Posts written by Ely_11

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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Il testo della missione era molto, molto diverso dalle solite a cui Shori era abituata; niente missione da scorta, niente spionaggio, niente recupero di Genin fuggitivi. No, ora c’era qualcosa di molto più rischioso e molto più sporco in ballo: un assassinio.
    La ragazza teneva in mano il rotolo datole dalla Mizukage, rigida come una morta. Non se l’era aspettato, quando quella mattina era stata richiamata alla Torre, che le venisse consegnata il suo primo incarico di livello B, con il compito di uccidere una kunoichi d’alto livello nel Villaggio della Cascata. Troppo presto, era questo che Shori pensava. Troppo presto per sporcarsi le mani, di nuovo.
    Turbamento che andava ad aggiungersi ad altro turbamento. Anche il recentissimo Fuuinjutsu costituiva fonte di preoccupazione. era il sigillo impresso ormai indelebilmente sulla superficie spugnosa della lingua, quello che le impediva di parlare della Chikara no Mizu: una serie di spesse linee nere parallele e orizzontali, le prime due spezzate e le altre tre unite. Spesso, quando Shori ci pensava, le veniva un lieve pizzichio alla lingua, un modo inquietante della sua mente per ricordarle che quel tatuaggio era sempre lì, che non l’avrebbe mai abbandonata. Non era abitata ai Fuuinjutsu, nella sua famiglia non si usavano praticamente mai, e il pensiero di averne addosso uno era quasi surreale. A volte, quando la ragazzina si specchiava in camera sua, capitava che tirava fuori la lingua per vedere se era ancora lì e non fosse magicamente scomparso durante la notte. La sua vista portava spesso un moto di improvvisa paura per quello che poteva fare quel piccolo sigillo – paralizzarla totalmente ogni qualvolta si fosse messa a parlare della Chikara no Mizu o Galatea-senpai o del sigillo stesso.
    E poi c’era un’altra cosa molto rilevante in quella missione: il suo compagno – il primo dopo ben tre singole – altro non era che il suo vecchio sensei, Kisuke Momochi, il formidabile ninja che le aveva insegnato la Chikara no Mizu. Non si era immaginata di rivederlo così presto, e di certo non in un contesto del genere. Dopotutto, lui cos’era… uno Sp. Jounin, come minimo? Lei invece era una semplicissima Chuunin, una poppante a confronto. Che ci facevano i ranghi alti mischiati con quelli relativamente bassi?
    “Dev’essere stata la Mizukage” pensò Shori, mentre arrotolava la pergamena sentendosi uno stecchetto di legno. “Ha una certa mania di controllo… non mi è difficile immaginare che abbia scelto proprio lui, il meglio, per tenermi d’occhio. O meglio, per tenere d’occhio il Bijuu”.
    La ragazza sia alzò dal futon e si diresse verso l’armadio portarmi: una volta aperto, vide il suo modesto equipaggiamento in tutta la sua bellezza. Il bastone era tenuto lungo e rilucente in verticale, così come il fodero contenente l’Omoikarui indistruttibile, più il suo corredo di kunai, shuriken, cartabombe e quant’altro. Shori li tirò fuori uno alla volta, controllando che fossero in perfetto stato per la partenza del giorno dopo; in realtà l’aveva già fatto non appena era tornata dalla missione in solitaria, ma aveva avvertito un improvviso bisogno di ricontrollare.
    Finito quello, tornò seduta sul suo futon; prese in mano pennino e inchiostro, poi poggiò il nuovo taccuino sulle ginocchia e iniziò a scrivere una pagina. Una pagina che poi avrebbe stracciato.
    Caro taccuino,
    oggi stesso mi è stata recapitata una nuova missione. Oltre ogni mia aspettativa, non è stata una solita missione di livello C, e neanche in singolo. Per la prima si tratta di B, e di assassinio...


    Le mattine di Kiri non erano mai luminose, solari e calde, ma quella in particolare semprò molto più fredda del solito. Shori si era alzata la mattina seguente senza allegria, ma con un pizzico di ansia e aspettativa, la stessa che l'aveva accompagnata per la sua prima missione D e quella C. La causa era, principalmente, il fattore novità, che impediva alla ragazza di sentirsi sicura come nelle solite missioni; d'altro canto, il fattore Kisuke Momochi da una parte la rassicurava, ma dall'altro la intimidiva e la rendeva ancora più nervosa. L'ultima cosa che voleva fare era mettersi in imbarazzo di fronte a lui, o fare la sbadata in una missione a cui non era abituata.
    Per quel particolare incarico, Shori aveva optato per un vestiario quantomeno anonimo e che attirava poco l'attenzione: una giacca nera a mo' di kimono coperta dal gilet, dei pantaloni lunghi fino al ginocchio, anche questi neri, e i soliti sandali ninja. Poi, come sempre, aveva indossato l'inseparabile sciarpa viola, in pandan con il colore degli occhi, da cui si intravedeva appena il ciondolo-gatto in metallo. Le uniche cose che, magari, spiccavano in quella figura minuta da ragazzina, erano le varie armi a metallo che si portava dietro: un bastone portato in orizzontale dietro la schiena, il fodero con l'Omoikarui al fianco, la borsa portarmi appena sotto la pancia, i parastinchi, i guanti. La cascata di capelli neri ricadeva dietro la schiena a nascondere un pezzo di bastone, raccolti in una folta coda, mentre sulla fronte ciocche corvine nascondevano parzialmente il corprifronte della Nebbia.
    La ragazza, che da ormai più di un anno era diventata kunoichi, camminava con una sicurezza che fino a qualche mese prima non aveva; non abbassava più gli occhi quando incrociava lo sguardo di un fantasma, non provava paura, non aveva più timore di loro. Era un'altra persona, forse migliore o forse peggiore, ma comunque diversa, più preparata; con la coscienza più sporca. E pronta a fare quello che andava fatto.
    Ancora quel brutto banzino lesso... quel pesciolino da quattro soldi... quella vipera da giardino... che brutta cosa, uffa...
    Ah, giusto. E non era neanche sola; ormai, erano più di sei mesi che lei non stava più da sola, e in un modo o nell'altro si era abituata. Borei, seppur di cattivissimo umore, la seguiva, le stava a fianco con le braccia conserte. Non aveva mai potuto soffrire Kisuke Momochi, e da quando quest'ultimo aveva scoperto dell'esistenza del fantasma, Borei l'aveva amato ancora meno, e ogni volta che doveva aver a che fare con lui iniziava a lamentarsi. Proprio come in quel momento.
    E smettila di brontolare! Sussurrò Shori, con la sciarpa alzata fino al naso per nascondere i movimenti della bocca. In termini pratici, è una fortuna che abbiamo scelto proprio lui come compagno, lui che comunque sa tutti dei fantasmi e cose varie. Ci toglie un bel grattacapo.
    Sì, un fortuna.... proprio una fortuna.... quella piccola testa di cazzo...
    Ora smettila, dico sul serio.
    Shori si arrestò di colpo. Il cancello Ovest sembrava quasi del tutto sgombero, e non era una novità dato che era il secondo meno utilizzato del Villaggio; solo una persona era ben visibile e che saltava immediatamente all'occhio, un uomo alto e dai folti capelli nerissimi, con il volto coperto da bende. Fermo, altero. Era Kisuke Momochi.
    Shori gli si avvicinò con un sorriso. Ohayo, Kisuke-senpai, lo salutò con un inchino. Per caso aspettate qualcuno?

    Stato
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    SlotOggettoDescrizione
    FasciaBastoneSchiena
    FoderoOmoikaruiFianco destro
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
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    xxxxxxxxxxN/A

    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle


    Edited by Ely_11 - 13/10/2014, 00:47
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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Haruka


    Il cielo quella mattina era scuro e grigio, il sole bloccato da pesanti nuvole che minacciavano pioggia. La nebbia c’era, come al solito, ma non così pressante da impedire la vista del cielo. L’aria era fredda e pungente, il vento calmo.
    Shori stava appollaiata sopra il tetto della propria casa, il tetto liscio e freddo contro le gambe e i palmi delle mani. Era mattina presto, l’aria che entrava dalle narici erano pulitissimo e l’atmosfera tranquilla, sebbene la dimora degli Jiyuu fosse molto vicina al centro della città.
    La pace era totale. La Chuunin quella mattina si era svegliata all’improvviso, dopo aver sognato una nave incendiata che sprofondava nelle acque scure del mare di Kiri. Un’ansia improvvisa l’aveva attanagliata, il ricordo l’aveva fatta tremare. Erano passate due settimane, eppure ancora ci pensava. Perché si comportava così? Perché non riusciva a superare quello che aveva visto – e fatto – nella sua ultima missione? Eppure avrebbe dovuto avere molte altre cose per la testa: ad esempio il recentissimo apprendimento della Chikara no Mizu con tutto quello che ne comportava. L’aggiunta di quella tecnica al suo repertorio avrebbe dovuto distrarla, ma non fu proprio così. Sarà perché la ragazzina si aspettava una convocazione da un momento all’altro, e ciò le riportava alla mente l’ultimo compito che aveva dovuto svolgere.
    Shori tirò un breve sospiro. Dato che non sarebbe riuscita a riaddormentarsi, aveva pensato bene di godersi l’assenza di Borei andando sul tetto: lì si sentiva meglio, e neanche sapeva bene il perché. Si sentiva minuscola e insignificante.
    Poi, d’improvviso, sentì una lieve pressione sulla sua schiena: qualcuno aveva poggiato la pianta del piede sul retro del suo kimono. Shori si tese all’improvviso. Sai che se volessi, potrei calciarti giù da casa nostra? E tre piani non sono uno scherzo per una micetta come te.
    Haruka, esalò la ragazzina, rilassandosi istantaneamente. Mi hai fatto prendere un colpo.
    Giuro che non era mia intenzione.
    Che ci fai qui? Pensavo fossi in missione. E potresti togliere quel piede dalla mia schiena?
    Appena tornata, disse la voce morbida della Sp. Jounin Esperta. Poi tolse il piede. Non mi aspettavo di trovarti qui. Poco male, almeno non devo tirarti giù dal letto.
    Shori girò lo sguardo per incontrare gli occhi affilati e scuri della sorella. V’erano un paio di graffi sul volto, ma per il resto Haruka sembrava illesa. Che vuoi dire?
    La Mizukage ha richiesto la tua presenza. Credo voglia affidarti una missione. Ora sbrigati.
    La Jinchuuriki del Nibi sentì la bocca diventare subito secca. Ci fu un attimo di esitazione, poi si sbrigò ad alzarsi. Vado subito, allora.

    Richiedo missione B in coppia!!! *______*
  3. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi - Parlato Galatea


    “Oh-oh”, pensò Shori non appena le parole lasciarono la sua bocca. Non era stata in grado di trattenerle – anzi, a dirla tutta non aveva alcuna intenzione di farlo – ma l’espressione appena celata di Kisuke-senpai fu abbastanza eloquente per farle capire di aver commesso un errore. E uno abbastanza grosso.
    Shori, dopotutto, non era una super stupida, aveva capito che il Momochi aveva il brutto vizio di non rispondere alle domande della ragazzina, ma la curiosità era stata così impellente e improvvisa da farle dimenticare quel particolare.
    Ovviamente, la risposta fu tremenda. Magia, telepatia, stregoneria, ultrasuoni... iniziò il ninja con tono ironico. Ergo non sono affari che ti riguardano.
    Oh, ma che simpatico, si intromise Borei, che vide quel momento come l’attimo perfetto per rimettersi in pista. Usava il suo solito tono da sfottò, avvicinandosi al Momochi con una camminata volutamente effemminata. Gli si fermò a un palmo dal naso, facendo un ghigno. Shori divenne improvvisamente tesa.
    Non ho mai detto d'aver chiamato chi di dovere in questo momento… - Non ho mai detto d’aver chiamato chi di dovere in questo momento, ripeté il fantasma con smorfie e voce da parodia, utilizzando anche le quattro dita che si aprivano e chiudevano sul pollice della mano a simulare due bocche parlanti – … né penso sia il caso di farti l'esempio di quante volte tu abbia prestato poca attenzione a quello che facevo o dicevo io, ti stupiresti non poco, continuò Kisuke-senpai. Borei ripeté nello stesso modo.
    Shori fece davvero poca attenzione al significato vero delle parole del Momochi: ne aveva colto il senso, ma la gravità e il peso era stata attutita da quella scenetta comica offerta dal fantasma, che utilizzava il volto – molto espressivo – le mani, i gesti e la voce per coprire la ramanzina. E, sebbene la Jinchuuriki odiasse questo suo modo di fare, non riuscì a non trovare quella situazione davvero buffa. Non le veniva da ridere, però dovette trattenere gli angoli della bocca che si stavano automaticamente alzando.
    Lasciò che i piedi si muovessero a penzoloni, mentre le mani erano poggiate sulla corteccia ruvida. Non distolse lo sguardo dal viso del Momochi; ripensandoci, era una persona alquanto irritante. Molto rigida, molto poco gentile, quasi spietata e scontrosa. E con un senso della giustizia alquanto basso. Dopotutto, non le aveva ancora detto nulla su come facesse a sapere della sua unica capacità legata alle anime dei morti… e, dopo la scenetta con la Mizurappa – durante il suo primo tentativo riuscito – Shori aveva motivo di credere che sapesse anche del Bijuu. Non ne era affatto certa, ma quasi. Perché, allora, lei non poteva sapere un minino su qualcosa che lo riguardava? Non era giusto, non lo era affatto. E la scontrosità con cui la ripagava non faceva altro che aumentarne l’amarezza.
    Shori, non mi fissare come se fossi il demone cattivo della situazione, fece il Momochi, a quanto pare accortosi che la ragazza lo stava fissando.
    No, hai ragione, tu sei un cavolo di branzino lesso.
    E tu, bel fantasma di merda, vedi di evitare commenti idioti sulla persona che sta per arrivare, oppure giuro sugli dèi che faccio in modo che tu possa avere a che fare con me... e credimi che non piacerebbe a nessuno.
    Se è una bella biondina puoi star tranquillo che non mi limiterò ai tuoi commenti idioti
    Borei, lo avvertì Shori con voce minacciosa. Oramai aveva già deciso: la punizione sarebbe avvenuta una volta a casa. Dipendeva da lui, poi, quanto sarebbe durata.
    Lo spettro sbuffò, poi si mise a brontolare. Mi serve una ragazza.
    Shori avrebbe tanto voluto rispondergli e iniziare un battibecco solito, com’era quasi tradizione, ma si trattenne: non era molto educato quando c’era qualcuno che non poteva assistere alla conversazione. Così lasciò cadere l’argomento. L’unica cosa che disse, fu rivolta al Momochi: Starà fermo e zitto.
    Non prometto nulla.
    Altrimenti lo faccio diventare zombie e lo costringo a guardarmi mangiare legato ad un albero.
    Ok, messaggio ricevuto. Ma la bocca non rientrava nel patto.
    Shori sorrise. Le piaceva zittirlo, di tanto in tanto.


    Dopo quel breve scambia di battute, la Jinchuuriki non cercò più di riaprire il discorso. Rimase semplicemente ferma, seduta sul tronco come le era stato ordinato. Non sapeva quanto tempo era passato, né quanto ce ne volesse affinché quella fantomatica persona arrivasse. “Kisuke-senpai non s’è mosso di una virgola”, notò Shori, lanciandogli un occhiata. “A questo punto avevo ragione io: ha un modo strano per comunicare con le altre persone. Chissà cos’è, chissà se una volta scoperto potrò impararlo pure io”.
    Arriva qualcunooooo! La informò Borei, che era andato a ficcanasare nei paraggi per poter vedere quando arrivava la “bella biondina”, come lui la immaginava. Stava correndo di ritorno dalla parte in cui erano arrivati il maestro e l’allieva per il loro addestramento. Lo sapevo! Cioè, non lo sapevo, ma avrei dovuto immaginarlo! Ah ah! Che bella cosa! Cioè… no, non è una bella cosa… Ok, ok, devo stare zitto, devo stare zitto…
    Eh? Fece Shori a bassa voce, non capendo assolutamente quello che stava farfugliano. Non dovette attendere la risposta di Borei, però: in quel momento, come se avesse seguito lo spettro fin dall’inizio, fece capolino una figura alta e dai colori chiari. Una kunoichi con i capelli biondi, occhi argentei e sguardo altero.
    Gli occhi di Shori sgranarono, e senza che se ne accorgesse si alzò in piedi. Conosceva quella persona. Galatea Shishi, fece sbalordita, guardando la compaesana con bocca spalancata. Davvero, non s’era aspettata di vedere proprio lei, la Chuunin che l’aveva battuta nella sua ultima arena, in una situazione del genere. Sarebbe stata proprio Galatea-senpai a terminare il sigillo iniziato dal Momochi.
    È un bel po' che non ci si vede eh? Shori. Momochi, Li salutò Galatea, che sembrava molto più controllata della ragazzina. Al che, Shori si riprese e fece un accenno di sorriso, poi annuì. “Già… il mondo è davvero piccolo”.
    Sei pronta per il sigillo? Chiese poi, schietta e senza peli sulla lingua. Forse era solo un’impressione di Shori, ma sembrava che la kunoichi dai capelli biondi non vedesse l’ora di sbrogliarsi quell’affare al più presto. O magari non era particolarmente felice di vederla. “Be’, non avrebbe neanche tutti i torti, dal modo in cui abbiamo concluso l’arena”, pensò Shori, storcendo il naso. Un poco ne era dispiaciuta – specie perché aveva fatto la figura della maleducata e dell’arrogante – ma neanche troppo. Dopotutto, non c’era nulla che legava le due kunoichi, se non un Sigillo che tra qualche attimo le sarebbe stato impresso.
    Certo, sono pronta, rispose senza esitare. Aveva avuto cinque giorni per pensare all’impressione vera e propria del Fuuinjutsu, ed era arrivata alla conclusione che non c’era alcun motivo per cui preoccuparsi. Se era simile a ciò che era successo con la base improntata da Kisuke-senpai, non avrebbe sentito assolutamente nulla.


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    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Parlato fantasmi - Parlato Supaku Handoru - Sora Darima


    La teoria che Shori aveva appena partorito era incredibile ed eccitante, di conseguenza non riuscì a togliersela di testa nonostante l’Handoru parlasse di cose importantissime. Ogni volta che lo guardava, che si concentrava sulla sua voce, non poteva non pensare che forse, se i Kami volevano, si trovava davanti a qualcuno come lei. Il pensiero bastava a farle battere il cuore all’impazzate, a mettere il ninja in una prospettiva diversa.
    Perché era così ossessionata dal trovare un altro Jinchuuriki? Cosa sperava di ottenere? Alla fine loro erano pur sempre delle persone comuni, a cui era stato fatto qualcosa fuori dall’ordinario. Non avrebbe dovuto sentirsi così diversa, come se appartenesse a un’altra specie, o no? Eppure non riusciva a impedirlo: il cuore prendeva a battere veloce non appena credeva di essere vicino alle risposte, dentro di sé voleva sentire di non essere sola.
    E poi c’era il fatto che dovesse mentire. A lei non piaceva, ma era una questione di vita o di morte. Se il suo nome fosse giunto nelle mani sbagliate, sarebbe stata solo una dei tanti Jinchuuriki scomparsi, come Takumi, Henry e Juuken. Non poteva essere sincera con nessuno, nessuno avrebbe capito. Ma forse un altro Jinchuuriki sì.
    Shori ascoltò le parole di Supaku Handoru con la testa ancora parzialmente incentrata sulla sua teoria. Forse aveva trovato qualcuno, forse aveva trovato quello che cercava, ma senza certezza non poteva esporsi. “Anzi”, pensò d’improvviso, “potrebbe anche essere che sia uno che caccia i Jinchuuriki, che vuole i Demoni, per questo ne sa così tanto. Non mi pare il tipo, ma non si sa mai. E poi qui c’è anche il suo allievo… no, no, fare il primo passo è escluso”. Tornò a concentrarsi sulle parole del suniano, che in quel momento stava toccando la parte che a lei interessava di più: possibili cacciatori di Jinchuuriki.
    Però penso che come sia stato possibile inserirli all'interno di una persona possano essere estratti per... in quel momento, l’esperto dei Bijuu si interruppe, come se avesse avuto un’improvvisa illuminazione. Rimase in silenzio con lo sguardo vuoto per qualche secondo – durante il quale Shori lo fissò con le sopracciglia corrugate – poi si riscosse. Scusami, mi ero distratto...stavo pensando a come potesse essere possibile che una organizzazione criminale riesca a catturare i Bijuu, anche se la vedo molto difficile....bisognerebbe possedere delle conoscenze molto elevate in materia...e sapere dove e chi siano i Jinchuriki di ogni villaggio...una cosa non facile... ricominciò, elencando con aria distratta i suoi pensieri. In ogni caso mi ricordo di un ninja di Kiri che aveva intenzioni poco chiare in materia....un certo Travis Fuuma....penso che lui se volesse un giorno potrebbe arrivare a catturare un Bijuu...certo bisogna vedere se è ancora vivo...
    Le orecchie di Shori si drizzarono. Ecco qualcosa di davvero interessante. “Travis Fuuma…” pensò, assaporando il modo in cui quel nome riecheggiava nella sua mente. “Uno che potrebbe essere interessato ai Bijuu, eh… e per giunta è di Kiri. Ecco un buon motivo per tenere la bocca chiusa”. Non l’ho mai sentito nominare, spiacente, disse la ragazza scuotendo la testa.
    Penso che le mie informazioni e conoscenze si fermino qui...mi dispiace se non ti sono stato più d'aiuto di quanto non potessi essere... terminò l’albino di Suna. Shori sorrise.
    Non vi preoccupate, è solo una mia curiosità. Non mi interessano particolarmente i Bijuu, o i… Jinchuuriki. È solo che sono molto, molto curiosa, e trovo lecito cercare di sapere il più possibile sul mondo in cui vivo. La ragazzina accavallò le gambe, snobbando pienamente il tè che le era stato offerto. Fissò un punto impreciso sulle gambe del tavolino, pensando a cosa dire poi. Non doveva dare nell’occhio. E devo dire che questa conversazione è stata davvero illuminante. Ma non penso andrò oltre: ora so che in giro c’è gente del genere, ma ammetto che la cosa non è di grande aiuto. Non potrei neanche riconoscerli. Chi mi dice che non siate voi stesso uno di loro? Eppure ne avrei tutte le ragioni, sapete così tanto che è davvero strano, commentò poi con un sorriso ironico. Per cui… sì, è stato interessante, ma nulla di più.
    Gli occhi violetti setacciarono la zona intorno a sé, quel salotto gradevole di casa Darima, in cerca dello spettro. Non c’era, probabilmente era ancora a fare il giro turistico dell’intera villa. “Ma che ore sono?” si chiese, guardando l’orologio che aveva con sé. Ciò che lesse la sorprese: era rimasta a parlare per più di un’ora. “Dovrei essere in grado di prendere il prossimo traghetto, se mi sbrigo, però…”
    I pensieri si veicolarono ancora all’albino di fianco a sé: avrebbe voluto che da un momento all’altro lui si alzasse e dicesse: So tutte queste cose perché sono un Jinchuuriki! Lo avrebbe desiderato tanto, davvero tanto. Se aveva ragione, si trovava davanti ad uno come lei, eppure nessuno avrebbe parlato per lo stesso motivo: timore di essere esposti. Sarebbe stato il peggior scherzo del destino.
    Per qualche altro secondo rimase ferma, aspettando una specie di miracolo che non sarebbe avvenuto. Poi arrivò il rompicoglioni.
    Olèèèèèèèè! Borei arrivò in stanza caricando contro il muro che aveva appena trapassato. Poi puntò i talloni e si fermò a un centimetro da Sora Darima. Vecchia volpe! Esclamò, iniziando a pattarlo come se fossero amici di vecchia data. E io che pensavo fossi un eunuco innocente! Ah, furbacchine! Poi si girò verso Shori con un sorriso smagliante. Allora, avete finito? Inizio ad annoiarmi.
    Shori esalò un sospiro, senza guardare il fantasma. Non sarebbe successo nulla: aveva raccolto tutte le informazioni possibili. Era tempo di andare. Ora perdonatemi, ma credo di dover andarmene. Il mio viaggio qua a Suna doveva essere di breve durata, si scusò alzandosi e facendo un lieve inchino a Supaku Handoru e al padrone di casa, Sora Darima. È stato un piacere, davvero.


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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi - Parlato Galatea


    Subito dopo l'addestramento per la Chikara no Mizu.

    Ancora una volta, Shori si accasciò sul terreno erboso di quello spiazzo: sedere a terra, ginocchia piegate e gomiti poggiate sulle rotule. Il respiro era ansante e il battito veloce, ma un sorriso spiccava su quel volto stanco, unito ad un luccichio euforico in quegli occhi violetti. Ce l’aveva fatta. Aveva davvero imparato la Chikara no Mizu. Le due tecniche si erano annullate a vicenda, entrambe potenziate. Shori aveva perso ogni energia, ma in compenso era stata pervasa da una soddisfazione tale da coprire tutto il resto. Ebbe voglia di ridere, ridere fino allo sfinimento, ma si morse il labbro inferiore per evitarlo. Il viso era tutto imperlato di sudore – che asciugò con il palmo del guanto – e lo stomaco lanciava delle fitte di tanto in tanto, segno che si sarebbe dovuta esercitare ancora e ancora per poter utilizzare l’Hijutsu senza effetti collaterali. Ma chissenefrega, non era quello il momento di pensare ad altri allenamenti! Ce l’aveva fatta, diavolo, aveva concluso l’addestramento!
    Va bene, direi che ci siamo ormai... disse Kisuke-senpai, che al contrario non sembrava molto entusiasta.
    Ehm… complimenti, arrivò riluttante una vocina dalle sue spalle. Shori girò appena la testa per vedere la faccia circospetta di Borei: la stava squadrando con cautela, come se fosse una bomba che da un momento all’altro sarebbe esplosa. E vide persino un pizzico di timore dietro le pupille fucsia.
    Shori fece un ghignetto e gli ammiccò. Sapeva bene di cosa aveva paura. “Troppo tardi, stronzetto. Appena torniamo a casa ti aspetta una bella sessione di tortura per quello che hai fatto”, pensò, senza abbandonare il sorriso. Per il momento gli avrebbe semplicemente fatto credere che andasse tutto bene, così la vendetta sarebbe stata più dolce.
    Ora, il denaro mi è stato dato, tu il mio Hijutsu l'hai appreso... perciò adesso terminiamo con l'ultima parte dell'accordo, che ancora dev'essere completata, continuò il Momochi, diventando improvvisamente più rigido e austero, come mai Shori l’aveva visto. Fu proprio quel tono d’acciaio a catturarle l’attenzione: si voltò di scatto verso di lui. Siediti da una parte, lì su quel tronco, e non muovere un muscolo fin quando non te lo dirò io. Qualsiasi altra azione la interpreterò come un pericolo e reagirò di conseguenza. A momenti ci raggiungerà la persona che t'imprimerà il Sigillo.
    Anche Shori si irrigidì, ma cercò di tornare rilassata. “Crede che me la darò a gambe levate? Ma con chi crede di avere a che fare?” pensò, mentre si rialzava da terra e cercava il tronco di cui aveva parlato il maestro. Ora però non sorrideva più. Un accordo è un accordo, disse, avvicinandosi a quella banchina improvvisata e sedendovi sopra. Non era affatto comoda, ma quello non era certo il momento né il luogo per la comodità. Per distrarsi, si mise a fissare quel ninja alto e capace con sguardo indagatore e attento. Si chiese come avrebbe fatto a chiamare questa fantomatica persona: probabilmente avrebbe mollato il clone a farle da balia e sarebbe andato lui stesso (o viceversa), o forse avrebbe mandato uno dei suoi cani. Certo, ovviamente doveva già sapere dove trovarlo.
    Invece il Momochi non si spostò di là: si limitò a fissare il vuoto davanti a sé per qualche secondo, infine riscuotersi per tornare alla realtà. Aspettiamo che arrivi, non dovrebbe volerci molto.
    Shori strabuzzò gli occhi e aprì la bocca. Per un attimo rimase in completo silenzio mentre la sua testa ragionava. Che diavolo era successo? Il senpai l’aveva già chiamato? Come avete fatto? Chiese infine, sbalordita per quell’ultima avvenimento. Non aveva utilizzato sigilli, né qualcosa di particolare… nulla. Insomma… l’avete chiamato, no? Com’è possibile, non vi siete neanche mosso!

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    97OttimaleStanca, felice, confusa
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    Kunaix10Occhio cibernetico
    Shuriken x20Cimice x3
    Cartabomba x4Fili metallici (10m)
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    Abbigliamento
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    FoderoOmoikarui
    GiletBombacarta x 2

    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
  6. .
    richiedo inserimento di questo bellissimo Hijutsu al posto della Endan
    CODICE
    <b>Chikara no Mizu - Forza Acquatica</b>
    [IMG=ChikaranoMizu-ForzaAcquatica_zps3bb863a3]http://i1128.photobucket.com/albums/m500/MrUchiha92/Tecniche/Tecniche%20Segrete%20-%20Hijutsu/ChikaranoMizu-ForzaAcquatica_zps3bb863a3.jpg[/IMG]
    Sviluppatore: Kisuke Momochi
    Livello: C
    Tipo: Ninjutsu
    Questo Jutsu simboleggia lo stadio ultimo dell'affinità sviluppata dal Ninja nell'elemento del Suiton e nei suoi Jutsu. Infatti, il Ninja in seguito a rigorosi e costanti allenamenti, è riuscito a sviluppare un metodo che gli permettesse d'affinare maggiormente la sua abilità nell'uso di qualsiasi Jutsu dell'elemento precedentemente citato. Tant'è che ad ogni utilizzo combinato semplicemente ad un maggior ed accurato esercizio di Chakra, e senza il bisogno d'eseguire Sigilli, tutti i Jutsu fino al livello B risulteranno potenziati di un grado rispetto al normale.
    Consumo: 4


    e richiedo la detrazione di 1000 ryo dalla scheda che andranno ad aggiungersi a quelli di mister
    inltre c'è l'aggiunta del +1 al contatore degli add "in veste di allieva" e questo link dell'add --->
    CODICE
    [URL=http://tuttoanimemanga.forumcommunity.net/?t=56811601]Hijutsu C: Chikara no Mizu[/URL] con Kisuke Momochi

    per ora dovrebbe essere tutto .-. grazie a chi passa!
  7. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Ad abbandonarla non fu solo il getto d’acqua Suiton, che partì come un missile verso la gemella evocata dal sensei, ma anche tutte le sue energie; fu come essere svuotata dalle forze, come se avesse passato la notte in bianco. Shori rabbrividì, e tutto il suo corpo venne scosso da tremori. Per un attimo la sua visione si fece un poco sfocata, ma tornò normale dopo aver battuto le ciglia un paio di volte. Lo stomaco si ribellò con qualch scossone, ma nulla di troppo dirompente come nell’ultima prova. In compenso, aveva il fiato corto e il cuore le batteva all’impazzata. Ma era calma. La rabbia cocente, quella sensazione orribile che sembrava corroderle lentamente – ma inesorabilmente – il petto era scomparsa. Sparita veloce almeno quanto era arrivata.
    La kunoichi cercò di concentrarsi: voleva sapere l’esito del tentativo. Questa volta era più speranzosa, più fiduciosa. Era come se, durante il procedimento, sapesse di star facendo giusto. Una sensazione, una sicurezza forse derivata dalla determinazione mista a rabbia, o forse dal suo istinto personale. Chi poteva saperlo.
    Il risultato non fu quello desiderato: la Mizurappa, come in tutti i tentativi precedenti, era andata a cozzare contro quella del senpai, ed entrambe s’erano annullate. A Shori si spalancò la bocca e, tra un respiro e l’altro, guardò desolata l’ennesimo fallimento. Perché? Cos’aveva fatto di male questa…?
    Shori! La chiamò il Momochi con voce dura. La suddetta ragazza rivolse lo sguardo stanco verso di lui, pensando che l’avrebbe sgridata per la mal riuscita del tentativo, che magari le avrebbe dato dell’incapace o cose del genere. Ma, tempo un’occhiata, e in lui vide qualcosa di strano: non era affatto rilassato come era stato fino a quel momento. Una mano era sull’elsa della spada, l’altra tesa e pronta, ma anche l’intero corpo sembrava attendere un combattimento.
    A Shori partì una scarica di energia lungo tutta la spina dorsale. Si aspettava di essere confusa, intimorita, forse, ma quello che provò nel vedere il ninja in quel modo era qualcosa di strano: si risvegliò di colpo, come se avesse preso una scossa elettrica che le cancellò la stanchezza e fece dimenticare i muscoli doloranti, lo stomaco che protestava. Tornò d’improvviso vigile, e fu investita da una sensazione stranissima: poteva essere un misto di paura, tensione, un pizzico di rabbia e tanta ansia. Non aveva mai sentito una sensazione del genere, non così forte, così prepotente da farla smettere di ragionare. Ogni fibra muscolare nel piccolo corpo di quella kunoichi si accese, si tese come una corda di violino. Senza neanche accorgersene, fece un passo indietro e fronteggiò il ninja, le dita arcuate ad artiglio, pronte a richiamare le unghie in caso di necessità. Aveva paura, tanta paura. Serrò i denti. La sua faccia era un chiaro riflesso di quello che provava: paura, rabbia, circospezione, determinazione. Sì. Non se avrebbe permesso a nessuno di farle del male, avrebbe combattuto, sì, sì, anche se il nemico era forte, forse imbattibile, doveva provarci, doveva sopravvivere a qualunque costo…
    Vedi di mantenere la calma, se ti ritieni una kunoichi degna di questo nome. E non ascoltare quel che dice quell'inutile razza di fantasma pervertito e cacasotto. Aggrapparsi alla rabbia è come afferrare un carbone ardente con l'intento di gettarlo a qualcun altro: sei sempre e solo tu quello che rimane bruciato. In questo caso, mai parole furono più vere, sia perché cedi alla rabbia ascoltando quella testa di cazzo, sia perché qui avresti me ed il mio cane lupo con cui fare i conti.
    Le ultime parole furono come benzina su un già ampio incendio: nel petto della ragazzina si creò un fuoco di paura mista a rabbia e a tante altre sensazioni che difficilmente identificava. L’intero corpo su scosso da tremori, e strinse più forte i denti, e per poco non ringhiò. Era una minaccia, una minaccia in piena regola quella che le aveva fatto. Solamente il resto del discorso le impedì di lanciarsi come una furia su di lui. “Facile a parlare”, riuscì a penare Shori. La parte razionale del suo cervello – che in quel momento sembrava quasi addormentata – sembrò riscuotersi un attimo, ma non abbastanza. La vista del Momochi ancora in posizione di combattimento faceva impazzire i suoi istinti, forti come mai li aveva provati. Ancora, Shori capì di non essere lei a creare queste sensazioni, ma non riusciva ad identificarle con una parola, né capì perché diavolo le stesse avendo in quel momento. Se avesse seguito l’istinto, se non avesse cercato di combattere quella sensazione, probabilmente avrebbe attaccato. Forse l’avrebbe fatto comunque, alla fine, se il ninja non avesse abbandonato quella posizione minacciosa. Nel momento stesso in cui il Momochi si rilassò e tolse la mano dalla lama, Shori non avvertì più alcuna minaccia nei suoi confronti. Nessun pericolo, niente da cui doveva difendersi. I muscoli tesissimi del suo corpo si rilassarono in un istante, la sensazione opprimente al petto di paura si allentò e il cervello si risvegliò e tornò a funzionare normalmente. Per un attimo la ragazzina rimase lì, ferma, stordita da quello che aveva appena provato. Non capiva, non capiva proprio. Era la prima volta che le capitava una cosa del genere, come se il suo istinto di sopravvivenza fosse impazzito e avesse preso possesso delle sue facoltà mentali. Era stata una sensazione tanto simile a quella di pochi minuti fa, quando era stata accecata dalla rabbia del Nibi. Ma perché mai il Demone avrebbe dovuto crearle quella sensazione? Come se…
    “Ma cavolo…” pensò Shori, incredula. “No, non ci posso credere… possibile che il Nibi no Nekomata, una bomba di Chakra di colossali dimensioni si senta minacciato da Kisuke Momochi?”
    L’idea sembrava quasi ridicola, e la ragazzina si aspettò quasi un’altra ondata di rabbia, di odio, o forse una voce maligna che da dentro la mente si metteva a ridere o le sibilava parole velenose. Non successe nulla di tutto ciò. Shori si scoprì più meravigliata ad ogni secondo che passava.
    Poi, il sensei riprese a parlare. Allora, facciamo un bel respiro e ripartiamo da zero, fece, cercando di riprendere in mano la situazione. Se non te ne sei resa conto, hai appena utilizzato nel modo corretto la Forza Acquatica. Sì, prima che tu lo chieda, anche il mio clone ne ha fatto uso, non so se prima mi sentito quando gliel'ho detto, continuò lui, precedendo Shori che stava aprendo la bocca per fare una domanda. La domanda.
    “Ce l’ho fatta?” si chiese, sorpresa, sbalordita, presa in contropiede. Ogni pensiero che non fosse inerente all’addestramento venne brutalmente buttato fuori dalla sua mente. Non aveva sentito quando, qualche minuto prima, il sensei aveva ordinato al suo clone di utilizzare pure lui la Chikara no Mizu. In quel caso, o Shori avrebbe utilizzato correttamente l’Hijutsu, oppure sarebbe stata colpita dalla Mizurappa. E ce l’aveva fatta. Una sensazione tutta nuova le fece gonfiare il petto: orgoglio, euforia, soddisfazione… tutta una serie di emozioni positive si mischiarono e le fecero alzare gli angoli della bocca, finché sul volto non sfoggiò un sorriso a trentadue denti. Sì! esultò, alzando le braccia al vento. Avrebbe voluto saltare di gioia, ma era troppo stanca; optò invece per cascare a terra, di sedere per riposarsi un attimo. Il Momochi continuò a parlare, a cui Shori rispondeva con cenni energetici della testa, mantenendo un’aria da ebete felicità. Le parole di lui le entravano da un orecchio e le uscivano dall’altro; tutto quello che la sua testa riusciva a pensare era “Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta… la Chikara no Mizu… ce l’ho fatta… oddio, ce l’ho davvero fatta…”
    …Voglio vedere se è stata solo fortuna oppure no, finì di dire il Momochi, che sembrava comunque vigile e attento.
    Shori fissò l’erba davanti a lei, il sorriso un poco scemato. E se fosse davvero stato un colpo di fortuna? Se fosse stato tutto grazie alla rabbia del Nibi? Metà della felicità svanì. “Accidenti, devo piantarla!” si riproverò, scuotendo energicamente il capo e poggiando la mano sugli steli d’erba per rialzarsi. Avrebbe provato e ce l’avrebbe fatta: ecco cosa sarebbe successo. Fintanto che teneva bene a mente di andare veloce e stare attenta ai dettagli. “L’ultima volta ho iniziato a mulinare il chakra subito. Devo ricordarmi di farlo anche questa volta”.
    Unì le mani a formare il primo sigillo. Come volete, senpai, disse con voce neutrale. Chiuse gli occhi. Questa volta era calma. Iniziò a concentrare la mente su sé stessa, a focalizzare quello che voleva vedere, quello che le interessava: il proprio sistema circolatorio. Nella sua mente si formò una mappa perfetta, mentre ogni senso e contatto con l’esterno venne reciso per far spazio a tutti gli stimoli provenienti da dentro di sé. Sentì il battito regolare del cuore, il respiro che entrava e usciva dai polmone, il calore del sangue, l’energia azzurra che lo seguiva nei vasi e nelle vene. Le sue sensazione entrarono in uno stato di calma piacevole, specie dopo gli ultimissimi tumulti, e le permisero di rilassare la mente. Fu un grande aiuto: poté svolgere i passaggi successivi con più scioltezza.
    Ormai era prassi: concentrò la mente su quei fiotti di Chakra che scorrevano in tutto il corpo, tranquilli e regolari, fece un respiro profondo e iniziò a eseguire i sigilli mentre il Chakra arrestò d’improvviso la sua avanzata naturale. Svelte svelte, le energie andarono a confluire come un fiume verso il centro del corpo, nello stomaco. Shori fece un cipiglio. Non appena il Chakra iniziò a immagazzinarsi, lo trasformò in tipo Suiton; impressionante come all’inizio dell’addestramento avesse trovato quel procedimento tanto difficile, mentre ora riuscita a farlo in mezzo secondo e con una quantità molto maggiore. Ma, oltre a quello, Shori cercava di compiere la rotazione quasi nello stesso momento. E non era facile, ma se prima c’era riuscita perché avrebbe dovuto fallire ora?
    “Ce la faccio…” Il Chakra stava vorticando all’interno del suo corpo come un piccolo vortice; lo stomaco, già provato dai successivi, ma la ragazza resistette. Nel momento in cui si sentì pronta per sputare, si concesse mezzo secondo per verificare che tutto fosse come nel tentativo precedente. Era così.
    La ragazzina inspirò e quando fu il momento di espirare aprì la bocca: un getto d’acqua schizzò fuori, liberandosi dalla costrizione che quello stomaco le dava, e si diresse verso la Mizurappa avversaria. Ma ora Shori non aveva bisogno di vedere il risultato: lo sapeva già. Sentiva di esserci riuscita, di aver potenziato la propria tecnica con la Chikara no Mizu, la Forza Aquatica.
    Le labbra si ruppero in un sorriso: ce l’aveva davvero fatta. Non solo aveva imparato un jutsu nuovo, ma anche unico, che in pochissimi conoscevano. E, dopo tutte le difficoltà e le fatiche di quel giorno, Shori si meritò un piccolo auto-complimento.

    Suiton: Mizurappa - Colpo dell'Onda
    SuitonMizurappa-ColpodellOnda_zpsade1b972
    Villaggio: Tutti
    Livello: C
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica permette all'utilizzatore di "sparare" un forte getto d'acqua dalla bocca una volta eseguiti i sigilli opportuni. La tecnica ha un raggio di otto metri per tre ed arriva a causare ferite medie.
    Consumo: 4

    Chikara no Mizu - Forza Acquatica
    ChikaranoMizu-ForzaAcquatica_zps3bb863a3
    Sviluppatore: Kisuke Momochi
    Livello: C
    Tipo: Ninjutsu
    Questo Jutsu simboleggia lo stadio ultimo dell'affinità sviluppata dal Ninja nell'elemento del Suiton e nei suoi Jutsu. Infatti, il Ninja in seguito a rigorosi e costanti allenamenti, è riuscito a sviluppare un metodo che gli permettesse d'affinare maggiormente la sua abilità nell'uso di qualsiasi Jutsu dell'elemento precedentemente citato. Tant'è che ad ogni utilizzo combinato semplicemente ad un maggior ed accurato esercizio di Chakra, e senza il bisogno d'eseguire Sigilli, tutti i Jutsu fino al livello B risulteranno potenziati di un grado rispetto al normale.
    Consumo: 4



    Stato
    ChakraFisicoMentale
    109-4-4-4=97OttimaleConcentrata, stanca
    Borsa
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    Shuriken x20Cimice x3
    Cartabomba x4Fili metallici (10m)
    Cartabomba fasulla x4Accendino
    Olio infiammabile x2-
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    Guanti rinforzatiIntattiMani
    ParastinchiUn po' rovinatiStinchi
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    ---
    Equipaggiamento
    SlotOggetto
    Fascia//
    FoderoOmoikarui
    GiletBombacarta x 2

    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
  8. .
    voooooooootato
  9. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Lo stomaco fece uno spasmo violento, e una terribile sensazione inondò l’esofago di Shori insieme alle cose che stava digerendo: l’ultima goccia di acqua Suiton aveva appena lasciato la sua bocca quando venne immediatamente sostituita da una sostanza viscida e maleodorante comunemente chiamata vomito. Shori lo aveva sospettato nel momento stesso in cui aveva lanciato il jutsu, ma non aveva potuto farci nulla. Si perse lo scontro tra la propria Mizurappa e quello del maestro, ma sinceramente gliene importava poco. Nell’attimo in cui il chakra venne liberato, la ragazzina si sentì tutta scossa e debole, e la sensazione di malessere unita ai conti di vomito la portarono a cedere per terra come un vermicello patetico e rigettare l’anima tra i pensieri più autocommiserativi che avesse mai fatto in vita sua. Ecco, la peggior cosa che poteva succedere era accaduta! Mentre rigettava a testa bassa per evitare di soffocarsi, maledisse il mondo chiedendosi perché la scena più imbarazzante che si potesse concepire dovesse toccare a lei!?
    MUAHAHAHAHAHA! Venne una risata platonica da vicino a lei, la più fragorosa e assordante che avesse mai sentito. E aveva già un’idea di chi appartenesse. Non riusciva a guardarlo, così incentrata sul suo malessere, ma le sue risate le penetrarono nell’orecchio come senbon affilati, rimbombando nel cervello e facendola tremare. Stava facendo una scenata penosa, era ridicola, era imbarazzante. Per un attimo ebbe voglia di piangere, ma si contenne.
    Ti dico solo che stavi per farcela, avevi preso la strada giusta... disse il Momochi, che non sembrò affatto interessato allo stato della ragazza. Mi hai capito?
    Shori aveva finito di rigettare proprio in quel momento. Le ginocchia piegate sull’erba, le mani con i palmi poggiati a terra abbastanza distanti da non beccarsi il getto di vomito, le ciocche nere del viso che cadevano come fili corvini verso il terreno. Un paio di gocce di sudore freddo caddero dal volto e si andarono a unire alla pozza maleodorante. La ragazza ansimava, la sensazione di malessere non ancora del tutto svanita; non rispose subito, né alzò la testa per incontrare lo sguardo del ninja. In quel momento era l’ultima cosa che voleva. Sì… sì, riuscì a dire infine, una risposta flebile che venne coperta dalla risata di Borei, che non accennava a smettere.
    Il risultato ottenuto sta a dimostrare che non ti sei impegnata abbastanza: non c'è null'altro da dire in merito.
    Le parole del senpai le arrivarono come uno schiaffo in pieno viso: non s’era impegnata abbastanza? Come poteva dirlo, quando pur di riuscire nella tecnica era finita col vomitare?! Le mani si strinsero nell’erba, artigliando il terreno e chiudendosi a pugno, portandosi con sé qualche briciolo di terra. L’immenso imbarazzo e la schiacciante vergogna vennero pian piano rimpiazzate da una rabbia cocente che invase il suo intero corpo come se fosse stato colpito da una scarica elettrica. Per qualche attimo la sua mente fu annebbiata da una sensazione così negativa da farla quasi star male. Era la stessa sensazione che aveva percepito in arena con Galatea Shishi: come se qualcosa di malevolo le stesse corrodendo lo sterno. Shori strinse i denti, paralizzata, mentre il sensei continuava a parlare. Ma più udiva il suo tono di voce così disinteressato, così menefreghista – anzi, probabilmente si stava divertente, quel sadico bastardo! –, unita alla risata incessante di Borei, più la sua rabbia cresceva. Il Momochi arrivò a fine discorso, e il fantasma non aveva ancora accennato a smettere. Shori strinse violentemente i pugni, il respiro pesante e irato che usciva a scatti dai denti serrati. Doveva tacere. Quella merda ambulante doveva stare zitto. “Zitto, zitto, zitto, zitto, zitto, zitto…”
    ZITTO!
    L’urlo le uscì prima che potesse fermarlo, e risuonò così forte e violento da spaventare la stessa Shori. La testa era scattata automaticamente in su, verso Borei, che si zittò nell’esatto momento in cui vide la faccia della Chuunin. Per qualche attimo rimase lì, ammutolito.
    Shori non diede tempo per parlare: fece in fretta ad alzarsi e ad allontanarsi da quella pozza di vomito. Evitò di guardare il senpai, perché non pensava di poter resistere alla voglia di affondargli le unghie nella faccia (cosa che sarebbe risultata piuttosto spiacevole, dato che probabilmente lui si sarebbe difeso bene e l’avrebbe ammazzata di botte). La rabbia le aveva dato una nuova – e apparente – energia. Sapeva da dove proveniva, non era una scema, e per questo la combatteva quel tanto che batava per non andare fuori controllo com’era successo con Galatea senpai. Ma non vide il motivo per cui non utilizzare quella rabbia e la scarica d’adrenalina che ne conseguiva come uno stimolo per migliorare la sua prestazione.
    Congiunse le mani a formare il primo Sigillo. La furia gliele faceva tremare leggermente, ma non abbastanza da intaccare la preparazione. Ripassò mentalmente tutti i passaggi che era riuscita a superare in quella lunga giornata, tutte le prove che il Momochi le aveva sottoposto, e si sentì ancora più sicuro. Iniziò a concentrarsi su sé stessa, sulle sue sensazioni interne, chiudendosi a riccio per escludere il mondo esterno. Quello non importava, non in quel momento, era inutile. Tutti i minimi rumori del pianeta cessarono di esistere: la coscienza di Shori percepì solo il proprio battito appena accelerato, il respiro che sembrava una brezza mattutina, il lieve ronzio nelle orecchie. E il Chakra. La sua mente si creò un’immagine di lei con tutto il suo sistema circolatorio, e vi riuscì a distinguere ogni venatura, ogni capillare grondante di Chakra azzurrino. Non poteva vederlo con gli occhi, e neanche lo sentiva; lo percepiva, più che altro. Rimase per qualche secondo immobile, ad ascoltare l’afflusso continuo di quelle energie che avevano uno strano effetto calmante. Ma più si rilassava, più avvertiva che la rabbia scemava, e non andava bene. Voleva utilizzare pure quella.
    Era arrivato il momento. Prendendo un ultimo respiro, la mente partì ancora prima delle mani: quel Chakra che infestava il suo corpo venne scosso, e subito si diresse al centro del corpo come l’acqua del lavandino una volta che il tappo veniva stappato. Le mani, nel mentre, avevano iniziato a comporre i loro Sigilli, e ormai andavano in automatico senza che Shori se ne desse pensiero. La ragazzina cercò di incanalare tutto ciò che potesse aiutarla ad andare più veloce – la forza che le era rimasta, la rabbia – e mantenne la mente impegnata sui dettagli. Il Chakra che si stava riversando a gran velocità nello stomaco era davvero tanto, e la ragazza dovette trasformarlo tutto in tipo Suiton nella durata di mezzo secondo. Non era un compito facile: anzi, più cercava di farlo attentamente e veloce, più le sembrava di avere un filo in testa che continuava a tendersi sempre di più, facendole male. Per l’ennesima volta, il suo stomaco fu costretto a sopportare una quantità enorme di Chakra Suiton, che lo fece protestare animatamente; Shori non ebbe tempo per occuparsi di lui, non poteva fermarsi nel mezzo di un’azione fulminea.
    Tutte le altre volte aveva atteso che il Chakra fosse già di tipo Suiton per poter iniziare la rotazione: questa volta no. Nello stesso istante in cui tutte le energie necessarie erano presenti nel punto giusto, la ragazza aveva concentrato la sua coscienza in modo che spostasse quell’ammasso di Chakra, che iniziasse a farlo girare come una minestra in un calderone. Così, almeno in teoria, avrebbe raggiunto un buon livello di rotazione quando fosse stato il momento di sputare.
    Shori non si preoccupò particolarmente del tempo: mirò a realizzare la tecnica il più velocemente e abilmente possibile, sforzandosi a migliorare passo dopo passo. Così, quando inspirò per buttar fuori la Mizurappa, aprì gli occhi nella speranza di poter vedere che ne sarebbe stato della sua tecnica, se sarebbe riuscita a distruggere quella avversario oppure no. Il clone ci sarebbe andato giù ancora più pesante, come aveva detto il Senpai. Ma ormai a Shori poco importava: aveva già fatto la peggior figuraccia della storia, e la rabbia che piano piano la stava abbandonando le impediva di sentirsi così male. Unica cosa: quando il getto d’acqua lasciò il suo stomaco per riversarsi nell’esofago, la kunoichi cercò di tenere a bada lo stomaco. Niente più rigetti, non quel giorno.

    Suiton: Mizurappa - Colpo dell'Onda
    SuitonMizurappa-ColpodellOnda_zpsade1b972
    Villaggio: Tutti
    Livello: C
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica permette all'utilizzatore di "sparare" un forte getto d'acqua dalla bocca una volta eseguiti i sigilli opportuni. La tecnica ha un raggio di otto metri per tre ed arriva a causare ferite medie.
    Consumo: 4





    Stato
    ChakraFisicoMentale
    113-4=109OttimaleFelice, stanca
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    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle


    Edited by Ely_11 - 1/10/2014, 15:18
  10. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Ancora: la Mizurappa uscì fuori dalla sua bocca senza intoppi, rubandole le energie ma senza destabilizzare il suo corpo. Shori stava bene, almeno per il momento. Lo stesso non si poté dire della tecnica, che andando a impattare contro la gemella lanciata dal clone di Kisuke Momochi si disintegrò insieme ad essa.
    Sicuramente, a occhio e croce, questo è un risultato migliore del precedente, ma non per questo lo posso definire... ben riuscito, commentò il ninja vero, che fino a quel momento s’era limitato a guardare i minuscoli progressi della ragazza. Shori, che aveva di nuovo il fiato corto, non rispose; si limitò a fissarlo, in attesa. È tutto sotto controllo, e questo non è proprio il caso in cui avere fretta. Prenditi il tempo che ti serve e poi procedi. Credo tu debba solo aggiustare le tempistiche per poter generare quest'unica, grande forza. D'altra parte il procedimento base lo hai appreso, si tratta solo di metterlo correttamente in pratica con un Jutsu, e per farlo è tutta una questione di abilità sulla tempistica. In pratica, puoi solo prenderci confidenza man mano che ci provi, secondo me. L'importante è essere prudenti!
    Shori spostò lo sguarda dal Momochi vero alla sua copia. Poi annuì. Sì, era quello che pensava anche lei: l’unico modo per migliorare la tempistica era riprovare ancora e ancora, finché il processo non sarebbe diventato tanto semplice da essere quasi istintivo. “Ma non dovrebbe volerci molto… ormai sono piuttosto svelta a cumulare il chakra e ad alterarne le proprietà, grazie agli ultimissimi addestramenti; devo solo abituarmi a focalizzare l’attenzione sullo stomaco anziché la mano. Per il rilascio con la rotazione, invece, la cosa si fa più ostrica, ma nulla che non si possa risolvere”. Prese a inspirare ed espirare con forza. Chiuse gli occhi. In quell’oscurità era più facile focalizzare il sistema circolatorio del Chakra: percepì l’energia che le scorreva dentro, che fluiva leggera e rassicurante. Senza smuoverla, cominciò a immaginarsi di raccogliere l’ammasso di Chakra necessario e riporlo dentro lo stomaco, per poi svolgere tutti i passaggi che doveva completare. Si immaginò anche la fatica, la difficoltà nel modellare e dominare il Chakra per la Mizurappa potenziata, cercando di prepararsi mentalmente per quello che l’aspettava. Si vide sputare il getto d’acqua dopo averlo mulinato all’interno di sé stessa, veloce, come un turbine, e le parve di sentire il suo stomaco contorcersi all’idea. Si preparava, perché più era pronta, più era in grado di sopportare, e più era in grado di sopportare, più sarebbe andata veloce.
    Alla fine, quando si reputò pronta, partì all’azione: le mani scattarono a comporre i sigilli senza che lei aprisse gli occhi. Il Chakra rispose al richiamo della sua signora, interrompendo bruscamente il suo defluire stabile per affrettarsi a raggiungere lo stomaco; nello stesso momento, senza neanch uno scarto di attimi, le energie più vicine al centro del corpo si trasformarono da Chakra puro a quello Suiton, come se avessero oltrepassato una barriera che cambiava completamente la loro natura. Il processo di raccoglimento durò un attimo, e Shori non aprì gli occhi. Lo stomaco incassava egregiamente tutta quella mole di energie che andavano a formare le due tecniche – Mizurappa e Chikara no Mizu. Ma la parte più insidiosa sarebbe arrivata ora: tutto quell’ammasso di Chakra venne smosso dalla coscienza della giovane, che cercava di farlo vorticare il più velocemente possibile senza spappolarsi l’organo. Sentì una fitta allo stomaco, che il secondo dopo divenne più acuta. Shori strinse i denti e represse una smorfia prima di inspirare e, al posto dell’aria, buttò fuori quel pericoloso getto d’acqua che le stava tartassando lo stomaco.

    Suiton: Mizurappa - Colpo dell'Onda
    SuitonMizurappa-ColpodellOnda_zpsade1b972
    Villaggio: Tutti
    Livello: C
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica permette all'utilizzatore di "sparare" un forte getto d'acqua dalla bocca una volta eseguiti i sigilli opportuni. La tecnica ha un raggio di otto metri per tre ed arriva a causare ferite medie.
    Consumo: 4



    Stato
    ChakraFisicoMentale
    117-4=113OttimaleConcentrata, stanca
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    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
  11. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Shori aveva il respiro corto; la sua tecnica era appena stata sputata in contemporanea con quella del clone, con un risultato alla pari. Entrambe si erano scontrate e nessuna aveva vinto. Ma questo significava che Shori aveva sbagliato: la Mizurappa potenziata con la Chikara non aveva funzionato. “Be’, almeno non ho vomitato e non mi sono beccata la tecnica in faccia”, pensò lei, che non era né contenta né disperata. Sarebbe potuta andare meglio, ma sarebbe anche potuta andare molto peggio.
    Ancora non ci siamo, per niente. Diciamo che è normale, è il primo tentativo che fai. Già il fatto che tu sia riuscita ad eseguire correttamente la normale Mizurappa e non ti sia auto-ferita all'interno, è quanto meno significato che non ti sei data alla follia sfrenata, ma hai tenuto una certa moderazione e sei stata attenta e prudente. Non mollare in questo senso, continua così, le disse Kisuke-senpai. Shori annuì, pensando che fosse un mezzo rimprovero e un mezzo complimento. Oppure un semplice commento realista. “E’ vero, se avessi fatto tutto in maniera troppo brusca e comunque nella maniera sbagliata, avrei rischiato lo stomaco”. La ragazza rabbrividì, preferendo non pensarci.
    Riprova, facendo sempre attenzione, e cerca di innestare le due forze. Mi raccomando, ricorda quello che hai fatto finora. Devono essere due forze che si uniscono e amalgamano nello stesso istante, o quasi, quando ancora il Jutsu è in fase di creazione. Se cadi nell'incertezza e nell'indecisione, cercando di mettere una toppa qua e là in corso d'opera non otterrai nulla di buono, più o meno come successo ora... e ora ti è andata bene, terminò il Momochi e Shori non potè contenere una seconda ondata di brividi. Cercò, tuttavia, di prestare la massima attenzione alle sue indicazioni, memorizzarle e successivamente applicarle.
    “Innestare e due forze… devo farlo molto più velocemente” pensò Shori mordendosi il labbro. Non era facile, non lo era affatto: doveva fare molte altre operazioni complicate in aggiunta alla semplice Mizurappa pur rimanendo nello stesso lasso di tempo. Insomma, doveva essere una cosa istantanea. Inspirò ed espirò. In pratica, avrebbe dovuto cumulare Chakra per due tecniche alla medesima velocità. La vedeva dura, ma avrebbe tentato. Ci riprovo, sentenziò, ricaricandosi di tenacia e concentrazione.
    La mano destra passò sopra la fronte, poi si unì alla compagna per comporre una serie di Sigilli Magici. Ancora una volta, costrinse tutto il Chakra che aveva in corpo a convogliarsi al centro, nel suo stomaco, dove si formarono due distinte entità d’energia: la Mizurappa e la Chikara no Mizu. Diresse tutta la sua concentrazione per poter fare il tutto alla massima velocità, sforzando le condutture del proprio Chakra e mettendo a dura prova il suo stomaco. L’Alterazione delle Proprietà avvenne praticamente in simultanea con il raccoglimento di entrambe le forze, che andarono a fondersi, in modo che la Forza Aquatica potesse potenziare la tecnica “principale”. E mentre ciò accadeva, Shori si preparò a rilasciare il Chakra fuori dal corpo: si concentrò per farlo mulinare a sinistra, subito, veloce, che per un attimo le provocò una dolorosa fitta allo stomaco. Poi la Mizurappa venne vomitata in direzione del clone del Momochi.
    Suiton: Mizurappa - Colpo dell'Onda
    SuitonMizurappa-ColpodellOnda_zpsade1b972
    Villaggio: Tutti
    Livello: C
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica permette all'utilizzatore di "sparare" un forte getto d'acqua dalla bocca una volta eseguiti i sigilli opportuni. La tecnica ha un raggio di otto metri per tre ed arriva a causare ferite medie.
    Consumo: 4



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  12. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Rilasciare quella bomba di chakra in miniatura fu come svuotare il proprio corpo minuto da tutta l’energia che possedeva; la sua visione periferica si fece buia, di un’oscurità piena di puntini che in fretta le oscurarono il mondo; la testa iniziò a girare; i muscoli persero forza, le gambe cedettero e Shori fu appena in tempo a poggiare le mani a terra per salvarsi la faccia. I polmoni si espandevano e rilassavano a gran velocità, bramando sempre più ossigeno, che il cuore, tramite il sangue, pompava velocissimo in tutto l’organismo. Per qualche attimo la ragazzina si sentì davvero male.
    Sei stanca? No, aspetta, fammi indovinare... no, non sei stanca e ce la puoi fare. Ci ho preso? Io dico di sì, la prese in giro il Momochi, facendo poi un fischio. Shori alzò appena la testa per scoccargli un’occhiata mezza irritata e mezza perplessa. Aveva già un fantasma a prenderla in giro – e infanti ora stava ridendo di gusto – non c’era bisogno che qualcun altro si unisse. Il senpai, con sua somma sorpresa, cercò di mettersi comodo vicino a un masso.Sono io ad essere stanco. Ora ci fermiamo e ci riposiamo fino alle sedici di questo pomeriggio. Sei libera di dormire o fare quel che vuoi, a patto che ti riposi anche tu.
    Shori aveva ancora il respiro corto, per cui si limitò a fissarlo un attimo smarrita prima di annuire. Guardandosi intorno, non vide molto che potesse farla star comoda e alla fine optò per lo stesso albero su cui si stava allenando: gli diede le spalle e poggiò la schiena sulla ruvida corteccia. Con la testa poggiata e le spalle rilassate, si mise a fissare il cielo, con le nuvole scure che coprivano il bellissimo azzurro del cielo. Rimase per un po’ a fissarlo, finché il respiro non si calmò del tutto e le gocce di sudore non furono asciugate completamente. Dopodiché, complice la stanchezza, la kunoichi avvertì che le palpebre diventavano sempre più pesanti. Le chiuse, vedendo la prospettiva di un riposino sempre più allettante. Dopotutto, era stanca morta, e chissà quanto altro lavoro c’era da fare. Se il capo – ovvero Kisuke-senpai – aveva ordinato di riposare, a che serviva opporsi?
    Certo. Dopo neanche venti secondi si presentò il seccatore, quello per eccellenza. La sua voce le arrivò a un nulla dall’orecchio, che cantilenava come un bambino piccolo. Shogi, Shogiuccia, non muovere la coduccia. Shogi, Shogina, non muovere la zampina. Shogi Shogiaccia, non muovere la…
    Se non la pianti, sussurrò piano piano lei senza aprire gli occhi, cercando di passare inosservata da Momochi, a casa ti farcisco il culo come un tacchino. Ok?
    No, no, no, così non va bene! esclamò il fantasma tutto impettito. I tacchini volanti sono una razza suprema! Presto domineranno il mondo! Non puoi semplicemente farcirgli il culo, è sacrilegio!
    Shori sbuffò una risatina, ma non rispose. Cercò di rilassarsi e, questa volta, cadde di botto nel mondo dei sogni.


    Le sembrava di aver appena chiuso le palpebre quando il Momochi, suo sensei per quella volta, la ridestò da quel sonnellino incredibilmente veloce. Shori tentò di riaprire gli occhi appannati e pesanti per la dormita, la mente ancora un po’ lenta. Per fortuna ci fu Borei che un possente urlo all’orecchio – SVEGLIA! – riuscì a risvegliarla completamente, facendola schizzare in piedi. Cercando di riscuotersi dalla confusione del risveglio, si stropicciò gli occhi, sbadigliò e scosse la testa per tornare agile. Infine si concentrò sul Momochi.
    Quest’ultimo, con suo gran stupore, aveva composto dei sigilli per evocare una tecnica che lei conosceva bene: il Clone Acquatico. Al suo fianco, si materializzò un secondo Kisuke, uguale a tutto e per tutto all’originale. Borei fece una smorfia disgustata. Che orrore!
    Ora stai a guardare, disse il Momochi, prendendo un po’ le distanza. Quando entrambi furono a dieci metri l’uno dall’altro, i due ninja composero una serie di sigilli speculari. E non semplici sigilli: Shori riconobbe subito la Mizurappa.
    Non capendo bene dove il senpai volesse andare a parare, fece ben attenzione a quello che sarebbe successo. Le due Mizurappa, al contrario di ogni prognostico, non si scontrarono annientandosi l’un l’altra, ma quella dell’originale riuscì a sconfiggere la sua gemella e ad avventarsi sul clone elementale, dissolvendolo.
    Per un attimo Shori sbatté le palpebre, impressionata. Non era molto difficile capire che era successo: il Kisuke originale aveva attinto al proprio Hijutsu, potenziando la tecnica in modo che potesse inghiottire quella nemica.
    Hai visto? La mia Mizurappa ha soprafatto quella del mio clone. Per te è sembrato che io non abbia fatto nulla, ma questo solo in apparenza. In realtà ho ingigantito la quantità di Chakra Suiton formando il Jutsu. Come l'ho fatto? Be', credo che se ci pensi l'avrai ormai capito da sola, disse, esibendo un sorriso. Continuò poi a spiegare la tappa successiva, il motivo di quella sua dimostrazione, e concluso con un avvertimento sulla tempistica del Jutsu. Procederemo nel modo più semplice e banale: in questo modo, riprese, componendo di nuovo i sigilli del Mizu Bunshin. Un altro clone comparve a pochi passi da lui. Il mio clone sfrutterà una Mizurappa ogni volta, ad ogni tuo tentativo, sentenziò il ninja di Kiri.
    La bocca di Shori si spalancò, poi si tramutò in una smorfia. Era esattamente come nell’addestramento di sua sorella: avrebbe incassato un bel po’ di colpi. L’intento del Momochi era proprio quello di colpire Shori finché questa non avesse padroneggiato completamente la Chikara no Mizu e quindi sopraffatto il clone come lui stesso aveva fatto nella dimostrazione. Quando sei pronta...
    Lo sono, disse subito Shori. Non le piaceva l’idea di essere investita da una Mizurappa, ma non aveva molta scelta. E poi non sarebbe neanche stata la prima volta. Si sistemò in modo che fosse adeguatamente distante dal bunshin del senpai. Inspirò ed espirò due volte. S’era riposata, certo, ma non era ancora al pieno della forma. E se avesse combinato un pasticcio? Ma non poteva certo tirarsi indietro, né lo voleva. Per qualche attimo rimase ferma, immobile, a fissare il kiriano, pensando al peggio. Poi…
    Le mani scattarono a comporre i sigilli. “Cos’aveva detto, lui? Creare due forze distinte e separate per poi renderle un tutt'uno. E devo essere veloce, quando il senpai ha avocato la Mizurappa non ha neanche dato l’impressione di dover fare passaggi in più”. Richiamò il Chakra all’altezza dello stomaco, che invase le sue interiora come un fiume in piena, trasformandosi mano a mano in un macigno pesante. Mentre ancora raccoglieva le energie che sarebbero andate a costituire le due forze principali, iniziò la parte dell’Alterazione delle Proprietà alla massima velocità consentita dal suo corpo e dalla sua praticità, in modo che, una volta finito di cumulare il Chakra, questo era già tutto di tipo Suiton. Grazie agli ultimi allenamenti, che erano un continuo richiamare il Chakra e alterarlo, l'operazione le riuscì fluida e, per quanto ne sapeva lei, anche piuttosto veloce. Non era però la stessa cosa, farlo sul palmo della mano e farlo dentro il proprio corpo: sentì lo stomaco contrarsi dolorosamente dall'improvviso accumulo di energie, qualcosa a cui non era abituato. Shori non ci fece caso; era stato così anche quando doveva imparare la Suirou e, successivamente, la stessa Mizurappa. Era solo una questione di abitudine.
    Era, teoricamente, il momento di sputare la tecnica. Riempiendo bene i polmoni, impresse il movimento rotatorio verso sinistra nel momento stesso in cui quel fiume di Chakra lasciava lo stomaco – non voleva neanche pensare a che sarebbe successo se l’avesse lasciato là a vorticare – e usciva dalla bocca, potente, distruttivo.
    Suiton: Mizurappa - Colpo dell'Onda
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  13. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Shori fissò il pezzo di tronco bagnato con un cipiglio sul volto; la forma della macchia scura era sicuramente diversa dai tentativi precedenti, più simile a quella del sensei. Ma non uguale, questo era al quanto ovvio, e il pensiero che avesse fallito di nuovo le causava scariche di rabbia e frustrazione. Diede un'occhiata di fuoco contro l'albero - quello stupido albero! - prima di ritrarre la mano e ragionare su cosa fosse andato storto. Il raccoglimento del chakra e la sua alterazione erano stati uguali ai precedenti tentativi, per cui su quelli era sicura; doveva essere stato per forza la rotazione, ma riportando alla mente il procedimento più e più volte, Shori non capì cosa potesse aver sbagliato. Insomma, aveva fatto girare il chakra a sinistra! Perché ancora non funzionava?
    Per fortuna c'era il sensei - ops, senpai - con la sua pronta spiegazione. So che forse sto chiedendo molto, e ti sembrerà pure assurdo, ma dovresti aumentare ancora un po' la velocità di rotazione.
    Shori si voltò a guardarlo con le sopracciglia inarcate. Aumentare la velocità di rotazione? Ancora di più? La principale preoccupazione della ragazza era legata alla gestione del chakra: temeva che, essendo troppo concentrata su qualcosa - come a rotazione - avrebbe finito per combinare pasticci con tutto quel chakra accumulato in un singolo, piccolo punto. Dopotutto, nell'insieme tutti i passaggi richiedevano uno sforzo davvero notevole.
    il Momochi continuò a parlare, spiegando il principio che stava alla base di tutta la tecnica (e pure di quell'ultimo procedimento). Shori lo ascoltò solo parzialmente, un pezzo del suo cervello ancora inisso sul problema. Cercò di trovare un qualche metodo per assicurarsi una buona rotazione senza il richio di perdere il controllo, ma quando il sensei-senpai abbe finito il discorso, la ragazza non aveva avuto ottime idee. A quanto pare doveva rischare.
    "Be', quando ho rischiato la prima volta è andata bene. Andrà bene pure questa", pensò lei, cercando di darsi forza. Annuì in direzionee del ninja, poi poggiò la mano ancora sul tronco. Agli ordini!
    Questa volta, mentre richiamana il chakra, lasciò che occhi rimanessero aperti; ormai il procedimento le risultava talmente facile da non aver bisogno di particolare concentrazione. Fissando il braccio, avvertì che il chakra fluiva veloce attraverso quell'arto, innondando i muscoli e rinvigorendolo, prima di arrivare alla mano a contatto con la superficie ruvida del legno. Non ci volle molto, prima di raggiungere la giusta quantità, di riempire la mano di un'ammasso di chaka puro. Poi, prendendo un respiro profondo, aumentò la proprio concentrazione per modificare la natura stessa del chakra, trasformandolo via via in Suiton. Esattamente come qualche tentativo prima, non iniziò subito a far ruotare il chakra; si prese il suo tempo, preparandosi nella sua testa a quello che l'aspettava, immaginando fin da subito la velocità di rotazione a cui aspirava. Poi, dopo qualche secondo di immobilità, chiuse gli occhi e iniziò a far rotare il chakra, prima piano, poi sempre più veloce, più veloce, finché, temendo di perderne il controllo, Shori spinse tutto fuori dal palmo, esibendo una piccola smorfia di fatica.



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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Ho chiesto della rotazione perché voglio verificare una cosa. Ora vieni qui.
    Sotto lo sguardo attonito dell’allieva, Kisuke-sensei la prese di spalle e se la portò davanti con la forza. Shori, seppur presa in contropiede, non disse nulla. Ora non ti muovere. Vediamo un po'...
    “Ma che diavolo…?” non poté non pensare la ragazza, sentendo le dita abiliti del ninja che si intrufolavano tra i suoi capelli, come se stesse controllando il buono stato della sua cute; in un certo senso le ricordava quelle volte in cui sua madre le ispezionava i capelli in cerca di pidocchi. Non era una cosa molto bella.
    A poca distanza, qualcuno scoppiò in una sonora risata. Ah! Non per dire, ma sembrate due scimmie! Riuscì a dire Borei tra una risata e l’altra. Sapete… le scimmie che si spulciano la testa a vicenda? Ci manca solo una banana in mano e siete perfetti! Adorabili, proprio!
    Shori arrossì; in effetti, la descrizione fornita dal fantasma sembrava azzeccata, e questo non faceva che aumentare il suo imbarazzo. Per fortuna, il “controllo” durò pochissimo.
    Ok, perfetto, niente pidocchi e niente forfora, esclamò il sensei, lasciandola finalmente andare. Shori si voltò immediatamente e fece un passo indietro, squadrando il Momochi come se d’improvviso avesse perso una rotella. Ma davvero le aveva controllato i capelli solo per la forfora e pidocchi? Non riusciva a crederlo – anche perché non era una cosa se si aveva la mente a posto – ma in effetti non aveva altre idee del perché una persona si mettesse a frugare tra i capelli di un altro. Magari era uno scherzo, anche se non era proprio il momento adatto.
    Per fortuna le successive parole di Kisuke-sensei la illuminarono sul suo strambo comportamento, e cessarono ogni altra possibile discussione sulla sua sanità mentale. Un discorso davvero interessante, qualcosa che la ragazzina di Kiri non sapeva e che fu la risposta al suo ultimo tentativo fallito. La rotazione inversa a quella naturale del proprio chakra. Shori ascoltò tutto con interesse ed eccitazione, lieta di poter apprendere qualcosa di nuovo. Quando il discorso del sensei fu finito, tutto quello che disse fu: Questo non lo sapevo.
    Con una rinnovata eccitazione, si girò di nuovo per affrontare l’albero, quello stesso albero un po’ più smilzo su cui aveva tentato e fallito. Non ho bisogno di riposo, sensei. Quel quarto d’ora m’è bastato.
    Senza attendere un’ulteriore risposta, Shori chiuse gli occhi e iniziò a concentrare nuovamente le energie, con facilità e scioltezza come se stesse semplicemente sbattendo le palpebre. La sensazione del Chakra che fluiva nelle vene, che scorreva a secnda della sua volontà non era qualcosa di nuovo, ma rimaneva sempre fantastico. Come un fiume che sgorgava silenzioso, esso venne drenato dal resto del corpo per concentrarsi sul palmo della mano destra, in una piccola bomba di Chakra puro. Quando il primo passo fu concluso, la kunoichi passò lentamente all’Alterazione delle Proprietà, andando a modificare la natura stessa del chakra. Anche questa non era un'operazione facile - anzi, era stata il suo principale problema le prime volte - ma con il tempo la kunoichi aveva acquistato sicurezza e, sebbene più lentamente del passaggio precedente, riuscì a modificare tutto quell'ammasso di Chakra in un tempo davvero dignitoso. Ci fu qualche secondo di totale immobilità, una preparazione mentale per il passo successivo, quello nuovo, quello più ostrico e su cui era più incerta. Controllando il respiro e stando attenta alla concentrazione di Chakra che teneva nella mano, Shori iniziò a farlo muovere verso sinistra, in una rotazione inizialmente esitante, lenta, accorta, e infine, facendosi forza, accentuò ancora di più il movimento e spinse tutto in superficie.


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    Rilascio. L’ennesima ondata di debolezza. Le gambe cedevoli, la testa che girava e lo stomaco in subbuglio. Quelle sensazioni, avvenute in seguito al rilascio del chakra, stavano ormai diventando un’abitudine, ma non per questo erano meno fastidiose. Ancora una volta, il sensei le venne in soccorso, sostenendola e aiutandola in modo che non finisse per terra. Ecco, pure quella era una cosa che non le piaceva: essere aiutata come una poppante la metteva terribilmente in imbarazzo.
    Ehi ehi, attenzione, gattina. Non ci vorrai lasciare una delle nove vite proprio qui, mi auguro.
    Tsk, che battuta a dir poco squallida, fece Borei, con la faccia più nera che mai. Le mie sono molto meglio.
    Shori non aveva del tutto la testa per ascoltare. Si rimise in piedi e prese un respiro tremante. Gli occhi scattarono verso il tronco, desiderosi di sapere com’era andato il tentativo, se era riuscita oppure no. A quanto pare, no: la macchia umida sul tronco era quasi identica alle due precedenti.
    Lo sconforto della ragazzina fu solo una pallida ombra di quello che provò quando il suo sensei la rimproverò, facendola arrossire di vergogna.
    Ma… io mi sono impegnata… farfugliò, passando lo sguardo sconsolato dal sensei al tentativo fallito. Che era successo? Cos’aveva fatto di sbagliato? Forse non aveva eseguito bene il movimento rotatorio? Eppure a lei sembrava tutto perfetto…
    Sei stanca? Vuoi riposare un po' di più? Anzi, mentre ci pensi: a che direzione pensavi quando facevi girare il Chakra? A destra o a sinistra?
    Shori, che aveva già aperto bocca per rispondere, la richiuse, presa in contropiede dall’ultima domanda. In che direzione aveva fatto girare il Chakra? Sinceramente non ci aveva dato molto peso, pensando che fosse un fattore ininfluente, per cui non ebbe la risposta pronta. Ci pensò qualche secondo, poi rispose: A destra, cercavo di farlo girare a destra.
    Appunto perché non aveva agito coscienziosamente, la spinta era stata effettuata verso destra perché, solitamente era quella la direzione che dava quotidianamente quando doveva girare qualcosa… tipo mescolare in cucina. Perché lo chiedete? Ah, e comunque no, no, ce la faccio, non ho bisogno di riposo! Si affettò ad aggiungere, con le guance ancora più rosse. Ci mancava solo che facesse la figura della pappamolle deboluccia e avrebbe raggiunto senza difficoltà il premio per “Peggior Reputazione dell'anno”.


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