Le 10 cose da ricordare dello scorso weekend

di Massimo Zampini

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    Le 10 cose da ricordare dello scorso weekend



    di Massimo Zampini

    1) Ronaldo spinto da un difensore del Barcellona, vola giù, si lamenta, chiede forsennatamente il rigore e si dispera perché non gli viene dato. Quasi piange, non se ne fa una ragione. Pare quasi che ripensi alla sceneggiata su Chiellini, e si chieda come sia possibile, se lì hanno espulso l’avversario, che qui non gli concedano neanche un misero semplice falletto. Sono magre consolazioni, certo, e noi non ne traiamo alcun giovamento, ma rimane uno dei momenti più divertenti del weekend.

    2) Altre emozioni nel clasico: senti con attenzione la seconda voce, ascolti le analisi, acute, competenti, senza diplomazia, non faziose, da vero appassionato di calcio. Capisci che stai ascoltando Fabio Capello, e pensi che se in questi ultimi anni ci fosse stato lui, al posto di Bergomi, probabilmente le partite ti sarebbero sembrate diverse. Meno moviole, meno “la voglio rivedere”, meno pregiudizi e più calcio, al massimo della competenza, come piace(rebbe) a noi. Poi, da Barca-Real commentata da Capello, torni al prepartita di Inter-Verona, vedi lo Zio, lo ascolti, e capisci che è stato un attimo, un lampo, una semplice illusione di metà autunno.

    3) I due rigori per il Napoli: inutile specificarlo ogni volta, gli arbitri sbagliano e dei rigori dati e non dati a noi non interessa nulla. Parliamo sempre di media, di opinione pubblica. E qualche brivido ci ha percorso la schiena quando abbiamo immaginato che quel rigore (il secondo in pochi minuti) fischiato con l’avversaria in contropiede, cinque secondi dopo il contatto, per un gomito immobile che proteggeva il corpo a mezzo metro dal tiratore, lo avessero dato alla Juve. Calcolando poi che chi ha segnalato il tutto era Mazzoleni, colui che, secondo la leggenda partenopea, odia il Napoli ed è un grande fan bianconero. Lunghi brividi di paura, pensando a titoli, giornali, trasmissioni, tg in edizione straordinaria, interrogazioni parlamentari. Per noi, invece, nonostante i due rigori non ci fossero, l'arbitro non conta niente. Il Napoli ha dominato, il Toro ha fatto troppo poco, due a zero meritato. We love football, no?

    4) Nel pomeriggio, poi, la Juve schiaccia il Genoa, fa 20 tiri in porta a zero, prende una traversa, fa due gol, il portiere avversario prende 8, ma dopo qualche replay si scopre che il piede di Asamoah, forse, al momento del contatto era 3 centimetri fuori area. Il Messaggero, ben più fatalista quando sorte analoga era toccata al buon Gervinho a San Siro, titola indignato: la Juve sblocca solo su rigore inesistente. They don’t love football, decisamente.

    5) Tevez gioca bene, forse subisce un fallo, forse no, fatto sta che lo ammoniscono, e lui fa segno “ok”, pollice in su, nient’altro da dire. Calmo, eppure indiavolato nel pressing, che non molla certo per la paura di prendere un altro giallo. Corsa, tante giocate, poi stop in area, dribbling stretto e palla dall’altra parte. Sotto la maglietta, un altro quartiere sfortunato di Buenos Aires. Poi si riparte, corsa, pressing, giocate, mai una protesta, mai un problema con gli avversari. Non l’avesse preso il Milan, grazie a quel pranzo galeotto in Sud America con Galliani, per noi sarebbe stato davvero un grande numero 10, come tecnica e comportamenti. Peccato.

    6) Conte show. A Sky lo guardano attoniti, quando chiede di parlare di cose tecniche e di non inventare storie relative ai rapporti umani. Sono sgomenti, non capiscono come si permetta di dare un suggerimento del genere. Porrà gli dice che è stato informato da gente con alto tasso etilico (elegante, no?), mentre Mauro, il re dell’ironia, lo invita a essere più ironico. Insomma, quell’arrogante di Conte pretende di sapere se ha litigato davvero con Marotta o sono solo invenzioni giornalistiche. E, il che è più grave ancora, si arrabbia senza neanche avere l’ironia e lo spirito di un maestro come Mauro. Caro Antonio, ma come diavolo ti permetti?

    7) Ancora media da urlo: la prima pagina, dopo l’insuperabile exploit de La Nazione (“Juve merda”, “scusate, è stato un errore tecnico), tocca a Studio Sprint, dove deve regnare un bel clima pro Juve. Dal conduttore Varriale, che sin da Pechino ha mostrato le sue simpatie verso la Vecchia Signora, a chi gestisce la pagina twitter ufficiale della trasmissione, che risponde a un tweet denigratorio sul “parrucchino” di Conte, con ironia e competenza: “povero con tutti i soldi che ha speso per il trapianto”. Carino, no? Anche qui, però, il top si raggiunge con le scuse della pagina twitter dopo tante proteste dei fan bianconeri: “Stadio Sprint e il conduttore Enrico Varriale prendono le distanze da quanto postato oggi. Si è trattato di un'intrusione”. Ora, maledetto intruso, che sei riuscito a beffare l’attento servizio sicurezza di Stadio Sprint, stai attento, che se ti beccano gli juventini della redazione della trasmissione e quel gobbo spudorato del conduttore, sono davvero fatti tuoi.

    8) La Roma vince, soffrendo, in dieci, e continua la sua stagione dei record. E noi, ogni volta, ripensiamo a te, che parlavi dei nostri scudetti, escludevi De Rossi, non capivi Pianjc, e stravedevi per Tachtsidis. Ora, invece dobbiamo vedere un tecnico logico, razionale, che spiega la partita, mette in campo i migliori, parla di calcio, e fa riferimenti solo alla sua squadra. Non so come dirtelo, e allora lo scrivo qui: ci manchi, sappilo.

    9) Il Milan si infuria per la sconfitta di Parma, e ci mostra sul sito la zolla da cui ha tirato Parolo.. Insomma, se concedi a bomber Parolo quei cinque metri, e lo fai tirare da 31 invece che da 36 o da 38, il gol è automatico. Quella, sì sa, è la mattonella di Parolo. Da lì, il fuoriclasse parmense induce la spaurita barriera ad aprirsi e il terrorizzato Gabriel rimane di ghiaccio. Meglio un rigore contro, che la botta di Parolo dai 31 metri. Il primo si può anche sperare di pararlo, ma per neutralizzare la seconda deve verificarsi un vero e proprio miracolo. E il povero Gabriel non c’è riuscito. Sos arbitri: basta danneggiare il Milan, è troppo tempo che va avanti questa storia. E non tutti gli anni può riuscire il miracolo di arrivare tra le prime tre nonostante certe decisioni.

    10) Thohir. Ora, io capisco tutto. Ed è vero, ho augurato all’Inter di essere acquistata, se possibile, da qualcuno meno competente di Moratti. Vero, lo riconosco. Però aspettate, io non volevo esagerare. Non intendevo auspicare addirittura che in una settimana ci confessasse del figlio juventino, della folle passione per Ventola, o addirittura riassegnasse la gloriosa numero 3, ritirata da tempo, a un giocatore di basket. Forse ho esagerato con i miei auspici, riflettevo tra me e me. Questo è peggio di Moratti, stavo pensando a voce alta. Poi, però, leggo la top 11 nerazzurra scelta dal caro vecchio Presidente. Leggo dell’esclusione di Zanetti, sostituito da Bergomi, premiato probabilmente più per l’apporto dato da commentatore che per quanto fatto in campo. Leggo che il centravanti è Ibra, proprio lui, che era il centravanti degli avversari nell’anno del cartone, come a dimostrare, da solo, che più cartone di così davvero non si può. Leggo il numero 10, alle spalle delle punte: ebbene sì, è lui, Alvaro Recoba, l’uomo dagli 8 miliardi di ingaggio, dai due passaporti, del rigore contro l’Hslgsinborg. L’uomo che il 5 maggio 2002 difendeva con impeto e coraggio la fascia sinistra neazzurra insieme al fido Gresko.
    Bravo Presidente, una Top 11 da sogno, in linea con la mai troppo elogiata gestione di questi 20 anni.
    Cosa volete che siano, in confronto, una sana passione per Ventola e un figlio che più juventino non si può?

    @massimozampini
     
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