Casa di Kisuke Momochi

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    Vecchie Ruggini
    Parte 2 di 3



    Erano professionisti. Tutti e quattro. Professionisti, esperti, abili, affiatati. Lo attaccarono contemporaneamente, due da sinistra e due da destra. A coppie, in modo che uno coprisse sempre le spalle all'altro. L'ANBU di Kiri scelse i due di sinistra. All'euforia si era aggiunta la furia.
    Il primo iniziò con una finta, per poi balzare all'indietro e fornire al compagno alle sue spalle l'occasione di eseguire una stoccata insidiosa. Kisuke fece una piroetta, li schivò e colpì il secondo con la punta della spada, ferendolo alla nuca, al collo e alla schiena. Era arrabbiato, colpì forte. Sul muro schizzò un getto di sangue.
    Il primo aggressore arretrò in maniera fulminea, facendo spazio alla seconda coppia. Prima di attaccare, i due si divisero e calarono le spade in direzioni opposte, in modo che fosse possibile parare un solo colpo: l'altro doveva per forza andare a segno. Senza cercare di difendersi, Kisuke si allontanò con una piroetta. Per non colpirsi a vicenda, i due dovettero alterare il ritmo ben collaudato, i passi provati a lungo. Uno riuscì a girarsi in una morbida finta felina ed a saltare indietro. L'altro non fece in tempo. Perse l'equilibrio e diede la schiena a Kisuke che, con una piroetta in senso opposto, lo colpì di slancio alle reni. Era arrabbiato. Sentì la sua spada acuminata da ANBU recidere la spina dorsale dell'avversario. Un urlo spaventoso echeggiò nelle stradine. Gli altri due gli si scagliarono subito contro, tempestandolo di colpi che Kisuke parò con immensa fatica. Fece una piroetta per allontanarsi dalle lame sfavillanti e, invece di appoggiarsi con la schiena al muro e difendersi, attaccò.
    Non se l'aspettavano, non fecero in tempo a scattare indietro e a dividersi. Uno passò al contrattacco, ma Kisuke lo evitò, ruotò su se stesso e lo colpì all'indietro, alla cieca, basandosi sullo spostamento d'aria. Era arrabbiato. Mirò in basso, al ventre. Centrò il bersaglio. Sentì il grido soffocato, tuttavia non ebbe il tempo di guardarsi alle spalle. L'ultimo gli stava dinnanzi, si affrettava già ad assestare un brutto colpo da sinistra con il pugno di quarta. Kisuke parò all'ultimo momento da destra rimanendo fermo, senza girarsi, anche lui col pugno di quarta. Approfittando dell'impeto della parata, l'uomo si distese di scatto come una molla e, compiendo un mezzo giro, menò un fendente ampio e potente. Troppo potente. L'ANBU di Kiri stava già ruotando su se stesso. La lama dell'assassino, notevolmente più pesante della sua, colpì l'aria, facendogli perdere l'equilibrio. Lo slancio lo costrinse a girarsi. Kisuke interruppe la piroetta proprio davanti a lui, vicinissimo. Vide il suo volto stravolto, gli occhi pieni di terrore. Era arrabbiato. Sferrò un colpo. Breve ma potente. E infallibile. Dritto in mezzo agli occhi.
    In fondo al vicolo, Ryota si scostò il mantello e sollevò le braccia, che già risplendevano di una strana luce magica prodotta tramite un Chakra tutt'altro che neutrale, all'apparenza quasi elettrico. Kisuke strinse la spada con tutte e due le mani e, senza starci neppure a pensare, si lanciò di corsa verso di lui. I nervi di Ryota non ressero. Senza finire, scappò gridando qualcosa d'incomprensibile. Ma Kisuke capì. Sapeva che Ryota stava chiedendo soccorso e che supplicava di essere aiutato. Da chi, però? Non lo sapeva ma l'aiuto, comunque, arrivò. La stradina divampò di una luce vivida e saette, quindi sul muro disseminato di macchie d'umidità di una casa sfavillò l'ovale infuocato di quello che doveva essere un portale. Ryota si gettò verso di esso. Kisuke saltò. Era molto arrabbiato. Raggiunse il fuggitivo all'ultimo momento, proprio davanti al portale. Gettò via la spada e saltò per afferrare il bordo del mantello di Ryota, che perse l'equilibrio. Ryota si divincolò furiosamente, slacciò con un movimento violento le due fibbie del mantello e si liberò. Troppo Tardi, per Kisuke.

    Edited by Mr.Uchiha - 28/12/2014, 12:41
     
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    Parte 3 di 3



    Tsuyoshi gemette e si contorse, stringendosi il ventre squarciato con entrambe le mani. Sentiva il sangue scorrere rapido attraverso le dita. Non lontano giaceva Fumio, suo fratello. Fino a un attimo prima tremava. Adesso invece, era immobile. Tsuyoshi serrò le palpebre, poi le riaprì: evidentemente la figura di Fumio ridotta in quello stato non era frutto di un'allucinazione, perché non era scomparsa. Gemette di nuovo e girò la testa. Fu così che vide una figura in scuro, sfocata ai suoi occhi, avvicinarsi. Non riusciva a riconoscerlo con precisione, ma non presagiva nulla di buono... e non poteva scappare più.
    Tsuyoshi si accorse che quel qualcuno ormai si stava inginocchiando accanto a lui. Sentì un profumo semplice ma pungente misto all'odore di sangue. Udì una voce sommessa. Distinse a fatica le parole. Riconobbe vagamente i tratti del volto. Tsuyoshi gemette.
    «...andrà bene. Andrà tutto bene.»
    «Figlio... di... puttana. Ryota... ci ha detto... un tipo qualunque... invece... Ah... Una trap... pola... Aiu... to... Le mie... budella.»
    «Zitto, zitto. Calmati. Va tutto bene. Non fa più male. È vero che non fa più male? Dimmi, chi vi ha chiamati qui? Chi vi ha messi in contatto con Ryota? Chi ve lo ha raccomandato? Chi vi ha giocato questo brutto tiro? Avanti, dimmelo. E allora andrà tutto bene. Vedrai.»
    Dopo essersi fatto sfuggire Ryota, Kisuke ora verteva in una particolare situazione di stasi. Doveva convincere la sua preda a parlare, poiché provare a navigare nella sua mente alla ricerca di informazioni utili su quella situazione era un vero azzardo. La procedura avrebbe potuto richiedere poco tempo per trovare quel che gli serviva così come anche molto più del previsto. Tuttavia, Tsuyoshi non aveva poi molto tempo, e se il tempo necessario fosse stato molto, Kisuke avrebbe perso tutte le memorie del soggetto, ad esclusione di quelle degli ultimi sette giorni: ancora un altro rischio. "Devo sperare che parli, mi basta poco."
    Tsuyoshi sentì in bocca il sapore del sangue, ma non aveva le forze per sputarlo. Con la guancia premuta contro la terra bagnata, dischiuse le labbra e il liquido scuro defluì da solo. Non sentiva più niente, ormai.
    «Dimmelo» ripeté Kisuke persuasivo e insistente.
    Tsuyoshi Hojo, assassino professionista dall'età di quattordici anni, chiuse gli occhi e fece un sorriso lordo di sangue. Poi, sussurrò quello che sapeva. Quando riaprì le palpebre, vide una lama stretta e luccicante.
    «Non avere paura, non farà male» gli disse Kisuke, e la punta della spada gli toccò la tempia. Infine, affondò.
    Non fece male davvero.
    "Ayaka la Serpe. A quanto pare quella ragazza è riuscita in qualche modo a sfuggire agli ANBU in arrivo... e non si è scordata di me." Ancora una volta, il kiriano avrebbe dovuto guardarsi le spalle da qualcuno in particolare che voleva fargli la pelle dopo aver subito un qualche torto da parte sua. In futuro avrebbe fatto bene ad assicurarsi di dare il colpo di grazia personalmente.

    Edited by Mr.Uchiha - 28/12/2014, 12:44
     
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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Borei - Kisuke Momochi


    L’inverno stava arrivando. Lo sentiva lei, lo sentivano gli alberi, lo sentivano gli animali, lo sentiva anche il terreno. La temperatura nel giro di pochi giorni era calata sensibilmente, complice anche un vento impetuoso e gelido che freddava ogni cosa. La mattina presto era il momento peggiore, oltre alla sera: il terreno era visibilmente gelato, la nebbia fittissima e un’umidità da far paura. Sembrava che in quell’ultimo periodo il calore non esistesse proprio, catturato tutto da una forza misteriosa.
    Ma i kiriani erano gente tosta: sopportavano il cambiamento di clima in modo davvero stoico, imbottendosi un po’ di più nei loro vestiti e tenendo sempre caldo il caminetto di casa. Shori non era stata da meno: sopra la sua giacca pesante a mo’ di kimono aveva indossato un caldo hanten, nero, e la sciarpa viola era avvolta intorno al collo con più giri del normale. Le mani affondavano nelle tasche, e la faccia finiva seminascosta nella sciarpa per tenere caldo il naso. Il dietro del collo coperto e tenuto al riparo da quella cascata di ciocche ondose e nerissime. Niente gilet, niente bastone: solo la borsa portarmi e il fodero con l’Omoikarui, per sicurezza. Quella che aveva in mente non era nulla di pericoloso… solo una breve visita. Una piccola chiacchierata. Qualche domanda, qualche risposta che doveva imperativamente avere.
    La casa di Kisuke Momochi dopotutto non era tanto distante, ma la fretta di arrivare sembrò allungare di molto il tragitto. E di sicuro non era facile gironzolare con un fantasma che saltellava e fischiettava a due centimetri dall’orecchio.
    Sospirando, Shori si chiese per la terza volta perché diavolo si fosse scomodata quella mattina per raggiungere una persona che forse neanche desiderava vederla, a fare delle domande che sapeva già non avrebbe gradito. Perché allora?
    Semplice: Shori aveva un compito molto importante, qualcosa che non poteva trascurare; ne andava anche della sua vita, dopotutto. E se lei aveva fallito in qualcosa, doveva saperlo… doveva sapere se qualcun altro poteva essere venuto a conoscenza del suo segreto, doveva proteggersi, proteggere il suo segreto a qualunque costo. Anche se per farlo doveva andare a rompere le scatole ad un ninja potente e molto pericoloso, nonché dotato di una pazienza non tra le più sopraffini.
    Siamo arrivati? Fece Borei con voce annoiata.
    No.
    Mm. Siamo arrivati?
    No.
    Siamo arrivati?
    No.
    Siamo arrivati?
    … Sì. Shori si fermò di colpo. Sulla sua destra si stagliava la casa di Momochi-senpai, con il suo giardino recintato e le sue piante di ciliegio e ginepro. Ricordò la prima volta che l’aveva vista, poco tempo addietro: ancora non aveva idea di cosa le sarebbe aspettato.
    Questa volta, con più sicurezza della prima, attraversò il giardinetto e si diresse alla porta. Esitò solo per un attimo, poi bussò tre volte.



    Stato
    ChakraFisicoMentale
    125OttimaleOttimale
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai x10Occhio cibernetico
    Shuriken x20Olio Infiammabile x2
    Cartabomba x4Fili Metallici (10m)
    Cartabomba Fasulla x4Accendino
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Fascia//Non indossata
    FoderoOmoikaruiFianco destro
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiNon indossati
    AbbigliamentoParastinchiNon indossati

    Note
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    La classica nebbia caratteristica di Kiri imperversava nell'aria. Il vento gelido sussurrava nelle strade, portando con sé l'odore degli alberi e del fumo dei camini accesi. Nonostante questo clima selvaggio, però, la vita a Kiri continuava normalmente, seppur con i soliti alti e bassi, specialmente negli ultimi tempi.
    Stretto nel suo soprabito di colore blu acciaio, il cappuccio calato sulla testa, il Comandante ANBU delle Forze Speciali si muoveva inosservato per le strade come uno dei veri, migliori figli di Kiri. Era solito fare così, lui. Gli piaceva passare inosservato per evitare qualsivoglia situazione e individuo che avrebbe potuto fargli perdere tempo prezioso. Non che fosse noto ai più come l'esemplare più socievole sulla faccia del continente, ma capitava comunque abbastanza volentieri che qualcuno lo riconoscesse, chiamasse il suo nome e gli si avvicinasse per riferirgli chissà quale fesseria di poco conto. Quella per il kiriano era dunque la soluzione adatta al problema, e lo era soprattutto ancor di più in giornate come quelle.
    Kisuke Momochi rientrava quella mattina da un piccolo summit tenuto nel palazzo del Mizukage. L'argomento non era nulla d'eccessivamente importante, ma almeno non si era annoiato a partecipare.
    Una volta superato il mercato che in quel giorno si teneva per alcune delle strade di Kiri convergenti nella piazza centrale, Kisuke avvistò in lontananza una vecchia, e per certi versi anche gradita conoscenza: Shori Jiyuu. D'altronde il fruttuoso introito di un migliaio di Ryo era tutto merito di Shori. Certo, nulla era dato per nulla, infatti aveva dovuto insegnarle una delle sue Tecniche Segrete, ma un minimo guadagno c'era stato comunque. "Avrei potuto guadagnarci anche di più, però..." si disse, una volta in più a tutte le altre che si era già ripetuto quel pensiero. In compenso, per lo meno, vi erano le informazioni ricevute leggendo la mente della ragazzina. Si trattava di un tassello in particolare, che al tempo stesso però gli faceva anche rimpiangere di non aver alzato il prezzo. Senza saperlo si era messo in gioco con una Forza Portante della Nebbia, che oltretutto durante l'addestramento sembrava pure quasi sul punto di perdere il controllo su se stessa.
    Shori stava di qualche metro avanti a Kisuke. I due provenivano da direzioni differenti, ma sembravano essere indirizzati entrambi verso la stessa meta. Quando ormai Shori aveva svoltato per la stessa strada che avrebbe poi preso anche lo stesso Kisuke per rientrare a casa, quest'ultimo si domandò se non fosse in cerca proprio di lui. In fondo, si erano lasciati alle spalle l'addestramento sulla Chikara no Mizu da pochissimo tempo, e proprio in quell'occasione il kiriano le aveva detto di rivolgersi a lui nel caso sentisse ancora il bisogno di qualche dritta.
    Il kiriano continuò a rimanere indietro, a passo lento, facendo finta di nulla, continuando per la strada di casa. Soltanto con una certa distanza i due si ritrovarono a percorrere la stessa strada, il che contribuiva a confermare pian piano l'ipotesi dell'ANBU. Quest'ultimo, quindi, si ritrovò con la conferma definitiva davanti agli occhi quando vide infine la ragazzina di fronte al portone di casa Momochi; stava bussando.
    Mentre la ragazzina rimaneva in attesa che qualcuno aprisse, Kisuke continuò ad avanzare, accorciando in breve la distanza che aveva separato loro fino a poco prima. Quando poi le si avvicinò alle spalle, Kisuke le poggiò la mano sinistra sulla spalla destra. «Ciao, Shori-chan. Se apro da fuori va bene ugualmente?» disse, con una smorfia in volto e una leggera nota ironica nella voce.
    Il kiriano passò oltre la posizione della ragazzina e aprì la porta di casa, invitando Shori con un cenno ad accomodarsi dentro. Dopodiché il kiriano avrebbe richiuso la porta e si sarebbe diretto verso il salone. All'interno avrebbe atteso loro un ambiente ben più accogliente e un tepore confortevole delle braci ancora calde del camino.
    «Accomodati pure, Shori-chan. Come mai da queste parti, stavolta?» domandò Kisuke, liberando finalmente la testa dal cappuccio, senza però ancora spogliarsi dal soprabito.

    KisukeMomochiSPOILER
    ChakraFisicoMentale
    220- Ottimo;- Ottimo;
    Tripla Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Senbon (19)Fili Metallici (30m)
    Cartabomba (5)Telescopio
    Cartabomba Fasulla (4)Pillole del Soldato (3)
    Makibishi (24)Kit Grimaldelli
    Pupazzi Esplosivi (2)Veleno Debole (2)
    Cartabomba (2)Specchio
    CerbottanaCimice (3)
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Tasca Sup.Kunai di Kiri(2)
    Taschino Sup.Flauto DemoniacoSpalla
    Fodero MinoreSpada CortaLombare
    CustodiaOttavaCintura
    AbbigliamentoCoprinaso BendeIndossato
    AbbigliamentoProtezione CuoioIndossata
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoAnello ReiPollice destro
    AbbigliamentoParabracciaIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
    AbbigliamentoBendeIndossate
    AbbigliamentoGomitiereIndossate
    AbbigliamentoScarpe con LamaIndossate
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    Fumogeni (4)Radiolina
    Kunai (4)Torcia Elettrica
    Sigilli d'Evocazione
    Armi da LancioShuriken Pesanti
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore

    Note- Sedici metri di Filo Metallico sono legati agli Shuriken Maggiori: otto ciascuno;
    - Quattordici metri di Filo Metallico sono legati a due Shuriken: sette ciascuno;
    - Trenta metri di Filo Metallico sono legati ad un Kunai;
    - Quattro Cartebomba sono legate ad altrettanti Kunai;
    - Due Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai;
     
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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Borei - Kisuke Momochi


    Shori non si riteneva certo una scema, né un’incapace totale. Aveva ancora molto su cui lavorare, certo, ma non era una rammollita: si era allenata a più non posso per irrobustire il corpo, affinare i riflessi, migliorare le abilità. Per essere una buona Chuunin. Per questo non si seppe spiegare come diavolo avesse fatto un uomo incappucciato e coperto ad arrivarle dietro le spalle senza che lei lo notasse. O almeno, che lo notasse troppo tardi.
    Una mano si era misteriosamente materializzata dal nulla e si era poggiata sulla sua spalla sinistra. La ragazzina non se l’era aspettato. Una scarica elettrica la percorse tutta, e in un attimo reagì: voltò l’intero corpo, allontanando un piede che toccò il legno della porta, e una mano fece per afferrare l’arto estraneo che le bloccava la spalla, con le unghie che crebbero all’improvviso, affilate quanto rasoi.
    Tsume No Sakusei - Creazione degli Artigli
    TsumeNoSakusei-CreazionedegliArtigli_zps6b454739
    Livello: D
    Tipo: Ninjutsu
    Fin da Genin, il Jinchuuriki della Bicoda sarà in grado, tramite un modesto tributo di chakra, di far crescere le proprie unghie, delle mani o dei piedi, fino ad una lunghezza massima di quaranta centimetri donandogli una robustezza e una capacità di taglio pari a quella di una comune katana. Il Jutsu non necessita di sigilli.
    A livello Chuunin, pagando un consumo doppio, sarà possibile aumentare lunghezza e resistenza delle unghie di mani e piedi contemporaneamente. Non è comunque necessario attivare una trasformazione per utilizzare la tecnica.
    Consumo: 2

    Riuscì a bloccarsi l’attimo prima. Il suo sguardo era scivolato sul proprietario misterioso della mano, e ne rimase immensamente sorpresa.
    La bocca di Kisuke Momochi era tesa in una smorfia, gli occhi che lasciavano trapelare un pizzico di ironia. Ciao, Shori-chan. Se apro da fuori va bene ugualmente?
    Che colpo, si lamentò borbottando Borei, che era scattato al movimento improvviso della ragazza. Maledetto! M’è quasi venuto un infarto!
    Kisuke-senpai! Esclamò Shori, colta da un incredibile sollievo. Abbandonò la posa difensiva e ritirò gli artigli. Mi avete fatta spaventare. Per favore, non fatelo mai più.
    Il ninja superò il corpo esile della ragazza, aprendo la porta e facendo giustamente il padrone di casa. Shori lo fissò un attimo: sarebbe riuscita nel suo intento? Quando avrebbe varcato di nuovo quella porta per tornarsene a casa, avrebbe avuto le risposte che cercava?
    Il Momochi fece un cenno con la testa, per invitarla ad entrare. Lei lo fece, e si ritrovò ancora una volta in quella specie di ingresso collegato, tramite due scalini, alla sala. Era l’unica porzione della casa che Shori avesse visto, ma poco le interessava. Lì dentro, la primissima cosa che notò fu quel meraviglioso calore derivato dalle braci che scoppiettavano nel camino. La membra si rilassarono impercettibilmente mentre lei tirò su col naso e respirò finalmente dell’aria calda. Grazie, disse, sinceramente riconoscente. Si slacciò le scarpe, posandole in un angolino, e salì i due gradini per seguire il senpai.
    Accomodati pure, Shori-chan, la invitò lui, togliendosi il cappuccio. Come mai da queste parti, stavolta?
    Siete gentile, rispose la ragazzina, slacciandosi l’hanten e sedendosi sullo stesso posto che aveva occupato l’ultima volta.
    Borei, nel mentre, si era aggirato per la sala come un vagabondo, scrutandone ogni angolo. Poi sospirò sconsolato. Questa casa mette tristezza.
    Shori gli lanciò un’occhiataccia che fece perfettamente intendere quello che pensava: “Tu zitto e calmo”. Ecco, riprese, rivolgendosi ancora a Kisuke Momochi, è una cosa che riguarda quello che è successo durante l’addestramento. Quando mi avete… “smascherata”, diciamo, fece, mimando le virgolette con le dita. Ho provato a fare delle domande, ma non avete voluto rispondermi. Per il momento andava bene, anche perché dovevamo concentrarci su altro. Ma non posso lasciar perdere. So che sapete tutto, non solo la storia dei fantasmi… e devo capire. Non è strettamente necessario che mi diciate come avete fatto a scoprirlo, ma ho bisogno di qualche rassicurazione. Fece una pausa, passata a scrutare l’espressione del Momochi. Un filo d’ansia le agitava lo stomaco, ma non si sarebbe fermata. Quella cosa era troppo importante. È stata colpa mia? Mormorò. Ho fatto qualche passo falso? Qualcosa che mi ha fatta scoprire? Devo saperlo, è importante… qualcun altro potrebbe esserne a conoscenza, e se si sparge la voce… le parole le morirono in gola. D’improvviso, il discorso di Supaku Handoru le tornò alla mente: i Jinchuuriki erano esseri potenti, molti avrebbero voluto entrarne in possesso. Tipo quel Travis Fuuma. Tanti avrebbero voluto il Nibi, tanti l’avrebbero voluta morta.
    Shori non concluse il discorso. Abbassò la faccia e si passò la mano sulla fronte. Deve rimanere un segreto. Deve. Ne va della mia vita. Per favore... ve lo chiedo da kunoichi a ninja, da kiriana a kiriano, rialzando lo sguardo, fissò il ninja dritto negli occhi. La bocca della ragazzina si era ridotta ad una linea sottile, tesa come il resto del corpo. Il calore sembrava essere diminuito, lasciandole una sensazione di ghiacciato dentro. Ora era in attesa della risposta del Momochi… e prego - pregò – che almeno quella volta fosse comprensivo. Per le altre domande, Shori avrebbe atteso ancora qualche minuto.


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    Shuriken x20Olio Infiammabile x2
    Cartabomba x4Fili Metallici (10m)
    Cartabomba Fasulla x4Accendino
    Equipaggiamento
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    Fascia//Non indossata
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    «Siete gentile» siete gentile fu la prima risposta che ottenne dalla ragazzina. "Abbastanza taciturna, ma sempre educata. E pure attenta, direi. Con due paroline ha aggirato la mia domanda per poter procedere con accortezza tra poco" stimò il kiriano.
    Kisuke Momochi, così come aveva fatto Shori, prese a sedersi anch'egli nella stessa postazione che aveva l'ultima volta che avevano chiacchierato insieme in quella casa. Non si spogliò del soprabito, decise che andava bene così.
    La kunoichi sua ospite poco dopo iniziò finalmente a parlare, adagio. Partì con molta cautela e attenzione, espose i propri pensieri, spiegò le proprie ragioni e avanzo le sue domande, nonché richieste.
    Kisuke, com'era da sempre abituato a fare, la lascio parlare senza mai interromperla. Si limitò a sostenerle lo sguardo. Quando poi la Chuunin ebbe terminato del tutto, il kiriano fece una smorfia, un'espressione compiaciuta. «Brava, mi sei piaciuta. Dico davvero. Non voglio, ma devo. Hai parlato bene» si complimentò Kisuke.
    «Credo di poterti dare la maggior parte delle risposte che cerchi, se proprio ci tieni ad averle. Vuoi sapere se qualcun altro ne è a conoscenza? Per quel che ne so io, non ne è a conoscenza nessun altro, quindi puoi stare tranquilla. Per il resto, non è mai stata mia intenzione spifferare in giro i segreti altrui. Hai fatto bene ad accertartene, ma puoi stare tranquilla con me.» Kisuke fece una piccola pausa prima di continuare. Si staccò dallo schienale, poggiò i gomiti sulle ginocchia, quindi unì le punte della dita come a formare una piramide con le mani. «Ti spaventa che tu possa aver fatto qualche sbaglio? Giusto, fai bene. Qualche passo falso...? Sì, l'hai fatto. Senza volerlo, a volte, ti tradisci troppo facilmente. Non è subito semplice arrivarci, ci vuole un occhio attento e non è qualcosa alla portata di chiunque, ma in battaglia si nota come hai sempre una sorta di angelo custode, per esempio» disse Kisuke indicando nell'ultima posizione in cui lui sapeva esserci Borei, l'insulso fantasma cacasotto. «Devi fare molta attenzione anche quando comunichi con lui. Per non parlare di quel taccuino da viaggio. Sai, Shori-chan, ti ho osservata e ascoltata con attenzione, più di quanto tu sappia o possa immaginare. Tuttavia, tu mi sopravaluti. Non so tutto quello che tu credi che io sappia. Non so tutto, quindi adesso ti sarei grato se fossi così gentile da raccontarmi di questo tutto» concluse, mantenendo un tono del tutto serio e neutro, ma con quel pizzico di nota invitante.
    Kisuke aveva fatto sempre bene attenzione a non pronunciarsi in alcun modo in merito al Nibi. Qualunque cosa detta fino a quel momento faceva collegamento solo alla questione dei fantasmi. Anzi, nello specifico soltanto a Borei. Kisuke sapeva tante cose di Shori, e lei l'aveva capito, o quanto meno sospettato, ma nella sua farsa Kisuke aveva sempre e solo fatto riferimento a Borei, nemmeno a tutti i fantasmi possibili e immaginabili esistenti sulla faccia del continente. Ora, però, il kiriano voleva vedere fin dove sarebbero riusciti a spingersi con quell'ammasso di segreti in ballo. E soprattutto voleva vedere se per la prima volta in vita sua la ragazzina si sarebbe spinta fino al punto di aprirsi e confidarsi con qualcuno sulla sua posizione di Forza Portante della Nebbia. Che fosse perché ormai sospettava che Kisuke in realtà sapesse tutto, anche senza ammetterlo; che fosse perché finalmente vedeva la possibilità di condividere il peso di quel segreto con qualcuno; che fosse per il sollievo di confidarsi con una persona verso la quale nutriva un minimo di fiducia e rispetto o che fosse per tutte queste cose insieme, per l'ANBU non era importante: voleva solo vedere se, cosa e come sarebbe accaduto.
    «Ah, posso offrirti qualcosa?» Sorrise sotto alle bende. «Sai, è sempre meglio parlare davanti a qualcosa di buono.»

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    Note- Sedici metri di Filo Metallico sono legati agli Shuriken Maggiori: otto ciascuno;
    - Quattordici metri di Filo Metallico sono legati a due Shuriken: sette ciascuno;
    - Trenta metri di Filo Metallico sono legati ad un Kunai;
    - Quattro Cartebomba sono legate ad altrettanti Kunai;
    - Due Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai;
     
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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Borei - Kisuke Momochi


    Quando aveva rialzato la testa per vedere la reazione del Momochi, Shori s’era aspettata di tutto. Di tutto, davvero: dalla confusione all’indifferenza, dal fastidio all’interesse. Ma di sicuro non era preparata per quella smorfia soddisfatta, né tanto meno alle parole che ne seguirono. Brava, mi sei piaciuta. Dico davvero. Non voglio, ma devo. Hai parlato bene.
    La ragazzina sbatté le palpebre, interdetta, ma comunque compiaciuta di essere riuscita – senza nemmeno saperlo – a farsi valere. Spero che il buon giudizio del senpai facesse da premessa ad una risposta altrettanto clemente, all’aperta disponibilità che lei cercava. Grazie a Kami-sama, fu così.
    Il Momochi prese parola, e già all’inizio del discorso Shori poté tirare un lungo sospiro di sollievo: nessun’altro, per ora, era venuto a conoscenza del suo segreto. O almeno così diceva il ninja. Hai fatto bene ad accertartene, ma puoi stare tranquilla con me, aveva detto.
    Ma Shori non si sentiva tranquilla. In un certo senso, voleva fidarsi di lui, ma quel segreto era troppo importante perché non la facesse diventare paranoica. A malapena riusciva a fidarsi di sé stessa.
    Poi fu il momento dei “passi falsi”, o meglio, dei giudizi e consigli che il Momochi aveva da farle. Menzionò pure il taccuino da viaggio, un fattore che la sorprese molto… perché ormai quel mucchietto di fogli non era altro che cenere dispersa nel caminetto di casa. Quindi, come diavolo faceva lui a saperlo?
    “Possibile che l’abbia letto?” pensò Shori, ghiacciata dall’idea. “Ma no… come avrebbe potuto? L’ho sempre tenuto con me, ben nascosto… non avrebbe dovuto neppure sapere della sua esistenza. Ma come?!” Serrò i denti, mentre la frustrazione scivolava subdola nella sua mente. Perché? Perché era tutto così confuso e incomprensibile, quando si trattava di Kisuke Momochi? Non riusciva ad inquadrare nulla di lui. Poteva tranquillamente dire di non sapere assolutamente nulla di quel ninja, mentre lui sembrava conoscere alla perfezione ogni istante della sua vita. Ed era una cosa che non le piaceva.
    Sai, Shori-chan, ti ho osservata e ascoltata con attenzione, più di quanto tu sappia o possa immaginare. Tuttavia, tu mi sopravaluti. Non so tutto quello che tu credi che io sappia. Non so tutto, quindi adesso ti sarei grato se fossi così gentile da raccontarmi di questo tutto.
    Il respiro di Shori sia attenuò, e quasi lo trattenne. Fissò intensamente gli occhi nerissimi del Momochi, a fondo, cercando di capire, vedere oltre il possibile inganno che le stava tessendo. Non rispose. Rimase ferma, a guardarlo, proprio così, mentre la sua mente girava.
    Al momento dell’addestramento per la Chikara no Mizu, c’era stato un momento di rabbia in cui Shori s’era quasi fatta sopraffare dal Nibi. In quel momento, il Momochi s’era accorto che qualcosa non quadrava, si era persino messo nell’ottica di dover intervenire con la forza, ma sembrava del tutto cosciente di quel che doveva fare, e soprattutto con cosa stava avendo a che fare. Era stato quel momento, quell’impressione forte che Shori aveva avuto, a convincerla. E poi, un’altra tesi a suo favore, era la scoperta del Momochi sui fantasmi: se anche l’avesse letto nel taccuino, la prima cosa che avrebbe pensato – perché l’avrebbero pensata tutti – era che Shori non aveva la testa a posto. Chi mai le avrebbe creduto? Ma, forse, sapere delle caratteristiche uniche che il Bijuu donava al suo portatore lo avrebbe convinto maggiormente.
    Questo era quello che le diceva il suo istinto. Però, d’altra parte, c’erano anche le parole del Momochi, che non avevano senso: se davvero sapeva, perché la stava spingendo a parlare? Perché negare la conoscenza del Nibi e non quella dei fantasmi? Non aveva molto senso, ma dopotutto Shori aveva imparato che da quel personaggio bisognava aspettarsi di tutto.
    Da qui, un iniziale silenzio. Shori rimase completamente immobile, come una statua: l’unica parte del suo corpo a muoversi erano le dita, che si torturavano a vicenda per allentare la pressione che sentiva dentro di sé. Era combattuta. Molto combattuta. C’erano un sacco di pensieri confusi che vorticavano per la testa della ragazzina, tutti con tanti “ma”, con tanti “se”, e con tanti “forse”.
    Da una parte, sentiva di avere ragione. Sentiva che in realtà i Momochi sapeva già tutto, eppure, per qualche strana ragione, taceva. Ma se il suo istinto si fosse rivelato sbagliato? Non poteva rischiare di esporsi così, di mettere a repentaglio il segreto che così gelosamente aveva custodito per oltre un anno. La ragazza aveva mentito, ingannato, persino manipolato, a volte, pur di non farsi scoprire. Ogni giorno, si ripeteva la stessa frase, come un nastro rotto: “Non devono vedere, non devono capire, non devono sapere”. Ogni giorno, ogni notte, ogni volta. E ora, il solo pensiero di parlare ad alta voce – ad alta voce – con qualcuno in carne ed ossa era impensabile. Faceva quasi paura.
    Ah, posso offrirti qualcosa? La interruppe di botto il padrone di casa. Sai, è sempre meglio parlare davanti a qualcosa di buono.
    Shori sbatté le palpebre, e ci mise un attimo in più per rispondere. Mmm… del tè va benissimo, grazie. Avete il tè Bancha? Se no mi adatto perfettamente a quello che disponete… si affrettò ad aggiungere, per non sembrare pretenziosa o scortese. Prese un respiro profondo, e cercò di calmarsi. Quella era un’ottima opportunità per rilassare i nervi e dare una pronta risposta quando sarebbe stato il momento.
    “Se mi rifiuto di dirglielo”, pensò mordicchiandosi le labbra, “di sicuro non scoprirò se già lo sapeva oppure no. E se ho ragione, se già lo sa… allora non posso lasciare stare. Che faccio?”. Si passò una mano sulla fronte. “Che faccio?”.
    Poi, di colpo, le venne in mente una situazione molto simile a quella. Si trattava di qualche mese fa, in un paese completamente diverso, con un clima e una temperatura opposti, ma Shori si trovava sempre seduta su un divano, sempre a chiacchierare, e sempre, terribilmente combattuta. Quella volta, aveva giocato la carta della cautela: era rimasta zitta, non si era esposta. E, a distanza di mesi, ancora ripensava a quel momento, ad un “E se…?”, in cui magari sarebbe riuscita a trovare un altro Jinchuuriki, una persona come lei. Ma non lo sapeva, e non l’avrebbe mai saputo.
    Quello fu il momento decisivo: Shori non voleva rischiare, ma l’avrebbe fatto piuttosto che vivere di nuovo con quel dubbio logorante. E poi, quello che aveva di fronte non era uno straniero mezzo sconosciuto. Era un ninja di Kiri, che probabilmente già sapeva. Era un compagno d’armi.
    Così, quando fu il momento, Shori prese un bel respiro, e aprì la bocca per parlare. Ma le parole le morirono in gola. Abbassò lo sguardo e si mise a fissare i propri piedi, un po’ colorita in viso. Perché? Perché le sembrava così difficile.
    Prese un altro respiro, e decise di passare per una strana meno accidentata. Dovete sapere che non è… facile dire queste cose, per me. Ci convivo da un anno, ormai, e sono così abituata ad assicurarmi che nessuno lo scopra che… che… si morse un labbro, cercando di trovare la giusta espressione. Che dirlo ad alta voce mi pare quasi innaturale. Sbagliato. Non so se mi spiego.
    Fece una breve pausa. Si stava esprimendo in una maniera pietosa, ne era cosciente, ma non era altro che lo specchio di quello che aveva in testa: una confusione pazzesca. Comunque sia, per me è iniziato tutto poco prima che prendessi il coprironte. Sono stata convocata dalla Mizukage e mi hanno sottoposta ad una specie di operazione. Si trattava dell’impressione di un Sigillo, un modo per contenere un… un essere unico al mondo. Dentro il mio corpo. Quest’essere in realtà… è un Demone. Uno dei nove Demoni Codati. Il Nibi no Nekomada, il Gatto a Due Code.
    Il cuore martellava nel petto, e la pelle era tesa come la corda di un violino. Ma l’aveva detto. L’aveva davvero fatto. Improvvisamente, sentì uno strano bisogno di parlare ancora, ancora e ancora. Questi Demoni Codati, allo stato brado, non sono altro che delle bestie colossali fatte interamente di Chakra. Sono esseri potenti, molto potenti, per questo tutte le nazioni spendono risorse umane pur di metterci le mani sopra. Ma è difficile controllarli, allo stato brado è praticamente impossibile. Così il modo migliore per utilizzare il loro potere è quello di confinarli all’interno di una persona, in modo da attingere al Chakra demoniaco e poterlo dunque utilizzare in caso di bisogno. Queste persone vengono chiamate Jinchuuriki, Forze Portanti, e io… io sono una Jinchuuriki.
    Ogni Demone ha delle caratteristiche e dei poteri unici, che vengono poi passati al proprio Vassallo. Grazie all’assimilazione del Bijuu, io sono stata in grado di vedere le anime dei morti, e a poter utilizzare il Katon. Non è stato facile abituarcisi, ma me la sono cavata. Nel frattempo, ho impiegato il mio tempo libero nel tentativo di scoprire qualcosa di più su quelli come me… volevo trovarli, magari, conoscerli. Ma quello che ho scoperto non è rassicurante. Ho scoperto che nel giro di pochi anni si sono susseguiti un buon numero di Jinchuuriki, alcuni dichiaratamente morti, altri… scomparsi dalla circolazione. Sapete, è vero che i Bijuu vengono sigillati, ma cercano sempre di scappare. E un modo per ottenere la libertà è quello di far impazzire il Jinchuuriki, prendere il sopravvento sul suo corpo e richiamano tanto Chakra demoniaco da spezzare il Sigillo e liberarsi. Ciò comporta la morte istantanea del portatore. Per questo devo stare molto attenta: a volte, subdolamente, il Nibi manipola la mia rabbia e la accresce, così che io non me ne accorga. E così, prima di rendermene conto, perdo la testa. Devo sempre tenere alta la guardia.
    Ma la possibilità che il Bijuu si liberi non è l’unica minaccia. Ci sono persone, Mukenin, che a quanto pare non vedono l’ora di mettere le mani sul potere dei Bijuu. Per questo non deve spargersi la voce: se sapessero chi sono, potrebbero darmi la caccia. Conosco già qualcuno che potrebbe essere interessato
    .
    Fece un sospiro, per riprendere fiato. Cavolo, le sembrava di aver parlato per ore. E quindi… ho detto tutto. Penso. Non so se sono stata tanto chiara, potete chiedere qualunque chiarimento vogliate. Ma ditemi la verità… lo sapevate già, non è vero? Chiese, alzando un attimo lo sguardo, ma senza fissarlo sul volto del Momochi. E allora, che ne pensate? Un racconto un po’ bizzarro. Mi è costato molto dirvi tutto, sul serio, e spero che apprezziate. E soprattutto spero che non disintegriate la mia fiducia. Non per farvi un torto… ma di voi non mi fido al cento per cento, non mi fido di nessuno al cento per cento, specie con informazioni del genere.
    La Jinchuuriki fece un respiro profondo. Le ultime frasi le erano uscite come una sorta di avvertimento, o comunque una parte del discorso molto più marcata: pensò che forse si era dimostrata un po’ sfacciata, ma preferiva mettere le cose in chiaro fin da subito.


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    «Del tè bancha?» domandò in maniera retorica. «Certo. In questa casa credo troverai sempre pressoché qualsiasi qualità di tè, anche se la mia preferita è e rimane il kanro gyokuro» concluse il Momochi, alzandosi dalla seduta e dirigendosi rapidamente nella stanza affianco, ovvero nella cucina. Una volta lì, Kisuke prese il bollitore e lo riempì d'acqua minerale, quindi lo mise a scaldare sul fornello medio. Poi, da uno dei pensili prese due barattolini con all'interno le foglie di tè sminuzzate e insieme ad un passino a pinza le lasciò lì accanto, sul piano della cucina, pronte per quando il bollitore avrebbe iniziato a dare i primi segnali. In molti aspettavano il classico fischio del bollitore, per preparare il tè, e proprio per questo in molti sbagliavano. La miglior temperatura d'infusione per il tè erano gli ottanta gradi centigradi, quindi prima che l'acqua andasse in ebollizione.
    Dopo aver fatto tutto abbastanza rapidamente, torno da Shori, lasciando aperta la porta che dava alla cucina. "Basteranno pochi minuti."
    Prima di risedersi dov'era prima, Kisuke si sbottonò il soprabito, se lo tolse di dosso e lo poggiò a cavallo sullo schienale del divano, quindi infine si sedette. Fu in quel momento che Shori, dopo aver preso un bel respiro, seppur tentennante, cominciò a raccontare. Kisuke fece bene attenzione a non perdersi una sola sillaba pronunciata dalla ragazzina, per confrontare anche se quello che stava confessando corrispondesse alla realtà dei fatti. In genere Kisuke doveva stare ben più attento in conversazioni simili, pure nel studiare tanti altri segnali nel corpo, nei gesti, nella voce, per decifrare quanto raggiro potesse esserci in ballo. Con Shori, però, avendole letto la mente e sapendo tutto quanto, gli bastava un semplice confronto.
    Sebbene in lui ci fosse un vivo interesse sull'evolversi degli eventi, di tutto si sarebbe aspettato meno che la ragazzina si decidesse a raccontargli tutto quanto per fila e per segno. In tutto ciò, la conclusione, dopo aver ascoltato ogni cosa non lo stupì affatto. Il kiriano aveva inquadrato quella ragazzina come una curiosona impicciona ficcanaso, e proprio secondo questa sua natura, ancora una volta aveva provato a sondare le conoscenze di Kisuke. Stavolta, tuttavia, il suo comportamento non si poteva certo biasimare al cento per cento. D'altronde non si trattava del segreto su come comunicare senza muovere nemmeno un dito. In un certo qual senso, stavolta, trattandosi di un suo segreto personale, su una cosa così importante e che la turbava particolarmente, aveva quasi il diritto di sapere.
    Kisuke sospirò. «Ognuno paghi la sua moneta...» ammise, un pelo controvoglia. Aveva deciso di apprezzare e premiare il rialzo della posta in gioco da parte della kunoichi. «Ebbene sì, lo sapevo già, almeno a grandi linee» disse Kisuke serio; non era la completa verità, ma nemmeno una bugia vera e propria.
    «Per quanto riguarda il resto, non mi fai certo un torto a dire che non ti fidi di me, o di nessuno. Potresti dimostrare solo d'avere forse un minimo di materia grigia in quella testolina» disse avvicinando l'indice destro a sfiorare la fronte della ragazzina. «Ma se non ti fidi di me, perché allora hai trovato il coraggio di raccontarmi tutto?» chiese, infine, mesto. Sotto certi aspetti, quella ragazzina cominciava a piacergli. Certo, non bastava così poco per entrare nelle grazie del kiriano, però era comunque un notevole passo avanti.
    In quel momento, quasi a interrompere il discorso tra i due, intervenne il bollitore. Lo sfiato insistente, prossimo al fischio echeggiante, attirò l'attenzione generale, o per lo meno quella di Kisuke. «Scusami un attimo. Vado a portare il tè» disse, alzandosi nuovamente dal divano. Rapido, quindi, si diresse in cucina e spense il fornello. Prese anche due bicchieri laccati e un vassoio, quindi portò il tutto di là, in salone.
    Kisuke posò il vassoio al centro del tavolino basso e torno a sedere. Dopodiché mise le rispettive foglie di tè nel passino, lo posizionò nella bocca del bicchiere e ci verso l'acqua bollente attraverso. Poi, cambiando le foglie, ripeté la procedura per se stesso nell’altro bicchiere. "Un bancha e un kanro gyokuro."
    «Dicevamo? Ah, comunque, prego» disse indicando i bicchieri fumanti per poi prendere il proprio. «Tornando a noi, presumo che ci sia dell'altro di cui dobbiamo parlare, oltre al perché di questa confessione. Dico bene?» chiese per poi sorseggiare il tè verde.

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    La ragazzina stava ritta sul posto, attendendo la risposta del Momochi. Mano a mano che i secondi passavano, più la mente assimilava ciò che aveva appena confessato, più si sentiva attanagliare lo stomaco da un mix di sensazioni, non tutte piacevoli. Da una parte, percepì un immenso sollievo, come se avesse appena smesso di fare una corsa durata un anno intero; dall’altra, c’era una tensione viscerale che le faceva ribaltare lo stomaco, specchio delle sue più recondite paure. Ora c’era qualcun altro che sapeva. Un altro potenziale pericolo in giro. E una parte di lei si pentì di aver parlato. Una parte piccola piccola, però.
    Ognuno paghi la sua moneta... mormorò il ninja, finalmente decidendosi a dare risposte chiare e sincere. Ebbene sì, lo sapevo già, almeno a grandi linee.
    Shori lasciò andare il fiato che, senza neanche accorgersi, stava trattenendo. Si sentì molto meglio: non aveva fatto una cazzata, dopotutto.
    Per quanto riguarda il resto, non mi fai certo un torto a dire che non ti fidi di me, o di nessuno, continuò il ninja. Potresti dimostrare solo d'avere forse un minimo di materia grigia in quella testolina, e qui fece un buffetto sulla fronte della kunoichi. Shori aggrottò le sopracciglia, non reputandolo un vero e proprio complimento. Ma se non ti fidi di me, perché allora hai trovato il coraggio di raccontarmi tutto?
    “Perché sono una stupida avventata” pensò lei, cercando di reprimere un sorrisino che non aveva nulla di felice. Sinceramente, faceva fatica a trovare una vera risposta articolata; fino a un attimo prima aveva un miscuglio confuso di pensieri e sensazioni, come avrebbe fatto a trasformarli in parole?
    Dall’altra stanza, si udì il rumore del bollitore, che attirò l’attenzione dei due shinobi. Borei si lasciò andare ad un fischio, per imitare il suono. “Kami-sama benedica il tè”, pensò Shori, quando il senpai si scusò per andare in cucina. Così la Chuunin poté organizzarsi per dopo.
    “Perché gliel’ho detto?” pensò, stimolando la mente a dare risposte coerenti e passabili. Perché voleva sapere se davvero lui già lo sapeva. Perché, comunque, di lui in un certo senso si fidava; ma non come persona – non lo conosceva abbastanza bene – ma più come ninja di Kiri. Shori sapeva che non avrebbe fatto nulla per danneggiare il Villaggio, e quindi, indirettamente, anche lei. Perché lei non era più una semplice abitante: era anche un’arma al servizio della Mizukage.
    E poi c’era anche un fattore più personale, emozionale, ma equamente importante. Shori era stanca. Era stanca di mentire sempre, costantemente, di notte e di giorni, con amici e con nemici, con la famiglia e la nazione. E, sebbene quel modo di vivere fosse ormai parte di lei, questo non significava che alle volte non pesasse come un macigno sul petto. E dato che il Momochi, per qualche misterioso motivo, già sapeva dei fantasmi, perché non fare due più due e rivelargli anche il resto?
    La ragazza quasi non si accorse che il senpai era tornato con un vassoio, dentro cui c’erano due bicchieri e il bollitore. Versò l’acqua e mise le foglie di tè. Dicevamo? Ah, comunque, prego, disse, indicando i bicchieri. Shori prese in mano il suo, ringraziando sommessamente. Il calore del tè a contatto con le mani ancora un po’ fredde donava una fantastica sensazione. Fece un breve sorso, scaldandosi anche la bocca e il corpo intero. Tornando a noi, presumo che ci sia dell'altro di cui dobbiamo parlare, oltre al perché di questa confessione. Dico bene?
    La ragazzina si mordicchiò le labbra. Non era ancora sicurissima di cosa dire; rimase in silenzio per qualche secondo, poi le venne un’idea. A dire il vero, i motivi per cui l’ho detto preferirei tenermeli per me, disse, guardando dritto negli occhi neri del Momochi. Non credo che possiate comprendere appieno, in ogni caso. Diciamo solo che mi affido in parte al vostro amor di patria. Dopotutto, il Bijuu è una questione di stato.
    Non mentiva affatto: quello che le frullava in testa, almeno in parte, lo sentiva come una cosa troppo personale da dire. E poi, il Momochi non avrebbe certo potuto dire qualcosa, non dopo tutte le volte in cui lui stesso aveva sviato le sue domande e le sue curiosità. Ora era arrivato il suo momento di starsene al suo posto. “Una volta per ciascuno”. Ad ogni modo, dato che sono stata fonte di un bel po’ di informazioni interessanti, vi spiacerebbe scambiare un attimo i ruoli? Propose, facendosi un poco più audace. Un giorno ho cercato di indagare sulla questione “Bijuu”, e sono riuscita ad ottenere qualcosa di interessante. Dei nomi interessanti. Qui fece una breve pausa, inclinando la testa, mettendosi a braccia conserte e aggrottando la fronte. Ma lo sapevate già, immagino. Dimentico che sembrate sapere tutta la mia vita. Scrollò la testa. Comunque. Vorrei sapere se avete mai sentito nominare persone come Takumi Ehime, di Kiri, Henry Wong e Juuken Kimura… e un tizio della Nebbia, un certo Travis Fuuma.

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    Edited by Ely_11 - 26/11/2014, 21:25
     
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    «A dire il vero, i motivi per cui l’ho detto preferirei tenermeli per me» disse la ragazzina. «Non credo che possiate comprendere appieno, in ogni caso. Diciamo solo che mi affido in parte al vostro amor di patria. Dopotutto, il Bijuu è una questione di stato.»
    "Dove vorresti rifuggiarti, Jiyuu?" Kisuke sollevò le mani in segno di resa e fece una smorfia e disse: «D'accordo, lo prendo per un no. Lo prendo semplicemente per un no. Per lo meno faccio finta di non volerci leggere nient'altro, nelle tue parole.» Gli era venuto in mente ben altro modo per poter rigirare la frittata e mettere la kunoichi in una bella situazione spinosa. Però, aveva deciso di risparmiarla. Mettersi nella posizione della parte offesa, di quello che si sente dire di non poter capire - e quindi anche di essere stupido - e mettere Shori in quella della mandante di tutto ciò, sarebbe stato l'ideale, ma fu clemente con lei.
    Il seguito della conversazione si spostò sulla questione Bijuu, come già Kisuke s'aspettava. Quello che, invece, Kisuke affatto non si aspettava fu l'uscita insolente che fece la kunoichi ad un certo punto, addirittura enfatizzata. In un certo senso fu preso in contropiede, da quell'insolenza, ma aveva già la risposta pronta. "Che c'è? Ottieni una piccola vittoria e ti monti subito la testa, piccoletta?" pensò, poggiando sul tavolo il bicchiere contente il tè verde. "Non hai ancora capito con chi hai a che fare, allora. Se non impari a tenere a freno la lingua presto dovrai preoccuparti di riuscire a tornare a casa tutta intera, piuttosto di quello che so sul tuo conto."
    «Sembra proprio che ti piaccia continuare a ribadire quella storia...» Kisuke parlò in tono lievemente contrariato. «Posso capire che per te sia seccante, ma sbagli bersaglio rivolgendoti a me. Non confondere il cielo con le stelle riflesse di notte sulla superficie di uno stagno. Inoltre, ti consiglio vivamente di non abusare della mia pazienza e della mia disponibilità» concluse esibendo un sorriso che sarebbe valso ben più di mille minacce. "Se tiri troppo la corda, questa di spezza" si ritrovò a pensare il kiriano in quel momento. Voleva essere del tutto limpido come l'acqua nei confronti di quella ragazzina, ed era pure disposto a darle una mano laddove ce ne fosse bisogno, ma non avrebbe accettato quell'atteggiamento, men che meno all'interno delle mura di casa sua.
    «Ad ogni buon modo, torniamo a noi. Mi spiace dirtelo, ma non ho mai sentito nominare quei due, Wong e Kimura» ammise, seppur in realtà sapesse della loro esistenza tramite la Lettura Mentale. «Spero non siano così importanti, per te. In compenso, per tua fortuna, conosco abbastanza gli altri due: Takumi e Fuuma. Tuttavia, prima che ti dica qualcosa su di loro, mi devi spiegare come e perché li conosci, che cosa vuoi da loro e perché ti interessano. Come ho già detto, e soprattutto come ho garantito a te, non sono uno a cui piace o interessa spiattellare ai quattro venti gli affari altrui. Perciò, come non ho intenzione di tradire la tua fiducia e i tuoi segreti, non vedo perché qualunque cosa sul loro conto, senza una buona motivazione, la dovrei dire a te. Penso tu possa capire, no? Avanti, illuminami, dammi una buona motivazione.»

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    Più rimaneva in quella stanza, più si addentrava nella conversazione, e più Shori riusciva ad inquadrare quel Momochi Kisuke. Non era un ninja comune. Non aveva nemmeno una personalità tanto comune. E la ragazzina iniziava pian piano a comprendere i meccanismi della sua mente solo di recente, e con molti ingarbugliamenti. Era un tipo molto più austero e inflessibile di quanto non sembrasse a prima vista, ma anche poco indulgente e tollerante. E, sotto certi aspetti, era uno nato per prendere in mano la situazione.
    Proprio come in quel momento. Shori si sentiva in pieno diritto di essere infastidita dalla mole di informazione che “magicamente” il kiriano aveva appreso – anche se la sua prima teoria, escluso un suo passo falso e l’enorme interrogativo sul suo taccuino da viaggio, era che fosse stata la Mizukage in persona ad informarlo, e da lì avesse cercato da solo. Eppure, il senpai fece notare come mal tollerasse quella sua uscita, specie lì, in casa sua. La ragazzina strinse la mano destra a pungo. “Vorrei tanto sapere come vi sareste comportato voi al posto mio…” pensò con amarezza, ma abbassò gli occhi in segno di resa.
    Ad ogni buon modo, torniamo a noi. Mi spiace dirtelo, ma non ho mai sentito nominare quei due, Wong e Kimura. Spero non siano così importanti, per te. In compenso, per tua fortuna, conosco abbastanza gli altri due: Takumi e Fuuma, disse poi il Momochi, arrivando alla parte importante.
    Quel discorse fece riscuotere Shori, che rialzò gli occhi con un guizzo sorpreso e speranzoso. Che fortuna! Il senpai aveva ragione: Wong e Kimura erano quelli che meno le interessavano. Takumi e Fuuma, d’altra parte, erano entrambi Kiriani, e l’ultimo costituiva una potenziale minaccia. Doveva avere più informazioni possibili, nel caso. E poi Takumi… aveva una voglia matta di incontralo! Un altro Jinchuuriki della Nebbia, un compaesano di cui poteva fidarsi e che fosse nella sua stessa situazione. Era un po’ come cercare un fratello che la cui esistenza era stata tenuta segreta fino a quel momento.
    Tuttavia, prima che ti dica qualcosa su di loro, mi devi spiegare come e perché li conosci, che cosa vuoi da loro e perché ti interessano. Come ho già detto, e soprattutto come ho garantito a te, non sono uno a cui piace o interessa spiattellare ai quattro venti gli affari altrui. Perciò, come non ho intenzione di tradire la tua fiducia e i tuoi segreti, non vedo perché qualunque cosa sul loro conto, senza una buona motivazione, la dovrei dire a te. Penso tu possa capire, no? Avanti, illuminami, dammi una buona motivazione.
    Sta bene, concordò Shori, annuendo energicamente con la testa. I suoi grandi occhi viola brillavano. Condivido il vostro pensiero, e vi dirò tutto. Questo mio conoscente di Suna mi ha rivelato il nome di alcuni Jinchuuriki: Wong, Kimura e Takumi, appunto. Li voglio trovare, vorrei parlare con loro. Si portò una mano alla bocca, a mangiucchiarsi l’unghia, insicura se ampliare il suo discorso sul perché volesse parlare con loro… ma non aveva una vera risposta. Principalmente... è la curiosità a spingermi. Vogli sapere di più: dei diversi Bijuu, degli effetti che hanno su ciascuno di noi, le varie abilità uniche che possono dare. Dopotutto, io sono Jinchuuriki da dopo più di un anno, e sono ancora molte cose che non so. Poi, nutro anche un forte interesse per l'aspetto più... be', umano. Si grattò un orecchio, cercando di pensare bene a cosa dire. Non era una cosa facile da spiegare. Mi interessa sapere di loro come persone, la loro esperienza... come hanno affrontato la questione Bijuu, i vari pericoli, le difficoltà. Mi farebbe sentire meno sola, per così dire. Abbassò rapida gli occhi, un po' imbarazzata per la confessione. Ecco, questo riguarda i quattro. Per Fuuma, invece, la questione è ben diversa. Il mio conoscente mi ha detto che è un Kiriano che aveva intenzioni poco chiare in materia di Bijuu. Ha detto, in sostanza, che probabilmente non gli sarebbe dispiaciuto catturarli, e sopratutto che aveva i mezzi per farlo. Potete capire che questa notizia mi ha messo in allarme. Vorrei confermare i sospetti del mio conoscente, e verificare che sia una potenziale minaccia; tanto più che si trova dentro il mio stesso villaggio. Voglio solo essere prudente, e capire con chi potrei dover combattere per salvarmi la pelle, se dovessi manetenermi sul chi va là e prendere precauzioni extra. Oppure se aspettarmelo davanti alla porta di casa da un giorno all'altro..
    “Anche lui è di Kiri, dopotutto... come mi ha scoperto Kisuke-senpai, potrebbe scoprirmi pure lui”, pensò, smorzando un attimo l’entusiasmo. Scosse la testa. Ecco tutto. Penso di avervi risposto in maniera esaustiva. Ora… Takumi. Alzò gli occhi per incontrare quelli del Momochi. Improvvisamente, si sentì nervosa. È ancora vivo… vero?

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    Edited by Ely_11 - 16/12/2014, 20:55
     
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    Sebbene per Kisuke niente di quello che Shori diceva fosse del tutto nuovo, continuò a mostrarsi ai suoi occhi come chi veniva istruito per imparare qualcosa di nuovo. Non aveva certo bisogno di sentirsi dire tutto da lei, per avere i suoi buoni motivi per darle alcune informazioni, ma voleva comunque testarla nel reale. Voleva vedere se aveva il coraggio ma al tempo stesso il cervello per sapere quando e come era il caso di scoprire le carte.
    Mentre la ragazzina parlava, scoprì ancora una volta che gli piaceva, perché per lo meno era onesta e in tal senso non lo aveva deluso nemmeno in quest'occasione. In fondo, avendo letto la mente della kunoichi, il kiriano era a conoscenza anche dei suoi intenti, di timori e paure. Tra cui quelli che per l'appunto stava esponendo in questo momento. Kisuke da un lato approvava le sue intenzioni, ma per certi versi riconosceva pure che era una strada pericolosa quella che la ragazzina si era prefissata ed era desiderosa di percorrere, soprattutto per quanto era riuscita a fare e sostenere finora. Per questo motivo il kiriano si sentiva in dovere di darle una mano d'aiuto, sia per lei sia per la Nebbia. Lasciò dunque che svuotasse il sacco e poi quando fu il suo turno di parlare, Kisuke prese la parola.
    «Sì, Takumi è ancora vivo... grazie a me» replicò Kisuke all'ultima domanda. Poi, si trovò un po' spaesato: «Da dove posso cominciare...?» mormorò indeciso. «Onestamente non ti so dire che fine abbia fatto ultimamente, è un po' che non lo vedo, ma dovrebbe essere ancora vivo oppure sarei a conoscenza della sua morte» concluse, chiudendo il capitolo Takumi Ehime per un momento, o per lo meno fin quando la kunoichi non avesse esposto maggior interesse e altre domande.
    «La questione Travis Fuuma invece è un pochino più complessa. Per questo, e anche perché mi pare di capire sia il più spinoso pure per te, mi vorrei concentrare principalmente su questo. Fuuma non è più nel nostro Villaggio da un po', è un disertore. Detto questo, fai bene ad esserti messa in allarme, perché per te potrebbe essere una minaccia. Il fato ha voluto che un individuo come Fuuma fosse dotato di particolari poteri e grandi doti, ma al tempo stesso non gli ha donato un gran cervello per quel che ne posso sapere. Le sue azioni lo dimostrano.» Kisuke assunse un espressione cupa e pensierosa, finendo per tamburellare con le dita sul piano in legno. Vedendo che il tè stava smettendo di fumare, lo terminò in una lunga sorsata. «Ad ogni buon conto, Fuuma non è l'unico da cui devi guardarti, ci sono anche dei suoi alleati: Tsuuya Kyoshiro di Kiri, anche lui disertore; Chun-Woo Han, Nakamura Daiki e Uchiha Keizo di Konoha. Fuuma è il portatore del Rin'negan, il cosiddetto occhio del Saṃsāra, per cui un modo per poterlo riconoscere e notare se i suoi occhi sono grigi con sei iridi concentriche» spiegò, mentre con l'indice tracciava per aria l'aspetto estetico del Rin'negan.
    «Fuuma è un disertore della Nebbia da prima che tu diventassi una Forza Portante, quindi molto probabilmente non sa nemmeno della tua esistenza e del tuo status di Forza Portante. Tra l’altro, se le possibilità che lo venisse a sapere prima erano basse, andandosene dal Villaggio si sono abbassate ancora di più, ma in ogni caso non è da escludere la possibilità che possa essere venuto a sapere di te in qualche altro modo. Proprio a tal proposito, se posso darti un consiglio scontato, anche se forse da come parli tanto scontato non è... insomma, se ti è ben chiara la tua posizione, devi sempre mantenerti su chi vive e le precauzioni non sono mai extra. A prescindere da tutto, questa sarà sempre la tua vita. Capisco che in questo modo si vive male, ma almeno si vive. Ricordati che non è ciò che vedi a rappresentare il vero pericolo, ma ciò che non vedi.» Kisuke fece una piccola pausa, quindi prese fiato e lasciò una manciata di secondi a Shori per metabolizzare il senso di quanto le aveva appena detto. Per molti quella sua filosofia poteva risultare scontata, tanto scontata da essere quasi stupida, ma non tutti erano in grado di capirne il vero significato e di abbracciarla. D'altra parte, finché non si era costretti a vivere in un determinato modo, come poteva essere un ANBU, oppure meglio ancora una Forza Portante come Shori, non si poteva capire pienamente. Tuttavia, nonostante questo, per chiunque poteva essere semplice prepararsi a far fronte a una minaccia di cui si è del tutto consapevoli, una minaccia che ci troviamo poi di fronte agli occhi. Tutt'altra storia era riuscire a reagire in tempo e correttamente ad una minaccia di cui si è del tutto ignari e che arriva improvvisamente alle spalle. "Shori lo dovrebbe capire, e dovrebbe imparare a vivere per fare in modo che niente e nessuno la colga mai impreparata... ma tempo al tempo" pensò, per poi riprendere la parola e continuare il proprio discorso. «Qualora dovessi imbatterti in un grosso pericolo, che sia uno di loro oppure no, trova un modo per chiamare aiuto e scappare. Ad esempio, stringi un patto con le tue creature, e dai loro ordine che con un preciso segnale spariscano subito e vadano immediatamente a chiamare una determinata persona. Questo è un modo abbastanza rapido per mandare un messaggio, ed è a disposizione di chiunque. Mandale a chiamare qualcuno di cui ti fidi, che sia a conoscenza della tua posizione e che pensi possa salvarti la vita. Puoi anche mandarle a chiamare me, se per te rispetto i requisiti.» "In linea teorica dovrebbe sempre avere qualcuno che le guarda le spalle quando si muove lontano da casa, ma gli imprevisti sono sempre all'ordine del giorno e lei non si deve mai basare su una sicurezza effimera come questa" pensò Kisuke. Non che gli piacesse propriamente o fosse interessato ad aiutare il prossimo. Quella ragazzina, però, non aveva nessuno, o quasi nessuno a cui poter domandare una mano d’aiuto per qualcosa del genere. E prima di potersela cavare da sola contro un cacciatore di Bijuu, aveva ancora bisogno di crescere, di crescere davvero tanto, e fino ad allora Kisuke avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere perché nessun mentecatto dotato di chissà quali poteri immeritati arrivasse a impadronirsi di un Bijuu di Kirigakure no Sato. D’altronde, aveva già deciso di aiutare Oni contro quel manipolo di sbandati dalla testa quadra, quindi perché tirarsi indietro nel caso di Shori? Non aveva molto senso, anzi. «Cos’altro ti può interessare sapere, o preferisci che chiarisca di quanto ho appena detto?»

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    Sì, Takumi è ancora vivo... grazie a me.
    Questa fu la frase che più colpì Shori in quel discorso, e nei discorsi che seguirono. C’era una sorta di gravezza solenne in quelle parole, come se fosse chissà quale rivelazione; e, come tale, scosse la ragazzina nell’animo. Takumi era vivo. Kisuke-senpai gli aveva salvato la vita… un gesto molto importante. Lasciava un segno, soprattutto in colui che era stato salvato. Questo animò ancora di più la speranza di Shori: era possibile che Takumi avesse voluto tenersi in contatto con il kiriano bendato?
    La sua eccitazione schizzò alle stelle, ma venne prontamente represso nel successivo discorso del senpai. Onestamente non ti so dire che fine abbia fatto ultimamente, è un po' che non lo vedo, ma dovrebbe essere ancora vivo oppure sarei a conoscenza della sua morte, disse. Il sorriso di Shori tentennò, ma non si spense. Aveva sperato di sapere dove poterlo trovare, ma si sarebbe accontentata di sapere che almeno era vivo. Il capitolo Takumi non era ancora chiuso… avrebbe dovuto fare ulteriori ricerche. Ma non in quel momento. Ora si passava alla minaccia: a Fuuma.
    Shori aveva già provato a immaginarsi com’era questo kiriano maledetto, ma ogni volta cambiava faccia. Tuttavia, lo raffigurava sempre con un cipiglio iroso, con gli occhi affilati e pieni di un’intelligenza malvagia; lei ne aveva paura. Era come avere un’ombra costante e sconosciuta che la seguiva dappertutto. Un brutto pensiero che non la abbandonava mai. Fu sollevata nel sapere che quell’essere non si trovava più all’interno del Villaggio, che era diventato un rinnegato. “Meglio”, pensò con un sospiro di sollievo. “Molto meglio. Come ha detto Kisuke-senpai, le possibilità che venga a sapere di me sono ancora più scarse.” Fu contenta anche del fatto che il ninja dagli occhi nerissimi non considerava Fuuma per la sua spiccata intelligenza, ma al contempo si preoccupò di questi “particolari poteri e grandi doti”.
    Ci fu una parte particolare in tutto il discorso che catturò maggiormente la sua attenzione: quando Kisuke le fornì altri nomi, altri ninja da cui avrebbe dovuto guardarsi le spalle. “Tsuuya Kyoshiro, Chun-Woo Han, Nakamura Daiki e Uchiha Keizo. Un altro kiriano e tre di Konoha. Semplicemente fantastico”. Poi, mentre il senpai continuava a parlare, aggrottò la fronte. “Rin’negan?” si chiese. “L’occhio del Saṃsāra?” Non aveva mai sentito nulla del genere, ma non pareva una bella notizia. L’occhio del Saṃsāra… sembrava qualcosa di estremamente potente.
    Inutile dirlo, mille domande affiorarono nella sua mente. Avrebbe voluto sapere tutto su quel Rin’negan e le sue capacità, ma era molto sicura non avrebbe ottenuto nulla nel chiedere a Kisuke-senpai: se aveva altre informazioni, gliele avrebbe dette, e se non l’aveva fatto voleva dire che non voleva dire altro. Per cui Shori tacque.
    Poi arrivò la parte inaspettata. Proprio a tal proposito, se posso darti un consiglio scontato, anche se forse da come parli tanto scontato non è... insomma, se ti è ben chiara la tua posizione, devi sempre mantenerti su chi vive e le precauzioni non sono mai extra, disse Kisuke Momochi, in quello che sembrava un consiglio amichevole. Shori fu presa in contropiede: non si aspettava che quel ninja tanto serio e riservato si concedesse parole di indulgenza, come se tenesse davvero un briciolo alla salvaguardia di quella ragazzina, a cui aveva fatto da esaminatore all’Esame Genin e poi da Maestro nell’insegnamento di una Tecnica. Ma il culmine di tutto arrivò dopo, quando egli stesso si offrì di occorrere in suo aiuto in caso di emergenza. Mandale a chiamare qualcuno di cui ti fidi, che sia a conoscenza della tua posizione e che pensi possa salvarti la vita. Puoi anche mandarle a chiamare me, se per te rispetto i requisiti.
    La piccola Shori si sentì quasi commossa. Commossa e confusa allo stesso tempo: pensava di aver compreso abbastanza quell’uomo, eppure ancora una volta l’aveva sorpresa. Si ritrovò a sorridere, incredula e infinitamente grata. Lui le stava offrendo un aiuto, una via di salvezza, mettendo anche a repentaglio la propria incolumità… era un gesto tanto generoso che rischiò di far piangere Shori.
    Siete… una persona davvero singolare, senpai, riuscì a dire infine, con una voce che esprimeva perfettamente quanto fosse rimasta toccata. Vi ringrazio molto. Davvero. Sorrise un po’ di più. Anche per i consigli. So che dovrò per sempre rimanere allerta, più che gli altri Chuunin di ogni parte del mondo. “In questo modo si vive male, ma almeno si vive”, recitò, copiando le stesse parole che aveva detto lui prima. Su questo, non sono sicura di concordare. Non appieno: penso invece che siamo molto importante il come uno spende la propria vita, la qualità. Uno può campare cento anni sotto una campana di vetro eppure non vivere neanche un minuto. E non voglio che anche per me sia così. Dev'esserci una sorta di equilibrio, concluse seriamente. Poi distolse lo sguardo, lo fissò sul tè ancora mezzo pieno e gli diede una grossa sorsata. Volle cambiare discorso. Comunque sia, di Fuuma e del Rin’negan ci sarebbe un grosso buco nero… ma se aveste altre informazione, e soprattutto se aveste voluto condividerle, immagino che l’avreste già fatto. Quindi non chiederò di più. “Mi piacerebbe anche sapere da dove ha ricavato tutta questa intelligence… ma non me lo dirà di certo. Dopotutto, neanch’io ho fatto il nome di Supaku”. Piuttosto… volevo chiedervi altre cose. Mi piacerebbe andare più a fondo in questa storia di Fuuma e del suo gruppo, ma non saprei dove continuare le ricerche, né se sia saggio farlo. Dopotutto, è come entrare volontariamente nella tana del lupo. Voi che ne pensate? Chiese, per poi riprendere subito a parlare. E di Takumi… perdonatemi se torno sempre a lui. Ma sono curiosa: lo conoscete molto bene? Che tipo è? Avete detto che è vivo grazie a voi… cos’è successo?


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    «Una sorta d'equilibrio può anche starci... ma se hai intenzione di morire per uno stupido passo falso, è affar tuo» commentò rapido, sollevando le mani come in segno di resa. Non voleva saperne di più. Kisuke aveva voluto chiudere così quel capitolo, senza immergersi oltre in qualcosa che la kunoichi non era attualmente in grado di comprendere in tutte le sfumature. Infatti, in realtà non era proprio così, visto che la morte di quella ragazzina non era soltanto affar suo, bensì una questione nazionale in quanto Forza Portante. Forse - e solo forse - un domani avrebbe compreso che erigere una serie di barriere protettive intorno a sé, non avrebbe intaccato la qualità della sua vita. L'avrebbe costretta soltanto a rimanere sempre attenta e con la guardia alta, ma ci si faceva l'abitudine. Kisuke ormai l'aveva sperimentato in prima persona, e poteva asserire che una volta messo tutto quanto sul piatto della bilancia, era il giusto prezzo da pagare per potersi mettere in una posizione di vantaggio, e guadagnarci.
    Nel frattempo aveva lasciato a Shori l'onere e l'onore di continuare il suo discorso, avendo la premura di rimanere in silenzio ad ascoltare. Stranamente, su qualcosa avrebbe voluto metter bocca sin da subito, ma si morsicò la lingua. "Molto probabilmente tutti i Jinchuuriki non hanno questa gran scioltezza mentale" pensò Kisuke. Per quale motivo Shori avrebbe dovuto parlare in quel modo? Per quale motivo mettere in evidenza - e forse anche insinuare - che se Kisuke aveva altre informazioni non le aveva volute condividere con lei, dopo che lo stesso Kisuke l'aveva invitata a chiedere senza problemi cosa non le fosse chiaro o cos'altro le poteva interessare? "Sembrerebbe quasi un comportamento infantile" pensò il kiriano, e per un momento Kisuke sospirò e sollevò gli occhi al cielo. Si ordinò di mantenere la calma. Poi, quando riportò il proprio sguardo sulla ragazzina, quest'ultima aveva appena terminato di parlare, e attendeva una risposta, più di una risposta, da parte sua.
    «Non sono un amico intimo di Takumi, se è questo che ti aspetti da me» iniziò, del tutto calmo; era un punto che ci teneva a mettere subito in chiaro. «In compenso, sono stato il suo sensei nella Kuchiyose no Jutsu, l'ho affrontato in combattimento e abbiamo collaborato insieme, perciò l'ho conosciuto abbastanza per poter dire che è una testa quadra. Per quel che è successo... non sono autorizzato a parlarne nel dettaglio.» Kisuke alzò una mano, come a prevenire eventuali obiezioni di Shori. «Ti basti sapere che se ha riportato a casa la pelle è solo per merito mio. Fosse stato da solo, ad essere fortunati la Nebbia avrebbe perso una Forza Portante.» Kisuke fece una pausa. Aveva lasciato intendere, senza aggiungere altro, che nella migliore delle ipotesi Kiri avrebbe perso il suo storico Sanbi. Nella peggiore, e Shori non lo avrebbe potuto sapere, Takumi avrebbe regalato un Bijuu a una fazione nemica. Sotto quest'ottica, si spiegava anche il perché lo avevano affiancato al giovane biondo in quell'occasione, nonostante la netta disparità tra i due.
    «Per quanto riguarda la caccia, stavolta concordo con te. Penso che per il momento tu debba stare al sicuro. Ora come ora non hai né i mezzi né l'esperienza necessari a portare a casa dei risultati positivi. Finiresti soltanto per risparmiare la fatica alla banda bassotti» disse serio, e sostenne lo sguardo della kunoichi. Non era suo obiettivo principale screditare Shori, ma al tempo stesso non era certo uno che si faceva degli scrupoli a parlare senza peli sulla lingua se ce n'era la necessità.
    «Anche io ho dovuto faticare, per ottenere le informazioni attualmente in mio possesso. Ovviamente questo non mi fermerà: continuerò a ricavarne, perché in qualsiasi ambito le informazioni non sono mai abbastanza. Il trucco principale è saper raccogliere informazioni con parsimonia e senza avidità.» Kisuke fece l'occhiolino. Come concetto poteva essere ovvio, certo, ma non tutti ci riuscivano, e quindi finivano per darsi la zappa sui piedi. «Per tenerti lontana dai guai e convincerti a non indagare su di loro, ti fornirò abbastanza informazioni su Fuuma e Tsuuya, così da essere eventualmente pronta nei loro confronti, a patto però che rimangano a te e a te soltanto. Così come ogni cosa che ci siamo detti, s'intende.»

    KisukeMomochiSPOILER
    ChakraFisicoMentale
    220- Ottimo;- Ottimo;
    Tripla Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Senbon (19)Fili Metallici (30m)
    Cartabomba (5)Telescopio
    Cartabomba Fasulla (4)Pillole del Soldato (3)
    Makibishi (24)Kit Grimaldelli
    Pupazzi Esplosivi (2)Veleno Debole (2)
    Cartabomba (2)Specchio
    CerbottanaCimice (3)
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Tasca Sup.Kunai di Kiri(2)
    Taschino Sup.Flauto DemoniacoSpalla
    Fodero MinoreSpada CortaLombare
    CustodiaOttavaCintura
    AbbigliamentoCoprinaso BendeIndossato
    AbbigliamentoProtezione CuoioIndossata
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoAnello ReiPollice destro
    AbbigliamentoParabracciaIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
    AbbigliamentoBendeIndossate
    AbbigliamentoGomitiereIndossate
    AbbigliamentoScarpe con LamaIndossate
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    Fumogeni (4)Radiolina
    Kunai (4)Torcia Elettrica
    Sigilli d'Evocazione
    Armi da LancioShuriken Pesanti
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore

    Note- Sedici metri di Filo Metallico sono legati agli Shuriken Maggiori: otto ciascuno;
    - Quattordici metri di Filo Metallico sono legati a due Shuriken: sette ciascuno;
    - Trenta metri di Filo Metallico sono legati ad un Kunai;
    - Quattro Cartebomba sono legate ad altrettanti Kunai;
    - Due Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai;
     
    .
  15.     +1   +1   -1
     
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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Borei - Kisuke Momochi


    Con inaspettata sorpresa, Shori scoprì che la sua gamba aveva preso quel tic fastidioso di tremare incontrollabilmente. Non era sicura che la conversazione stesse prendendo la piega da lei desiderata: il discorso sulla “sicurezza” era stato brutalmente troncato dal Momochi, che aveva messo in bene in chiaro di non voler più discuterne. Tuttavia, non sembrò neanche tanto contento delle domande che fece Shori, per qualche motivo a lei sconosciuto.
    La ragazzina cercò di infischiarsene: l’importante era ciò che diceva, tutto le informazioni che le stava passando. Rimase colpita dal commento che fece su Takumi, su quella “testa quadra”, come l’aveva definito. E soprattutto non gli sfuggì la frase che, se non fosse stato per lui, la Nebbia avrebbe perso un Jinchuuriki… ad essere fortunati. “Ad essere fortunati…” ripeté Shori con un cipiglio, mentre trangugiò l’ultima sorsata di tè. “Chissà cos’è successo… Kami-sama, quando sono curiosa…”
    Ma non fece domande; lasciò che il senpai continuasse a parlare. E rimase contenta di quel che disse. Certo, come ogni altra cosa, rispose subito, annuendo vivamente. Poi, fece un gran sorriso. Vi ringrazio moltissimo… significa molto per me. Era sincera: il fatto che quel ninja si proponesse di passarle tutte le informazioni che poteva accumulare sulla “Banda bassotti” – come l’aveva umoristicamente definita – per evitare che lei si mettesse nei guai era qualcosa di straordinario. Sapeva che lo faceva principalmente per dovere nei confronti della patria, per evitare che la Nebbia perdesse la sua Forza Portante… ma davvero non poteva importargliene di meno. Presa da un’improvvisa allegria, si voltò un attimo verso Borei, che era rimasto accovacciato per terra lì vicino, con le spalle rivolte verso di loro. Ehi, tu! Stai prendendo appunti su come essere utile, Spettro?
    Suddetto spettro grugnì, poi fece un gesto poco amichevole. A Shori scappò una risatina, prima di tornare con lo sguardo al Momochi. Si rese conto, in quel momento, di poter parlare di qualunque cosa, con quel ninja. Tutti i segreti che aveva non dovevano più necessariamente essere tali. Era una cosa che la riempiva di gioia. All'improvviso, ebbe un'idea. Sapete, vorrei parlarvi anche di un’altra cosa, un idea che pensavo di attuare al più presto, non appena si presenta l’occasione, iniziò a parlare, presa dalla frenesia del momento. Un proteggo davvero in grande stile, qualcosa di formidabile, se attuato correttamente. L’ho chiamato R.I.M.I… la Rete Informativa del Mondo Invisibile. Con “Mondo Invisibile”, intendo i fantasmi… si affrettò a spiegare. Per riassumere, il progetto sarebbe stabilire permanentemente un gruppo di fantasmi che rimangano nei principali Villaggi del mondo, con il compito di tenersi sempre aggiornati e raccogliere il maggior numero di informazioni possibili su tutto, a trecentosessanta gradi. Dopotutto, i fantasmi sono le spie migliori… potrei arrivare a conoscere qualunque cosa, non ci sarebbero segreti per me, terminò, accesa da un’incontenibile entusiasmo. Certo, non sarà facile… ma è possibile. E ne vale la pena, secondo me. Voi che ne pensate di questo mio progetto?

    Stato
    ChakraFisicoMentale
    125OttimaleNervosa
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai x10Occhio cibernetico
    Shuriken x20Olio Infiammabile x2
    Cartabomba x4Fili Metallici (10m)
    Cartabomba Fasulla x4Accendino
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    FasciaBastoneSchiena
    FoderoOmoikaruiFianco destro
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
    Gilet di Kiri
    Armi da LancioAccessori
    Bomba Carta x2Radiolina
    xxxxxxxxxxN/A

    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
     
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437 replies since 25/6/2010, 10:02   12394 views
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