Toragakure - tra Reihou e Maguma

Kaori Mitarashi

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    Le parole della finta servitrice sembravano aver fatto breccia nella mente della giovane principessa. Con voce subdola e suadente, Kaori si accingeva a irretire la debole mente con cui aveva a che fare.
    Rispetto al primo momento in cui aveva varcato quella soglia, sembrava che la ragazza stesse acquisendo un minimo di consapevolezza e dal discorso che andò a strutturare sembrava che un minimo il messaggio stesse passando, anche se era intriso di egotismo. Sembrava che che per Azula fosse solo Azula ad essere costantemente al centro di ogni pensiero. Un atteggiamento che un po' infastidiva la Mitarashi, ma che tutto sommato era comprensibile visto il suo lignaggio.
    "I ricchi sono sempre così, per quanto si sforzino alla fine riescono solo a pensare a sé stessi e a cosa conviene loro..."
    "Quello che dici è vero Shizuka. Ma non è il mio retaggio a rendermi ciò che sono, io sono Azula e sono una Kunoichi della Foglia. Ho scelto consapevolmente questo mondo, le ferite, le battaglie, gli scontri. Fanno parte della vita quotidiana di un ninja. Sicuramente è il sistema ad essere sbagliato, perché a causa nostra molti soffrono inutilmente. Eppure... Eppure l'uomo riuscirà a smettere di soccombere a questa natura bellica?"
    Kaori osservò la ragazzina con tenerezza, quelle parole che prevedevano forza e determinazione erano però accompagnate da lacrimoni che mal si abbinavano loro. Sembrava che quella loro discussione avesse proprio mosso qualcosa all'interno della kunoichi, ma purtroppo non riusciva a capire se fosse proprio nella direzione che lei avrebbe voluto.
    "Sei assolta dai tuoi doveri, Shizuka, nei miei confronti. Mi hai aiutata abbastanza, posso farcela da sola."
    "Oh dei, questa non ci arriva proprio. Mi sa che servirà usare maniere un po' più forti..."
    L'idea di prendere il posto della serva per continuare a sussurrare all'orecchio della Shimura non era più applicabile e dunque avrebbe dovuto ottenere tutto quello che poteva da quel singolo incontro.
    "Oh no, mia cara. L'uomo non perderà mai la sua natura bellica, è inutile e infantile credere che possa accadere. Guarda quello che succede nel mondo, guarda quello che fa tuo zio! Il mondo è plasmato dalla guerra, se vuoi che le persone non soffrano devi diventare abbastanza forte da proteggerle. Ma ricordati che tutte le persone che affronterai staranno proteggendo qualcuno, dovrai essere più forte di loro se vorrai salvare coloro cui vuoi bene. Ora non lo sei, forse non lo sarai mai. Ma hai il potenziale, non esiste solo la forza fisica, il potere politico può essere uno scudo migliore di un Ninjutsu e tu sei tra le poche ad avere la possibilità di accedervi!"
    Kaori era stata volutamente dura, ben più di quanto la vers Shizuka non sarebbe mai stata, ma purtroppo quel siparietto per quanto divertente era destinato presto a finire e avrebbe dovuto svelare la sua mano alla principessa per vedere cosa sarebbe riuscita a cavarne.

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    Attentato alla Principessa
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    Le parole di Shizuka, distillate come una verità amara, continuano a risuonare nella mia mente mentre rifletto sulle profonde implicazioni della mia decisione di cambiare. Mentre la congedo, noto un cambiamento nel suo tono, una freddezza che suggerisce una profonda consapevolezza della realtà del potere e della condizione umana. Non va via come suo solito ma inizia a parlarmi in maniera strana, come non ha mai fatto prima d'oggi. L'uomo, nella sua essenza, non cambierà mai. Le motivazioni possono variare, ma l'avidità, l'ambizione e il desiderio di potere sono forze che persistono attraverso il tempo. Chiunque affronterò nella vita, in un modo o nell'altro, starà proteggendo qualcun altro o perseguendo il proprio interesse. È una ruota senza fine, una danza eterna del potere. Questo mi spiega quella donna, mostrando un lato del suo carattere che mai mi ha mostrato.
    "Dov'è quell'impacciata di Shizuka? Non sembra la stessa."
    Le sue parole, fredde e distanti, aggiungono un ulteriore strato di complessità alle mie riflessioni. È come se mi avvertisse della natura intrinseca dell'umanità, un richiamo a non illudermi sul fatto che il cambiamento possa alterare la natura fondamentale delle persone e delle dinamiche di potere. Ricevo il suo monito con una sensazione di peso sulle spalle, come se mi stesse passando il testimone di una conoscenza profonda e spietata. Inizio a sorridere ed a osservarla con distacco ed una lieve paura. Rido per nervosismo.
    << Mi spaventi Shizuka, così. Sicuramente sarai stanca, ti ho già detto che puoi andare. >>
    Le parole taglienti di Shizuka, accompagnate da quell'espressione fredda e distante, fanno tremare il mio essere. Un brivido di paura mi attraversa come un vento gelido, portando con sé una sensazione di oppressione. La consapevolezza della natura implacabile del potere e delle relazioni umane si insinua nelle pieghe della mia anima, generando un senso di incertezza e timore. Mi chiedo se il mio desiderio di cambiare, di sfidare il destino preordinato dalla mia nascita, possa realmente modificare il corso delle cose. La prospettiva di dover affrontare un mondo in cui il potere sembra dominare ogni interazione, e dove le persone agiscono per proteggere sé stesse o perseguire i loro interessi, è spaventosa. Il mio corpo reagisce con un tremito incontrollato, come se fosse la manifestazione fisica della paura e dell'insicurezza che ora permeano la mia mente. Mi rendo conto che la strada per cambiare e per trovare la mia vera identità sarà costellata di sfide e di verità scomode.
    << Hai sempre stimato il Daimyo, adesso perché questo cambio repentino? >>
    Cosa sta accadendo alla mia dolce Shizuka?
     
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    L'atteggiamento della donna era cambiato e al tono dimesso e reverente della serva si era fatto spazio quello deciso e risoluto di Kaori. Anche la postura si era nettamente modificata, le spalle erano più dritti e la domestica sembrava più alta di quando era entrata.
    "Mi spaventi Shizuka, così. Sicuramente sarai stanca, ti ho già detto che puoi andare."
    Un sorriso, questa volta tutt'altro che rassicurante si dipinse sul volto della donna, che piegò leggermente la testa nell'osservare la ragazzina che aveva davanti.
    "Hai sempre stimato il Daimyo, adesso perché questo cambio repentino?"
    Una risata spontanea fu il riflesso a quelle parole, non ci sarebbe neanche stato bisogno di fare il teatrino dato che le sarebbe bastato rivelare quello che realmente aveva visto nella mente della donna.
    "Oddio, Azula, sei veramente così ingenua allora. Quella si chiama deferenza, Shizuka ha sempre guardato schifata gli sguardi languidi del Daimyo, si è sempre sentita in trappola, lei sì veramente, dentro a queste mura dove tutti i membri della famiglia facevano vite agiate e non facevano altro che lamentarsi delle loro condizioni. Per non parlare di te, piagnucolosa poppante il cui unico obiettivo era mostrarsi ribelle e indipendente, godendo appieno dei propri privilegi. Quante volte ti ha sentito lamentarti per questa o quella situazione che ti stava stretta, per questo o quel fardello che la tua discendenza ti poneva sulle spalle. Quante volte ha pianto dopo essersene andata da questa stanza? Consapevole del fatto che lei non avrebbe mai avuto modo di provare quei fardelli? Consapevole del fatto che sarebbe sempre stato il personaggio secondario e marginale appena accennato ai margini di una storia sbiadita."
    La donna con le fattezze della domestica scosse la testa e si mosse durante il discorso in maniera tale da ritrovarsi a metà tra la giovane Shimura e le possibili vie di fuga, la porta d'ingresso e la finestra.
    Era arrivato il momento di gettare la maschera e ben presto avrebbe potuto rendersi necessario l'uso della forza. Kaori avrebbe preferito evitarlo giunte a quel punto, ma tutto dipendeva da quale sarebbe stata la reazione della ragazza. Aveva in mente due possibili evoluzioni di quella situazione e in entrambi i casi sarebbe stata pronta ad agire. Era abbastanza sicura di sé da sapere che se l'altra avesse provato a raggiungere una delle due uscite sarebbe riuscita a intercettarla impedendoglielo senza il minimo sforzo.
    Ancora per un momento lasciò che l'altra avesse modo di assimilare tutto ciò che le aveva appena vomitato addosso.
    "Questa è la vita reale principessa, mentre la gente come te piagnucola riguardo alla propria libertà e ai proprio stenti, la gente come Shizuka soffre. Mentre la gente come te attira contro di sé le minacce esterne contrattando con il Mercato Nero e con i mukenin pur di arricchirsi... La gente come Shizuka muore!"
    Mise una certa enfasi in quell'ultima parola perché la ragazzina avesse ben chiaro quale fosse la situazione in cui realmente si trovava.

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    Attentato alla Principessa
    Shizuka


    Le parole sprezzanti di Shizuka, pronunciate in terza persona, risuonano come un martello nella mia mente, causando un terrore profondo. La sua freddezza, unita al distacco nella narrazione in terza persona, crea un'atmosfera agghiacciante che penetra nel mio essere. Ascoltando quelle parole, una consapevolezza amara si fa strada nella mia mente. Sì, sono debole e viziata. Il mio "dolore", se così si può chiamare, è un lamento insignificante, un capriccio di chi ha sempre vissuto al sicuro dietro le mura protettive della nobiltà. Shizuka ha scardinato la mia percezione di me stessa, mettendo a nudo la mia debolezza e il mio egoismo. Mi rendo conto che il mio mondo, finora limitato ai lussi e ai privilegi della mia posizione, è un riflesso distorto della realtà. Il vero dolore, la vera sofferenza, esiste al di là delle mura dorate della nobiltà. Persone reali, con sfide e tragedie reali, affrontano lotte che vanno ben oltre le mie lamentazioni. Una sensazione di vergogna si diffonde dentro di me. Shizuka può aver parlato con sprezzo, ma la sua verità è impietosa. È un risveglio doloroso, ma anche un'opportunità per una crescita più profonda e una comprensione più ampia della condizione umana. In questo momento di verità scomoda, decido che devo cercare di trasformare questa consapevolezza in azione, utilizzando la mia posizione per contribuire al benessere di coloro che hanno conosciuto il vero dolore.
    << Shizuka... tu... il tuo dolore... mi... mi dispiace. >>
    Le lacrime scorrono incontrollabili lungo le mie guance, mentre cerco disperatamente di trattenere il pianto che si manifesta in modo pietoso. Shizuka continua a parlare, mantenendo una freddezza nella sua voce mentre descrive il reale dramma delle persone come lei, ancora una volta riferendosi in terza persona. Il contrasto tra la mia angoscia e la sua narrazione distante è quasi straziante. La Domestica non accenna a fermarsi, e le sue parole perforano il mio cuore già ferito. Lei, insieme a tante altre persone, soffre e muore a causa della mancanza di privilegi che io ho sempre dato per scontati. È come se il mio mondo di lusso e agi fosse illuminato da una luce cruda, mettendo a nudo la disparità tra la mia realtà e quella di chi vive nelle ombre. Il pianto diventa un lamento, un riverbero di quella verità impietosa che mi sta davanti. Le mie lacrime non sono solo per il mio dolore, ma anche per la consapevolezza di un'ingiustizia dilagante e la pietà che sento nei suoi confronti. La compassione per coloro che soffrono diventa un peso sul mio cuore, e mi sento impotente di fronte a un mondo che sembra sbilanciato e crudele. Mentre il pianto persiste, Shizuka continua a tessere il racconto della sofferenza, un racconto che mi sfiora come un vento gelido. La mia vulnerabilità è evidente, ma in questo momento di dolore emergono anche i semi di una comprensione più profonda e, forse, un impegno a fare la differenza. Nell'osservare quella donna, con lo sguardo corrotto dalle lacrime, la percepisco diversa nella postura, come se fosse pronta a balzare via, per uccidermi, o fuggire come un gatto. Sembra più una kunoichi che una domestica, e lì in quel momento di disperazione comprendo una singola cosa. Smetto di punto in bianco di piangere ed osservo la donna che completa la sua frase piena di enfasi con "le persone come Shizuka muoiono".
    << Non posso crederci... Shizuka è morta? Lei... lei non avrebbe mai detto queste cose. Chi sei tu realmente? >>
    Stringo stretta le lenzuola, ancora ferita, facendo fuoriuscire sangue dalle ferite. Un sorriso amaro prima verso le mie gambe e poi rivolto verso "Shizuka" si fa presente sul mio viso.
    << Ho capito. Vuoi ammazzarmi col viso della mia... >> stavo per continuare con amica, confidente, ma mi rendo conto che quelle parole sono veritiere e che io mi sono sempre lamentata senza comprendere il VERO dolore. << Sei qui per completare il lavoro del rosso? Almeno fallo con il tuo vero viso, almeno saprò chi tormentare da morta. >>
    Con un'amara ironia ho accettato il mio mesto destino, non perché non amassi la mia vita ma solo perché sono stata distrutta totalmente da quell'individuo.
     
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    "Shizuka... tu... il tuo dolore... mi... mi dispiace"
    La ragazzina sembrava veramente scossa da quel che stava succedendo e dalle parole che quella che credeva ancora essere la sua domestica le stava dicendo. Le lacrime scendevano copiose lungo le guance, ma lo spettacolo non suscitò nemmeno un briciolo di pena nella Kunoichi che continuò nel suo teatrino. Dato che il tono di ogni parola era ben studiato per ottenere l'effetto desiderato sull'ignara vittima, doveva ammettere di essere stata piuttosto brava. Man mano che il tempo passava la Shimura giungeva lentamente alla verità, si sarebbe aspettata che giungesse prima a tale conclusione, ma quando infine realizzò, Kaori non poté esimersi dal sorridere leggermente. Gli occhi della ragazza si erano spalancati e le lacrime si erano arrestate. La mukenin comprese che una reazione 'combatti o fuggi' si era instaurata nel realizzare che chi aveva difronte era un potenziale avversario e l'addestramento aveva fatto sì che il suo corpo si portasse più verso il combattimento, che verso la fuga.
    "Non posso crederci... Shizuka è morta? Lei... lei non avrebbe mai detto queste cose. Chi sei tu realmente? "
    In silenzio, Kaori lasciò che l'altra metabolizzasse per bene tutte le implicazioni di quella singola scoperta. Pochi passi le bastarono per assicurarsi una posizione da cui avrebbe potuto impedire all'altra qualsiasi via di fuga, ma sembrava che si fosse totalmente rassegnata a quello che credeva fosse il suo destino.
    "Ho capito. Vuoi ammazzarmi col viso della mia... Sei qui per completare il lavoro del rosso? Almeno fallo con il tuo vero viso, almeno saprò chi tormentare da morta."
    La Mitarashi provò a trattenersi, ma alla fine le sfuggì una risata. La giovane della Foglia voleva davvero mostrarsi coraggiosa davanti a lei affrontando la morte senza fiatare, quando fino a quel momento si era comportata da poppante.
    "Ammetto di averci pensato all'inizio, era una delle ipotesi. Se ti avessi voluta morta però, ti assicuro che non staremmo qui a parlarne."
    Un'inquietante sorriso si era dipinto sul volto della finta Shizuka, che avvicinandosi di un passo si sedette sul tavolo dove Azula aveva appena consumato il pasto e con la mano destra le indicò la sedia.
    "Ora, vedo conto che ti rendi conto della situazione spinosa in cui ti trovi e questo, penso, faciliterà le cose... Adesso ti sederai lì da brava e non proverai a scappare, né a chiedere aiuto, perché prima che tu possa avere il tempo di farlo ti staccherei la testa dal collo, voglio che questo sia ben chiaro."
    Con il sorriso ancora stampato sul volto prese un mandarancio dal cestino posto sul tavolo e lo sbucciò lentamente osservando la reazione dell'altra alle sue parole, avrebbe volentieri evitato di ucciderla giunte a quel punto, ma se l'altra avesse contravvenuto a quel patto unilaterale non avrebbe certo esitato a farlo.
    "Da questa situazione possiamo uscirne avvantaggiate entrambe o posso guadagnarci solo io, tutto dipenderà da come deciderai di comportarti e voglio che anche questo sia chiaro!"
    Sempre con una certa lentezza andò mangiare un paio di spicchi di mandarancio assaporandoli con gusto, nelle Terre di Nessuno era molto difficile trovare agrumi in generale, di quella qualità praticamente impossibile.
    "Ora, non ho idea di chi sia il Rosso cui ti riferisci, fortunatamente non me ne frega un cazzo. Non stento a credere che quella merda del Daimyo abbia accordi con parecchie organizzazioni e che da come si comporta ne abbia fatta incazzare più di qualcuna. Avrei voluto ucciderlo sai, ma ha delle guardie del corpo piuttosto capaci. Certo prendendone due k tre per volta avrei anche potuto avere la meglio, ma è un dado che non mi va di tirare. Senza contare che mi metterei contro l'intero Paese del Fuoco, è ancora un passo lungo per la mia gamba. E qui veniamo a noi due..."
    Mise in bocca il resto dell'agrume masticando avidamente e portò una mano alla borsa estraendo il rotolo al cui interno era ancora conservato il cadavere di Shizuka inserito quella stessa mattina. Il sorriso si allargò sul suo volto, mentre il rotolo si apriva e sul pavimento veniva evocato il corpo esanime e biancastro della domestica.
    "Ovviamente non ti rivelerò la mia vera identità, ma ti farò al contrario una domanda. A cosa saresti disposta pur di riavere indietro Shizuka?"

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    Attentato alla Principessa
    Ricatto


    La donna, ancora con il volto che porta le sembianze di Shizuka, parla con sprezzo, rivelando il potere che potrebbe esercitare su di me. La consapevolezza che la mia vita è nelle sue mani è palpabile, e la minaccia sottolinea la fragilità della mia situazione. Tuttavia, anziché manifestare paura, afferra un mandarancio e inizia a sbucciarlo con calma, ordinandomi di restare seduta. In un momento di apparente accettazione, forse spinto dal sarcasmo o dalla volontà di mascherare la paura, rispondo con un tono tagliente.
    << Oh, certo. Sono qui, seduta e pronta a ricevere il mio destino da te. Come se potessi muovermi con tutte queste ferite. >>
    Il sarcasmo è un modo di difendersi, un modo di nascondere la tensione che permea l'aria. La donna continua a sbucciare il mandarancio con un movimento preciso, mentre io rimango seduta, cercando di mascherare l'ansia che continua a crescere dentro di me. La sua presenza, carica di ambiguità e potere, crea un'atmosfera carica di tensione, e mi rendo conto che ogni parola e azione potrebbero essere determinanti per il mio destino. La donna continua a parlare, rivelando una trama intricata che coinvolge il Daimyo e i suoi loschi accordi con individui di dubbia moralità. Mi spiega che la nostra situazione attuale è una sorta di bivio: possiamo guadagnarci insieme o solo lei, a seconda di come mi comporterò da ora in poi. Il suo tono è calcolato, e le sue parole sembrano gettare le basi per una collaborazione ambigua. Mi spiega anche della sua capacità di affrontare i Dodici Guardiani Ninja, un'enigmatica dimostrazione di forza che aumenta ulteriormente il mistero che avvolge la sua vera identità e i suoi obiettivi. Ascolto attentamente, cercando di decifrare le sue parole e di capire il quadro più ampio di ciò che sta accadendo. La mia mente è in subbuglio, mentre navigo tra l'incertezza del futuro e la consapevolezza che le mie scelte avranno conseguenze significative in questa danza intricata di potere e inganni.
    << Ovviamente non ti rivelerò la mia vera identità, ma ti farò al contrario una domanda. A cosa saresti disposta pur di riavere indietro Shizuka? >>
    Quella domanda, semplice in realtà, rispetta un vero e proprio patto col diavolo. Lei non avrebbe affatto rivelato chi fosse, e come avrebbe fatto dato che tiene il coltello dalla parte del manico. Sospiro, i ricordi con Shizuka mi pervadono la mente, sia belli che brutti. C'è sempre stata per me tuttavia quelle parole di come lo status quo ed il concetto di libertà sia una realtà soggettiva mi ha spiazzata. Una singola lacrima riga il mio volto ed osservo con sguardo furente colei che ha assassinato la mia domestica.
    << Nessuno può tornare dal regno dei morti. E qualora tu conoscessi una non so quale stregoneria per farlo non mi fiderò mai di te. Non metterò in pericolo Konoha per un capriccio personale! >>
    Torno col mio sguardo fisso sul lenzuolo stringendo i pugni con rabbia per la mia debolezza.
    << Credo che non mi dirai nulla, ma su una cosa ti sei "tradita". Vuol dire che sono nelle mire non solo di una organizzazione ma più. Quindi volete qualcosa da me che vale di più della mia vita. E la mia dipartita potrebbe creare più subbuglio nella fogna dalla quale provieni di quanto io possa mai immaginare. Che cosa vuoi da me? >>
    Quest'ultima frase la dico con sguardo e sorrido sprezzante, sapendo che sarei potuta morire in quel preciso momento.
     
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    "Oh, certo. Sono qui, seduta e pronta a ricevere il mio destino da te. Come se potessi muovermi con tutte queste ferite."
    Il sarcasmo della ragazza mal celava il suo nervosismo, ma d'altronde come poteva biasimarla. In parte la situazione le ricordava a parti inverse quel che era capitato con suo padre tanti anni prima negli spogliatoi durante il Torneo delle Grandi Nazioni. In quell'occasione l'uomo si era presentato come Kohaku Yuki e Kaori sospettava che adesso la Shimura si sentisse un po' come si era sentita lei all'epoca. Debole e impaurita.
    "Nessuno può tornare dal regno dei morti. E qualora tu conoscessi una non so quale stregoneria per farlo non mi fiderò mai di te. Non metterò in pericolo Konoha per un capriccio personale! Credo che non mi dirai nulla, ma su una cosa ti sei "tradita". Vuol dire che sono nelle mire non solo di una organizzazione ma più. Quindi volete qualcosa da me che vale di più della mia vita. E la mia dipartita potrebbe creare più subbuglio nella fogna dalla quale provieni di quanto io possa mai immaginare. Che cosa vuoi da me?"
    Lasciò che la ragazzina finisse di parlare, le ultime parole dette con durezza, un sorriso sprezzante sul volto che mal si sposava con il resto del suo linguaggio del corpo. Per un attimo Kaori restò in silenzio, poi improvvisamente scoppiò a ridere passandosi una mano sul viso per poi sbatterla violentemente sul tavolo, lo sguardo ora serio e risoluto.
    "Non peccare di superbia ragazzina! E non confondere la mia simpatia nei tuoi confronti con una qualche forma di debolezza..."
    Indice e medio della mano destra si avvicinarono alla tempia e improvvisamente la sua coscienza si espanse inondando come una valanga quella della Shimura. Non le interessava passare inosservata, voleva che l'altra si rendesse conto di quello che stava succedendo e capisse la portata del divario presente tra loro. Come un fiume in piena rimestò nella memoria della kunoichi di Konoha attingendo a piene mani dalle sue passate esperienze, poi andò a spingere un po' più a fondo con l'obiettivo di spingerla a togliersi un calzino per infilarselo in bocca.
    Seishin-Teki Yokuatsu - Oppressione Mentale
    1n2K0wP
    Sviluppatore: Kaori Mitarashi
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Questo jutsu nasce dall'unione delle capacità tipiche degli specializzati in interrogatorio, di leggere la mente e comunicare in maniera telepatica, insieme a quelle manipolative della Sennou Sousa no Jutsu. La tecnica non necessita di sigilli ma solo di portare una mano alla tempia e di un contatto visivo con il proprio bersaglio perché il proprio chakra fluisca alla mente dello stesso, permettendo così all'utilizzatore di creare una breccia nella sua mente, gli effetti di questa intrusione varieranno in base al grado. Se il bersaglio è un parigrado, potrà accorgersi della presenza dell'utilizzatore nella sua mente e scacciarla, con una spesa di otto punti chakra, se non lo farà l'utilizzatore potrà effettuare su di lui una lettura mentale. Avversari di un grado inferiori all'utilizzatore non riusciranno ad accorgersi dell'esecuzione della tecnica e sarà quindi possibile effettuare una lettura mentale a distanza senza che il bersaglio sia in grado di opporvisi. Con avversari di due gradi inferiori sarà possibile instaurare falsi ricordi o dare indicazioni che saranno prese dal soggetto come frutto della propria mente, arrivando ad obbligarlo a fare una qualsiasi azione, fosse anch'essa autolesionistica. Soggetti con tre o più gradi di differenza permetteranno di controllare più menti contemporaneamente pagando il costo per ognuno, mentre con i civili un singolo utilizzo consentirà di penetrare fino a dieci menti. Essere specializzati in interrogatorio vale come un grado in più quando si subisce la tecnica. La conoscenza del Fuuin no Kokoro - Sigillo della Memoria vale come grado in più nel momento in cui si utilizza la tecnica.
    Necessaria Specializzazione Secondaria in Interrogatorio ed avere in Scheda il Sennou Sousa no Jutsu - Tecnica del Blocco della Memoria.
    Consumo: 8 (A Turno)

    Tornando a poggiare la mano sul tavolo lasciò che l'altra potesse prendere coscienza di quel che era appena successo, poi nuovamente più dolce in viso tornò a ridere.
    "Cucciola ti sei fatta ridurre in questo stato da Kaede Nakayama? Ecco chi era il rosso di cui parlavi... Non pensavo che gli piacesse andare in giro a bullizzare le ragazzine, ma questo vuol dire che tuo zio ha fatto incazzare anche il Covo. Uno sviluppo interessante..."
    Per un attimo tornò in silenzio a fissare il vuoto per poi tirare su dal naso ed alzarsi in piedi.
    "Vedi, non mi sono affatto tradita, è esattamente quello che volevo comunicarti. Se solo volessi potrei ridurre a colabrodo quel tuo piccolo cervello e farti fare quello che voglio. Quello che ti chiedo e che farebbe guadagnare entrambe è di guardarti intorno. Di accorgerti di cosa sta facendo il Daimyo e di quanto questo faccia male a te, a Konoha e all'intero Paese del Fuoco. Puoi odiarmi, non mi interessa, ma non siamo nemiche. Non ho interessi a contrastare te e tu non ne hai a contrastare me. Voglio solo che il Daimyo del Fuoco smetta di supportare le organizzazioni di Iwa per suoi interessi personali, puoi considerarmi una cittadina preoccupata..."
    Con quelle parole girò attorno alla sedia su cui era seduta la Shimura per poi avvicinarsi al cadavere della sventurata domestica e poggiarvi scenograficamente una mano sul capo, trasferì la propria energia alla salma e quella come per magia tornò rapidamente a riacquistare un colorito roseo sulle gote. Un attimo dopo con un profondo respiro la domestica si sollevò a sedere, il panico sul volto. Si guardava attorno spaesata e continuava a toccarsi il corpo.
    "Tu... Io... Padrona... Sono morta... Che è successo? Sono..."
    La mano della Kunoichi era tornata a poggiarsi sulla tempia e penetrando nella mente della donna l'aveva indotta ad addormentarsi per poi cancellare tutti i ricordi di quella folle giornata facendole credere di essere semplicemente tornata dalla spesa e di aver portato il pranzo alla sua signora prima di perdere per un attimo i sensi per un calo di pressione.
    Quante cose non sai sulla vita e sulla morte. Tranquilla sta bene, ora sta dormendo. Si sveglierà tra un'oretta e non ricorderà nulla di quel che le è successo... Visto? Non sono così cattiva.
    Reitekina Fukkatsu - Resurrezione Spirituale
    MJFb
    Villaggio: Kirigakure no Sato
    Livello: A
    Tipo: Ninjutsu
    Questa tecnica è considerata una tecnica proibita; poiché altera bruscamente il corso degli eventi. Il Ninja sarà infatti capace di far resuscitare un'altra persona, purché essa sia morta entro quarantotto ore. Il soggetto resuscitato si sentirà come rinato e godrà di ottima salute. L'utilizzatore rimarrà indebolito per il resto dello scontro, vedendo le proprie capacità fisico-motorie ridotte di ben tre gradi.
    Se utilizzata a fini narrativi durante le Missioni, la Tecnica non avrà Consumo e malus.
    Utilizzabile una sola volta per incontro.

    Consumo: N/A

    Seishin-Teki Yokuatsu - Oppressione Mentale
    1n2K0wP
    Sviluppatore: Kaori Mitarashi
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Questo jutsu nasce dall'unione delle capacità tipiche degli specializzati in interrogatorio, di leggere la mente e comunicare in maniera telepatica, insieme a quelle manipolative della Sennou Sousa no Jutsu. La tecnica non necessita di sigilli ma solo di portare una mano alla tempia e di un contatto visivo con il proprio bersaglio perché il proprio chakra fluisca alla mente dello stesso, permettendo così all'utilizzatore di creare una breccia nella sua mente, gli effetti di questa intrusione varieranno in base al grado. Se il bersaglio è un parigrado, potrà accorgersi della presenza dell'utilizzatore nella sua mente e scacciarla, con una spesa di otto punti chakra, se non lo farà l'utilizzatore potrà effettuare su di lui una lettura mentale. Avversari di un grado inferiori all'utilizzatore non riusciranno ad accorgersi dell'esecuzione della tecnica e sarà quindi possibile effettuare una lettura mentale a distanza senza che il bersaglio sia in grado di opporvisi. Con avversari di due gradi inferiori sarà possibile instaurare falsi ricordi o dare indicazioni che saranno prese dal soggetto come frutto della propria mente, arrivando ad obbligarlo a fare una qualsiasi azione, fosse anch'essa autolesionistica. Soggetti con tre o più gradi di differenza permetteranno di controllare più menti contemporaneamente pagando il costo per ognuno, mentre con i civili un singolo utilizzo consentirà di penetrare fino a dieci menti. Essere specializzati in interrogatorio vale come un grado in più quando si subisce la tecnica. La conoscenza del Fuuin no Kokoro - Sigillo della Memoria vale come grado in più nel momento in cui si utilizza la tecnica.
    Necessaria Specializzazione Secondaria in Interrogatorio ed avere in Scheda il Sennou Sousa no Jutsu - Tecnica del Blocco della Memoria.
    Consumo: 8 (A Turno)


    ChakraFisicoMentale
    ~ 415 - 8(Seishin-Teki Yokuatsu) - 8(Seishin-Teki Yokuatsu) = 399~ Ottimo~ Ottimo
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    ~ Kunai (x3)~ Pergamena Minore (x2)
    ~ Cartabomba (x 1)~ Cimice (x3)
    ~ Bomba carta (x2)~ Radiolina
    ~ Cerbottana~ Occhio cibernetico
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    ~ Fodero~ Quarta~ Fianco Sinistro
    ~ Fodero~ Scimitarra~ Bacino - orizzontale con impugnatura a sinistra
    ~ Fascia~ Spada Larga~ Schiena - lieve inclinazione verso la spalla destra
    ~ Custodia~ Tirapugni~ Fianco destro e sinistro
    ~ Rotolo~ Dako~ Bacino
    Gilet di Kiri
    Armi da LancioAccessori
    ~ Palla Bomba (x3)~ Torcia Elettrica
    ~ Accendino
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniDescrizione
    ~ Lame Retrattili da Polso~ Retratte~ Polsi
    ~ Coprinaso~ Intatto~ Arrotolato sul collo
    ~ Fermacapelli Appuntito~ Intatto~ Crocchia
    ~ Avambracci Affilati~ Intatti~ Avambracci
    ~ Guanti Chiodati~ Intatti~ Indossati
    ~ Anello Haku~ Intatto~ Dito Medio Destro
    ~ Scarpe con Lama~ Lama Inserita~ Piedi
    Tasche
    Taschino da BraccioTasca Supplementare
    ~ Cartabomba (x5)~ Bombe Fumogene (x3)
    Zaino
    Armi Minori
    ~ Kusari-Fundo
    Note~ Coprifronte rigato riposto in borsa
    ~ 51


    Edited by Leeroy Gorshmit - 10/2/2024, 15:34
     
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    Attentato alla Principessa
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    La donna con le sembianze di Shizuka, con uno sguardo penetrante, mi intima di non peccare di superbia. Le sue parole riecheggiano nel silenzio carico di tensione che ci circonda. Tutto sembra sospeso, come se stessimo danzando sul filo di un rasoio. Poi, con una mossa decisa, entrambe le sue mani si posano sul mio viso. Instintivamente tento di evitarlo, ma la presa è ferma e implacabile. In quell'istante, la sua toccata scatena una sorta di flusso di ricordi. Vedo di nuovo lo scontro contro il rosso, i momenti di tensione, il fuoco ardente delle fiamme che danzavano nell'aria. Ripercorrere tutto questo in una frazione di attimo mi intimorisce. Ogni emozione vissuta durante quei momenti, ogni dolore e paura, sembra riemergere con forza. I miei occhi riflettono la turbolenza interna mentre cerco di mantenere la compostezza, ma la presa delle mani sulla mia faccia funge da ponte tra il presente e il passato.
    << Kaede... Nakayama... >>
    Quel nome sussurra nella mia mente ed adesso che ho un nome associato al mio carnefice la mia collera riemerge più che mai. A quanto pare, suppone la falsa Shizuka, che il Daimyo abbia fatto innervosire pure quelli del "Covo". Quello che mi richiede quella strana donna è "semplicemente" di guardarmi intorno, soprattutto dal Daimyo e dai suoi giochetti, e di fare molta ma molta attenzione agli eventi che si susseguiranno e che la sua follia non colpisca Konoha e non mi faccia soffrire. Ciò che desidera questa donna non è altro che il Daimyo smetta di supportare le organizzazioni della Terra di Nessuno.
    << Sei venuta qui solo per questo?! Per intimarmi di fare attenzione? E qualora dovessi ascoltarti come potrei fare una cosa del genere?! >>
    Paura, rabbia per ciò che ho visto e dalle sue minacce, e domande solamente domande. Chi diavolo è questo soggetto difronte a me?! Una scena surreale si svolge davanti ai miei occhi: con abilità e una tecnica che mi è completamente sconosciuta, Shizuka viene resuscitata. Un'energia misteriosa pervade l'aria mentre assisto al miracolo della sua rinascita. La stessa tecnica che è stata utilizzata si do me adesso viene posta pure su Shizuka. Mentre mi riprendo da questo straordinario evento, Shizuka si rivolge a me con uno sguardo intenso ma confuso. La falsa domestica mi spiega che lei non è cattiva e che la donna dimenticherà tutto questo. Le sue parole gettano ulteriore confusione sulla natura della realtà che sto vivendo. C'è un alone di mistero che avvolge quella kunoichi e le sue reali intenzioni, e la sua capacità di manipolare la vita stessa è una prova tangibile della sua straordinaria abilità.
    << Gr...presumo di doverti ringraziare. Ma dimmi almeno chi sei o come poterti venire a cercare un giorno! >>
    La mia confusione permane e mi sento combattere in un duello interiore. Accanto a me una Shizuka che riposa dopo essere tornata dal regno dei morti e difronte con lo stesso viso una che l'ha appena resuscitata. Che giornataccia. Il nome del tizio coi capelli rossi è ora chiaramente impresso nella mia mente. La sua identità, una volta avvolta nel mistero, si presenta ora davanti a me come una chiave per comprendere i recenti eventi e le sfide che ho affrontato. Come un tassello in più nel puzzle complicato del destino, questo nome potrebbe aprirmi nuove vie di indagine.
    << E questo bastardo di Kaede... lo voglio morto! Perché hai fatto in modo che io sapessi? >>
    Una rabbia si è sviluppata dentro di me, in maniera costante, come un fiume in piena.
     
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    Sembrava che il rosso non avesse fatto il suo nome quando si era presentato a malmenare quella povera ragazza, come biasimarlo daltronde. Da una parte non era certo una cosa di cui andare in giro fieri, nemmeno nelle Terre di Nessuno, l'aver massacrato di botte una ragazzina, dall'altra far sapere al Daimyo del Fuoco chi era stato a ridurre in quello stato la sua unica nipote poteva non essere un'idea brillante. Non per Kaede e di sicuro non per il Covo che da quanto sapeva in quel periodo stava cercando di allargarsi per ingrandire ancora il suo potere.
    "Ups, mi sa che Kaede non sarà contento che io abbia rivelato questa informazione..."
    Non che gliene potesse fregare più di tanto cosa potessero provare Kaede e quelli del Covo, non si faceva certo troppi scrupoli verso quei tizi visti i trascorsi ed anzi probabilmente avrebbero potuto trarre vantaggio da quella situazione. Se il Fuoco si fosse messo apertamente contro il Covo, allora le associazioni di Maguma avrebbero perso un preziosissimo asset e questo avrebbe facilitato il suo compito di sgominarle.
    "Sei venuta qui solo per questo?! Per intimarmi di fare attenzione? E qualora dovessi ascoltarti come potrei fare una cosa del genere?!"
    Come prevedibile Azula rimase basita davanti alla resurrezione della sua domestica e la kunoichi aspettò che si potesse riprendere dallo shock appena subito per non esagerare con le informazioni. Non le serviva che l'altra vivesse un attacco isterico o che comunque le flippasse il cervello, la voleva lucida e ben orientata rispetto alle sue parole.
    "Gr...presumo di doverti ringraziare. Ma dimmi almeno chi sei o come poterti venire a cercare un giorno!... E questo bastardo di Kaede... lo voglio morto! Perché hai fatto in modo che io sapessi?"
    Ancora una volta la giovane si spostò portandosi con il volto ad una manciata di centimetri da quello della Shimura. Gli occhi della ragazza erano veramente bellissimi, doveva ammetterlo, era un vero peccato che nel prossimo futuro avrebbero dovuto vedere tante di quelle brutte cose che probabilmente avrebbe preferito non averli proprio per niente.
    "Sono venuta fin qui perché se sei la persona che sembri essere, allora appena vedrai veramente quello che ti succede attorno non potrai far altro che esaudire i miei desideri e non perché sia io a chiedertelo, ma semplicemente perché sarà la tua coscienza a obbligarti a farlo."
    Si interruppe nuovamente e si ritrovò a sorridere, quella ragazzina le ricordava veramente troppo sé stessa da giovane. Si chiese quanto il suo giudizio potesse essere offuscato da quell'elemento, ma decise che valeva comunque la pena di puntare su quel cavallo. Nella peggiore delle ipotesi non si sarebbe rivelata degna del compito che aveva deciso indirettamente di affidarle e allora in futuro si sarebbe dovuta occupare personalmente della questione. Rimaneva comunque sicuramente più producente il lasciare passare un po'di tempo per vedere se la situazione si sarebbe risolta per conto proprio grazie alla giovane Shimura.
    "Non ti serve sapere chi sono e sai com'è mi stai simpatica, ma preferisco non sbandierare certe cose in giro per il mondo. Non so se ci incontreremo ancora ragazzina, ma fidati se ti dico che non vorrai venire a cercarmi e di certo non vorrai che sia io a voler venire a cercare te... Però lascia che ti dia un ultimo consiglio, se non sei riuscita a battere neanche quel pivellino di Kaede Nakayama aspetta pure di crescere un po'prima di giurare morte e vendetta a qualcuno. Sarà pure un egocentrico con la faccia da schiaffi, ma sta con gente potente e se ti ci vorrai mettere contro dovrai prepararti ad avere contro buona parte delle Terre di Nessuno. Sei nel mondo dei grandi Azula Shimura, vedi di comportarti di conseguenza o la prossima volta potresti non cavartela con qualche fasciatura. Buona fortuna ragazzina e ricordati quello che ho detto."
    Con quelle ultime parole cominciò a lasciare che il pavimento l'assorbisse andando a fondersi con lo stesso, poi nel giro di qualche minuto fu già lontana in viaggio verso Iwa.
    Kagerō - Assimilazione
    f4QZ5jZ
    Villaggio: Iwagakure no Sato
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tecnica simbolo di questa Mutazione, essa permette di fondersi con qualsiasi superficie: pianta, terreno, roccia, edificio, con l'unica specifica che deve trattarsi di cose immobili e non mobili (non è quindi possibile fondersi con un carretto o con una sedia). L'assimilazione e la fuoriuscita si eseguono ad una velocità medio-bassa, o più bassa se l'utilizzatore lo desidera, mentre il movimento una volta fusi avviene ad una velocità impressionante, potendo muoversi su qualsiasi superficie l'oggetto in cui ci si è fusi sia in contatto e così via coprendo rapidamente centinaia di metri al secondo se ci si trova fuori dal combattimento. Fintanto che si è fusi, sia parzialmente che totalmente sarà impossibile essere individuati da qualsiasi Jutsu percettivo o sensoriale di livello A o inferiore, nemmeno i possessori del Byakugan potranno scorgere la presenza dell'utilizzatore, permettendo quindi di muoversi non visti senza problemi. Durante l'utilizzo della Tecnica però non sarà possibile utilizzare alcun tipo di tecnica che non sia la Yasai no Gengo - Comunicazione Vegetale.
    Se utilizzata a scopo di viaggio o di infiltrazione durante una Quest, un solo utilizzo avrà durata di ventiquattro ore e non avrà Consumo.
    Consumo: N/A


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    Attentato alla Principessa
    Conclusione


    Le parole di quella donna dal volto familiare ma dall'anima enigmatica risuonano nella mia mente come un sinistro avvertimento. Il suo sguardo, apparentemente amico, nasconde un lato oscuro che non posso decifrare completamente. La sua raccomandazione di fare attenzione e l'indicazione di evitare futuri incontri si insinuano nella mia coscienza come un presagio inquietante. Mentre rifletto su quelle parole, sento un senso di inquietudine che si diffonde dentro di me. Il motivo per cui dovrebbe essere pericolosa per la mia vita rimane avvolto nel mistero, ma la sua serietà mi avverte di non sottovalutare la situazione. "Forse è meglio non incrociarci mai più," mi ripeto, cercando di assorbire il peso delle sue parole. Mi ha anche intimato di non cercare vendetta, non immediatamente, anche perché seppur un egocentrico quel tizio rimane una potenza della natura. La scena si sviluppa in modo surreale mentre la donna, con una tecnica misteriosa, si assimila nel terreno e scompare. Rimango lì, sola e con la sensazione di vuoto che la sua repentina partenza ha lasciato dietro di sé. La mia mente è ancora turbata dalla stranezza di quanto appena accaduto, e il mio cuore è avvolto da un senso di solitudine e confusione. Una volta che la donna è definitivamente andata via, una valanga di emozioni mi travolge. Senza più la necessità di mascherare la mia vulnerabilità, scoppio a piangere come una mocciosa. Le lacrime scorrono liberamente lungo il mio viso, portando con sé una marea di emozioni contrastanti: paura, frustrazione, disorientamento.
    << Maledizione! Non verrò più sconfitta in questa maniera! Diventerò più forte e non permetterò che i miei cari possano finire feriti a causa della mia debolezza. Oh Kami, maledizione! >>
    Il pianto è liberatorio, un modo per rilasciare la tensione accumulata durante l'incontro con quella figura enigmatica. Mi sento come una mocciosa smarrita, incapace di comprendere appieno il significato di ciò che è accaduto e il ruolo che questa donna svolge nella trama intricata della mia vita. Mentre le lacrime scorrono, cerco di fare chiarezza nella mia mente e di elaborare quanto appena vissuto. La strada davanti a me è ancora incerta ma di una cosa sono certa che avrei imparato a guardarmi in giro ed a proteggere la mia identità oltre che migliorare come kunoichi e come manipolatrice delle fiamme. Il percorso è ancora lungo, ma sono certa di farcela.
    "Quest'oggi ho avuto fortuna a non farmi ammazzare. Devo fare più attenzione."
    Nonostante la confusione e la paura del presente, una piccola parentesi di speranza si fa spazio nei miei pensieri. Guardo al futuro con una timida speranza, come una flebile luce che si fa strada attraverso le nuvole oscure. Forse, dietro l'oscurità di questa situazione intricata, si cela la possibilità di una risoluzione positiva. Immagino un futuro in cui riesco a decifrare i misteri che circondano la mia vita, a capire il ruolo di figure enigmatiche come quella donna dal volto familiare. Spero che il percorso che mi attende possa portarmi a una maggiore chiarezza e consapevolezza, a una comprensione più profonda di me stessa e del mondo che mi circonda. La speranza diventa una forza motivante, una luce che illumina il cammino incerto davanti a me. Forse, con il tempo, riuscirò a superare le sfide attuali e a costruire un futuro più luminoso.
    "Zio che stai combinando?"
    Le incertezze riguardo lo zio, il Daimyo, si trasformano in un pesante fardello che porto sulle spalle. La figura di un sovrano, che dovrebbe essere guida e protettore, si presenta ora avvolta da ombre di dubbio e preoccupazione. Il suo coinvolgimento in accordi loschi e il sospetto di essere legato a situazioni pericolose mi portano ad avere sfiducia e incertezza. La mia mente è abitata da domande senza risposta su chi veramente sia lo zio, sui suoi veri intenti e su come queste questioni potrebbero influenzare il mio destino. Le decisioni e le azioni di un Daimyo possono avere impatti profondi e duraturi, e sono preoccupata per ciò che verrà.
    "Sì, starò attenta."
     
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    L'ingresso della grotta era sorvegliato da due guardie con la classica casacca nera che arrivava fin sotto al ginocchio, il cappuccio a coprire la testa oscurandone il volto e una naginata a testa a simboleggiare il loro ruolo. Nell'oscurità i cappucci rendevano i volti dei due irriconoscibili e se da una parte questo era uno degli elementi che aveva garantito la longevità di quella loro depravata chiesa, dall'altra avrebbe anche rappresentato la loro rovina. Quasi nessuno degli adoratori di Janshin presenti conosceva gli altri e l'uso dei cappucci garantiva l'anonimato. Soltanto il loro sacerdote era conosciuto da tutti e parlava a volto scoperto. Quando le cinque figure incappucciate avevano fatto il loro ingresso assieme nessuno si era stupito più di tanto e nessuno si aspettava certo che sotto a quegli abiti si celavano le armi che ben presto avrebbero portato tutti loro a incontrare l'amato dio.
    "Fieu, menomale... Siamo arrivati in tempo!"
    Il moto di gioia iniziale lasciò subito spazio al disgusto. Su una specie di palco naturale il sacerdote del sangue stava svolgendo la sua delirante predica ed il corpo nudo di una bambina legata mani e piedi ad una 'X' di legno, il volto rotto dalle lacrime e dalla paura.
    Un fremito di rabbia attraversò la giovane donna ed il suoo occhio cremisi guizzava a destra e a sinistra tenendo sotto controllo la posizione dei suoi compagni che si stavano disperdendo nella sala e memorizzando uno ad uno i volti che incontrava. Se anche fossero usciti vivi da quella tomba naturale, quei cappucci non li avrebbero salvati dalla sua ira.
    "È così fratelli e sorelle, il sommo Jashin ci donerà ancora la sua benedizione, in cambio noi gli offriremo la vita di questa peccatrice, il sangue giovane è la migliore offerta che possiamo fare al nostro signore. Rappresenta il nostro sacrificio, rinunciamo a ciò che avrebbe potuto essere per molto tempo! Lode a Jashin!
    Il sacerdote fomentava la folla e una sorta di delirio urlante aveva preso il possesso della sala, mentre procedeva nel suo delirante discorso, l'uomo aveva estratto un pugnale dalla pregiata fattura e dai lineamenti particolari, avvicinandosi alla vittima sacrificale fece scorrere la lama sul suo corpo ancora non sviluppato e la paura attanagliò la poveretta tanto da farle rilasciare gli sfinteri.
    La mano sinistra di Kaori andò alla tempia e penetrando nella mente della bambina la portò a svenire di modo che non fosse obbligata a vivere quella scena, allo stesso tempo la mano destra si strinse sull'elsa di Kaito e mentre l'uomo sollevava il pugnale per piantarlo nel cuore della sventurata, la giovane piegò leggermente in avanti il corpo, pronta a scattare.
    "Ahah... Bravo... Bravo veramente, un pathos, un trasporto... Mi sono emozionato!"
    Un sordo battito di mani aveva bloccato tutti i presenti e la risata che proruppe da chi applaudiva era sottile e tagliente. Nel pronunciare quelle parole l'uomo salì sul palco scostandosi il cappuccio dal capo, le labbra sottili erano tese i un sorriso inquietante e gli occhi apparentemente socchiusi sembravano due fenditure nel volto.
    "Che diamine sta succedendo? Tenetevi pronti a intervenire!"
    Una serie di 'Hai!' inondò la sua mente, prima di entrare aveva messo le rispettive menti in comunicazione di modo che in caso di necessità non avrebbero avuto problemi a coordinarsi.
    Il sorriso inquietante dell'uomo si allargò ancora sul viso e il volto assunse improvvisamente un'espressione minacciosa.
    "Però non posso non chiedermi... Il sommo lo apprezzerà questo sacrificio? Una bambina magrolina senza alcun valore... Non sarà neanche un buon tributo di sangue, piccola com'è non ne avrà più di un paio di litri... No, secondo me un sacrificio per essere un vero sacrificio dev'essere sentito, dev'essere una rinuncia... Proviamo così!"
    Gesticolando l'uomo si era avvicinato al sacerdote e con quelle ultime parole gli aveva strappato il pugnale di mano e con una certa rapidità lo aveva usato per pugnalarlo una mezza dozzina di volte in altrettanti punti ognuno potenzialmente letale. Il sacerdote cadde in ginocchio per poi accasciarsi a terra in un bagno di sangue.
    "Eccellente, lode al sommo! A questo punto direi che possiamo
    tornare tutti a casa, tu non ci servi più, scusa per il disturbo ...

    Nel dire quelle parole l'uomo aveva assunto nuovamente l'espressione divertita di prima e con il coltello ancora sporco di sangue aveva tranciato le corde che legavano la bambina al legno. La folla ammutolita era rimasta shockata fino a quel momento, ma una voce cavernosa ringhiò 'uccidiamoli' e come un fiume in piena la folla si scagliò in avanti ripetendo con livore quell'unica parola.
    "Proteggete la bambina! Cerchiamo di capire a cosa puntava il buffone..."
    Due mani si mossero nell'aria e una corrente verdastra proruppe da uno dei compagni di Kaori, spedendo gambe all'aria tutta la fila di persone davanti a lui. Kaori si unì a lui e sfruttarono l'apertura generata per raggiungere il palco, entrambi estrassero le armi e falcidiarono la decina di persone che avevano soverchiato lo strano personaggio. Gli altri tre uomini della Mitarashi si erano messi a protezione della bambina.
    "Che cazzo... E voi chi siete?"
    "Curioso, mi stavo chiedendo la stessa cosa... Fossi in te mi risparmierei quell'aria di stizza però visto che sembra che se hai ancora la testa sul collo è per merito nostro..."
    L'uomo assunse un'espressione accigliata e con un sospiro divertito si sfilò dal cadavere sotto il quale era incastrato e rotolando all'indietro si era rimesso in piedi.
    "Oh, vossignora, mi prostro e mi inchino dinnanzi alla vostra grandezza, grazie veramente per avermi tolto da questa PERICOLOSISSIMA situazione...Katsu!"
    Una quarantina di avversari si apprestavano a caricare, ma con quell'ultima parola l'uomo andò a comporre un singolo sigillo con la mano destra, il tono perculante aveva lasciato spazio a uno sguardo torvo. Improvvisamente una serie di esplosioni andò a susseguirsi e quelle che sembravano piccole cariche posizionate a livello delle nuche avversarie andarono ad esplodere quasi simultaneamente. Oltre quaranta corpi si accasciarono simultaneamente a terra.
    "Ora se volete scusarmi, resterei volentieri in questo fetido buco a parlare di questa feccia fanatica per ore, ma quello sta per far venire giù tutto, quindi se non volete diventare marmellata..."
    Con quelle parole indicò l'uscita con un volteggio e vi si diresse. Un singolo individuo era rimasto in piedi al centro della caverna e suoi lineamenti avevano assunto forme grottesche, mentre questo andava a gonfiarsi.
    "Forza, tutti fuori!"
    Togliendosi il mantello di dosso, la giovane lo usò per coprire la ragazzina e prendendola in braccio precedette i suoi uomini verso l'esterno. Una fragorosa esplosione accompagnò il crollo dell'intera caverna e lo sconosciuto scoppiò in una fragorosa risata, mentre strappandosi un capello la morfologia del suo viso andava a mutare. I lineamenti da volpe e le labbra sottili si sposavano perfettamente con quegli occhi taglienti, due fessure appena socchiuse che davano ancora più ambiguità al suo mezzo sorriso, ancora Kaori non aveva capito se fosse dalla loro parte o meno, ma di certo qualcosa di strano emanava dalla sua persona e non dovevano abbassare la guardia perché era sicuramente molto pericoloso.
    "Ah, quei cultisti del cazzo sono duri a morire, le loro schifezze con il sangue hanno strani effetti, ma se li fai a pezzi e li seppellisci di solito non tornano..."
    "Non ti stanno molto simpatici vero? Questa me l'ha fatta una sacerdotessa di Jashin, sembra che abbiamo dei nemici in comune..."
    "Il nemico del mio nemico è mio amico giusto? Calma pure i nervi non serve imbonirmi, non ho nulla contro di voi e non voglio guai... Cioè non più di quelli in cui già mi trovo ecco..."
    "Perché non mi stupisce scoprire che tu sia nei guai? Chi se lo sarebbe mai aspettato dopo la sceneggiata di prima...
    "Hey, quello è stato per salvarvi il culo..."
    "Come scusa?"
    "Beh non è proprio il mio stile attirare l'attenzione in quella maniera. Normalmente me ne sarei andato facendo finta di nulla ed avrei lasciato che la bomba facesse tutto il lavoro, ma siete entrati senza fare gli ossequi al Dio Rosso, ogni singolo invasato in quella stanza se n'è accorto se non avessi fatto qualcosa vi sarebbero saltati tutti addosso. E a dirla tutta, quella poveretta non si meritava proprio di morire seppellita dopo tutto quello aveva già passato... Avete corso un bel rischio lei..."
    "Allora sembra che dobbiamo ringraziarti... Questa ragazza, la madre è venuta da me qualche giorno fa. Quelle merde sadiche hanno assaltato la sua fattoria, lei era venuta al mio villaggio per il mercato. Ha trovato i corpi del marito e dei figli sbudellati e sparsi per tutta la casa."
    "Quindi siete dei mercenari, capisco. Vi ha assoldati per ritrovare la figlia..."
    "Hmpf, tieniti pure il tuo sdegno. Non lo facciamo per soldi, guardala... È una ragazzina, nessuno dovrebbe vivere quello che hanno vissuto lei e la madre! Ho giurato ad ogni abitante del mio villaggio che avrei fatto il possibile per proteggerlo e voglio fare lo stesso con tutti quelli che vivono in quest'area... Questa regione ha smesso di essere senza regole e senza giustizia, ora ci sono io a dispensare giustizia per chi non è abbastanza forte da ottenerla da solo!"
    Lo sguardo vispo e sottile dell'uomo si tinse di curiosità e per un attimo sembrò soppesare le parole della ragazza, la mano destra si infilò in tasca per poi uscire impugnando una pipa, l'altra mano aveva recuperato la corretta quantità di tabacco e la stava ora sistemando con l'abilità di chi è abituato a quel gesto nel braciere. Un piccolo accendino dalle fattezze pregiate e probabilmente costituito di un qualche metallo prezioso spuntò da una tasca e l'uomo accese la pipa tirando profonde boccate. Un'aroma di vaniglia si disperse nell'aria, mentre ampi cerchi di fumo uscivano dalle labbra del misterioso sconosciuto.
    "Dunque... Vorresti dirmi che tu fai tutto questo per niente? Scusami, ma stento a crederci. Siamo nelle Terre di Nessuno, qui tutti quando fanno qualcosa lo fanno per guadagnarci qualcosa, tu a cosa punti?"
    "Non mi sorprende, ma se non sbaglio anche tu hai fatto qualcosa per niente salvando questa ragazza..."
    "Oh wow, non rigirare la frittata, quello era diverso..."
    "Vedi, io nella mia vita ho perso tutto... All'inizio credevo di dover usare la mia forza per proteggere i più deboli, ora ho capito che il mio destino è quello di guidarli!"
    "Oh bene, quindi alla fine parliamo di potere... Puoi condirlo con tutte le belle parole che vuoi, ma stringi stringi si riduce tutto a quello..."
    "Oh no, non hai capito... Non è il potere per me quello che cerco. E non è certo il controllo sugli altri quello che voglio! Non è così che funziona da noi... Noi seguiamo la giustizia..."
    E ovviamente sei tu a decidere cosa sia giusto o meno... No grazie, ho già visto troppi film con questo trama...
    Prima che l'altro avesse modo di fare qualsiasi cosa, lei gli fu addosso, la mano destra sul capo e penetrandogli nella mente andò a scavare a fondo. Un sorriso si dipinse sul suo volto lasciandolo andare.
    "Come immaginavo... Sei un uomo puro, Toshiro... Noi decidiamo collegialmente quello che è giusto, io guido il villaggio, ma è il villaggio a decidere per sé stesso! Chi fa del male alle persone del villaggio, chi fa razzie e saccheggia le nostre terre, chiunque si contrapponga a noi con la forza viene accolto nel villaggio per scontare la sua pena, per redimersi, diventano i nostri Shugo Rei... Io sono Kaori Mitarashi, vieni con noi Toshiro Iburi, potremmo essere quello che stai cercando, la cura che non sei mai riuscito a trovare al tuo dolore interiore. Passa un po' di tempo al villaggio, guarda come funzionano le cose, poi se vorrai andartene sarai libero di farlo!"

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    Edited by Leeroy Gorshmit - 20/2/2024, 16:30
     
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    Toshiro Iburi. Quell'uomo la affascinava tremendamente e dal momento stesso in cui lo aveva incontrato era diventato un'ossessione. Ora, intenta a dissodare la terra faceva fatica a togliergli lo sguardo di dosso e se Takeda le aveva lanciato qualche battutina a riguardo, soltanto uno stolto poteva pensare che l'obiettivo della giovane fosse in qualche modo scollegato dal bene del villaggio.
    Aveva sentito più volte quel cognome nel passato, retaggio di un Clan antico le cui memorie si erano perse nel tempo, leggende lontane che i più mettevano in discussione. Il lontano ricordo di un potere tanto affascinante, quanto pericoloso, esattamente come affascinante e pericoloso era quell'uomo dal sorriso affilato.
    Così come gli aveva proposto di fare Kaori, si era presentato alle porte di Tora con una sacca contenente i suoi pochi averi e si era sistemato nella stanza al piano superiore di una delle nuove case che avevano appena finito di costruire.
    Le bocche da sfamare erano ormai molte e molte erano le risorse di cui avevano bisogno per rispondere alle necessità di tutti gli abitanti che cominciavano a essere un numero considerevole.
    Insieme a una squadra di Shugo Rei, la Mitarashi stava contribuendo alla creazione di un nuovo campo fuori dalle mura cittadine e anche l'Iburi aveva deciso di contribuire. Sembrava che il tempo lo stesse facendo ricredere sul suo scetticismo riguardo a ciò che Kaori stava creando. Nel corso di quelle settimane aveva stretto legami con parecchie persone del villaggio e sembrava avere un debole per Atasuke. Quella sua maschera impenetrabile era tale anche per lei, che normalmente non faceva fatica a capire le persone e le loro intenzioni. Nonostante avesse frugato con cura nella sua mente, ogni tanto si trovava a irrorare di chakra lo Shuhogan per assicurarsi che le sue intenzioni non fossero cambiate. Il corpo snello, affusolato e slanciato aveva i muscoli tonici e ben definiti di chi non si allena in maniera maniacale, ma ha una vita dura alle spalle e non si stupiva che buona parte delle ragazze e anche qualche ragazzo del villaggio si fossero invaghiti di lui.
    Quello che la intrigava però in maniera ossessiva era il passato dell'uomo, il passato e le persone che lo costellavano. Sapeva quasi tutto quello che le serviva dal viaggio fatto nella sua mente, ma per portare avanti i suoi piani era necessario che fosse lui stesso a parlargliene, in caso contrario non avrebbe fatto che aumentare i suoi sospetti e farlo diventare più diffidente.
    "Hai un minuto? Credo di doverti delle scuse..."
    Alla fine le settima e di sforzi e attesa erano serviti al loro scopo e una sera quando ormai il buio era calato e tutti era chiusi nelle loro case, si era presentato alla sua porta chiedendole udienza.
    La giovane lo aveva fatto accomodare e si erano poi messi sul terrazzo a sorseggiare del Whiskey, fumando a turno la pipa dell'Iburi con quel suo strano mix di erbe che accendeva gli spiriti e donava un senso di relax e serenità.
    I due discorsero a lungo riguardo a come l'uomo si sentisse a casa dentro alle mura del villaggio, ma c'era il suo passato a gettare ombra su di lui. Una gigantesca spada di damocle sospesa sui suoi affetti, un fardello che non sentiva di poter condividere con nessuno.
    "Vuoi parlarmene?"
    "Sinceramente non lo so."
    "Non sarò certo io a obbligarti, ma sappi che qui sei al sicuro. Potrò essere tua amica se lo vorrai, queste mura possono essere le tue mura..."
    "Questo è vero, adesso lo so. E tutto ciò mi fa ancora più male. Ci sono delle cose sul mio passato che non ti ho raccontato..."
    "Forse è arrivato il momento di farlo, se ti va..."
    Kaori bruciava di emozione, avrebbe voluto mettersi a urlare dalla gioia, invece il suo sguardo impassibile osservava l'altro con aria gentile. La kunoichi era riuscita a ispirare fiducia all'uomo che non si fidava di nessuno e così dopo un attimo di reticenza, l'uomo esplose. Come un fiume in piena tirò fuori tutto quello che aveva dentro. Raccontò lei come il cognome Iburi che portava fosse un cognome un tempo famoso, ninja potenti in grado di smaterializzare il proprio corpo in fumo, ma i cui sogni venivano spesso spazzati via dal vento. Ninja che a un certo punto erano quasi scomparsi, ma avevano imparato a imbrigliare quel loro potere in un sigillo. Ninja che si erano nascosti per decenni fino a far credere a tutti di essere spiriti.
    Toshiro aveva lottato perché gli Iburi tornassero a camminare a testa alta nel mondo, perché il suo clan uscisse dall'isolamento in cui era stato costretto dalla tradizione e da un capotribù che non era in grado di pensare al futuro, un capotribù che era suo zio e che lui aveva osato sfidare.
    Toshiro aveva guadagnato consenso, molti giovani volevano seguirlo. Volevano vedere il mondo, volevano che io clan si aprisse all'esterno. Yashimoto no.
    Yashimoto Iburi era un uomo duro che non accettava che il suo potere potesse venir messo in discussione e così reagì con forza, opponendosi al nipote con ogni mezzo. Alla fine arrivò a rivelare la propria natura crudele, la natura crudele di chi è disposto a tutto per proteggere quello in cui crede, la natura crudele di chi sà di non aver alternative se non le più disumane per ottenere i suoi scopi.
    Una sera che Toshiro non avrebbe mai potuto dimenticare, Yashimoto e due suoi fedelissimi si erano presentati a casa sua e lo zio aveva usato i suoi poteri per prendere il controllo del suo corpo e presentarsi davanti al clan in assemblea con un tanto in mano. Farneticando di quanto loro non lo capissero e fossero stupidamente restii al mondo esterno, tutti i membri del clan lo avevano visto uccidere brutalmente sia sua moglia che le sue due figlie, con le sue stesse mani, affondando più volte il tanto finché le tre vite non si erano spente, il tutto prima ancora che qualcuno potesse intervenire per fermarlo. La sua vita si era infranta con quelle pugnalate, l'uomo era cosciente di cosa stava facendo pur non avendo controllo sul suo corpo e quel giorno gli era sembrato di morire lui stesso.
    Lo zio aveva finto un tentativo di fuga per poi uscire dal suo corpo lontano da occhi indiscreti, convinto che i suoi uomini lo avrebbero facilmente ucciso. Aveva fatto male i calcoli, non considerando la furia che un uomo come lui avrebbe potuto raggiungere. Riuscì a mettere fuori gioco i due assalitori e ferire lo zio prima che arrivassero i rinforzi, ma subendo anche lui ferite profonde che lo avevano costretto alla fuga dato che nessuno voleva stare ad ascoltare la sua verità. Da quel momento di tanti anni prima, lui non era più tornato nel dedalo di grotte dove il suo clan si nascondeva sia per vergogna, che per paura della reazione che avrebbero avuto nel rivederlo, consapevole del fatto che nulla avrebbe potuto minare ormai l'autorità di Yashimoto permettendogli di tornare tra la sua gente.
    "Vieni qui."
    L'uomo in lacrime era come nudo davanti a lei, non si era mai aperto con nessuno in tutti quegli anni di solitudine. Non aveva mai passato più di qualche giorno con le stesse persone ed ora si sentiva esausto e felice, sentiva di avere qualcuno che tenesse a lui, qualcuno su cui contare.
    "Non sei più solo Toshiro, adesso hai noi. Ricordi cosa ti ho detto quando ci siamo conosciuti?"
    "Cosa intendi?"
    "Intendo che tu adesso sei uno di noi. Avrai la tua vendetta e riotterrai la tua famiglia. Chi tocca un membro di Toragakure li tocca a tutti, Yashimoto pagherà per i suoi crimini e sarai tu a fare in modo che lo faccia."
    "Io... Non posso chiedervi tanto."
    "Non ce lo stai chiedendo infatti, siamo noi a offrirtelo. Tra una settimana partiremo per andare a compiere la tua vendetta!"
    L'uomo scoppiò ancora più in lacrime, incredulo e colmo di riconoscenza nei suoi confronti. Come un bambino l'abbracciò affondandole la testa nel petto piangendo a dirotto, lei lo abbracciò dolcemente di rimando. Era veramente straziata dalla storia dell'uomo e intendeva supportarlo nella sua vendetta che tanto le ricordava quella che perseguiva lei stessa, ma il suo sguardo non riusciva a staccarsi da quel sigillo posto alla base del collo dell'uomo. Quel sigillo il cui potere presto sarebbe stato suo assieme alla lealtà di tutti coloro che lo portavano.

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    Il Clan Iburi la affascinava sempre più, man mano che la sua conoscenza nei suoi confronti si faceva più approfondita. Aveva scoperto la straordinaria storia del loro potere nascosto per anni nelle caverne. I primi Iburi erano costretti dal pericolo del vento, che più di un membro aveva sparso nel mondo. Una tragedia persa in tempi antichi aveva però fatto sì che i pochi superstiti avessero un segno che si tramandava di generazione in generazione e consentiva di condensare l'antico potere del Clan e di controllarlo.
    "Sei sicura di volerlo fare?"
    Infiltrarsi nelle grotte non era stato difficile grazie alle capacità della Mitarashi, ma adesso avrebbero dovuto affrontare faccia a faccia i membri del Clan Iburi e a quanto diceva Toshiro appena lo avrebbero visto sarebbero subito passati alle armi, era una tribù piuttosto violenta e combattiva. Soprattutto con coloro che credevano li avessero traditi.
    Il loro contingente era stato appositamente strutturato, tre squadre da dieci uomini ciascuna, ognuna delle quali aveva al suo interno almeno cinque elementi che padroneggiassero il Fuuton. Tarō vista la sua naturale predisposizione era anche lui quel giorno in prima fila alla guida di una delle tre squadre. Toshiro aveva spiegato loro come il vento fosse il nemico giurato degli Iburi nonostante il sigillo e di quanto i suoi compaesani temessero l'arte del fuuton.
    "Squadra uno in posizione!"
    "Squadra due in posizione!"
    "Squadra tre in posizione!"
    La radiolina gracchiava leggermente nell'orecchio, a quelle profondità la ricezione non era delle migliori, ma sufficiente da riuscire a coordinarsi.
    Kaori osservò il suo nuovo compagno con un sorriso e gli carezzò il volto.
    "Tranquillo, ti ho promesso che ti avrei aiutato e sono qui per farlo, non ti lascerò solo. Esca in posizione!"
    Con quelle ultime parole dette alla radiolina, i due uscirono dal loro nascondiglio e si diressero verso la struttura principale scavata nella roccia, quella in cui viveva il capo clan. Quella in cui viveva l'uomo che aveva distrutto la vita di Toshiro.
    Coperti dai mantelli scuri si mossero a passo svelto, ma non ci volle molto perché qualcuno notasse quei due tizi sospetti che nessuno riconosceva. Nel tempo che ci misero ad arrivare davanti alle porte della struttura in questione, tutto il Clan si era radunato e i guerrieri erano pronti a entrare in azione.
    "Yashimoto Iburi, vieni fuori lurido verme!"
    La voce di Toshiro scaturì con violenza dalla sua gola, rotta dalle lacrime che già gli rigavano il viso.
    Il portone si aprì, mentre già i guerrieri del clan avevano circondato la coppia.
    Un uomo di mezza età uscì lentamente, accompagnato da due uomini con una lancia riccamente decorata e una maschera dorata che copriva il volto sopra al livello del naso.
    Quei due erano le guardie personali del capo ed erano i due migliori guerrieri del Clan.
    "Quella voce... Sono anni che non la sentivo, sei tu vero Toshiro? Solamente un traditore assassino come te potrebbe avere l'ardire di tornare dal suo popolo con tanta spavalderia."
    Toshiro tolse il cappuccio e tutti trasalirono nel vederlo, la rabbia si accese sul volto degli astanti, nessuno aveva dimenticato i suoi crimini.
    "Sono qui per dire a tutti la verità! Per liberarli dal tuo giogo e per prendermi la mia vendetta!"
    "Hmpf, le farneticazioni di un pazzo. Non meriti il mio tempo, ma ti ringrazio per avermi permesso di chiudere i conti con il passato, uccidetelo!"
    Le guardie fecero un passo in avanti sollevando rispettivamente la mano destra e quella sinistra, concentrarono un'immensa quantità del loro chakra Raiton all'interno delle stesse per poi sparare una serie di saette che se fossero andate a segno avrebbero potuto assolvere all'ordine ricevuto. Purtroppo per loro allo stesso tempo Kaori si fece avanti e sollevò semplicemente entrambe le braccia, un'onda di ghiaccio si dipanò dal terreno verso l'alto e le saette vi cozzarono contro senza riuscire però a superarne la resistenza.
    "Dunque è così! Non solo osi ripresentarti qui, ma hai portato un'estranea in casa nostra. Questo è un nuovo tradimento!"
    A quel punto Kaori tolse anche lei il cappuccio e si guardò introno, fissando dritto negli occhi tutte quelle persone che sembravano piuttosto desiderose del vedere la sua morte.
    "Non sono un'estranea. Il mio nome è Kaori Mitarashi, Tigre di Kiri, Oyabun di Maguma e Kage di Toragakure no Sato. Ho accolto Toshiro Iburi tra la mia gente e ho ascoltato le sue parole. Dategli modo di fare altrettanto e accettate la verità che contengono, Yashimoto vi ha mentito. Non siamo venuti qui per combattere, non deve scorrere altro sangue innocente."
    Yashimoto scoppiò in una fragorosa risata e si fece avanti tra le sue guardie, gli sembrava impossibile che quella ragazzina osasse presentarsi lì nel suo regno a pretendere che il suo popolo le obbedisse, come se qualcuno avesse mai anche solo potuto ascoltare quello che diceva e dargli la benché minima importanza rispetto alle sue stesse parole.
    "Non siete venuti per combattere? Perché credi che avreste qualche speranza? Hai ragione, non deve scorrere sangue innocente. L'unico sangue che scorrerà oggi è il vostro. Forza, attaccateli tutti. Uccideteli!"
    "Questo è il vostro leader. Pronto a sacrificarvi per fare il lavoro sporco al posto suo. Siete voi a non avere speranza, avete vissuto nascosti per tutta la vostra vita e non avete idea di cosa c'è là fuori. Toshiro lo sa, lo ha sempre saputo, ha provato a guidarvi fuori di qui, ma Yashimoto glielo ha impedito. Squadre in azione. Ora arrendetevi!"
    Con quell'ultima parola, Kaori andò a impastare il proprio chakra nell'ambiente circostante e una feroce tempesta si scatenò in tutta la grotta, nessuno di loro avrebbe azzardato ad utilizzare il fumo in quelle circostanza e nel giro di pochi secondi i suoi uomini cominciarono a spuntare da tutte le parti e finirono a circondare gli Iburi.
    "Yashimoto vi ha mentito. Ha usato il nostro potere per controllare il mio corpo. Mi ha costretto a uccidere le persone che più amavo al mondo e lo ha fatto senza il minimo scrupolo, solo per tenervi intrappolati qua."
    "Zitto, smettila con le tue bugie!"
    Il capo Clan si fece avanti e Toshiro con un balzo diede inizio allo scontro. Le due formazioni erano immobili e sembrava che nessuno avesse troppa voglia di combattere. Kaori si mosse verso le due guardie giurate, che vista l'apparente facilità con cui aveva neutralizzato la loro tecnica migliore non sembravano aver troppa voglia di confrontarcisi.
    "Ammetti le tue colpe! Hai ucciso la mia famiglia!"
    "Farnetichi ragazzo!"
    Lo scontro fu cruento e senza sconti, Ninjutsu volavano a destra e a sinistra. Esplosioni e calci si susseguivano, fino a che il vecchio non fece ricorso alla sua trasformazione in fumo per evitare un colpo di Toshiro, così quello colse l'occasione e raccogliendo il chakra nella mano destra la portò in avanti facendola detonare. Il colpo fu di una violenza inaudita e scaraventò l'avversario contro un muro.
    "Lo scontro è finito!"
    "B-bastardo. Quello che ho fatto l'ho fatto per tutti noi, per il bene di tutti!"
    Il vociare confuso che aveva rimbombato nella caverna permeando l'aria si interruppe improvvisamente.
    Gli Iburi non riuscivano a credere a ciò che le loro orecchie stavano udendo.
    "Tu lo hai fatto per mantenere il tuo potere! Lo hai fatto perché grazie all'isolazionismo potevi mantenere il controllo!"
    "Vuoi sapere la verità? Non provo nessun rimpianto per la morte di quelle tre. Sono state un sacrificio necessario. Sono state il sacrificio che ha permesso a noi tutti di continuare a ngh..."
    Nell'udire la confessione e quelle affermazioni, una delle due guardie aveva afferrato la sua lancia e l'aveva scagliata con forza. L'arma aveva colpito Yashimoto in pieno volto, per poi conficcarsi nel muro alle sue spalle.
    Sotto alla maschera si vedevano gli occhi gonfi di lacrime.
    Kaori si aspettava una reazione simile, d'altronde quello era il fratello della donna che Yashimoto aveva ucciso. Dopo la tragedia si era proposto come guardia personale per evitare che altre situazioni simili potessero verificarsi ed ora scopriva che tutti gli ultimi anni erano stati costruiti su di una menzogna.
    I giorni successivi non videro immediatamente l'instaurarsi di un buon rapporto tra gli Iburi e la gente di Kaori. La morte di Yashimoto non era stata presa bene da tutti, ma ben presto la realtà dei fatti che avevano portato Toshiro all'esilio divennero di dominio pubblico e nonostante la reticenza verso gli stranieri, l'Iburi e la donna che lo aveva riportato da loro erano diventati gli eroi del Clan. Dopo una settimana di riunioni e assemblee, una sera infine Toshiro invitò Kaori a partecipare all'assemblea dei capi.
    "Kaori, il nostro Clan sarà per sempre in debito con te e con Toragakure."
    "Ho semplicemente mantenuto la mia promessa. Se vorrete le porte del villaggio saranno sempre aperte a tutti voi, così come lo sono state per te."
    "Devi sapere che abbiamo riflettuto molto sul da farsi. Gli anziani mi hanno nominato capo Clan e sai che ho sempre voluto che gli Iburi si aprissero alla superficie, ma non possiamo farlo con un esodo in un posto governato da un'estranea."
    "Credo di capire cosa intendi..."
    Per un attimo calò il silenzio, Kaori non riusciva a capire dove l'altro volesse andare a parare con quelle parole dato che non poteva accettare il fatto che la risposta a tutti quegli sforzi fosse un così secco rifiuto, prima ancora che potesse tornare a parlare però l'altro riprese parola.
    "È per questo che se vorrai accettare sarà per noi un onore accoglierti all'interno del nostro clan come primo abitante della superficie del Clan. Così non sarai una sconosciuta e saremo ben lieti di trasferire le nostre dimore sotto la protezione di una sorella."
    "Per me sarebbe un immenso onore!"
    "C'è solo un ulteriore dettaglio. Per entrare a far parte ufficialmente del Clan dovrai permetterci di imprimerti il nostro sigillo."
    "È un prezzo che sono disposta a pagare..."

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    Edited by Leeroy Gorshmit - 26/2/2024, 15:30
     
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    Kyōryoku - Cooperazione 1/4: Primo incontro

    Kaori si alzò barcollante dall'altare. Non era certa di cosa le fosse appena successo, ma di sicuro era stato sconvolgente.
    Per un attimo fissò il volto dell'ex ANBU di Konoha che aveva appena accolto senza il suo consenso nella propria famiglia. Le sue abilità le erano state necessarie per potersi appropriare del tre code, ma non avrebbe mai potuto liberarlo poiché adesso che aveva ottenuto quel potere doveva anche imparare a controllarlo e se non ci fosse riuscita doveva esserci qualcuno nei paraggi in grado di fermarla.
    Stranamente si sentiva normale, identica a prima, come se nulla fosse cambiato dopo che l'altro le aveva sigillato nel corpo il Demone codato. In altre circostanze avrebbe potuto dubitare che l'altro avesse provato a fregarla, ma gli aveva appena fottuto la mente trasformandolo in un perfetto burattino al suo servizio e di conseguenza era certa che quell'eventualità non si potesse essere verificata.
    "Come stai? Non dovresti stare in piedi, credo, riposati un po'! Vuoi un po' d'acqua?"
    "Sto... Bene. Fin troppo bene, non percepisco nulla di strano."
    "È normale che sia così. Il processo di sigillo è stato shockante sia per te che per il Sanbi. Presto comincerai a percepire la sua presenza, diventerà sempre più ingombrante e cercherà di schiacciare la tua coscienza. Rimpiangerai questo momento di pace..."
    "Sapevo a cosa andavo incontro. Per questo tu starai sempre al mio fianco, così che se dovrò fermarlo, saprò come fare."
    Rifiutando le offerte d'aiuto barcollò fino all'esterno per prendere una boccata d'aria fresca. Quel posto si era rivelato particolarmente utile e doveva ammettere che con qualche altro lavoro di manutenzione sarebbe anche potuto tornare ad essere godibile dal punto di vista della vivibilità. Creare un avamposto nelle terre del sud avrebbe potuto rivelarsi pericoloso per gli uomini che lo avrebbero dovuto presidiare, ma le avrebbe permesso di avere un punto d'appoggio piuttosto utile per eventuali missioni nei Paesi Minori, d'altronde non tutti avevano la sua stessa abilità nel muoversi rapidamente e inosservati.
    Osservò il cielo stellato sopra di lei e si sedette su di una grossa pietra smussata.
    Le parole di Kento l'avevano preoccupata più di quanto non avesse voluto mostrare, sapeva perfettamente a cosa andava incontro, ma non aveva forse tenuto bene conto delle implicazioni dell'essere costantemente un'arma ad orologeria pronta ad esplodere. Almeno fino a quel momento.
    Una sensazione di calore avvolgente cominciò a pervaderla e sentì il cuore cominciare a battere con più vigore. Il sudore scendeva copioso dalla fronte, mentre si faceva avanti un dolore lancinante alla testa che le ricordò l'ultimo incontro con Yusuke Uchiha. Così come allora, le sembrava che le stessero conficcando nel cervello una miriade di spilli, al contrario di quella volta però il dolore era come proveniente dall'interno, un dolore circondato di odio e rabbia. Una manifestazione quasi tangibile di ciò che le era stato sigillato dentro andò a generarsi nella sua mente come un'enorme ombra scura colma di rancore.
    "ROOARRRRRR!"
    Un ruggito violento e ferale le esplose nella testa, costringendola a cadere in ginocchio, sostenendosi a terra con le mani. Il respiro affannato e il corpo ormai fradicio di sudore.
    "Concentrati Kaori-sama! Questo è quello che mi hai fatto sigillare dentro di te. Un mostro dal potere immenso, la calamità in grado di distruggere interi Paesi. Ti avevo avvisata che in pochi riescono a resistere al suo potere, di solito ci vuole più tempo. Non è un buon segno che stia già prendendo il sopravvento."
    L'esperto in forze portanti era al suo fianco e le sue parole arrivarono come una doccia fredda, se sa una parte lo odiava per quel suo schietto giudizio che cozzava con la motivazione di cui aveva bisogno in quel momento, dall'altra era contenta che le sbattesse in faccia la realtà della situazione. Lei era stata arrogante, aveva dato per scontato che sarebbe riuscita a contenere qualsiasi tipo di potere ed effettivamente sembrava che il suo corpo potesse fungere più che degnamente da contenitore. Quello su cui però si era paradossalmente sopravvalutata era la forza del suo animo. Aveva subito fin troppe ferite negli ultimi anni e per quanto si stesse riprendendo dalla morte del Twin, il suo animo era ancora lacerato da quell'avvenimento e la potenza del demone era nettamente superiore a quella che si sarebbe immaginata. Sentiva la sua presenza opprimente premere contro la sua coscienza nel tentativo di schiacciarla, ma poi si guardò attorno. A capannello attorno a lei si erano radunati tutti i suoi uomini, tutti i suoi amici. Tutti coloro che credevano in lei e avevano deciso di seguirla la stavano ora osservando con visi scuri e preoccupati.
    "Oh, col cazzo. STAI AL TUO POSTO DEMONE!"
    Sollevandosi in piedi cominciò a gridare a squarciagola, mentre la sua coscienza lottava per schiacciare sempre più a fondo quell nugolo di presenza oscura che cercava ancora di farsi strada. Alla fine riuscì a scacciarlo in un angolo recondito della sua mente e nuovamente cadde in ginocchio, questa volta però sul suo viso c'era l'accenno di un sorriso.
    "Tutto bene. È andata, adesso ho solo bisogno di un po'di riposo."
    Con quelle parole ed un sorriso si diresse verso gli alloggiamenti, dopo neanche una decina di passi crollò a terra priva di sensi.

    Al suo risveglio il sole era ormai sorto da parecchio tempo e non aveva nemmeno idea di quante ore avesse potuto dormire, Kento era seduto accanto a lei e la vegliava, così come aveva fatto da quando l'avevano distesa su quella branda.
    "Cazzo. Sembra che non sarà così semplice eh?"
    "Mi dispiace molto Kaori-sama, temo che dovremmo iniziare a prepararci al peggio."
    "Cosa vorresti dire?"
    "Vorrei dire che dopo neanche dieci minuti che ho sigillato quella bestia dentro di te, stava già per prendere il controllo."
    "Ero stanca dalla battaglia e indebolita. Non succederà più."
    "Succederà di nuovo, io l'ho già visto succedere. Ho visto cosa fanno quelle creature ai corpi che li ospitano!"
    "Ok, allora tu lo impedirai. Sei qui per questo no?"
    "Io... Io non credo di esserne in grado. Ho imparato a tenere sotto controllo il potere di quei demoni, ma non ho idea di come stabilizzare un contenitore inadatto. Tutto quello che posso fare è sigillare il potere del demone per un po', così che non possa prevalere. Però non so per quanto tempo potrà funzionare."
    "Ok, allora faremo così: sigillalo, ho bisogno di tempo. Quando avrò finito di organizzare le prossime mosse del villaggio io e te partiremo, andremo nel deserto freddo a sud di Haitsuchi, lì non dovremmo rappresentare un pericolo per nessuno e al contempo non dovrebbero esserci troppi occhi indiscreti."
    "E una volta lì?"
    "Una volta lì imparerò a controllare questo demone o morirò nel tentativo e a quel punto tu sarai libero!"
    Il silenzio cadde tra i due, che continuarono a fissarsi negli occhi per circa un minuto, poi l'altro sospirò pesantemente e si passò una mano sul viso. Decisamente quello che le stava dicendo Kaori non lo entusiasmava. La giovane si disse che probabilmente aveva fatto un lavoro troppo approssimativo con lui, avrebbe dovuto investire più tempo nel fargli il lavaggio del cervello per cancellare tutti i suoi tratti di personalità e trasformarlo in un burattino obbediente e privo di remore, purtroppo si era fatta guidare dalla fretta di effettuare il rituale e quindi si era solo premunita di assicurarsi la sua fedeltà.
    "E va bene. Dannazione! Non ho nessun desiderio di essere libero Kaori-sama, se non riuscirò ad assicurarti il successo in questa impresa, giuro che farò seppuku!"
    "Che melodrammatico. Spero che nessuno dei due si debba trovare in quella situazione. Forza, dimmi cosa devo fare!"
    "Scopri il ventre per piacere."
    Obbediente, Kaori sollevò la maglia mettendo a nudo la carne pallida dell'addome. Da quando grazie all'intervento del Covo aveva sviluppato quella sua peculiare mutazione, ormai buona parte del suo corpo aveva assunto quell'assurda colorazione. Lo shinobi si alzò e prese un nuovo profondo sospiro prima di andare a effettuare i necessari sigilli e concentrare il proprio chakra sulle cinque dita, che subito cominciarono a brillare di un'inquietante colore violaceo. Per un attimo la ragazza ebbe la tentazione di ritrarsi, ma poi ricordò a sé stessa che era stata lei a chiedergli di farlo e così rimase ferma immobile, mentre l'altro affondava le sue dita nella sua pancia andando ad applicare il potente sigillo che le avrebbe potuto dare un po'di libertà dall'influenza del demone.
    "Ok, e adesso?"
    "Adesso niente, è finita. Quando il chakra del demone proverà a manifestarsi, questo sigillo lo inibirà. Non so dirti per quanto tempo resisterà, ma sicuramente ti darà il tempo di fare quello che devi..."
    "Mhhh, ottimo... Allora credo sia meglio che mi sbrighi!"
    Con quelle parole andò ad alzarsi dal letto e si diresse verso l'uscita degli alloggiamenti. La luce calda del sole per poco le accecò la visuale e quando in fine fu all'esterno tutti interruppero i loro lavori per guardarla sbigottiti.
    "Su forza, non c'è niente da guardare. Tornate ai vostri lavori! Taro, Hikari, Yojiiro e Atasuke, al centro di comando, c'è una cosa di cui dobbiamo discutere."

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    Edited by Leeroy Gorshmit - 24/4/2024, 14:43
     
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    Kyōryoku - Cooperazione 2/4: Le Dune del
    Nulla

    Nanimonai Sakyū, le Dune del Nulla. Il loro nome rendeva perfettamente l'idea di quello che erano in realtà. Le rocce sgretolate che componevano il terreno si protendevano in tutte le direzioni a comporre dune apparentemente senza fine ai limiti dell'orizzonte e le temperature rigide rendevano il tutto come congelato nello spazio e nel tempo.
    Kaori e Kento erano partiti dall'avamposto ormai da una settimana quando finalmente avevano raggiunto il deserto. Il viaggio era stato piuttosto semplice, nonostante l'ingente bagaglio che si dovevano portare appresso. I corpi dei due ninja erano forgiati da anni di allenamento e grazie alle capacità di Kaori non era stato difficile riuscire a tenersi alla larga da gruppi di banditi e zone abitate. Non che temesse lo scontro, ma voleva riuscire a passare da lì il più in sordina possibile e preferiva evitare qualsiasi tipo di scontro che avrebbe potuto rallentare il loro viaggio. Da quel primo terribile incontro, in cui quasi era riuscito a sopraffare la sua volontà, il Sanbi non si era più fatto sentire per un po', rinchiusosi nel fondo della sua coscienza apparentemente in attesa. Kento l'aveva avvertita di non cantare vittoria perché probabilmente non aspettava altro che il momento giusto per emergere e prendere il sopravvento. Come a rispondere alle sue paure, non appena il sigillo imposto dall'uomo aveva iniziato a vacillare, il Demone si era nuovamente fatto vivo e questo per poco non aveva comportato la morte del ninja di Kiri di cui stava testando le capacità. Il ciondolo magico che Sasuke Nabare era riuscito a reperire al mercato nero l'aveva protetta dal peggio ed ora si scopriva spesso a stringerlo inconsciamente giochicchiandoci. Quella pietra verde era l'unica linea di difesa tra lei e l'oblio del nulla. Contrariamente al sigillo di Kento, quel ciondolo non relegava la Bestia nel profondo e ogni giorno Kaori l'avvertiva farsi più potente, sempre più ingombrante all'interno della propria coscienza.
    "Forse dovremmo accamparci per la notte..."
    "Non ancora. Il deserto è ostile e disabitato, ma voglio essere sicura di esserci addentrati abbastanza in profondità prima di accamparci. Avremo tempo di riposare in seguito."
    Kento non pose obiezioni, d'altronde l'aveva 'programmato' apposta per obbedirle senza remore e fare quello che era necessario nel caso in cui avesse dovuto perdere il controllo.
    Così i due ripresero la marcia e la donna tornò con il pensiero a quei momenti prima del rituale, Takeda che ancora una volta le ripeteva che non era necessario, il Nabare che la implorava di lasciar perdere e lei che accecata dal proprio orgoglio neanche ascoltava le loro argomentazioni.
    Forse questa volta aveva esagerato, forse quello che era diventata in seguito agli esperimenti del Covo, al dolore che aveva sofferto e ai successi che aveva ottenuto, l'avevano ottenebrata. Forse si era sopravvalutata ritenendo che il destino che muoveva la sua mano fosse al di sopra di chiunque e qualunque cosa. Era diventata superba e questo ora le si stava ritorcendo contro. Le notti si erano trasformate in un incubo e gli incubi peggiori affioravano quando infine riusciva a chiudere gli occhi. Non lo avrebbe mai ammesso con Kento, ma il motivo principale per cui voleva continuare la marcia era l'evitare di stendersi e andare incontro a quel momento terribile di attesa, in cui sapeva che presto si sarebbe addormentata e le immagini terribili nella sua testa sarebbero ricomparse. Non sapeva dire se fosse il Sanbi a generarle o semplicemente il suo subconscio che reagiva alla sua presenza. Il Demone codato era stato bravo tutto sommato, ma da quando erano partiti aveva cominciato a farsi sentire più spesso. Il tremendo ruggito che al principio l'aveva fatta vacillare e quasi cedere, era ormai diventato un compagno quotidiano. Non passava giorno in cui la Bestia non le ricordasse della sua presenza con quell'esplosione rabbiosa che sembrava volerle far esplodere il cervello, ma lentamente si era abituata. Ancora tremava ogni volta che capitava e sentiva la propria determinazione vacillare, ma riusciva a stare in piedi, riusciva a non cedere e per il momento tanto le bastava.
    Avrebbe voluto piangere, avrebbe voluto tornare da Takeda e buttarsi ai suoi piedi per chiedergli scusa, dirgli che aveva ragione e che era stata una sciocca, tornare indietro nel tempo e cancellare quel suo immenso sbaglio. La vita però le aveva insegnato che gli sbagli chiedono il pegno, che le tragedie sono ineluttabili e che i crocevia del destino una volta attraversati svaniscono per sempre. Così come Agony era morto tra le fiamme di quel dannato Uchiha, così adesso lei avrebbe dovuto portare sulle spalle il fardello di quel Demone finché avesse avuto respiro. Come se non bastasse il suo orgoglio non glielo avrebbe mai permesso, avrebbe preferito mille volte perdere il controllo e trasformarsi in una bestia di chakra destinata a vagare nel nulla di quel deserto per sempre, piuttosto che ammettere di essere stata una sciocca. Piuttosto che sentirsi nuovamente la Chuunin ingenua che non poteva fare nulla difronte a bambini innocenti che saltavano per aria.

    "Qui dovrebbe andare bene!"
    Camminavano nel deserto da due giorni quando finalmente Kaori decise che avevano raggiunto il punto adatto per ciò che dovevano fare. L'altura permetteva loro di avere la visuale libera per kilometri e nessuno avrebbe mai potuto coglierli di sorpresa.
    Molto più a ovest si estendeva l'oceano e da qualche parte a sud si trovava il Paese delle Montagne. In quella landa desolata, quando ebbero finito di allestire l'accampamento, Kaori si trovò a sorridere osservando il sole che sorgeva all'orizzonte. Rifrangendosi sulle rocce sgretolate la palla luminosa generava un effetto che le ricordava fin troppo le albe di Kiri e il rifrangersi sulle onde del mare. Per un attimo sentì stringersi il cuore, ma poi tornò lucida e con un sospiro si apprestò a preparare un caffè.
    "Il viaggio è stato duro, per oggi riposeremo. Domani inizieremo l'addestramento."
    L'altro rispose con un inchino e tornò ad ultimare i preparativi della sua tenda.
    Il loro accampamento non era niente di speciale, avevano apprestato due tende da campo, una più grossa adibita a cucina e refettorio, mentre l'altra più piccola vedeva due brande su cui avevano sistemato i rispettivi sacchi a pelo. Avevano dovuto procurarsi attrezzatura tecnica per imbarcarsi in quel viaggio poiché l'area inospitale in cui avrebbero vissuto nel prossimo futuro presentava temperature al limite della vivibilità. In quelle gelide notti invernali le temperature arrivavano facilmente a toccare i trenta gradi sotto zero e di giorno la situazione non era certo migliore attestandosi comunque parecchio sotto allo zero termico. Kaori che aveva sempre amato il freddo doveva fare i conti con la sua nuova costituzione che pur garantendole un costante nutrimento grazie alla semplice esposizione alla luce solare, non gradiva particolarmente quelle temperature rigide, senza contare che i pesanti mantelli con cui si coprivano tendevano a lasciare esposta pochissima pelle, cosa che la costringeva quotidianamente ad affrontare momenti di vivida sofferenza in cui si scopriva per fare scorpacciate di sole.
    Kento sembrava patire più di lei quella vita e da quando erano partiti era già notevolmente dimagrito, le guance prima paffute iniziavano a ad asciugarsi sulle ossa del viso e aveva dovuto aggiungere due buchi alla sua cintura. Fortunatamente si erano attrezzati alla perfezione per quel duro viaggio e in una delle sacche avevano centinaia di foglietti in cui il Nabare aveva sigillato provviste e soprattutto acqua, più rara dell'oro in quel deserto.
    Non aveva confidato a nessuno della sua capacità di sopravvivere grazie alla luce del sole e d'altronde lei stessa ancora non era ben certa di come quella particolare abilità funzionasse e per quanto le potesse dare sostegno prima che cadesse vittima della fame. Sarebbe stata l'occasione perfetta per scoprire anche quello, avrebbero consumato il meno possibile e avrebbe lasciato che fosse l'ex ANBU di Konoha a utilizzare le loro provviste. Una volta esaurite quelle, per loro sarebbe stato tutto estremamente più difficile, ma sarebbero bastate per mesi. Sapeva che d'estate quella regione cambiava drasticamente il proprio clima, arrivando a temperature vicine ai cinquanta gradi, con quello che avevano appresso non sarebbero stati in grado di affrontare un simile ostacolo, ma contava fortemente che non sarebbero arrivati a dover affrontare quella stagione. Nel bene o nel male quella storia si sarebbe probabilmente chiusa nel giro di qualche settimana.
    "Domani si comincia..."
    Il vento soffiava gelido e insidioso all'esterno, come composto da lame di ghiaccio, ma nella tenda termica la temperatura era più che controllata e i due potevano stare agevolmente senza indossare i mantelli e non avere comunque freddo. La ragazza si rigirava nuovamente il ciondolo tra le mani, il Demone aveva fatto la sua boutade nel pomeriggio ed era presumibile che non si facesse più vivo fino al giorno successivo.
    "È il momento che tu sappia qualcosa di più riguardo ai Bijuu..."
    "Oh dei, ti prego che cliché del cazzo! Non partire con lo spiegone, ti ho già detto che non mi interessa!"
    "Puoi fare così finché vuoi, ma sappiamo entrambi che questo atteggiamento è solo dettato dalla paura."
    "Hmpf... Io non ho paura!"
    "Mentendo a me, menti a te stessa..."
    "Oh cazzo, dovevo farti muto!"
    Per un attimo nella tenda calò il silenzio, la luce della candela tremolò leggermente, poi la donna strinse il ciondolo e sbuffò con un espressione contrita.
    "Oh, dannazione. E va bene, forse ho un po' di paura... Forse... Sono un po' terrorizzata da quello che ti ho fatto sigillare dentro di me..."
    "È un bene che tu abbia paura, quello che hai dentro è una Bestia composta di puro chakra. Un essere dalle origini antiche ormai perse nel tempo. Io ho dedicato buona parte della mia precedente vita al servizio di Konoha a studiare come imbrigliare e catturare l'energia di questi Demoni."
    "Credo che sia il motivo per cui sei ancora vivo e per cui sei qui con me..."
    "Ma è importante Kaori! Conoscere il tuo nemico è il primo passo per riuscire a controllarlo, solo pochi ninja nel corso della storia sono stati in grado di sopravvivere all'impianto di un Bijuu in età adulta. Abbiamo pochissimi dati a riguardo e per quanto ne so sono sempre stati ninja particolarmente predisposti e che come me hanno dedicato parte della loro vita a studiare le Forze Portanti, quindi questo renderà il nostro lavoro ancora più difficile."
    "Stai dicendo che se morirò sarà perché non ho passato abbastanza tempo a studiare delle leggende sperando che potessero essere realtà?"
    "Sto dicendo che se vuoi sopravvivere non basterà la tua forza di volontà, non basterà il tuo impegno, dovrai studiare a fondo quello con cui hai a che fare e i metodi subdoli che può utilizzare per prendere il sopravvento. Per resto della tua vita sarai in una guerra costante e basterà un singolo passo falso per porre fine a tutto!"
    "Hmpf, questo è un bene Kento. La mia vita è già una guerra costante, finalmente parliamo di qualcosa che conosco. Dimmi da dove devo cominciare!"

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