Dimora Takehiko Watanabe

Sunagakure No Sato - Juuguu

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    A&M Fan Club
    Posts
    4,257
    Location
    Firenze

    Status
    Online
    Dimora Watanabe

    bg-30075-naruto-online-by-maxiuchiha22-ddlnv9z-414w-2x
    Il luogo in questione sorge nella Periferia di Juuguu, precisamente a Sud-Est di Sunagakure No Sato. Il territorio circostante si presenta particolarmente arido e spoglio a causa del deserto che ricopre gran parte del Paese. La selvaggina scarseggia mentre la vegetazione è limitata a cactus, salici e piante grasse di dimensioni contenute. Nonostante ciò, l'uomo è riuscito ad insediarsi formando piccole comunità organizzate. L'abitazione di Takehiko, o per meglio dire dei suoi genitori, è situata in uno di questi borghi rurali. Muniti dell'essenziale, quest'ultimi forniscono i beni strettamente necessari alla sopravvivenza dei suoi cittadini, per lo piu' costituiti da commercianti ed allevatori di bestiame. Le abitazioni sorgono per la maggior parte al piano terra, tendaggi diffusi aiutano a ripararsi dalla perenne calura. La temperatura risulta essere particolarmente elevata di giorno, tanto da costringere gli abitanti ad indossare veli e bende per proteggere la pelle dalle scottature. Viceversa, di notte il freddo piomba sull'area invitando gli abitanti a riunirsi intorno ai fuochi, avvolti dalle pelli di animali...

    Rapporti Familiari:

    Identità: Renjiro Watanabe
    Rapporto di parentela: Padre
    Età: 36
    Professione: Shinobi
    Descrizione: ///
    CITAZIONE
    Villaggio di Provenienza: Sunagakure No Sato
    Grado: Chuunin
    Abilità Innata: Nessuna
    Evocazioni: ???
    Elementi Chakra: Doton
    Incarico: Addetto alla vigilanza cittadina Juuguu

    Identità: Naoko Chikamatsu
    Rapporto di parentela: Madre
    Età: 33
    Professione: Civile, artigiana Bottega
    Descrizione: ///


    Rapporti di amicizia:

    Shinobi conosciuti:

    Scala Gerarchica:

    Edited by Weapon - 12/11/2023, 12:54
     
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    A&M Fan Club
    Posts
    4,257
    Location
    Firenze

    Status
    Online

    Conoscenze Acquisite



    Territori

    Abilità Innate

    Capacità e Stile di combattimento

    Evocazioni

    Tecniche

    Atipicità
     
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    A&M Fan Club
    Posts
    4,257
    Location
    Firenze

    Status
    Online

    Narrativa



    Background

    Intrecci di Trama
     
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    A&M Fan Club
    Posts
    4,257
    Location
    Firenze

    Status
    Online
    Slot occupato per esigenze di trama e caratterizzazione del pg.
     
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    A&M Fan Club
    Posts
    4,257
    Location
    Firenze

    Status
    Online
    Narrato / Pensato / Parlato / Parlato altrui / Naoko Chikamatsu

    Post Apprendimento Jutsu
    CITAZIONE
    Kugutsu no Jutsu - Tecnica del Marionettismo
    LN9eO1A
    Villaggio: Sunagakure No Sato
    Livello: D
    Tipo: Ninjutsu
    Questa tecnica permette all'utilizzatore di controllare le proprie Marionette attraverso fili di chakra ben visibili ad occhio nudo che si estendono dalla punta delle dita, un'abilità che richiede un grande esercizio quotidiano. In base al rango cambia la quantità di Marionette utilizzabili alla volta. Inoltre, sempre utilizzando tale tecnica, si potranno smontare e riattaccare le varie parti della marionetta. Questo consente di manovrare anche singoli pezzi come un braccio o la testa. E' inoltre possibile utilizzare questi fili per collegarli ad altri oggetti in modo tale da controllarli, se non troppo pesanti in relazione alla forza del Ninja, o tutt'al più spostarli se non in grado di controllarli in maniera più efficace. A partire dal rango Sp. Jounin, il Marionettista sarà sufficientemente versato in quest'arte da poter sopprimere la visibilità del chakra, rendendo di fatto i fili di chakra quasi invisibili ad occhio nudo. I fili di chakra raggiungono una lunghezza massima di trentacinque metri.
    [Massimo marionette manovrabili: Genin: 1; Chuunin: 2; Sp Jounin 3; ANBU 4]
    [Massimo pezzi singoli manovrabili: Genin: 3; Chuunin: 6; Sp. Jounin: 10; ANBU: 14]
    Consumo: 2 (A Turno)

    Quando tutto ebbe inizio


    Takehiko aveva appena concluso l'Accademia ninja e superato con successo l'esame per diventare ufficialmente un Genin. Egli aveva indossato il coprifronte raffigurante il simbolo di Sunagakure No Sato con orgoglio ed intrepidazione, tanto da commuoversi come un bambino. Preso dalla voglia di rendersi utile per il prossimo, lo shinobi aveva deciso di intraprendere un gran numero di missioni che lo tenevano lontano da casa. Si recava sotto il tetto famigliare sempre meno frequentemente, suscitando inevitabilmente le preoccupazioni dei suoi genitori. Ma la persona che maggiormente soffriva la sua mancanza era la sorella minore, troppo piccola per comprendere i suoi doveri. Alle missioni erano ben presto sopraggiunti gli allenamenti, tesi a perfezionare le arti e le abilità del Chikamatsu, ancora incapace di mostrare un'attitudine per un ramo ninja specifico. Persino suo padre Renjiro, uno shinobi proprio come lui, faceva fatica a vederlo. Takehiko aveva la sensazione che si fosse improvvisamente reciso un legame, un cordone ombelicale. La famiglia era la cosa piu' preziosa che aveva eppure il giovane non riusciva a dedicare ai suoi effetti una parte del suo tempo. Per un istante si era domandato se non stesse esagerando, trascurando di fatto la famiglia e le persone a lui piu' care. Di rientro da una missione svolta nel deserto di Onjou, preso dal rimorso e dal senso di colpa, il ragazzo aveva deciso un giorno di recarsi presso il luogo di lavoro della madre per farle una sorpresa. Non lo aveva mai fatto prima d'ora ma sapeva che Naoko lo avrebbe sicuramente apprezzato. Non senza difficoltà, lo shinobi aveva raggiunto la cittadina di Juuguu raggiungendo una piccola bottega denominata "Il congegno". Essa non era molto frequentata e sorgeva ai confini dell'insediamento urbano, in un dedalo di vicoli e strade secondarie. Sebbene fosse ormai sera, l'officina risultava essere ancora aperta: una fioca luce proveniente dall'interno si intravedeva tra le finestre dell'esercizio commerciale che si estendeva solo al pian terreno. Fermo dinanzi alla porta d'ingresso, il giovane scrutava l'insegna raffigurante una testa di una bambola penzolare da un gancio ed oscillare per opera del vento. Una forte brezza proveniente da Est gli scompigliò i capelli arruffati e sudici. Non aveva avuto il tempo di lavarsi ed i suoi vestiti erano in pessime condizioni dopo il lungo viaggio. Intorno a lui non c'era anima viva e regnava un silenzio tombale. Takehiko fu sul punto di bussare ma poi si accorse che la porta era socchiusa. Con una certa esitazione, lo shinobi entrò annunciando il suo arrivo con voce tremolante: nessuno rispose. C'è nessuno?! Aveva insistito guardandosi intorno. Il bancone, polveroso e disordinato, presentava sulla sua superficie pergamene sgualcite, ammassi di ferraglia e residui di segatura. Takehiko non si era mai interessato molto alla professione della madre: era venuto a conoscenza del fatto che fosse riuscita a trovare un impiego presso un negozio della città ma non aveva la piu' pallida idea di cosa si occupasse di preciso. Le rimostranze del marito non le avevano impedito di contribuire alle spese familiari svolgendo quella specifica mansione ove sembrava avere una certa dimestichezza. Naoko aveva abbandonato il Clan all'età di diciannove anni: i suoi genitori volevano costringerla a portare avanti le tradizioni di famiglia sposando un famoso Marionettista del villaggio ma ella si era opposta categoricamente rinnegando sia la propria casata che le nobili origini. Perdutamente innamorata di Renjiro, la donna si era lasciata alle spalle il Clan Chikamatsu per trovare una nuova casa a Juuguu, recidendo di fatto i legami con l'intera famiglia. Da allora, nessun familiare aveva cercato di mettersi in contatto con lei. Renjiro, Takehino e la sorellina erano le uniche cose che le restavano. Le difficoltà economiche avevano spinto la donna a rimboccarsi le maniche: senza esitare nemmeno per un istante, Naoko si era lanciata alla ricerca di un lavoro sino a trovare quello attuale. Takehiko aveva sentito dire dal padre che Naoko fosse un vero e proprio portento all'interno del suo Clan, tanto da fare invidia a molti Marionettisti dell'epoca. Uhmm strano, deve essere qui da qualche parte. Aveva pensato il giovane aggirando il bancone per introdursi nel retro dell'officina, ove presumibilmente la madre svolgeva le sue mansioni. A detta del marito, Naoko tornava perennemente esausta da lavoro: gli affari alla bottega non andavano a gonfie vele, i clienti si contavano sulle punte delle dita eppure la donna dava sempre il massimo senza mai vacillare nonostante l'età. Takehiko avanzava con aria incerta facendo attenzione a non calpestare nulla: sul pavimento di mattonelle bianche erano ammassati stracci, armi di piccole dimensioni quali kunai e senbon nonchè insoliti meccanismi di cui il giovane non comprendeva le funzionalità. Prima di intraprendere quel lavoro, Naoko ne aveva fatti tanti altri: dalla vendita dei generi alimentari alla raccolta di spezie, dalla manodopera d'artigianato al commercio di armi. Per le ragioni piu' svariate, la donna aveva finito per litigare con i rispettivi titolari senza riuscire a trovare un accordo. Il suo temperamento, benchè benevolo in famiglia, era ostinato con gli estranei. Non gradiva le ingiustizie e non perdeva occasione per esprimere il suo punto di vista, anche a costo di scontrarsi con i suoi responsabili. Alla fine, un anziano signore prossimo alla pensione, titolare di un negozio per Marionette, aveva deciso di prenderla con sè notando la sua straordinaria manualità. Nonostante il carattere burbero e scontroso, la donna aveva tutte le carte in regola per portare avanti la sua attività quando sarebbe stato troppo stanco per farlo. Ormai da qualche ora il vecchio aveva lasciato la bottega chiedendo a Naoko di occuparsi degli ultimi lavori su commissione. I problemi di salute, sempre piu' frequenti, gli impedivano di rimanere in quell'Officina cosi' angusta per troppo tempo. Gli mancavano sia le forze che la volontà: gli anni erano trascorsi senza che gli venissero riconosciuti i dovuti meriti. In qualità di artigiano di Marionette, nessuno era riuscito a comprendere la sua Arte ed il suo stile di fabbricazione. Tsk, maledizione! Man mano che si addentrava nel retrobottega, la luminosità diminuiva costringendolo ad avanzare a tentoni. Ad un certo punto, Takehiko urtò accidentalmente con la testa un grosso oggetto che penzolava da un gancio fissato al soffitto: il giovane trasali' quando si accorse della sua vera natura. Si trattava di manichino dalla forma umanoide, alto quasi quanto un bambino, dalla testa rotondeggiante e gli arti sottili. Le varie parti di cui era composto erano in legno mentre le giunture in ferro. Totalmente calvo, il manichino fissava il Chikamatsu nella penombra con le orbite spalancate e vuote. Le labbra semiaperte abbozzavano un sorriso assai inquietante. Accidenti... Scrollando il capo, Takehiko cercò di andare oltre facendosi spazio tra una fila di mensole e scaffali ove erano stati stipati, in gran numero, i componenti delle Marionette: pezzi di ricambio per teste, braccia, gambe e busti facevano capolino dagli scatoloni mescolandosi tra loro. Mamma?! La voce incerta del ragazzo fece eco rimbombando nell'ambiente circostante. Ma che diavolo... Dopo aver percorso alcuni metri, il giovane si ritrovò dinanzi ad una sala all'interno del quale figuravano armi di ogni forma e dimensione. Lame in acciaio dalla punta acuminata e dalla lunghezza di circa quindici centimetri sprovviste di manico si intravedevano in una cassa di legno adagiata su di un piedistallo. Spuntoni simili ad aculei di vespe dalla base circolare si ammassavano in un angolo. Lame seghettate dagli angoli taglienti erano state collocate su di un banco da lavoro assieme ad alcuni meccanismi che consentivano di far ruotare, oscillare e traslare alcuni ingranaggi. Era come trovarsi all'interno di un negozio per orologi solo che in questo caso, ad esser modificate, erano Marionette dalle sembianze umane. Il Genin non immaginava che dietro alla fabbricazione di una Marionetta ci fosse tutto quel lavoro ed ignorava totalmente le competenze di sua madre in merito. Ad un certo punto, Takehiko percepi' un ticchettio seguito da un cigolo sinistro, c'era qualcuno nei paraggi ma non riusciva ancora a vederlo. Uh?! In lontananza riusciva a scorgere la sagoma di una figura di spalle: un mantello scuro avvolgeva i suoi lineamenti, folti ed arruffati capelli castani gli riempivano la testa. M...mi scusi... Il Genin gli si avvicinò, la mano sinistra protesa verso la sagoma per sfiorargli la spalla destra. AAAAARHH! Takehiko urlò a squarciagola notando la sagoma voltarsi repentinamente verso la sua direzione: non si trattava di un essere umano bensi' di una mostruosa creatura con tre occhi e molteplici braccia. Il ragazzo cadde all'indietro battendo il sedere sul terreno. Una coltre di polvere si sollevò nell'aria. La Marionetta, impassibile, gli si avvicinò piombando su di lui come un'ombra: da vicino essa appariva ancor piu' terribile. Dotata di vita propria, la Marionetta aveva sfoderato dalla pancia delle lame ricurve che giunsero a pochi centimetri dal volto dello shinobi, paralizzato sul pavimento a causa dello spavento e della tensione. Tremava come una foglia al cospetto di quel meccanismo che gli era piombato addosso mostrando sempre la stessa espressione, apatica ma letale. Takehiko, cosa ci fai qui?! Il Genin senti' una voce a lui estremamente familiare provenire dal fondo della sala. La donna, tramite fili di chakra invisibili, aveva spedito la Marionetta verso l'intruso senza conoscerne l'identità. M...mamma Balbettò il Genin senza distogliere lo sguardo dalle lame: rivoli di sudore gli scendevano dalle guance, urina bagnava i suoi calzoni. Alla vista del figlio, Naoko ritrasse immediatamente la Marionetta che si rifugiò alle spalle della sua manipolatrice. La donna non si sarebbe mai aspettata una simile visita ed aveva creduto che ad entrare all'interno della bottega fosse stato un malintenzionato. Ci è mancato poco... Riflettè il giovane restando ancora qualche secondo immobile sul pavimento, in contemplazione. Una Marionetta, per giunta comandata dalla madre, aveva appena rischiato di farlo a fettine. Mi spiace! Stai bene?! Gli domandò lasciando perdere la Marionetta per aiutarlo a sollevarsi da terra porgendogli la mano sinistra. Potrebbe andare meglio... Borbottò con fare agitato mentre scrutava il diabolico congegno che aveva attentato alla sua vita, ora adagiato sul pavimento a qualche metro di distanza. Fino a quel momento, aveva sentito parlare dei Chikamatsu soltanto sui libri di storia poichè clan rappresentativo di Sunagakure No Sato. Nonostante portasse il cognome della madre, poco o nulla gli era stato raccontato in merito alle vicissitudini che avevano spinto i suoi genitori a trasferirsi proprio a Juuguu, luogo in cui l'intera famiglia si era rifatta una vita. Era dunque la prima volta che aveva direttamente a che fare con una Marionetta. Quella...quella cosa Balbettò senza riuscire a distogliere lo sguardo dal congegno sebbene fosse ormai inerte. Gli occhi vitrei di quella creatura umanoide non smettevano di fissarlo, le braccia si erano intrecciate, la bocca pendeva da un lato imitando un ghigno malefico. Si chiama Karasu. Un cliente mi ha chiesto di ripararla. E' uno strumento piuttosto comune tra i Marionettisti. Spiegò la donna con dolcezza ed apprensione: era felice del fatto che il figlio avesse deciso di farle finalmente visita. Per lei quel gesto, apparentemente insignificante, voleva dire molto. K...Karasu hai detto?! Ha anche un nome?! Proferi' Takehiko ancora sotto shock: il cuore batteva all'impazzata dandogli la sensazione di esplodere da un momento all'altro. Proprio cosi', ogni Marionettista compie i suoi primi passi con questo congegno. La donna si era espressa con una voce flebile e sottile che lasciava trasparire nostalgia e rimpianto. Vuoi che te la mostri? In effetti il vostro primo incontro non è stato poi cosi' piacevole... Ironizzò cominciando ad armeggiare con le dita, in modo da collegare nuovamente la Marionetta ai suoi fili di chakra. Il Genin osservò quella scena con un misto di curiosità e timore: partendo dalle mani della madre, sottilissimi fili di chakra di colore tendente al blu si allungavano verso il Meccanismo provocandone il movimento. Al primo scatto della Marionetta, Takehiko reagi' sussultando: era bastato poco per consentire a Karasu di sollevarsi da terra, rimanendo sospesa in aria. Incredibile... Rapito, il giovane osservava Naoko avvicinare a sè la Marionetta esibendosi in gesti particolarmente eleganti e raffinati delle dita. Lo strumento questa volta prese ad avanzare lentamente, permettendo cosi' al ragazzo di comprenderne meglio il funzionamento. I fili di chakra mi garantiscono di muovere la Marionetta a distanza comandandone i congegni. A dimostrazione di ciò, Karasu aveva cominciato ad oscillare le braccia ed a ruotare la testa. La Marionetta volteggiava nell'aria seguendo scrupolosamente gli ordini della donna. Quando il legame si spezza, la Marionetta smette di funzionare. Disse lasciando che il congegno le finisse tra le braccia, cadendo di sasso a seguito dell'interruzione della Tecnica. Nessuna ferita, nessun attacco improvviso le era stato procurato. Il Genin scrutava la sagoma umanoide meravigliato: c'era qualcosa che lo attraeva in quei meccanismi apparentemente cosi' spaventosi. Con la giusta esperienza, un Marionettista è in grado di muovere anche piu' marionette nello stesso momento. I congegni di cui sono equipaggiate le rendono particolarmente temibili in battaglia. Gli rivelò la madre facendo riferimento alle lame celate all'interno dei suoi ingranaggi e che la donna non esitò a mostrargli: Naoko manipolava la Marionetta con una manualità fuori dal comune che diedero modo al ragazzo di comprendere quanto approfondite fossero le sue conoscenze in materia. Da quel momento in poi, Takehiko divenne un assiduo frequentatore del laboratorio: egli approfittava delle visite alla madre per apprendere di piu' su quella complessa quanto antica Arte di cui Naoko sembrava essere una erede. Ogni scusa era buona per farle domande, allo scopo di comprenderne le origini e le possibili applicazioni pratiche. Sebbene la donna evitasse di parlare di sè e del suo travagliato passato al figlio relativamente al clan di appartenenza, la stessa non proibiva al giovane di fargli prendere dimestichezza con le Marionette, nei confronti delle quali sembrava nutrire un sincero e limpido interesse. Del resto come biasimarlo: nelle sue vene scorreva sangue Chikamatsu, l'inventiva e la curiosità facevano parte del suo corredo genetico, ma questo Takehiko non lo sapeva. Non fu dunque Naoko a spingere il ragazzo verso l'apprendimento di tale capacità, tramandata da secoli di generazione in generazione. Il Genin aveva al contrario manifestato tale volontà in maniera del tutto spontanea, a seguito di una lunga ed attenta riflessione. Era stato lo stesso Takehiko a domandare alla madre di insegnargli la Tecnica dei Fili di Chakra, attraverso il quale il ragazzo avrebbe potuto mettersi alla prova. L'idea di adoperare le Marionette in battaglia lo entusiasmava in quanto non aveva mai visto nessuno utilizzarle. Ciò lo avrebbe reso un ninja atipico ma soprattutto imprevedibile agli occhi degli avversari. In mancanza di un vero e proprio talento, perchè non cimentarsi nello sviluppo di uno stile di combattimento difficile da riprodurre e da interpretare per qualunque altro shinobi estraneo al Clan? In un primo momento, Naoko si era opposta: nonostante le notevoli abilità nell'arte della manipolazione delle Marionette, il Clan Chikamatsu costituiva per lei un tasto dolente ed una faccenda all'interno del quale non voleva coinvolgere il figlio. Dopo mesi tuttavia, dinanzi alle petulanti richieste del giovane, ella fu costretta ad accettare. Ma solo ad una condizione: allenarsi all'interno del laboratorio, di sera, lontano da occhi indiscreti. Takehiko non fu in grado di comprendere a pieno le ragioni di tale patto ma fu disposto ad accettarlo senza pensarci due volte. Le fasi pratiche cominciarono dopo diverse settimane teoriche, ritenute propedeutiche per l'esecuzione degli esercizi di manipolazione del chakra. Naoko non era soltanto un'abile artigiana ma anche una intellettuale. Lo studio dei volumi e dei plichi realizzati da Monzaemon Chikamatsu era fondamentale per comprendere l'essenza di quell'abilità. Prima di cominciare con l'allenamento vero e proprio, Takehiko si vide quindi costretto a passare intere giornate sui libri di testo, trascurando per un breve periodo i doveri da shinobi. All'insaputa del villaggio, egli prendeva lezioni private dalla madre senza coinvolgere terzi. Sunagakure No Sato lo riteneva convalescente, temporaneamente a casa per il dovuto recupero psicofisico a fronte delle numerose missioni che aveva portato a termine...

    Sotto la flebile luce di una candela, Takehiko trascorreva le sue serate all'interno del laboratorio, supervisionato della madre. Sino a quel momento il giovane non aveva dimostrato di possedere una particolare attitudine per la materia. Questo lo spingeva a consultare continuamente i volumi che la madre gli suggeriva di leggere per colmare le sue lacune. Takehiko faceva fatica a memorizzare i concetti piu' semplici, aveva scarsa dimestichezza con i congegni ed aveva difficoltà nel manipolare il chakra a distanza. Naoko non lo biasimava per questo: solitamente i membri del Clan Chikamatsu venivano iniziati nell'Arte del Marionettismo sin da bambini, apprendendo i rudimenti di base in maniera del tutto naturale. Per certi versi, era come imparare a camminare. Vista la sua età, la donna riteneva che Takehiko sarebbe stato costretto a fare notevoli sforzi per compensare le sue gravi mancanze. Per contro, il giovane mostrava una determinazione fuori dal comune, impareggiabile. I fallimenti anzichè abbatterlo lo spingevano a riprovare sino all'esasperazione, gli errori anzichè deprimerlo gli garantivano di acquisire esperienza e manualità. Naoko lo percepiva dai suoi occhi, ardenti come fiamme. Il Genin divorava i libri di testo, li vomitava e li inghiottiva nuovamente nella speranza di comprenderne i concetti. La bottega era stata chiusa al pubblico ma le attività all'interno della laboratorio proseguivano ad oltranza. Del resto, gli allenamenti finalizzati all'apprendimento della Tecnica non necessitavano di chissà quale spazio. Per abituare il figlio all'arte del Marionettismo, Naoko aveva estratto da una cassa di legno un congegno in particolare conosciuto con il nome di Akagahara. Si trattava di un meccanismo elementare, di forma umanoide, dai tratti tozzi e squadrati. La Marionetta celava all'interno della bocca alcuni kunai mentre in prossimità degli avambracci celava un paio di lame retrattili da polso. Essa sfiorava il metro e novanta di altezza ed era adagiata sul pavimento a meno di un metro dal giovane che rimaneva seduto su di una sedia nel tentativo di muoverne i componenti. Accumula il chakra nelle mani. Gli aveva suggerito la madre osservando ogni sua mossa. Un alone di colore blu si era formato in prossimità dei palmi del ragazzo che sudava copiosamente a causa della concentrazione necessaria per mantenere il flusso costante e duraturo nel tempo. Sebbene la quantità di chakra fosse quasi irrisoria, il Genin faceva fatica a localizzarlo sulle braccia senza perderne il controllo. Le punte delle dita si illuminavano di blu ad intermittenza: in alcune circostanze il colore si faceva piu' intenso mentre in altre l'alone diventava appena visibile all'occhio. Tsk, maledizione... Una citazione letta su di un libro gli balenò nella mente: "Le capacità di un Marionettista sono direttamente proporzionali al numero di congegni che riesce a manipolare contemporaneamente". In quella specifica circostanza, senti' di essere molto lontano dall'obiettivo: aveva entrambe le mani impegnate a ravvivare un Meccanismo che non accennava a muoversi di un centimetro. Prova con una sola mano, poi passeremo anche all'altra. Disse Naoko cercando di cambiare approccio alla Tecnica. Takehiko non riusciva ad accumulare il chakra in maniera omogenea sulle mani, manifestando cosi' alcuni problemi di risonanza e coordinamento. Dato il consumo ridotto, il giovane commetteva accidentalmente l'errore di interrompere il flusso senza volerlo. Effettivamente le cose migliorarono con i tentativi successivi: la focalizzazione su di una sola mano risultava essere piu' agevole e precisa. Il chakra appariva questa volta nitido sul palmo e piu' denso tra le dita ove si erano formate vere e proprie sfere. Molto meglio...ora prova a fare la stessa cosa sul braccio opposto. Esordi' la donna complimentandosi con lui per poi invitarlo a proseguire con l'esercizio. Naoko sapeva essere una insegnante estremamente pignola ed esigente: ella non perdeva occasione per sottoporre al figlio test ed interrogazioni al fine di accertare il suo grado di preparazione. Era dell'opinione che le cose andassero fatte in un unico modo: per bene. Continua cosi'. Il flusso di chakra sembra stabile. Aggiunse notando il figlio respirare affannosamente nel tentativo di mantenere alta la concentrazione. L'Arte del Marionettismo richiedeva tecnica e meticolosità. Forse ci siamo... Takehiko aveva le braccia protese in avanti ed i palmi rivolti verso Akagahara, immobile come una statua di cera e totalmente inespressivo. Urgh... Bastò al ragazzo un attimo di distrazione per perdere il controllo sulla tecnica, ricominciando da capo. Prenditi pure una pausa. L'arte del Marionettismo non richiede sforzi fisici ma mentali. Il Genin si stava approcciando ad una materia del tutto nuova ma soprattutto atipica: occorreva lucidità e consapevolezza di sè. I libri che aveva studiato sembravano essere un ibrido tra la medicina e l'ingegneria. Le Marionette si erano rivelate dei congegni estremamente complessi, bel oltre le sue aspettative. D'accordo, ricominciamo. Vari tentativi si susseguirono fino al raggiungimento dell'agognato equilibrio del chakra negli arti superiori. Dalle mani del giovane il flusso fuoriusciva con regolarità consentendogli di dare inizio alla Tecnica. Ricorda una cosa: il punto debole di un Marionettista è il suo stesso corpo. Non lasciare che ti colpiscano. La fatica si ripercuote sulla tua capacità di manipolare le Marionette che dovranno diventare il tuo attacco e la tua difesa. Un Marionettista menomato diventa totalmente inoffensivo. Takehiko aveva afferrato il concetto. La donna si esprimeva senza troppi giri di parole, mostrandosi diretta e concisa. Ella aveva momentaneamente perso la sua funzione di madre per assumere il ruolo di Maestro, un incarico che sapeva svolgere particolarmente bene. E adesso?! Le aveva domandato il giovane con ingenuità mentre continuava a mantenere attivo il flusso bluastro. E' il momento di dare forma al chakra. Canalizzalo nelle punte delle dita e proiettalo verso la Marionetta che hai davanti. Dovresti conoscere ormai le sue componenti. Facile a dirsi, un'impresa a farsi. Non lasciare mai che il flusso sparisca dalle tue mani, perderesti immediatamente il controllo della Marionetta e diventeresti un bersaglio facile. La donna aveva un approccio pragmatico e poneva sempre il giovane faccia a faccia con la realtà. Takehiko si sentiva in dovere di fare del suo meglio. Non voleva deludere la madre ma soprattutto se stesso. Ad un certo punto, cosi' come gli era stato ordinato, il giovane cercò di alterare il chakra allo scopo di cambiarne la forma. Ogni volta che ci provava, il flusso si disperdeva mulinando tra le sue dita per poi scomparire come aria. Furono necessarie diverse sessioni di allenamento per consentire al ragazzo di assimilare le nozioni apprese. Gli esercizi di concentrazione ponevano il suo cervello a dura prova ed il corpo rispondeva di conseguenza arrancando. Diligente e fedele alle sue promesse, Naoko si prendeva cura del figlio al fine di agevolarlo nel processo di apprendimento. Le sessioni duravano diverse ore e si interrompevano ogni qualvolta il ragazzo manifestava segni di squilibrio. Fili di chakra sottili sono piu' difficili da notare per il nemico. Viceversa fili troppo spessi saltano subito all'occhio e rischiano di essere tranciati. Gli aveva raccomandato la donna mentre il giovane continuava ad esercitarsi sulla manipolazione del chakra: questa particolare fase si rivelò essere la parte piu' difficile dell'intera Tecnica. Takehiko non era ancora riuscito ad agganciare la Marionetta: in alcune circostanze realizzava fili cosi' sottili da rompersi da soli mentre in altre, a seguito di un sovraddosaggio di chakra, apparivano cosi' spessi da perdere elasticità. Credo di aver trovato la soluzione giusta per te. Disse interrompendo gli sforzi del ragazzo che sembravano non portare a niente di buono. Egli aveva raggiunto un punto morto e non riusciva piu' a fare progressi. Afferra questi e manipolali tramite il chakra affinchè raggiungano la Marionetta. Naoko gli aveva consegnato qualche metro di filo metallico, abbastanza resistente e sottile da imitare perfettamente i fili di chakra che si stava sforzando di replicare dalle dita. La proposta si rivelò determinante per la prosecuzione dell'esercizio: con una base fisica di riferimento, lo shinobi riusciva ad avvolgere il filo metallico con il chakra tenendolo sospeso in aria. Ora non doveva fare altro che indirizzarlo verso il congegno. Ce l'ho fatta! Annunciò Takehiko riuscendo finalmente ad avvolgere la Marionetta con i fili che avevano pervaso il congegno a ridosso delle sue principali componenti: testa, arti e busto. Naoko osservò il figlio con aria soddisfatta ma non potè fare a meno di pensare ai suoi addestramenti, di fatto tornando indietro negli anni. I membri del Clan Chikamatsu erano soliti lasciar giocare i bambini con le Marionette sin dai primi istanti di vita. Tra loro e quei meccanismi si veniva a creare un legame indissolubile e spesso la Tecnica di manipolazione si manifestava spontaneamente. Questo consentiva ai fanciulli, maschi o femmine che fossero, di tramutare la funzione ludica in addestramento. Battendo ogni record, Naoko era riuscita a manipolare la sua prima Marionetta in tempi brevissimi. Takehiko aveva impiegato mesi. Ce l'ho fatta, ce l'ho fatta! Fu l'entusiasmo del giovane a ricondurre la donna al presente, ove un Takehiko impacciato stavo compiendo i primi passi verso un'arte secolare con anni di ritardo e senza alcun tipo di talento. Nonostante tutto, Naoko non potè che provare orgoglio nei suoi confronti ed arrossi' quando venne abbracciata e baciata dal figlio, felice di aver raggiunto un importante risultato. Proprio come un fanciullo alle prime armi con la sua bambola di pezza. Presta ora attenzione al prossimo passaggio, quello conclusivo. Spiegò la donna dopo aver assecondato e placato la gioia dello shinobi. Sei in possesso dei rudimenti necessari alla Manipolazione. Se pensavi che lo studio fosse rilegato all'aspetto teorico, ti sbagliavi di grosso. Conoscere l'anatomia di una Marionetta, se cosi' la possiamo definire, è fondamentale per muoverne i pezzi. Takehiko annui' con determinazione, l'adrenalina scorreva a fiumi nel suo corpo. Come al solito procediamo per fasi. Sposta la Marionetta partendo dalle sue estremità. Ovviamente senza ricorrere ai fili metallici. Fu cosi' che il ragazzo venne privato di tutti gli aiuti a disposizione per poi esser lasciato da solo, libero di manifestare l'arte Chikamatsu. Non posso permettermi errori! Takehiko fremeva dalla voglia di mostrare alla madre il risultato dei suoi sacrifici e prese a manipolare il chakra nelle mani consentendo a quest'ultimo di tramutarsi il fili sottili. L'operazione, eseguita senza fretta nel giro di qualche secondo, permise al ragazzo di allungarsi idealmente verso la Marionetta fino ad assumerne il controllo. Dieci fili di chakra si estendevano dalle sue dita. Al momento del contatto con il congegno, Takehiko ebbe una strana sensazione. La possibilità di manipolare fisicamente qualcosa lo eccitava, spingendolo ad impartire ordini specifici per veder placate le proprie pulsioni. Con gli indici, lo shinobi controllava la testa della Marionetta, con l'anulare il busto, con il medio gli arti superiori mentre con pollici e mignoli quelli inferiori. Accidenti, che fatica! La Tecnica esigeva non solo concentrazione ma anche una coordinazione estrema delle dita. In un certo senso, era come cimentarsi nel suonare uno strumento musicale, un pianoforte ad esempio. Premere i tasti nel modo corretto e con il giusto tempismo consentiva al musicista di riprodurre suoni armonici. Allo stesso modo, il Marionettista muoveva le dita facendo si' che il congegno si spostasse secondo uno schema preciso, impedendogli di attorcigliarsi. Cosi'... Takehiko aveva puntato innanzitutto a stabilizzare la Marionetta sugli arti inferiori consentendole di fluttuare nell'aria sfiorando il terreno. Subito dopo, egli aveva provveduto a fissare il baricentro sul busto riuscendo a mantenere il congegno ben piazzato ed eretto. La testa tuttavia si muoveva a scatti da un lato all'altro realizzando angolazioni innaturali mentre le braccia penzolavano apparentemente senza controllo. Ora che il flusso è diventato costante, non smettere di muovere gli ingranaggi con le dita. E' tutta una questione di pratica. Da questo momento in poi trascorrerai gran parte del tuo tempo nel coordinare le mani affinchè la Marionetta si sposti di conseguenza, secondo il tuo volere. Takehiko sapeva di essere soltanto all'inizio eppure non smetteva di provare: nei suoi occhi non vi era piu' incertezza o tensione bensi' puro divertimento. Proprio come un bambino, egli sussultava ogniqualvolta la Marionetta reagiva ai suoi comandi, sorpreso dalle sue stesse azioni. Colto da un'irrefrenabile curiosità, lo shinobi non perdeva occasione per avvicinarsi al congegno saggiandone il peso, la consistenza e la snodabilità. Non vi era piu' traccia della paura provata in precedenza, all'epoca del suo primo incontro con Karasu. Man mano che il giovane acquisiva informazioni sul conto della Marionetta, i progressi aumentavano: il congegno, dapprima lento e claudicante, divenne ben presto piu' reattivo. Per tutto il tempo Naoko rimase in disparte a guardarlo: aveva le lacrime agli occhi. Per quanto diverso fosse stato l'approccio del figlio a quel mondo, quest'ultimo somigliava terribilmente a lei. "L'ossessione batte il talento": aveva pensato tra sè e sè mentre osservava Takehiko con intensità. Quel ragazzo gli aveva appena dimostrato che tutto era possibile, con il dovuto impegno. Il mio bambino... Mormorò prima che il giovane la chiamasse. Aveva ancora tanto da imparare e pendeva dalle sue labbra. Non lo avrebbe abbandonato a se stesso, per nessun motivo al mondo.

    Edited by Weapon - 20/2/2024, 20:49
     
    .
4 replies since 11/11/2023, 23:13   111 views
  Share  
.
Top