Silenzio.
Inspirò ed espirò, sentiva un vuoto dentro di sé, come se qualcuno gli avesse strappato il cuore dal petto. Inspirò ancora, vedendo le vesti sotto di lui sollevarsi ed abbassarsi. Era strano, irreale.
Il buco doveva essere sulla fronte, non sul petto. Sollevò le dita della mano destra per sfiorarsi lo spazio tra le sopracciglia dove quel Mostro aveva conficcato uno dei suoi canini. Nulla. Solo un rivolo di sangue scuro.
La vista gli si sfocò.
Stava avendo delle difficoltà a mettere a fuoco le cose, a capire cosa doveva fare, l'unica cosa che riusciva a sentire era quella senzione, di profondo nulla che si apriva come una voragine al centro dello sterno.
Una sensazione terribile eppure dolceamara.
Io... Si interruppe, persino la sua voce sembrava strana. Più roca, più... ferale. Il pensiero lo colse: cosa era? Chi era? Abbassò lo sguardo verso la mano sinistra, teneva impugnata tra le dita qualcosa, un Kunai dalla lunga punta affilata. Giusto si era armato per pugnalare il Mouryou, per fermarlo prima che potesse trasformarlo. Non ci era riuscito.
Era stato troppo veloce. Una sfocatura nella sua vista, un movimento così veloce ed improvviso che persino uno come lui non era riuscito a bloccarlo. Hai un mandato... Seiryu. Era una voce nella sua testa o semplicemente lui stesso che si diceva da solo quello che dovevare fare? Sbatté le palpebre, la vista tornò a fuoco.
Sì, ora ricordava. Doveva andare. I suoi piedi si mossero come animati di vita propria, l'Arma tornò nella tasca da coscia e seguì gli altri. Ogni passo portava luce nelle tenebre della sua mente, ogni respiro aria nella foschia della memoria annebbiata.
Io sono... Seiryu, il Demone del Dra.. Si arrestò qualcosa era riapparso. Una immagine, un frammento. L'immagine di un diagramma, i simboli runici incomprensibili, quelli matematici ed i Sigilli comprensibilissimi per uno come lui, che aveva passato decenni a studiare l'arte della manipolazione dei flussi della realtà. Quella cosa, era reale, era possibile.
La Tartaruga di Giada. si lasciò sfuggire dalle labbra e di colpo realizzò.
Capì quale era il suo scopo, quale era il suo obiettivo. Recuperare la Tartaruga di Giada per il Padre, per il signore dei Demoni. Nulla importava più.
I passi, prima esitanti si fecero più fermi, più decisi.
Altri Shinobi si erano mossi con lui, prima di fermarsi tutti davanti alla costa. Il mare, un oceano nero e burrascoso si stendeva davanti a loro.
Sentì una voce e realizzò che era di Byakko.
Volerò con Kumari, sarà più veloce che a piedi!
Un moto di rabbia si sollevò nel suo petto. Byakko voleva lasciarli indietro, voleva correre avanti. Il Kunai tornò tra le dita come apparso dal nulla. Osservò la figura femminile e stimò quanto tempo avrebbe impiegato per reciderle la testa dal collo.
L'arma roteò tra le dita, venendo afferrata saldamente a rovescio. Si fermò, il braccio tremò per un secondo, la lama sollevata a metà, la punta ancora rivolta verso il terreno.
NO! Lei no! Si impose. C'era qualcosa dentro di lui che si muoveva, si agitava, si scontrava con quel senso di pienezza che ormai lo riempiva. Il senso di uno scopo. Per un secondo il vuoto sembrò tornare nel petto ma il suo desiderio di obbedire al Padre lo riempì di nuovo, colmandolo con una forza incredibile.
Non è bene combattere tra fratelli... Non ancora... La Missione prima di tutto.
"Anche noi volare!"
Il fratello al suo fianco estrasse un pennello e improvvisamente davanti a lui si sollevarono due grossi uccelli sformati di inchiostro. Vi balzò sopra con decisione, folgorando Kone con lo sguardo. Il volatile si sollevò in aria sbattendo sgraziatamente le ali e lui sentì il vento agitargli i capelli sulla fronte e, con esso, di nuovo quel vuoto nel petto. Scosse la testa, chiudendo gli occhi e riaprendoli. Abbassò lo sguardo verso la lama del pugnale ed il suo volto si riflesse sulla superficie lucida del metallo.
L'occhio destro era iniettato di sangue, la sclera era praticamente nera, lieve vene in rilievo intorno al volto, i canini leggermente sporgenti sotto la smorfia di disappunto e rabbia che aveva pochi minuti prima dipinto il suo volto. Le sue stesse unghie erano più lunghe del solito ed appuntite.
Tornò a sollevare la testa, Byakko li guidava, volando decisa come una freccia, tenendo sotto braccio Kumari che rimaneva inerte come un pupazzo. Colse il lungo viaggio per pianificare la sua prossima mossa.
La Tartaruga di Giada aveva la precedenza. Prenderla, era vitale, Prenderla per studi... NO! Per portarla al Padre, per ripristinare l'ordine delle cose. Era davvero questo il suo compito?
La devo prendere... a tutti i costi. Sì, era quello davvero il suo compito. Doveva prenderla. Su questo era sicuro. Sentì il vuoto dentro di lui acquietarsi e l'animo rasserenarsi. Era così e così doveva essere.
Abbassò lo sguardo sul mare che scorreva veloce sotto di lui. Incrociò le gambe nella posizione del loto e ripose il Kunai.
Ora doveva solo aspettare.

Atterrarono. Aprì gli occhi solo per sentire e vedere le urla sollevarsi nell'aria. Uno spruzzo di sangue macchiò il terreno colpito dal sole del tramonto e lui aggrottò le sopracciglia. Questa era una fermata inutile, una fermata futile.
Si sollevò in piedi, pronto a riportare l'ordine tra i suoi fratelli, osservò Byakko immobile che guardava i fratelli balzare sugli umani e banchettare con le loro carni e si fece avanti per dirle di muoversi. Sentì l'odore del sangue e la salivazione iniziò ad aumentare. Un rivolo di bava scivolò dall'angolo della bocca.
Aveva fame.
Volse lo sguardo verso un uomo che stava correndo verso Kone brandendo un lungo piccone. Il fratello era chino sul corpo di una donna, le zanne conficcare nel suo sterno, si stava nutrendo dei succosi organi interni. Allungò la mano e la serrò intorno al corpo dell'uomo. Quando si era mosso? Non gli era sembrato neanche di averlo fatto. Sentì il vento fischiare intorno a lui, le vesti fusciarono e i capelli si agitarono intorno alla testa. L'uomo urlò mentre veniva sollevato in aria dalla sua presa, afferrò con l'altra mano la vita e tirò. Il corpo si aprì in due, facendo piovere una pioggia di sangue sul suo viso. Aprì la bocca e il sangue colò, inondandogli la gola, danzando sulla lingua come una bevanda calda e frizzante. Ingurgitò avidamente, la lingua saettò sulle labbra. Lasciò cadere il corpo dell'uomo e balzò su una donna in fuga. La mano si sollevò, i lunghi artigli strapparono via un pezzo del collo, aprendo la carotide della donna in uno spruzzo di sangue. Affondò le fauci nel collo morbido e caldo. Inspirò, sentendo gli occhi rovesciarglisi all'indietro dal piacere.
Nell'arco di qualche secondo si divorò anche lei. Gli umani erano deliziosi.
Si sollevò di scatto a quella realizzazione. La sua fame si estinse, la sua furia si placò e il vuoto sembrò tornare nel petto. Si sollevò in piedi e balzò sull'animale, riflettendo su cosa era appena successo. Non sulla gravità di aver spento delle vite, no, ma sulla sensazione di mancanza di controllo che aveva provato nel farlo.
Non gli era piaciuta, per niente. Lui non era schiavo dei suoi istinti. Serrò le mascelle, sentì la salivazione tornare ad affluire in bocca alla vista dei fratelli che continuavano a banchettare ma non si mosse.
Cercò di distrarsi, osservando Kumari e Kone balzare da una preda all'altra. I loro corpi erano molto più mostruosi del suo e di quello di Byakko. Le loro movenze molto più animalesche. Kumari a malapena riusciva a camminare sugli arti posteriori.
Inspirò, espirò.
Un solo obiettivo era importante: la Tartaruga di Giada. Il resto poteva morire con quell'intero pianeta fatto di corpi fragili e menti ancora più deboli.
L'uccello tornò a sollevarsi in volo e loro ripartirono.

Arrivarono nei pressi di una rupe di arenaria su cui era situato un tempio. Lui sapeva perché erano lì: dovevano prendere le informazioni necessarie per localizzare l'oggetto. Si tirò in piedi quando ancora l'uccello era a mezz'aria e balzò di sotto, atterrando su un tetto basso, rotolò sentendo le parole di Byakko che venivano portate a lui dal vento.
Sp. Jounin e Monaci...lei si occupa delle informazioni... Afferrò il bordo della grondaia e lasciò cadere il peso in avanti, rotolando a mezz'aria prima di atterrare all'interno sul passatoio delle mura che circondavano il tempio. Cinque monaci uscirono trafelati dalla torretta di guardia. Impugnavano lunghi bastoni ferrati. Lui sorrise, estraendo il Kunai dalla tasca, per poi scattare tra di loro come un serpente, zigzagando, in mezzo agli schizzi di sangue. Atterrò sul bordo del ponte e i cinque uomini erano riversi a terra, alcuni morenti, altri già privi di vita prima ancora di toccare il suolo.

Si sporse in avanti, balzò sul tetto della torre di guardia, corse come un fulmine e saltò di nuovo in avanti. Volò per una decina di metri prima di vedere il tetto del tempio scorrere sotto i suoi piedi e lasciare il passo al buco creato tra le tegole e gli assi dal corpo di Byakko. Il vento fischiò intorno alle sue orecchie, le vesti blu scure si agitarono intorno a gambe e braccia eseguì un carpiato a mezz'aria per atterrare con la gamba tesa proprio in mezzo alle scapole dello Shinobi che si era lanciato a spada tratta verso la schiena di Byakko.
Sentì le ossa ed i muscoli scrocchiare sotto il suo atterraggio, la carne cedere e il piede trapassare la cassa toracica come se fosse stata fatta di paglia.

L'uomo crollò a terra, in una esplosione di sangue e ossa spezzate. Lui estrasse il piede con uno strattone violento per roteare il braccio e colpire con un pugno la mano armata del secondo Shinobi che stava cercando di difendere il capo dei monaci dall'assalto mentale della Sorella.
Il kunai volò via, sferragliando contro il pavimento levigato.
L'uomo lo guatò con ira mentre balzava indietro e stendeva la mano destra lateralmente, accumulando una quantità di Chakra vorticante nella forma di una sfera azzurrina.
Fatti da parte, non voglio ucciderti!
Aprì la bocca e la richiuse mostrando soltanto un sorriso munito di zanne, abbassò lo sguardo verso il cadavere appena trapassato da parte a parte e scosse il piede sinistro ancora lezzo di sangue. L'uomo urlò di rabbia, sollevando la sfera luminosa. Si chiama Rasengan... L'aveva già vista molte volte, non sapeva perché non gli era venuto subito in mente il nome. Scattò, la sfera non aveva fatto in tempo nemmeno ad iniziare la discesa verso di lui. Il braccio destro dell'albino era già immerso fino al gomito nel petto dell'uomo. Saette violette danzavano tra le dita mentre estraeva con decisione l'arto dallo sterno dell'uomo, facendolo cadere a terra.
Seiryu agitò il braccio, schizzando sangue da ogni parte e cercando di ripulirsi le unghie dai rimasugli carbonizzati.
Si voltò per osservare Byakko afferrare con violenza le tempie del capo dei monaci e urlare sguaiatamente la propria esuberanza, ignara di quello che era appena successo alle sue spalle.

Byakko estrasse un tirapugni e lo conficcò con violenza nel costato dell'uomo dopo aver estratto le informazioni desiderate.
"So dove andare! Le rovine di un tempio a Est... Kisuke Momochi e Kyoshiro Tsuuya sono diretti lì, non possiamo lasciare che se ne impossessino!"
In brivido percorse la schiena di Seiryu.
Quei nomi... pensò sentendo le dita ancora sporche di sangue contrarsi in un pugno serrato e facendo gocciolare il rosso sul pavimento di pietra nera levigata.
Preannunciano morte.
Byakko nel frattempo aveva estratto il cuore dal petto del monaco sollevandolo in aria e lasciandosi sfuggire una risata roboante che echeggiò nella sala disseminata di cadaveri. Kumari e Kone avanzarono coperti di sangue, trascinandosi dietro alcuni cadaveri di monaci. Il loro viaggio lì era compiuto, ora dovevano avviarsi verso il luogo indicatogli dalla sorella.
Non sottovalutate quei due... disse ai fratelli, prendendo per la prima volta la parola dopo giorni di silenzio. I fratelli si girarono verso di lui, ansiosi di sentire cosa aveva da dire. Squadrò negli occhi vacui dei suoi due fratelli. No, lasciare Kumari e Kone ad affrontare quei due avrebbe significato morte certa per loro. Sarebbe utile, così da potermi tenere la Tartaruga per me... Ma eliminare le poche forze a disposizione mandandole al macello sarebbe soltanto una idiozia... Sollevò la mano verso Byakko, facendole cenno di avvicinarsi per ascoltare anche lei. Qualora dovessimo affrontare gli Spadaccini, io e Byakko saremo quelli in prima linea, voi offriteci solo supporto... Il Portatore dell'Hachibi e la Leggenda di Kiri meritano cautela, sorella... Non sottovalutarli.
A quelle parole gli altri sembrarono annuire e con un fischio deciso, Kone richiamò dal buco sul tetto i suoi due volatili sformati. Gli animali atterrarono in mezzo ai cadaveri, bianco sul rosso.
Uno di questi azzardò una beccata sul fianco di uno dei monaci, strappando un piccolo lembo di carne prima di ingurgitarlo in soddisfazione. L'albino balzò sopra il volatile e strinse con violenza la mano lorda di sangue contro il bianco manto di inchiostro dell'animale. Quello emise un lieve gemito ma non riuscì a scrollarlo di dosso.
In viaggio! Sussurrò all'animale mentre quello apriva le ali e si sollevava in volo sopra i tetti del tempio.