Posts written by Ely_11

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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Questa volta Shori non aprì subito gli occhi: temeva ancora di cedere e di finire con le chiappe a terra. Per fortuna non fu così. Quando staccò la mano dalla corteccia il mondo rimase lì dov’era e le gambe, seppur deboli e tremanti, non cedettero. Lo stomaco fu preso di nuovo dal subbuglio, ma questa volta fu più preparata.
    La ragazzina di Kiri prese altri respiri profondi, per assicurarsi che la situazione fosse stabile. Poi si tranquillizzò. La chiazza d’acqua era grande e distruttiva, una vera soddisfazione per gli occhi.
    Fase uno completata, si espresse neutralmente il sensei. Voltando lo sguardo stanco su di lui, lo ascoltò mentre dava istruzioni sul procedimento seguente. Shori non si sentiva particolarmente felice di aver superato “la prima prova”, almeno non quanto si sarebbe aspettata. Era solo a metà dell’opera, e ancora ne mancava di strada per raggiungere la meta.
    E il sensei non sembrava avere alcuna fretta. Ora fermiamoci, disse lui con un tono inflessibile nella voce. Fu proprio quella sfumatura a fermare Shori dal protestare; invece abbassò lo sguardo e seguì il sensei che si era messo a sedere su un vecchio tronco caduto. Con una leggera esitazione, la ragazza gli si sedette accanto. Si passò entrambe le mani sulla fronte per eliminare le gocce di sudore, e quando le abbassò scoprì che Kisuke-sensei le stava porgendo qualcosa. Mangia questo e poi bevi un po' d'acqua.
    Wo! Fece, afferrando con una certa goffaggine l’acqua che le aveva lanciato. Non se l’era aspettata. Ah… ehm… vi ringrazio, non dovevate, disse imbarazzata, prima di poggiare la borraccia sulle ginocchia e prendere ciò che il sensei le offriva: un paio di fette di pane nero. Nulla di ché, niente di straordinario, ma per Shori quel gesto significò molto. Arrivare addirittura a condividere il cibo con lei… era un gesto davvero gentile e inaspettato; per questo, nonostante la mancanza di appetito, l’allieva divorò tutto in pochi bocconi, e ingurgitò ingenti sorsate d’acqua fresca.
    Borei, nel mentre, s’era avvicinato ai due e li guardava malissimo. Davvero malissimo. Lo sguardo truce passava da lei al Momochi, che stava masticando un pezzo di carne. “Poverino”, pensò Shori con un sorrisino di simpatia. “Vederci mangiare per lui dev’essere proprio una tortura”.
    Così, con molta nonchalance, incrociò le gambe e fece un sorrisino prima di fare un’altra sorsa. Vi ringrazio molto per il cibo, Kisuke-sensei. Era davvero ottimo, leggero e saporito. Una delizia, proprio.
    Fottiti, gattina, sbottò il fantasma, lasciandosi cadere di peso sulla terra umida. Tu e il tuo amichetto branzino.
    Shori scoppiò in una piccola risata. Kami-sama, era davvero divertente invertire i ruoli, di tanto in tanto. Alla fine, con un sospiro, si lasciò scivolare in modo che il sedere toccasse terra e la schiena si poggiasse sul tronco. Così, in quella posa beata, finalmente senza dolori e affanni, con lo stomaco pieno ed idratata, si accorse di quanto fosse stanca e di quanto le palpebre fossero cadenti. Avrebbe voluto sonnecchiare un po’, almeno finché il sensei non l’avesse richiamata, ma si costrinse a tenere gli occhi aperti e godersi quel momento di pace – disturbato solo dai borbottii di Borei.
    I minuti scorrevano, e vedendo che il Momochi non accennava a richiamarla, alla fine la ragazza si decise a chiudere gli occhi, rilassarsi con la borraccia stretta in grembo, senza però entrare in uno stato di dormiveglia.
    Poi, alla fine, la voce del sensei la riscosse da quel bel torpore, riportandola brutalmente nel mondo dei vivi. Shori aprì di scatto gli occhi, e si alzò repentinamente. Sbatté ancora un attimo le palpebre, poi si affrettò a seguirlo.
    Fase due, annunciò il sensei. Shori si sistemò, pronta ad ascoltare il ninja più anziano, mentre quest’ultimo le spiegava in cosa consisteva la seconda prova, seguita immediatamente da una dimostrazione pratica che lasciò la kunoichi di stucco: la macchia d’acqua era bella larga, più grande… in un modo diverso dalle macchie precedenti. Per farlo, non devi retrocedere da quel che hai fatto finora. È necessaria una quantità ancora maggiore di Chakra, ovviamente, ma non è sufficiente, nemmeno unito al metodo che hai imparato da poco. Dovrai imprimere al Chakra un moto rotatorio, non basta l'esplosione, anzi questa dev'essere limitata. Pensi di farcela?
    Shori sbatté le palpebre. Certo. Si avvicinò senza indugi all’albero, poggiò la mano sulla corteggia e chiuse di nuovo gli occhi. “Imprimere il Chakra in modo rotatorio”, pensò turbata. “Sì, è una parola”.
    Cionondimeno, concentrò ancora il Chakra base nel palmo della mano, un’operazione che ormai le risultava naturale quanto lanciare un kunai. “Ha detto ancora più Chakra, eh…” rimuginò, richiamando di conseguenza un’altra ondata di energia, e raccogliendola tutta sul palmo della mano. Anche la fase dell’Alterazione delle Proprietà andò piuttosto liscia, sebbene risultasse sempre più complicata dell’accumulo di Chakra. Giocando sempre sulla buona respirazione, che precedentemente l’aveva aiutata, Shori iniziò prima di tutto a impostare nella sua mente come potesse imprimere il Chakra con un moto rotatorio, qualcosa che non aveva mai provato fino ad allora. Provò e riprovò nella sua mente, facendo qualche debole accenno di prova prima di tentare sul serio. Alla fine, quando reputò che fosse il momento giusto, la ragazzina cercò di far smuovere il chakra dentro la mano, in una direzione rotatoria, e poi, contemporaneamente, spingerlo d’un colpo al di fuori della mano.



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    Rilasciare tutta quell’energia era come fare una maratona in pochi istanti, oppure sollevare quintali senza muovere un dito: mentalmente distruttivo. Shori percepì con chiarezza che quel pugno di chakra era penetrato nella corteccia con violenza, veloce e brutale, proprio come voleva lei; fece in tempo a vedere la grossa pozza di acqua attorno al tronco, il legno che in qualche punto cedeva sotto la forza del suo Chakra, ad avvertire una profonda soddisfazione del realizzare che ce l’aveva fatta. E diavolo, ce l’aveva fatta pure coi fiocchi!
    Poi avvertì che qualcosa non andava: prima di tutto avvertì ancora quel sapore di nausea sotto il palato, lo stesso di prima ma molto più forte; poi, quasi subito dopo sentì delle fitte alla pancia, che la presero totalmente alla sprovvista e le fecero mancare l’equilibrio. Shori incespicò all’indietro, improvvisamente tanto debole, e non riuscì più stare in piedi. Prima vacillò, in un disperato tentativo di non cadere, poi le gambe la tradirono e cedettero, facendola volare all’indietro.
    Grazie al cielo c’era qualcuno di fianco a lei che non era disposto a farla cadere di sedere: Kisuke-sensei fu lesto nel riprenderla prima che toccasse terra, aiutandola a non farsi male. Tutto sotto controllo? Chiese lui, accompagnandola piano sul terreno, in posizione seduta. Prendi un attimo di fiato, prima di proseguire.
    Shori annuì. Aveva, in effetti, il fiato corto e un po’ di sudore sul viso. Se lo asciugò con il dorso della mano. Scusate… non mi aspettavo che fosse così… estenuante.
    Oh, oh, oh! Fece invece Borei, avvicinandosi ai due con sguardo cattivo. Ma che bel quadretto! Dimmi la verità, Shogi, hai fatto quella bella scenetta solo per avere le attenzioni del caro e abile sensei?
    La ragazzino lo fulminò con lo sguardo. Piantala, mormorò a bassa voce. Ora che Kisuke-sensei sapeva, non c’era motivo per non parlare. E poi, il fantasma sapeva a cosa andava incontro se non si fosse comportato bene.
    Quest’ultimo, come se avesse captato i suoi pensieri, si allontanò di nuovo facendo smorfie e versi a tutto spiano. Shori lo guardò allontanarsi, poi sbuffò e scosse la testa. Cercando di riportare il pensiero sull’addestramento, si mise a fissare il tronco su cui aveva fatto la prima prova: era davvero impressionante, la grande chiazza d’acqua e i punti in cui il legno s’era sbriciolato. Un chiaro segno di potenza, la prova di quanto era determinata. Alla ragazzina scappò un sorriso d’orgoglio. “Allora il procedimento è giusto…” pensò, abbassando lo sguardo per fissarlo sulla propria mano. Ci stava arrivando, piano piano era sempre più vicina al suo obiettivo: la Chikara no Mizu.
    Cinque minuti, disse il sensei dopo un po’. Ora cambia albero. Pensi di poterlo rifare? Spero di sì. In caso contrario preoccupati, perché voglio che tu ripeta quello che hai appena fatto. Avanti: nuovo albero, nuovo tentativo!
    Subito! Esclamò Shori, ora più riposata e incoraggiata dal precedente successo. In un attimo si alzò, e con sicurezza agguantò un albero vicino, poggiando la mano sul tronco con una sicurezza rinnovata. Chiuse gli occhi e una mappa immaginaria del suo sistema circolatorio si formò nella sua mente. Con facilità, richiamò a sé il Chakra e lo convogliò alla sua mano destra, quella a contatto con la corteccia. La pelle del palmo, infuocata da tanta energia, si mise quasi a tremare. Ma Shori voleva di più, voleva provare a vedere fin dove riusciva a spingersi: richiamò chakra, cercando di superare persino la quantità usata in precedenza. “Ancora… ancora…” pensò, in un momento di euforia. Quando decise di fermarsi, la mano pulsava da tutta quell’energia incanalata in un solo, piccolo punto. Inspirando ed espirando piano, cercando, laddove possibile, di facilitare al massimo il procedimento, iniziò a cambiare la natura del Chakra stesso per trasformarlo in tipo Suiton: quella fu una fase più complicata, più difficile, e Shori fu particolarmente minuziosa e lenta nell’attuarlo. Quando fu tutto pronto, quando la ragazzina pensò che fosse il momento di rilasciare quella sfera di Chakra, agì: prima inspirò un’altra volta e, nell’attimo in cui spinse il Chakra al di fuori di sé, lasciò andar fuori anche il respiro.


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    Il Chakra accumulato sulla mano, quello che doveva gestire, che stava mano a mano modellando per bagnare il tronco, era davvero tanto, e controllarlo non era facile. Richiedeva una certa energia e una bella dose di concentrazione; questo Shori già lo sapeva – o quantomeno se l’era aspettato – perché anche con tutte le altre tecniche elementali se l’era dovuta vedere con questa difficoltà, solo in maniera diversa. Quando, finalmente, la ragazzina si decise a staccare la mano dal tronco, quando lo sforzo era finito, sentì un accenno di nausea stuzzicarle il palato. “Oh, no… non qui”, pensò, ingoiando sonoramente e facendo un passo indietro. Non aveva alcuna intenzione di dare brighe sciolte al suo stomaco. Le volte a casa sua, insieme a sua sorella già erano state imbarazzanti, ma almeno abbordabili… ma qui con Kisuke Momochi no, era impensabile che si mettesse a vomitare difronte a lui.
    In compenso, i suoi sforzi erano statati ripagati: la chiazza umida sull’albero ora somigliava più a uno strambo sole con dei grossi raggi disegnato da mani infantili, oppure una stella piuttosto deformata. Shori non fu particolarmente entusiasta del risultato, dato che s’era aspettata una macchia che fosse aumentata di misura, non quello sgorbio.
    Bene. Molto bene. Brava, bambina, disse invece Kisuke-sensei, che al contrario sembrava contento. La kiriana stava continuando a fissare l’alone sulla corteccia, quando, d’improvviso, sentì delle piccole pacche sulla testa, dei buffetti leggeri provenire dalla mano del Momochi. Shori si immobilizzò. Il suo viso si fece rosso come un peperone.
    Eh!? Che fai, tocchi, branzino?!
    N-non… non sono una bambina! Farfugliò lei, sfuggendo ai suoi pattamenti. Quel gesto, oltre che molto confidenziale, non le aveva dato una bella sensazione; era come se il sensei la trattasse come una bambinella a cui ogni tanto bisognava dare il contentino.
    Poi arrivò il momento della spiegazione, “la parola al sensei”, per così dire. Le disse del miglioramento, di cosa non andava bene e cosa doveva essere migliorato, facendo dimenticare a Shori la scenetta precedente.
    “Tutto d’un colpo?” si chiese, pensando a quel chakra che aveva rilasciato piano per evitare, appunto, una mal gestione. A quanto pare non aveva scampo: doveva rischiare. Prendendo un respiro profondo, la ragazzina annuì. Ok… ci riprovo.
    “Non succederà nulla” cercò di convincersi lei, mentre poggiava il palmo sul tronco e chiudeva gli occhi. “Respiro calmo e regolare… così… devo solo tenere a bada lo stomaco e poi andrà tutto bene…”
    Iniziò a concentrarsi per richiamare il chakra, che fluì potente fino alla mano. Fin lì tutto a posto, tutto normale, come si era aspettata. Attuò la seconda operazione: l’Alterazione delle Proprietà. Modificò l’essenza stessa del chakra puro, infondendo il suo elemento e rendendolo un pungo di chakra Suiton. Shori si morse le labbra e prese un respiro profondo. Tutto quel chakra era davvero difficile da gestire, sembrava quasi che volesse sfuggire dalle mani della giovane. E non voleva neppure immaginarsi il passaggio successivo. Sentiva uno strato di ansia a livello dello stomaco, e fu presa da un attimo di esitazione. E se non sarebbe riuscita a controllarlo come si deve? Si sarebbe davvero messa a vomitare ai piedi del suo sensei? La prospettiva la intimoriva, ma, a quel punto, ben poco importava. Doveva farlo subito, altrimenti il chakra le sarebbe davvero sfuggito di mano. “O la va o la spacca”. In un impeto di determinazione, la kiriana strinse i denti e fece come le era stato detto: spinse quel pugno di chakra al di fuori del suo palmo, in un unico blocco, tutto in una volta.


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    Shori annuì. Poi annuì di nuovo. La vista di quella piccola macchia sull’albero non l’aveva particolarmente eccitata, rallegrata o soddisfatta, non quanto si era aspettata. Forse perché la parte emotiva del suo cervello stava ancora cercando di riprendersi dallo shock del precedente discorso su Borei, oppure perché, come aveva detto il sensei, quello era solo il primo piccolo passo, un’insignificante tappa per poter padroneggiare una tecnica altamente complessa.
    “Amplificare a mille, eh…” pensò, pensierosa. Shori non aveva quasi mai avuto problemi di mancanza di Chakra; anzi, grazie al Nekomata, ne aveva anche di più, il punto era riuscire ad incanalarne la giusta quantità. Ripoggiò di nuovo la mano sul tronco dell’albero, chiuse gli occhi e si concentrò. Avvertì dentro di sé tutto il chakra, e per un attimo non fece assolutamente nulla. Rimase ferma, cercando di elaborare ad occhi quanto Chakra aveva a disposizione nel complesso, quanto ne aveva speso per formare quell’alone d’acqua e quanto, indicativamente, aveva intenzione di utilizzare al prossimo tentativo. “Amplificare a mille…” Aggrottando le sopracciglia, si concentrò ancora di più: fece fluire le sue energie sul palmo della mano, di una quantità paurosamente superiore rispetto al tentativo precedente, e lo concentrò tutto sul palmo della mano. In quel momento, il processo le ricordò la sua Mano dell’Onda, quella tecnica che le permetteva di sparare un getto d’acqua con la mano, ma la quantità di chakra e i procedimenti successivi erano parecchio diversi. Mordendosi il labbro, iniziò a modificare le proprietà del chakra puro, per renderlo Suiton, lentamente, accordandosi pure con la difficoltà di rimodellare tutto quel chakra. Rimase in quel passaggio per più tempo, poi, sempre lentamente, iniziò a spingere il chakra alterato al di fuori della sua mano, un po’ per volta, nel tentativo di allargare a dismisura quella macchia scura sul tronco.



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    Divertimento. In quel momento, con il cervello ancora in panne, che sembrava quasi essersi fermato alle ultime parole del sensei, l’unica cosa che Shori riusciva a captare era l’espressione divertita del Momochi. Qualcosa, in quella scenetta, sembrava divertirlo assai, e la ragazzina temeva di essere proprio lei, o forse la sua reazione, o ancora il suo volto. Dopotutto, in quel momento non aveva un perfetto controllo facciale.
    I discorsi prossimi del ninja furono una vera beffa, una frecciatina che portarono la kunoichi sull’orlo di una crisi nevrotica. Tutti quei maledetti giri di parole, quel dire tutto e niente, come se stesse facendo un gioco simpatico e divertente. Manipolare i suoi timori, le sue incertezze, insicurezze, puntare là sul suo punto debole… un giochetto davvero sadico e crudele.
    Shori l’aveva capito, subito, sin dalle prime parole del Momochi; e non avrebbe voluto dargliela vinta, per una sola questione di orgoglio. Ma la reazione del suo corpo non era così facile da sanare: il cuore non accennava a rallentare, il sudore freddo s’era via via creatosi sulla fronte e la morsa allo stomaco le faceva rivoltare la colazione. Questo perché le informazioni di cui Kisuke-sensei era a conoscenza erano decisamente troppo importanti, troppo personali e confidenziali. Ma soprattutto, se lui era riuscito a scoprirlo, voleva dire che Shori aveva offerto un’opportunità per farglielo scoprire. E mentre il sensei ancora parlava, la mente della ragazzina volava a velocità supersonica nel passato, cercando di ricordare se avesse compiuto qualche errore con il Momochi. E così si ricordò del suo famoso taccuino da viaggio, quello che si era portata dappertutto, in ogni missione, e su cui aveva scritto ogni cosa; ma ormai quel diarietto era solo carta bruciata, da quando suo fratello gliel’aveva trovato per caso e, tutto infuriato, gliel’aveva lanciato nel caminetto. In effetti aveva ragione: non si potevano scrivere tutte quelle cose su un unico taccuino senza almeno usare un codice. Lì dentro vi aveva scritto quasi tutta la sua vita… aveva parlato del Nibi, dei fantasmi, di Borei, della R.I.M.I…. possibile che Kisuke-sensei fosse, in qualche modo, riuscito ad ottenere le informazioni del taccuino?
    Il ninja in questione rilasciò il Chakra dalle piante dei piedi e planò con grazia sul terreno, dopo essersi dilettato in una capriola a mezz’aria. D’istinto, Shori retrocedette e si voltò in modo da averlo difronte, ancora un po’ spaventata.
    Digli solo che io non sono uno dei tanti, e non amo avere dei conti aperti. Con nessuno. Nemmeno con un fantasma cacasotto. Troverò un modo per stanarlo, puoi starne certa Shori-chan, ed in quel momento Borei assaggerà il bacio freddo della mia lama, disse lui. Capito, Borei?
    Tsk, IO capito!? Io? Mah, sarei pronto quando vuoi, razza di branzino lesso! Se ci tieni tanto a sfidarmi, vattene dal mondo dei vivi, che io ti attenderò a braccia aperte! Eruppe il fantasma, questa volta però senza la sua solita convinzione e strafottenza. Non si era neppure avvicinato, come la ragazza si era aspettata, ma rimaneva a debita distanza. L’occhio di Shori cadde inevitabilmente sul lato sinistro, là dove c’era il suo compagno. Borei aveva le braccia conserte, gli occhietti accesi e il viso segnato da una rabbia sfumata dalla stupidità… e anche da un po’ di preoccupazione.
    “Ma questo è il meno”, pensò la ragazzina, distogliendo gli occhi dal fantasma per fissarli sul Momochi. “Quello che voglio capire più di tutti è… il Nekomata. Sa anche di quello? Sa che sono una Jinchuuriki? Be’… se ha davvero letto il mio taccuino, dovrebbe sapere anche quello, ma è anche vero che una persona normale, leggendo, mi avrebbe presa per pazza, altro che credermi. Lui sembra esserne assolutamente certo, e la cosa mi puzza. Ma cosa posso fare? Evidentemente non ha intenzione di dirmi nulla…”.
    Ad ogni modo, siamo qui perché tu impari la mia Tecnica, non per parlare di qualche fantasma inutile.
    Inutile… borbottò Borei tutto impettito. Inutile, io… Tsk, inutile.. inutile
    “Sapete qualcosa sul Nibi no Nekomata? Sapete qualcosa sul Nibi no Nekomata? Sapete qualcosa sul Nibi no Nekomata?...” Questa era la domanda che iniziò a bombardare la mente di Shori, quella che desiderava chiedere più di tutte; ne sentì quasi il bisogno impellente, come se la lingua dovesse per necessità, formulare quella frase, ma che la paura ricacciava già in gola. Shori moriva dalla voglia di sapere se il suo sensei era a conoscenza anche del segreto più oscuro e celato della sua vita, ma temeva le conseguenze in caso, invece, lui non sapesse nulla. Per cui rimase lì, ferma e imbambolata, a fissare il kiriano come in attesa di un miracolo. Fu solo quando il discorso venne definitivamente dirottato all’addestramento, che Shori si rassegnò. Forse l’avrebbe scoperto più avanti, forse no, ma comunque il discorso “Bijuu” avrebbe dovuto aspettare.
    Riprovare… sì, ci riprovo, esalò, la mente ancora ferma al discorso precedente. In quell’attimo le sembrò impossibile concentrarsi ancora su Alterazione della Proprietà, o sul Controllo del Chakra, non dopo il mega discorso shock che aveva affrontato, ma non aveva altra scelta se non quella di mettere tutta sé stessa in quell’addestramento. Poggiò di nuovo la mano sul tronco, sullo stesso punto del primo tentativo, e chiuse gli occhi per concentrarsi. Lì al buio, il battito ancora accelerato del cuore era più assordante che mai, ma Shori si costrinse a calmarsi, a dimenticare l’episodio di pochi secondi fa, e visualizzare il futuro. “Acqua, Chakra…” iniziò a raccogliere le energie all’interno del suo essere; le sentì scorrere come liquido puro, che mano a mano venivano convogliate alla mano. “Alterazione delle Proprietà…” Lo stesso procedimento di prima: trasformò il Chakra puro incanalato nella mano in Chakra Suiton, imitando il principio di tutte le sue tecniche d’Acqua. Era arriva allo stesso punto del suo primo tentativo. “E ora… portiamolo in superficie…” Shori modellò quell’ammasso di Chakra Suiton che aveva incanalato in modo che fuoriuscisse dalla propria mano, che formasse come uno strato aggiuntivo tra la sua pelle e la sostanza ruvida che formava il tronco. Proprio come, di solito, faceva quando utilizzava il Controllo del Chakra.

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    Shori aprì lentamente gli occhi, una leggera ansia che le faceva danzare il cuore nel petto, il timore che sotto la mano non vi fosse alcuna chiazza scura ad inumidire la corteccia. Non voleva proprio fare una brutta figura, non subito, non davanti a quel ninja.
    Gli occhi si spalancarono e fissarono subito la mano aperta sopra il fusto. Nulla. Niente macchia, niente legno bagnato, niente di niente. Le labbra si schiusero e le sopracciglia si aggrottarono in un’espressione di delusione e mortificazione. Non era successo proprio nulla, neanche un accenno d’acqua, un puntino di umidità.
    Dietro di lei, sentì Borei che tramutò il suo inizio di risa in un colpo di tosse falsissimo.
    Allora, Shori, qualche problema? Chiese Kisuke Momochi, che ovviamente aveva notato la sua scenetta da incapace. Tutto d’un tratto, proprio mentre il sensei finiva quella frase, la sua allieva fu pervasa da una orribile vergogna, imbarazzo; se avesse potuto, si sarebbe incenerita lì sul posto. Abbassò la testa, e le ciocche corvine della fronte le ricaddero sopra gli occhi. Non è semplice, vero? Be', lo immaginavo. Io stesso ci ho messo del tempo, sia prima per studiare questo metodo che poi per metterlo in pratica. Tu ci impiegherai di meno perché avrai tutte le mie dritte per arrivare dritta al punto focale, ma non sarà assolutamente semplice e immediato, come ti avevo annunciato.
    La ragazza annuì; il discorso non l’aveva fatta sentire meglio. Rialzò lo sguardo per puntarlo alla chiazza umida che il Momochi aveva creato come dimostrazione, e si sentì ancora più sconfortata. Ma il momento passò in fretta; Shori dopotutto era così, facilmente deprimibile ma che comunque sapeva riscuotersi in fretta e tornare all’attacco con un vigore rinnovato.
    Stava per rimettere la mano al suo posto, poggiata sul tronco, quando notò con la coda dell’occhio che il ninja si stava alzando. Vediamo se riesco a darti un aiutino... mormorò, prima di fare una cosa davvero semplice: scalare tutto il fusto ligneo utilizzando il controllo del Chakra. La kunoichi lo fissò durante tutta l’operazione, un po’ interdetta, un po’ curiosa, finché l’uomo non si fermò a testa in giù su un grosso ramo. Ti fa venire in mente qualcosa?
    Gli occhi di Shori sgranarono, passando lo sguardo dal sensei in alto alla sua mano, poi di nuovo al tronco inumidito d’acqua. La sua mente iniziò a scansionare quella che era una capacità comune tra gli Shinobi, dividendone le fasi, analizzando il procedimento per trovare qualunque cosa potesse essere applicabile anche in quel contesto. Dopotutto, sia la Chikara no Mizu sia il controllo avevano come fulcro la manipolazione di Chakra, con l’unica differenza che nel primo caso si trattava di Chakra elementare, mentre nel secondo di Chakra puro. Tutto quello che Shori aveva fatto fino a quel momento, era stato concentrare Chakra Suiton sulla mano, stando maggiormente attenta ad alterarne la proprietà. Ma evidentemente c’era qualcosa che mancava: magari, se provava ad applicare lo stesso procedimento utilizzato nel controllo del Chakra subito dopo averne alterato le proprietà…
    Poi, se vuoi, puoi anche chiedere a Borei di darti una mano, anzi che lasciarlo lì a fare il bello e il cattivo tempo, sicuro nel suo status di intoccabile.
    Le parole del sensei, dirette ad una Shori altamente concentrata, ebbero lo stesso effetto di una secchiata d’acqua fredda su un addormentato. Di colpo, si irrigidì, e la valanga di pensieri e ragionamenti si interruppe come un filo brutalmente tagliato. Per qualche attimo si ritrovò incapace di muoversi, pensare, respirare, mentre i suoi occhi erano fissati sul tronco marrone senza in realtà vederlo. La sua testa sembrava essersi trasformata in un dirupo profondo che dava eco alle parole di Kisuke Momochi. “Poi, se vuoi, puoi anche chiedere a Borei di darti una mano, anzi che lasciarlo lì a fare il bello e il cattivo tempo… se vuoi, puoi anche chiedere a Borei di darti una mano… chiedere a Borei di darti una mano… Borei…”
    Tutto d’un tratto, i muscoli di Shori si sbloccarono, e i pensieri tornarono a scorrerle veloci quanto un fulmine. Alzò la testa per fissarla sugli occhi carbone del Momochi, pietrificata e incredula. Che diamine era successo? Come faceva a sapere quel nome? Da quanto sapeva? Fin quanto sapeva? Chi gliel’aveva detto? Lo sapeva qualcun altro? Come, come, come…
    Ehm, interruppe il fantasma in questione, Borei, con una voce insolitamente nervosa. Non ha detto il mio nome… vero? È impossibile. Il branzino lesso non può sapere di me. Nah, è tutta una farsa, uno scherzo burlone, ah ah…
    Come…? Riuscì a mormorare lei, facendo un passo indietro. La bocca non sembrava funzionare ancora tanto bene, non riusciva a collegarsi al cervello quanto avrebbe voluto. Una parte della sua mente, quella che non aveva smesso di ragionare a velocità lampo, aveva già iniziato a creare qualche piccola teoria, ma ancora non ci voleva credere. Per un attimo, pensò pure di fare la finta tonta, di comportarsi come se quella parola non avesse alcun significato per lei, ma ormai era tardi; dopo la sua reazione scioccata, sarebbe stato impossibile ingannarlo.
    Incespicando indietro e sentendo il cuore batterle velocissimo nel petto, la ragazzina disse: Dove avete sentito quel nome? Che cosa sapete di lui… di me? E come avete fatto a scoprirlo, non l’ho mai detto a nessuno, io… è impossibile, non potete sapere… non tutto... Quanto sapete?


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    Chikara no Mizu, ripeté Shori, piano, sentendo le parole rotolarle via dalla lingua con gran facilità. “Forza Aquatica”. Il nome, per qualche strano motivo, la fece sorridere: in effetti, come nome dava un certo impatto, semplice, conciso ed efficace, oltre che appropriato. Insomma, era davvero un modo figo per definire una tecnica di potenziamento.
    E cominceremo subito. Le parole del sensei compirono la magia: svuotarono la mente dell’allieva da qualunque futile pensiero, dalla bellezza di “Forza Aquatica”, dai fantasiosi pensieri che si era creata, dai filmini eccitanti di mostri marini come il dragone d’acqua grandi cinquanta metri. Tutto d’un tratto, nulla di questo c’era più, tutto sostituito dal presente, dallo spiazzo inquietante, dal tempietto, e specialmente dalla figura slanciata del Momochi e dalle sue parole. Importante, ora arrivata la parte importante. Doveva concentrarsi al massimo. Ascoltò le parole di Kisuke-sensei con la stessa attenzione che, quando era più piccola, riservava ai primi insegnamenti del padre: assoluta, minuziosa, profonda. Le orecchie catturavano i suoni, mentre la mente lavorava come una macchina per interpretarli, ragionarci su, comprendere e trattenere quello che riteneva necessario – ossia tutto.
    Quando il sensei le suggerì di rifarsi alle modalità di creazione di tecniche come la Mizurappa o la Suirou, il pensiero di Shori volò al cruente addestramento di sua sorella Haruka: era lei che le aveva insegnato la Mizurappa, unendo tempi serrati con parole spietate, costringendola a provare e riprovare nonostante al posto dell’acqua avesse vomitato bile più e più volte. Ebbe dei brividi, ma almeno fu rasserenata dal fatto che avrebbero iniziato con “piccole quantità d’acqua”, come aveva detto Kisuke-sensei. Questo escludeva, quindi, rigetti maleodoranti e soprattutto imbarazzanti difronte a qualcuno con cui non aveva confidenza.
    Ci sono delle fasi preliminari in cui passare, continuò il ninja dai capelli neri, passando dalla linea teorica a quella puramente pratica. La fase uno consiste nel rafforzare l'Alterazione delle Proprietà, la fase due nell'incremento dell'emissione del chakra alterato, le quali una volta completate ti faciliteranno il lavoro successivo.
    “Rafforzamento dell’Alterazione delle Proprietà ed incremento del chakra…” pensò la ragazzina, mordendosi un labbro con aria pensosa. Sembrava quasi un’equazione matematica: facile da dire, difficile da immaginare. Per fortuna il sensei la salvò, spiegandole in maniera pratica il primo compito di quell’allenamento: concentrare talmente tanto Chakra di tipo Suiton da far inumidire con la mano la corteggia di un albero. Niente tecniche, nulla del genere, solo una massiccia dose di chakra elementale.
    Il maestro diede la sua dimostrazione: poggiò il palmo sul tronco ligneo e, tempo qualche attimo, la corteccia tutta intorno si colorò di un marrone più scuro, umido. Bagnato.
    Shori fissò quel punto con occhi leggermente sgranati, sbattendo insistentemente le sopracciglia. A sorprenderla, più che il gesto in sé, era stata la velocità e la facilità con cui Kisuke-sensei aveva risolto quell’equazione dell’Alterazione delle Proprietà unita all’incremento del Chakra.
    Toh! Esclamò Borei facendogli una smorfia maliziosa. S’è pisciata addosso la mano!
    Bene, puoi iniziare. Per il momento, non ti dirò null'altro, concluse il Momochi. Devi emettere Chakra Suiton e non acqua prodotta con Chakra Suiton, questo è quanto e quella corteccia dovrà essere zuppa. Ovviamente, non esitare ad avvertirmi di qualunque cosa di strano, inconsueto, problematico o anomalo tu possa riscontrare o percepire. Compresa stanchezza ed eventuali malori, s'intende, soprattutto.
    Ehm… sì, ovvio, disse la ragazza di Kiri, improvvisamente turbata dalle ultime parole del sensei. Davvero sarebbe potuta andare in contro a complicazioni del genere?
    Tenendosi questi pensieri per sé, Shori si avvicinò all’albero su cui il ninja aveva dato la sua dimostrazione. La parte macchiata stava persino sopra la sua testa, a dimostrazione di quanto era bassa – o, come preferiva pensare lei, di quanto era alto lui. Allora vado, informò con voce lievemente rinsaldata dalla determinazione; diavolo, non aveva alcuna intenzione di farsi intimidire. Qualunque cosa fosse successa, l’importante era apprendere la tecnica… la Chikara no Mizu. Alzando il braccio, poggiò la mano sulla corteggia ruvida del tronco; chiuse gli occhi; si concentrò. Le parole del sensei le rimbalzarono nella mente come una molla: “Devi emettere Chakra Suiton e non acqua prodotta con Chakra Suiton”, “Rafforzamento delle Proprietà”.
    Ripensò al modo in cui creava la Mizurappa, a come “impastava” il chakra per renderlo Suiton. Applicò un po’ lo stesso procedimento, raccogliendo chakra nel palmo della mano e poi modellarlo come solitamente faceva quando creava ogni tipo di jutsu Suiton. Con la vista oscurata risultò più semplice avvertire il circolo di energia, incanalarla e modificarla a suo piacimento. “Rafforzamento delle Proprietà”, ripensò, aggrottando le sopracciglia per lo sforzo.



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    Quella specie di cane lupo era l’ultima cosa che Shori si sarebbe aspettata: nessuno dei suoi gatti, neppure la sua tigre dai denti a sciabola, Setsu, era tanto grande. La sua prima reazione fu di saltare all’indietro, tutta spaventata per quella strana entrata di scena. Tutta tesa, temette che quella sorpresa fosse proprio per lei, ma alla fine Kisuke-sensei, l’evocatore di quella specie di lupo enorme, la rassicurò dicendo che la bestia serviva solo per controllare il perimetro. E non osava pensare a cosa sarebbe successo ai poveri sfortunati che avrebbero incrociato il suo cammino; la kiriana non ci teneva particolarmente a scoprirlo.
    Solo quando si fu allontanato, Shori riuscì a rilassarsi seriamente; anche perché non aveva molta scelta: il sensei stava parlando.
    La cosa che Shori non poté non notare, sentendo il Momochi che proseguiva in una serie di spiegazioni, era che il suo sensei sapeva parlare piuttosto bene. I termini, la cadenza, persino i gesti rendevano il discorso fluido e liscio, una qualità che aveva ritrovato anche in sua sorella Haruka e di cui invece peccava Kenta. Shori, dall’altra parte, era una buona ascoltatrice, forse perché tra i fratelli era la più piccola, per cui aveva tutto da imparare e nulla da insegnare. Fissava con occhi attenti il viso di Kisuke-sensei, annuendo di tanto in tanto per far intendere di aver capito. Non si lasciò distrarre dai commentini irritanti di Borei, né si fece intimidire dagli avvertimenti del suo compaesano. Dopotutto, non era la prima volta che imparava una tecnica, sapeva che poteva essere un procedimento non particolarmente piacevole.
    “Quindi è così”, pensò infine lei, quando il sensei smise di parlare. “Sembra davvero una tecnica interessante, peccato per i limiti e i danni, ma dopotutto ogni justu ha i suoi punti deboli. Il fatto che non si debba usare sigilli, però, è una gran cosa, molto più veloce e funzionale. Il processo, per quanto spiegato bene, non sembra una passeggiata; bisognerebbe però vedere quando si arriva alla parte pratica, magari è più facile di quanto mi aspetti”.
    Oltre alla Suirou, rispose Shori alzando un dito ogni volta che nominava una tecnica, padroneggio la Mano dell’Onda, le Macchie d’Olio, il Velo di Nebbia, ovviamente, la Mizurappa e il Clone Aquatico. Cinque tecniche, in tutto, disse, guardandosi il palmo completamente aperto. Poi abbassò la mano e fissò con curiosità gli occhi carboni del sensei. Allora, da dove iniziamo con questa... ehm, come si chiama la tecnica?


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    Ma dove diavolo stiamo andando!? Sbraitò Borei irritatissimo, mentre prendeva correre il più velocemente possibile per cercare di raggiungere – e superare – il Momochi. Forse per lui era una questione di principio, oppure di dignità, sta di fatto che il pensiero di essere più lento del suo “rivale” lo faceva rodere peggio di un castoro imbufalito.
    Eppure, Shori era convinta che, tra sé stessa e il fantasma, quella che aveva più diritto di lamentarsi era lei. Lei che, dopo aver ceduto a malincuore i sui risparmi, si era sentita pungere sulla fiducia quando il suo sensei le aveva chiesto il “permesso” di contarli. Certo, niente di personale… però, cavolo, faceva prima a insultarla sul posto, già che c’era. L’unica cosa degna di nota, in quella scenetta, era che almeno aveva scoperto il contratto Kuchiyose di Kisuke-sensei: i cani. Fantastico.
    Il secondo motivo per cui avrebbe dovuto tappare la bocca a Borei con la carta igienica sporca, era perché il ninja dai capelli neri, una volta fatta strada per andare al luogo dell’addestramento, era passato da una semplice camminata veloce alla corsa vera e propria. Così, senza dire nulla, senza nessun apparente motivo. Per stargli dietro, pure Shori s’era affrettata a correre, inizialmente cercando di non perderlo tra la folla – grazie a Kami-sama che era alto! – e poi tentando di non lasciare un margine vergognosamente ampio di distanza tra sé e lui. Cavolo, era parecchio veloce! E al contrario di Borei, Shori dopo un po’ ebbe un lieve di fiatone.
    Sin da quando avevano lasciato la piazzetta nord di Kiri, la kunoichi si era chiesta dove erano diretti. A un campo di addestramento comune, di quelli recintati? Oppure un luogo tranquillo al limite del villaggio? Mano a mano che avanzavano, Shori si convinse sempre di più che la seconda ipotesi era azzeccata: le zone montuose, che facevano da confine del Villaggio, erano già relativamente vicine al punto d’incontro, e mano a mano che la corsa continuava si facevano anche più vicine.
    Tutto sommato, la “camminata” non fu affatto lunga, ma l’impazienza, il fermento e il non sapere quale fosse la meta aveva contribuito a dilatare la percezione temporale della Jinchuuriki. Per cui, quando finalmente si fermarono, a Shori sembrò di aver corso per almeno venti minuti. Cercando in tutti i modi di non far notare quel lieve fiatone, si guardò intorno. È… un bel posto, disse titubante.
    Non che Shori fosse certo un’esperta in “luoghi favolosi”, ma quello era abbastanza inquietante. Non c’era molto, anzi era uno spiazzo piuttosto spoglio ai piedi delle montagne, con un tempio abbandonato che sembrava invece una casa infestata uscita da un libro dell’orrore dalla tragica fine.
    Wow. È il genere di luoghi in cui mi aspetto di sentire la risata di un bambino. Da solo, di notte… e quando non c’è nessun bambino, borbottò Borei a braccia incrociate, guardando malamente il Momochi. Poi, come se gli fosse venuta un’illuminazione, esclamò all’improvviso: Ma se gli infilassi una calamita nelle mutande, dici che con tutte quelle armi…
    Questo è il posto. Qui nessuno ci disturberà, lo interruppe invece Kisuke-sensei.
    “Non stento a crederlo”, pensò Shori, ignorando il fantasma e lanciando una rapida occhiata al tempio abbandonato.
    Bene, ora sta a me rispettare la mia parte di accordo? A proposito: problemi con il Sigillo?
    La domanda successiva la prese in contropiede. Ehm… no. Perché, dovrebbero essercene? chiese, un poco nervosa.
    Poi si passò all’addestramento vero e proprio; o meglio, ad una introduzione dell’addestramento. Ebbene, oggi imparerai a dare una marcia in più ai derivati della tua Arte dell'Acqua, così da poter giocare su un importante vantaggio strategico in battaglia, nonché poter anche giocare sulla debolezza elementale del Suiton contro al Doton, sfruttandola per eliminare tale debolezza in confronto a Jutsu di pari potenziale o livello che dir si voglia, spiegò laconicamente il sensei. Prima di cominciare, hai qualche domanda da fare o qualcosa da dirmi in particolare?
    Oh, io avrei tante, tante cose da dirti…
    Shori si schiarì la gola per zittirlo, mentre la sua mente ragionava. Il jutsu che avrebbe appreso da lì a poco si trattava, essenzialmente, di potenziamento, un modo per “pompare” le tecniche Suiton insomma. Con questi nuovi elementi, provò a pensare al tipo di allenamento che le avrebbe potuto conferire il predominio su una tecnica del genere, ma aveva troppi buchi neri, troppi punti interrogativi per poter creare un’immagine nitida. In effetti, avrei qualche domanda, si fece avanti timidamente. Avete detto che il jutsu conferisce “una marcia in più” ai jutsu Suiton, per cui li aumenta di “grandezza”, in un certo senso… ma quindi se potenziati posso anche più male al mio avversario o no? E posso potenziare ogni tipo di tecnica Suiton che ho a mia disposizione, oppure c’è una qualche sorta di limite? E poi, dato che si tratta di una tecnica che va a potenziarne un’altra, si deve evocare in un altro modo? Insomma, richiede sempre i sigilli e tutto oppure no? Non so, non ho mai avuto a che fare con jutsu di questo genere… di scusò in fretta. E poi è una tecnica che va sempre e unicamente utilizzata insieme ad un’altra Suiton, vero? Non è, che so, tipo la Muon che richiede una costante concentrazione di Chakra fin quando attiva? E poi quanto tempo… Shori aveva già preso fiato per fare un’altra domanda, ma all’ultimo di zittì, arrossendo, rendendosi conto di aver parlato a ruota libera e senza neanche fiatare. Magari stava facendo domande stupide, magari erano cose che il Kisuke-sensei aveva già intenzione di dirle, oppure fare così tante domande tutte insieme la faceva sembrare una ansiosa e nevrotica.

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    Richiedo chiusura di questo add, il +1 in scheda, il compenso e questo inserimento
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    [URL=http://tuttoanimemanga.forumcommunity.net/?t=56797658]Controllo del Chakra[/URL] con Goh Asuka

    Grazie ^^
  11. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Sei in leggero anticipo, Shori-chan.
    Quella voce, una voce maschile, fu talmente improvvisa da farle prendere uno spavento. Shosi si voltò di scatto verso la fonte, sussultando e serrando ancora di più la presa sulla borsa. Kisuke-senpai! Esclamò, notando con sorpresa che si era avvicinato senza che lei l’avesse neppure notato. Impressionante quanto inquietante.
    Toh, guarda un po’ chi c’è! Borbottò Borei fissando truce gli occhi carbone del Momochi. Il branzino lesso!
    Impaziente di cominciare? Chiese il ninja. Vedo che hai portato tutto con te. Hai anche il denaro?
    Le mani di Shori, che non avevano mai lasciato la presa sulla borsa piena di soldi che stringeva al petto, si irrigidirono un attimo, come se non volessero lasciare andare. Dopotutto, quei soldi se li era guadagnati dopo molte missioni, sudati e meritati. Vederseli sparire per sempre era un colpo al cuore, davvero, ma erano ormai cinque giorni che s’era rassegnata. Sospirò. Certo. Sfilò la borsa dal collo e con circospezione la passò al Momochi, che teneva la man aperta e vogliosa di denaro. “Spero proprio che li usi in modo coscienzioso… per esempio in armi, e non che li spenda al casinò, tanto per dirne una. Ne rimarrei molto insultata”. Questo fu quello che pensò la ragazza, ma non lo disse ad alta voce. Dopotutto, non aveva diritto di parola su soldi che non erano più suoi.
    La Jinchuuriki sorrise: ora era meglio concentrarsi su altro, per esempio l’eccitante pensiero dell’addestramento. Prese la treccia nera che cadeva a penzoloni dietro la schiena, e se la portò sulla spalla destra; una lunga serie di ciocche intrecciate che raggiungevano il bacino. Anche lei, come il suo sensei, si era vestita in maniera comoda: una giacca in stile kimono e dei comuni pantaloni che terminavano al ginocchio, più i normali sandali da Shinobi. La sciarpa viola era, come sempre, avvolta più volte attorno al collo, da cui sbucava il piccolo gatto in metallo come collana. E comunque sì, non vedo l’ora! Esclamò entusiasta.

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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Parlato fantasmi - Parlato Goh Asuka - Parlato altri


    Uffa, uffa, uffa! sbuffò Borei.
    "Non male" constatò invece Shori, vedendo che l'allievo era riuscito a schivare il suo attacco e utilizzare di nuovo il Controllo del Chakra sulle mani per poter evitare un bagno. Infine, venendole incontro, fece un sorriso. Beh, non me la sono cavata male, disse.
    Anche Shori sorrise. Stava per dirgli la stessa cosa, ma a lei non piaceva chi si autocompiaceva così, percui cambiò all'ultimo le sue parole: Come qualunque altro allievo, non pensare.
    Fece ruotare il bastone in una mano, poi lo ripose nella fascia e portò le mani ai fianchi. Bene, direi che ora sai padroneggiare con dimestichezza il Controllo del Chakra. Ti consiglio però di allenarti ancora, potrebbe esserti molto utile per il controllo del Chakra. Ti saluto, magari capiterà che ci rivedremo un giorno. Si girò e, seguita da Borei che continuava a sbuffare, uscì dal campo di addestramento.

    Congratulazioni, add finito! :D Ora puoi richiedere l'inserimento di questo apprendimento in scheda e della capacità del controllo del chakra nel topic modifica schede ;) più le tecniche, ovviamente. E poi puoi richiedere l'esame Genin!



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    Molto bene, bravo! Esclamò Shori, notando che l'allievo, al secondo tentativo di camminare sull'acqua, era riuscito a compiere il primo passo, poi un altro e un'altro ancora senza che l'acqua subisse cambiamenti o cedette. Era sincerceramente contenta, lei, al contrario di Borei che vedeva la sua fonte di divertimento spegnersi. Eddai, affonda! Affonda! continuava a ripetere lui, senza alcun successo: l'allievo rimase in piedi.
    "Direi che è il momento dell'altro scherzetto..." pensò Shori con un sorrisino. Più che scherzetto, in realtà era un modo per mettere alla prova il suo allievo, verificare che avesse veramente appreso il Controllo del Chakra. Quando Goh fu abbastanza vicino, Shori estrasse con un movimento fulmineo il bastone che teneva legato dietro la schiena e tentò una sprangata contro le ginocchia dell'apprendista. Fece in modo che l'atto non fosse così veloce da impedire a Goh di schivare, ma abbastanza forte da sorprassare ogni ipotetico ostacolo. Compreso anche le rotule. "Prima sei stato bravo... vediamo ora se riesci a mantenere il controllo anche qua..."

    bravo, ultimo post ^^


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    Quella mattina il centro di Kiri sembrava più affollato del solito, e quella che si prospettava la giornata più fredda del mese – almeno fino a quel momento – era appena iniziata. Le bancarelle e i negozianti avevano appena ripreso la loro rutin quotidiana, mettendo in vetrina o sui banconi la nuova merce e invitando gli acquirenti con prezzi da favola. Un lieve strato di nebbia mattutina sostava nelle strade di pietra e stralci di erbaccia sbiadita e selvaggia, e rendeva difficile vedere troppo oltre. La stradina, così ghermita di gente, sembrava invece un alveare da tutti quei brusii di chiacchiere.
    Shori, con il cuore che le ponderava nel petto, serrò ancora di più la presa sulla borsa a tracolla. Con entrambe le mani così avvinghiate e il borsone pesante stretto al petto, più gli occhietti vigili e sospettosi, la ragazza aveva proprio l’aria di chi stava trasportando un tesoro. Non aveva tutti i torti però: lì dentro c’erano quasi tutti i suoi risparmi. “Questo sì che è un tempo perfetto per i borseggiatori” pensò lei, facendo scivolare lo sguardo ad un ragazzo con le mani in tasca che l’era passato vicino. “Nebbia, affollamento e rumore. Un attimo di distrazione e possono fregarti di tutto!”
    Di fianco a lei, con le braccia dietro la testa e il viso annoiato, stava lui, il fantasma che ormai gli faceva da accompagnatore abituale: Borei. Non camminava a passo così spedito e nervoso – come invece faceva Shori – ma riusciva comunque a starle dietro, dato che lui non aveva ostacoli da scansare o persone da schivare. La stava accompagnando, ma non sembrava molto felice. Quando avevano lasciato casa, aveva persino osato brontolare qualche parola scontenta, ma Shori non l’aveva neanche degnato di uno sguardo, così come non l’avrebbe mai degnato se avesse parlato in quel momento. Non aveva tempo, e neanche la testa. I suoi pensieri erano tutti concentrati sull’imminente incontro, sul motivo per cui si stava dirigendo alla piazza nord di Kiri, e sul perché stava portando quel borsone pesante.
    L’accordo era sancito. I cinque giorni erano passati. Per la ragazza di Kiri aspettare tutti quei giorni era stato uno strazio. La prima cosa che aveva fatto subito dopo essere tornata a casa era stato contare i suoi risparmi; temeva di essersi sbagliata, in qualche modo, o che magari si ricordava male e in realtà non aveva i mille ryo promessi. Per fortuna, li aveva tutti e anche qualcosina in più. La seconda cosa fu chiedere alla Mizukage di non avere missione per i prossimi cinque giorni. Dopodiché, non riuscendo a contenere l’impazienza e l’eccitazione, aveva preso a fantasticare, permettendo alla mente di proiettarsi giorni più un là. Chissà come avrebbe fatto Kisuke-senpai a potenziare la sua Arte dell’Acqua, chissà se sarebbe stato così difficile, e chissà se Shori sarebbe stata una brava allieva oppure l’avrebbe fatto dannare. Però una cosa era certa: la possibilità di imparare da lui, da quel ninja così straordinario, era un pensiero talmente eccitante da farle accapponare la pelle. Non vedeva l’ora, sì, non vedeva proprio l’ora.
    Shori scosse la testa, cercando di riscuotersi dal mondo dei sogni. Le sue gambe, che sembravano conoscere la strada anche meglio di lei, l’avevano già condotta alla parte nord di Kiri. Ora mancava la piazzetta. Prendendo un respiro profondo, Shori si mise a guardare le facce di ogni singolo passante, sperando magari di incrociare già lo sguardo di Kisuke-senpai… anzi, sensei, in quel caso.
    Allora, siamo arrivati? Fece Borei con voce strascicata.
    Shori annuì. Quasi, sussurrò.
    Finalmente, ecco la piazzetta nord. Non era nulla di ché, un voluminoso spazio circolare con il terreno fatto di grandi lastroni di pietra incastonati tra loro; al centro non c’era nulla, se non un gran numero di passanti che camminavano con passo lento chiacchierando tra loro. La ragazza di Kiri, munita di coprifronte, borsa e Omoikarui ma senza l’ingombrante bastone, si guardò attorno, in cerca di quell’uomo alto, dai tratti scuri e coperto di bende che passava col nome di Kisuke Momochi. Tu lo vedi, Borei? Sussurrò ancora al fantasma, piano piano.


    Stato
    ChakraFisicoMentale
    125OttimaleUn po' in ansia
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunaix10Occhio cibernetico
    Shuriken x20Cimice x3
    Cartabomba x4Fili metallici (10m)
    Cartabomba fasulla x4Accendino
    Olio infiammabile x2-
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    Guanti rinforzatiIntattiMani
    ParastinchiUn po' rovinatiStinchi
    ---
    ---
    ---
    ---
    Equipaggiamento
    SlotOggetto
    Fascia//
    FoderoOmoikarui
    GiletBombacarta x 2

    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
  15. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Parlato fantasmi - Parlato Goh Asuka - Parlato altri


    L'allievo Goh sembrava determinato. Senza sprecare tanto fiato tornò in concentrazione per far fluire il chakra sui piedi."Sì, così..." pensò Shori osservandolo attentamente. "Prenditi il tempo che ti serve, non c'è fretta..."
    E proprio mentre pensava quelle parole, Goh decise di fare un passo avanti, per raggiungere la maestra nell'altra riva. Eeeeeee... fece Borei pieno di aspettativa, notando che l'apprendista s'era mosso. Quando quest'ultimo poggiò il piede, fi cu una speci di mini-esplosione dove l'acqua calpestata schizzò in faccia al ragazzo, bagnando lui e i suoi vestiti e facendolo retrocedere. Olèèèè!! ruggì Borei colmo di gioia, prima di piegarsi su una risata. Ninja bagnato, ninja fortunato! O no?
    Direi troppo chakra, decretò Shori, portando le braccia conserte. L'acqua a contatto con troppo chakra non va bene. Su, prova a ridurre la dose.

    Ottimo, procedi pure ^^




    Stato
    ChakraFisicoMentale
    125OttimaleUn po' in ansia
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunaix10Occhio cibernetico
    Shuriken x20Cimice x3
    Cartabomba x4Fili metallici (10m)
    Cartabomba fasulla x4Accendino
    Olio infiammabile x2-
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    Guanti rinforzatiIntattiMani
    ParastinchiUn po' rovinatiStinchi
    ---
    ---
    ---
    ---
    Equipaggiamento
    SlotOggetto
    FasciaBastone
    FoderoOmoikarui
    GiletBombacarta x 2

    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
1282 replies since 3/9/2012
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