Missione Takeshi Yamashita & Azula Shimura

Il polverone causato dai detriti andò piano piano ad assestarsi a terra e Takeshi lentamente tornò a vedere qualcosa. Il mondo attorno a lui fischiava ancora in maniera piuttosto fastidiosa e tossendo si trovò a sputare un grumo scuro, temeva che potesse rappresentare un qualche danno interno. Se la stava passando proprio brutta. Quello che era stato il suo avversario però se la passava peggio. La parte visibile del corpo era martoriata di ferite, ma buona parte dello stesso era incastrato sotto a cumuli di massi e travi. Rantolante l'uomo cercava aiuto.
"Merda, mi sa che questa non si mette a posto con un bacino sulla bua..."
La gamba lo preoccupava parecchio, il blocco di pietra ancora appoggiato sulla stessa gli impediva di muoversi e al contempo di valutare la reale entità dei danni.
"Cazzo, ma perché capitano tutte a me?"
Gemendo per il dolore si fece forza e liberò la gamba facendo rotolare la pietra di lato. Il lato positivo era che non c'era nulla di esposto, il lato negativo era la forma della sua tibia che non sembrava affatto normale.
La trave che lo aveva protetta to da danni ancora più ingenti non aveva l'aria di essere troppo stabile e così strisciando alla bell'e meglio aveva cominciato a muoversi verso il mukenin ancora agonizzante.
"Hey amico, ho un po' esagerato. Però anche tu facevi proprio lo stronzo!"
"N-non sento le gambe..."
"Mhh, secondo me lasciale stare... Cioè sul serio fidati, meglio se non le vedi. Hai il telaio di una finestra piantato nella colonna, per i Kami che disastro che hai combinato..."
L'uomo farfugliava a sproposito e Takeshi notò che dal fianco destro, verso la fine del costato, sporgeva una tozza barra di ferro. Subito la situazione si chiarì, un più o meno ex tossico e alcolista come lui pur non essendo un esperto di medicina, sapeva fin troppo bene quanto una lesione epatica potesse portare a problemi dal punto di vista cognitivo. Più volte i medici lo avevano avvisato che non si fosse messo in carreggiata avrebbe potuto avere dei problemi, di come alla lunga la tossicità epatica potesse portare a un'encefalopatia. Lui aveva sempre snobbato il tutto, ma ora aveva davanti agli occhi la presentazione di una fase acuta di quel genere di sintomi. Il fegato di Binhai era probabilmente andato in pappa e tra quello e le varie emorragie probabilmente il suo cervello era cotto come una cotogna.
"Hei, stronzetto. Che avete fatto a quei ragazzi?"
"Mamma, grazie... Grazie che sei venuta, acqua..."
"Shh, tranquillo tesoro la mamma è qui adesso. Racconta a mamma cosa hai combinato ai poveri ninja..."
"...Acqua..."
Sì sì, tranquillo. Eccola qui l'acqua, dimmi che marachella avete combinato e te la dò...
"L-la catena, li controlla... Acqua..."
"Shhh, Shhh... Eccoti l'acqua, tranquillo."
Avvicinandosi dolcemente gli prese le spalle in grembo ed estraendo il tanto dal fodero lo fece affondare rapidamente ad altezza del cuore. Non era certo l'acqua che aveva chiesto, ma in quel frangente era la cosa più umana che potesse fare, sicuramente più umana di quanto avrebbe voluto fargli l'altro.
"Fanculo, le catene... Dimmi te che cazzo mi tocca affrontare..."
Guardando lo spiazzo notò come il combattimento tra la sua compagna e Houken proseguiva in una serie di scambi potenzialmente mortali.
"Devo darle una mano, non sarò l'inutile compagno scemo!"
Il tanto era tornato nel fodero e le mani si erano poggiate sulla gamba sinistra dei pantaloni, doveva stare attento nella concentrazione del chakra e non esagerare. Partendo dall'altezza del ginocchio il pantalone andò rapidamente a cristallizzarsi, inglobando la scarpa ed arrivando fino all'inguine, a quel punto interruppe la tecncia.

"Cazzo, sono il re del pronto soccorso!"
Con il suo gesso improvvisato si alzò in piedi e zoppicando raggiunse il margine del torrione, più in là vide Azula intenta in un devastante attacco, una miriade di draghi di fuoco erano stati lanciati contro il suo avversario devastando la fortezza in un mare di fiamme. Improvvisamente si fece vivido nella sua mente il ricordo di quanto era successo con il Giovane Kaguya e il panico lo assalì.
"Attenta Azula, sta per contrattaccare!"
Houken, coperto alla vista da tutto quel casino, aveva composto un singolo sigillo, generando davanti a sé la stessa barriera elettrica usata durante l'ultimo incontro con lo Yamashita e proprio come quello temeva, il suo obiettivo era di sfruttare quella sua micidiale tecnica per un contrattacco contro la sua compagna in caduta libera.

Takeshi però aveva già praticamente ultimato la sua serie di sigilli quando l'altro aveva finito di assorbire i Jutsu di Azula e prima che potesse scaricare attorno a sé la sua potenza devastante, lo sp.jounin di Oto sbatté a terra la mano destra e un lembo di terra di due metri per due si sollevo all'improvviso sotto ai piedi avversari portandolo a venticinque metri di altezza. Le scariche che vennero rilasciate non poterono quindi colpire nessuno se non il terreno stesso appena sollevato che franò rovinosamente sotto al potere del suo raiton.
"Io sono l'eroe che l'Artiglio non si merita..."
Il Segno Maledetto si era espanso sul corpo mentre le mani si cinsero a comporre un singolo sigillo e uno shuriken esagonale gli comparve in mano, un filo di cristallo già collegato. Lanciò con forza l'arma verso il muro sotto di lui e quello si piantò a diversi metri di distanza, la vela lo avrebbe quasi portato a destinazione. I denti tennero il cavo, mentre le mani si univano di nuovo in un singolo sigillo e andavano a generare una lancia di cristallo sul braccio destro. Afferrando saldamente il filo con il sinistro lo fece girare due volte nella mano e senza riflettere si lanciò di sotto.

"MA DI CUI HA ESTREMO BISOGNOOOOOOOOOOOO!"
Urlò come un pazzo a squarciagola, mentre il terreno si faceva sempre più vicino, poi improvvisamente una forte tensione e sul braccio e lo shuriken gli permise di compiere una parabola, vedeva l'avversario cadere davanti a sé e lasciò andare la mano arrivato alla massima distanza. Houken lo guardò negli occhi, mentre lui si librava verso di lui nell'aria con la lancia carica e pronta a colpire.
"È l'ora della vendetta, stronzo!"
L'arma di cristallo penetrò con forza nel petto avversario e i due ruzzolarono a terra in un vortice di carne sangue e cristallo della lancia che andava in frantumi.
"Non uccidere i ninja, il bastardo usa le catene per controllare gli altr... Oh merda, ma dai veramente?"
Nel cadere per terra il mukenin gli aveva chiuso una manetta sul braccio ed ora con le ultime energie l'aveva infusa di chakra. Non avrebbe potuto probabilmente più combattere contro quella ragazzina del Fuoco, ma avrebbe fatto sì che fosse il suo stesso compagno a farlo. Takeshi era a malapena riuscito a finire la frase, che i suoi occhi si erano fatti vitrei e a passo zoppicante aveva iniziato a muoversi verso Azula, il tanto nuovamente fuori dal fodero e pronto a sferrare un affondo appena a portata.

Takeshi a posteriori non avrebbe saputo descrivere esattamente cosa fosse successo. Gli sembrava quasi di essere caduto all'interno di un trip terribile ed estremamente realistico. La sua coscienza era come stata messa da parte e il desiderio di uccidere quella ragazzina di Konoha aveva preso il sopravvento su tutto il resto. Non poteva dire di non accorgersi di cosa stesse accadendo e dello star muovendo la lama verso Azula, ma in quel momento gli sembrava l'unica cosa giusta da fare, l'unico obiettivo della sua intera vita. Tutto il suo passato, tutte le scelte, tutti gli avvenimenti cui il fato lo aveva messo davanti erano destinati a portarlo a quell'unico momento, a quell'unica azione. Piantare il tanto nel cuore della Shimura.
"Merda... Non ci voleva pure questa."
La ragazza si era innocentemente avvicinata a lui, ma quando aveva affondato il primo colpo allora si era resa conto di quello che stava accadendo realmente o quantomeno di quello che era il suo obiettivo. Fortunatamente le ferite subite e l'ordine poco definito impartito dal suo avversario in fin di vita avevano fatto sì che i tempi di reazione della giovane fossero più che sufficienti per evitare che potesse riuscire nel suo intento. Il tanto morse la carne, ma colpì all'altezza della spalla e la giovane non ebbe difficoltà a disimpegnarsi andando poi ad evocare una decina di cloni, che in un attimo riuscirono ad avere la meglio su di lui stendendolo a terra. Fortunatamente la giovane era riuscita a collegare il discorso che lui aveva iniziato rispetto alle manette con quello che poi gli era capitato e uno dei cloni colpì con violenza il morsetto con un kunai, quello saltò senza troppa resistenza liberando così il polso dello special jounin. Purtroppo contrariamente a quanto lei probabilmente si aspettava l'effetto del controllo mentale avversario non si interruppe con la liberazione del compagno dalle catene, ma anzi quello cominciò a urlare sguaiatamente divincolandosi sotto alla presa inamovibile dei cloni di Azula. La giovane aveva poi creato un sigillo dal quale comparvero delle corde di chakra che lo immobilizzarono definitivamente e che anche alla scomparsa dei cloni gli impedirono di poter portare avanti i suoi istinti omicidi. Fortunatamente Houken era nel frattempo morto dissanguato e non solo non avrebbe più rappresentato una minaccia, ma al contempo non avrebbe potuto nemmeno dare altri ordini a Takeshi, che continuava a provare inutilmente a raggiungere il tanto. Quella era la sua unica aspirazione e nemmeno gli passò per il cervello di utilizzare un jutsu per liberarsi da quella presa, lui doveva soltanto prendere in mano l'arma e calarla su Shimura.
"Kunoichi, sembra che siamo riusciti ad avere la meglio! Ma la vittoria ci è costata grandi perdite..."
Alcuni uomini di Sakarmi si erano avvicinati alla ragazza di Konoha, i pochi tafferugli ancora in atto erano stati soffocati e con la morte del mukenin i superstiti si erano arresi consapevoli del fatto che non avrebbero in nessun modo potuto avere la meglio. I corpi disseminati per la fortezza erano parecchi e circa la metà degli invasori erano morti durante l'assalto, lo stesso Sakarmi era stato ironicamente colpito da una freccia ad un occhio e giaceva riverso a terra al centro del cortile. La fortuna non aveva certo arriso l'uomo, che guidando goffamente la carica decisiva aveva ricevuto un colpo vagante che non era nemmeno diretto a lui, considerando che di lì a pochi minuti tutto era finito, di certo la sorte aveva deciso scientemente di prendersela con lui.
I due genin che avevano combattuto nelle fila nemiche avevano probabilmente avuto lo stesso problema di Takeshi, ad un ordine grossolano i due avevano risposto con cieca follia omicida, così come quello che aveva cercato di strangolare lo Yamashita. Agendo in quella maniera scellerata non erano stati in grado di sfruttare al meglio le loro abilità e mentre uno aveva fatto una brutta fine, trapassato da parte a parte da quattro spade più e più volte già all'inizio del combattimento, l'altro era invece stato mutilato del braccio destro e adesso era stato immobilizzato da alcuni soldati che cercavano di capire cosa fare con quel folle avversario. Alcuni avrebbero voluto ucciderlo sul posto per togliersi tutti i problemi, altri però riflettevano sul fatto che il loro generale era morto e che portare indietro un traditore e consegnarlo al suo villaggio di appartenenza avrebbe potuto portare loro un ingente guadagno, guadagno che di certo non avrebbero visto in cambio di tutto il sangue versato quel giorno.
Con il passare del tempo gli uomini si assicurarono che la fortezza fosse sicura e non ci fossero altri avversari nascosti e dopo una mezz'oretta il genin, che era uscito per primo dall'influsso di Houken, cominciò a riprendere il possesso dei propri pensieri.
"Il... Il mio braccio... Lasciatemi vi prego, non sono stato io! Non ho niente contro di voi, c'era una forza che mi spingeva a farlo, nel mio cervello vi dovevo uccidere! Lasciatemi andare vi prego, ho bisogno di cure!"
Il ragazzo, probabilmente sotto i diciott'anni, piangeva a dirotto e implorava pietà. La scena patetica che si trovavano davanti fece scoppiare a ridere tutti gli uomini che lo stavano prima immobilizzando. La codardia di un avversario che difronte alla sconfitta iniziava a blaterare di non essere un nemico e di essere aiutato era qualcosa cui non erano mai stati testimoni. Sapevano ovviamente che vicino alla morte gli uomini erano soliti accampare qualsiasi tipo di becera scusa ed arrivavano a promettere le proprie madri pur di aver salva la vita, ma una pagliacciata del genere non l'aveva mai vista nessuno di loro.
"Schifoso codardo!"
L'uomo che sembrava aver preso le veci di Sakarmi alla guida dei soldati sputò addosso allo sventurato genin per poi assestargli un poderoso calcio nello stomaco. Estrasse la spada ancora sporca di sangue dal fodero e la sollevò sopra la testa del ragazza osservandolo con disprezzo, aveva visto morire parecchi amici quel giorno ed un capo che se anche non era un genio dal punto di vista militare, per anni gli aveva garantito entrate costanti, lauti pasti e un tetto sopra la testa. Che uno degli artefici di quella carneficina facesse adesso finta di non c'entrarci nulla e di essere una vittima, non poteva certo sopportarlo, né tanto meno tollerarlo.
"Forse dovremmo tagliargli direttamente la testa. Sono sicuro che Joumaegakure ci darà una bella ricompensa anche solo mandando indietro la testa di questo traditore, dubito siano interessati a quel poco del resto del corpo che vi è ancora attaccato!"
Takeshi in tutto ciò era ancora legato come un salame dalle catene di chakra della sua compagna, per fortuna lentamente il potere avversario cominciava poco a poco ad indebolirsi e questo si poteva notare dal fatto che si dimenava sempre meno violentemente all'interno della stretta di chakra.

La testa sembrava stargli per esplodere quando finalmente tornò ad avere il pieno controllo di sé stesso.
"Ohy vecchio ubriacone, che fa ti svegli? Qua c'è del liquore che ti aspetta."
La voce della Shimura gli rimbombò nelle orecchie e lui grugnì di rimando, la sola idea di bere dell'alcool in quel momento gli faceva venire da sboccare.
"Oh, per gli dei ti prego no. C'è dell'acqua per piacere? ACQUAAAA!"
"Sei tu che hai tirato giù quel torrione? Potevi fare un casino, sei un matto!"
Uno dei soldati gli lanciò una borraccia con fare sprezzante e sguardo estremamente giudicante. Nessuno che pensava a quello che era riuscito ad ottenere con la sua azione forse un po' spericolata, ma senz'altro efficace.
"Abbiamo vinto. Yee, è questo l'importante, no?"
Avidamente bevve dalla borraccia nella speranza che il cerchio che sembrava volergli stritolare la testa sparisse. Il tentativo si rivelò completamente vano, ma in compenso una fitta allo stomaco gli fece venire un conato di vomito, che a stento riuscì a trattenere. Guardandosi attorno cercò di capire cosa fosse successo mentre lui faceva il suo non voluto pisolino. L'unica cosa di cui era certo era che avessero vinto, quello era facilmente intuibile dal fatto che erano ancora vivi.
"Hey, ragazzina non è che mi aggiorneresti un attimo sulla situazione? Che cazzo è successo? Penso che il bastardo mi abbia fottuto il cervello con una qualche tecnica, l'altro ha detto che usa le catene."
Sollevandosi in piedi osservò l'esito dello scontro, gli uomini di Sakarmi stavano raccogliendo i cadaveri avversari in mezzo al cortile, mentre raccoglievano al contempo legna per imbastire una pira improvvisata. I cadaveri dei compagni venivano invece raccolti educatamente e coperti con dei lenzuoli, loro avrebbero avuto un degno addio. Il vecchio bastardo alla fine aveva fatto il suo, probabilmente avrebbe ancora imprecato a spron battuto contro di lui, ma sto giro non poteva recriminargli un cazzo. Era quasi stato un eroe, nonostante la gamba rotta. Era pronto a rispondere per le rime a quel coglione di Sakarmi e anche a dirgli quanto fosse un inetto come generale, ma poi i loro occhi si incontrarono.
"Oh..."
L'unico occhio del vecchio era votare e fissava il vuoto, due uomini lo portavano tenendolo da braccia e gambe e la ferita lasciata da quella che sembrava una freccia riempiva l'altra orbita.
"Non averne a male, mio caro."
Nel dire quelle parole mentre il trio gli passava accanto, l'uomo quasi non scoppiò a ridere e trattenne a stento un sorrisetto beffardo.
"Che cazzo hai detto?"
Quelle parole erano le ultime che Sakarmi gli aveva rivolto e Takeshi trovava quasi poetico il fatto che fosse morto in quel modo. Non voleva però certo scatenare un conflitto con i superstiti e quindi sollevò semplicemente la mano a dire che non era nulla e zoppicando si spostò lentamente verso la pira ormai quasi pronta ad essere accesa.
La gamba gli faceva un male cane, ma anche tutte le altre ferite non scherzavano. Avrebbe dovuto fare diverse soste durante il viaggio di ritorno, possibilmente nel Paese delle Sorgenti Termali e nei suoi rinomati bordelli. Di certo quella missione sarebbe costata cara alle casse di Oto.

Sembrava che la sua compagna di missione alla fine fosse giunta alla conclusione che tutto sommato lui non fosse un inutile sacco di pattume e Takeshi doveva ammettere che in fondo al suo cuore quel fatto gli faceva anche un po'di piacere. Non gliene era mai fregato un cazzo dell'approvazione da parte degli altri, non certo negli ultimi dieci anni, ma era felice che quel mukenin del cazzo non avesse fritto la faccia di Azula come aveva fatto con quel coglione del Kaguya. Si era affezionato a quella ragazzina e la scoperta della sua età se da una parte aveva smorzato ogni sua velleità copulatoria, dall'altra lo aveva pervaso di un senso di dovere di protezione. Forse non era l'età, forse era solo che non si comportava con lui da stronza come aveva fatto il Kaguya che alla conta era fin più giovane di lei.
Poco importava dato che non solo non l'aveva intralciata, ma l'aveva anche protetta. Decisamente più di quanto si sarebbe aspettato da sé stesso poche ore prima.
La scoperta del potere di cui erano intrise quelle catene lo lasciò interdetto. Per quel poco che sapeva gli sembrava di essere stato intrappolato in una qualche tecnica di controllo mentale. I demoni erano folcloristici, ma rimanevano comunque elementi magici delle storie per bambini e non esistevano veramente. Che la sua compagna potesse credere a quelle favolette lo stupì un po', ma d'altronde non era che una ragazzina seppur ninja in gamba. Probabilmente quella storiella legata ai demoni era uno stratagemma di Houken per avere più presa sui suoi uomini, nel dubbio avrebbe riportato a casa quelle catene per farle analizzare da chi di dovere. La sfiga d'altronde ci vedeva benissimo con lui ed era certo che se le avesse lasciate lì, prima o poi qualcuno avrebbe fatto qualche cazzata utilizzandole e la colpa sarebbe ricaduta su di lui, come al solito.
"Takeshi, smettila. Lascia riposare quel valoroso uomo in pace. Ho chiesto di smettere loro di comportarsi in questo modo e devo richiamare te?"
"Oh, no assolutamente... Lungi da me criticare in alcun modo quell'uomo valoroso... Ah, merda! Fanculo!
Quasi a risposta del Karma per l'inflessione usata nel definire Sakarmi valoroso, il cristallo attorno alla gamba del pantalone andò in frantumi e lui si ritrovò a finire per terra non potendo più fare appoggio liberamente sulla gamba sinistra.
"Fanculo, che male!"
Man mano che l'adrenalina lasciava il corpo, tutti i danni subiti in quella battaglia cominciavano a farsi sentire sempre di più.
Tieni questo ninja. Non è una stampella, ma dovrebbe aiutarti a stare su.
"Grazie, troppo gentile."
Uno dei soldati gli aveva allungato ramo con una biforcazione che avrebbe potuto accogliere agevolmente la sua ascella e lui lo sfruttò per rimettersi in piedi.
Rimpianse la borsa dei giochi che aveva lasciato sul tavolo della sala, c'erano un paio di polverine che in quel momento gli avrebbero fatto dannatamente comodo per ignorare anche solo momentaneamente le fitte che provenivano un po' da tutto il corpo. Sentiva una sorta di dolore ovattato e costante accompagnato da fitte sorde che esplodevano poi in un fragore di patimento.
"Credo che possiamo iniziare ad andare via. Avete dei cavalli da prestare?"
Takeshi strabuzzò gli occhi nell'udire quelle parole, nelle sue condizioni non sarebbe certo stato in grado di riportare il culo fino ad Oto senza fare una pausa in ospedale. Si sarebbe tenuto per sé i suoi dubbi almeno per il momento, d'altronde anche lui voleva andarsene da lì il più possibile e aveva un obiettivo da portare a termine a tutti i costi.
"Aspetta un secondo, devo fare una cosa prima di andare..."
Così dicendo si avvicinò al cadavere di Houken ancora a terra e ci sputò sopra, poi con la cura di non toccare quelle maledette catene con le mani le sistemò in maniera raccolta, perché non credeva nei demoni, ma nel dubbio era sempre meglio prendere qualche precauzione in più. Con il bastone che usava da stampella aveva spinto i bordi in modo che le catene occupassero meno spazio possibile, dopo di che portò avanti le mani andando a cristallizzarle. Quel blocchetto sarebbe entrato innocuo nel suo zaino.

Ormai libero da quella preoccupazione poté raggiungere la compagna e salire a fatica in groppa al cavallo. Ogni passo era una sofferenza, lo sbattere ritmico sulla sella generava fitte sempre più importanti, ma lui aveva deciso che doveva resistere a tutti i costi. Grazie alle cavalcature il viaggio fu decisamente più rapido di quanto non fosse stato all'andata, per quanto le condizioni dell'uomo sembrassero peggiorare di giorno in giorno. Il viso pallido e le guance scavate non lasciavano presagire nulla di buono e spesso non mangiava neanche più, operazione fin troppo dolorosa. La ferita al fianco aveva assunto un colorito purulento ed era abbastanza maleodorante da lasciare presupporre un'infezione. Lui cercò di nascondere alla bell'e meglio questi fatti alla sua compagna. Non era ancora giunta la sua ora, lo sapeva, e non voleva che lo costringesse a una sosta in qualche città sul tragitto.
Quando finalmente il loro viaggio portò il traghetto ad approdare a Tsubaki, Takeshi riprese quasi colorito assieme al sorriso sul volto.
"Qui le nostre strade si separano Azula, non diro che è stato un piacere svolgere questa missione con te, sto male come un cane. Però sono contento che tu sia tutta intera. Ora va a Konoha e racconta delle mie gesta eroiche, io ho degli impegni da portare a termine prima di rientrare a Oto. Addio!"
Ce l'aveva fatta, era nel Paese delle Sorgenti Termali. Seni, glutei e gonadi di uomini e donne provenienti da tutto il mondo ninja erano lì, pronti ad aspettarlo e dargli la sua meritata ricompensa per gli sforzi degli ultimi giorni.
Con la bava alla bocca entrò in una delle sorgenti più rinomate per la promiscuità che vi si poteva trovare sia a pagamento che non, lui era pronto a sborsare bei ryo visto lo stato in cui stava e il puzzo di morte che ormai lo accompagnava.
"Buongior..."
Ce l'aveva fatta, aveva raggiunto il suo obiettivo, si era fatto avanti per reclamare il suo piacere, quando il corpo aveva raggiunto il suo limite. Crollando a terra come una pera cotta era svenuto. La gente cominciò a gridare e a chiamare l'intervento di un medico. Sembrava che la ricompensa avrebbe dovuto attendere un po'.