Posts written by Ely_11

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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Borei - Kisuke Momochi


    Shori non si riteneva certo una scema, né un’incapace totale. Aveva ancora molto su cui lavorare, certo, ma non era una rammollita: si era allenata a più non posso per irrobustire il corpo, affinare i riflessi, migliorare le abilità. Per essere una buona Chuunin. Per questo non si seppe spiegare come diavolo avesse fatto un uomo incappucciato e coperto ad arrivarle dietro le spalle senza che lei lo notasse. O almeno, che lo notasse troppo tardi.
    Una mano si era misteriosamente materializzata dal nulla e si era poggiata sulla sua spalla sinistra. La ragazzina non se l’era aspettato. Una scarica elettrica la percorse tutta, e in un attimo reagì: voltò l’intero corpo, allontanando un piede che toccò il legno della porta, e una mano fece per afferrare l’arto estraneo che le bloccava la spalla, con le unghie che crebbero all’improvviso, affilate quanto rasoi.
    Tsume No Sakusei - Creazione degli Artigli
    TsumeNoSakusei-CreazionedegliArtigli_zps6b454739
    Livello: D
    Tipo: Ninjutsu
    Fin da Genin, il Jinchuuriki della Bicoda sarà in grado, tramite un modesto tributo di chakra, di far crescere le proprie unghie, delle mani o dei piedi, fino ad una lunghezza massima di quaranta centimetri donandogli una robustezza e una capacità di taglio pari a quella di una comune katana. Il Jutsu non necessita di sigilli.
    A livello Chuunin, pagando un consumo doppio, sarà possibile aumentare lunghezza e resistenza delle unghie di mani e piedi contemporaneamente. Non è comunque necessario attivare una trasformazione per utilizzare la tecnica.
    Consumo: 2

    Riuscì a bloccarsi l’attimo prima. Il suo sguardo era scivolato sul proprietario misterioso della mano, e ne rimase immensamente sorpresa.
    La bocca di Kisuke Momochi era tesa in una smorfia, gli occhi che lasciavano trapelare un pizzico di ironia. Ciao, Shori-chan. Se apro da fuori va bene ugualmente?
    Che colpo, si lamentò borbottando Borei, che era scattato al movimento improvviso della ragazza. Maledetto! M’è quasi venuto un infarto!
    Kisuke-senpai! Esclamò Shori, colta da un incredibile sollievo. Abbandonò la posa difensiva e ritirò gli artigli. Mi avete fatta spaventare. Per favore, non fatelo mai più.
    Il ninja superò il corpo esile della ragazza, aprendo la porta e facendo giustamente il padrone di casa. Shori lo fissò un attimo: sarebbe riuscita nel suo intento? Quando avrebbe varcato di nuovo quella porta per tornarsene a casa, avrebbe avuto le risposte che cercava?
    Il Momochi fece un cenno con la testa, per invitarla ad entrare. Lei lo fece, e si ritrovò ancora una volta in quella specie di ingresso collegato, tramite due scalini, alla sala. Era l’unica porzione della casa che Shori avesse visto, ma poco le interessava. Lì dentro, la primissima cosa che notò fu quel meraviglioso calore derivato dalle braci che scoppiettavano nel camino. La membra si rilassarono impercettibilmente mentre lei tirò su col naso e respirò finalmente dell’aria calda. Grazie, disse, sinceramente riconoscente. Si slacciò le scarpe, posandole in un angolino, e salì i due gradini per seguire il senpai.
    Accomodati pure, Shori-chan, la invitò lui, togliendosi il cappuccio. Come mai da queste parti, stavolta?
    Siete gentile, rispose la ragazzina, slacciandosi l’hanten e sedendosi sullo stesso posto che aveva occupato l’ultima volta.
    Borei, nel mentre, si era aggirato per la sala come un vagabondo, scrutandone ogni angolo. Poi sospirò sconsolato. Questa casa mette tristezza.
    Shori gli lanciò un’occhiataccia che fece perfettamente intendere quello che pensava: “Tu zitto e calmo”. Ecco, riprese, rivolgendosi ancora a Kisuke Momochi, è una cosa che riguarda quello che è successo durante l’addestramento. Quando mi avete… “smascherata”, diciamo, fece, mimando le virgolette con le dita. Ho provato a fare delle domande, ma non avete voluto rispondermi. Per il momento andava bene, anche perché dovevamo concentrarci su altro. Ma non posso lasciar perdere. So che sapete tutto, non solo la storia dei fantasmi… e devo capire. Non è strettamente necessario che mi diciate come avete fatto a scoprirlo, ma ho bisogno di qualche rassicurazione. Fece una pausa, passata a scrutare l’espressione del Momochi. Un filo d’ansia le agitava lo stomaco, ma non si sarebbe fermata. Quella cosa era troppo importante. È stata colpa mia? Mormorò. Ho fatto qualche passo falso? Qualcosa che mi ha fatta scoprire? Devo saperlo, è importante… qualcun altro potrebbe esserne a conoscenza, e se si sparge la voce… le parole le morirono in gola. D’improvviso, il discorso di Supaku Handoru le tornò alla mente: i Jinchuuriki erano esseri potenti, molti avrebbero voluto entrarne in possesso. Tipo quel Travis Fuuma. Tanti avrebbero voluto il Nibi, tanti l’avrebbero voluta morta.
    Shori non concluse il discorso. Abbassò la faccia e si passò la mano sulla fronte. Deve rimanere un segreto. Deve. Ne va della mia vita. Per favore... ve lo chiedo da kunoichi a ninja, da kiriana a kiriano, rialzando lo sguardo, fissò il ninja dritto negli occhi. La bocca della ragazzina si era ridotta ad una linea sottile, tesa come il resto del corpo. Il calore sembrava essere diminuito, lasciandole una sensazione di ghiacciato dentro. Ora era in attesa della risposta del Momochi… e prego - pregò – che almeno quella volta fosse comprensivo. Per le altre domande, Shori avrebbe atteso ancora qualche minuto.


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    Kunai x10Occhio cibernetico
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    FoderoOmoikaruiFianco destro
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    Note
    coprifronte sul capo
  2. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Parlato fantasmi - Shou Hyuuga


    Tutto chiare sensei, sono pronto ad iniziare quando vuole, picc... grande sensei.
    Shori si sentì venire la pelle d'oca sulle braccia. La faccia non mostrò alcuna variazione di espressione, eppure dentro di sé sembrò che fosse appena scoppiata una fiamma. "Mi prende in giro? Pensa che sia idiota?" pensò con furore. "Qui sì che c'è una grave mancanza di educazione. Come ha osato... provare a chiamarmi piccola sensei?"
    Oltre che maleducato, doveva certamente essere anche stupido. Non gli conveniva inimicarsi la propria sensei, nè tantomeno una Chuunin straniera (sebbene alleata). Ma non c'era alcun problema: Shori stessa si sarebe impegnata affinché l'apprendista capisse il proprio grossolano errore.
    "E' altamente improbabile che riesca già al suo primo tentativo” pensò la ragazza, mordendosi un labbro e fissando lo Hyuuga che raccoglieva le energie. E infatti aveva ragione: quando il ragazzo fece i primi passi per la sua scalata sull’albero, riuscì a fare un solo passo corretto prima di scivolare e finire a terra, steso come un tappeto.
    Senza esprimere emozioni, Shori disse: Troppo poco Chakra. Riprova.

    Molto bene, ricordati qualche errore di battitura ^^ Ah, e una precisazione: tu dici che il kunai si infilza su uno dei rami, mentre io dico chiaramente nella mia descrizione che esso si infilaza poco prima dei rami. Attento a queste cose, che possono sembrare dettagli ma in realtà sono molto importanti!!
    Ps: scusa per l'attesa ;)



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    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Borei - Kisuke Momochi


    L’inverno stava arrivando. Lo sentiva lei, lo sentivano gli alberi, lo sentivano gli animali, lo sentiva anche il terreno. La temperatura nel giro di pochi giorni era calata sensibilmente, complice anche un vento impetuoso e gelido che freddava ogni cosa. La mattina presto era il momento peggiore, oltre alla sera: il terreno era visibilmente gelato, la nebbia fittissima e un’umidità da far paura. Sembrava che in quell’ultimo periodo il calore non esistesse proprio, catturato tutto da una forza misteriosa.
    Ma i kiriani erano gente tosta: sopportavano il cambiamento di clima in modo davvero stoico, imbottendosi un po’ di più nei loro vestiti e tenendo sempre caldo il caminetto di casa. Shori non era stata da meno: sopra la sua giacca pesante a mo’ di kimono aveva indossato un caldo hanten, nero, e la sciarpa viola era avvolta intorno al collo con più giri del normale. Le mani affondavano nelle tasche, e la faccia finiva seminascosta nella sciarpa per tenere caldo il naso. Il dietro del collo coperto e tenuto al riparo da quella cascata di ciocche ondose e nerissime. Niente gilet, niente bastone: solo la borsa portarmi e il fodero con l’Omoikarui, per sicurezza. Quella che aveva in mente non era nulla di pericoloso… solo una breve visita. Una piccola chiacchierata. Qualche domanda, qualche risposta che doveva imperativamente avere.
    La casa di Kisuke Momochi dopotutto non era tanto distante, ma la fretta di arrivare sembrò allungare di molto il tragitto. E di sicuro non era facile gironzolare con un fantasma che saltellava e fischiettava a due centimetri dall’orecchio.
    Sospirando, Shori si chiese per la terza volta perché diavolo si fosse scomodata quella mattina per raggiungere una persona che forse neanche desiderava vederla, a fare delle domande che sapeva già non avrebbe gradito. Perché allora?
    Semplice: Shori aveva un compito molto importante, qualcosa che non poteva trascurare; ne andava anche della sua vita, dopotutto. E se lei aveva fallito in qualcosa, doveva saperlo… doveva sapere se qualcun altro poteva essere venuto a conoscenza del suo segreto, doveva proteggersi, proteggere il suo segreto a qualunque costo. Anche se per farlo doveva andare a rompere le scatole ad un ninja potente e molto pericoloso, nonché dotato di una pazienza non tra le più sopraffini.
    Siamo arrivati? Fece Borei con voce annoiata.
    No.
    Mm. Siamo arrivati?
    No.
    Siamo arrivati?
    No.
    Siamo arrivati?
    … Sì. Shori si fermò di colpo. Sulla sua destra si stagliava la casa di Momochi-senpai, con il suo giardino recintato e le sue piante di ciliegio e ginepro. Ricordò la prima volta che l’aveva vista, poco tempo addietro: ancora non aveva idea di cosa le sarebbe aspettato.
    Questa volta, con più sicurezza della prima, attraversò il giardinetto e si diresse alla porta. Esitò solo per un attimo, poi bussò tre volte.



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    coprifronte sul capo
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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Parlato fantasmi


    Shori aveva in una mano un sacco pieno di Makibishi e nell’altra un pacco di shuriken ad astro. E non aveva assolutamente idea di cosa farsene. Oltre al fatto che quel tipo di armi non erano proprio il suo genere, negli ultimi tempi aveva pure qualche problema di spazio. Quindi, seppur le piangeva il cuore, quei Makibishi e quegli shuriken dovevano sparire, e il modo più conveniente era venderli in armeria.
    Era proprio lì che si stava dirigendo. Il tratto di strada tra casa sua e il negozio d’armi era davvero corto, e Shori lo percorse con passo veloce per evitare il freddo pungente e l’umidità che le entrava nelle ossa. Quel giorno faceva particolarmente freddo: l’inverno cominciava a farsi sentire, e l’aria si faceva sempre più gelida, quasi pungente. Accanto a lei, come di consueto, c’era Borei, il fantasmino fischiettante e saltellante.
    Buon… buongiorno, disse la ragazzina con i denti che le battevano, le braccia strette intorno al petto e le mani che tenevano le confezioni d’armi. Si avvicinò al bacone. Sono venuta qui per vendere. non le dispiace, vero? Chiese, poggiando le armi sul bancone. Allora, i Mizubishi dovrebbero essere venticinque Ryo, mentre gli shuriken quarantacinque. In tutto settanta, no?

    Rivendo i premi mensili, gli Shuriken ad astro (45) + Mizubishi (25) per un totale di 70 ^^
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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Parlato fantasmi - Haruka Jiyuu - Kenta Jiyuu - Chiyoko Jiyuu

    Nome Utente: Ely_11
    Nome Personaggio: Shori Jiyuu
    Grado Ninja: Chuunin
    Villaggio di Residenza: Kirigakure no Sato
    Schieramento: IMPERO
    Link alla Scheda: Click


    Il tavolo era stranamente ben apparecchiato: la tovaglia bianca e pulita con gli angoli ricamati che penzolavano sotto i quattro lati; tre ciotole con sopra le tradizionali bacchette disposte ai loro posti; c’erano persino delle primule recise – prese chissà dove – e messe in una boccia di vetro trasparente, per abbellire il centro della tavola. L’ambiente era molto illuminato, dando alla sala una sensazione di ariosa tranquillità, di calore e agiatezza.
    Sembra un’occasione speciale, quella colazione, e difatti lo era: raramente si riusciva ad avere tutti e tre i fratelli Jiyuu riuniti sullo stesso tavolo. La madre e patrona della casa, Chiyoko Jiyuu, aveva colto l’occasione al volo, ed esercitando il suo immenso potere genitoriale aveva fatto in modo che nessuno scappasse via, tirasse in ballo scuse o complottasse per evitare la mini riunione di famiglia. In quel momento la donna stava in piedi, ai fornelli, che finiva di preparare quella che sembrava un banchetto da re, e, a giudicare dall’energia baldanzosa con cui si muoveva, e dal modo in cui fischiettava, doveva essere molto felice.
    Shori avrebbe tanto voluto condividere con lei il sentimento, ma al contrario si sentiva stranamente a disagio: non era più abituata a stare a tavola insieme a quasi tutta la famiglia e soprattutto non in un periodo in cui nessuno dei suoi due fratelli riusciva a sopportarla. Rimase quindi al suo posto, sul lato destro del tavolo, a tamburellare con le dita il legno sotto la tovaglia.
    Sua sorella maggiore, Haruka, dalla parte opposta, era ferma a fissare la ciotola vuota, persa nei pensieri. Un dito si prudeva insistentemente la fronte, a volte prendendo anche qualche ciocca nera della frangia. Non sembrava neanche accorgersi del gran momento che s’era venuto a creare, e probabilmente non le interessava. A giudicare dallo sguardo, aveva ben altre cose in mente.
    Kenta, il fratello di mezzo, si sorreggeva la testa con una mano, mentre una gamba si agitava sotto il tavolo. Non sembrava felice: nell’ultima missione ci aveva quasi rimesso una mano, e da allora aveva avuto parecchi problemi nell’impugnare qualunque cosa… specie la katana. E questo improvviso problema lo rendeva più irritabile del solito.
    Conseguenza: silenzio imbarazzante. L’unica davvero entusiasta sembrava Chiyoko, la povera madre, la vera vittima di quello stile di vita da ninja. Shori, così come l’intera famiglia, sapeva quanto la donna soffrisse e quanto il suo cuore tremasse ogni volta che uno di loro era costretto a mettersi in pericolo nelle missioni. E ogni volta doveva sopportalo in silenzio. Non meritava forse una normale colazione, di tanto in tanto?
    Fu proprio pensando alla madre che Shori decise di aprire il discorso, un discorso che nella sua mente ancora non aveva forma. Mmmm… mormorò, cercando di pensare a cosa fare. Come va, Kenta? Tutto a posto le ferite?
    Sopravvivo, borbottò lui, senza guardarla negli occhi. Ma in qualche modo sembrò cogliere l’intento buono e pacifico della sorellina e, sebbene non lo diede a vedere, si sforzò pure lui di iniziare una conversazione. Non con Shori, però: preferì rivolgersi alla sorella “cattiva”. Ah, una cosa, Haruka… Haruka?
    Che vuoi? Scattò lei. Al contrario, sembrò troppo concentrata su se stessa per comprendere lo sforzo e l’operato di bene che i due più piccoli stavano facendo.
    E’ da qualche giorno che volevo chiederti una cosa… magari te ne sai qualcosa in più. Hai idea i che succede con Konoha… sai, l’Impero e tutto…
    Non sono affari tuoi.
    Kenta le lanciò un’occhiataccia, ma non disse nulla. Poi, esitando, continuò: Ho sentito certe cose… si dice che tra Suna e Konoha ci siano dei certi dissidi, che potrebbe anche…
    Tu taci, lo zittì Haruka, finalmente togliendosi il dito dalla frronte e accavallando le gambe. Se succede, verrà comunicato e faremo quello che dev’essere fatto.
    Shori, sinceramente interessata a quello scambio di battute, fissò lo sguardo prima su Kenta, rossissimo di rabbia, poi su Haruka. Ma di che state parlando?
    Nulla, lascia perdere, gattina.
    Stupida stronza, mormorò il ragazzo sotto il suo respiro.
    Degli occhi da falco lo trafissero come lame appuntite.Modera i toni, pappamolle, sibilò la ragazza, che tuttavia non sembrava altrettanto infuriata. .Nessuno mi ha mai dato della stupida.
    Insomma! Esclamò Chiyoko, che a quanto pare ne aveva avuta abbastanza. La donna era scattata verso di loro, riservando a ognuno uno sguardo storto. Aveva ancora una padella in mano, girata verso il pavimento, con tutto il riso pericolosamente in bilico.Possibile che debba sempre ricorrere alle minacce per evitare di farvi scannare? Non possiamo neanche fare una colazione in santa pace senza che vi debba prendere a padellate!? .
    Attenta, Kenta il deboluccio potrebbe lasciarci le penne con una padellata, commentò acidamente Haruka.
    Ehi… iniziò Kenta, alzandosi di scatto e pronto per una lite. Shori, dal canto suo, si portò le mani a coprirsi il volto: la situazione stava velocemente degenerando per arrivare all’apoteosi del disastro.
    Ho detto basta! Basta! Disse Chiyoko, prendendo il figlio per la spalla e facendolo risedere a forza. Smettetela di comportarvi come bambini!
    Gli occhi grigi di Kenta lanciarono un’ultima fiamma in direzione di Haruka, per poi abbassarli e fissare la ciotola con un’espressione amara.
    Chiyoko fece un sorriso stanco, poi si rigirò per prendere la padella con il riso. È pronto.
    Finalmente! Squillò Shori, cercando di sembrare più pimpante ed entusista di quanto non fosse, nel tentativo di rimediare al caos di prima. Non sortì molto effetto: mentre la madre riempiva la tre ciotole di riso bianco, nessuno osò fiatare. Anche Chiyoko, che fino a qualche minuto prima sembrava entusiasta, ora appariva solo stanca e demoralizzata. Sistemò le stoviglie da lavare, si levò il grembiule e infine si sedette a capotavola, fissando alternativamente i tre giovani.
    Shori prese mangiare il suo piatto di riso bianco, lanciando sguardi lampanti verso i fratelli. Di che stavano parlando, prima? Che situazione c’era tra Konoha – o meglio, l’Impero del Fuoco – e Suna? La Jinchuuriki sapeva che c’era un’alleanza tra Kiri e l’Impero, ma sinceramente non si era interessata più di tanto, né aveva sentito cose compromettenti. E allora come mai suo fratello sembrava preoccupato?
    Sinceramente, sperò che Kenta riaprisse il discorso mentre mangiavano, ma lui sembrava troppo arrabbiato persino per rivolgere lo sguardo alla sorella maggiore. La madre, di tanto in tanto, faceva qualche domanda per evitare quel silenzio imbarazzante che si era rinstaurato tra loro. Allora la ragazzina pensò bene di aspettare un momento morto, uno spazio di tempo vuoto tra un discorso e l’altro per intrufolarsi nella discussione e chiedere direttamente alla sorella. Così aspettò. E aspettò; e aspetto. Poi, finalmente, quando ci fu uno spazio di respiro tra il chiacchiericcio dei familiari, si fiondò nella conversazione tutto d'un fiato. Che sta succedendo con Suna?
    Tre paia di occhi si mossero verso di lei. Come, non sai che sta succedendo? chiese suo fratello, confuso.
    La micetta è troppo impegnata nel suo mondo di morti per pensare a quello dei vivi, insinuò Haruka con un sorriso beffardo.
    Shori, con le gote improvvisamente rosse, cercò di ribattere e tenere almeno un briciolo di dignità. Non è vero... so che siamo alleati della Foglia...
    Del neonato Impero del Fuoco, la corresse Haruka con tono velatamente ironico.
    Sì, quello. Ma che c'entra la Sabbia? Cosa abbiamo contro Suna?
    Noi nulla. E' all'Impero che non piace, a quanto pare, spiegò la ragazza maggiore. Quindi neanche a noi sta simpatica la cara vecchia Suna, perché noi ora siamo i cagnolini da compagnia di quei pazzi e rincretiniti dell'Impero...
    Oh, ma smettila! Esclamò Kenta, livido in viso. L'Impero sta diventando una forza sempre più potente, è meglio avercelo come amico che come nemico.
    Haruka si mise a ridere, di una risata schernitrice. Hai sempre meno orgoglio e dignità, caro fratellino, mormorò scuotendo la testa con amarezza. Comunque sia, è successo che ora siamo al guinzaglio di Konoha, e quello che fa' lei facciamo noi. E al momento c'è parecchio attrito tra l'Impero e la Sabbia, anche se i dettagli non sono stati resi noti. Ma non mi pare che l’Imperatore sia un tipo molto pacifico.
    Shori rimase un attimo in silenzio, assimilando le informazioni. Le bacchette erano posate sul tavolo, il cibo momentaneamente accantonato. Quindi... fece, prendendo un bel respiro, dici che si potrebbe arrivare persino alla guerra?
    Calò un silenzio raggelante. Shori fissò il volto inespressivo della sorella con ansia crescente, cercando di carpire la risposta direttamente dalla sua faccia. Non ci riuscì.
    Non ho detto questo, disse infine Haruka, senza alzare gli occhi dal tavolo. Ma una cosa è certa: nel caso l'Impero dovesse entrare in guerra, noi saremo costretti a seguirlo.
    E tu pensi che lo farà? Insistette Kenta, guardando finalmente la sorella. Entrerà in guerra?
    Lei scrollò le spalle. Non lo so e non mi interessa. Come ho già detto, nel caso faremo quello che dev'essere fatto.

    Nonostante le parole di Haruka non promettessero nulla di buono, Shori si era fatta una visione davvero ottimistica del futuro: non era per nulla certo che da un giorno all'altro scoppiasse una guerra, né era detto che Kiri vi avrebbe dovuto obbligatoriamente partecipare. L'intero villaggio, tuttavia, non sembrò concordare con lei. Lo notò quando stava facendo un'innocua passeggiata per le vie nebbiose di Kiri: un chiacchiericcio a volte concitato, spaventato, ansioso, altre volte eccitato, in fermento. Ergo, c'era chi la temeva, chi invece l'attendeva speranzoso, ma comunque tutti puntavano in un'unica direzione: la guerra sarebbe arrivata presto.
    Questo la rese molto meno sicura, ma non l'abbatté totalmente. Per questo fu uno shock il mattino seguente.
    Quel giorno si era svegliata particolarmente presto per una sessione di allenamento in un campo un po' fuori dalla città, e per questo era dovuta passare per la piazza. Lì, ad aspettarla, notò una folla di persone tutte concentrate a fissare un punto al di fuori della sua visuale. Paroline concitate e piene di varie emozioni si accavallavano le une sulle altre, rendendo impossibile per la ragazza capire esattamente cosa fosse successo. Cercò, quindi, di farsi strana attraverso la coltre di persone per poter capire. Non fu facile, e ci mise pure parecchi minuti.
    Quello che vide, però, la lasciò di sasso: si trattava di un cartello, un grande cartello ufficiale che informava i cittadini della decisione presa dalla Mizukage di entrare in guerra contro Suna, in quanto alleati dell'Impero del Fuoco. L'arruolamento era obbligatorio per tutti i ninja.
    Shori sentì le proprie membra gelarsi e diventare pesanti. I suoi occhi si fissarono sul cartello, sulla parola che in quel momento rappresentava i suoi giorni futuri. Guerra.
    La ragazzina ne aveva solo sentito parlare, e a malapena. Sapeva che, in fondo, era una cosa necessaria, che alla fine tutti i dissidi sfociavano nella guerra. Sapeva anche che morire in battaglia, contro un nemico, era considerato grande onore per i ninja, che - in teoria - la guerra non era altro che uno strumento per ricavare la bella morte, la morte gloriosa che tutti gli Shinobi desideravano avere. Che bisognava andare fieri e omaggiare la guerra, che portava ricchezza, potenza e prestigio al proprio paese.
    Ma allo stesso tempo, Shori aveva letto abbastanza per conoscere anche l'altro lato della guerra, quello che coinvolgeva semplici reclute come lei, ragazzi che venivano spediti a morire per pezzi di terreno, per una guerra voluta da altri per motivi a volte poco chiari. Una vita in guerra significava lotte, sangue, tante tombe e tanto dolore.
    La ragazzina di Kiri sentì il cuore sussultarle. Una parte, dentro di lei, sentì un immediato desiderio di rimpicciolirsi, di sparire e di evitare quegli orrori descritti nei suoi libri. Ma non poteva farlo, semplicemente non poteva. C'era una parte di lei, quella dominata e ragionevole, che comprese appieno la situazione e in un istante seppe cosa fare. Non aveva scelta: era una kunoichi di Kiri, fin nel midollo, e lo sarebbe sempre stata, in pace e in guerra.
    "Farò quello che dev'essere fatto", pensò, mentre sentiva il coprifronte in metallo pesarle sempre di più sulla fronte. "Farò quello che dev'essere fatto..."


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  6. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Parlato fantasmi - Shou Hyuuga


    "Ma qui non si usa un po' di riverenza nei confronti dei superiori?" pensò Shori, senza far notare che era un po' scocciata dal modo informale con cui l'allievo l'aveva interpellata. Quell'allievo, che a occhio e croce doveva avere qualche paio di anni in più di lei, si era alzato non appena l'aveva vista, tutto rosso in viso, e aveva cercato di rispondere alla sua domanda.
    Una risposta secca ed esaustiva, commentò Shori con tono inflessibile. Hai ragione, oggi cercherò di insegnarti il controllo del Chakra. E se andremo d'accordo o meno dipenderà tutto da te. Incrociò le braccia. Iniziamo subito: il controllo del Chakra è una capacità indispesabile per noi ninja, perché ci permette di fare molte cose utili. In sostanza, si tratta di modellare il Chakra e concentrarlo in modo da rimanere in equilibrio su superfici instabili. Hai capito? chiese poi, prima di prendere dalla borsa un kunai e lanciarlo sull'albero che aveva fatto da riparo allo Hyuuga. La punta acuminata andò a conficcarsi dentro la corteccia, a un nulla dalla ramificazione dei rami.
    Bene, ora passiamo alla pratica. Vedi che ho lanciato il kunai? Ecco, devi andarmelo a riprendere, usando proprio il controllo del Chakra. Non devi fare altro che concentrare la giusta quantità di Chakra nei piedi, e poi salire. Su, prova.

    Molto meglio ^^ ricordati ancora qualche volta lo spazio dopo le virgole, ma per il resto ci siamo.




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    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
  7. .
    fatto!
  8. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Parlato fantasmi - Shou Hyuuga


    Uno sbuffo; un altro sbuffo. I piedi toccavano ritmicamente il terreno, sollevando nuvolette di terriccio ad ogni passo. una mano scattò ad allentarsi la sciarpa, e un’altra si sistemò meglio il bastone che aveva assicurato dietro la schiena. Poi un altro sbuffo.
    Il clima maledettamente caldo di Konoha era il motivo per cui meno le piacevano quei viaggi. Viaggi di lavoro, certo, in cui era in grado di guadagnarsi qualche Ryo, ma comunque scoccianti. Veniva tirata sempre da ogni angolo, prima a Konoha, poi a Kumo… e ora di nuovo a Konoha. Shori Jiyuu proprio non capiva: perché diavolo non provvedevano agli apprendisti dei propri villaggi? Perché dovevano mandarli in capo al mondo? Probabilmente sarebbe rimasto un mistero. E poi che rumore! Davvero a Konoha c’era tanto bordello alle nove e mezzo del mattino?
    “Ma a chi voglio darla a bere?” pensò infine, sbuffando per l’ennesima volta. “Il vero motivo per cui sono di malumore è… lo Hyuuga”.
    Shori non aveva avuto una prima buona impressione del potente Clan della Foglia. Proprio per niente. Alla sua prima missione, il suo compagno – Akira Hyuuga – si era lasciato un po’ prendere la mano e era finito con l’uccidere a sangue freddo qualche brigante del posto. Una punizione che non si erano affatto meritati. Il fatto che lo Hyuuga avesse ammazzato ben cinque cittadini di Kiri era stato un atto che Shori non aveva dimenticato, e mai lo avrebbe fatto.
    Campo numero tre… campo numero tre… mormorò a bassa voce, passando in rassegna ad ognuno di loro, finché non trovò quello che cercava. Quando finalmente ebbe difronte un cancello con su un cartello in ferro che indicava il numero tre, Shori entrò a passo spedito. Una mano stringeva l’elsa della Omoikarui, mentre l’altra era poggiata sul fianco. Con occhio vigile, la ragazzina passò in rassegna il campo: era molto spazioso, pieno di alberi alti e rigogliosi, di un verde accesissimo, staccato solo dall’azzurro limpido di un laghetto di medie dimensioni. Tutto sommato, era davvero carino.
    Shori non si rilassò: continuò a guardare finché i suoi occhi non incrociarono una figura seduta sotto un albero. Aveva i capelli nerissimi, la carnagione chiara – un po’ come la sua – e i famosi occhi perlacei del loro clan. La Chuunin prese un bel respiro profondo, poi esclamò con voce dura: Shou Hyuuga? Io sono Shori Jiyuu, Chuunin di Kiri. Su, alzati che iniziamo l’addestramento. Sai già di che si tratta?

    Ciao! ^^ Benvenuto!
    Allora, la lunghezza è buona, continua così! Un paio di cose: mi raccomando, metti sempre lo spazio dopo la virgola e i punti. Inoltre una volta sbagli il pensato. Ah, e un consiglio: evita di andare a capo tanto spesso, da l'idea che vuoi allungare apposta ;)
    Se hai bisogno di chiarimenti o altro, contattami pure via MP oppure su char ^^


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    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
  9. .
    miooooooooo
  10. .
    Apprendista:Shou Hyuuga
    Sensei: Shori Jiyuu
    Attività: Controllo del Chakra
    Luogo: Konohagakure no Sato, Campo d'addestramento n° 3
    Ora: 09:30

    OT:
    In modo maniacale e descrittivo dovrai iniziare la tua avventura. Inizia con come hai ricevuto la notizia del tuo addestramento ed il tragitto per arrivare al luogo stabilito.
    Il luogo dove avverrà l'addestramento lo devi descrivere te; l'importante è che siano presenti alberi ed ingenti fonti d'acqua come un fiume o un lago. Tutto il resto è a libera descrizione. Fai del tuo meglio.
    (Decidi te se una volta arrivato al campo d'addestramento io sia già li o meno; non potrai però assolutamente decidere eventuali mie azioni)
    Inoltre specifico subito che nell'addestramento tu potrai dire solamente cosa tenterai di fare. Non se ci riuscirai; poiché questo sta a me deciderlo.
    - L'esaminatore non è tenuto a scrivere lunghi ed elaborati testi, si limiterà a fare una breve azione dandovi istruzioni su come svolgere l'addestramento. Gli esaminatori infatti svolgono molteplici mansioni e per concludere, non sono loro gli esaminati dunque fate semplicemente del vostro meglio senza prendere come riferimento la complessità dei testi dei Sensei
    Ultime due cose:
    1) Non hai armi
    2) Hai appena terminato l'accademia ed adesso stai facendo l'addestramento per accedere all'esame Genin.
  11. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi - Parlato Galatea


    Shori era una vera stupida. Sembrava davvero incapace di imparare dai propri errori; perché diavolo aveva dovuto chiedere proprio a Kisuke Momochi? Gli era stato attorno abbastanza da capire che non era la persona più adatta – e specialmente più incline – a darle una risposta semplice e diretta. Piuttosto, preferiva buttare benzina al suo fuoco di dubbi, facendola andare nel pallone.
    Con me sicuramente sì, con lei invece… fece lui, scrollando le spalle. Temo che glielo dovrai chiedere di persona, se vuoi toglierti il pensiero ed essere sicura che senza pagare non ti venga a tagliare la testa con la sua kusarigama. Sai, Galatea è fatta così, è molto... attenta e precisa.
    Shori lo fissò smarrita. Poi alzò una mano per grattarsi la tempia destra, il sangue che mano a mano le riempiva le guance. Oltre al fatto che non era stato di nessuno aiuto, ci fu una cosa che la colpì nel suo discorso. Voi… sembrate conoscerla abbastanza bene, azzardò Shori, uscendone con un commento fine a sé stesso. Infatti la ragazzina non aveva alcuna intenzione di farsi gli affare del Momochi: non le interessava se la Shishi era amica o meno del ninja. Era stata solo un’osservazione spontanea.
    Da lontano, udì a malapena la risata mascherata di Borei, che subito venne tramutata in tosse falsa. Lo ignorò.
    Credo che, ormai, arrivati a questo punto anche per noi sia arrivato il momento di tornare a casa e riposarci, a meno che tu non abbia bisogno d'altro che non può attendere. Ah, comunque, quando rientri a casa controllati la lingua allo specchio. Anzi... il Momochi tirò fuori uno specchietto dalla sua borsa. Guarda un po' tu stessa se ti piace il lavoro fatto da Galatea.
    “Lingua?” fu il primo pensiero di Shori, che le fece sgranare gli occhi e spalancare leggermente la bocca. Il sigillo del silenzio era stato impresso sulla lingua? “Ah… ecco perché non si notava. Meglio così”. Passato il primo attimo di stupore, la ragazzina adocchiò lo specchio che il senpai le porgeva. Poi arrossì tutta.
    N-no… no, grazie, faccio a casa, si affrettò liquidare il gesto – sicuramente cortese – e di sbarazzarsi dell’imbarazzante situazione. L’immagine di lei che tirava fuori la lingua e prendeva a ispezionarsela davanti al ninja era impensabile, le faceva diventare le orecchie rossissime. Fece un inchino per nasconderlo. Vi ringrazio comunque, di tutto. Spero di rivedervi qualche volta. E, senza guardarlo ancora negli occhi, si rivolse al fantasma ancora seduto vicino al tronco. Andiamo, Borei.
    Si voltò, e mancò la scena del morto che trapassava il corpo del Momochi. punto dritto verso la propria casa, la mente sovraccarica di informazioni, il corpo esausto dall’allenamento. Era stata una delle giornate più piene della sua vita.



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  12. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Parlato fantasmi - Parlato Supaku Handoru - Sora Darima


    Shori, in quel momento, era più incerta che mai. Il discorso era concluso, finito, morto, eppure temeva di non essere stata abbastanza discreta. Proprio buffo: non s’era affatto posta quel problema durante la conversazione, eppure nel momento in cui doveva andarsene, come a voler giudicare la buona riuscita di quella “missione” personale, la mente della ragazzina fece un riepilogo lampo. Aveva ottenuto un sacco di informazioni utili, molti nomi, molte partenze da cui iniziare a cercare, ma il suo desiderio di sapere sempre di più forse l’aveva tradita?
    Mordendosi le labbra, osservò come i due suniani si mobilitarono alla sua uscita. “No. Sembra che sia andato tutto liscio”, cercò di rassicurarsi. Non le importava particolarmente di quello che pensavano di lei: che credessero pure che fosse una ragazza strana, un’ingenua, una sospetta. L’importante è che non gli venisse mai il dubbio che pure lei era una Jinchuuriki.
    Si capisco benissimo...non c'è problema... disse Supaku Handoru dopo un inchino. Sarà per un'altra volta allora…
    Sicuramente.
    Arrivederci... mormorò invece il padrone di casa, Sora Darima. Shori Jiyuu...
    Shori voltò la testa per incontrare i suoi occhi di ghiaccio e, con sorpresa, li trovò particolarmente penetranti. Per qualche secondo non riuscì a distogliere lo sguardo, e uno strano ronzio le attraversò le orecchie. Infine si costrinse a chinare il capo in segno di rispetto e ringraziamento per quella generosa ospitalità.
    Arrivederci, si limitò a mormorare, prima di decidere una volta per tutte di lasciare la dimora Darima, Suna e il Paese del Vento.


    Spero per te che non sia stata una perdita di tempo, commentò a voce alta Borei, seduto sul legno della nave, a poppa; aveva le gambe incrociate e una mano rigava la suola del piede sinistro, poggiato sopra la coscia destra. Shori non aveva ancora capito che stesse facendo, ma qualunque cosa fosse, lo concentrava molto.
    La ragazzina aveva le braccia incrociate, la sciarpa e i capelli che svolazzavano contro il vento che muoveva la nave verso il freddo di Kirigakure. Osservava l’orizzonte pieno di nuvole grasse di pioggia, rimuginando silenziosamente sul viaggio appena compiuto. Estremamente rapido, parecchio fruttuoso e solo in parte pericoloso. Tutto sommato come se l’era aspettato.
    C’era una parte di me che si era immaginata un fiume di novità e un sacco di scoperte. Nomi e indirizzi di Jinchuuriki, segreti e trucchi su come domarli, rivelò con un sorriso amaro, senza guardare il compagno fantasma. Ma già sapevo di essere troppo ottimista. La mia parte razionale aveva ragione.
    Quindi è stata una delusione?
    Certo che no. Prima di tutto, ora so che c’è qualcuno che sa dell’identità dei Bijuu e Jinchuuriki, ed è il primo oltre ai miei famigliari. È una cosa da tenere a mente. E poi molti nomi li ho comunque presi, anche se ho la sensazione che non sarà tanto facile trovarli. Mi incuriosisce specialmente quel kiriano, Takumi Ehime. Spero non sia morto, vorrei incontrarlo.
    Be’, vivo o morto, non credo avrai problemi a parlargli! Esclamò Borei con una punta di ironia.
    Shori trattenne una risatina. Sì, sì. Comunque quel Supaku Handoru è molto sospetto. Mentre ci parlavo m’è venuta in mente una strana teoria. E se fosse lui stesso un Jinchuuriki? Spiegherebbe come faccia a sapere così tanto in merito.
    Oh, sarebbe parecchio divertente. E ora che hai intenzione di fare?
    Shori rimase in silenzio per qualche secondo. Non ne sono sicura. Potrei andare a ricercare questi Jinchuuriki, ma non vorrei alzare un polverone e creare guai. E poi c'è anche questo Travis Fuuma, che a detta dell'albino non ha buone intenzioni nei confronti delle Forze Portanti. Non so, ci sono parecchie cose che vorrei fare, ma di cui non sono affatto sicura. I suoi occhi si indurirono di colpo. Però una cosa è certa: voglio tenere d’occhio questo Special Jounin di Suna, Supaku Handoru.


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    Equipaggiamento
    SlotOggetto
    FasciaBastone
    FoderoOmoikarui
    Gilet//

    Note
  13. .
    Richiedo l'aggiunta di questo marchio negli oggetti di trama, subito dopo il ciondolo gatto grascie =.=
    CODICE
    <b>Marchio del Silenzio</b>
    [IMG=ChinmokuSh12B0ru-SigillodiSilenzio_zpsb7563493]http://i1128.photobucket.com/albums/m500/MrUchiha92/Tecniche/Specializzazioni/ChinmokuSh12B0ru-SigillodiSilenzio_zpsb7563493.jpg[/IMG]
    Si tratta di ben tre Sigilli identici, perfettamente soprapposti l'uno sull'altro, applicati da Galatea Shishi subito dopo l'addestramento che Shori ha sostenuto con Kisuke Momochi per il controllo della Chikara no Mizu. Il marchio si presenta sulla lingua come una serie di spesse linee nere parallele e orizzontali, le prime due spezzate e le altre tre unite. Questo tipo di Jutsu proibisce a Shori ogni tentativo di rivelare informazioni circa tre determinati soggetti: il Chinmoku Shiru stesso, Galatea Shishi e la Chikara no Mizu. Ogni qualvolta Shori tentasse di parlare (o comunicare in qualunque altro modo esistente) riguardo uno di questi argomenti, verrebbe immediatamente paralizzata.
  14. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Due sprangate, mormorò Shori alzando la mano con l’indice e il medio ritti. Bastano due sprangate.
    La ragazzina aveva iniziato a muoversi non appena il Momochi aveva finito il suo discorso; in effetti, la ragazzina aveva un paio di cose da dire, ma non c’era bisogno che rimanessero fermi per quello. I piedi s’erano iniziati a muovere in concomitanza con le sue parole, facendo i primi passi lenti per un inizio di camminata. Le due figure si sarebbero immerse nella nebbia, avrebbero percorso circa una mezzoretta a piedi per raggiungere il porto e prendere il traghetto che li avrebbe accompagnati per il primo tratto della loro missione. Shori proseguiva spedita e sicura, stando sempre accanto al suo nuovo compagno di missione, e, a fianco a lei, stava Borei ancora imbronciato.
    Nel caso dessi di matto, intendo. Non c’è bisogno di ammazzarmi di botte, come faceva mia sorella le prime volte, aggiunse dopo una breve pausa. Pensavo che doveste saperlo, dato che il vostro compito è quello di tenermi d’occhio.
    La kunoichi affondò le mani nelle tasche dei pantaloni, e si infagottò ancora di più nella sua sciarpa. La cosa non le piaceva; questi costanti controlli, prove, monitoraggi erano davvero irritanti, ma non poteva fare nulla contro la parola della Mizukage. E, in un certo senso, anche il Momochi era nella sua stessa situazione. “Scommetto non gli piace l’idea di avere una Chuunin rompiscatole tra i piedi, ma siamo nella stessa barca” pensò. Comunque sia non ce ne sarà bisogno: ho tutto sotto controllo, non rischierò di impazzire. Mi sono allenata per questo.
    Borei nascose una risatina con un colpo di tosse, guadagnandosi un’occhiata gelida dalla ragazzina. Sapeva a cosa stava pensando il fantasma: lo scontro contro Galatea Shishi, quando il Nibi le aveva subdolamente manipolato la mente senza che lei se ne accorgesse. “Ma ho ripreso il controllo. E ora sto sempre in guardia”. Ergo, non c’era nulla di cui preoccuparsi; la Mizukage avrebbe anche potuto evitare un gesto così iperprotettivo.
    Piuttosto, vi chiedo di avere un po’ di pazienza con me, disse a Kisuke-senpai, tornando su questioni che invece la impensierivano. È la prima volta che mi affidano compiti del genere… però farò del mio meglio per non starvi tra i piedi.
    Abbassò la testa e trasse un profondo respiro. Tutto intorno a loro c’era un gran baccano, come di consueto data l’ora, un’ora in cui tutti i civili si adoperavano nei loro lavoro, e i nullafacenti – o comunque quelli che non avevano pensieri pressanti per la testa – si facevano tranquillamente un giretto in giro chiacchierando e ridendo. Tutta quella serie di rumori era disturbante e piacevole allo stesso tempo: era Kiri, era casa.
    E tra poco Shori avrebbe dovuto lasciarla per svolgere un incarico in un altro paese. “A proposito...”
    Riguardo la missione, riiniziò dopo un po’, non sono mai stata nei dintorni di Taki, la zona più vicina che ho visto è stata Ame. A voi invece sono familiari quei posti? Fece una scrollata di spalle. E poi so di un traghetto che porta al Paese del Fuoco: fa scalo a Nami e poi dritto per un porto che dista solo due giorni a piedi da Konoha. Se ci affrettiamo riusciamo a prenderlo.



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    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle


    Edited by Ely_11 - 20/10/2014, 15:52
  15. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi - Parlato Galatea


    Borei si era accucciolato appena davanti al tronco su cui pochi attimi prima era seduta Shori, sorridendo con aria inebetita mentre alternava lo sguardo tra la sua compagna e Galatea Shishi. Sembrava stranamente soddisfatto di vedere Shori presa in contropiede. Al contrario della nuova arrivava, che camminava con calma glaciale verso la ragazzina. Mettiti pure comoda, ci vorrà un po', disse, aggirando il tronco – Borei fece uno strano verso sommesso quando gli passò vicino, ma non disse nulla – e mettendosi alle sue spalle.
    Shori ci mise un attimo per reagire: con un minimo di incertezza, si riaccomodò seduta sul tronco. Non era affatto rilassata, però: il suo istinto gridava pericolo per il fatto che qualcuno potenzialmente armato fosse alle sue spalle, anche se razionalmente sapeva che Galatea non le avrebbe fatto nulla di male.
    Non so quanto sai, ma non ho intenzione di stare le ore a spiegare. Metterò tre Sigilli: su di me, sulla tecnica e sul Sigillo stesso, disse la Shishi.
    “Sbrigativa”, fu la prima cosa che pensò Shori, notando il modo concitato della kunoichi. So abbastanza, disse annuendo senza rilassarsi.
    Potrai solo pronunciare il nome del soggetto bandito. Prova a riferire qualsiasi altra cosa e farai la bella statuina per un po'.
    Ricevuto, disse neutra. “Non era comunque mia intenzione dire nulla a nessuno”.
    Galatea rimase in silenzio, e quella pausa rese Shori ancora più nervosa. Strinse a pugno le mani e prese un respiro profondo. “Va tutto bene…”
    Quando la compaesana dai capelli argento poggiò la mano sulla sua testa, Shori sentì ogni muscolo tendersi istantaneamente; si costrinse a rilassarsi e rimanere immobile. “Su, va tutto bene…”
    Gli occhi rimasero fissi sul verde dell’erba, senza neanche sbattere gli occhi. Sentì la voce di Galatea-senpai che pronunciava le parole di cui, da ora in avanti, non avrebbe più potuto parlare. Tre parole, tre volte poggiò la testa. A procedimento finito, Shori non sentì alcun cambiamento fisico, né percepì nulla di strano.
    Abbiamo terminato, disse Galatea, dando alcune pacche sulla spalla della ragazzina. Quest’ultima girò la testa verso di lei, e fece per alzarsi per un suo abituale inchino di ringraziamento quando fu bloccata dalla compaesana, che continuò il discorso: Sono quattromilacinquecento ryo in tutto. Se non li hai non c'è problema, potrai saldare il debito con i compensi delle tue prossime missioni.
    Il sorriso che stava facendo Shori si gelò di colpo: gli occhi sgranarono e si mise a fissare la faccia stoica di Galatea come se parlasse un’altra lingua. Non ebbe neanche la risposta pronta, e non poté far altro che guardare la kunoichi salutare e andarsene. Per qualche altro attimo rimase lì, ferma con un’espressione smarrita. Poi scoppiò in una risatina nervosa.
    Non pensavo che... la frase già formata in testa si congelò in gola e il sorrisino scomparve. Ora era proibito, non poteva neppure commentare lo strano e inaspettato umorismo di Galatea-senpai. Ormai di lei non poteva più dire nulla, così come non poteva aprire bocca sul Sigillo e la Chikara no Mizu. "Devo prestare molta attenzione, d'ora in avanti..."
    Lo sguardo si perse nei suoi pensieri, con la frase lasciata in sospeso. Per un attimo i suoi occhi presero a vagare sui lembi di pelle che aveva sott'occhio, aspettandosi di vedere una specie di tatuaggio simile a quello che confinava il demone dentro di lei, ma non vide nulla. Dove...? Ancora una volta si morse la ligua, fermandosi appena in tempo. "La cosa potrebbe rivelarsi una seccatura!".
    Bene, tutti gli argomenti di cui vorrei parlare sono off-limits. Ma... era uno scherzo, vero? chiese, rivolgendosi al Momochi con un filo d'ansia. Intendo dire... i soldi. Siamo a posto così, no?



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    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
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