Sperimentazione animale
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Sperimentazione animale

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  1. mangakainside
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    Sono informata, studio, e ritengo di sapere quello che affermo, e, se non altro, esprimo i miei pensieri con una buona grammatica. Non sto "filosofeggiando", non parlo di "fole", mi baso su fatti, articoli, non mi piace parlare sul niente, non lo faccio mai.
    La sperimentazione in vitro non c'entra nulla con quello che stavo dicendo, io mi riferisco alle numerose strumentazioni che sono in via di perfezionamento e che non vengono introdotte per ragioni meramente economiche, in questo campo come in altri sempre legati alla medicina.
    Dal momento che non sono perfezionati OVVIAMENTE si continua a sperimentare sugli animali, si CONTINUA con questa barbarie..si investe in nuova, inutile tecnologia, abbiamo cellulari sempre più all'avanguardia, ma non riusciamo a salvare vite, nè umane nè animali, è un campo nel quale l'investimento economico non rende..
     
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  2. palme
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    CITAZIONE (mangakainside @ 16/1/2013, 10:12) 
    Sono informata, studio, e ritengo di sapere quello che affermo, e, se non altro, esprimo i miei pensieri con una buona grammatica. Non sto "filosofeggiando", non parlo di "fole", mi baso su fatti, articoli, non mi piace parlare sul niente, non lo faccio mai.
    La sperimentazione in vitro non c'entra nulla con quello che stavo dicendo, io mi riferisco alle numerose strumentazioni che sono in via di perfezionamento e che non vengono introdotte per ragioni meramente economiche, in questo campo come in altri sempre legati alla medicina.
    Dal momento che non sono perfezionati OVVIAMENTE si continua a sperimentare sugli animali, si CONTINUA con questa barbarie..si investe in nuova, inutile tecnologia, abbiamo cellulari sempre più all'avanguardia, ma non riusciamo a salvare vite, nè umane nè animali, è un campo nel quale l'investimento economico non rende..

    Quali, quali e ancora quali? E' due post che dici che si sarebbero altri metodi, voglio sapere quali sono.
    Sei informata? brava! Ne sai più di migliaia di ricercatori dopo 10 anni di studi? Non credo prorpio.
    E per ultimo la sperimentazione sugli animali è un costo, non un guadagno. Un beagle da sperimentazione costa 3000€, un topo knock-out più di mille; le case farmaceutiche investono parecchi soldi per limitarsi questa spesa, anzi sono le prime a premere per ridurla.
     
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  3. mangakainside
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    È possibile conciliare le ragioni della scienza come progresso di conoscenze e miglioramento della salute dell’uomo con quelle dell’etica, che impone un trattamento “umano” di tutti gli organismi viventi? Come affiancare a una buona qualità della ricerca, una buona qualità di vita degli animali, minimizzandone le sofferenze? Interrogativi, questi, tornati di attualità nelle scorse settimane, dopo la vicenda dei 2500 beagle dell’azienda Green Hill di Montichiari (Brescia), affidati alle cure di migliaia di famiglie italiane. Proprio in queste settimane è in dirittura d’arrivo l’iter legislativo per la ratifica, entro il 10 novembre prossimo, da parte dell’Italia della direttiva europea “Sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”. In vista di questa scadenza, la Lega antivivisezione (Lav) ha promosso una raccolta di firme. L’associazione chiede maggiori restrizioni come, ad esempio, l’introduzione del divieto di allevare in Italia cani, gatti e primati a scopo sperimentale, il bando di qualsiasi specie animale per esperimenti su sostanze d’abuso (alcol e droghe) e detergenti domestici, per test bellici o xenotrapianti e l’introduzione di metodi alternativi. Contemporaneamente è nata l’iniziativa Stop Vivisection che, tramite una raccolta di firme a livello europeo, chiede l’abrogazione della norma contestata. Abbiamo rivolto gli interrogativi a Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e Claude Reiss tossicologo molecolare, ex direttore di ricerca al Consiglio nazionale per la ricerca francese (Cnrs) di Parigi e presidente di Antidote Europe, una società privata che promuove lo sviluppo di metodi alternativi alla sperimentazione animale.

    Quanto è ancora indispensabile la sperimentazione animale nella ricerca scientifica?

    Claude Reiss: “La ricerca animale per scopi veterinari è legittima: nessuna preoccupazione, ad esempio, per la ricerca sui gatti finalizzata a salvare altri gatti. Ma nessun veterinario sano di mente cercherebbe nei cani una cura per le malattie dei gatti, semplicemente perché sa che un cane non è un modello attendibile per un gatto. Allo stesso modo, nessun uomo sano di mente consulterebbe mai un veterinario per ricevere consigli sulle proprie malattie renali o cardiache. Il fatto che qualunque specie non rappresenti un modello affidabile per le altre è una questione di buon senso, ma può essere anche provata rigorosamente. Una specie è, infatti, definita dal suo isolamento riproduttivo: un gatto non può incrociarsi con un cane, né un cavallo con una mucca. Questo perché l’informazione genetica di ogni specie, depositata nei suoi cromosomi, è strettamente specie-specifica e non può essere complementare a quella di nessun’altra. Se, ad esempio, un individuo di una specie “modello” (come un ratto) è esposto a una sostanza chimica o affetto da una malattia, reagirà accendendo o spegnendo certi suoi geni. Un’altra specie (come l’uomo) risponderà, invece, al medesimo stress attivando o inibendo geni differenti da quelli del ratto. Per esempio, gli scimpanzé, i nostri parenti più prossimi nella scala evolutiva, sono del tutto immuni all’Hiv-1, virus responsabile dell’Aids nell’uomo e sono di rado infettati dal virus dell’epatite B (solo 1 su 10 svilupperà una forma blanda di epatite per una settimana, mentre l’uomo spesso sviluppa epatiti croniche e 1 su 4 forme di cancro al fegato). Nessuno è in grado di predire questi risultati. Affermare che gli animali sono ‘modelli per le malattie umane o le valutazioni di tossicità è una pura mistificazione. La sperimentazione animale non solo è superflua, ma fornisce false credenze, dannose per la salute umana”.

    Silvio Garattini: “L’utilizzo degli animali nella sperimentazione biomedica, allo stato attuale delle conoscenze e delle tecnologie disponibili, resta una necessità e non un’opzione. Lo impongono le regole internazionali per l’introduzione in commercio di nuovi farmaci, dettate dalla preoccupazione di ridurre i rischi del loro utilizzo da parte degli esseri umani. Senza la fase obbligatoria di sperimentazione di un farmaco o di una protesi sugli animali, ad esempio, si rischierebbe, come avvenuto in alcuni casi in passato, di creare gravi danni alla salute di migliaia di persone. Sappiamo benissimo che i modelli animali sono delle approssimazioni rispetto all’uomo e che in alcuni casi la risposta al principio attivo è diversa, ma, per la gran parte delle funzioni che debbono essere valutate, la risposta risulta molto simile a quella umana. L’affinità genetica dei modelli animali più utilizzati è sempre superiore al 90% rispetto all’uomo. Come l’uomo, un topo o un cane hanno un cervello, un cuore, un fegato, i reni, un sistema riproduttivo, ormonale, circolatorio, immunologico. C’è una somiglianza con gli esseri umani per il numero dei geni, e anche le proteine animali sono molto simili alle nostre. Grazie all’utilizzo degli animali nella sperimentazione scientifica si sono debellate malattie che ogni anno nel mondo mietevano milioni di morti e si è riuscito a cronicizzare, con una buona qualità della vita, malattie mortali come l’Aids. Al fondo del dibattito, prescindendo per un momento anche dalle regole internazionali, occorre però onestamente pronunciarsi se si ritiene che gli animali debbano essere equiparati all’uomo, oppure se la salute umana, fatte salve tutte le regole di salvaguardia nel trattamento degli animali, sia prioritaria.

    È corretto parlare di vivisezione? Com’è possibile conciliare le ragioni della ricerca con gli aspetti etici, come il rispetto per gli animali?

    Reiss: “La sperimentazione animale è priva di senso. Non si possono conciliare i due aspetti”.

    Garattini: “La parola vivisezione è utilizzata strumentalmente dalle organizzazioni animaliste per impressionare l’opinione pubblica e sottrarsi a un confronto razionale. Infatti, sanno benissimo che nessuno interviene chirurgicamente su animali non anestetizzati e che quella chirurgica è una parte molto secondaria della sperimentazione scientifica. La legislazione italiana, peraltro già oggi molto più severa della stessa direttiva europea, impone regole molto più rigide a tutela del benessere e del rispetto degli animali. Prevede a priori una valutazione da parte di un comitato indipendente sull’opportunità di utilizzare animali in una determinata sperimentazione, un’autorizzazione ministeriale, regole molto stringenti sulle condizioni ambientali in cui vanno tenuti gli animali e controlli frequenti da parte degli organi pubblici preposti a verificare la loro effettiva tutela. All’Istituto Mario Negri quelle disposizioni e le relative condizioni sono quotidianamente controllate e rispettate. Dove non vengono rispettate vanno perseguite, senza mettere strumentalmente in discussione le ragioni della ricerca scientifica”.

    Quali sono gli animali più usati nei laboratori?

    Reiss: “Roditori, principalmente topi e ratti. Le ragioni sono la facilità di allevamento e i bassi costi”.

    Garattini: “Quasi il 95% degli animali impiegati in Italia, secondo i dati del ministero della Salute relativi al 2009, sono topi e ratti. I cani utilizzati sono stati 807. In tutte le sperimentazioni farmacologiche le regole internazionali riguardanti i test tossicologici prevedono che il farmaco venga testato su due tipologie diverse di animali. Oltre ai topi, si richiede un tipo di animale di dimensione superiore. Possono essere cani, ma anche maiali o scimmie, a seconda del tipo di apparato su cui bisogna indagare. Si ricorre, ad esempio, ai beagle perché hanno caratteristiche di resistenza e docilità, ma va ricordato che ci sono anche altre razze canine che vengono utilizzate a seconda del tipo di sperimentazione”.

    Quali sono le dimensioni del fenomeno?

    Reiss: “È difficile avere un quadro aggiornato. La Francia, ad esempio, non ha fornito dati aggiornati dal 2007. Per l’Unione europea si può ipotizzare una cifra dell’ordine dei 12 milioni di soggetti l’anno”.

    Garattini: ”L’utilizzo di animali nella sperimentazione scientifica non è un vezzo, venato di sadismo, da parte di ricercatori conservatori, come vorrebbero far credere gli animalisti. Grazie allo sviluppo delle conoscenze e delle tecnologie, l’utilizzo degli animali si è fortemente ridotto negli ultimi decenni. In Italia, secondo i dati pubblicati dal ministero della Salute, nel 2009 sono stati poco più di 800.000 gli animali impiegati nella ricerca scientifica. All’Istituto Mario Negri venticinque anni fa impiegavamo circa 120.000 ratti o topi ogni anno, oggi siamo a circa 15.000″.

    La Lav ha promosso una raccolta di firme per modificare la direttiva europea, in vista della ratifica italiana entro il 10 novembre prossimo. Cosa andrebbe introdotto, secondo lei, che attualmente la direttiva europea non prevede?

    Reiss: “La direttiva europea 2010/63 ha sostituito la vecchia direttiva 86/609. Quest’ultima prevedeva che “nessuna sperimentazione animale dovrà essere realizzata in presenza di ragionevoli alternative che non coinvolgano animali”. Noi abbiamo promosso un’azione contro la Commissione europea per mancata applicazione della direttiva 86/609, proprio per non aver permesso la valutazione di tossicità delle sostanze chimiche attraverso metodi alternativi, come l’utilizzo di colture cellulari umane. La Commissione europea ha, pertanto, deciso di modificare questo articolo della vecchia direttiva, affermando che “tocca ai singoli stati membri decidere se adottare metodi alternativi”. In questo modo, se una società ha problemi a effettuare test su animali in un paese, può farlo in un altro più tollerante. Noi chiediamo che vengano reintrodotte e applicate severamente le vecchie disposizioni di legge”.

    Garattini: “Per quanto riguarda la direttiva europea, penso che vada semplicemente recepita. La Lav, come altre associazioni animaliste italiane ed europee, ha partecipato negli anni scorsi a tutti gli incontri promossi dalla Commissione europea in preparazione della direttiva, che è il risultato di un lungo e approfondito confronto tra punti di vista differenti. La raccolta di firme è, dunque, solo una mobilitazione politica per allargare la propria base di consenso, volta a capitalizzare emotivamente iniziative come quella di Green Hill, ma che non ha nessuna possibilità di incidere a livello comunitario”.

    Che peso ha una corretta sperimentazione animale nelle verifiche compiute dalle riviste scientifiche prima della pubblicazione di uno studio?

    Reiss: “Dipende dalla rivista. Alcune sono piuttosto elastiche e accettano di pubblicare ricerche con dati basati su modelli animali. Altre non lo fanno. Altre ancora chiedono la prova che nessun metodo alternativo sia stato trovato per quel tipo di studio. La questione evolve piuttosto lentamente”.

    Garattini: “Un peso rilevante. L’illustrazione delle modalità di utilizzo degli animali nella sperimentazione è parte integrante della documentazione che viene fornita alle riviste scientifiche quando s’invia loro uno studio per la pubblicazione. Lo studio pubblicato, a sua volta, è oggetto di discussione e di critica da parte di altri gruppi di ricercatori. Se emerge che non si sono rispettate le norme a tutela del benessere animale, il ricercatore o i ricercatori rischiano di essere messi al bando dalle riviste scientifiche più autorevoli”.

    Quali sono le concrete alternative ai test sugli animali?

    Reiss: “Poiché non esiste alcun modello animale adatto, abbiamo una sola opzione: essere noi stessi il modello. Per le valutazioni di tossicità, ad esempio, gli studi devono essere condotti non su animali ma su tessuti o cellule umane. Per questa ragione noi siamo stati i primi in Europa ad adottare la “tossicogenomica”. Una metodica che consiste prima nella valutazione della tossicità delle sostanze chimiche attraverso l’esposizione diretta a colture cellulari umane. Poi nell’identificazione e misura dell’attività genica in queste cellule. E infine nell’analisi degli effetti tossici sulle funzioni biologiche regolate dai geni che hanno subito mutazioni”.

    Garattini: “Non ci sono, al momento, alternative. Ci sono metodi complementari che sempre meglio aiutano a ridurre il numero di animali utilizzati. Se l’animale non è un modello perfetto rispetto all’uomo, tanto meno sarà esaustivo un test su cellule isolate in una provetta che, come struttura, sono ancora più lontane dall’uomo. Utilizzando solo gruppi di cellule, come sostengono gli animalisti, non si può verificare, ad esempio, se hanno fame, provano dolore o hanno problemi cardiaci. La ricerca cosiddetta in vitro (su cellule) e in silico (al computer) è parte integrante e maggioritaria dell’attività di studio che quotidianamente si svolge nel nostro Istituto. Lo sviluppo tecnologico, che ha messo a disposizione sofisticate apparecchiature diagnostiche, come TAC, risonanze magnetiche ecc., a misura di animale, ha permesso di ridurre drasticamente il numero di animali necessari a verificare l’andamento di una determinata malattia. Da ultimo, ma non meno importante, voglio ricordare che le sperimentazioni hanno consentito di realizzare numerosi farmaci per curare gli animali stessi e debellare loro specifiche malattie”.

    Qualsiasi siano le ragioni, etiche, politiche e anche economiche, la possibilità di trovare alternative all'utilizzo di animali è ben vista da entrambi gli schieramenti.
    Cosa si intende dunque per “metodo alternativo”? Si tratta di tutte le procedure che permettono di ridurre (o addirittura sostituire) l'animale nella sperimentazione, ma anche di limitare le sofferenze animali.

    La legge delle tre R
    A far riflettere su queste eventualità è stata la cosiddetta “legge delle tre R” (Replacement, Reduction, Refinement), elaborata nel 1959. Per rendere più eticamente accettabile la sperimentazione sull'animale sarebbe necessario considerare la possibilità di sostituire [Replacement significa sostituzione], là dove possibile, la pratica della vivisezione con altre metodologie altrettanto efficaci. Al più si auspica di ridurre [Reduction significa riduzione] il numero delle sperimentazioni e di raffinare i metodi [Refinement significa raffinamento], per evitare la sofferenza e lo stress degli animali.

    I computer (e non solo) al servizio dell'uomo e dell'animale
    Le tecnologie più moderne consentono di ottenere risultati importanti per esempio lavorando sulle colture cellulari che forniscono dati parziali, ma veritieri in quanto prodotte utilizzando materiale biologico della specie umana, verso la quale si compie la ricerca. Le simulazioni al computer, come i modelli matematici e speciali software, consentono di prevedere gli effetti biologici di alcuni composti. Come? Per esempio, partendo dalla disposizione spaziale degli atomi di una molecola.


    Non tutte le metodologie senza animali possono essere utilizzate nei test previsti dalla legge, ma solo quelle validate, ossia dichiarate affidabili (riproducibilità nel tempo e in laboratori diversi) e rilevanti (significatività e utilità di una procedura per lo scopo prefissato). L’iter di validazione previsto dalla normativa europea, lungo e complesso, ha di fatto rallentato l’introduzione e la diffusione delle metodologie alternative disponibili.
    Il paradosso? I test sugli animali previsti dalla legge vengono utilizzati senza essere mai stati validati (e nemmeno potrebbero esserlo perché mancanti dei requisiti richiesti).

    In alcuni ambiti gli animali sono già stati totalmente rimpiazzati: è il caso dei crash test, della didattica, dei test di tossicità nel settore cosmetico.
    Moderne tecniche di imaging (TAC e risonanza magnetica per fare due esempi) sono utilizzate nello studio del cervello umano al posto degli esperimenti sui primati, colture in vitro di cellule e tessuti umani trovano impiego nella sperimentazione di nuovi farmaci, mentre altri metodi basati direttamente sull’uomo (ricerca clinica, epidemiologia, statistica etc) si rivelano efficaci nello studio delle malattie. Inoltre, simulazioni elettroniche di esperimenti sono in grado di prevedere, grazie a modelli matematici e speciali software, gli effetti biologici di alcuni composti chimici.


    In ambito didattico, modellini di animali ed esseri umani, video, simulazioni computerizzate, esperimenti su colture cellulari e pratica clinica sono metodi che per legge devono essere utilizzati al posto degli animali (fatta salva la sperimentazione in deroga).
    Sta inoltre facendosi strada la genomica (branca della biologia molecolare che si occupa dello studio del genoma degli organismi viventi): le ricerche in corso sul genoma umano sono fortemente orientate a prevedere lo sviluppo di possibili malattie e a valutare in anticipo l’efficacia, anche a livello individuale, di nuovi farmaci.

    I casi portati come esempi di sperimentazioni errate sono numerosi: il tranquillante Talidomide, che negli anni Sessanta causò la nascita di dieci mila neonati deformi, oppure lo spray Isoproterenol che nel 1973 uccise migliaia di asmatici. Questi farmaci, pur avendo superato la prova sugli animali, ebbero effetti devastanti sugli uomini. Per i ricercatori si tratta di margini di errori imprevedibili o il terribile risultato di una sperimentazione mal condotta.

    I fallimenti della sperimentazione
    Eppure questi errori continuano ancora oggi a mietere vite umane: come nel caso del Mediator, medicinale utilizzato per la cura di diabete e l’obesità, ritirato dal mercato il 14 ottobre scorso perché in Francia avrebbe provocato tra i 500 e i 1.000 morti.

    E il fumo? Già nel 1950 era nota la sua correlazione con il cancro ai polmoni. Tuttavia, gli studi effettuati per confermare l’evidenza epidemiologica non riuscirono a dimostrare il legame tra sigarette e tumore in quanto non fu possibile indurre il cancro negli animali utilizzati per gli esperimenti. E così anche per amianto, arsenico, benzene, alcool e lana di vetro, tutte sostanze risultate innocue per gli animali ma dannose per l’uomo.

    Dunque la sperimentazione serve?
    Gli animalisti sono convinti di no e spiegano le proprie ragioni.

    Un errore metodologico. L’assunto di base è questo: se nessuna specie animale è paragonabile in toto all’uomo (come dimostrano le diverse sostanze immesse sul mercato sicure per gli animali ma rivelatesi letali per gli esseri umani), questo significa che la sperimentazione finale di fatto avviene sull’uomo, rendendo vana la morte di milioni di animali. In campo oncologico, per esempio, le stesse sostanze chimiche possono essere cancerogene per l'uomo e non per il topo e viceversa.

    La tutela giuridica. I test effettuati su animali garantirebbero un’irrinunciabile copertura legale alle case farmaceutiche tutelandole in caso di inaspettati effetti nocivi sull’uomo di nuovi farmaci immessi sul mercato.

    Lo stress rende tutto inattendibile. Lo stress cui sono sottoposti gli animali nei laboratori invaliderebbe irrimediabilmente i risultati degli esperimenti rendendoli inattendibili. E sarebbe proprio per questo motivo che uno stesso esperimento effettuato su animali geneticamente identici ma in laboratori diversi dà spesso risultati differenti.

    La carriera e le ricerche inutili. L'accusa spesso avanzata è che si continui a realizzare ricerche per rispondere a domande a cui si conosce già la risposta. Perché? Testare su animali sarebbe un modo per pubblicare più facilmente i propri studi, consentendo una carriera accademica più rapida rispetto a quanto sarebbe possibile fare con la ricerca clinica: la vita di un roditore è molto più breve, di conseguenza le malattie si sviluppano più in fretta.
     
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    CITAZIONE
    Garattini: “Non ci sono, al momento, alternative. Ci sono metodi complementari che sempre meglio aiutano a ridurre il numero di animali utilizzati. Se l’animale non è un modello perfetto rispetto all’uomo, tanto meno sarà esaustivo un test su cellule isolate in una provetta che, come struttura, sono ancora più lontane dall’uomo. Utilizzando solo gruppi di cellule, come sostengono gli animalisti, non si può verificare, ad esempio, se hanno fame, provano dolore o hanno problemi cardiaci. La ricerca cosiddetta in vitro (su cellule) e in silico (al computer) è parte integrante e maggioritaria dell’attività di studio che quotidianamente si svolge nel nostro Istituto. Lo sviluppo tecnologico, che ha messo a disposizione sofisticate apparecchiature diagnostiche, come TAC, risonanze magnetiche ecc., a misura di animale, ha permesso di ridurre drasticamente il numero di animali necessari a verificare l’andamento di una determinata malattia. Da ultimo, ma non meno importante, voglio ricordare che le sperimentazioni hanno consentito di realizzare numerosi farmaci per curare gli animali stessi e debellare loro specifiche malattie”.

    Cioè hai letto l'articolo? Da pienamente ragione a chi sostiene la necessità della sperimentazione.
    Non millata l'esistenza di fantomatici metodi alternativi che risolvano tutto. E' chiaro grazie all'avanzamento delle tecniche il numero di animali impiegati si sta pian piano riducendo, ma alla stato attuale delle cose la SA è il fulcro della ricerca. E' impensabile eliminare adesso l'uso in ricerca degli animali: lo stesso Garattini in un'altra intervista ha detto che "la ricerca senza animali si ferma" (non ha usato il condizionale apposta).
    E per inciso il dott. Garattini è uno dei ricercatori migliori che abbiamo in Italia, ha sempre difeso la ricerca medica e la sperimentazione animale; per questo è stato più volte vittima di intimidazioni, insulti e quant'altro da persone che si definiscono "animalisti" ma che in realtà lo sono ben poco.
     
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  5. mangakainside
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    Garattini dà la sua opinione, Reiss la contrasta , si chiama CONFRONTO. Le idee al riguardo sono varie, basti vedere questo topic, ho semplicemente postato un articolo nel quale due studiosi danno la loro visione della questione
     
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    CITAZIONE (mangakainside @ 16/1/2013, 10:35) 
    Reiss: “Poiché non esiste alcun modello animale adatto, abbiamo una sola opzione: essere noi stessi il modello. Per le valutazioni di tossicità, ad esempio, gli studi devono essere condotti non su animali ma su tessuti o cellule umane. Per questa ragione noi siamo stati i primi in Europa ad adottare la “tossicogenomica”. Una metodica che consiste prima nella valutazione della tossicità delle sostanze chimiche attraverso l’esposizione diretta a colture cellulari umane. Poi nell’identificazione e misura dell’attività genica in queste cellule. E infine nell’analisi degli effetti tossici sulle funzioni biologiche regolate dai geni che hanno subito mutazioni”.

    Allora qui il dott. Reiss propone di sperimentare direttamente sull'uomo senza passare dall'animale.
    Su 1000 molecole campione per sviluppare un farmaco che passano la fase 1 (quella senza animali, con staminali e altre colture) la fase 2 (la sperimentazione animale) ne taglia circa il 90%. Le restanti 100 passano alla frase 3 (sperimentazione umana) in cui solo il 10 molecole passano diventando effettivamente farmaci (quindi se ne scarta un altra 90%).
    Le 900 molecole scartate dalla SA dovrebbero essere sperimentate direttamente sull'uomo? In costi umani significa condannare parecchie persone a morte.

    CITAZIONE
    La legge delle tre R
    A far riflettere su queste eventualità è stata la cosiddetta “legge delle tre R” (Replacement, Reduction, Refinement), elaborata nel 1959. Per rendere più eticamente accettabile la sperimentazione sull'animale sarebbe necessario considerare la possibilità di sostituire [Replacement significa sostituzione], là dove possibile, la pratica della vivisezione con altre metodologie altrettanto efficaci. Al più si auspica di ridurre [Reduction significa riduzione] il numero delle sperimentazioni e di raffinare i metodi [Refinement significa raffinamento], per evitare la sofferenza e lo stress degli animali.

    La normativa europea si basa silla legge delle 3 R.

    CITAZIONE
    I computer (e non solo) al servizio dell'uomo e dell'animale
    Le tecnologie più moderne consentono di ottenere risultati importanti per esempio lavorando sulle colture cellulari che forniscono dati parziali, ma veritieri in quanto prodotte utilizzando materiale biologico della specie umana, verso la quale si compie la ricerca. Le simulazioni al computer, come i modelli matematici e speciali software, consentono di prevedere gli effetti biologici di alcuni composti. Come? Per esempio, partendo dalla disposizione spaziale degli atomi di una molecola.

    I cosidetti metodi in silicio vengono usati in fase 1; tuttavia sono segetti ad un buon margine di errore, in quanto ad oggi primo non si conoscono ancora moltissimi processi bilogici molecolari quindi è impossibile prevedere la risposta coi date in nostro possesso.
    Secondo i PC sono ancora troppo lenti, già solo per lo studio su PC del ripiegamento delle proteine ci si mette anni.

    CITAZIONE
    Non tutte le metodologie senza animali possono essere utilizzate nei test previsti dalla legge, ma solo quelle validate, ossia dichiarate affidabili (riproducibilità nel tempo e in laboratori diversi) e rilevanti (significatività e utilità di una procedura per lo scopo prefissato). L’iter di validazione previsto dalla normativa europea, lungo e complesso, ha di fatto rallentato l’introduzione e la diffusione delle metodologie alternative disponibili.
    Il paradosso? I test sugli animali previsti dalla legge vengono utilizzati senza essere mai stati validati (e nemmeno potrebbero esserlo perché mancanti dei requisiti richiesti).

    La validazione di un metodo si basa dal confronto con un altro metodo. Quindi se un metodo viene ritenuto più efficace della SA viene "validato", ossia ritenuto più efficace, e viene usato. Senza alternative come si fa a validare un modello?

    CITAZIONE
    In alcuni ambiti gli animali sono già stati totalmente rimpiazzati: è il caso dei crash test, della didattica, dei test di tossicità nel settore cosmetico.
    Moderne tecniche di imaging (TAC e risonanza magnetica per fare due esempi) sono utilizzate nello studio del cervello umano al posto degli esperimenti sui primati, colture in vitro di cellule e tessuti umani trovano impiego nella sperimentazione di nuovi farmaci, mentre altri metodi basati direttamente sull’uomo (ricerca clinica, epidemiologia, statistica etc) si rivelano efficaci nello studio delle malattie. Inoltre, simulazioni elettroniche di esperimenti sono in grado di prevedere, grazie a modelli matematici e speciali software, gli effetti biologici di alcuni composti chimici.

    Dei metodi in silicio ho già parlato. La ricerca clinica è in primis troppo lenta, poi non da risultati sempre corretti in quanto non si conosce la storia clinica completa del paziente. L'epidemiologia è un metodo per inidirizzare la ricerca, dà risultati che necessitano una prova per essere ritenuti corretti.

    CITAZIONE
    Sta inoltre facendosi strada la genomica (branca della biologia molecolare che si occupa dello studio del genoma degli organismi viventi): le ricerche in corso sul genoma umano sono fortemente orientate a prevedere lo sviluppo di possibili malattie e a valutare in anticipo l’efficacia, anche a livello individuale, di nuovi farmaci.

    Ad oggi del nostro DNA si conosce la reale funzione di meno del 10% e quel 10% arriva quasi tutto dalla sperimentazione animale.
    E' logico può aiutare nello studio delle malattie ma non può sostituire.

    CITAZIONE
    I casi portati come esempi di sperimentazioni errate sono numerosi: il tranquillante Talidomide, che negli anni Sessanta causò la nascita di dieci mila neonati deformi, oppure lo spray Isoproterenol che nel 1973 uccise migliaia di asmatici. Questi farmaci, pur avendo superato la prova sugli animali, ebbero effetti devastanti sugli uomini. Per i ricercatori si tratta di margini di errori imprevedibili o il terribile risultato di una sperimentazione mal condotta.

    Cavolata di proporzioni enormi. Il caso talidomide deriva proprio da uno studio superficiale dei rischi teratogeni del farmaco durante la sperimentazione animale. Studi successivi su animali provarono anche negli animali la terotogenità del composto

    Bauer KS, Dixon SC, Figg WD (1998) Inhibition of angiogenesis by thalidomide requires metabolic activation, which is species-dependent. Biochemical pharmacology 55:1827-1834.

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    Yang TJ, Yang TS, Liang HM (1963) Thalidomide and congenital abnormalities. Lancet 1:552-553.


    CITAZIONE
    E il fumo? Già nel 1950 era nota la sua correlazione con il cancro ai polmoni. Tuttavia, gli studi effettuati per confermare l’evidenza epidemiologica non riuscirono a dimostrare il legame tra sigarette e tumore in quanto non fu possibile indurre il cancro negli animali utilizzati per gli esperimenti. E così anche per amianto, arsenico, benzene, alcool e lana di vetro, tutte sostanze risultate innocue per gli animali ma dannose per l’uomo.

    Anche qui l'errore è stato di tipo metodologico.

    Inhalation Studies of Cigarette Smoke

    While extensive studies clearly document the carcinogenicity of certain cigarette smoke constituents, the results of inhalation studies of whole-cigarette smoke or its vapor and particulate phases have been less consistent. Cigarette smoke inhalation studies through 1985 have been reviewed elsewhere (38). There are a number of operational problems inherent in these experiments. The smoke must be delivered in a standardized fashion that has been accomplished with a variety of designs. Both whole-body exposure and nose-only designs have been used. Generally, a 2-second puff from a burning cigarette is diluted with air and forced into the chamber. Animals will undergo avoidance reactions and will not inhale the smoke the way humans do. Thus, the dose to the lung in animals will be less than that in humans. It will also be considerably less than in most experiments that examine the carcinogenicity of individual components of smoke. Other problems arise from the fact that rodents are obligatory nose breathers and their nasal passages are more complex than those of humans, thereby affecting the dynamics of particle deposition in the respiratory tract. The irritating and toxic properties of tobacco smoke create further difficulties.

    Nevertheless, in experiments with Syrian golden hamsters, whole-cigarette smoke and its particulate phase consistently induce preneoplastic lesions and benign and malignant tumors of the larynx (38). This model system has been widely applied and is the most reliable one for induction of tumors by inhalation of cigarette smoke. Tumors are observed in hamsters exposed to the particulate phase of smoke only. Results of experiments in rats and mice are inconsistent, while those of experiments in rabbits and dogs are equivocal. Studies published since 1985 describe inhalation experiments with mice (71-74). Two studies are negative, but two others evaluating the activity of ETS in A/J mice show moderately positive results. In these studies (73,74), increased lung tumor multiplicity is observed in mice exposed to ETS and then allowed a recovery period. It was concluded that the vapor phase of ETS is as tumorigenic as is full ETS and that the responsible agents are not NNK or BaP. These studies require confirmation. Further research is needed to identify the putative tumorigenic components of the vapor phase.

    Da: http://jnci.oxfordjournals.org/content/91/14/1194.full


    CITAZIONE
    Lo stress rende tutto inattendibile. Lo stress cui sono sottoposti gli animali nei laboratori invaliderebbe irrimediabilmente i risultati degli esperimenti rendendoli inattendibili. E sarebbe proprio per questo motivo che uno stesso esperimento effettuato su animali geneticamente identici ma in laboratori diversi dà spesso risultati differenti.

    Mancano le fonti e mi sembra una gran balla... è stato ampiamente dimostrato che esclusi i primati gli animali non hanno alcuna sindrome da laboratorio, non sanno che sono cavie e non ne vengono assolutamente influenzati.
     
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  7. neovash
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    miiiiii un romanzo!:O potevi metterlo anche sotto spoiler visto che è un articolo!
    giusto per fare il puntiglioso riguardo ai metodi alternativi, è anni che ogni anno si indice un concorso in cui danno fior fior di quattrini a chiunque trovi un metodo ALTERNATIVO alla sperimentazione animale (alternativo eh, non complementare), mi pare che quest'anno ci siano svariate centinaia di migliaia di euro. sai quanti hanno vinto quest premio? ti do un indizio, è un numero intero minore di 1. penso che se questi metodi di cui tu parli fossero affidabili e completi come vorresti (e come vorrebbero tutti) qualcuno sarebbe diventato famoso per qualcosa di veramente utile, e non per aver liberato dei cani da un allevamento che alla fine della fiera si è rivelato in regola, visto che mi pare abbia già riaperto.
    per l'articolo mi pare ti abbia smontato abbastanza il buon palme, non mi dilungo oltre
     
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    non ho voglia di leggere tutto.. l'importante è che vi confrontate, non litigate e non mandatevi a fanculo tra di voi...



    p.s. fanculo tutti
     
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  9. palme
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    Quindi? Già che mi sono preso la briga di leggere e correggere, una replica potrei anche meritarla...
     
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  10. **tiziana**
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    vorrei solo dire che è impensabile fare esperimenti direttamente sugli esseri umani prima di tutto per problemi etici (si fanno un sacco di storie anche per le cellule staminali...) e poi perchè non si riuscirebbe ad avere un riscontro sui problemi che possono avere le generazioni successive (data la lunga vita di un uomo)
    inoltre non si possono fare studi solo su cellule perchè il corpo è un sistema complesso.

    cmq agli inizi del '900 testavano direttamente sugli esseri umani e sono morte un sacco di persone quindi non mi sembra una buona idea...anche se i tempi sono cambiati al sperimentazione è necessaria!
     
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    Votate gentaglia sono gli ultimi giorni

    Io parto dal presupposto che le case farmaceutiche non siano proprio delle sante, lo so perchè ci ho lavorato indirettamente e vedo come spesso alzano i costi concededndo benefit ai ricercatori (tipo auto, casa, viaggi) così da aumentare le spese di ricerca di determinati farmaci e quindi poter allettare le menti migliori e produrre farmaci migliori da vendere. Per farla breve, ricercatori migliori>farmaci migliori>vendite maggiori>maggiori profitti.
    Detto questo da quel che so, poco, e da quel che ho scoperto parlando con due ricercatrici e medici che ho in casa (le mie sorelle), una dirigente della filiale italiana di un'importantissima casa farmaceutica (la mia ex) ci sono alcune cose che vanno necessariamente sperimentate sugli animali.
    Niente esami al pc o menate simili.
    Il Dna umano è composto da 46 cromosomi per un totale di 3.2 miliardi di basi di dna ed è stato tracciato all'incirca nel 2000 (dopo 15 anni di lavori in cui si poteva scaricare un programmino per donare parte della potenza dei propri pc per codificare parti dei dati, simille al progetto SETI per chi lo conoscesse). Peccato che oltre il dna cromosomico ci sia anche il Dna mitocondriale, che è dannatamente più ampio del suddetto Dna, ed al momento non sappiamo neanche bene che farci della conoscenza completa del Dna cromosomico. Per fare un esempio: il pesce palla viene studiato perchè sembra avere meno Dna "spazzatura" del Dna umano...cioè ci sono porzioni del Dna umano che non si sa a cosa servono.
    In soldoni, sappiamo cosa c'è scritto in parte di ciò che regola la nostra vita, ma non sappiamo ancora leggerlo quindi è completamente inutile fare simulazioni al pc altrimenti ogni malattia sarebbe già risolta o meglio sapremmo già prima di cosa ci ammaleremmo e vivremmo decine e centinaia di anni in più.
    La mia ex una volta entrando in argomento mi rispose " Pensi che se potessimo fare metodi di indagine alternativi non li prenderemmo in considerazione? Il costo di di tutti i nostri centri di sperimentazione e quello di un CED tra i più potenti sono più o meno li...ma se fossero efficaci ed anche più costosi sai quanta pubblicità potremmo farci smettendo di usare le cavie? Saremmo un'azienda di santi venderemmo ghiaccio agli eschimesi con l'immagine che avremmo "

    Quindi a favore. Un bambino salvato vale più di tutti i cani ed i gatti, i topi ed i pesce palla del mondo.

    Rispondo a Kakashi senpai ed il suo intervento del 16/1/2013, 11:35 (che non quoto per questioni di spazio) guarda risponderei con una parola sola a Claude Reiss " Vaccino ". La parola Vaccino viene da vacca...mucca...perchè Jenner l'ha creato innestando del vaiolo sulle vacche e poi Pasteur ha proposto di dargli quel nome. Ora non mi si può dire che i vaccini non siano stati un bene per l'umanità, certo a meno che il vaiolo non fosse un raffreddore.
     
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    CITAZIONE (mangakainside @ 16/1/2013, 09:19) 
    ..e così va avanti questa barbarie, perchè di ciò stiamo parlando, di animali con cancri indotti, esseri viventi VIVISEZIONATI, spesso senza anestesia(in quanto potrebbe alterare i risultati), spellati, torturati in ogni modo..

    Questa è una vaccata bella e buona...gli animali usati per gli esperimenti vengono trattati per più esperimenti e nel miglior modo possibile e il tutto è supervisionato da un veterinario che si accerta di non far soffrire troppo l'animale.... non vi immaginate che vengano fatti fuori come niente ogni 30 secondi x divertimento e senza alcuna etica....

    ...e soprattutto basta parlare di vivisezione prendendo spunto da immagini di animali come queste ---> vivisezione

    che arrivano da chissà quale parte sperduta del pianeta...di certo non da un laboratorio europeo, basta vedere le ambientazioni di queste foto...
     
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  14. icestorm
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    A favore. Oltre le cose già dette vorrei dire che la sperimentazione animale e' solo UNA FASE della ricerca.
    Inoltre, il 90% degli animali utilizzati sono roditori (ratti). E non penso che nessuno di noi si lamenti quando il comune della propria città dà il via alla disinfestazione.
     
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    credo che qualche esperimento lo abbiano liberato sul TAM :asd:
     
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179 replies since 17/9/2012, 11:47   1970 views
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