la mancanza di qualcosa. Le ho materializzate direttamente qui, per evitare di portarci inutili ingombri al Ministero, successivamente ci ho condotti davanti l’ingresso del quinto livello. Ora, ricordati, acqua in bocca e scordati di essere un mago per due settimane. Questa struttura è all’oscuro dei nostri reali intenti e così deve rimanere, perciò prendi la valigia più piccola ed entriamo.
    Il che era ovviamente un’ingiustizia. Ai babbani poteva sembrare normale, ma entrambi sapevamo che la valigia grande per via dell’incantesimo d’espansione pesava molto meno di quella che dovevo portare io. Ma non c’era niente da fare: se avessimo fatto cambio, quelli del collegio si sarebbero insospettiti.
    Meno male che non ci dovevo rimanere per un mese intero, altrimenti sarebbe pesata il doppio!
    -Uff! Good morning? I am Emanuele, the new student of this... come si dice corso?
    -Ahahah, lascia perdere, ci penso io...
    Così mentre il mio tutore faceva il suo dovere, io girai con lo sguardo l’intera struttura, o almeno quello che riuscivo a vedere dalla reception.
    Intanto l’ingresso era abbastanza faraonico: per entrare passammo da una porta automatica scorrevole e che augurava un bel Welcome! a chiunque superasse la sua soglia; poi la hall principale presentava sulla destra un bancone stile hotel con dietro decine di vani quadrati dove posare le chiavi delle varie stanze, mentre sulla sinistra c’era un lungo divano di tappezzeria ad elle dello stesso colore dei tappetini dei tavoli di Poker e Baccarat, insomma, di un verde abbastanza scuro. Come se quell’ingresso non ti avesse già convinto che i tuoi soldi erano stati spesi nel modo giusto, i muri erano costellati di foto ed attestati incorniciati sontuosamente che testimoniavano i premi conseguiti e l’internazionalità di quell’istituto.
    Sul tavolino della zona d’aspetto c’erano riviste di tutti i Paesi e in tutte le lingue, l’Italia purtroppo era rappresentata da un noiosissimo Panorama di giugno, quindi anche se ne avessi avuto il tempo, di leggere quel giornale non se ne parlava.
    Di fronte c’era un lunghissimo corridoio con molte porte in entrambi i lati, poiché alcune erano aperte, si potevano intravedere alcune cattedre, lavagne, cartine e mappamondi: da quel che si vedeva quelle classi sembravano perfette, a differenza di quelle della mia scuola elementare dove se riuscivi a beccare un banco senza buchi e che non ballava ti era andata di lusso. Alla fine del corridoio c’era un cartello che opportunamente tradotto indicava, con due frecce di senso opposto, mensa e scale per i piani 1 e 2.
    -Biene cousì! Emanuelle, ora tiu starai qua pier dui settimiane, comi ti avievo gìa detto! Per favore vieni fuori!
    Sembrava ubriaco, ma in realtà ser Richard cercava di parlarmi in italiano, anche se non capii il perché. Una volta fuori, mi spiegò:
    -Scusa per la mia pessima pronuncia, ma davvero non ho mai avuto né l’occasione, né il tempo per imparare la tua lingua, magari durante il prossimo mese mi darai qualche lezione; comunque sia non è questo il punto: ora che sei qua ti devo lasciare, non posso parlarti liberamente, sennò si chiederebbero come mai un bambino che non sa nemmeno cosa significhi Boarding School riesca a parlare perfettamente in inglese con me. Perciò ti saluto; mi raccomando, impara più parole e più regole grammaticali che puoi, ricordati che qui si usano le sterline e il sistema metrico decimale che hai studiato a scuola è praticamente inutile, perciò dovrai iniziare a capire quanto equivale una pinta, una lega, un’oncia e così via. In questa scuola ti insegneranno un po’ di tutto, al resto e a qualche incantesimo che ti servirà nell’immediato futuro ci penseremo dopo queste due settimane, va bene? Per qualsiasi problema contatta me e per farlo vai da Rose e dille che mi vuoi vedere, magari usa i gesti per farti capire, perché il Logoscomprehendi svanisce dopo un po’. I tuoi genitori hanno il numero della reception perciò almeno per queste due settimane ti potranno contattare e non ti sentirai solo; gli altri ragazzi che seguiranno il tuo stesso corso sono tutti di nazionalità diverse, cerca di parlarci il più possibile, in modo che impari a comunicare anche con chi non parla la tua lingua. Non so cos’altro dirti più, se non ciao ragazzzo! Come l’ho detto? Male, vero? Comunque sia, stammi bene, ci vediamo fra due settimane!
    E dopo avermi scombinato un po’ i capelli, lo vidi sorridermi per la prima volta anche con la bocca. Poi si girò, andandosene per la sua strada, probabilmente a prendere quel gelato che aveva promesso. Adesso ero solo, per due settimane sarei rimasto rinchiuso qui, ad aspettare che il mio destino si compiesse. Per la prima volta in quella tumultuosa giornata ebbi voglia di tornare a casa.


    Edited by Bran Stark - 24/7/2013, 13:59
     
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    Uh, bella davvero la storia, però ho trovato una cosa che non mi convince
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    -Ehm, mà, guarda quella foto, si muove!
    -Ma che dici? Thò, è vero, che stregoneria è questa? se ne inventano una più del diavolo per farti pagare, una foto animata, ma guarda, chissà come hanno fatto...
    La cosa non mi convinceva: quel depliant era fatto di semplice carta, non c’era un display dentro, quella foto non era normale

    Non mi convince molto la reazione alla foto, che poi la storia è ambientata nel 2001 e quindi la tecnologia era un bel po più indietro
     
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    bhe, fin qui sulla trama c'è poco da dire: il racconto dell'ammissione alla scuola è un passaggio obbligato, anche se abbastanza scontato
    (non è colpa tua, l'avevo trovato noioso anche nell'harry potter vero)

    dovresti specificare il target di età per cui scrivi:
    nel complesso sia il linguaggio che la sintassi è molto semplice e chiara, tipica appunto dei libri per ragazzi, però nei dialoghi usi espressioni colloquiali e termini che si avvicinano al parlato (e probabilmente ti sei ispirato a come parli tu di solito).
    Personalmente, trovo più interessanti i dialoghi, perchè sembrano più naturali e veri, mentre invece la voce narrante mi annoia un pò per la troppa semplicità (ma questo è il gusto di un 18enne, se poi invece tu ti devi rivolgere a dei bambini, allora lo stile è giusto...per questo ti ho detto di specficare il target)
     
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    allora rispondo intanto a jimmy:
    la reazione di mia madre è estrememante scettica, infatti supponevo che qualcuno avesse qualcosa da ridire, questo perchè è molto più facile credere che una scuola privata spenda un sacco di soldi per un volantino pubblicitario d'effetto che credere alla magia, altrimenti allo spettacolo di david copperfield la gente si taglierebbe le vene se per un solo momento potesse credere che la magia esiste. Inoltre nel 2001 esistevano già gli schermi LCD a colori, non erano in alta ricoluzione come adesso e la maggior parte delle risorse eran puntate sul plasma, ma chi parla è un bambino di 11 anni, maniaco di elettronica, ma pur sempre un bambino, e l'altro personaggio è una madre ignorante in materia.

    ora passo a gear:
    innanzitutto, ho avuto fretta di mettere il primo capitolo e nemmeno l'ho ricontrollato, infatti appena inserito, mio padre ha spento il router e tanti saluti alla connessione, ho preferito postarlo subito che dopo averlo corretto.
    penso che ve ne siate accorti di certi passaggi CANINI del capitolo, con plurali che diventano singolari, la punteggiatura a caxxo e avverbi sbagliatissimi, ora l'ho corretto e mi sembra non ci siano più errori grotteschi come prima, ma il linguaggio rimane quello di un bambino di 11 anni, solo per il primo anno, poi il mio personaggio maturerà (e per fortuna) ho cercato di sforzarmi a ricordare me stesso a quell'età e sottopormi a delle domande: cosa avrei fatto se mi fosse arrivato quella lettera? quali erano a quei tempi il mio chiodo fisso, le mie passioni, il mio modo di pensare, di affrontare la vita ed i problemi che essa pone?
    ogni anno il mio personaggio crescerà anche mentalmente, perciò ho preferito il racconto in prima persona, perchè è lui che racconta (a pochi giorni di distanza dagli avvenimenti) cosa gli succede... sinceramente il narratore onniscente mi è sempre stato sulle palle in maniera assurda, specie nei romanzi non a sfondo storico, trovo la primissima persona invece un ottimo modo per far immedesimare il lettore, mi raccomando, leggilo (non dico solo a te, ma a tutti) come se stessi leggendo una relazione di un undicenne, perchè questo alla fin fine è, almeno fin quando non cresce...
     
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    inserito il secondo capitolo, suddivisi in spoiler così il post non viene troppo grosso e accidenti, ovviamente ho scordato che sui forum il grassetto ed il corsivo non funzionano col semplice copia incolla, il che è un male, non è solo un elemento estetico ma più avanti sarà importante...
    vi linko anche una pagina di un forum dove lo pubblico senza che venga modificato, voi continuate a commentare qui, però leggetelo là, mi raccomando, è importante.
     
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    hmm, mi piace l'idea, e anche il fatto che la parte introduttiva sia molto veloce, anche se perde un po' di realismo XDXD
    Fantastico anche il riferimento a Poirot.

    Stai attento che nella narrazione, che è tutta al passato, ogni tanto passi al presente. Poi si dice "capii" non capì. Infine l'espressione "uscire il Game Boy" o comunque "uscire qualcosa" non so se è corretta, però non suona molto bene XD
     
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    mah, il mio post è sparito, comunque ti avevo risposto dicendoti che il problema del passato che diventa presente (e viceversa) è una bella rogna e che mi capita spessissimo, ora controllo

    invece l'espressione "uscire qualcosa" è un tipico riferimento alla caccia: è quando un animale braccato azzarda ad uscire dalla tana, quindi allo stesso modo io m'azzardo a far uscire davanti a dei maghi roba babbanissima, è un termine perfetto a mio parere.
     
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    La forma va bene, e anche i contenuti ci stanno. Ci sono un paio di forzature ma che ci sono in tutti i libri per bambini, anche nei primi Harry Potter. Dovresti solo lavare i panni in Arno come si suol dire, togliendo l'uscire come ti consigliava basil.
     
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  9. ¬Gear
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    ma infatti, perchè ti sei fissato su questa cosa del "uscire qualcosa"
    magari sarà giusto come dici, ma da leggere è davvero uno schifo

    non usare "stronzate", è brutto leggere parolacce se non sono strettamente necessarie.
     
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    nemmeno mi fregava più che qualcuno potesse prendermi in giro perché giocavo ad un videogame invece che a pallone; invece, all’improvviso, successe.

    Qui manca un nesso logico, devi dire" successe che nemmeno..." non punto e a capo. E se ti riesce togli la ripetizione dell'invece.
     
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    ok, avete ragione, ora sistemo, ma niente da fare per le parolacce: se ci stanno ed i miei personaggi lo direbbero, sono OBBLIGATO a metterle. La mia (poi ve ne accorgerete) non sarà un'opera rosa e fiori come quella scritta dalla rowling, sarà molto più cruda sia nel linguaggio che nelle situazioni, iniziate ad abituarvi, ma non farò dire ad Emanuele "per i folletti del winterhold!", se in realtà da bravo nato babbano avrebbe usato il ben più colorito "porco di un cane zoppo!"
    naturalmente questo susciterà spesso il disprezzo ed il disgusto degli altri alunni della scuola, ma lo vedrete più avanti, ancora siamo al capitolo 3: sì, il 3, perchè l'ho appena pubblicato, come al solito, segnalatemi errori e/o brutture

    mi raccomando leggetelo nel forum che vi ho linkato, perde parecchio senza formattazione, soprattutto quando inizieranno le fasi [spoiler]
     
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    molto meglio rispetto ai primi due, scorre e anche se c'è tutta la parte "burocratica" non è per nulla pesante da leggere. Poi Richard e Isabelle sono davvero ben costruiti, chapeau!! Manca solo qualche accenno di descrizione fisica.
    Attento sempre ai tempi (se vuoi te li segnalo domani con calma XD) e a qualche preposizione. Ci sono 4 cose che mi stonano un po':
    -per arrivare al ministero usi una passaporta disponibile anche ad altri impiegati (mi pare di aver capito) eppure ti ritrovi già sulla poltrona (e già questo è un po' troppo) dell'ufficio di Richard.
    -nel regolamento non puoi usare magia al di fuori della scuola, eppure hai usato due volte Accio e non ti hanno fatto nulla.
    -Richard che segue la busta nonostante l'incantesimo risulta un po' forzato
    -Parli con una signora come se nulla fosse nella hall, dobbiamo automaticamente supporre che si è lanciata l'incantesimo logoscomprehendi (a proposito, non è meglio staccato?) per quache motivo?

    Comunque, noi dobbiamo leggerlo supponendo di conoscere già tutte le vicende della Rowling vero? Non è un'opera pensata per chi non ha letto HP (altrimenti alcuni passaggi risultano incomprensibili). E tutti gli incantesimi che inventerai li scriverai sempre in simil-latino?
    Per il resto, complimenti XD
     
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    allora, rispondo subito con la prima cazzata che ho fatto: sì, la vecchia teoricamente non la dovrei capire, vedo subito di sistemarla, shit, shit, shit!

    poi il resto è tutto giusto:
    -dalla passaporta cado nella sala d'aspetto del 5° livello, non nell'ufficio di richard (che a proposito nemmeno ci siamo entrati);
    - dove ho letto e firmato le carte è l'androne del reparto Affari & Collaborazioni Magiche Internazionali, isabelle non è altro che la segretaria, alle sue spalle ci sono gli ingressi dei vari uffici, e come tale ha una manciata di sedie per coloro che attendono di essere smistati.
    -richard segue l'aeroplanino perchè il fattorino sta già lasciando il ministero (è già sopra di qualche livello) e quindi deve accertarsi che non si blocchi ad aspettare un determinato ascensore se ce n'è un altro libero o entrare in uno dove i passeggeri scendono in diverse fermate. Naturalmente tu potresti dire: tanto vale che lo portava a mano: no, perchè lo segue sì, ma il foglietto vola molto più veloce di quanto nonpossa andare richard, tanto a lui basta seguirlo con gli occhi per quanto possibile, per poi in tal caso deviare la traiettoria anche da lontano.
    -il mio racconto deve risultare comprensibilissimo anche a chi non conosce la saga di HP (naturalmente lo godrà di più chi lo conosce che ritroverà luoghi, situazioni ed avvenimenti familiari ma visti da un altro punto di vista), quindi dimmi cos'è che ti sembra incomprensibile e vedrò se è voluto o meno
    -per quanto riguarda le descrizioni fisiche: sincermanente nei libri ho sempre odiato le descrizioni fisiche, perchè spessissimo (specie quando sono fini a se stesse) ammazzano il ritmo; a me non interessa che tu sappia come sia di faccia isabelle, non porta a nulla sapere questo, né interessa al mio personaggio soffermarsi sul suo aspetto (tranne quando crescerà un pochino eheh) certo, quando incontrerà hagrid mi soffermerò sul suo aspetto, non perchèè un mezzogigante, ma perchè farà impressione al mio personaggio
    -quell'accio era "praticamente imprevisto", richard mi ha permesso di lanciarlo perchè non si sarebbe aspettato che funzionasse, e una volta lanciato io non avevo nessuna colpa di quanto è accaduto, ero stato autorizzato... la traccia resta, ma nessuno gli darà peso ed in tal caso ci sarebbe il funzionario stesso che dovrebbe denunciarmi come testimone... quindi, problem solved!
    -sì, ti prego, mostrami i tempi sballati, perchè io davvero non me ne accorgo neanche se li controllo 400 volte

    Edited by Bran Stark - 17/7/2012, 01:39
     
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    OK, allora adesso mi accingo a leggere la seconda parte.
     
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    l'ho riletto con più calma e quei passaggi che sembravano oscuri ora sono più chiari.
    Per le descrizioni fisiche, anche io odio quelle troppo particolareggiate, però quando c'è solo qualche accenno di qualcosa che ha colpito particolarmente il protagonista aiuta. Per il resto:
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    Se non avevo vomitato con quel folle teletrasporto fui sul punto di farlo in quel momento, ma per mia fortuna non ero tanto debole di stomaco, infatti non ho memoria di nessuna serata passata al letto con una scodella in grembo in cui rimetterci dentro; non ne ho mai sofferto.

    Qui passi al presente. Il problema è quando hai avuto questo pensiero: nel gabinetto oppure ora mentre narri la vicenda? Nel secondo caso va bene il presente però sarebbe la prima volta che inserisci un tuo pensiero passeggero che hai mentre racconti.
    CITAZIONE
    -Uhuhuh, no, piccolo, non ce n’è di bisogno

    il bisogno, ma l'articolo si può anche omettere. Lo hai riscritto pure dopo quando stai per firmare il modulo
    CITAZIONE
    L’idea mi terrorizzava, non sapevo nulla di niente, non avevo bacchetta e nell’usare Accio ho fatto un macello

    qui ripassi al presente XD
    CITAZIONE
    avevo un attimo per riflettere, ma nonostante tutto se qualcuno me l’avesse permesso, sarei andato a curiosare dappertutto in quello strano luogo dove gli spazzoloni si muovono da soli e gli appendiabiti seguono chiunque porti una giacca.

    simile al primo punto. Se riporti paro paro il pensiero che hai avuto va bene il presente, altrimenti potrebbe andare bene perché è un'azione che avviene sempre ogni giorno ma suona parecchio male
    CITAZIONE
    Ormai nemmeno li ascoltavo più di quanto mi ripugnavano quei discorsi,

    per quanto
    CITAZIONE
    Dopo averci rimuginato un po’ però mi accorsi di non aver salutato nemmeno uno dei miei amici prima della partenza e che quindi ai loro occhi sarò apparso come un gran maleducato.

    stesso problema dei casi precedenti, dipende da quando hai il pensiero. Non è in corsivo quindi sarei è meglio.
    CITAZIONE
    Risposero alcuni, altri dissero terzo e settimo livello, ma a quanto pare la regola della maggioranza prevalse ancora una volta ed il signore con sciarpa, guanti e berretto di lana in pieno luglio premette il pulsante G. [Ground in inglese]

    qui è meglio un signore, non lo hai mai citato né prima né lo citi dopo
    CITAZIONE
    Eccome no, probabilmente per uscire da quel manicomio ci saremmo dovuti buttare sul fuoco!

    questo è in corsivo, è un pensiero che hai avuto allora quindi il passato non va bene, "ci dovremo". Anche quel non va bene, "questo"
    CITAZIONE
    Se c’era una cosa che avessi capito dei ritratti magici da quei volantini delle scuole straniere era che ai modelli non piaceva affatto rimanere fermi a farsi ammirare;

    avevo capito è meglio
    CITAZIONE
    la mandai gesticolando un po' goffamente dal mio tutore: d’altronde era colpa sua se la signora venne travolta da quegli automi umanizzati.

    qui è meglio era stata
    CITAZIONE
    più in là c’erano i terribili camini da cui mi sarei dovuto carbonizzare di lì a poco. Anche entrare nelle cabine radiofoniche non era certo semplice dato che i portelli avevano l’abitudine di chiudersi nel naso di chi volesse utilizzare l’apparecchio

    "in cui mi sarei dovuto" e "sul naso" XD

    Ultima cosa: dò----->do
    Per il problema dei tempi ti sei scelto il tipo di narrazione peggiore, il fatto che oltre a riportare i pensieri che hai avuto durante lo svolgimento puoi riportare anche i pensieri che ti passano per la testa mentre racconti peggiora le cose e ti può confondere XDXD
     
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