Il Pomo della Discordia

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    Era ormai notte fonda, la luce lunare come un latte bagnava i tetti degli edifici, ed a Kirigakure no Sato paradossalmente pullulava fermento affinché non scoppiasse il caos più totale. Le luci artificiali nell'ufficio personale del Mizukage erano accese, apparendo letteralmente come una mosca bianca in quel momento della notte, mentre solo poche finestre in tutto il Villaggio emanavano flebili riquadri luminosi.
    Squadre investigative erano già in azione così come squadre di ricerca e squadre di comunicazione. Eppure, c'era già chi sapeva che niente di tutto ciò avrebbe risolto la situazione in atto. Era niente più che protocollo, da rispettare, ma con tutta probabilità non avrebbe smosso la situazione di un millimetro, nemmeno se gli avessero servito la testa di Yogan su un piatto d'argento.
    In momenti come quello, in situazioni come quella, c'erano individui che lasciavano ad altri l'onere e l'onore di creare un po' di scena agli occhi del pubblico. Tutti quei ninja in azione erano come spaventapasseri in un campo, mentre i fili a cui si reggeva a stento tutta la situazione erano manovrati da persone fuori dall'occhio del ciclone. Tre persone. Soltanto tre, ed un bastone demoniaco.
    Sotto al bagliore artificiale dei neon, nella desolazione più assoluta del Palazzo, l'ufficio del Mizukage ospitava Akira Watanabe e Masato Mitsusane, l'Anziano del Villaggio, e Kisuke a rapporto. Si respirava una calma innaturale, a tratti inquietante, alla luce dei fatti che avevano portato i tre a riunirsi.
    «Mostra la Tecnica che ti ha insegnato» ordinò il Kage al Sennin.
    Allora Kisuke ricorse ad una Illusione, una sua illusione per mostrare alla mente del Kage e dell'uomo più saggio a Kiri che cosa avesse appreso da Yogan. La Tecnica della Rivoluzione Universale prese in prestito la figura di un origami per mostrare ai due le saette oscure che ruggivano sotto una forma di pantera.
    «È la Kuropansa. La Kuropansa di Kumo...» confermò il Kage, la morte nella voce. Se ancora poteva esserci una speranza, ora non c'era più.
    «Non ne avevo la minima idea. Non potevo saperlo, Mizukage-sama!»
    «Com'è potuto succedere?» chiese l'uomo, parlando quasi come se non avesse sentito le parole del Momochi.
    «Ve l'ho detto: sembrava una cosa normalissima, se non fosse per il fatto che fosse un debito da...»
    «No, no!» lo interruppe il Kage. «Non intendo nel concreto: quello ormai non conta più, non capisci? Diventerà una questione politica dove quella maledetta Tecnica non sarà più l'oggetto, bensì l'espediente per navigare verso altri obiettivi» spiegò il Mizukage con fare agitato. «È incredibile che una cosa del genere sia potuta succedere proprio qui, proprio a noi, proprio con te
    «Non sapeva chi davvero io fossi, altrimenti credo se ne sarebbe guardato bene.»
    «È probabile...»
    «Eppure sono stato tratto in inganno come un pollo...» ammise Kisuke in tono amaro. Senza accorgersene strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche, le unghie che sarebbero affondate nella carne se non fosse stato per i guanti in pelle.
    «Non potevi saperlo» lo consolò il kage, la sua voce sembrava quella di un padre. «Le Tecniche Segrete di ogni Villaggio Ninja sono per l'appunto segrete. Rimane nella discrezione di ogni individuo mantenerle tali, ma questa diviene un'arma a doppio taglio.»
    «Be'... è un disertore, questo è chiaro.»
    «No...» il kage scosse il capo. «No, Kisuke: questo non è stato un semplice atto di diserzione. È stato anche un atto di terrorismo. Terrorismo politico vero e proprio. Con questa subdola mossa, quel ninja ha fatto in modo che le tensioni tra i nostri Villaggi vibrassero al ritmo di una volta. Adesso le vecchie cicatrici sanguineranno di nuovo e magari tutto il lavoro che abbiamo fatto fino ad ora sarà neve al sole.»
    Il vecchio Mitsusane sembrava non fosse nemmeno con loro. Da quando il suo bastone aveva colpito il pavimento, chiudendoli all'interno di quella bolla immacolata, non aveva proferito parola. Era un attento osservatore e sapeva quando intervenire, perché soprattutto nel suo misurato silenzio stava portando il giusto ausilio per quelli che ai suoi occhi non erano altro che bambini.
    «Perché dev'essere così? Io sono innocente» proseguì Kisuke. «Posso giurarlo sulla testa dei miei tre figli.»
    «Io lo so, ma loro no!» lo rimbeccò il Kage.
    «Posso concedere loro di leggermi la mente.»
    «No!»
    «Sono abbastanza bravo, lo sapete. Limiterò la loro presenza alla visione solo di quei ricordi.»
    «Se azzarderai quella proposta, sfrutteranno il loro uomo migliore per leggere nei tuoi ricordi.» A parlare adesso era la voce stanca del vecchio, intervenuto quasi per miracolo, stupendo addirittura il Kage. «In quel caso non riuscirai a resistere e per loro sarai come una miniera d'oro. Non possiamo permettere che ci rubino informazioni preziose con questo espediente.»
    «Ma allora...» Kisuke non sapeva dove sbattere la testa. La politica ed i suoi giochi di potere non facevano assolutamente per lui.
    «A loro non importerà nemmeno che tu sia innocente oppure no. A loro importerà solo che tu ora conosci quella Tecnica. Il come non importa.»
    «Pensaci: a cosa servirebbe saperlo, se fossimo noi al posto loro?» chiese in aggiunta il Kage, ma era una domanda retorica. Non serviva nemmeno più. Furono le ultime parole dell'Anziano a sollevare il sipario sulla realtà che Kisuke cercava di non vedere sin dal primo momento in cui aveva realizzato l'accaduto.
    «E gli ho pure insegnato una mia Tecnica Segreta...»
    «Appunto: un altro dettaglio che non aiuterà per niente» gli fece notare il Kage. «Cosa avrebbe fatto il vecchio Sajun-sama?» chiese, voltandosi in direzione dell'Anziano.
    «Ciò che avrebbe fatto il Rokudaime lo può sapere solo lui, ragazzo. Ora sei tu ad indossare quello che una volta era il suo cappello, e sei tu a dover scrivere il destino per la nostra gente.»
    Il Kage sospirò, sconsolato.
    «Tu non insegnare mai quella Kuropansa a nessuno, Kisuke! Nessuno, capito?»
    «Me ne guarderei bene dal farlo, Hachidaime-sama.»
    «Nessuno» precisò il vecchio, mesto. «Nemmeno ai tuoi figli, nemmeno alla persona a cui affideresti la vita dei tuoi figli. Nessuno. Quella Kuropansa deve morire con te, Kisuke.»
     
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    Sangue Bianco



    Una figura solitaria camminava lungo il sentiero, i piedi che ad ogni passo affondavano e segnavano il passo nella neve, tracciando una lunga scia. Il bianco candido si estendeva a perdita d'occhio, e la luce pallida filtrava tra i rami innevati per riflettersi in un riverbero abbagliante.
    Quella macchia nera solitaria, in mezzo a quell'immensa prateria candida, sembrava vagare stanca e senza avere una meta, capace al contempo di non percepire più nemmeno i propri pensieri in quel silenzio bucolico.
    Si riparava sotto al nero cappuccio, la testa china in cerca di vano riparo dal freddo... finché non avvertì qualcuno interrompere quella pace.
    La figura misteriosa sollevò la testa e nuovamente riprese a percepire i propri pensieri. "Eccoli che arrivano" si disse, in un sospiro, quasi con fare preparatorio, mentre il suo sguardo seguiva il volo di un passero albino.
    Da lì a poco il cammino della figura fu interrotto, quando quattro pareti di terra innevate si chiusero rapide intorno a lei, mentre un fulmine dal cielo piombò letteralmente al loro interno.
    Un frastuono enorme, con tanto di dissesto del terreno, accompagnò l'esplosione a cielo della neve che creò una vera e propria nube biancastra. Lì sotto, a terra, ai piedi di una sagoma colossale e torreggiante vi era un corpo, quel corpo esanime ed ormai a dir poco irriconoscibile.
    Puff!
    Una nuvoletta di fumo esplose e rivelò il corpo essere niente più che uno stupido e semplicissimo ciocco di legno.
    «Bastardo! La Tecnica della Sostituzione!»
    I quattro ninja si guardarono intorno, a tratti spaesati, in cerca del loro bersaglio ma Kisuke stava già agendo alle loro spalle. Dal momento della sostituzione in poi stava abilmente celando la propria presenza ai quattro, ma non sarebbe potuto durare a lungo. Non se avesse voluto fare qualcosa che non fosse la fuga.
    Il Sennin sapeva già con quasi totale certezza che avrebbero provato ad eliminarlo in un singolo, mirato attacco combinato per chiudere l'assassinio con ogni esclusione di rischio. Elemento cardine sarebbe stato l'effetto sorpresa, ma erano stati loro a concedere quella falsa illusione ai quattro ninja, per cui Kisuke si era preparato a ciò. D'altra parte non era un caso che Kisuke si trovasse lì, a viaggiare per quelle terre fredde e desolate. "Quella Kuropansa deve morire con te, Kisuke" fu l'ultima cosa che gli disse Masato Mitsusane. Non erano parole vuote, non erano parole a caso, quelle dell'Anziano. Già allora il possessore dello storico Bastone Demoniaco aveva in mente cosa avrebbero dovuto fare. Era tutto facente parte di un piano premeditato, di cui solo tre persone erano a conoscenza ed era un piano che, al rischio della vita del Momochi, puntava a far fare il passo falso alla Nuvola con l'assassinio del Sennin. Perché i tre arrivarono alla conclusione che le Alte Sfere della Nuvola avrebbero tentato di farlo, e lo avrebbero fatto per certo se fossero stati sicuri di riuscirci con un lavoro pulito. Ad eliminare ogni traccia di esitazione nella loro scelta, ponendo la testa di Kisuke su un piatto d'argento, ci pensò lo stesso Kisuke con il proprio zampino. Come uomo a comando della sua Unità segreta - divisione inesistente anche gli occhi delle comuni Forze Speciali - dovette eseguire un lavoro di fino nel servire le informazioni come tante piccole briciole, lasciando credere alla Nuvola che fossero davvero riusciti a rubarle.
    «Siete venuti fin qui, addirittura in quattro, per prendervi la mia testa?» chiese loro il Sennin, lasciando trapelare la propria presenza. «Che cosa vi avrò mai fatto di male?»
    La sua voce proveniva da ovest rispetto ai quattro, i quali si voltarono immediatamente in quella direzione e videro la figura del Sennin abbandonare la propria invisibilità.
    Kisuke non ottenne risposta alcuna, ma poco importava, poiché avrebbe fatto di meglio. Sollevò la mano destra e modulò il chakra raiton affinché la mano fosse cosparsa di scariche oscure, nere come la tenebra notturna. Ecco: quella fu la vera domanda e le reazioni dei nemici risposero come mai nessuna parola avrebbe potuto fare per loro. Grosso errore, poiché nello stesso momento in cui i loro occhi fulminavano odio in qualunque direzione, Kisuke approfittò di quella falla per ricercare lo sguardo di uno di loro in particolare per rinchuderlo all'interno dell'Illusione del Diavolo. "Quello scimmia mancata è lo Yotsuki che ha cercato di darmi il colpo di grazia poco fa. Dovrebbe essere lui quello al comando della squadra" rifletté Kisuke, facendo memoria delle informazioni in proprio possesso, mentre vedeva la figura di colore e nerboruta. "Adesso se ne starà buono" pensò Kisuke, ma avrebbe dovuto pensare agli altri, fino a quando avrebbe avuto tempo. Allora colse l'attimo in cui i tre riservarono l'istante di attenzione per il loro Capitano, apparentemente colto da un ictus, costretto da una paralisi contorta.
    "Kirigakure no Jutsu!"
    L'intera area si ricoprì di nebbia fitta e l'occhio destro di Kisuke si aprì. Il Byakugan lo mise in condizione di vedere tutti loro immersi nel banco, isolati l'uno dall'altro. Così vicini, eppure così lontani.
    Kisuke lesse nel loro labiale cosa sussurravano ai microfoni. Due di loro avevano modo di percepirlo all'interno della nebbia e si stavano coordinando con il loro compagno, mentre fulmini e fiamme iniziavano a volare all'interno del banco. La nebbia non era affatto una protezione assoluta. Anzi, per certi versi al contrario e Kisuke fu costretto a difendersi in fretta mediante una robusta parete acquatica, da dietro alla quale scattò per frapporsi al ninja che cercava di raggiungere lo Yotsuki.
    «Non così in fretta!» lo ammonì Kisuke.
    L'esplosione purpurea scaturì all'improvviso dalla sua mano destra e colpì a bruciapelo lo shinobi, scaraventandolo via. Gli rimaneva poco tempo, prima che il bestione ritornasse in sé. Davvero poco. Talmente poco che sentì qualcuno ruggire alle sue spalle, ma il suo Byakugan vi era arrivato prima del suo orecchio. Una brutale falciata avanzata col braccio destro passò appena al di sopra del cranio tatuato del sennin. Quest'ultimo si era portato fino a terra, reggendosi sulle mani, quindi caricò le gambe all'indietro e spinse via il nemico come un toro con chi gli stuzzica la coda. Doveva, senza se e senza ma, mettere di nuovo lo scimmione nella gabbia, ma prima aveva da occuparsi degli altri che rincaravano la dose. Kisuke iniziava già a sentire il peso di un combattimento come quello, dove vi erano rischi fatali a più riprese senza possibilità di respiro. In quelle condizioni aveva due sole possibilità: sdoppiarsi o dividerli, e per il momento scelse ancora la seconda. Non prima di chiudersi in un turbinio d'acqua potenziato dai suoi Hijutsu. Lì dentro Kisuke sentì il rumore dei Jutsu nemici cozzare contro la parete, ma quando il turbinio si depositò inerme a terra Kisuke stringeva già l'elsa della Kubikiribōchō nella mano destra. Con la sinistra compose rapido la sequela di Sigilli contorti caratteristica di Kiri ed eruttò dalla bocca tutta una serie di meteore infuocate in direzione degli altri tre ninja, affinché fossero tenuti in stallo ad occuparsi di esse. Al che, con la Taglia Teste in mano, si voltò nella direzione opposta, lì dove aveva lasciato lo Yotsuki sul piede di guerra. Non sapeva se fosse in grado di percepirlo senza la vista, ma era indifferente: sarebbe andato Kisuke da lui. Scattò come un fulmine, portandosi appresso lo spadone. Si piazzò in fronte all'avversario e sollevò l'arma, prima di iniziare a muoverla con fulminea rapidità. Tuttavia, una fiamma azzurra si accese intorno allo Yotsuki, che fermò i sette fendenti dell'arma con tre dita della mano destra ed una incredibile rapidità, nonché prontezza di riflessi tale da sorprendere lo stesso Kisuke.
    «Mi bastano tre dita!»
    «A me, invece, piace usare il cazzo» fu l'ultima cosa che lo Yotsuki sentì, prima di ritrovarsi catapultato in un'altra Illusione che inscenava la sua morte, un'ultima falciata che divideva il suo corpo in due per il lungo. Dopodiché Kisuke gli diede una violenta botta in fronte, sfruttando l'estremità dell'elsa. Stavolta, però, i suoi compagni non videro nulla. Potevano ancora percepire il loro Capitano, ma non sapevano se e cosa potesse essergli successo poiché la Kirigakure no Jutsu negava loro le risposte. "Ora devo sbrigarmi" disse il Sennin a se stesso. Doveva distrarre i tre ninja rimanenti, anche se per poco. Come? Grazie ad un Genjutsu che veicolava il suo Chakra attraverso le particelle di nebbia. In pochi istanti per ciascuno dei tre riemerse dalla nebbia una figura dal loro passato e furono chiamati ad essa. Intanto Kisuke sfruttò le loro debolezze, ed il tempo prezioso concesso da quelle debolezze, per renderli vittima di un'altra Illusione, ovvero la sua Tecnica della Rivoluzione Universale ripetuta più volte e che avrebbe portato i tre a credere che il corpo del Capitano Yotsuki fosse sparito, sostituito da nient'altro che un cumulo di neve in più, scongiurando la possibilità che potessero rimetterlo in piedi. In realtà, nei piani di Kisuke, quando avrebbero smesso di inseguire i ricordi come un asino con la carota, tutto doveva già essere prossimo alla quiete, ma il Sennin preferiva sempre tenersi dalla parte della ragione.
    Ora che anche i rimanenti tre shinobi camminavano in direzioni diverse, in cerca dei loro cari che la Yomigaeri Onsen aveva riportato in quella nebbia, aveva la possibilità di neutralizzarli prima che si risvegliassero. Creò, dunque, ben tre cloni d'ombra, i quali scattarono in avanzata verso ciascuno shinobi. Ogni clone, solo intensificando esponenzialmente il tasso di umidità presente nell'aria, poté sputare dalla bocca un getto di sciroppo puntando ai piedi dei rispettivi bersagli. Ciò fu sfficiente a distogliere l'attenzione dei nemici dagli allettanti raggiri del Genjutsu, ma in quello stesso momento fu troppo tardi. Si ritrovarono i cloni del kiriano a portata d'uomo, ma quando provarono a reagire si resero conto non solo di avere i piedi completamente incollati a terra, bensì come il loro corpo non rispondesse ai comandi.
    «È la Kanashibari no Jutsu!»
    Il tempo per loro di sgranare lo sguardo e ricercare in maniera vana la figura dei compagni, fu sufficiente ai cloni per eseguire la quasi totalità dei colpi di sessantaquattro. Ognuno dei cloni tempestò il corpo ostile con una serie di colpi portati mediante indice e medio di entrambe le mani, chiudendo di volta in volta coppie di punti di fuga nel loro sistema circolatorio.
    «ORA!» ordinò Kisuke ai cloni.
    L'aria si impregnò di un'umidità pesante ed i cloni - con tempismo perfetto - rinchiusero il relativo bersaglio all'interno di una sfera acquatica grazie alla Suirou no Jutsu, doppiamente potenziata affinché risultasse quasi impossibile liberarsene da parte dei tre shinobi. Ai primi tentativi, realizzarono ben presto di non poter ricorrere a Jutsu che sprigionassero forza a sufficienza da porre fine alla loro prigionia. Annaspavano, mani che cercavano la superficie, bramavano avidamente l'aria, le espressioni di disperazione parzialmente celate dalle tante bollicine d'aria.
    Kisuke era lì, di fronte a loro, ormai aveva smesso di tenere il Sigillo del Serpente e si era avvicinato ai suoi cloni. Osservava le facce dei suoi assalitori farsi sempre più paonazze, gli occhi gonfi, le bolle diminuire d'intensità, senza percepire le necessità di porre fine all'operazione. Attese, lasciando che i cloni tenessero il controllo, mentre rinunciava all'ausilio della Kirigakure no Jutsu e del Byakugan. Si piegò su se stesso, le mani poggiate sulle ginocchia. Avrebbe giurato sentire la propria anima abbandonare il corpo, ma si convinse non essere così e risollevò lo sguardo sulla scena.
    «Stop!» ordinò categorico e le tre prigioni esplosero in infinite goccioline.
    I tre shinobi caddero a terra, rimessi nel fradiciume di una neve ora parzialmente sciolta.
    Il Sennin aveva il fiatone, ma era riuscito a non ucciderne nemmeno uno. "Come da programmi" ripeté a se stesso. "Come da programmi."
    Come aveva potuto finire in mezzo a quell'inferno? "Dannazione... dannazione..." Il suo odio per ciò che stava passando gli fece figurare il volto della persona che meritava di assaggiare la sua spada.
    Kisuke liberò due dei tre cloni, ed ordinò all'unico rimasto di leggere la memoria ad uno dei tre, per escludere fino all'ultima possibilità. L'espressione che gli rivolse il suo clone dopo qualche minuto gli rivelò, invece, che non si sbagliava: erano ninja della Nuvola ed avevano l'incarico di assassinare il Momochi a causa della conoscenza della Kuropansa. "Questo è assolutamente un problema... questo è assolutamente uno stracazzo di problema..." si ritrovò tristemente a pensare il kiriano, sentendosi egoista. Dentro di sé, in maniera del tutto irrazionale, prima di mettere in atto quell'operazione continuava a dirsi che non sarebbe mai successo, che non avrebbero mai avanzato una cosa simile, ma ora ne aveva le prove concrete e palpabili davanti agli occhi e la parte irrazionale di lui fu letteralmente soppressa.
    "L'unico vero e proprio problema è che questi quattro tizi non sono direttamente riconducibili a Kumo" sentenziò il Sennin, ma era la parte furiosa di lui a parlare, quella fuori dal suo attuale raziocinio. In realtà, forse, ciò era un bene e non un problema. Se a Kirigakure no Sato avessero avuto le prove certe, tutto si sarebbe complicato per i due grandi Villaggi, costretti a prese di posizione ben più dure. Kiri non poteva affatto permetterselo, perciò erano giunti a rimedi così drastici come fornire a Kumo la testa del Momochi.
    Chiuse l'occhio sinistro, liberò anche l'altro clone in una nuvoletta di fumo e sospirò. Gli mancava l'aria, aveva fame d'aria. Osservò ciascuno di quei ninja mandati lì per assassinarlo e scosse il capo con disappunto, con schifo.
    Kisuke non si voltò indietro: lasciò i quattro lì, distesi, esanimi e privi di sensi per andarsene da quel luogo. Alle sue spalle, vicino ai corpi, lasciò un kunai di kiri sul cui piatto della lama vi erano incisi i kanji della parola "pace".
     
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    Punto di Svolta



    In quello studio circolare si respirava un'aria pesante, talmente pesante da far asciugare la gola e mancare il fiato. La tensione si poteva tagliare con un coltellaccio da macello, mentre le gole aride di ciascuno potevano rivaleggiare con la bufera gelida che dall'esterno assediava tutti loro. Le gole innevate ululavano dal vento che imperversava, il che era uno scenario abituale nel clima rigido della Repubblica dei Samurai. Ciò che non era esattamente di quotidiana consuetudine nella Repubblica accadeva all'interno del Castello Centrale, mentre simboli contrapposti sedevano faccia a faccia, accomodati alle estremità di un tavolo a ferro di cavallo. La Repubblica dei Samurai era da tempo immemore terreno neutrale per qualsiasi controversia i ninja si trovassero a dover discutere tra loro, mentre un esponente Samurai faceva da mediatore. Tant'è che per l'appunto era stato fissato un incontro tra i vertici della Nuvola e quelli della Nebbia. Kisuke Momochi era lì, accanto al Mizukage, e partecipava all'incontro sia in veste di guardia del corpo e sia in quella di imputato diretto, poiché erano lì per discutere proprio sul furto della Kuropansa no Jutsu.
    «Quella è una NOSTRA Tecnica!» tuonò il Kage della Nuvola e con quelle parole Kisuke fu riportato al presente che lo circondava, quando solo un attimo prima con la mente era tornato al vecchio Mitsusane che in segno di buon auspicio li lasciava alle porte del Villaggio, proprio come da tradizione kiriana. "Non basteranno riti e tradizioni in una situazione del genere" si ritrovò a pensare Kisuke, riportando lo sguardo fisso davanti a sé.
    «Potrebbe magari essere qualcosa di... simile?» azzardò Watanabe.
    «Momochi Kisuke, mostra la Tecnica che ti ha insegnato Yogan» ordinò il Raikage, categorico ed impetuoso.
    Kisuke ebbe un attimo di titubanza, che lo frenò prima di eseguire la richiesta del Kage. Tempo sufficiente perché il mediatore intervenisse dicendo: «Niente tecniche o scontri, in questa sala. Conoscete le regole, Raikage-Sama.»
    «A quanto pare non posso mostrarla, ma purtroppo posso garantire che si tratti della Tecnica della Pantera Nera» affermò Kisuke in tono avvilito.
    «E allora questo è furto della peggior specie!»
    «Spiegatemi: come potevo anche solo lontanamente immaginare che un vostro ninja cercasse di insegnarmi una vostra Tecnica Segreta? Per di più... come avrei potuto fare io per evitarlo, non sapendo assolutamente niente? Non potete pretendere che sia io a pagare per qualcosa che non ho commesso. Dovreste fare più attenzione voi ai vostri ninja!»
    «Come osi? Nella storia del nostro Villaggio, i disertori sono sempre stati ridotti all'osso, in confronti ai vostri!»
    «Appunto» confermò il Mizukage, con quel tono di sospetta accondiscendenza. «Avete da sempre fatto vanto con gli altri Villaggi della bassa percentuale di disertori... che vi ha portato ad abbassare la guardia tanto da lasciare un vostro ninja libero di insegnare una vostra Tecnica Segreta ad uno straniero.»
    «Anche quel tale» intervenne di nuovo Kisuke. «Un certo Okami Yotsuki, si è presentato a Kiri con un permesso firmato da voi in persona, perché potesse venire a cercarmi e chiedermi insegnamenti. Se ho accettato, denaro a parte che mi può servire relativamente, è stato solo perché c'era il vostro nome su quel permesso e perché pensavo potesse essere utile alla causa, ed è andato tutto liscio, ma la dinamica di questa storia è stata differente e non è stato proprio come cagarsi addosso coi pantaloni marroni.»
    «Ehm... ciò che intende dire Kisuke è che da quando sono stati siglati i trattati di pace, ci stiamo impegnando a fondo per far sì che i rapporti tra noi e voi si ristabiliscano, perché lo vogliamo sinceramente, ma un episodio come questo non era previsto» intervenne il Mizukage, mettendo una pezza diplomatica ai modi sgraziati di Kisuke.
    «Se avessi saputo in che guaio stava cercando di cacciarmi quel ragazzo...» intervenne Kisuke. «...gli avrei tagliato la testa io stesso. Senza pensarci due volte. Chiunque qui dentro credo che mi conosca abbastanza da poter confermare quanto dico.»
    Nessuno dei presenti fiatò di fronte a quelle parole cariche di violento e fedele patriottismo, dove anche solo la sensazione a pelle faceva percepire quanto fossero sincere, sentite, vere. Solo il mediatore, ben più imparziale e distante, disse: «Probabilmente è vero, ma dei se e dei ma sono piene le fosse.»
    Allora e solo allora, una volta che il silenzio fu spezzato, e l'ostacolo spinoso ormai allontanato, il Raikage si accodò prendendo la parola. «Anche se fosse, la legge non ammette ignoranza, Momochi Kisuke-san. Come dovremo credere che un nostro ninja abbia voluto insegnare una nostra Tecnica Segreta ad un forestiero? Così, senza che ci fosse alcuna complicità.»
    «Chiedetelo a lui, no? Ah già, non si può, è scappato.»
    «Ma come vi permettete?!»
    «Moderate i termini» intervenne il mediatore, colpendo Kisuke con uno sguardo pungente.
    «Dovrebbero imparare a comportarsi, questi isolani, invece che accampare scuse.»
    «Anche voi, Raikage-Sama. Vi state rivolgendo ad una persona innocente fino a prova contraria, nonché ad un Sennin.»
    Per quanto Kisuke non fosse un grande mediatore diplomatico, men che meno evidentemente quando ad essere imputato era lui in persona, aveva capito benissimo si era giunti ad una posizione di stallo, un punto morto che non avrebbe portato altro che ad un lungo, lento, inconcludente e logorante battibeccare. Un confronto in cui le parti avrebbero cercato di ottenere il sopravvento sull'altra e che non avrebbe fatto altro che far peggiorare la situazione, inasprire gli animi e rendere ogni tipo di riconciliazione ancora più complicata, se non impossibile. Invece, quella diatriba andava risolta. Senza e se e senza ma. "Dimmi chi sono, ma non ricordarmi chi ero... eh?" ripeté nella sua mente, ricordandosi quel detto che suo padre gli aveva insegnato e imposto di tenere sempre a mente. Allora il Sennin si sfilò i guanti di entrambe le mani, attirando su di sé gli sguardi attoniti dei presenti, eccezion fatta per il Mizukage. Ciò che Kisuke stava per fare non era niente di programmato, ma Watanabe aveva letto subito quali fossero le sue intenzioni non appena lo vide prendere iniziativa.
    Senza i guanti, Kisuke schiaffò le mani sul tavolo davanti a sé e poté mostrare le dita inanellate ai presenti. «Vi dicono niente, questi, Raikage-sama?»
    Nessuno disse niente, silenzio più totale. Anche il Raikage fece scena muta. Kisuke comprese di aver colpito nel segno e di aver attirato l'interesse dei presenti. Al che, sganciò il fodero dalla spalla e prese così l'Ottava, senza toglierla dal suo fodero. Le guardie Samurai presenti a presidiare l'incontro, impugnarono le loro armi, senza sguainarle all'istante. La guardia del corpo del Raikage, si fece avanti, reattivo. Kisuke non fece una piega, come se nulla fosse successo, ed il ninja della Nuvola fu rimesso a suo posto dallo stesso Raikage. I Samurai, invece, rimasero in posizione. Kisuke nel frattempo, aveva estratto l'Ottava per poggiarla al centro del piano in legno.
    «E questa?» chiese allora, sempre in direzione del Raikage.
    Il Godaime di Kumo mostrò un'espressione perplessa. Se i tre anelli gli raccontavano storie dal sapore antico, quell'arma ai suoi occhi non diceva assolutamente nulla.
    «Questa non vi dice niente, lo capisco bene, ma... è l'Ottava. L'arma personale di Asuma Sakurazukamori. Il Fiore del Deserto. Uno dei Dieci di Iwa.» Allora Kisuke vide nel viso del Kage di Kumo l'espressione che si sarebbe aspettato di vedere. «Ora è mia, ed in quanto tale è stata riforgiata da uno dei nostri migliori fabbri, ma l'anima di quell'arma vive ancora qui dentro.» Kisuke sfiorò con due dita il metallo affilato, facendole scorrere in prossimità del filo acuminato.
    «Sono tutti cimeli di battaglie che ho combattuto insieme a voi, per il bene del nostro mondo, mettendo a repentaglio la mia vita. E ora vengo trattato come un criminale?»
    «So chi sei, hai contribuito alla rinascita del nostro Villaggio. Eri lì, eri insieme a tutti noi a Kusa. E so che sei stato tu a ritrovare il manoscritto con i segreti dei nostri Antenati» ammise il Raikage, riconoscendo a Kisuke i suoi meriti incontestabili.
    «Allora non venitemi a parlare di crimini, perché l'unico che posso aver perpetrato è essermi fidato della buona fede di uno dei vostri. Volete la mia testa come trofeo, per questo?»
    «Nessuno qui vuole la testa di nessuno» intervenne allora il mediatore, notando il punto scottante raggiunto e quanto Kisuke si fosse scaldato in ultima battuta.
    «Ah no?» ribatté allora il Sennin, rispondendo al mediatore, mentre il suo sguardo era rivolto in direzione del Kage e della sua guardia.
    «Ciò che vogliamo è un risarcimento, chiaro e sano» ribadì il Kage di Kumo. «Sarà necessario in primo luogo che Kisuke Momochi si sottoponga a Lettura Mentale e, nel caso sia innocente così come sostiene, riteniamo sia opportuno che uno dei nostri ninja apprenda una vostra Tecnica Segreta.»
    «Questo è fuori discussione.»
    «Mizukage non siete nella posizione di dettare voi le regole» lo riprese il Raikage, trattenendo un moto quasi divertito, il tono di chi possedeva la convinzione di avere il coltello dalla parte del manico.
    «E perché mai?» chiese Watanabe. tranquillo e pacato. «Lungi da me l'idea di dettare regole, ma ribadisco delle linee oltre le quali non si può andare. Perché è un vostro ninja che ha pianificato un vero e proprio attentato terroristico per destabilizzare la pace, non il nostro. Il vostro ninja ha insegnato una Tecnica Segreta del vostro Villaggio, non il nostro, che ha invece insegnato una sua tecnica personale. Il vostro ninja è fuggito, uno dei nostri ha pure cercato di catturarlo, mentre invece il nostro è qui e disposto al confronto. A che conclusioni dovremo giungere con queste premesse?»
    La faccia del Raikage si fece buia, talmente buia da oscurare la sua infelice sorpresa.
    «A questo punto, volendo essere malfidenti come voi lo siete nei nostri confronti, chi ci assicura che non fosse una vostra pedina sacrificale per ottenere qualcosa in cambio da noi, esattamente come ci state chiedendo ora?»
    «Come osate, Mizukage-sama?» lo apostrofò il Kage, il tono di chi era profondamente oltraggiato.
    Kisuke mosse di poco il capo e rivolse il suo sguardo di stupore al proprio Kage, meravigliandosi per quanto gli aveva appena visto realizzare. Akira Watanabe aveva ben altra stoffa rispetto alla precedente Mizukage ed il Raikage ne stava ricevendo un piccolo assaggio, reso ancor più amaro dalla piega inaspettata che aveva preso quell'incontro diplomatico. Forse era stato traviato dalle precedenti esperienze con Kiri, sin da quando al comando vi era la figlia del Mizukage fino ai tempi di un Hachidaime neo eletto. Magari si era fatto un'idea del tutto differente di Akira Watanabe, complice probabilmente la sua giovane età e la breve esperienza come Kage, ma il giovane comandante oggi si stava prendendo il suo riscatto, difendendo e rappresentando il proprio Villaggio.
    Il silenzio ammorbò l'aria e notando la direzione in cui stava andando l'incontro, fu il mediatore della Repubblica ad intervenire per smuovere le acque, esattamente com'era suo compito fare. «Se volete, possiamo richiedere un incontro tra i cinque grandi Villaggi per mettere sul tavolo questa importante svolta, sicuramente degna di merito. Decidere con l'aiuto di altri Capi di Stato disinteressati può sicuramente portare alla vera giustizia che tutti vogliamo.»
    «A me può andar bene convocare il Consiglio Internazionale» disse il Mizukage, senza pensarci due volte, deciso e diretto, atteggiamento in totale disaccordo dal suo tono di voce pacato e tranquillo. «In caso contrario, Raikage-sama, ciò che possiamo offrirvi qui ed oggi sono le nostre più sentite scuse per l'accaduto, la promessa che Kisuke non insegnerà a nessuno la vostra Tecnica e tutto il nostro supporto per rintracciare e catturare il disertore.»
    Il Raikage congiunse palmo contro palmo, chiuse gli occhi e sospirò. Era difficile capire se fosse un sospiro di sfinimento, di esasperazione o frustrazione, oppure ancora se fosse semplicemente un modo per ricercare la pace interiore prima di portare avanti quella sfida.
    «Se posso permettermi, vi consiglio di accettare Raikage-sama» intervenne l'uomo della Repubblica.
    Il Raikage lo guardò di sottecchi, si chiuse nel silenzio per una manciata di secondi, quindi disse: «E sia...»
    Al solo udire quelle due paroline del Raikage, Kisuke percepì il peso di quell'incudine mastodontica sparire dal proprio petto. Era rimasta lì sin da quando quella famosa notte aveva sentito le sirene squillare ed ora, invece, era libero... più leggero.
    «Sono felice della vostra scelta, Raikage-sama» quasi si congratulò Watanabe. «Tuttavia, se un ninja di Kumo dovesse cercare ancora di attaccare uno dei nostri... magari chissà?, proprio Kisuke, avrà l'ordine dalle Alte Sfere di considerarlo come un nemico di Kirigakure no Sato ed agire di conseguenza.»

    Questo post chiude la trilogia che riassume gli eventi generati dall'insegnamento della Kuropansa no Jutsu da Yogan Raimu a Kisuke Momochi. I due Villaggi Ninja hanno raggiunto un accordo per mantenere la pace precaria da poco instaurata, ma non si fidano ciecamente l'uno dell'altro e continuano a guardarsi in cagnesco. Ciò non rimane relegato agli elementi di punta di entrambi i Villaggi, poiché per lo scalpore ed il putiferio, nonché la mobilitazione di persone, quanto accaduto è di dominio pubblico e la maggior parte dei ninja di entrambe le fazioni sono a conoscenza dei fatti: Yogan ha tradito Kumo insegnando di nascosto la Kuropansa per poi rifugiarsi nelle Terre di Nessuno, mentre Kisuke è divenuto un inconsapevole detentore "legale" della Kuropansa di Kumo.
    Questo sarà un evento comune a tutti i Personaggi del GDR e, pur nella libertà di ruolare il proprio personaggio in funzione di questo evento in sintonia con la sua storia e personalità (ad esempio uno potrebbe avercela a morte con Kiri/Kumo mentre un altro potrebbe tranquillamente infischiarsene), non potrà essere ignorato.

    Inoltre, fino al 17/03/2021 non potranno essere aperti Addestramenti tra PG di Kirigakure e Kumogakure no Sato (fatta eccezione per il Controllo del Chakra e Kuchiyose no Jutsu, anche se per rispecchiare la situazione in atto e per amore delle trame comuni verrebbe apprezzato se passaste la palla a qualcun altro).

    Buon proseguimento di gioco a tutti!
     
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2 replies since 19/9/2019, 22:02   1425 views
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