✥ Ishui aveva sferrato il suo rapido attacco con un uno-due diretto al terreno. Mentre si muoveva rapidamente il suo avversario aveva deciso di contravvenire alle imposizioni religiose della Donna Barbuta. L'infedele aveva lanciato con un rapido movimento delle mani il Kunai che stava stringendo. La mira del Namikaze era stata così di merda che, unita al rapido movimento del Manipolatore del Doton, aveva scagliato la sua arma molto al di la del suo obiettivo. La combinazione della Chidōkaku e della Doro Hōshi era stata lanciata rapidamente con i due pugni al terreno. Quando il Mare di Fango aveva appena cominciato la sua corsa il Ninja di Kumogakure no Sato era sparito dalla sua posizione. Il Bruno si era fatto imbambolare da questa mossa fulminea cominciando a guardarsi intorno mentre componeva l'unico sigillo necessario per l'Otoshibuta.
Voltandosi rapidamente, prima a destra e poi a sinistra, il Portatore del Reibi si era accorto, con la coda dell'occhio, della presenza, alle sue spalle, del suo avversario. Quest'ultimo, infatti, non si era accontentato solo di offendere le sacre parole della Donna Barbuta ma al tempo stesso aveva composto un singolo sigillo ad una mano. Il Baitei era tanto versato all'interno dell'arte dei sigilli e dei Ninjutsu era riuscito ad osservare il lavoro dell'avversario intento alle cattive intenzioni rappresentate dal Raiton. "Esiste uno Shinobi apparte me in questo modo che non possiede il Raiton?" Si era chiesto il Mukenin mentre si voltava sguainando la Nona. La famosa paletta dell'amore, usata in centinaia di riti punitivi per i fedeli della sua divinità, era stata stretta nella mano destra andando ad attivarne immediatamente il rilascio. L'arma si era dissolta in polvere andando ad interessare il terreno intorno al suo portatore spaccandosi in più punti come se investito dalle violente scosse di un terremoto.

Intanto, grazie alla sua velocità, Ishui si era accovacciato mentre si voltava per andare a colpire nuovamente il terreno con il suo guanto chiodato. In questo modo era andato a colpire il suolo con il pugno destro per evocare la sua difesa prediletta. L' Iwa no Gōremu così evocato, potenziato dalla Jishin e dal Hisui Kōtei, era stato potenziato sulla sua capacità difensiva rendendogli possibile, inoltre, di resistere molto più efficacemente al Raiton perché trasformato in giada traslucida. La difesa evocata in questo modo, una barriera che copriva il Bruno in un raggio di duecentocinquanta gradi e quindi capace di resistere a qualsiasi Jutsu a parte quelli di livello S. I fulmini avversari erano andati ad abbattersi contro la schiena di Mongo senza scalfirlo minimamente.
Senza andare a guardare il suo avversario ma semplicemente fidandosi dell'ampiezza delle sue tecniche il Portatore del Reibi aveva utilizzato la Dorojigoku scagliando un altro pugno al terreno, stavolta con la mano sinistra. Chiunque si fosse trovato nell'area dal diametro di otto metri immediatamente alle spalle del suo costrutto doveva ritrovarsi coinvolto dalla Morsa di Roccia, potenziata per ottenere una presa più salda, e bloccato sul posto. La tecnica non avrebbe causato alcun danno all'avversario rappresentando una semplice distrazione utile per portare avanti la seconda offensiva del Sacerdote della Donna Barbuta.

L'ultimo atto della sua offensiva era rappresentato dall'utilizzo di uno dei suoi Jutsu Doton più potenti, potenziato per l'occasione dalla sua innata affinità con l'elemento stesso. La Dangan no Jutsu era estremamente forte quanto peculiare nella sua esecuzione. Infatti, il Mukenin di Otogakure no Sato aveva colpito nuovamente il terreno, con il pugno destro, per sparare in aria una sfera di roccia dal diametro di dieci metri, che sarebbe partita subito alle spalle dell'Iwa no Gōremu. L'enorme sfera di terra e rocce doveva viaggiare nel cielo fino a raggiungere un'altezza di venticinque metri. Una volta raggiunta questa distanza dal terreno il terreno sarebbe andato ad esplodere investendo, nella migliore delle ipotesi, l'avversario nella sua detonazione.

✥ L'eminenza marrone, dopo anni di autoesilio nel continente orientale, era giunta nel paese in cui si teneva il suo evento sportivo preferito: il grande torneo delle nazioni ninja. Il Mukenin per l'occasione aveva mantenuto il suo nuovo aspetto che stava utilizzando a Yasaigakure no Sato, nel paese dei Vegetali, con cui aveva portato avanti la sua opera di proselitismo. La Donna Barbuta aveva esteso la sua influenza in tutto il paese come dea della prosperità, grazie ai suoi generosi seni, e della fecondità, grazie alla barba virile che le copriva il corpo. Per consolidare l'influenza del suo culto Ishui aveva creato un inganno di tutto rispetto. Uno dei suoi Kage Bunshin, grazie all'Oiroke no Jutsu, aveva preso il posto dell'avatar della dea che si mostrava solamente in determinate condizioni mentre il Baitei, sotto le mentite spoglie di Hiji Riyama, le faceva da attendente. Il Bruno aveva quindi speso gli ultimi anni per mettere in piedi il suo culto andando a sfruttare questa copertura per portare, intanto, avanti i suoi propositi. Questa sua nuova vita da potente capo religioso, unita alla fatica del tener giornalieri riti orgiastici per se e i suoi fedeli, gli aveva impedito di prender parte al Torneo dell'anno precedente. Uno dei migliori Shinobi del mondo Ninja aveva dato forfait andando così a creare un vuoto incolmabile nel cuore di ogni individuo dai tre ai novantanove anni.
Durante questa edizione Ishui sarebbe andato a rappresentare il suo "nuovo" villaggio con il preciso intento di esportare un po' di cultura e di religione nel continente orientale. In quanto guida spirituale il ragazzo, sotto le sembianze di un possente uomo dal caschetto biondo tinto con una ciocca rossa, era pronto ad evangelizzare tutti i partecipanti con la sua virile fede. Lisciandosi il pizzetto nero con le mani, il Ninja originario di Otogakure no Sato aveva cominciato ad osservare il suo lavoro allo specchio. La maschera ottenuta con la Shoushagan no Jutsu era, come al solito, perfetta. Per terminare la sua preparazione il giovane aveva sistemato i lacci della sua divisa alternativa sulle cui spalle, per l'occasione, aveva fatto ricamare il simbolo della Donna Barbuta. Questo consisteva in una folta barba stilizzata sormontata da un paio di occhi dalle lunghe ciglia ammiccanti. In breve tempo tutto fu pronto per la discesa in campo del Baitei.
Dopo qualche minuto uno degli attendenti era arrivato a chiamare Ishui per invitarlo a raggiungere l'esterno dell'arena in modo da incontrare il suo avversario. Facendo scrocchiare le mani avvolte dai Ganseki il Bruno si era avviato seguendo il lungo corridoio che l'avrebbe portato sul suo palcoscenico. "Sarò molto limitato nelle mie azioni..." Si era detto andando a ripassare tutto ciò che aveva imparato in questi anni grazie alla guida di Hagoromo con cui si era comunque tenuto in stretta comunicazione nonostante la distanza dal Covo. "Dato che non potrò utilizzare i miei nuovi giocattoli."
Il Mukenin sapeva di non poter far ricorso ai suoi cadaveri all'interno di questi scontri ufficiali che erano un bel centro di studio per la conoscenza di nuovo materiale genetico da riportare alla vita. Con passi fermi, ad ogni modo, si era ritrovato nell'arena intorno la quale si affollavano gli spettatori. Al centro della stessa si trovavano due individui. Avvicinandosi il Baitei aveva notato la presenza di una sua vecchia conoscenza: Kougami Kyoya. Il Manipolatore del Doton aveva incontrato il suo compaesano tutto muscoli e testosterone in qualche occasione, tra cui durante uno degli ultimi tornei a cui aveva partecipato. "Kougami quest'anno la straziante burocrazia ti ha incastrato nella ruolo di arbitro." Aveva pensato il Medico ripromettendosi, però, di non dare troppo nell'occhio. "Dover scappare da quel mostro tutto muscoli sarebbe un casino... Anche se lui dovrebbe essermi riconoscente." Si era detto ripensando brevemente ai loro trascorsi comuni nel paese dei Demoni.
Avvicinandosi a passi decisi Ishui si era guardato intorno riconoscendo quello che era un vasto deserto ricreato con tutti i crismi. L'aspetto brullo e spoglio e la polvere che permeava l'aria gli ricordavano la sua amata Iwagakure no Sato. L'attenzione del Portatore del Reibi, infine, era caduta sul suo avversario: un Ninja dai corti capelli biondi con una benda nera volta a coprirgli l'occhio sinistro. Il Bruno aveva affrontato troppi stronzi con gli occhi coperti per non aguzzare l'ingegno e presupporre che li sotto potesse esserci una brutta sorpresa. "Dovrò stare molto attento con le mie illusioni." Si era detto ricordando tutte le volte in cui uno o più occhi scarlatti erano stati in grado di rivoltare contro di lui i suoi stessi Genjutsu.
Il ragazzo, probabilmente suo coetaneo, aveva cominciato a giocherellare con un Kunai fingendo indifferenza mentre Hiji si avvicinava con sguardo perso nel vuoto. Il Genio del Doton puntava a sembrare il più sprovveduto possibile mentre si fermava e faceva un gesto con la mano verso il biondino posto a circa cinque metri da lui. Dopo le ultime raccomandazioni il "Ninja Bianco" si era dileguato per andare ad osservare l'azione dagli spalti. Ora che Kougami era lontano Ishui si era arrischiato a parlare al suo avversario cercando, comunque, di camuffare leggermente la sua voce con un timbro più rauco. Conosceva, avendo avuto il suo stesso addestramento all'accademia ninja, quanto l'udito di Ninja come il Kyoia potesse essere fine e capace di riconoscere anche i più flebili rumori.
Inchinandosi leggermente aveva quindi cominciato a parlare con tono ieratico e leggermente fanatico. «Sono Hiji Riyama» Aveva detto lasciando qualche secondo al suo avversario per rispondere. «Prima di cominciare lo scontro volevo citare un breve passo dal rinnovato testamento della Donna Barbuta, capitolo novanta, versetto sessantanove...» Aveva detto andando ad arrivare la Chōkeijūgan no Jutsu sul suo corpo in modo da poter divenire leggero come una piuma. «A far l'amore comincia tu!» Così dicendo si era piegato sulle ginocchia, mimando la posizione di una strana rana, per andare a colpire il terreno con il suo pugno destro abbracciato dai suoi speciali guanti chiodati: i Ganseki.

Con il primo dei suoi pugni Ishui aveva attivato la Chidōkaku ad una distanza di circa venti metri dalla sua posizione. Una voragine quadrata dalla larghezza di due metri quadri doveva aprirsi alle spalle dell'avversario e cominciare a sprofondare, a velocità altissima, fino a raggiungere una profondità di venticinque metri. Questo movimento doveva avvenire molto distante dallo Shinobi biondo che subito dopo sarebbe stato travolto da una nuova tecnica. Il pugno sinistro del Manipolatore del Doton, infatti, si era andato ad abbattere a sua volta sul terreno andando a dar sfogo alla vera e propria offensiva immediata. La Doro Hōshi sarebbe andata ad investire rapidamente il Ninja avversario per trascinarlo con la sua furia in linea retta. In questo modo il Baitei puntava a creare una buona distanza tra sé e il suo contendente portando lo scontro sulla lunga distanza. La creazione della buca con la Chidōkaku era stato un colpo di genio che il Portatore del Reibi voleva concedersi per andare a dar luogo in quel deserto ad una pozza di fango al cui interno doveva precipitare il biondino. In questo modo il Mukenin puntava a far sprofondare il monocolo in un pozzo fangoso da cui sarebbe stato estremamente difficile fuoriuscire. Infine, con un singolo sigillo a due mani, derivato dalla sua affinità con il Doton, il Bruno aveva deciso di mettere la parola fine alla presenza del suo avversario andando ad utilizzare la sua lapide preferita: l'Otoshibuta di vera giada grazie all'Hisui Kōtei.

Immediatamente dopo la composizione del singolo sigillo Ishui aveva poggiato le mani sul terreno, ormai chiazzato di fango dinanzi a lui, per far aprire nel cielo uno squarcio. Questo portale aveva cominciato ad allargarsi rapidamente gettando un'ombra sul terreno. L'oggetto così evocato, dal diametro complessivo di trentacinque metri, in breve tempo aveva cominciato a precipitare tenendo come centro il punto in cui si trovava la pozza fangosa appena creata. Il coperchio così creato doveva andare a tappare il foro appena creatosi per rinchiudere definitivamente il biondino al suo interno.