Casa di Kisuke Momochi

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    Il Ninja della Nebbia rimase impassibile ai ringraziamenti di Shori. D'altronde, non era principalmente per lei come persona che aveva deciso d'imbarcarsi in questo mare in tempesta. Inizialmente si trattava soltanto di un favore ad Haruka, poi incredibilmente aveva finito per trasformarsi in una questione nazionale. Kisuke non poteva rimanere indifferente, e ancor meno poteva permetterselo se rappresentava uno dei pochi punti di sostegno fermi per quella kunoichi. Prendere Shori sotto la propria ala non era certamente un'idea che gli stuzzicava l'adrenalina che insieme al sangue gli scorreva nelle vene in battaglia, ma era comunque da prendere in considerazione. In tal caso, l'avrebbe considerata come una qualunque missione assegnata dalle Alte Sfere, e come sempre avrebbe combattuto per portarla a termine.
    Quando successivamente Shori prese la parola e nominò la Rete Informativa del Mondo Invisibile portando la conversazione su argomenti più scottanti, Kisuke si dovette sforzare di mantenere il controllo per non sussultare. L'unico inconveniente fu il finire per grattarsi con l'indice la cicatrice accanto all'occhio destro. Kisuke stesso si ritrovò ad essere sorpreso di tutto ciò nella sua reazione. D'altro canto, il R.I.M.I. non era nulla di nuovo per Kisuke, eppure sentirne parlare così tranquillamente da Shori lo turbò, tant'è che si portò un dito alle labbra e intimò maggior silenzio a Shori.
    Già dalla prima scoperta con la Lettura Mentale, il Momochi aveva apprezzato l'idea, ed era oltremodo certo che la Nebbia aveva questo progetto in mente già da prima di mettere le mani sul Nibi, anche se ancora non avevano assegnato la missione alla ragazzina nel timore che ancora non fosse forgiata a dovere. "E avrebbero ragione, al suo stato attuale non è ancora pronta a far quasi nulla, senza qualcuno al suo fianco." Proprio per questo motivo il kiriano doveva pesare bene le parole da utilizzare. Ancora non era il momento di incentivare un tale progetto, poiché Shori non aveva una tale sicurezza per potersi spostare in autonomia. "Per quanto possa essere un buon progetto, lei è l'unica che può stabilire questa rete, quindi ora come ora andrebbe ad esporsi a un pericolo non indifferente, per girovagare e reclutare i fantasmi di tutto il continente. Inoltre, una volta stesa queste rete di spie fantasma, lei sarà l'unica a poter ricevere le informazioni da loro. Certo, per scavalcare il problema potrebbe essere sufficiente lasciare un clone a Kiri, però..." Più Kisuke ci rifletteva e più considerava quel progetto come una lama a doppio taglio, che inoltre avrebbe potuto inasprire i rapporti con gli altri Villaggi se portato a compimento e solo sospettato.
    "Le puttane nei bordelli, sono le spie migliori" fu l'unica cosa che Kisuke si ritrovò a pensare, in barba a quanto appena affermato da Shori. "Almeno loro non fanno soffiare venti di guerra tra Villaggi Ninja."
    «Ammetto che si tratta di un progetto assai interessante» inizio Kisuke, la voce ridotta quasi ad un sussurro. «Non credo che sia semplice da mettere in pratica, né ora come ora presumo sia tanto sicuro per te. Penso che questi fantasmi tu debba andare a cercarli di persona, sia per il fascino che sicuramente eserciti su di loro e sia perché quel cancro di Borei non sarebbe in grado di fare un bel niente.» Kisuke parlò inizialmente calmo, ma quando giunse a parlare di Borei le parole assunsero tinte al vetriolo. Nonostante l'antipatia che nutriva nei confronti del fantasma pervertito, era in cuor suo convinto che Borei non sarebbe mai e poi mai riuscito a reclutare qualcuno per conto di Shori, bensì avrebbe potuto addirittura far crollare pilastri di un lavoro già in parte costruito.
    «Una volta al tuo servizio, i fantasmi andranno addestrati, immagino. Devono sapere chi, dove e come cercare. Oltretutto, il far giungere le informazioni a destinazione richiederà del tempo, se qualcosa deve arrivare per esempio dalla defunta Iwa fino alla nostra Kiri» disse Kisuke, tamburellando con le dita sul piano in legno del tavolino. Apparentemente poteva sembrare una sorta di vizio, ma in realtà serviva a creare un rumore di disturbo. Non che all'interno delle mura di casa sua fosse necessario, ma ormai la deformazione professionale lo faceva agire come sotto riflessi condizionati.
    «Il mio consiglio è di procedere con i piedi di piombo. Potresti iniziare a stendere questa tua rete quando ti sposti per altre ragioni, unendo l'utile al dilettevole, ma non prendere questo progetto come missione primaria. Non ora. Secondo il mio punto di vista hai ancora bisogno di crescere e migliorare, prima di poterti mettere in azione. Volendo posso darti una mano io, insegnandoti qualcosa di utile in tal senso, come ho già fatto con la Chikara no Mizu. Anche se il mio consiglio è quello di stringere un ulteriore patto con le tue creature, magari andando a parlare di persona con la Vecchia Gatta, così da spiegare la tua situazione e avere nuovi alleati fidati» concluse Kisuke, arrestando in contemporanea anche il suo tamburellare con le dita. Si mise più comodo. Effettivamente, visto di quanto aveva parlato nelle ultime frasi, avrebbe potuto piantarla prima, ma poco male. "Oltretutto, il suo progetto ad uno stato primordiale potrebbe tornarle utile per cercare informazioni su Fuuma e compagnia bella, anche se come dicevo i fantasmi devono sapere chi, come e dove cercare... e questi individui a volte riescono a diventare irrintracciabili più degli spettri..."

    KisukeMomochiSPOILER
    ChakraFisicoMentale
    220- Ottimo;- Ottimo;
    Tripla Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Senbon (19)Fili Metallici (30m)
    Cartabomba (5)Telescopio
    Cartabomba Fasulla (4)Pillole del Soldato (3)
    Makibishi (24)Kit Grimaldelli
    Pupazzi Esplosivi (2)Veleno Debole (2)
    Cartabomba (2)Specchio
    CerbottanaCimice (3)
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Tasca Sup.Kunai di Kiri(2)
    Taschino Sup.Flauto DemoniacoSpalla
    Fodero MinoreSpada CortaLombare
    CustodiaOttavaCintura
    AbbigliamentoCoprinaso BendeIndossato
    AbbigliamentoProtezione CuoioIndossata
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoAnello ReiPollice destro
    AbbigliamentoParabracciaIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
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    Divisa Alternativa
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    Fumogeni (4)Radiolina
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    Armi da LancioShuriken Pesanti
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore

    Note- Sedici metri di Filo Metallico sono legati agli Shuriken Maggiori: otto ciascuno;
    - Quattordici metri di Filo Metallico sono legati a due Shuriken: sette ciascuno;
    - Trenta metri di Filo Metallico sono legati ad un Kunai;
    - Quattro Cartebomba sono legate ad altrettanti Kunai;
    - Due Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai;
     
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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Borei - Kisuke Momochi


    L’eccitazione scoppiettante di Shori raggiunse il suo culmine nelle prima parole espresse da quell’enigmatico Kisuke Momochi, il quale le disse che, effettivamente, la R.I.M.I era un’idea interessante. Sentì come se il cuore raddoppiasse le dimensioni: se lui aveva detto quello, doveva essere sicuramente un’idea valida! “Altro che interessante!” pensò la ragazzina, troppo presa dall’entusiasmo. “E’ praticamente geniale!”. Nello spazio di un battito di ciglia, quella ragazzina tanto immatura e ingenua si vide passare davanti tutto il glorioso futuro di quel progetto: un piccolo esercito di fantasmi, silenziosi e invisibili, che come ratti si intrufolavano in ogni camera segreta, in ogni stanza riservata, prendendo le informazioni più nascoste e più gelose di tutto il mondo. Kage, Daimyo, Mukenin di livello S… nessuno sarebbe sfuggito al suo sguardo e alla sua lunga mano. Era una sensazione potente… per un breve, fantasioso attimo, si sentì assolutamente invincibile.
    Tuttavia, il suo entusiasmo ebbe vita breve: più il discorso del Momochi continuava, più Shori si trovò ad affrontare quei tediosi e irritanti dettagli logici. Era vero… portare a termine un compito del genere significava spendere un sacco di tempo ed energie… doveva anche riuscire a convincere i fantasmi – e non era una cosa poi così facile – oltre che saperli organizzare bene, per far in modo che ottenessero esattamente il tipo di informazioni desiderate. Tuttavia, fu la considerazione principale del senpai che la fece quasi sussultare: lei non era ancora abbastanza in gamba per poter gestire un progetto di quella portata. A quel discorso, la ragazza aggrottò la fronte: la R.I.M.I non era stata concepita per essere un qualcosa di pericoloso, ma anzi una garanzia di ottenere informazioni a zero rischi (o quasi) di essere scoperti.
    Si mordicchiò le labbra, ragionando intensamente. In realtà, io pensavo ad un'altra maniera per far in modo che le informazioni passino alle mie mani, disse infine Shori. Farli spostare dalle loro postazioni ogni volta per venirmi a cercare mi pare troppo confusionario e poco funzionale. Pensavo invece a un’organizzazione del genere: ogni fantasma deve rimanere nel villaggio o città assegnato, e ogni volta che ho bisogno di informazioni, vado là dove mi serve. Altrimenti, davvero, sarebbe un casino, disse, sporgendosi un po’ più verso di lui. Quanto al fatto dell’addestramento, non credo sia indispensabile. Voglio dire, dipende da caso a caso. Ma comunque il compito che dovranno avere sarà quello di scovare ogni segreto della città in cui risiedono e poi rivelarmelo ogni volta che vengo da loro. Credo che anche un normale civile sia in grado di farlo. Certo, dovrò istruirli su cosa cercare nello specifico, in modo che non mi vengano a raccontare della cagarella dell’armaiolo, o cose futili come queste… oppure come comportarsi in determinate situazioni… ma non pensavo a un addestramento vero e proprio. Fece una pausa, aggrottando le sopracciglia. Era abbastanza sicura di aver detto cavolate; insomma, se il senpai le aveva fatto quelle critiche, doveva aver avuto un motivo molto saldo, che forse lei ancora non scorgeva… ma era appunto perché ancora non lo capiva, che rispondeva e discuteva. Voleva sapere esattamente cosa passava per la testa di quel ninja, anche se con la possibilità di passare per scema.
    E comunque… toglietemi una curiosità: cosa pensate che possa fare in più la Vecchia Gatta per aiutarmi? Chiese infine, alzando un sopracciglio. Quel consiglio l’aveva presa in contropiede e l’aveva confusa enormemente: conosceva il suo contratto, conosceva la Vecchia Gatta… e non riusciva a immaginare cosa potesse c’entrare lei in tutto quello.

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    Kunai x10Occhio cibernetico
    Shuriken x20Olio Infiammabile x2
    Cartabomba x4Fili Metallici (10m)
    Cartabomba Fasulla x4Accendino
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    FasciaBastoneSchiena
    FoderoOmoikaruiFianco destro
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
    Gilet di Kiri
    Armi da LancioAccessori
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    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
     
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    "Perché?" si chiese Kisuke dopo aver ascoltato con pazienza il discorso di Shori, e sospirò sollevando gli occhi al cielo. "Perché?!" si ripeté, i pugni tanto stretti da far sbiancare le nocche. Era l'unica domanda che ora risuonava nella sua mente. "Diavolo, perché? Se vuoi un sistema di spionaggio del genere, tanto vale adattarsi alle spie classiche, alle prostitute o agli informatori sul nostro libro paga" pensò il ragazzo nativo di Kiri, un poco innervosito. Per Kisuke il discorso di Shori non aveva né capo né coda. Era come avere a disposizione la migliore arma al mondo e utilizzarla per macellare tacchini anzi che sfruttarla per divenir il combattente più temuto al mondo. "No, non ha davvero senso" si ripeté di nuovo, e ancora una volta ebbe la conferma che quella ragazzina aveva ancora tanto, ma davvero tanto bisogno di crescere e migliorare. Certo, lei gli avrebbe potuto anche rispondere tranquillamente che nessuno gli dava il diritto di dirle come agire in merito ad una sua idea, ma quando il progetto sarebbe stato preso in mano dalle Alte Sfere, lei avrebbe fatto meglio a farsi trovare pronta, oppure avrebbe fatto la figura della stupida, e non avrebbe nemmeno potuto ribattere ai superiori. Kisuke non aveva certo paura di una risposta acida da parte della ragazzina, perché sarebbe stato pienamente in grado di rispondere per le rime e metterla subito a tacere, quindi data l'entità della posta in gioco, anzi che sbuffare in silenzio, decise di aprire gli occhi alla giovane kunoichi.
    «Aspetta, aspetta: non correre. Lasciamo un attimo da parte la Vecchia Gatta. Su tutto questo che mi hai detto, ci hai pensato e ragionato a lungo? Anzi no, ferma. Non dirmelo, per favore. È meglio se non me lo dici.» Kisuke scrollò il capo e si rimproverò mentalmente per essere partito così euforico. Anche se era una ramanzina a tutti gli effetti, non voleva che suonasse proprio con quel tono eccessivamente bacchettone. «Pensaci un attimo, ti pare normale che delle spie non abbiano bisogno di un addestramento!? Proprio perché non devono riferirti della cagarella dell'armaiolo, devono essere addestrate. Ma non è finita qui. Ho appena detto che non è tanto saggio - e aggiungo ora che non lo sarà nemmeno in futuro - che tu ti metta a vagare in continuazione di qua e di là per il mondo ninja... e mi dici che hai intenzioni di stanziare delle spie fisse da cui andrai ogni volta che ti potrebbe servire un'informazione?» Kisuke sollevò la mano destra, così da impedire qualsiasi - seppur giustificato - intervento da parte di Shori. «Partiamo dal presupposto che adottando una simile soluzione non ti basterebbe tutto il tempo del mondo, per poter stare appresso a una rete così vasta, e non potresti far altro in vita tua se non dedicarti allo spionaggio, ma oltretutto l'utilità qual sarebbe? Sì, per dire una fesseria potrebbe essere utile nel caso in cui tu debba scovare un ladro di galline a Suimon. Non avresti bisogno di fare chissà quali ricerche o indagini, e te ne torneresti subito a casa con la missione compiuta. Tuttavia, penso sia chiaro che il target di questa R.I.M.I. non dovrebbe affatto essere l'inutile ladro di polli. Se si dovesse trattare di qualcosa di molto più grosso, quale pensi possa essere l'utilità del tuo piano? Metti caso che una tua spia dovesse scoprire di un gruppo di Mukenin intenti ad assaltare il Villaggio della Nebbia, con il tuo sistema pensi di poter avere l'informazione in tempo per poter far sì che il nostro Villaggio sia pronto a reagire? Te lo dico io: la risposta è no. Ancora: metti caso che un Mukenin di livello S ricercato in tutto il mondo ninja, uno di quelli che non si riesce mai a trovare, passi per caso da Komen e un tuo fantasma lo venga a sapere. Se tu per caso non andassi proprio lì a parlare con il tuo fantasma, non lo verresti mai a sapere e il tuo sistema sarebbe tanto utile quanto un sacchetto pieno di sabbia in mezzo al deserto.»
    «Le tue spie potranno essere sì stanziate nelle varie città, e nell'eventualità esserti utili anche in quella maniera, ma principalmente le informazioni devono giungere pressoché in tempo reale o quasi. In caso contrario, un'informazione preziosissima perde completamente il suo valore se non può essere sfruttata. Capisci?» La domanda era retorica e Kisuke non si aspettava una risposta dalla kunoichi sua ospite. Una volta spiegato il proprio pensiero nel dettaglio con i dovuti perché e percome, anche lei avrebbe potuto capire. Il kiriano non la biasimava di certo per aver escogitato un piano con dei difetti poiché riconosceva che trovare una soluzione era tutt'altro che un gioco da ragazzi. Una rete di spionaggio in sé per sé non era affatto semplice da gestire di base. In più, come se non bastasse, la R.I.M.I. se di positivo aveva la possibilità di raccogliere informazioni facilmente e a zero rischi, c'era pur sempre il problema che a poter decifrare le informazioni era solo una persona.
    "Non è semplice, ma si può ugualmente trovare una soluzione. Non è importante che sia del tutto esente da pecche, l'importante è che sia funzionale" sentenziò mentalmente il kiriano. Secondo il parere - tutt'altro che modesto - di Kisuke, Shori avrebbe dovuto lasciare un clone d'ombra a Kiri per ricevere le informazioni, quindi una possibilità banale era sfruttare una sorta di catena di passaparola, a seconda delle informazioni in ballo. Volendo articolare maggiormente il sistema, si poteva magari stanziare anche dei cloni di qua e di là, in punti mediani tra le varie città, e non solo a Kiri. In questo modo, i cloni avrebbero potuto accelerare il passaggio e la raccolta delle informazioni. Un'altra alternativa poteva essere piazzare un clone in ciascuna città e farlo dissolvere, previa creazione di un altro clone d'ombra, per trasmettere in tempo reale le informazioni all'originale e agli altri cloni. Certo, tutto ciò poteva presentarsi assai dispendioso in termini di energie e Chakra, ma a lungo andare, con la padronanza del Bijuu, il Chakra necessario non le sarebbe dovuto mancare e per le energie sarebbe bastato che il clone si limitasse a fare la vita da Daimyo. "E poi al diavolo, però! Non spetta comunque a me trovare la soluzione perfetta. Se le Alte Sfere hanno in mente di tenere in considerazione e sfruttare questo progetto, ci penseranno loro senz'ombra di dubbio."
    «Riflettici bene su quanto ti ho appena detto, tanto il tempo ce lo dovresti avere prima di poter concretamente mettere in funzione il tuo piano. Passando alla questione della Vecchia Gatta: non so di preciso cosa può fare per te, né cosa potrebbe accadere realmente se e quando le andrai a parlare, ma esporre con sincerità la tua situazione e chiedere loro una mano, ti potrebbe far ottenere un addestramento o i migliori gatti ninja a disposizione nel caso di un'emergenza. Come dicevamo prima, ti potrebbe essere utile contro la banda bassotti» concluse Kisuke, abbozzando l'ombra di un sorriso sotto le candide bende che gli fasciavano metà volto.

    KisukeMomochiSPOILER
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    Edited by Mr.Uchiha - 28/1/2015, 01:03
     
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    Se prima la situazione emotiva di Shori poteva sembrare come una grossa zolla di terra, compatta e sicura, ora somigliava molto più a un mare in tempesta. Aveva passato molto tempo ad escogitare quel piano per la R.I.M.I., che fino a qualche minuto fa reputava ben messo, ed ora quel ninja da strapazzo era riuscito a smontarglielo in due minuti. Be’… forse non proprio a smontarlo, ma almeno a far cadere un sacco di mattoni dalla sua già debole costruzione.
    Mentre parlava, Shori aveva avvertito un impellente bisogno di mangiucchiarsi le unghie, ma si era trattenuta. Era chiaro come il sole che il Momochi la stava rimproverando per la sua stupida domanda, e, in generale, per quel piano che lui considerava inutile. “Critica, è vero… però non ha dato una valida alternativa” pensò la ragazzina, un po’ seccata. Era vero: davvero quel ninja pensava che non avesse cercato altre alternative? Che non avesse provato a pensare ad un modo per utilizzare al meglio la R.I.M.I.?
    Ma non è facile, tentò di difendersi. Ci ho provato, davvero… ma il fatto che io sia l’unica a poterli vedere rende il tutto più complicato. E poi anche i fantasmi dovranno impiegare molto tempo per arrivare a Kiri… e senza magari trovarmi! Lasciare un clone al Villaggio è troppo dispendioso e poco affidabile: nel caso si dovesse dissolvere, per qualunque motivo, le informazioni andrebbero perse e sarebbe punto e a capo.
    Fece una breve pausa per riprendere fiato, poi, prima che il Momochi potesse dire qualcosa, continuò. È ovvio che sarebbe perfetto avere le informazioni in tempo reale o quasi, ma, con i mezzi attuali, questo non è possibile. Ci ho pensato a lungo, e ora come ora non sarei in grado di servirmi di questa organizzazione come la vorreste voi. E così, ameno all’inizio, la R.I.M.I. aveva assunto un compito più di supporto per le mie missioni personali. So bene che con la rete potrei venire a scoprire segreti importanti per la salvaguardia di Kiri, ma, anche se mi è difficile dirlo… non ho le abilità necessarie, concluse, distogliendo gli occhi e portandosi una mano sulla fronte. L’ultima frase sembrava averle spento definitivamente tutto l’entusiasmo. Il pensiero di avere la totale responsabilità su un progetto così potenzialmente importante la faceva sentire sia bene che male: da una parte, c’era l’orgoglio bruciante che reclamava riconoscimento, dall’altra c’era ovviamente il peso dell’onere. E sapere di avere la salvaguardia di Kiri a portata di mano, senza però riuscire a toccarla, era troppo frustrante.
    Forse il Momochi avrebbe avuto un idea. Forse lui avrebbe sistemato tutto. Ma, da una parte, Shori pensò che non fosse giusto: quel progetto era suo. Suo. Il compito di trovare una soluzione era suo, eppure non l’era venuto in mente nulla di decente.
    “Ho passato notti insonni a pensarci” si ricordò, mentre il discorso scivolava verso la Vecchia Gatta. Decise così di concentrarsi su quello, mettendo da parte la complicata questione “R.I.M.I.”, che le avrebbe fatto venire un gran mal di testa. Tanto, si disse, aveva tempo. La realizzazione di quel piano sembrava ancora parecchio distante.
    Passando alla questione della Vecchia Gatta: non so di preciso cosa può fare per te, né cosa potrebbe accadere realmente se e quando le andrai a parlare, ma esporre con sincerità la tua situazione e chiedere loro una mano, ti potrebbe far ottenere un addestramento o i migliori gatti ninja a disposizione nel caso di un'emergenza. Come dicevamo prima, ti potrebbe essere utile contro la banda bassotti, disse il kiriano.
    Shori fece un sorriso appena accennato, e solo perché anche il Momochi gliene stava rivolgendo uno debole. Non aveva molte speranze per la Vecchia Gatta, eppure conveniva con il detto “tentar non nuoce”. Fece un sospiro: improvvisamente, sentì come se la sua vita fosse diventata più complessa di quanto desiderasse. “È la vita da ninja… che ti aspettavi?” si rimproverò mentalmente. Eppure, il fatto di essere una Jinchuuriki non era stato suo desiderio. Perché la Mizukage non poteva scegliere qualcun altro? Qualcuno come Kisuke-senpai, per esempio. Lui sarebbe stato perfetto.
    Ci penserò, disse, con voce priva d’entusiasmo. Tutta la voglia di parlare era svanita.


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    «Ci penserò» disse brevemente la kunoichi, con animo spento. Kisuke aveva notato facilmente quell'aura di tristezza che ora avvolgeva per intero la figura della giovane kunoichi. Per di più, dalle parole da lei utilizzate, Kisuke realizzò che con tutta probabilità quello stato attuale era derivante dalla sua valutazione di poc'anzi: come un fulmine a ciel sereno, il kiriano le aveva messo la realtà davanti agli occhi e smontato i piani. "Be', pazienza... d'altra parte non sono mai stato uno che applaude a un progetto male impostato invece di dire la mia, né mai mi son fatto dei problemi a non esserlo" pensò tra sé e sé, tranquillo.
    A quel momento, l'esponente del Clan Momochi aveva già messo da parte i pensieri relativi alle costruzioni mentali della Jinchuuriki e le sue difficoltà nel realizzare una R.I.M.I. ben organizzata e ben costruita in modo da poter rendere al cento per cento delle sue potenzialità. D'altronde, da quando in qua, con un clone si perdevano le informazioni? Per eccellenza la Kage Bunshin no Jutsu era stata creata appositamente per lo spionaggio e la raccolta d'informazioni a rischio zero. Sarebbe bastato un clone d'ombra e il problema era risolto. Anche il fatto che attualmente non ne avesse i mezzi per far fruttare copiosamente la R.I.M.I. non per forza costituiva un impedimento, in quanto non escludeva la possibilità di mettersi d'impegno e apprendere quanto di necessario per renderla un'organizzazione di spionaggio pressoché perfetta. Ovviamente, il sacrificio - se così si può chiamare - personale, non andava considerato, poiché già integrato nella Via del Ninja. Ad ogni buon conto, tutti i pensieri di Kisuke paradossalmente furono svaniti dal momento che comprese l'obiettivo di Shori con la sua organizzazione di fantasmi. "Credevo che fossimo sulla stessa lunghezza d'onda, ma invece parlavamo allo stesso tempo di due cose differenti. Lei il suo piano geniale lo intendeva come supporto per le sue missioni, almeno inizialmente. Io mi aspettavo che un potere del genere fosse utilizzato per rendere la Nebbia un gradino sopra alle altre superpotenze. Purtroppo mi sbagliavo..." disse a se stesso, e Kisuke concluse quel pensiero con un velo di delusione.
    Solo allora il kiriano si ordinò d'accantonare tutti i discorsi fatti fino a quel momento, indipendentemente dal loro esito, poiché tanto non avrebbe potuto cambiare la mente di quella ragazzina in quattro e quattr'otto. "O ci nasci, o ci vuole parecchio lavoro prima di poter cambiare in meglio" si disse, quindi poggiando entrambe le mani sulle ginocchia trasse un leggero sospiro e s'alzò dalla seduta. Indirizzò un sorriso stiracchiato a Shori prima di spostarsi un poco ed avvicinarsi alle porte che davano sul giardino. Avrebbe voluto affacciarsi anche solo per un attimo, così d'attingere alla calma indotta dalla natura, ma si limitò invece ad osservare i cani ferali dipinti sui fusuma. Si soffermò sui tratti dei disegni, scuri e aggressivi, e pensò a cos'altro avrebbe potuto fare in quella conversazione con la ragazzina. "Ormai più nulla" realizzò mentalmente. "Non ora. Forse in un'altra occasione futura... forse..."
    «Pensaci, pensaci bene» disse allora. «Avere un asso nella manica in più non fa mai male» concluse Kisuke, senza staccare gli occhi dalla muta di cani riversata sulla carta. Aveva esposto quella che era una sua filosofia essenziale, pur senza porre se stesso come esempio.
    «Detto questo, prima che finisca per rivoluzionare la vita, posso fare qualcos'altro per te?» le chiese infine, mesto, riportando il proprio sguardo sulla ragazzina.

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    - Quattordici metri di Filo Metallico sono legati a due Shuriken: sette ciascuno;
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    Shori si sentiva enormemente scoraggiata. Aveva sperato che, parlando col Momochi, sarebbe riuscita a trovare altri miglioramenti per il suo piano R.I.M.I., e che ciò avrebbe rincarato ulteriormente il suo desiderio di darsi da fare. Invece era successo il contrario. Ma forse – solo forse – era più giusto così: probabilmente, nella sua giovane ingenuità, la ragazzina era rimasta accecata da una gloriosa visione senza darsi tanti patemi alle questioni pratiche, storpiando enormemente l’entità del progetto. Aveva figurato che ci avrebbe messo una manciata di anni per mettere su un’organizzazione del genere; ora le pareva un lavoro immensamente più complesso e di lunga attuazione.
    Non per questo si sarebbe dovuta arrendere; anzi, doveva essere un motivo ben valido per mettersi all’opera il prima possibile. Prima nell’organizzazione, una questione di mente e intelligenza, poi di pratica. Una nuova energia nacque nel bel mezzo del nulla, in pieno momento di sconforto, e Shori si ritrovò a ripensare con impazienza a tutto ciò che poteva fare. La sua mente era tanto presa che a malapena si accorse del ninja che parlava.
    Detto questo, prima che finisca per rivoluzionare la vita, posso fare qualcos’altro per te? Chiese gentilmente Kisuke Momochi, che fino ad allora si era riservato di dire solo il suo giudizio. La Chuunin alzò di scatto gli occhi, solo in parte concentrata su momento presente. Il Momochi era stato di enorme aiuto: tantissime cose aveva appreso da lui, più informazioni e pareri di quanto avesse osato sperare. Gli era grata oltre ogni misura, e non l’avrebbe mai dimenticato. Tuttavia, ora non c’era più nulla che poteva fare, per lei.
    Shori sorrise cortesemente, poi poggiò la tazza da te sul tavolino e si alzò. Avete fatto anche troppo, davvero. Vi sono infinitamente grata, per tutto. Fece un inchino. Ora dovrei andare. Però voglio che sappiate una cosa: non so in che modo possa esservi utile, ma se in qualche modo avrete bisogno di me, per qualunque cosa, non esitate. Vi sono debitrice.
    Fece un nuovo sorriso. Quell’incontro sembrava essere durato molto tempo, ore persino, e aveva appreso molte cose. Sapeva già quale sarebbe stato il prossimo passo. E, pensando con la mente sopraccitata al futuro, uscì dalla casa di Kisuke Momochi.

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    «Avete fatto anche troppo, davvero. Vi sono infinitamente grata, per tutto» disse la giovane kunoichi, e fece un inchino. «Ora dovrei andare. Però voglio che sappiate una cosa: non so in che modo possa esservi utile, ma se in qualche modo avrete bisogno di me, per qualunque cosa, non esitate. Vi sono debitrice» concluse Shori, per poi sfoggiare un sorriso. "Mi sei debitrice più di quanto tu possa solo immaginare, ma non credo che tu possa mai essere in grado di fare qualcosa per sdebitarti in toto con me" pensò il kiriano, trattenendo nella propria mente quel pensiero di cui però era più che consapevole corrispondere a realtà. Era proprio in questi momenti che si rendeva conto d'aver perso quella buona parte di cinismo che faceva parte di lui così come il sangue che gli scorreva nelle vene. E gli mancava, anche perché sapeva che grazie a quella sua caratteristica era sempre riuscito a pagare il giusto prezzo per la neutralità. "Ora invece no, ora mi sono fatto coinvolgere in questa storia tra Bijuu e furfantelli che credono di poter conquistare il mondo a suon di scoregge... anzi, non mi sono fatto coinvolgere, mi ci sono proprio buttato in mezzo a pesce" riconobbe a se stesso.
    Mentre la mente del Caposquadra ANBU volava tra imprecazioni e rimproveri a se stesso, la ragazzina aveva deciso d'avviarsi verso l'uscita di casa senza che fosse Kisuke a farle strada. Pareva proprio voler dare un taglio netto, e quindi una chiusura, a quel loro incontro. Poi, quando la ragazzina ormai se n'era andata, Kisuke ritornò in soggiorno - dove fino ad un attimo prima stava parlando con Shori -, e rifletté con calma e più approfonditamente sulla situazione. Dopo una breve serie di passaggi mentali che non portarono a nessuna soluzione certa, l'ANBU arrivo alla conclusione che anche un cacciatore solitario ogni tanto aveva bisogno di una mano d'aiuto, quindi prese il suo soprabito, lo indossò e uscì anche lui di casa: aveva bisogno di parlare con qualcuno, qualcuno di cui poteva fidarsi. "Oni potrebbe essere più che indicato, anche perché pure lui ha almeno un piede in questa storia di merda, ma Konoha è troppo lontana, non ci tira un buon vento negli ultimi tempi e io non ho molto tempo a disposizione ultimamente" si disse il possessore della Taglia Teste, per cui decise di vertere verso l'unica altra opzione che gli rimaneva al momento. Quindi, una volta superato l'uscio e chiusosi la porta alla spalle, Kisuke si diresse da Tsurugi. "Quel bastardo ha sempre le mani in pasta ovunque... ne saprà qualcosa anche di tutta questa matassa, no?" pensò Kisuke, e con tale interrogativo per la mente continuò a camminare per le nebbiose strade di Kirigakure no Sato.

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    Legami Indissolubili



    Kisuke era solo in casa, esaltato da alcuni giorni come non lo era mai e poi mai stato in vita sua. Mai. La sua vita negli ultimi mesi aveva subito una svolta impressionante, e non tanto a livello lavorativo ma quanto a quello sentimentale, personale. In una giornata estiva aveva conosciuto la donna della sua vita, poco dopo la invitò a vivere da lui e, ora, dopo mesi di convivenza aspettava un figlio da lei. Un figlio, loro figlio, il suo erede. Era giovane, sì, Galatea lo era ancora di più, eppure sapere che quest'ultima fosse in dolce attesa lo aveva mandato al settimo cielo. Mille pensieri gli frullarono per la mente, dalla diversa natura e categoria, tutte in un istante. Scelte, obblighi, doveri, pensieri, preoccupazioni, gioie, dolori, momenti felici, momenti tristi. Eppure non poteva che essere più felice all'idea di una piccola creatura frutto del loro amore, all'idea di un piccolo Momochi, di un bimbo sangue del suo sangue tra le sue braccia. Non appena saputa la fantastica notizia, Kisuke aveva fatto il possibile per convocare quanto prima il suo amico Shinzo per raccontargli quanto accaduto, con la scusa di una delle loro serate in cui chiacchieravano animatamente e bevevano altrettanto. Quel martedì di Marzo il kiriano era in trepidante attesa che giungesse a fargli visita il suo amico Shinzo. "Manca poco ormai" si disse, guardando l'orologio da parete che segnava le diciotto meno qualche minuto. Kisuke sapeva dell'incredibile puntualità caratteristica del suo amico, quindi si fece trovare pronto. Passarono pochi minuti, le lancette dell'orologio segnavano un minuto alle sei e Kisuke sentì bussare alla porta. "Addirittura qualche minuto d'anticipo" pensò recandosi ad aprire.
    «Ehilà, Kisuke!» salutò Shinzo, sollevando il pugno chiuso a cozzare con quello di Kisuke, già pronto alla stessa mossa, al loro saluto, come da sempre erano abituati.
    «Ciao, Shinzo» si limitò a dire il Momochi. Con il suo amico non c'era bisogno di convenevoli che lo invitassero ad entrare e simili. Shinzo era già entro la soglia di casa con la porta chiusa alle sue spalle prima ancora che Kisuke avesse terminato di salutarlo.
    Il giovane ANBU dai capelli grigio-azzurri come prima cosa notò subito il silenzio in cui era immersa la casa di Kisuke, rassomigliandolo come prima cosa al silenzio, quasi tetro e malinconico, in cui la casa era immersa prima che vi andasse a vivere Galatea. Galatea non era in casa oppure...
    «Sei da solo? Galatea non è in casa?»
    «No, non c'è» replicò Kisuke, evasivo.
    «È andata in missione?»
    «No, non c'è perché è andata dai suoi genitori.»
    «Peccato, m'avrebbe fatto piacere rivederla. Non la vedo da un po'. Come sta?»
    «Bene, in ottima forma» disse Kisuke, ancora una volta evasivo, strizzando l'occhio destro a Shinzo che colse al volo e si concesse una risata. Tuttavia Galatea era per certi versi in ottima forma, per altri no, e Kisuke non sapeva bene come dirlo a Shinzo, come spiegarglielo. Quest'ultimo tuttavia non si curò troppo di quell'aspetto della conversazione, seppur avesse percepito qualcosa, quindi s'avvio verso l'interno della casa. Conosceva alla perfezione la strada e sapeva con certezza che Kisuke era solito accogliere i propri ospiti nel salotto. Una volta lì, ancora prima d'accomodarsi sulla poltrona, Shinzo notò immediatamente che sul tavolinetto basso al centro di poltrone e divani, sopra un vassoio, stavano già pronte bottiglie di liquore, sakè, bicchieri e bicchierini per la bevuta. Erano messe lì apposta, in attesa loro, in attesa solo di essere consumate. Kisuke non era un accanito bevitore di alcolici, né un esperto in tale ambito. Shinzo lo sapeva, conoscendolo bene come le sue tasche, o quasi. In genere beveva sempre qualcosa d'analcolico, preferibilmente, e cedeva all'alcol solo in occasioni particolari, come nelle serate con Shinzo o con gli amici, oppure nei giorni che anticipavano un'operazione particolare, oppure ancora al termine della stessa, quando tutti erano rientrati a casa. Come quando Yuudai Hattori, per ringraziarli al termine di un importante operazione della loro Unità aveva offerto ai membri della stessa, in segno di gratitudine e riverenza per il loro coraggio, così tante bottiglie di sakè da stendere una squadra intera. Perché nella comunità dei guerrieri era quello il modo in cui si esprimeva la propria ammirazione. Kisuke però era uno che non amava particolarmente gli alcolici né tantomeno ne abusava. Anche quel giorno, per puro spirito di gruppo, si era limitato a qualche bicchiere, senza esagerare, a differenza di tutti gli altri, Shinzo compreso. Mentre Shinzo si metteva comodo, Kisuke fece una capatina a prendere il barattolo con i cubetti di ghiaccio e gli oolong hai, cioè cocktail alcolici a base di shochu e tè oolong, che aveva preparato in precedenza ma che non aveva fatto in tempo a sistemare sul tavolino prima che arrivasse il suo amico. Stavolta la roba da bere stava già al suo posto, in loro attesa. Non è nulla di grave, si festeggia anzi, pensò Shinzo, tranquillizzandosi nel vedere le bottiglie di liquore. Quando Kisuke gli aveva chiesto, aveva insistito tanto perché andasse a fargli visita, Shinzo si era insospettito e preoccupato, seppur senza mostrare nulla a Kisuke. Certo però che qualcosa che gli puzzava sotto il naso c'era. In fondo con Kisuke erano ottimi amici e se non si sarebbero visti un giorno si sarebbero senza dubbio visti l'altro, quindi che fretta c'era? C'era eccome, qualcosa sotto c'era, e l'ultima volta che Kisuke aveva insistito così tanto lo aveva fatto per parlargli di Galatea ed annunciargli la loro imminente convivenza.
    «Allora Kisuke, cosa si festeggia oggi?» chiese, infatti, poco dopo.
    Kisuke lo guardò perplesso, mentre prendeva posto di fronte a Shinzo, sul suo comodo divano, stendendo le braccia lungo lo schienale. Sebbene Kisuke fosse consapevole di non essere pienamente in grado di nascondere la propria felicità ed entusiasmo, a buon ragione visto e considerato che aspettava un figlio dalla donna che amava, nonostante ci stesse tentando a tutti i costi nel mascherare le sue attuali emozioni non riuscendo però a tenerle ben lontane ed a far sì che non influissero sui lineamenti del viso e sulle movenze, sui gesti dettati dal cervello, si domandò quanto fosse probabile che dopo tutto questo tempo Shinzo lo conoscesse talmente bene, al punto da saperlo leggere nel profondo e ad avere già capito tutto quanto. "In fondo anche io ne sono capace con lui, delle volte" si disse Kisuke per poi rispondere: «Non lo so, in realtà. Non ho mica detto che ci sarebbe stato qualcosa da festeggiare. Oppure sbaglio? chiese, infine, nel tentativo di sviare l'amico, grattandosi il mento.
    «Vero, vero... ma queste, allora?» chiese l'altro di rimando, indicando le bevande.
    «Be’ ti volevo parlare un po', come t’ho detto, e noi beviamo sempre quando siamo insieme.»
    «Sì, giusto» concesse Shinzo annuendo, però non pienamente convinto. Kisuke glielo lesse negli occhi. Il kiriano dal canto suo si trovava combattuto, chiuso tra due fuochi. Da un lato voleva mantenere ancora un po’ la sorpresa per il suo amico, dall’altro invece avrebbe voluto dirglielo subito, esplodere in un istante, come per volersi liberare di un peso, eppure non gli riusciva di dirlo facilmente come se stesse bevendo un bicchiere d’acqua, perciò, in mezzo a quei due fuochi, si ritrovò costretto a fare di tutto e di più per mascherare e falsare il proprio stato d’animo, in modo di ottenere un risultato pressoché soddisfacente secondo le sue iniziali aspettative.
    «Se proprio vogliamo festeggiare qualcosa, possiamo festeggiare il fatto che son riuscito a padroneggiare perfettamente l'Armatura di Terra.»
    «Che?»
    «Chiedi a tuo padre.»
    «Eddai...»
    «Si tratta di un Jutsu che mi sono ordinato d'apprendere negli ultimi tempi, e che ormai posso dire di saper usare alla perfezione.»
    «E mio padre che c'entra? Te l'ha insegnato lui?»
    «Mah, nulla di che, a dire il vero. Magari me l'avesse insegnato lui... no, è che è venuto a farmi una visita improvvisata proprio mentre m'allenavo e l'unica cosa che ha fatto è farsi beffe di me, come al solito, e darmi qualche piccola dritta.»
    Shinzo annuì e rise. «Il solito, mio padre.»
    «Il solito bastardo, tuo padre» precisò Kisuke, ridendo anch'egli.
    «Come darti torto!» dovette ammettere Shinzo. «Tu, però, a volte mi ricordi proprio lui. Mi ricordo ancora quando su quella nave prendesti in giro il Caposquadra, facendo addirittura il gradasso con lui. Dannazione, ho dovuto spiegare poi perché m'è scapato da ridere!»
    «Be'... non dimenticare che io quelli della Squadra Speciale li prendevo addirittura in giro quando mi consegnavano le missive.» Kisuke mandò giù un sorso di cocktail. «E non ero nemmeno uno di loro, all'epoca» sussurrò poi all'amico, sghignazzando. «Tornando a noi...» Kisuke attivò la Domu ed indurì la sola mano destra. Essendo questa ricoperta dal guanto in pelle, l'effetto del Jutsu divenne visibile solo sulle dita della mano. «Digli pure che ormai non mi si screpola più la pelle.»
    Shinzo dal canto suo, non appena vide imbrunirsi la cute del suo amico capì di trovarsi di fronte ad un Jutsu noto, di cui però non conosceva la nomenclatura. «A che ti serve questa cosa?» domandò, bevendo anch'egli qualche sorso del cocktail che Kisuke aveva preparato.
    «È un'ottima resistenza contro chi fa delle Arti Marziali il proprio pane quotidiano» spiegò Kisuke, disattivando la Domu sulla mano. Avrebbe forse potuto proseguire la discussione su quell'argomento, raccontare a Shinzo del perché aveva fatto quella scelta, che cosa lo aveva spinto e portato a compierla. Shinzo risultò essere infatti sorpreso, doppiamente. Da sempre lui e Kisuke si erano confidati tutto, tutto e subito, e l'uno era al corrente delle scelte dell'altro. Che questa notizia fosse arrivata così in ritardo, per l'appunto, lo sorprese. Sicuramente c'è qualcos'altro sotto, pensò Shinzo. E nonostante ciò, da quel che Shinzo sapeva, negli ultimi tempi, che ormai erano oltre un anno, anzi, quasi due, Kisuke aveva deciso di ampliare le proprie conoscenze e completare il proprio stile di combattimento apprendendo le Arti Illusorie sotto la guida del padre di Shinzo, cioè Tsurugi Takahiro. Da un po' aveva smesso di ampliare ulteriormente le conoscenze sui Ninjutsu per concentrarsi maggiormente sui Genjutsu, perché dunque adesso era passato nuovamente all'apprendimento di un Ninjutsu, di quel Ninjutsu? C'è qualcosa sotto, si ripeté ancora una volta il Manipolatore d'Inchiostro.
    «Ma su, se proprio dobbiamo festeggiare qualcosa...»
    «Senti, Kisuke, non mi vorrai dire che stai prendendo tempo e ti stai arrampicando sugli specchi? Su, te lo si legge in faccia che mi vuoi dire qualcosa, e me lo hai anche detto che avevi bisogno di parlarmi.» Forse Kisuke senza rendersene conto, sul volto aveva quel suo sorriso ebete che aveva quasi costantemente da quando aveva saputo che la sua lei era incinta, così come gli occhi lucidi, umidi e illuminati di luce propria. L'espressione gioviale, serena, felice, gli angoli della bocca sempre tendenti a piegarsi per formare un sorriso anche quando non voleva sorridere, il corpo sempre movente e gesticolante mostrando allegria, forse l'avidità con cui aveva scolato il proprio cocktail. Forse qualcuna di queste cose l'aveva tradito senza che il kiriano se ne rendesse propriamente conto.
    «Be' sì, in effetti devo...» iniziò tentennante. «Dovrei dirti una cosa, una cosa importante.» Shinzo annuì e rimase in attesa di Kisuke, che però non proseguiva a parlare, al che Shinzo prontamente disse: «Ehi, Kisuke! Ennò, lo sai che non mi piacciono certi giochini. Adesso parla e falla finita.»
    «Fosse semplice... insomma...»
    «Parla ho detto! Si tratta di Galatea per caso?»
    «Sì, si tratta di Galatea...» annunciò Kisuke, confermando i presentimenti dell'amico Shinzo.
    «Galatea?!» Shinzo pur non conoscendo la kunoichi in tutte le sue sfaccettature e non avendo con lei un chissà quale grande rapporto, essendo la fidanzata di Kisuke, teneva a lei incredibilmente. «Deficiente, che hai fatto? L'hai tradita? Hai un'altra?» sparò su due piedi il Takahiro, sapendo che in tempi non lontani Kisuke era stato un amabile farfallone che si era invaghito di una sola donna, la quale lo aveva semplicemente sfruttato e spremuto a dovere, facendo leva sui suoi sentimenti, forse falsati, forse necessari per non sentirsi troppo un uomo esageratamente puttaniere.
    «No no, scherzi?! Non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello una cosa del genere» replicò immediatamente Kisuke, come se quella fosse una cosa talmente ovvia da sembrare quasi stupida da dire, da confermare a parole. Kisuke amava galatea, la amava alla follia, da lei era stregato e da lei ora aspettava un figlio.
    «Allora che succede? La ami ancora, no?»
    «Sì sì, è che...» Kisuke era titubante. Se prima non stava più nella pelle per poter condividere con il suo più caro amico la notizia che Galatea fosse incinta di suo figlio, ora Kisuke tutt'a un tratto si ritrovò con un pizzico di reticenza che lo fece diventare, quasi insensatamente, restio a confessare la notizia.
    «Che?» lo aiutò Shinzo. «Insomma, vuoi parlare o no? Mi devo preoccupare?»
    «No, direi di no.»
    «E allora? Diamine, Kisuke, devo strapparti le parole di bocca? Parla, per la miseria, sto iniziando a preoccuparmi, oltre che ad innervosirmi.»
    «È incinta» confessò finalmente Kisuke, sputando il rospo. Shinzo rimase impietrito, stupefatto, come colpito da un incantesimo. L'atmosfera intorno ai due s'immerse nel silenzio, un silenzio che si prolungò a lungo, per diversi minuti, in cui i due kiriani si guardavano l'un l'altro, inebetiti. Il silenzio fu interrotto quando Kisuke getto due cubetti di ghiaccio in un bicchiere e li annaffiò con del whisky, al che Shinzo come fosse quella la formula magica che l'avesse strappato dalle grinfie dell'incantesimo, disse: «Kisuke...»
    «È incinta, davvero» lo anticipò, lasciando Shinzo a riflettere per qualche secondo. Nella mente dell'ANBU dai capelli grigioazzurri le riflessioni si diluivano e dissipavano lasciando sul volto di Shinzo un largo sorriso che poco dopo elargì a Kisuke, quindi s'alzò di scattò, andò verso di lui e lo abbracciò, con sincera felicità. Kisuke si fece trovare pronto, e ricambiò l'abbraccio di Shinzo.
    «Auguri, amico mio!» esclamò Shinzo, enfatizzando l'abbraccio. Lo ripeté chissà quante volte, non lasciando andare l'abbraccio con l'amico. Shinzo era tuttavia dispiaciuto del fatto che Galatea, la futura mamma, fosse assente e quindi non avrebbe potuto dare anche a lei gli auguri. «Mi raccomando, se non riesco io prima, fai tu gli auguri a Galatea da parte mia.»
    Dopodiché, entrambi felici e sorridenti tornarono a sedersi ai propri posti, comodi, le mani che andavano a cercare i bicchieri e le bottiglie. "Che diavolo m'è preso, proprio non lo so..." si disse Kisuke che ancora non capiva come potesse essere stato colto così alla sprovvista da quel sentimento di reticenza che lo fece retrocedere dal confessare la notizia all'amico, notizia per cui proprio lo aveva chiamato. Ad ogni modo, il kiriano dai capelli e dagli occhi neri come il carbone ancora non aveva finito, ed ora che era riuscito a sbloccarsi era arrivato il momento di confessare la seconda cosa per cui aveva mandato Shinzo. Se per prima doveva dargli la lieta notizia, cioè quella dell'arrivo di un figlio, la seconda in merito quale poteva essere?
    «E c'è dell'altro.» esordì d'improvviso Kisuke. «Vorrei che fossi tu il suo padrino.»
    «Io? Ma scherzi? Oh no, porca miseria, aspetta... io non mi sono ancora ripreso e capacitato di quello che mi hai detto poco fa, e ora pure questo? Dai Kisuke, giuro sugli dèi che se mi stai prendendo in giro te la faccio pagare cara...» Kisuke ebbe come l'impressione che Shinzo potesse collassare sulla poltrona da un momento all'altro.
    «Shinzo, è tutto vero, come è vera questa luce e la nostra amicizia.» Kisuke incrociò le braccia al petto, in attesa della reazione dell'amico.
    «Sì, scusa, è che mi sembra tutto così strano...»
    «Che c'è di strano? Ci amiamo e avremo un figlio.»
    «Non lo so, è che non hai nemmeno ventidue anni, siete entrambi molto giovani, e stai per diventare padre.»
    Kisuke storse il muso, non capendo e non convinto.
    «...cioè, state per diventare genitori.»
    «Che c'è, Shinzo? Mi sembri come preoccupato, non contento... io ho voluto parlarne con te perché... insomma, perché tu sei tu.»
    «No no, non fraintendere, sono felicissimo per te. È che... non so bene come spiegarmi...» si soffermò un attimo a pensare, poi trattenne una risata e riprese a parlare. «Hai presente quando uno di quei vecchi bacucchi del secolo scorso che talmente sono vecchi pensi non moriranno mai?»
    Kisuke annuì.
    «Hai presente quando poi vieni a sapere che sono morti?»
    In quel momento anche a Kisuke venne da ridere, ma a differenza di Shinzo si lasciò andare in una leggera risata, tornando ad accomodarsi sul divano, di fronte a Shinzo. Si rasserenò.
    «Ecco, vedo che hai capito ciò che intendo. Insomma, è una notizia assurdamente incredibile, assurda ma vera. Dammi il tempo di farmene una ragione, per gli dèi!» Kisuke scoppiò a ridere, divertito, felice per la reazione dell'amico. Prese poi dei cubetti di ghiaccio, li posò in un bicchiere e lo riempì di whisky per l'amico, invitandolo a bere con lui.
    «Sei sicuro di volere un Non Morto come padrino di tuo figlio?» chiese Shinzo, ancora, per sicurezza, dopo aver bevuto dal bicchiere.
    «Credo che non ci sia persona più adatta di te, Shinzo.» affermò Kisuke, con rara convinzione.
    Shinzo Takahiro, il giovane noto come il Non Morto per via del suo aspetta cadaverico e costantemente malaticcio. Questo è almeno quello che avrebbero potuto pensare in molti sentendo quel macabro soprannome, non conoscendo la storia di Shinzo, di suo padre e dei suoi fratelli. Shinzo aveva, o meglio avrebbe dovuto avere due fratelli maggiori, questi tuttavia morirono in tenera età a causa di una grave malattia, in modo atroce. Quando anche Shinzo raggiunse i cinque anni si ritrovò nella stessa condizione dei fratelli, eppure riuscì a sopravvivere a quella malattia ed a vincere la partita con il tristo mietitore. C'era però chi, conoscendo dettagli assai rilevanti, avesse messo in giro la voce che il piccolo Shinzo avesse sconfitto la morte solo grazie ad un patto con il diavolo siglato dal padre Tsurugi, oppure che lo stesso avesse utilizzato un Kinjutsu per riportare l'anima del figlio deceduto nel mondo terreno e ridare vita al suo piccolo e gracile corpo. Niente di tutto questo era però vero. Kisuke lo sapeva per certo, grazie all'intimo rapporto che c'era tra i due ed i rispettivi genitori.
    «Galatea che ne dice?»
    «Ne abbiamo parlato e non è che felicissima.»
    «Ma allora perché non è qui anche lei?»
    «Ha detto che voleva lasciare ai ragazzi il loro spazio
    «Oh, be'... capisco.» Shinzo sorrise, ringraziando mentalmente Galatea per quel gesto di carineria.
    La conversazione tra i due ninja di Kiri proseguì inevitabilmente con unico argomento centrale, cioè il futuro nascituro in casa Momochi. Non esisteva più nell'altro, tra quelle mura, tra loro due, quella sera.
    «Che poi, sai già se sarà un maschio o una femmina?»
    «No, non ancora. Non so nemmeno se Galatea vorrà saperlo prima del parto.»
    «Ecco, vedi? Parliamo di figlio e padrino, ma se fosse una femminuccia? Se fosse una femminuccia non credo di essere io la persona adatta, Kisuke, davvero...» si premunì di dire Shinzo, confessando il suo timore e mettendo le mani avanti. Kisuke capì che nel caso fosse nata una femmina Shinzo avrebbe tentato di tirarsi indietro in ogni modo, seppur dispiaciuto. Perché sì, lo sarebbe stato, glielo si leggeva tranquillamente negli occhi. La sola idea di fare da padrino al figlio di Kisuke lo aveva esaltato e ora al sol pensiero di doverci rinunciare perché non si sentiva all’altezza lo aveva colpito come una martellata sulla schiena.
    «Ti dirò che, seppur una guida femminile sia più indicata, tu saresti comunque una persona adatta. Ma comunque sia, sarà un maschietto, me lo sento. Anche Galatea lo pensa.»
    «Capisco, spero per te di non sbagliarti o ti ritroverai in inferiorità numerica in casa» ironizzò Shinzo.
    «Come se cambiasse qualcosa. A casa siamo sempre stati due contro uno eppure non c'era storia, stessa cosa è adesso con Galatea nell'uno contro uno» confessò Kisuke al suo amico, quindi continuò. «E se anche arrivasse un maschietto le cose non cambieranno.»
    «Ma con una femmina in più...»
    «Ma guarda, ti confesso che, a dirla tutta, una femminuccia non mi dispiacerebbe proprio per niente, a dispetto di tutto.»
    «Papà Kisuke!» lo apostrofò Shinzo, per prenderlo in giro.
    «Eh già!» dovette ammettere Kisuke, accusando il colpo, che poi colpo vero e proprio non era. Sarebbe stata solo questione di mesi e per davvero sarebbe diventato padre, sarebbe stata solo questione di altri mesi prima che una voce infantile pronunciasse prima maldestramente la parola papà per poi migliorare pian piano la pronuncia.
    «Ah, senti senti. E per il nome, avete già pensato a qualcosa?» domandò con evidente curiosità l'ANBU dai capelli grigio-azzurri.
    «Nome? Chi, noi?»
    «No, mia nonna. Voi, certo! Chi sennò?!»
    «Ehi ehi, non correre Shinzo, ti ricordo che sei tu il padrino.»
    «Che? Oh, no, aspetta...» Shinzò si passò una mano sugli occhi, imponendosi la calma. «Questo vuol dire che la scelta del nome spetta a me?» chiese allargando le braccia in segno di protesta. Kisuke esibì al suo amico un sorriso a trentadue denti, a conferma di quanto egli aveva appena detto. "Già, spetta a te la scelta, ma solo se è un maschio" pensò tra sé e sé Kisuke, consapevole che se fosse stata una femmina il nome sarebbe stato scelto da Galatea, per mantenere la tradizione del ramo femminile della sua famiglia. "E io non saprò mai il significato di quel nome." pensò, inoltre, con un certo rammarico. «Dovrai sceglierlo tu, Shinzo, a meno che non sia una femminuccia. Se sarà una femminuccia il nome lo sceglierà Galatea» spiegò Kisuke e Shinzo in risposta annuì, comprensivo. Pur non sapendo il reale motivo di quella scelta ne aveva percepito il vago sentore. «Pensaci Shinzo.» Kisuke s'allungò oltre il tavolino e poggiò una mano sulla spalla di Shinzo, che ancora stava seduto. «Pensaci bene e attentamente. Dovrai averlo pronto per quando nascerà il piccolo Momochi.»
    «Io ancora non ci credo. Non mi pare vero» confessò Shinzo, lasciandosi andare ad una risata colma di gioia, felicità per l'amico Kisuke, il quale lo seguì a ruota. Dopodiché, quest'ultimo si premurò di riempire due bicchieri, uno per sé e uno per l'amico, quindi ne sollevò uno, pronto a brindare.
    «Brindiamo, dunque?» disse Shinzò tenendo alto il bicchiere appena riempito. «Abbiamo bevuto ma ancora non abbiamo brindato, e stavolta sarebbe proprio il caso.»
    «A cosa, però?» ridacchiò Kisuke.
    «Come? A tuo figlio, deficiente!»
    «Ah, già.»
    «Allora a Kaito» disse Shinzo, sollevando il bicchiere.
    «A Kaito» ripeté Kisuke, automaticamente senza però farci caso più di tanto, sollevando anch'egli il bicchiere. «Aspetta, ma chi sarebbe Kaito?»
    «Tuo figlio, deficiente! E siamo a due.»
    «Ma...?»
    «Non dovevo sceglierlo io il nome?» sogghignò il Manipolatore d'Inchiostro.
    «Hai già fatto?» chiese di rimando Kisuke, stupito.
    Shinzo annuì. «Che c'è? Non ti piace? Kaito è un bel nome, degno di tuo figlio» concluse Shinzo, strizzando l'occhio a Kisuke. "Kaito..." pensò tra sé il kiriano, sorridendo, convinto di quel nome, un nome che gli piaceva di già.
    «A Kaito.»
    «A Kaito!»
    Brindarono al futuro nascituro, il cui nome era stato appena deciso, e mandarono giù il contenuto del bicchiere tutto d'un fiato. Sebbene Kisuke non fosse un accanito bevitore e, finché non esagerava, reggeva perfettamente i fumi dell'alcol, tuttavia il sake gli incendiò comunque la gola. Tuttavia rise, e la sua risata fu soltanto quella di un giovane ragazzo, quella di un futuro padre. "Kaito... Kaito Momochi..." pensò ancora.

    Edited by Mr.Uchiha - 6/8/2015, 11:34
     
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    Una Lama dal Passato



    "Peccato... aveva fatto il suo dovere per tanti anni" pensò Kisuke con un velo di tristezza. Osservava la sua spada corta, la sua Lama dal Chakra Bianco, ormai spezzata. Reduce da uno scontro in cui Kisuke ne aveva fatto un uso sconsiderato, l'arma rientrò in patria con la lama disintegrata e sbriciolata sulla metà. Ora quelle due sezioni di lama giacevano deboli e inoffensive su di un panno color porpora.
    Di fianco ad essa, adagiata su un katana kake - cioè il classico piedistallo espositore - vi era una lama preziosa, una lama molto preziosa e molto particolare. Era una spada che ormai Kisuke aveva abbandonato da tempo, poiché inadatta a lui. Era la spada che suo padre gli aveva fatto ottenere non appena compiuti nove anni, dopo aver terminato il suo primo addestramento nell'Arte della Spada.


    Kirigakure no Sato, Il giorno del nono compleanno di Kisuke

    Il fabbricante di spade Tatsuo osservava con curiosità Kisuke, senza alzarsi dal tavolo di quercia.
    «È per lui la spada di cui mi chiedevi l'ultima volta» indovinò, tamburellando con la punta dela penna d'oca sul fermacarte. «Non è vero, Ryusuke? Be', dunque, vediamo un po'... Controlliamo se corrisponde a quanto mi hai detto. Altezza centotrentacinque centimetri... Giusto. Peso quarantotto chilogrammi... be', gliene avrei dati di meno, ma è un dettaglio da niente. Una mano, hai detto, cui va bene un'impugnatura numero cinque... Facciamo vedere la mano, caro signorino. Be', corrisponde anche questo.»
    «Quello che dico io corrisponde sempre» disse Ryusuke in tono secco. «Hai qualche ferro adatto a lui?»
    «Nella mia fabbrica non si producono e non si propongono ferri che non siano adatti» rispose orgoglioso Tatsuo. «Se ho ben capito, si tratta di una spada da guerra, non della decorazione di un abito di gala. Ah, è vero, me l'avevi detto. Non c'è problema, troveremo senza difficoltà un'arma per questo signorino. Per una simile altezza e un simile peso ci vogliono spade da trentotto pollici, modello standard. Per la sua corporatura leggera e la sua mano piccola, ha bisogno di una minibastarda col manico allungato a nove pollici e col pomo rotondo. Potremo anche proporre...»
    «Mostra la merce, Tatsuo.»
    «Abbiamo l'argento vivo addosso, eh? Be', prego. Prego, da questa parte...»
    Attraverso una piccola galleria, raggiunsero un cortile meno grande del primo, che era attiguo al retro della fucina e da un lato si affacciava su un giardino. Sotto una tettoia che poggiava su pali intagliati c'era un lungo tavolo, sul quale alcuni garzoni avevano appena finito di esporre delle spade.
    Tatsuo fece cenno a Ryusuke e a Kisuke di avvicinarsi. «Prego, ecco quanto posso offrirvi.»
    Padre e figlio si avvicinarono.
    L'armaiolo indicò la serie più lunga di spade. «Queste sono di mia produzione, tutte lame forgiate qui; del resto, è ben visibile il ferro di cavallo, il mio marchio di fabbrica. I prezzi vanno dai cento ai centocinquanta Ryo, perché sono standard. Queste altre, invece, sono solo montate e rifinite da me: sono lame importate. Da dove, si vede dai marchi. Quelle del Paese dell'Acqua hanno punzonati due arpioni incrociati o uno squalo; quelle del Paese del Vento un sole o una testa di cavallo; quelle della Repubblica dei Samurai un elmo e la famosa iscrizione di fabbrica. I prezzi partono da centottanta Ryo.»
    «E arrivano?» chiese Ryuusuke.
    «Dipende. Ecco, questa, per esempio, è una bella lama della Repubblica.» Tatsuo prese una spada dal tavolo, salutò e passò a una posizione di scherma, girando con destrezza mano e avambraccio in una complicata finta chiamata angelica. «Costa trecento Ryo. Un pezzo antico, una lama da collezionista. Si vede che è stata fatta su commissione. Il motivo cesellato sul forte indica che era destinata a una donna.» Girò la spada e fermò la mano in terza, col piatto della lama rivolto verso di loro. «Come su tutte le lame della Repubblica vi è inciso: "Non sguainarla senza ragione, non rinfoderarla senza onore". Ah! A lì in molti continuano a incidere questa iscrizione, anche se poi in tutto il mondo queste lame finiscono in mano a farabutti e schiocchi. In tutto il mondo l'onore è sceso di prezzo, perché al giorno d'oggi è una merce difficile da vendere...»
    «Poche chiacchiere, Tatsuo. Dagli la spada, che la provi. Prendi l'arma, ragazzo.»
    Kisuke afferrò la spada leggera, e sentì subito come l'impugnatura di lucertola aderiva al palmo e il peso della lama invitava il braccio a sollevarsi e a colpire.
    «È una minibastarda» ricordò Tatsuo. Inutilmente. Kisuke sapeva servirsi dell'impugnatura più lunga, con tre dita sul pomo rotondo.
    Ryusuke arretrò di due passi, uscendo nel cortile, quindi sfoderò la sua spada e la roteò in aria facendola sibilare.
    «Avanti!» disse a Kisuke. «Colpiscimi! Hai una spada e hai un'occasione. Una possibilità. Approfittane, perché non te ne darò un'altra così facilmente tanto presto.»
    «Siete ammattiti?»
    «Chiudi il becco, Tatsuo.»
    Kisuke cercò d'ingannarlo con uno sguardo di lato e un tremito delle spalle. Poi, colpì come un fulmine, di piatto sinistro. La lama tintinnò su quella di Ryusuke. La parata di suo padre fu talmente forte che Kisuke vacillò e dovette balzare all'indietro, sbattendo con la coscia contro il tavolo delle spade. Nel tentativo di recuperare l'equilibrio, abbassò istintivamente la lama; sapeva che in quel momento, se al posto di suo padre ci fosse invece stato un nemico vero, per lui sarebbe stato uno scherzo ucciderlo.
    «SIETE AMMATTITI?» ripeté Tatsuo, alzando la voce. Servitori e lavoratori stavano a guardare, sbalorditi.
    «Posa il ferro» gli ordinò suo padre, senza perderlo d'occhio e senza prestare alcuna attenzione all'armaiolo. «Posalo, ti ho detto, o ti taglio la mano!»
    Dopo un istante d'esitazione, Kisuke obbedì.
    Ryusuke sorrise in maniera sinistra. «Questa spada era troppo pesante per te» disse Ryusuke al figlio, senza degnare l'armaiolo di uno sguardo. «Perciò sei stato troppo lento. Lento come un facocero zoppo. Tatsuo! La spada che gli hai dato pesa almeno quattro once di troppo.»
    Il fabbricante di spade era pallido. Spostò gli occhi da Kisuke a Ryusuke e viceversa, e il su viso era stranamente alterato. Infine, si chinò su un garzone e gli sussurrò un ordine. «Ho qualcosa che dovrebbe fare al caso tuo, Ryusuke» disse lentamente.
    «E allora perché non me l'hai mostrato subito?» ringhiò Ryusuke. «Ti avevo pur detto che volevo qualcosa di speciale. Credi forse che non possa permettermi una spada migliore?»
    «Lo so cosa puoi permetterti» ribatté l'armaiolo accentuando le parole. «E non da oggi. Perché non te l'ho mostrato subito? Perché non potevo sapere chi mi avresti portato oggi. Non potevo indovinare a chi era desinata la spada. Ma ora so tutto.»
    Il garzone tornò portando una scatola oblunga.
    «Avvicinati, ragazzo» disse piano l'artigiano del metallo. «Guarda.»
    Kisuke si avvicinò. Guardò. E sospirò forte.
    Tatsuo prese la spada dalla scatola e la sguainò con un movimento fulmineo. Il fuoco della fucina divampò vivido sul motivo ondulato inciso sulla saldatura della lama, scintillò con rossi bagliori sugli intagli a giorno del forte.
    «È questa» disse a Kisuke. «L'avrai sicuramente già capito. Prendila pure in mano, se vuoi. Ma sta' attento, è più affilata di un rasoio. Senti come l'impugnatura aderisce al palmo. È fatta con la pelle di una razza. La pelle di questo pesce piatto che ha una spina avvelenata sulla coda, è ricoperta di minuscoli denti, perciò l'impugnatura non scivola, neppure quando la mano è sudata. Guarda che cos'è inciso sulla lama.»
    Kisuke seguì le parole dell'armaiolo e afferrò l'arma, saggiandone il peso e la particolare impugnatura ricoperta in pelle di razza. Osservò poi le eleganti incisioni lungo la lama e il marchio che caratterizzava quella spada. Linee decise e sinuose correvano leggiadre lungo il piatto del metallo, disegnando le onde furiose di un mare in tempesta. Nonostante provenisse da Kirigakure no Sato, e quindi dal Paese dell'Acqua, il marchio non era né una coppia di arpioni incrociati né uno squalo, bensì la feroce maschera di un Oni.
    «Non c'è che dire, è un bell'oggetto» sentenziò infine Ryusuke. «Opera di uno dei nostri artigiani, si vede subito. Solo noi forgiamo questo metallo scuro e solo noi traforiamo le lame per diminuirne il peso... Ammettilo, Tatsuo, è una copia?»
    «No» rispose il fabbricante di spade. «È originale. La lama ha più di cento anni. La montatura, s'intende, è molto più recente, ma non la chiamerei una copia. L'ho fabbricata personalmente secondo le tecniche, i metodi e i modelli antichi.»
    «Maledizione. Forse non potrò davvero permettermela. Quanto ne chiedi?»
    Tatsuo rimase qualche tempo in silenzio. Aveva un'espressione impenetrabile. «La cedo gratis, Ryusuke. La regalo.»
    «Grazie» replicò Ryusuke, visibilmente stupito. «Ti ringrazio, Tatsuo. Un dono regale, davvero regale... L'accetto, sicuro. E ti sono debitore...»
    «No. La spada è per lui, non per te. Eventualmente mi sarà lui debitore. Nessuno me la comprerebbe mai per il prezzo che vale e io non la svenderei per un centesimo di meno del suo valore reale a qualunque sciocco riccastro. Preferisco cederla e saperla in ottime mani, mani esperte, affinché compia ciò che una lama del genere è giusto sia destinata a compiere.»



    Kisuke si ricordava ancora di quell'episodio come se si fosse verificato di recente, pochi giorni prima, soprattutto quando si rigirava quell'arma per le mani. Al giorno d'oggi, ancora, il kiriano non avrebbe mai saputo dire se al tempo Tatsuo l'armaiolo avesse visto nella figura di quel Kisuke bambino una promessa per il futuro, ma quella preziosa spada avrebbe contribuito alla forgia di uno dei Sette Spadaccini Leggendari della Nebbia. Quella stessa lama, quasi fosse portatrice di buon auspicio, Kisuke aveva già deciso che l'avrebbe ceduta e regalata al suo primogenito Kaito non appena questi avesse raggiunto la giusta età e la giusta esperienza per brandirla. "Kaito... chi meglio di uno come lui e con il suo nome sarebbe degno di brandire una lama come questa?"

    Edited by Mr.Uchiha - 5/8/2015, 09:33
     
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    L'Arte del Fulmine e il Raikiri
    Post d'Apprendimento Jounin



    Normalmente i ninja vivono per la missione e per seguire la Via del Ninja; la squadra speciale vive solo per il villaggio. Nascondono il viso dietro una maschera e seguono solo quello che il Kage, o chi per lui, dice loro di fare. Si occupano di segreti e svolgono le missioni più difficili e bruatli. Vivono nell'ombra, dietro la Nebbia, e si muovono nell'oscurità. Si può dire che la Squadra Speciale sia formata dai migliori ninja

    Edited by Mr.Uchiha - 5/8/2015, 09:28
     
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    Patti senza Regole



    Quella notte a Kirigakure l'umidità divorava le ossa, mentre il Villaggio dormiva in santa pace. Una falce di luna era alta nel cielo, la luce argentea che ammantava i tetti del Villaggio. Era specialmente proprio durante quelle ore che gli ANBU si organizzavano, agivano e portavano a compimento la maggior parte dei loro compiti. Proprio per far fede a questa credenza, infatti, Kisuke fu convocato nella Tana del Ragno a notte fonda. "Una nuova missione" si era detto, con fare rassegnato. Ormai quella era la routine della sua vita negli ultimi anni. Non aveva potuto venire meno ai suoi doveri come capitano degli spettri delle Forze Speciali neanche in vista della nascita di suo figlio Kaito, né per quella di sua figlia Elie. Erano pochi i momenti che poteva davvero considerare liberi da dedicare a se stesso e alla sua famiglia, così come i permessi di cui godeva. Gli era stato annunciato che molto probabilmente, però, date le sue capacità e il servizio reso in tutti quegli anni alla Nebbia tramite le Forze Speciali, che avrebbe reso maschera e divisa, per tornare nuovamente alla luce del sole come un Jounin e solo un Jounin.
    Quando arrivò, la Tana del Ragno era completamente vuota. La cosa non era improbabile o inusuale, ma comunque accadeva raramente, perciò lasciò Kisuke leggermente perplesso. Di solito c'era sempre qualcuno che aspettava, qualcuno che partiva, qualcuno che tornava. Che fosse Kakihara, Shinzo, Yuki, Tetsuya o chiunque altro dell'Unità Hattori. Stavolta no. Stavolta, c'era ad attenderlo soltanto Yuudai Hattori, come per uno spietato testa a testa.
    «Spero di non essere in ritardo» fu l'esordio di Kisuke Momochi alias Hanzo Nishimura.
    «No, va bene cosi» fu invece la breve risposta di Hattori. Strano. Solitamente si sarebbe lasciato andare ad una delle sue solite battute con tanto di frecciatina. Stavolta non lo fece. Forse il sapere degli ultimi giorni del Momochi nelle Forze Speciali l'aveva portato a prendere un leggero distacco professionale. "Peccato" fu l'unica cosa che pensò in quel momento, sollevando le spalle, non potendo nemmeno immaginare cosa in realtà vi si celasse dietro.
    «Ricordi le informazioni che hai prelevato direttamente dalle Terre di Nessuno?»
    «Ancora non soffro alla memoria, per mia fortuna.»
    «Perfetto. Dobbiamo lavorare su quelle. Anzi, devi.»
    «Come al solito.»
    «Così ti riconosco» affermò Hattori. «Siamo a conoscenza di un'Organizzazione Mukenin. È un gruppo abbastanza particolare: sono dei fanatici estremisti. Non hanno scrupoli, non hanno regole, non hanno morale. Per loro esiste solo la morte, il dolore, il dominio e il denaro. Inutile dire che dev'essere eliminata. Tutta la feccia Mukenin andrebbe eliminata, a dire il vero, ma questa ha l'assoluta priorità. Il modo migliore, però, è eliminarla dall'interno. Anzi, a dire il vero sarebbe anche l'unico possibile, a conclusione dei nostri studi sulle informazioni di Junko e sui tentativi già effettuati.»
    «Non sono sicuro d'aver capito» disse Kisuke, interrompendo Hattori prima che potesse chiudere il suo discorso.
    «Dovrai disertare il Villaggio, raggiungere le Terre di Nessuno e trovare un modo per unirti a questa organizzazione. A quel punto dovrai logorarla dall'interno fino a raggiungere il punto in cui potrai annientarla. Anche solo tagliare la testa al ragno per non far muovere più nemmeno le zampe dovrebbe essere sufficiente.»
    «Mi prendi per il culo?» Kisuke parlò senza mezzi termini.
    «No, perché? Se non erro hai già affrontato una missione simile insieme a Galatea Shishi.»
    «Certo, l'ho fatto, ma le condizioni erano leggermente diverse rispetto ad ora.»
    «Anche la carte in ballo erano leggermente diverse rispetto ad ora» sottolineò Hattori. «Andiamo, Hanzo! Nessuno è meglio di te per questa missione! Soprattutto per come entrambi la vorremmo svolta.» Su quel punto, Kisuke si rese conto di concordare. «Insomma, chi sei, tu? Non sei nessuno. Sei uno shinobi tra i tanti! Che ci sei o che non ci sei, non è mai importato nulla a nessuno e niente gliene importerà mai. Puoi essere fuori in missione, puoi essere in ritiro spirituale con i monaci dell'Acqua, puoi essere sulle montagne in permesso per allenarti. A nessuno, di tutto questo, importerà mai nulla. Però, perché tutto possa avere un lieto fine, dovrai essere un fantasma, o finirai per essere considerato davvero un traditore. Sparisci nel nulla e per noi sarà come se tu non fossi mai esistito. Ai fatti sarai un disertore, ma la Nebbia e il resto del mondo non lo verrà mai a sapere. Sarà una faccenda del tutto interna al Villaggio, chiusa e riservata alla cerchia delle Alte Sfere.» Aveva parlato con enfasi, ma Kisuke cercò di non farsi impressionare troppo, bensì di considerare razionalmente le sue parole.
    «Questa cosa continua a lasciarmi abbastanza perplesso... la mia famiglia...»
    «Se ti può aiutare, sappi che ci siamo trovati a fare gli gnorri su casi ben più eclatanti in tutta la nostra storia» gli rivelò Hattori. «Tu puoi sparire, e se sparirai senza lasciare traccia e in maniera intelligente, noi avremo il pieno potere di insabbiare quanto c'è d'insabbiabile.»
    «Chi è a conoscenza di questa cosa?»
    «Nessuno.»
    «Chi, ho detto» ripeté Kisuke, fermo.
    «Io, te e le Alte Sfere della Nebbia.»
    «Quindi non è escluso anche qualche fottuto cane della Foglia» risolse Kisuke.
    «No. Solo io, te e le Alte Sfere.»
    «Devo p...»
    «Nishimura Hanzo!» tuonò a quel punto Hattori. «Finora ti ho parlato in questo modo in virtù degli anni di onorevole servizio che hai reso alla Nebbia, ma dovresti sapere bene che una missione come questa non può essere rifiutata. Non è una proposta, non lo è mai stata fin dall'inizio. Pensa che lo fai per Galatea e per i bambini...»
    Come un diavolo senza freni, Kisuke brandì la propria la Taglia Teste. Mosse quell'enorme spadone come chiunque altro avrebbe potuto muovere una katana, quindi colmò con la lunghezza della lama la distanza che lo separava da Hattori e gliela puntò al collo. Per la prima volta in vita sua, Kisuke sollevò un'arma contro un suo diretto superiore. «Se finora credevi di star facendo un buon lavoro, e io stavo anche facendo finta di farmi convincere da quelle parole, con questo stupido espediente hai cagato fuori dal vaso. Loro non ti devono passare nemmeno per l'anticamera del cervello. Ci siamo capiti?» concluse il kiriano. La sua voce, stranamente calma, risuonò in tutta la sala.
    «Abbassa quell'arma e manteniamo la calma, prima che finisca male per qualcuno.»
    «Voglio delle garanzie» disse Kisuke, senza ancora abbassare l'arma. «Non ho nessuna intenzione di apparire come un traditore agli occhi di tutta la Nebbia, agli occhi della mia famiglia e dei miei amici!»
    «Che garanzie pensi ti possa dare?»
    «Non lo so, devi dirmelo tu.»
    «Ti posso dare la mia parola.»
    «Sono anni che faccio il ninja e sono anni che milito nelle Forze Speciali. So bene che la parola di un ninja, per sua stessa natura, ha ben poco valore in certi termini. Ma voglio darti credito. In compenso, ti posso assicurare che se qualcuno non dovesse rispettare i patti, avrete una minaccia in più di cui occuparvi, per non parlare del fatto che non mi farò problemi a dare informazioni segrete sulla Nebbia agli altri Villaggi Ninja.»
    «Maledetto, ti fidi così poco di me?»
    «Non mi fido più neanche di me stesso, ormai...»
    «Male, perché sta tutto nelle tue mani il non apparire come un traditore. E anzi, ti dirò di più, dovrai mantenere un basso profilo non solo durante l'atto della fuga vero e proprio, ma anche quando avrai raggiunto le Terre di Nessuno. Dovrai cancellare totalmente qualsiasi legame che hai avuto finora. L'unico collegamento che ti concediamo è con noi, tramite Junko. Perché noi non divulgheremo nessuna notizia sulla tua assenza, né dichiareremo la tua scomparsa o pubblicheremo una taglia sulla tua testa, ma se qualcuno ti nota e ti riconosce in qualche modo... be', saranno affari tuoi. A quel punto noi non potremo più fare gli gnorri, qualora ci venissero poste delle domande.»
    «Mi stai dicendo quindi che prima faccio e meglio è, perché più ci impiego e più corro il rischio...» Kisuke scosse il capo con evidente sdegno. «Tu sai chi sono. Tu, così come lo sanno la Mizukage e le Alte Sfere, sai in ogni caso chi si cela dietro questa maschera e qual è la sua vera identità. Sapete come costruita ora la mia vita, sapete che ho una famiglia, una compagna, un figlio di due anni e una bimba di pochi mesi, quindi perché?»
    «Ti abbiamo scelto pure per questo. Anche in questo caso, tutto dipende solo ed unicamente da te. Stare via per tre mesi, sei mesi, un anno oppure anche di più, sarà solo una conseguenza delle tue capacità.»
    «Bastardi...» imprecò Kisuke tra i denti. «E sentiamo, come dovrei fare secondo te ad uscire dal Villaggio come un fantasma?»
    «Che...? Sei un capitano degli ANBU e te lo devo dire io come devi fare?»
    «L'idea è vostra e nessuno dei metodi convenzionali potrebbe mai funzionare. Men che meno le password a nostra disposizione per oltrepassare la barriera in sicurezza, dato che poi da lì si riuscirebbe a dedurre chi l'ha oltrepassata senza problemi.»
    «Infatti, basta fare un salto indietro, lavorare un po'... all'antica. Ad esempio, potrebbe essere sufficiente che ad uscire non sia per davvero tu, ma un altro. Un altro che già è stato autorizzato ad uscire. A quel punto basta che tu ti sostituisca a lui ed il gioco è fatto.»
    «In sintesi mi stai dicendo che devo uccidere un innocente e prendere il suo posto?»
    «È per un bene superiore» disse Hattori, come a voler mettere le mani avanti. «Il nostro non è un lavoro con una morale, Hanzo. Ci sono delle regole, certamente, ma non c'è il bene e non c'è il male. C'è la sopravvivenza pura e semplice, c'è la sicurezza della Nebbia, c'è un pugnale e c'è un uomo da uccidere. Solo questo conta. Ricordati che noi siamo il lato oscuro del Villaggio, ricordati le nostre cinque libertà e soprattutto la quinta: la libertà di difendere le altre quattro con ogni mezzo a disposizione. E poi innocente... un accidente. Ti posso assicurare che gli ANBU sono stati spesso appresso a loro, e stai pur certo che abbiamo selezionato uno che la coscienza pulita non ce l'ha per nulla. Progettano di disertare e l'abbiamo accoppiato con un suo compagno di giochi che già ora fa il doppio gioco portando informazioni di poco conto fuori dal Villaggio. Tra quattro giorni usciranno da Kiri per una missione.»
    «D'accordo.» Kisuke aveva capito. «Se non c'è altro...»
    «Usa questo, così da far sparire il corpo» gli disse porgendogli un rotolo di piccole dimensioni. «All'interno ci sono delle formule in grado di sigillare i cadaveri. Ce ne puoi far stare dentro dieci al massimo, ma sono fiducioso che ti limiterai ad uno solo. Ora davvero non c'è altro.»
    Kisuke annuì, apatico. Se anche ci fosse stata una sola emozione sul suo volto, la maschera lo avrebbe comunque reso neutro agli occhi altrui. Poi, incrociando indici e medi di entrambe le dita, disse: «Procedo. Simulerò la mia uscita in missione.»

    Kage Bunshin no Jutsu - Tecnica dei Cloni d'Ombra
    KageBunshinnoJutsu-TecnicadeiClonidOmbra_zps78019358
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica è più avanzata rispetto alla Bunshin no Jutsu, infatti consiste nella creazione di copie dotate di consistenza fisica e in grado di provocare danni reali. I cloni svaniscono in una piccola nube di fumo non appena vengono feriti, quando l'utilizzatore decide di annullarli oppure quando non ha più chakra. Il vero punto di forza però è che i cloni, non appena vengono annullati, trasferiscono tutte le conoscenze e le capacità acquisite al proprietario, che esse siano informazioni segrete o conoscenze riscontrate durante un allenamento. Questi cloni hanno la facoltà di utilizzare qualsiasi Abilità o Jutsu.
    - Il Chakra utilizzato dai cloni viene ovviamente scalato dall'originale e si dissolvono se subiscono una qualsiasi forma di ferita.
    Il clone gode in tutto e per tutto dello stesso equipaggiamento dell'originale, a partire dagli indumenti fino agli oggetti di natura metallica. Fanno eccezione Armi Leggendarie ed oggetti monouso come Carte-bomba e Kit di Pronto Soccorso.
    Consumo: 8 (A Clone)


    Il Momochi creò così al proprio fianco un singolo clone d'entità fisica, il quale sapeva già perfettamente che cosa avrebbe dovuto fare. Infatti, rapido abbandonò la Tana del Ragno e conseguentemente il Villaggio della Nebbia, sfrecciando sui tetti delle case, così come il Momochi faceva ogni volta che doveva svolgere una missione. Sfruttò, ovviamente, la password di sua conoscenza per attraversare in anonimo la barriera che costantemente vigilava sul Villaggio. Una volta fuori, continuò a proseguire per le foreste del Paese dell'Acqua, in direzione del porto. Tuttavia, prima di arrivarci, ormai ben lontano dalla Nebbia, il clone creò a sua volta altri tre cloni di se stesso, i quali insieme a lui si dispersero in diverse direzioni per spargere tracce di Kisuke un po' ovunque, qualora qualcosa fosse andato storto o nel caso in cui qualcuno lo avesse voluto cercare casualmente.

    Kage Bunshin no Jutsu - Tecnica dei Cloni d'Ombra x3
    KageBunshinnoJutsu-TecnicadeiClonidOmbra_zps78019358
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica è più avanzata rispetto alla Bunshin no Jutsu, infatti consiste nella creazione di copie dotate di consistenza fisica e in grado di provocare danni reali. I cloni svaniscono in una piccola nube di fumo non appena vengono feriti, quando l'utilizzatore decide di annullarli oppure quando non ha più chakra. Il vero punto di forza però è che i cloni, non appena vengono annullati, trasferiscono tutte le conoscenze e le capacità acquisite al proprietario, che esse siano informazioni segrete o conoscenze riscontrate durante un allenamento. Questi cloni hanno la facoltà di utilizzare qualsiasi Abilità o Jutsu.
    - Il Chakra utilizzato dai cloni viene ovviamente scalato dall'originale e si dissolvono se subiscono una qualsiasi forma di ferita.
    Il clone gode in tutto e per tutto dello stesso equipaggiamento dell'originale, a partire dagli indumenti fino agli oggetti di natura metallica. Fanno eccezione Armi Leggendarie ed oggetti monouso come Carte-bomba e Kit di Pronto Soccorso.
    Consumo: 8 (A Clone)


    KisukeMomochiSPOILER
    ChakraFisicoMentale
    260-8(*4)= 228- Ottimo;- Stressato;
    Tripla Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Shuriken (20)Fili Metallici (30m)
    Senbon (20)Telescopio
    Cartabomba(5)Pillole del Soldato (3)
    Cartabomba (5)Kit Grimaldelli
    Cartabomba Fasulla (5)Flauto Demoniaco
    Makibishi (30)Specchio
    Palla Gelo (5)Rotolo Cadaveri
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Tasca Sup.Kunai(10)
    Tasca Sup.Spada RaijinRiposta
    Fodero MinoreTantoLombare
    Rotolo MultiploOmbrello Compl.Schiena
    Rotolo MultiploTaglia TesteSchiena
    Rotolo MultiploKusarigamaSchiena
    Rotolo MultiploOmoikaruiSchiena
    Rotolo MinoreKunai RicurvoTripla Borsa
    CustodiaOttavaCintura
    AbbigliamentoCoprinaso BendeIndossato
    AbbigliamentoProtezione CuoioIndossata
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoAnello ReiPollice destro
    AbbigliamentoAnello KūMignolo sinistro
    AbbigliamentoParabracciaIndossati
    AbbigliamentoParabraccia AltiIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
    AbbigliamentoBendeIndossate
    AbbigliamentoScarpe con LamaIndossate
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    Fumogeni (5)Radiolina
    CerbottanaTorcia Elettrica
    Sigilli d'Evocazione
    Armi da LancioShuriken Pesanti
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore




    Note- Sedici metri di Filo Metallico sono legati agli Shuriken Maggiori: otto ciascuno;
    - Quattordici metri di Filo Metallico sono legati a due Shuriken: sette ciascuno;
    - Trenta metri di Filo Metallico sono legati ad un Kunai;
    - Quattro Cartebomba sono legate ad altrettanti Kunai;
    - Due Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai;


    Edited by Mr.Uchiha - 30/7/2015, 12:36
     
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    Uno Spettro nella Nebbia



    La mattina seguente Kisuke si muoveva di già come un fantasma all'interno del Villaggio, ma un fantasma che si sentiva fuori posto. Dentro di sé sapeva che lui non doveva essere più lì, lui non poteva essere più lì. Quello non era ormai più il suo Villaggio, la sua patria. E la cosa che più gli faceva rabbia, che lo feriva più nel profondo era che non aver potuto salutare la sua famiglia come avrebbe voluto, come in realtà si meritava. Ma non poteva più, non gli era più concesso sia per lui ma soprattutto per loro. D'altronde, cosa avrebbe potuto dire loro? Nulla. Avrebbe solo voluto dare un bacio alla sua amata, stringere entrambi i suoi figli piccoli tra le braccia, ma non avrebbe potuto dire nulla. In realtà non avrebbe potuto neanche fare nulla. Si sentiva un'emerita merda.
    Da quando era uscito dalla Tana del Ragno, aveva potuto chiudere occhio sì e no per massimo due ore. Il resto del tempo lo aveva passato a studiare le carte che Hattori gli aveva fornito. Ben poca roba, in realtà. Una parte trattava i suoi mezzi per la fuga, l'altra parte invece trattava del suo compito nelle Terre di Nessuno. Le carte riguardo il suo primo obiettivo indicavano soltanto alcuni caratteri generali sul soggetto che avrebbe dovuto ammazzare e i crimini di cui era accusato e quelli di cui fortemente sospettato, seppur ancora privi di prove certe. Era sempre così. Anche quella volta con Sachi Fujasawa, il vice responsabile dell'arena. Non c'erano prove effettive, c'erano solo forti sospetti, e per questo Kisuke aveva ricevuto l'ordine di ammazzarlo. Stavolta non era tanto diverso. Sazanami Shibito, così si chiamava, non era il più fedele dei soldati e Kirigakure no Sato aveva deciso in un certo senso di dargli un'ultima possibilità per redimersi ed essere utile alla Nebbia: l'avrebbe tolto di mezzo, così da non poter più disertare divenendo una minaccia, e a tempo stesso lo avrebbe reso un mezzo utile alla Nebbia per raggiungere i propri scopi.
    Le carte che riguardavano l'organizzazione da distruggere, invece, trattavano l'argomento in maniera ben più approfondita rispetto alle informazioni su Sazanami. C'era da ammettere che come gli aveva assicurato la spia, le informazioni non mancavano di certo in quel rotolo. Allora Kisuke non aveva nemmeno dato un'occhiata alle informazioni che aveva prelevato direttamente dalle Terre di Nessuno, e non era stato messo al corrente del loro contenuto nemmeno quando le aveva riportate in patria. Il suo unico compito era prelevarle e portarle a Kiri: lì iniziava e lì finiva la sua libertà. Inutile dire che tutte le carte entrate in suo possesso, Kisuke le aveva ridotte in cenere dopo averle studiate. "Entrare in un'Organizzazione di Mukenin mi permetterebbe di vedere tutto sotto un'ottica diversa. Sarebbe un'esperienza che m'aiuterebbe a maturare e migliorare ancora di più come shinobi. Inoltre, potrei continuare a raccogliere informazioni e avere la possibilità di eliminare eventuali minacce per Kiri direttamente sul nascere" si disse, cercando di trovare un valore positivo a quella fottuta follia che ormai si trovava obbligato a compiere. Sapeva perfettamente, però, che in buona parte quelle erano soltanto frottole che si raccontava da solo per celare tutto ciò che in realtà c'era di marcio.
    Kisuke sotto le vesti di un qualunque ANBU della Nebbia iniziò la ricerca della sua preda. Aveva chiuso se stesso all'interno del classico soprabito anonimo e aveva sigillato le armi che avrebbe dovuto portare con sé all'interno di un particolare rotolo che conteneva ben quattro formule di sigillo al proprio interno. Lì dentro ci aveva messo la Taglia Teste, l'Omoikarui, la kusarigama e l'ombrello. Non poteva permettersi di andare in giro con nessuna di quelle armi in bella vista, o le probabilità che venisse avvistato e riconosciuto - anche solo per semplice associazione - si sollevavano esponenzialmente. In quel caso, un eventuale riscontro tra la sua uscita in missione e la sua presenza successiva all'interno delle mura del Villaggio avrebbe creato senza dubbio un evidente paradosso temporale.
    Trovò Sazanami, il suo obiettivo nelle prossime settantadue ore, ad aspettare dei dango classici ad uno dei tanti chioschi presenti per le strade di Kirigakure no Sato.
    Kisuke si mosse come un fantasma così com'era abituato a fare, così come faceva ogni volta che veniva incaricato di svolgere una missione di sorveglianza. Come giovane ANBU aveva iniziato tenendo sott'osservazione giovani Genin. Poi, per la sicurezza del Villaggio - il motivo per cui probabilmente la nebbia era a conoscenza delle intenzioni di Sazanami Shibito - era passato ai Chuunin e dopo parecchio tempo anche agli Sp.Jounin. Aveva fatto da scorta invisibile a convogli, spedizioni, personalità influenti del mondo politico e finanziario in visita a Kirigakure o nel Paese dell'Acqua, oppure si era preoccupato della sicurezza d'altri soggetti di spicco appartenenti sa Paese dell'Acqua ma in visita all'estero. L'elemento che tutte questi compiti avevano in comune era rimanere invisibile nel retroscena.

    Bikou Ninjutsu - Tecnica dell'Inseguimento Silenzioso
    BikouNinjutsu-TecnicadellInseguimentoSilenzioso_zps76ae88c9
    Villaggio: Tutti
    Livello: E
    Tipo: Supplementaria
    Grazie a questa tecnica è possibile concentrarsi maggiormente sul celare la propria presenza ed in particolare ridurre notevolmente la probabilità d'essere individuati durante un inseguimento. Grazie a questa tecnica è possibile usufruire al meglio degli oggetti circostanti per nascondere la propria presenza al nemico.
    Consumo: N/A


    Proprio grazie alle sue abilità maturate con l'esperienza in anni e anni, Kisuke poté stare appresso al suo obiettivo giorno dopo giorno. Ovviamente, più di una volta fu costretto a lanciare la spugna e ritirarsi, poiché le condizioni non gli permettevano di continuare nel suo pedinamento, pena altrimenti l'essere scoperto. Non poteva di certo concederselo. Per il bene suo, della sua famiglia e della missione, doveva essere invisibile.
    Stando appresso alla sua preda, scoprì quelle che erano le sue abitudini giornaliere, scoprì dove abitava, memorizzò il suo modo di fare con le persone, il suo modo di muoversi, il suo atteggiamento generale. Ovviamente, tutto ciò entro certi - e ovvi - limiti.
    Al terzo giorno di pedinamento e sorveglianza, aveva come bottino personale tutta una serie d'informazioni, ma non aveva ancora trovato la giusta occasione per agire. L'unica volta fu al primo giorno, ma era troppo presto. E ormai, in queste ultime ore, si era trovato spesso al bivio in cui doveva decidere se sarebbe stato meglio continuare la sua sorveglianza per raccogliere in maniera propedeutica un numero ancora maggiore di informazioni a proprio vantaggio, oppure iniziare ad agire in cerca di un'occasione in cui portare a compimento il punto successivo della sua operazione speciale.
    Il pomeriggio di quello stesso giorno Kisuke trovò l'apertura e l'occasione. Sazanami aveva preso posto su una vecchia panchina in ferro presso una piazzetta nel distretto ovest di Kirigakure no Sato. Pensava agli affari suoi, era evidente, mentre mangiava dei dango. Kisuke aveva scoperto essere la sua ossessione. Gliene aveva visti mangiare almeno una media di cinque al giorno. Il punto forte, però, era che quella piazzetta stava costruita nell'angolo formato da delle costruzioni vicine, e il quartiere non era generalmente caratterizzato da un grosso affluire di persone. Quella volta non fece eccezione. Inoltre, le costruzioni ad angolo forniva una copertura parziale agli occhi di eventuali passanti. "Non che sia effettivamente necessario, visto che comunque sfrutterò la Kirigakure no Jutsu, ma è comunque un fattore di rilevanza in più."
    Kisuke era appostato proprio sul tetto alle spalle del suo obiettivo, e continuava domandarsi se fosse il caso d'agire oppure no. I dango mangiati da Sazanami, in quella specifica occasione per Kisuke erano il corrispondente dello scadere del tempo. "Sì!" esclamò mentalmente. Era arrivato il momento d'agire. Era l'occasione giusta. Avrebbe potuto aspettarne un'altra ancora migliore, ma sarebbe arrivata? Il tempo che gli restava prima della partenza in missione stava ormai scadendo. Sarebbe stata una scommessa contro la sorte. "No, non posso rischiare" si disse, quindi si mosse. Pochi semplici Sigilli gli furono sufficienti per evocare nell'aria una nebbia fittissima riprodotta mediante il suo Chakra.

    Kirigakure no Jutsu - Tecnica del Velo di Nebbia
    KirigakurenoJutsu-TecnicadelVelodiNebbia_zps36eb8628
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Livello: D
    Tipo: Ninjutsu
    E' una tecnica segreta del Villaggio della Nebbia, ed anche se di basso livello è una delle più rappresentative dell'intero paese. La tecnica genera una nebbia fittissima che si espande per un raggio di cento metri che delimita il campo visivo di coloro che sono al suo interno; i soggetti non vedranno nulla oltre i due metri; l'unico modo per vedere attraverso tale nebbia è essere in possesso del Byakugan.
    Pur trattandosi di un ninjutsu non basterà colpire la nebbia per annullare la tecnica. Infatti qualsiasi ninjutsu riuscirebbe a far disperdere la nebbia lungo il suo percorso ma subito questo spazio libero verrà nuovamente ricoperto da nuova nebbia continuamente generata dall'utilizzatore.
    A differenza di quasi tutti i ninjutsu questo non potrà espandersi/essere usato sott'acqua in quanto le particelle d'acqua sospese normalmente nelll'aria si mescolerebbero semplicemente con la massa del liquido diventando parte di essa.
    Consumo: 2 (A Turno)

    Kage Bunshin no Jutsu - Tecnica dei Cloni d'Ombra x2
    KageBunshinnoJutsu-TecnicadeiClonidOmbra_zps78019358
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica è più avanzata rispetto alla Bunshin no Jutsu, infatti consiste nella creazione di copie dotate di consistenza fisica e in grado di provocare danni reali. I cloni svaniscono in una piccola nube di fumo non appena vengono feriti, quando l'utilizzatore decide di annullarli oppure quando non ha più chakra. Il vero punto di forza però è che i cloni, non appena vengono annullati, trasferiscono tutte le conoscenze e le capacità acquisite al proprietario, che esse siano informazioni segrete o conoscenze riscontrate durante un allenamento. Questi cloni hanno la facoltà di utilizzare qualsiasi Abilità o Jutsu.
    - Il Chakra utilizzato dai cloni viene ovviamente scalato dall'originale e si dissolvono se subiscono una qualsiasi forma di ferita.
    Il clone gode in tutto e per tutto dello stesso equipaggiamento dell'originale, a partire dagli indumenti fino agli oggetti di natura metallica. Fanno eccezione Armi Leggendarie ed oggetti monouso come Carte-bomba e Kit di Pronto Soccorso.
    Consumo: 8 (A Clone)

    Henge No Jutsu - Tecnica della Trasformazione
    HengeNoJutsu-TecnicadellaTrasformazione_zpsed28b4be
    Villaggio: Tutti
    Livello: E
    Tipo: Ninjutsu
    Grazie a questa tecnica il Ninja potrà assumere l'aspetto d'una qualsiasi persona o oggetto, ma il peso e le dimensioni reali dell'utilizzatore rimarranno invariate e non potrà trasformarsi in nulla di più piccolo d'un cucciolo di cane ne tantomeno nulla di più grande d'un orso.
    Siccome la tecnica non cambia anche il peso dell'utilizzatore, bisogna fare attenzione. Ad esempio sarà si possibile tramutarsi in uno Shuriken Gigante, ma di certo lanciarne più di uno nello stesso turno sarà impossibile per via dell'immenso sforzo richiesto per lanciare un soggetto che pesa dai 50 kg in su. Eventuali armi possedute dal soggetto saranno utilizzabili solo se non camuffate tramite questa tecnica. Questa è considerata la tecnica di livello E più difficile da apprendere, difatti solo un Genin molto abile sarà capace di replicare alla perfezione l'aspetto di qualcuno mentre inizialmente sarà possibile ad un occhio attento notare diverse imperfezioni.
    La tecnica si dissolve dopo aver subito un danno lieve.
    Consumo: 1 (A Turno)


    Inizialmente fece in modo che la nebbia di per sé già presente tra le mura del Villaggio, divenisse ancora più fitta nel raggio di duecento metri per mezzo della Kirigakure no Jutsu. L'anello Rei, ovviamente, aveva esercitato la sua influenza. A quel punto creò ben due cloni ai suoi fianchi, di cui uno utilizzò la Henge no Jutsu per assumere le sembianze di un ragazzo di appena trentacinque anni, alto e snello, viso affilato e capelli castani. L'altro clone si sistemò in modo che fosse in posizione per attivare la Kanashibari no Jutsu. Allora il clone trasformato si mosse.
    «Shen! Shen! Dove sei?» chiamava, e chiamava ancora. Questo finché sbadatamente non andò a sbattere addosso all'obiettivo. Quest'ultimo sembrava essere già piuttosto sospettoso per via della fitta nebbia che da poco riempiva l'aria, seppur non fosse una cosa del tutto insolita a Kirigakure no Sato. La nebbia, lì, c'era già di natura e non capitava nemmeno tanto raramente che s'infittisse pesantemente.
    Quando si sentì urtare da un passante mostrò un'evidente nota di stizza, con un moto di repulsione trattenuto a stento.
    Il clone lo anticipò. «Scusa, la nebbia... la nebbia... hai per caso visto un bambino di cinque anni passare per di qui?» gli chiese, frettoloso, con il tono di chi si era appena fermato da una corsa a perdifiato. In realtà, dietro la schiena aveva unito indici e medi di entrambe le mani, formando un sigillo a forma di X, preparando dunque la sua trappola.

    Kuchinonin no Jutsu - Tecnica del Mutismo
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    Villaggi: Tutti
    Tipo: Ninjutsu
    Livello: D
    Dopo aver posizionato le mani come nella figura bisognerà porre una domanda al proprio avversario. Se questo risponderà, indipendentemente dalla risposta, perderà l'uso della propria voce per tre turni. La tecnica viene usata sia per impedire agli avversari di comunicare tra loro che per non consentire l'utilizzo di Jutsu che richiedano anche la voce, come il normale Kai.
    Consumo: 2

    Kanashibari no Jutsu - Tecnica della Paralisi Temporanea
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    Villaggio: Tutti
    Livello: D
    Tipo: Ninjutsu
    Si tratta di una Tecnica assai efficace, la cui forza varia a seconda di chi la utilizza. L'utilizzatore per eseguirla dovrà rimanere totalmente immobile e congiungere le mani nel Sigillo del Serpente. Poi, rimarrà immobile per cinque secondi e dopodiché qualunque persona sia di fronte a lui a una distanza massima di dieci metri per un'ampiezza massima di un metro e mezzo finirà completamente paralizzato, come se improvvisamente fosse legato con del filo metallico invisibile, per una durata variabile o finché non subisce un danno di medio-lieve entità. A livello ANBU sarà possibile, inoltre, applicare il Jutsu su più soggetti distinti, pur non rientranti nel raggio standard di dieci metri per uno e mezzo, bensì distanti non più di sette metri dall'utilizzatore. In questo caso il costo sarà per ogni singolo bersaglio e la durata della paralisi sarà equivalente al massimale diviso per il numero dei bersagli.
    [Durata Massima: Genin due secondi; Chuunin tre secondi; Sp.Jounin quattro secondi; ANBU cinque secondi;]
    Consumo: 2 / 2 (A Bersaglio)


    Il ragazzo sembrò pensarci per un attimo, quindi si guardò attorno confuso e rispose: «No, non mi pare. Con questa n...»
    Era fatta. I cloni agirono in contemporanea, perfettamente coordinati. Nel momento stesso in cui il giovane si ritrovò ad essere provato della propria voce, entrava in azione la Kanashibari no Jutsu. In questo modo, oltre essere privato della sua voce, fu privato anche della mobilità del suo corpo. Ma rimase comunque questione di un attimo. Il tempo di realizzare che voce e corpo non gli appartenevano più, fu abbastanza per concedere a Kisuke l'apertura necessaria per calarsi dall'alto, come un predatore volante e ucciderlo.
    Non tutti sapevano che tagliando la gola a qualcuno si poteva fare un gran baccano. Se si recideva la trachea, ne potevano uscire dei suoni spaventosi, e in caso contrario, la vittima poteva urlare finché non moriva. E poi c'era la perdita di sangue, talmente tanto sangue, che sgorgava come l'acqua da un tubo rotto, sporcando mani, vestiti e non solo. Se invece si voleva uccidere qualcuno in fretta, come si spegne la luce con un interruttore, e se si era dotati di una certa forza fisica e l'avversario era già immobilizzato, la base del cranio, dove la spina dorsale si collega al cervelletto, era senz'altro il punto perfetto dove colpire, per ottenere un risultato rapido, silenzioso e relativamente pulito. E così fece Kisuke, visto e considerato che non voleva fare rumore né lasciare tracce di sangue come se fosse stato sgozzato un maiale. Tanto alla mano, affondò l'arma alla base del cranio di Sazanami, nel punto in cui appunto il midollo spinale incontra il cervelletto. Il suo lavoro fu a dir poco impeccabile, quindi il corpo si afflosciò immediatamente, e lui lo posò a terra con delicatezza, non perché mosso da sentimenti umanitari, ma per evitare di far rumore inutilmente. Poi, da sotto al mantello prelevò il suo rotolo per cadaveri, e in un attimo vi sigillò all'interno il corpo ancora caldo di Sazanami. A quel punto conservò nuovamente il rotolo al suo posto, dissolse i suoi due cloni per concludere tramite la Henge assunse le sembianze del ragazzo che aveva appena ucciso.

    Henge No Jutsu - Tecnica della Trasformazione
    HengeNoJutsu-TecnicadellaTrasformazione_zpsed28b4be
    Villaggio: Tutti
    Livello: E
    Tipo: Ninjutsu
    Grazie a questa tecnica il Ninja potrà assumere l'aspetto d'una qualsiasi persona o oggetto, ma il peso e le dimensioni reali dell'utilizzatore rimarranno invariate e non potrà trasformarsi in nulla di più piccolo d'un cucciolo di cane ne tantomeno nulla di più grande d'un orso.
    Siccome la tecnica non cambia anche il peso dell'utilizzatore, bisogna fare attenzione. Ad esempio sarà si possibile tramutarsi in uno Shuriken Gigante, ma di certo lanciarne più di uno nello stesso turno sarà impossibile per via dell'immenso sforzo richiesto per lanciare un soggetto che pesa dai 50 kg in su. Eventuali armi possedute dal soggetto saranno utilizzabili solo se non camuffate tramite questa tecnica. Questa è considerata la tecnica di livello E più difficile da apprendere, difatti solo un Genin molto abile sarà capace di replicare alla perfezione l'aspetto di qualcuno mentre inizialmente sarà possibile ad un occhio attento notare diverse imperfezioni.
    La tecnica si dissolve dopo aver subito un danno lieve.
    Consumo: 1 (A Turno)

    Shunshin no Jutsu - Tecnica del Movimento Fulmineo x10
    ShunshinnoJutsu-TecnicadelMovimentoFulmineo_zps37ec2da4
    Villaggio: Tutti
    Livello: D
    Tipo: Supplementare
    Questo jutsuè un movimento ad altissima velocità, consentendo ad un ninja di muoversi a brevi e lunghe distanze. Per un osservatore sembra che l'utilizzatore si sia teletrasportato ma in realtà non è così. Caratteristica visiva dell'utilizzo di questo jutsu è uno sbuffo di fumo che apparirà attorno all'utilizzatore mascherandolo al contempo.
    I vari villaggi nascosti hanno variazioni della Shunshin no Jutsu, i quali comportano uno o più elementi a parte il movimento stesso. L'elemento aggiuntivo è di solito una sorta di sostanza utilizzata per distrarre l'avversario, come foglie, sabbia, terriccio o acqua.
    Non utilizzabile per azioni offensive/difensive/evasive. Utilizzabile solo a livello narrativo.
    Consumo: 1 (Ogni 50 Metri percorsi)


    Dopodiché rilasciò la Kirigakure no Jutsu, facendo pian piano sfittire la nebbia, quindi sfruttò la Tecnica del Movimento Fulmineo per allontanarsi da lì il più in fretta possibile aumentando inoltre le probabilità di non essere visto.
    Una volta abbandonato il luogo del delitto, Kisuke si mosse verso casa. Tuttavia, la casa non era la sua, ma quella di Sazanami nel quartiere nord di Kirigakure no Sato. Come Kisuke aveva già scoperto nei giorni precedenti, abitava in un piccolo appartamento al quarto piano di un palazzino molto modesto. Non si era preso la briga di cercare eventuali chiavi di casa nelle tasche del cadavere, sia perché non gli era effettivamente passato per la mente in quel momento e sia perché a pensarci comunque col senno di poi non ne aveva il tempo. Non fu in ogni caso impresa complicata forzare la porta d'ingresso ed entrare.
    Almeno per un po', prima di lasciare il Villaggio, avrebbe pure potuto stare al riparo all'interno di quattro mura. Finora, dalla notte in cui ufficialmente lui era uscito per una missione, aveva sostato come un viandante senza meta. Si continuava a ripetere che tempo per riposare ne avrebbe avuto poi, molto poi, quando avrebbe iniziato finalmente a digerire tutta quella storia, se mai ci sarebbe riuscito prima di poter fare ritorno in patria.
    Una volta dentro, lì vi si barricò. La prima cosa che il suo cervello gli diceva di fare era continuare con il suo lavoro, ma quello che invece Kisuke fece realmente fu rilasciare la Henge e buttarsi per terra. stremato. Avrebbe voluto dire - semplicemente per non ammettere il contrario e macchiare il suo orgoglio - che la fatica era specialmente quella mentale, ma non era per niente così. Era stanco, sia a livello fisico sia a livello mentale. Certo, il suo cervello negli ultimi giorni aveva dovuto far fronte ad una mole non indifferente di stress per via dei numerosi pensieri che il suo nuovo improbabile compito gli portava. Al tempo stesso, però, dover lavorare quasi ininterrottamente per dei giorni senza avere quasi mai respiro, di certo non era una passeggiata di salute. Combatté contro se stesso, nell'indecisione, in quei pochi minuti che poi diventarono addirittura quasi mezz'ora. Doveva alzarsi, e mettersi al lavoro. Sapeva di doverlo fare, ma non voleva, il suo corpo e la sua mente avevano quasi un rifiuto. Dopo per l'appunto mezz'ora ci riuscì, però. Riacquisto il controllo del suo corpo e procedette con il suo lavoro. Dentro casa andò in cerca di un asciugamano da doccia, così da stenderlo per terra prima di richiamare il cadavere di Sazanami. Il suo colpo era stato preciso e letale, e aveva evitato eccessive perdite e schizzi di sangue, ma aveva comunque lacerato pelle e tessuti. Molto probabilmente la ferita stava anche diventando secca, ma non voleva correre il rischio di sporcare il pavimento e lasciarvi una piccola traccia.
    Distese sul pavimento l'asciugamano bianco come la neve, quindi recuperò il rotolo e richiamò il cadavere di Sazanami. Aspettò un attimo e controllo: come si aspettava aveva sporcato pochissimo il tessuto. Poi, per quanto gi facesse anche abbastanza schifo, poggiò la mano destra sulla fronte ormai fredda del corpo di Sazanami e s'intrufolò nella sua mente. Rispetto ad un cervello vivo, con i morti la Lettura Mentale aveva accesso limitato ai soli ultimi sette giorni di vita, ma comunque qualsiasi informazione riuscisse a ricavare non era da buttare via.

    Yomitori Kokoro - Lettura Mentale
    YomitoriKokoro-LetturaMentale_zps7f1a245e
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Supplementare
    Immobilizzando la vittima sarà possibile appoggiarvi sulla testa la propria mano, e con il Chakra iniziare ad estrarre informazioni dalla mente dell'avversario. È un processo complesso, che risulta essere relativamente semplice su Shinobi con un'esperienza inferiore alla propria, di media difficoltà su un pari grado ed estremamente complicato su uno Shinobi di livello superiore al proprio. È possibile effettuarla anche su un cadavere e vedere i suoi ultimi sette giorni di vita.
    Gli Specializzati in Interrogatorio sono considerabili di un grado superiore nell'uso di questo Jutsu, se lo subiscono.
    Consumo: N/A


    Ci mise un po', ma così poté rivivere completamente gli ultimi sette giorni di vita di Sazanami Shibito. Per quel che gli serviva poté in questo modo scoprire ancora più dettagli su di lui. Se qualcosa gli era sfuggito - senz'ombra di dubbio ce n'erano, e anche parecchie -, così ebbe la possibilità di colmare quelle lacune. D'altra parte, anche se per poco , avrebbe pur sempre dovuto impersonarlo, e ogni dettaglio al fine di essere credibile era essenziale.
    Kisuke cercò poi la missiva, che ormai sapeva Sazanami la teneva conservata nel cassetto di un mobiletto. La trovò in fretta; la busta era già aperta, ovviamente. Ne tirò fuori il contenuto e la lesse. Quasi una classica routine. La Nebbia gli aveva assegnato un certo Fukusuke Kakuyoku come compagno e insieme avrebbero dovuto svolgere una missione di livello B. Il loro obiettivo era risolvere il mistero di una nebbia fantasma nei pressi di Shimayama. "Peccato che in realtà sia solo una farsa. O quasi. Dovranno mandare qualcun atro per poter sistemare quella faccenda."
    Cercò dentro casa qualcosa con cui tracciare il cerchio necessario per l'attuazione della Tecnica dell'Alterazione Permanente del Corpo. Il luogo in cui metterla in atto ce l'aveva già: il salone da pranzo, il quale era abbastanza ampio da contenere il cerchio dal diametro di circa cinque metri. Gli serviva, dunque, solo il materiale. A vedere ce n'erano parecchi, ma Kisuke voleva qualcosa che fosse facilmente cancellabile e che a seguito della cancellazione non lasciasse tracce troppo riconducibili alla pratica effettuata. Poco più tardi trovo quello che faceva al caso suo: delle bacchette di gesso. Ne prese una e la spezzò, quindi raggiunse il luogo e alla bell'e meglio traccio per terra il cerchio bianco. L'ANBU di Kiri, a quel punto rimise il gesso al posto suo, sospirò pesantemente, e si posizionò al centro del cerchio tracciato nella sala. «Procediamo» disse a se stesso. "Non avrei mai pensato di dover ricorrere per davvero a questo Jutsu" pensò poi, passando alla composizione di un numero spropositato di Sigilli, mentre il suo cervello raggiungeva una concentrazione altissima.

    Kage Kagami Shinten no Hou - Tecnica dell'Alterazione Permanente del Corpo
    KageKagamiShintennoHou-TecnicadellAlterazionePermanentedelCorpo_zps418a24ae
    Villaggio: Tutti
    Livello: A
    Tipo: Ninjutsu
    L'utilizzo di questa tecnica richiede un'alta dose di concentrazione e determinazione, per cui non sarà possibile utilizzarla in battaglia. Dopo aver tracciato sul terreno un cerchio di circa cinque metri di diametro, lo Shinobi dovrà portarsi al centro dello stesso e, chiamate a raccolta le energie, comporre un grande numero di sigilli. Quasi immediatamente l'intero corpo dell'utilizzatore verrà ricoperto da bianche bende luminose che ne andranno ad alterare irreversibilmente l'aspetto fisico, mutandolo in quello di una persona precedentemente scelta dal ninja. Una volta effettuata l'operazione non sarà più possibile tornare alle proprie sembianze originali, almeno che non si riutilizzi il medesimo Jutsu, ed il nuovo aspetto dovrà obbligatoriamente appartenere ad una persona conosciuta dall'utilizzatore. L'unica cosa che andrà a mutare sarà l'aspetto esteriore, non si acquisiranno quindi l'esperienza, tecniche o abilità speciali possedute dall'individuo di cui si sono copiate le fattezze. E' impossibile distinguere l'originale da colui che ne ha preso le fattezze, persino l'odore del soggetto è lo stesso, dunque una versione perfetta della Henge.
    Consumo: 15


    Come sapeva sarebbe successo, candide bende avvolsero il suo corpo nascondendolo alla presenza di spiriti e demoni per pochi secondi. Poi, quando lo liberarono, non f più lo stesso. Le bende non rilasciarono Kisuke Momochi, bensì una copia perfetta in tutto e per tutto di Sazanami Shibito. "Per un po' Kisuke Momochi non esisterà più" si disse, con un velo di tristezza. A quel punto si tolse i vestiti e l'equipaggiamento, rimanendo completamente nudo. Raggiunse l’armadio di casa e cercò della biancheria e degli abiti di Sazanami da indossare. Prese una classica tenuta di Kiri e la indossò, quindi ritornò dal cadavere e sì munì delle sue cose, del suo equipaggiamento; indossò il suo gilet, il suo coprifronte. Poi, in uno scambio reciproco, dopo averlo finito di spogliare gli consegnò temporaneamente i propri abiti e i propri averi. O almeno, Kisuke li consegno al suo cadavere, tanto non se ne faceva nulla e non sarebbe scappato di certo da nessuna parte. Lo vestì da capo a piedi con i propri abiti, gli fece indossare tutte le sue protezioni, gli legò addosso le varie armi e lo rimise nuovamente a dormire all'interno del rotolo. Quello, checché se ne dica, era il modo più sicuro che il kiriano aveva per trasportare in sicurezza le sue cose fuori dal Villaggio. Da quel che aveva visto personalmente, sia tramite il suo spionaggio sia tramite la Lettura Mentale, aveva notato che in quanto ad abbigliamento ed equipaggiamento ninja Sazanami si differenziava totalmente da lui. Non poteva di conseguenza portarsi indosso la maggior parte delle proprie cose, o avrebbe rischiato che una delle guardie se conosceva Sazanami sospettasse qualcosa, ma soprattutto il suo compagno Fukusuke: lui conosceva bene il suo compagno. Avrebbe potuto giustificare al suo compagno la presenza di un diverso equipaggiamento con l'imminente volontà di abbandonare il Villaggio, ma eventualmente non avrebbe potuto fare lo stesso con le guardie. Era meglio non correre rischi inutili, finché ce n'era la possibilità.
    Prima di lasciare che la notte prendesse il sopravvento nelle ore successive del giorno, Kisuke fece in modo di far sparire tutto ciò che era avanzato da quello scambio con il morto: l’asciugamano e i vecchi abiti al completo. Per farlo, s servì di un braciere ancora sporco con dei rimasugli di cenere. Dovette improvvisarsi a fare il sarto con malagrazia, tagliando tutti i pezzi di stoffa con una lama prima di metterli a bruciare. Non avrebbe potuto altrimenti farlo con facilità, date le dimensioni medie del braciere. Fatto ciò, quando ebbe terminato di far scomparire anche l’ultimo collegamento con gli abiti e dopo aver ripulito l’abitazione, non gli rimase che attendere l’arrivo del giorno successivo, il giorno della sua partenza da Kirigakure no Sato.

    KisukeMomochiSPOILER
    ChakraFisicoMentale
    228-2-8(*2)-1-2-2-1-1(*10)-15= 179- Ottimo;- Stressato;
    - Sotto Pressione;
    Tripla Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Shuriken (20)Fili Metallici (30m)
    Senbon (20)Telescopio
    Cartabomba(5)Pillole del Soldato (3)
    Cartabomba (5)Kit Grimaldelli
    Cartabomba Fasulla (5)Flauto Demoniaco
    Makibishi (30)Specchio
    Palla Gelo (5)Rotolo Cadaveri
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Tasca Sup.Kunai(10)
    Tasca Sup.Spada RaijinRiposta
    Fodero MinoreTantoLombare
    Rotolo MultiploOmbrello Compl.Schiena
    Rotolo MultiploTaglia TesteSchiena
    Rotolo MultiploKusarigamaSchiena
    Rotolo MultiploOmoikaruiSchiena
    Rotolo MinoreKunai RicurvoTripla Borsa
    CustodiaOttavaCintura
    AbbigliamentoCoprinaso BendeIndossato
    AbbigliamentoProtezione CuoioIndossata
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoAnello ReiPollice destro
    AbbigliamentoAnello KūMignolo sinistro
    AbbigliamentoParabracciaIndossati
    AbbigliamentoParabraccia AltiIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
    AbbigliamentoBendeIndossate
    AbbigliamentoScarpe con LamaIndossate
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    Fumogeni (5)Radiolina
    CerbottanaTorcia Elettrica
    Sigilli d'Evocazione
    Armi da LancioShuriken Pesanti
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore



    Note- Sedici metri di Filo Metallico sono legati agli Shuriken Maggiori: otto ciascuno;
    - Quattordici metri di Filo Metallico sono legati a due Shuriken: sette ciascuno;
    - Trenta metri di Filo Metallico sono legati ad un Kunai;
    - Quattro Cartebomba sono legate ad altrettanti Kunai;
    - Due Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai;


    Edited by Mr.Uchiha - 30/7/2015, 12:37
     
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    L'Alba di una Nuova Vita



    La mattina della partenza era finalmente - o forse sarebbe stato meglio dire ormai? - giunta. Kisuke si disse cento volte che non era pronto a tutto quello, quasi fosse un bambino svogliato al primo giorno d'Accademia Ninja. Verificò che tutto fosse apposto e in ordine. Si osservò allo specchio, si ascoltò la voce, controllo com'era vestito a la posizione delle armi. Per rispecchiare totalmente Sazanami agli occhi altrui, alcune armi erano andate a finire in posizioni differenti da dove Kisuke teneva di solito le proprie, dove andava ad afferrarle quasi per riflesso condizionato, ma almeno la katana la teneva sulla schiena, con l'elsa che spuntava dalla spalla destra.
    Facendosi forza prese il cuore a due mani, si mangiò il fegato e uscì, chiudendosi la porta di casa alle spalle. Una casa che, però, non era la sua. Secondo la missiva, l'incontro sarebbe dovuto essere alla porta sud di Kiri, appunto in direzione di Shimayama. "Conosco perfettamente gli orari delle guardie. So quando si danno il cambio, qual è l'orario dove si è più in allerta e quando invece ci si rilassa di più, dando troppe cose per scontato. Quando sorge il sole la visibilità inizia ad essere buona, ed è dunque a logica il momento meno opportuno per agire, soprattutto perché tutti iniziano a svegliarsi. Di conseguenza, dunque, le guardie si rilassano un pelo di più" fu il pensiero di Kisuke. D'altra parte, per anni aveva svlto il compito di guardia ai cancelli e sulle mura del Villaggio. Tuttavia, continuava comunque a ragionare come se la sua posizione fosse totalmente in termini d'illegalità pronta ad essere scoperta. Com'era abituato a fare da sempre, non cercava di dare mai nulla per scontato, ma quelle per una volta erano per davvero paranoie inutili. D'altronde, ora lui era diventato Sazanami Shibito, nel migliore delle sue possibilità si comportava come lui, era vestito come lui, aveva la sua missiva, aveva una piccola parte dei suoi ricordi. Quale dannatissimo intoppo avrebbe potuto trovare dalle guardie del Villaggio? "Nessuno. Non dovrei avere alcun genere d'intoppo, se gli dèi m'assistono."
    Kisuke arrivò al luogo dell'incontro con una mezza puntualità. Non fu preciso, ma nemmeno troppo in anticipo. Le due guardie s'erano comodamente sedute al di sotto della piccola impalcatura di legno dove solitamente si appostavano quando pioveva. Era alta circa due metri e lunga quattro, con entrambi i lati aperti. Chiacchieravano tranquilli, cercando di far passare le ultime ore entro il nuovo cambio di guardia. "Sembra che anche l'orario d'incontro me l'abbiano dato azzeccato" si ritrovò a pensare Kisuke, riconoscendo la coincidenza.
    Kisuke rimase in attesa accanto alle enormi porte del Villaggio. Il suo compagno lo raggiunse pochi minuti dopo. Anche lui non perfettamente puntuale, ma sforava solo di qualche minuto. Si salutarono normalmente, come due semplici conoscenti, poi prima d'uscire mostrarono la missiva e i relativi permessi ai Chuunin di guardia, le quali annotarono il tutto sui loro registri, quindi ebbero il consenso di uscire.
    In un momento di iniziale e imbarazzante silenzio, i due proseguirono spediti verso sud. Verso il porto. Anche in quel caso poteva ritenersi fortunato, dato che la direzione della missione li obbligava a recarsi verso il sud dell'isola e quindi verso una delle zone con minor concentrazione di presenza, che fosse per la semplice popolazione o per i traffici commerciali. Non di meno, anche il porto verso cui si dirigevano attualmente, era uno dei porti di minor importanza del Paese. Quanto meno, lo era rispetto a quello ad ovest dell'isola, il più vicino al Villaggio della Nebbia, ovvero il principale e più importante del Paese.
    In direzione del porto, i due avevano messo ancora più strada tra loro e il Villaggio, continuando ad avanzare attraverso gli albero, di ramo in ramo, piuttosto che a terra. In quella maniera potevano procedere più spediti e accorciare i tempi da dedicare al solo spostamento. Tuttavia, fu proprio durante quel tragitto che si mise in moto l'evolversi degli eventi.
    «S'inizia a sentire aria di mare» esordì d'improvviso il suo compagno, annusando l'aria.
    «Dici?» rispose Kisuke, il quale non sapeva bene che risposta dare ad un'uscita del genere.
    Il ninja si fermò. «Eh sì! Non senti?» chiese ancora, annusando l'aria di nuovo, come a voler comprovare le sue parole. Anche Kisuke si era fermato non appena lo aveva fatto Fukusuke, ma dopo che Kisuke aveva risposto, sul viso del ragazzo si era dipinta una aria greve, anche se moderata, forzatamente controllata. Agli occhi di Kisuke non era sfuggito nemmeno quel minimo cambiamento. A riprova del fatto che nemmeno Fukusuke fosse un imbranato in tali termini, si accorse a sua volta di Kisuke. Gli lesse in viso che aveva capito fosse successo qualcosa.
    «Chi cazzo sei?» gli chiese, rabbioso, impugnando la propria wakizashi.
    «Eh? Che ti prende, Fukusuke?»
    «Tu non sei Sazanami. Non hai risposto come avresti dovuto alla mia domanda. Te lo ripeto: chi cazzo sei?»
    «Ehi ehi, non precipitiamo le cose. Ero sovrappensiero, mi è soltanto passato di mente.»
    «A lui non sarebbe di certo mai passato di mente!» ringhiò il ragazzo, impugnando la propria wakizashi ed attentando all'incolumità di Kisuke. Quest'ultimo decise di non farsi colpire in pieno, bensì di concedere un mezzo punto al proprio avversario. Un mezzo punto che, però, si sarebbe rivelato un punto completo a proprio vantaggio. Infatti, anzi che accusare il colpo completo rischiando di subire una ferita assai insidiosa, Kisuke fece finta di provare a scansare il colpo, ma si fece comunque colpire, riportando una ferita sanguinante d'entità medio-grave sul petto. La pettorina aveva aiutato a far sì che la ferita non fosse abbastanza profonda. Strinse i denti per il dolore, non dovendo per nulla fingere per fomentare la sua commedia, ma quel dolore e quel sangue erano entrambi un sacrificio necessario. Così facendo, infatti, avrebbe instillato il verme del dubbio nella mente di Fukusuke. E fu ferito, ma quella ferita fini per produrre solo sangue e nient'altro. Fukusuke pensava di sciogliere così la Henge no Jutsu dell'impostore, ma si ritrovò deluso. In lui traspariva un mix sensazionale di delusione, scontento, leggera sfiducia e pentimento.
    «Sei contento ora? Che cavolo...» disse lamentoso portando una mano a bloccare ls fuoriuscita di sangue.
    «Va bene, ma dovrai rispondermi. Allora: s'inizia a sentire aria di mare
    Kisuke per un secondo solo rimase zitto. Ormai gli era chiaro come il sole che quella frase era detta in vista di uno scambio di parole in codice. «Ma sei serio?» disse però, cercando di prendere ancora altro tempo ed al contempo realizzare la sua trappola. "Fanculo, vorrà dire che dovrò occupare due posti nel rotolo per cadaveri... Ormai non si può più tornare indietro. Anzi, sarà meglio prendere una precauzione in più finché posso" disse a sé stesso, portando le mani dietro la schiena, componendo la classica X con indici e medi.

    Kuchinonin no Jutsu - Tecnica del Mutismo
    KuchinoninnoJutsu-TecnicadelMutismo_zpsfbb6f98a
    Villaggi: Tutti
    Tipo: Ninjutsu
    Livello: D
    Dopo aver posizionato le mani come nella figura bisognerà porre una domanda al proprio avversario. Se questo risponderà, indipendentemente dalla risposta, perderà l'uso della propria voce per tre turni. La tecnica viene usata sia per impedire agli avversari di comunicare tra loro che per non consentire l'utilizzo di Jutsu che richiedano anche la voce, come il normale Kai.
    Consumo: 2


    «Avanti!» lo esortò Fukusuke spazientito, più di quanto non lo fosse già. Era il dubbio a tenerlo ancora così buono, ma quella riposta fu la morte sua... o meglio, della sua voce. Erano lontani dal Villaggio, ma non era da escludere la presenza di un eventuale pattuglia nei paraggi, oppure una squadra di Chuunin di passaggio e via discorrendo. Kisuke voleva metterlo fuori gioco senza creare nessun allarme di sorta, senza attirare attenzioni. Evitare dunque che potesse anche solo urlare, cacciare schiamazzi o rantolare di dolore era tutto a suo vantaggio.
    Non appena la Kuchinonin no Jutsu fu andata a segno, Kisuke iniziò a concentrare il Chakra d'elemento Fulmine all'interno della bocca, dando forma alla Gian, l'Oscurità Artificiosa. Nome paradossale per un Jutsu Raiton, si era sempre detto Kisuke. Gli sarebbero voluti pochi, pochissimi secondi per portare a termine il Jutsu. Esattamente il tempo che Fukusuke gli concesse per fare scena muta. Dopodiché, vedendo che non arrivava nessuna risposta, decise di non dare più alcun briciolo di fiducia a quell'impostore che gli si parava davanti.

    Gian - Oscurità Artificiosa
    Gian%20-%20Oscuritagrave%20Artificiosa_zpsfttjehi5
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tecnica mediante la quale si emette dalla bocca una scossa elettrica lunga venti metri e larga sei. Questa al contatto infligge una scossa di alta intensità che risulterà come una ferita medio-grave oltre che delimitare i movimenti dell'avversario fino ad un grado inferiore per due turni. Viene emessa dalla bocca e non necessita dunque d'alcun Sigillo anche se prima di essere scagliata nella bocca dell’utilizzatore si formeranno dei piccoli fulmini e necessita di tre secondi di preparazione prima di essere scagliata.
    Consumo: 8


    «Sei m...» provò a dire, ma in quel momento Fukusuke non avrebbe saputo dire se effettivamente la frase che stava per terminare gli era morta in gola perché era intervenuto il blocco del Mutismo oppure perché si vedeva arrivare incontro letteralmente una lingua composta interamente di scariche elettriche. La distanza a cui si trovavano Kisuke e Fukusuke l'uno dall'altro era relativamente breve, perciò il tempo e lo spazio per provare a scansare o controbattere era decisamente limitato. Tra le due Fukusuke scelse la prima, ma la parte sinistra del suo corpo fu comunque intaccata dalle scariche elettriche. Kisuke non aveva scelto la Gian tanto per ferirlo, ma piuttosto per debilitarlo a livello fisico, così che potesse essere una facile preda per lui. Come se non bastasse, subito dopo, Kisuke non diede nemmeno un secondo di tempo a Fukusuke per far qualcosa come contromossa d'opposizione. Incrociò semplicemente il suo sguardo con quello di Fukusuke e quello fu necessario per creare un ponte abbastanza solido come collegamento tra lui e Fukusuke, per farci passare il suo Chakra d'intento illusorio.

    Utakata - Effimero
    Utakata%20-%20Effimero_zps7chtmks2
    Villaggio: Tutti
    Livello: S
    Tipo: Genjutsu
    Per cadere sotto l'effetto di questa potente Illusione è necessario che la vittima ne veda la composizione dei Sigilli almeno in parte o che incroci lo sguardo dell'utilizzatore. Questo Genjutsu rende praticamente inerme il corpo di chi lo subisce, immobilizzandolo mentre parti del suo corpo si tramutano nel volto di persone appartenenti alla vita della vittima. Il primo viso sbucherà sempre sul volto stesso della vittima, prendendone possesso della metà e alterandone i tratti, mentre gli altri sbucheranno in maniera casuale da altre parti del corpo. Queste emanazioni illusorie tortureranno psicologicamente il Ninja, rinfacciandogli tutte le proprie colpe invitandolo al suicidio e cercando anche attivamente di ucciderlo prendendo controllo di un braccio della vittima, che proverà a strozzarlo. La tecnica dura un turno, al termine del quale se la vittima è ancora viva entrerà in stato di shock che la debiliterà fortemente per tutto il turno successivo. Per l'utilizzatore è possibile muoversi, ma solo leggermente, durante il Genjutsu. Per uscire dalla tecnica prima del tempo è necessario subire una ferita di grave entità. In quel caso, ci si sentirà solamente spaesati e confusi per un turno ma si eviteranno ulteriori malus.
    Consumo: 30


    Gli occhi, il solo scambio di sguardi, fu il tramite con cui Kisuke poté mettere in atto una delle sue più potenti illusioni, scombussolando con violenza il sistema circolatorio del Chakra di Fukusuke. Subdolo come una faina, il Genjutsu di livello S gli iniziò a far vedere una scena paranormale. Il suo corpo iniziò a mutare in maniera completamente innaturale. Il controllo della metà destra del suo corpo fu preso dall'immagine di diversi suoi conoscenti. Nello specifico erano quelli che con lui avevano sempre parlato di diserzione. Uno di questi fu per l'appunto Sazanami, che lo ingiuriava, cercando di convincerlo ad uccidersi. Anche tutte le altre personalità emerse dal suo corpo facevano lo stesso: lo inducevano al suicidio. Anzi, non solo, cercavano addirittura di soffocarlo controllando il suo stesso braccio. Kisuke vedeva che soffriva, muoveva la bocca ma senza rilasciare alcun suono. Probabilmente nell'illusione stava anche riuscendo ad urlare, ma non era così nella realtà. L'ANBU di Kiri attese che il Genjutsu facesse il suo effetto, quindi al suo termine sfruttò l'evidente forte stato di shock in cui verteva la vittima per attaccarlo. Ormai Fukusuke era già ferito e debilitato dalla Gian: l'Effimero era stata soltanto la ciliegina sulla torta perché fosse completamente alla mercé del Momochi.
    «Feccia eri e feccia saresti stato per sempre. Questa è la fine che ti meriti» disse Kisuke, sfoderando la katana. Era stanco, davvero stanco ormai, ma non per questo si avvicinò con lentezza e pesantezza al corpo eretto ma inerme di Fukusuke. Saggiò soltanto per un attimo la presa sull'elsa della katana, poi la impugnò a due mani, saltò dal ramo su cui stava e con un affondo ben assestato gli perforò il petto, passando attraverso il cuore, la punta della katana che sbucava tra le scapole. "Fine della corsa" pensò, come suo solito, mentre finivano a terra. Nell'aria vi era solo il rumore degli uccelli che in volo abbandonavano la zona.
    Kisuke l'aveva ucciso a sangue freddo con la stessa spada che fino a pochissimo tempo prima apparteneva ancora a un suo compagno. Ora quella stessa lama di katana veniva ripulita dal sangue grazie ai vestiti di Fukusuke. Il kiriano ebbe un momento di riflessione. Per quanto fossero entrambi appartenenti al gruppo della feccia traditrice, erano pur sempre compagni d'avventure, e se esisteva un modo per recidere definitivamente un legame, un legame come il loro, il suo poteva essere certamente quello giusto. "Anzi no, almeno Sazanami fino al momento della sua morte non ha sospettato nulla; non si è sentito tradito. Fukusuke però sì. Chissà nel suo caso quali pensieri gli saranno passati per la mente in quegli ultimi attimi prima di morire...?"
    Per il bene di se stesso e della sua missione segreta, mise da parte qualunque pensiero fosse legato a simili questioni per certi versi fuorvianti: ormai Sazanami e Fukusuke erano storia passata. Oltretutto, senza alcun dubbio, tra loro era più che altro il Momochi quello che avrebbe sofferto di più. Loro non avrebbero sofferto mai più per i loro legami spezzati. Kisuke, invece, ci avrebbe dovuto convivere fino a quando non avrebbe avuto nuovamente l'occasione di rimettere piede in patria, a missione conclusa, per riprendere il posto che gli spettava di diritto. Oppure fino a quando non sarebbe morto nel tentativo di farlo.
    Con freddezza e meticolosità, l'ANBU prese il rotolo per i cadaveri da uno scompartimento interno del gilet, lo aprì lungo il pavimento e vi sigillò all'interno anche il cadavere di Fukusuke, tutt'ora caldo e sgorgante sangue dal petto. Una volta fatto sparire il corpo, Kisuke richiuse il rotolo su se stesso e lo conservò al suo posto. "Adesso sarà meglio che mi muova. Le Terre di Nessuno mi aspettano."

    KisukeMomochiSPOILER
    ChakraFisicoMentale
    179-2-8-30= 139- Ferita medio-grave da taglio al petto;- Stressato;
    - Sotto Pressione;
    - Stanco;
    Tripla Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Shuriken (20)Fili Metallici (30m)
    Senbon (20)Telescopio
    Cartabomba(5)Pillole del Soldato (3)
    Cartabomba (5)Kit Grimaldelli
    Cartabomba Fasulla (5)Flauto Demoniaco
    Makibishi (30)Specchio
    Palla Gelo (5)Rotolo Cadaveri
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Tasca Sup.Kunai(10)
    Tasca Sup.Spada RaijinRiposta
    Fodero MinoreTantoLombare
    Rotolo MultiploOmbrello Compl.Schiena
    Rotolo MultiploTaglia TesteSchiena
    Rotolo MultiploKusarigamaSchiena
    Rotolo MultiploOmoikaruiSchiena
    Rotolo MinoreKunai RicurvoTripla Borsa
    CustodiaOttavaCintura
    AbbigliamentoCoprinaso BendeIndossato
    AbbigliamentoProtezione CuoioIndossata
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoAnello ReiPollice destro
    AbbigliamentoAnello KūMignolo sinistro
    AbbigliamentoParabracciaIndossati
    AbbigliamentoParabraccia AltiIndossati
    AbbigliamentoParastinchiIndossati
    AbbigliamentoBendeIndossate
    AbbigliamentoScarpe con LamaIndossate
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    Fumogeni (5)Radiolina
    CerbottanaTorcia Elettrica
    Sigilli d'Evocazione
    Armi da LancioShuriken Pesanti
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore



    Note- Sedici metri di Filo Metallico sono legati agli Shuriken Maggiori: otto ciascuno;
    - Quattordici metri di Filo Metallico sono legati a due Shuriken: sette ciascuno;
    - Trenta metri di Filo Metallico sono legati ad un Kunai;
    - Quattro Cartebomba sono legate ad altrettanti Kunai;
    - Due Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai;


    Edited by Mr.Uchiha - 30/7/2015, 12:38
     
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    Terre Ignote



    Il suo primo approccio nelle Terre di Nessuno fu inizialmente duro e crudo. Nella concezione mentale di Kisuke, un conto era varcare i confini di quelle terre maledette - da solo o al comando del proprio squadrone di ANBU - nella consapevolezza di essere lì soltanto per svolgere la missione nella veste dei buoni di turno, soltanto per quello e soprattutto per poco tempo. Tutt'altra storia era invece andarci sapendo di doverci rimanere a tempo indeterminato e di essere completamente solo. Anzi, sapere di essere un traditore, o quanto meno di doversi comportare come tale. Lui non era per davvero un traditore della patria, seppur nell'animo si sentisse in ogni caso d'aver tradito qualcuno, sia la sua famiglia sia il suo Villaggio, ma sarebbe dovuto diventarlo per davvero. Sotto altro nome, certo. Sotto altro aspetto, certo. Però avrebbe pur sempre dovuto farlo e senza sconti. L'unico contatto che poteva avere in linea d'emergenza o per comunicare con la Nebbia, era una ragazza dai capelli biondi di nome Junko che faceva la spia a Yamamichi per conto di Kiri. Per il resto, avrebbe dovuto cavarsela da solo come un lupo da solo nella foresta.
    Giunse a Yamamichi sotto le spoglie di Sazanami Shibito, il vero traditore di Kirigakure no Sato. Il suo viaggio era stato lungo e tortuoso. Gli ci vollero giorni e giorni per arrivare all'ormai ex Paese della Terra, attraversando praticamente tutto il continente. Il suo progetto era iniziato bene con la fuga silenziosa dal Villaggio della Nebbia e perciò fu necessario continuare a muoversi con cautela e tanta pazienza, per evitare di fare il passo più lungo della gamba e commettere un passo falso a rovinare tutto il lavoro ottimamente già fatto. Doveva continuare a rimanere nell'ombra, sempre come un fantasma, fino a quando non sarebbe arrivato nelle terre dell'illegalità e fino a quando non avrebbe avuto sotto mano qualcuno che gli regalasse un'altra, nuova identità. Non sarebbe andato bene chiunque. No. Sarebbe servito qualcuno che avesse come minimo avesse le essenziali corrispondenze con lui, ovvero che fosse in grado di manipolare i suoi stessi elementi Chakra e possedesse il suo stesso contratto. "Non sarà per niente semplice" si era detto, cosciente di ciò.
    Nonostante non fosse certamente la prima volta che calcava le strade delle terre di Nessuno, stavolta Kisuke vedeva quel luogo con occhi differenti, gli occhi di un disertore. Com'era abituato a fare di solito, cercò di rimanere il più possibile nell'anonimato. Evitare attenzioni ed attacchi alla sua persona era essenziale alla salvaguardia della sua incolumità, seppur per i primi tempi non avrebbe fatto bene al suo inserimento in quel mondo criminale.
    Abbracciando pian piano quell'ambiente, si rese conto di come fosse un mondo chiuso ed aperto al tempo stesso. Le Terre di Nessuno offrivano accoglienza e rifugio a chiunque, ma non davano a tutti le stesse possibilità di sopravvivenza, di successo. I lavori più importanti - in buona parte gestiti dal Mercato Nero - erano limitati e offerti a una ristretta cerchia di elementi: a tutti gli altri venivano lasciate soltanto le briciole e la polvere delle briciole.
    Kisuke per i primi tempi dovette andare avanti come un poveraccio, arrancando miseramente grazie a piccoli lavoretti che non rendevano di certo merito a quelle che erano davvero le sue capacità.
    I furtarelli, i trasporti, le commissioni, la sorveglianza, qualche investigazione e un solo raro omicidio gli iniziarono a giovare un certo interesse da parte dei signori della zona. Grazie agli incarichi portati a termine, mano a mano, c'era chi richiedeva appositamente di lui per un lavoro da fare. Fino a prova contraria, adesso Kisuke per loro risultava un buon elemento ad un prezzo più che conveniente, tutto sommato.
    Un giorno gli venne assegnato un compito leggermente più importante e impegnativo del solito: recuperare una preziosissima refurtiva ai danni di Akihiro Chosokabe, un certo signore del crimine noto in zona. Kisuke accettò il lavoro di buon grado, soprattutto sapendo che avrebbe avuto a che fare con un altro Mukenin e nemmeno alle prime armi. L'avrebbe accettato comunque, aveva senza meno bisogno di soldi. Con la premessa di un po' d'azione, accettò ben più volentieri il peso del lavoro e delle armi.
    Si era sin da subito messo in cerca dei suoi bersagli e, una volta trovati, li aveva eliminati uno per uno con meticolosa professionalità, recuperando la refurtiva. Il Mukenin a guardia della refurtiva fu decisamente più impegnativo rispetto agli altri, ma comunque non un problema per uno come Kisuke. Probabilmente era un Mukenin di livello B se non A preso appositamente per garantire la sicurezza del bottino.
    Sarebbe stato un altro lavoro portato a termine con successo, altra reputazione per Sazanami e soldi per il suo borsello. Tuttavia, durante quella missione Kisuke trovò quello che da tempo cercava, quello che poteva essere il suo prestanome. Il Mukenin che aveva appena sconfitto, in quel che era essenziale, sembrava essere perfetto per lui: Hisao Hattori, ex kiriano, ventiquattro anni, evocatore di cani, possessore del Suiton e del Raiton. Aveva anche una corporatura molto simile a quella del suo aspetto originale.
    Il kiriano aveva un lavoro da svolgere, e quindi prendere il posto di quel ragazzo costituiva un ostacolo, ma decise che se la sarebbe giocata bene per far sì che quell'ostacolo si trasformasse in una manna dal cielo. D'altronde, anche lui era stato assoldato per proteggere la refurtiva, quindi sarebbe stato pagato per il servizio reso. "Soldi e la mia nuova identità. Finalmente qualcosa inizia a girare per il verso giusto."
    Non aveva lasciato testimoni di sorta, perciò tramite la lettura mentale lesse i ricordi di Hisao nei suoi ultimi sette giorni di vita, e così come con lui fece con chiunque altro aveva appena ucciso del suo gruppo.

    Yomitori Kokoro - Lettura Mentale
    YomitoriKokoro-LetturaMentale_zps7f1a245e
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Supplementare
    Immobilizzando la vittima sarà possibile appoggiarvi sulla testa la propria mano, e con il Chakra iniziare ad estrarre informazioni dalla mente dell'avversario. È un processo complesso, che risulta essere relativamente semplice su Shinobi con un'esperienza inferiore alla propria, di media difficoltà su un pari grado ed estremamente complicato su uno Shinobi di livello superiore al proprio. È possibile effettuarla anche su un cadavere e vedere i suoi ultimi sette giorni di vita.
    Gli Specializzati in Interrogatorio sono considerabili di un grado superiore nell'uso di questo Jutsu, se lo subiscono.
    Consumo: N/A

    Kage Kagami Shinten no Hou - Tecnica dell'Alterazione Permanente del Corpo
    KageKagamiShintennoHou-TecnicadellAlterazionePermanentedelCorpo_zps418a24ae
    Villaggio: Tutti
    Livello: A
    Tipo: Ninjutsu
    L'utilizzo di questa tecnica richiede un'alta dose di concentrazione e determinazione, per cui non sarà possibile utilizzarla in battaglia. Dopo aver tracciato sul terreno un cerchio di circa cinque metri di diametro, lo Shinobi dovrà portarsi al centro dello stesso e, chiamate a raccolta le energie, comporre un grande numero di sigilli. Quasi immediatamente l'intero corpo dell'utilizzatore verrà ricoperto da bianche bende luminose che ne andranno ad alterare irreversibilmente l'aspetto fisico, mutandolo in quello di una persona precedentemente scelta dal ninja. Una volta effettuata l'operazione non sarà più possibile tornare alle proprie sembianze originali, almeno che non si riutilizzi il medesimo Jutsu, ed il nuovo aspetto dovrà obbligatoriamente appartenere ad una persona conosciuta dall'utilizzatore. L'unica cosa che andrà a mutare sarà l'aspetto esteriore, non si acquisiranno quindi l'esperienza, tecniche o abilità speciali possedute dall'individuo di cui si sono copiate le fattezze. E' impossibile distinguere l'originale da colui che ne ha preso le fattezze, persino l'odore del soggetto è lo stesso, dunque una versione perfetta della Henge.
    Consumo: 15


    Dopodiché utilizzò la Tecnica dell'Alterazione Permanente del Corpo per assumerne in tutto e per tutto le sembianze, quindi lo mise a dormire nel suo rotolo per cadaveri, occupando un terzo slot affianco a Sazanami e Fukusuke. "Perfetto. Ora che Sazanami è ufficialmente morto, devo trovare il modo per diventare uno di loro. Devo trovare il modo per essere riconosciuto come uno di loro e procedere con un approccio al Mercato Nero. Se non riesco ad avvicinarmi nemmeno al Mercato Nero come loro strumento, non riuscirò mai nemmeno ad avvinarmi a quella organizzazione."
     
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    Le Viscere del Paese della Terra



    Kisuke Momochi alias Hisao Hattori, insieme alla refurtiva. fu l'unico e il solo a presentarsi agli occhi di Akihiro Chosokabe. Si dichiarò l'unico sopravvissuto della spedizione, dopo l'attacco del Mukenin: aveva potuto salvare solo se stesso e la refurtiva. Non aveva potuto fare di più. Il criminale a modo suo comprese la posizione del Mukenin, ma si adirò ugualmente con tutti e nessuno, le vene di collo e tempie sembravano sul punto esplodere mentre dichiarava a gran voce di voler sapere chi era il mandante di quel Mukenin. Voleva la sua testa su un piatto d'argento. Il volto rubicondo e le vene ingrossate fecero credere a Kisuke che quella testa sarebbe esplosa da un momento all'altro, ma rimase deluso. La reazione del criminale non era dovuta tanto per la perdita dei suoi uomini. Si trattava pur sempre di mercenari a buon prezzo che avrebbe potuto trovare ancora e rimpiazzare di volta in volta. Ciò che importava davvero, cioè la refurtiva, era salva. Tuttavia, non poteva assolutamente permettere che per le strade si spargesse la voce che un simile atto passasse impunito. Kisuke decise di prendere la palla al balzo. Si offrì subito volontario per trovare quella testa. Lui sapeva perfettamente chi era il mandante: non ci sarebbe stata investigazione più semplice. Significava tradire la fiducia dei suoi principali mandanti, certo, ma lui adesso era un cane sciolto e non doveva la sua fedeltà a nessuno, solo alla Nebbia. E poi, chi erano quelli? Loschi criminali che avevano approfittato dei suoi ottimi servigi a basso costo soltanto perché sapevano avrebbe sempre accettato per necessità.
    Dopo poco meno di una settimana, Kisuke tornò alla tenuta di Akihiro Chosokabe con la testa del suo vecchio mandante all'interno di una scatola di legno. L'espressione di sollievo e d'appagamento dipinta sul volto del capo criminale fu indescrivibile, considerato che quella testa mozzata con malagrazia sarebbe stata esposta su una picca in città. Le voci giravano già, e con quella testa esposta in bella vista, il messaggio in circolo sarebbe stato chiaro, unico e inequivocabile.
    Da quel giorno il sanguinario Akihiro prese abitualmente al suo servizio Hisao, affidandogli incarichi sempre più dalla massima importanza, ma Kisuke non era soddisfatto. Anzi, non era proprio disposto a rimanere in eterno al soldo di quel criminale. Lui aveva ben altri progetti, ben altri compiti: aveva come obiettivo il Mercato Nero, l'organizzazione più grossa ed estesa mai esistita. Regnava incontrastata sulle Terre di Nessuno e gestiva i maggiori traffici e affari illeciti sulla faccia della terra. Ma certo! Perché non ci aveva pensato prima? Non poteva cominciare direttamente come loro sicario. Il loro interesse nei confronti dei suoi servigi doveva guadagnarseli seguendo un'altra strada, ma nulla vietava di iniziare a mostrarsi loro come un cliente. Da sempre il Mercato Nero offriva la più disparata gamma di articoli: armi, oggetti, indumenti ed armature di ogni sorta, pezzi d'epoca e per tutti i gusti. Tutta questa roba, però, poteva ugualmente essere acquistata in una qualunque Armeria da quattro soldi. No, la specialità principale del Mercato Nero erano tutti quegli articoli che i Villaggi bandivano tassativamente. Era su una di queste che Kisuke puntava per far colpo. Alla portata di chiunque avesse i soldi per poterseli permettere c'erano aggeggi strani, protesi bizzarre, pillole dagli effetti più disparati, mutazioni d'ogni genere ma soprattutto c'erano i Doujutsu. Non aveva alcuna intenzione di diventare un mostro mutante o di trasformarsi in un tossicomane a furia d'ingerire pasticche, ma farsi trapiantare un occhio speciale era perfettamente alla sua portata, era un prezzo che Kisuke era disposto a pagare.
    Sebbene vestisse i panni di un Mukenin già bello che avviato in quel mondo criminale, dovette comunque cercare i giusti agganci pian piano per poter arrivare a concludere affari con il Mercato Nero. I suoi scaffali e la sua merce non erano esposti alla luce del sole e non erano aperti per chiunque avesse il borsello pieno. Per quanto fossero attaccati al dio denaro, continuavano ad effettuare una leggera scrematura dei clienti: vendere a chiunque, anche al più deficiente dei Mukenin, poteva significare guai seri per gli affari... e soprattutto anche per la propria incolumità. Kisuke, però, vi riuscì sotto l'aspetto e l'identità del Mukenin di Kiri Hisao Hattori. Inizialmente era solo l'ennesima proposta di lavoro, l'ennesimo incarico da svolgere, ma poi Kisuke percepì che un incarico del genere non poteva essere partorito dal giro criminale di Akihiro Chosokabe. Infatti, quando mostrò i primi segni di scetticismo, Kisuke fu avvertito dal suo contatto che gli confessò essere una prova, un test da parte del Mercato Nero per via della sua richiesta d'incontro e d'affari. Volevano vedere quanto effettivamente fosse affidabile sotto ogni punto di vista. Kisuke, o meglio Hisao, grazie a quel compito svolto con professionalità, ottenne i contatti con un trafficante del Mercato Nero.
    A cifre esorbitanti venivano offerti originalissimi Byakugan del Clan Hyuuga della Foglia e - in molteplici varianti - Sharingan del Clan Uchiha della Foglia. Tra le due tipologie, Kisuke scelse senz'alcuna indecisione il Byakugan. Conosceva alcuni pregi e difetti di entrambi i Doujutsu, e se doveva sceglierne uno che facesse al caso suo, quello era proprio il Byakugan del Clan Hyuuga, l'occhio a cui nulla sfugge. In questo modo avrebbe anche unito l'utile al dilettevole. Fino a prova contraria, possedere un Byakugan era sempre stato uno dei suoi sogni proibiti, da quando aveva iniziato a carpirne le potenzialità. Era anche uno di quei sogni che non aveva raccontato mai a nessuno, nemmeno a Galatea o a Shinzo. Uno di quei sogni che però non aveva mai potuto rendere realtà per via delle più che ovvie leggi vigenti nel mondo ninja. "Certe cose, se sei sveglio non le racconti ad anima viva. Anzi, nemmeno ad un'anima morta."
    Ecco il primo passo per diventare ed essere riconosciuto come uno di loro. Avrebbe dovuto rassegnarsi ad avere un campo visivo minore rispetto a chiunque altro in possesso di due occhi, ma in compenso con il Byakugan attivo le sue potenzialità in quanto ninja e combattente sarebbero salite esponenzialmente. "Nella vita c'è il dolce e c'è l'amaro" si era detto, giustificando così a se stesso quel prezzo, quella parziale oscurità da pagare. Oltretutto, quel che tra l'altro era più importante, avrebbe potuto finalmente far sì che le nuove voci sulla sua persona circolassero vive e rinnovate di sussurro in sussurro nei meandri più oscuri del Mercato Nero. "Un elemento che può avere un Byakugan trapiantato potrà interessarvi per qualche lavoro ufficiale, no?"
     
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437 replies since 25/6/2010, 10:02   12394 views
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