Posts written by Ely_11

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    richiedo la chiusura di questa missione di livello C, l'aggiunta di 200 ryo e il +1
    CODICE
    [URL=http://tuttoanimemanga.forumcommunity.net/?t=56567659]All'arrembaggio![/URL]
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    Finalmente richiedo la correzione della mission in singolo QUI! Grazie a chi passa <3

    Faccio io

    Edited by Mr.Uchiha - 9/9/2014, 19:00
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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Non era quello che intendevo… cercò di spiegarsi Shori, prima che lo scatto improvviso del Momochi la facesse tacere trasalendo; non si aspettava che il ninja si alzasse così repentinamente.
    Comunque, non ho propriamente cambiato idea, ma dipende tutto da cosa vuoi migliorare di te stessa... potrei essere la persona giusta così come la persona sbagliata, no? Quindi, dimmi, su che cosa vorresti ti aiutassi?
    La bocca della ragazza, ancora aperta e pronta a concludere la frase lasciata in sospeso, si richiuse. Inutile, meglio lasciar perdere il discorso precedente: probabilmente non sarebbe stata in grado di ricavare nulla. Quel ninja, seppur enigmatico, non pareva molto paziente, né incline a sopportare le pressioni di una ragazzina. Ma lei sapeva che la sua blanda risposta non era vera: sapeva che c’era qualcosa sotto, non era una stupida, ma la risposta del senpai equivaleva ad un perfetto “non te lo dico perché non voglio dirtelo”. Una specie di ripicca, ecco. Reprimendo la frustrazione, Shori decise di spostare l’interesse al motivo principale della sua visita. Rimase in silenzio per qualche secondo, mentre nella mente pensava alla risposta da dare a quella domanda, volendo scegliere accuratamente le parole. Mia sorella dice che voi siete il ninja più capace nell’Arte dell’Acqua che lei conosca, mormorò infine. La mia affinità naturale è il Suiton, è il mio elemento per nascita. Il Katon invece è stato solo… un’aggiunta successiva. “E non voluta”. E poi… l’ho visto con i miei occhi, durante il nostro piccolo scambio di colpi. Le iridi violette di Shori si illuminarono al ricordo: il senpai che resisteva tranquillamente dentro la bolla d’acqua, senza ossigeno né nulla, oppure quell’immenso dragone marino a cui era – stupidamente – andata incontro. Vorrei imparare ad essere abile come voi, a poter migliorare la mia abilità con il Suiton. Anzi, direi che non si tratta più di una questione di “volere”… io devo farlo. La Nebbia conta anche su di me, la mia famiglia conta su di me, la Mizukage conta su di me, non ho…
    EH… NO, NON E’ POSSIBILE!
    L’urlo di Borei, nel lato sinistro della stanza, fu talmente forte da farla sobbalzare sul posto; prima che potesse impedirselo, Shori fece scattare lo sguardo verso di lui, trovandolo rannicchiato sopra un qualcosa posto su una mensola vicino al caminetto. Il fantasma si lamentava con gemiti e frasi sconnesse (No! Perché lei! Oh, me infelice!), ma la cosa che aveva causato una reazione tanto violenta non si vedeva: il corpo semitrasparente la rendeva sfocata e poco visibile, ma la kiriana intuì dalla forma che fosse la cornice di una foto.
    La sua occhiata al fantasma durò meno di un secondo; realizzando la stupidaggine che non era riuscita a impedire, abbassò di nuovo lo sguardo fissandolo sulle mani. Non osava fissare in faccia il senpai, non dopo quella reazione per lui immotivata. Le guance – anzi, tutta la faccia – era rossissima e il cuore aveva preso a pompare alla velocità di un colibrì. Gli occhi di Shori puntarono alle mani intrecciate e prese da un improvviso bisogno di muoversi come se fossero la cosa più interessante della terra. Nella sua mente si stava venendo a creare un vortico di pensieri: alcuni erano imprecazioni ed insulti pensati contro quel cretino di un fantasma, altri erano un nugolo di preoccupazioni su che cosa il sensei avesse pensato, e altre ancora erano meccanismi che lavoravano febbrilmente in cerca di una soluzione. Alla fine, il risultato migliore che ne venne fuori fu di comportarsi come se nulla fosse successo. Ehm… sì, dicevo… ecco, dopotutto sono una kunoichi di Kiri. Voglio essere più forte, voglio proteggere e servire ciò che per me conta di più e tenere alte le aspettative che ora hanno su di me. “In quanto a Jinchuuriki, poi, non posso essere debole. Come ha anche detto Supaku Handoru, noi siamo armi… e un arma debole è inutile”.



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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Al di là della porta che dava accesso a casa Momochi si potevano udire dei flebili suoni, una dolce melodia che superava a malapena la barriera delle mura e si diffondeva con fatica all’esterno. Quel riverbero di note sembravano proprio uscite da uno strumento a fiato, anche se Shori era così ignorante in materia di musica da non capire quale fosse. La sua mano tremò un istante. Lì dentro c’era qualcuno, ora ne aveva la prova.
    La tensione aumentò ancora. La ragazza fece un passo indietro mentre la porta davanti a sé si spalancava, quasi a volersi ritrarre da quell’incontro ormai inevitabile. Gli occhi di Shori scattarono come un lampo violetto verso quelli neri del padrone di casa, del ninja che stava cercando, di Kisuke Momochi.
    La kiriana si soffermò molto sugli occhi, ma quando fece finalmente scivolare lo sguardo anche al resto del corpo, scoprì che il senpai non sembrava affatto cambiato: il viso non era segnato da altre cicatrici, aveva ancora tutti e due gli occhi neri neri e tutti gli arti attaccati. “Menomale”. Alto e tonico, Shori doveva alzare di un bel po’ la testa per poterlo guardare in faccia; anche lo sguardo era uguale… riusciva a trasmettere sempre quella sicurezza che quasi sfiorava la strafottenza. Come se sapesse di essere sempre il superiore, sempre. Era uno sguardo che riusciva a metterla a disagio come non mai.
    Ciao, Shori-chan, disse lui, e la Jinchuuriki quasi fremette quando il ninja la invitò ad entrare. Qual buon vento? Ti vuoi accomodare?
    Shori rimase per un attimo lì ferma, imbambolata come una stupida a fissare il Momochi.
    E su, muoviti! Ruggì infastidito Borei, “pestandole” un piede. Per tutto quel il tempo s’era limitato a lanciare occhiate di fuoco contro il kiriano, borbottando qua e là un “branzino lesso”. Doveva andare fiero del suo autocontrollo.
    Ah… grazie! Esclamò Shori, riprendendosi tutto d’un colpo, sentendosi colorare le guance per l’imbarazzo. Si affrettò a seguire il Momochi, che si stava ritirando dentro la propria dimora. Quando poggiò per la prima volta il piede sulla superficie lignea di casa Momochi, Shori si sentì pervadere da un’impellente curiosità. Il bisogno di sapere in che modo vivesse quell’uomo tanto capace, quel ninja in grado di evocare tecniche mozzafiato, la spinse a puntare gli occhi su ogni superficie della prima stanza e poi, successivamente, su tutte quello che ebbe il piacere di vedere. La prima sembrava un ingresso, separata dalla vera porzione della casa da due gradini. La ragazzina si slacciò velocemente le scarpe e le abbandonò in un angolino, mettendoci fretta ma con un certo ordine; quando salì i due gradini, sentì sotto le piante dei piedi il freddo legno, vide l’armoniosa sala con il divano e le poltrone e il caminetto, che dava un tocco di calore all’ambiente, poi, prendendo un respiro profondo, riuscì a sentirvi un odore strano. Non sgradevole, solo singolare. Shori era ormai convinta da tempo che ogni casa avesse il suo odore caratteristico – l’odore di casa sua era un frullato di legno verde, carne bruciacchiata e lillà, i fiori preferiti di Chiyoko. Prendendo un altro respiro profondo, la kiriana cercò di capire quali odori fossero: sembrava più pungente di casa Jiyuu, ma non per questo meno buono. Tutto intorno la luce proveniente dalle lampade e da quella più naturale del sole che filtrava dal giardino contribuivano a dare un senso di spazio e di ariosità.
    Il padrone di casa si accomodò sul divano, affondando nel morbido tessuto. Sembrava così rilassato in confronto a Shori, che si avvicinò alla poltrona che faceva angolo con passo molto più legnoso. Alle sue spalle c’era sempre l’immancabile Borei, che lanciò sputacchi a destra e a manca, sperando di infettare l’ambiente con la sua saliva inesistente e il suo sguardo velenoso. Oltrepassò senza evitare tutti i mobili, diretto nel lato sinistro, dove c’erano le poltrone e il caminetto; quando passò di fianco al senpai gli sferrò una manata che oltrepassò indenne la fronte, senza guardarlo né dicendo niente. Continuò invece ad agitare la testa da una parte all’altra, con il portamento di un segugio arrabbiato. A dirla tutta, con quella smorfia che gli deformava il viso trasparente sembrava proprio la brutta imitazione di uno sharpei.
    Shori, adagiando il proprio culetto sulla superficie comoda del divano, si sentì irritata dal fare invadente dello spettro, da come stava prepotentemente ficcando il naso in una proprietà privata altrui. Ma non era quello il momento adatto per concentrarsi su questioni invisibili, non quando di fianco a lei c’era un ninja d’alto rango in carne ed ossa. Sistemandosi più compostamente sul posto, con il fodero e l’Omoikarui che le dava un po’ di fastidio, la ragazzina accennò a un sorriso timido. Vi ringrazio per l’ospitalità, disse in tono formale, facendo un profondo inchino col capo. Poi, dando un ultimo sguardo attorno, disse: Avete una casa davvero stupenda, complimenti. E, sebbene potessero sembrare solo parole di cortesia, era tutto vero. C’era un’atmosfera invitante in quella dimora, qualcosa di caldo e accogliente che non riusciva ad identificare con chiarezza.
    Shori non voleva partire diretta con la sua “richiesta”: le sembrava troppo scortese, come fosse più una pretesa, per cui intraprese un viaggio più indiretto. Cercando di ignorare gli sbuffi e gli insulti occasionali di Borei, la kiriana si fece forza. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo incontrati, a casa mia. O meglio, scontratisi corresse all’ultimo. Poi fece un gran sorriso. Ricordo che volevate darmi la possibilità di farmi valere, di dimostrare a mia sorella che ero degna del Chuunin. A quanto pare la vostra fiducia non era malriposta, guardate qua… Si mosse verso il fodero, brandendo l’elsa e sfilando di qualche centimetro la spada dal fodero, quel tanto che bastava per poter ammirare la lama lucente e bellissima. La ragazza lo mostrò chiaramente al ninja. Kiri conta un’altra vincita quest’anno al Torneo Chuunin!
    Di nuovo, come ogni volta che parlava – o pensava – alla sua vittoria, sentì il cuore riempirsi di orgoglio e gioia. Chissà cos’avrebbe pensato Kisuke senpai! Ne sarebbe stato felice, giusto? Sarebbe rimasto sorpreso che una pivella come lei, una che corre incontro a draghi d’acqua giganti, fosse riuscita a prevale in una competizione tanto importante? Oppure avrebbe fatto l’impassibile limitandosi a un semplice “che vuoi che sia”?
    Shori ispezionò attentamente quel viso nascosto dalle bende, cercando di capire i suoi pensieri ancora prima che essi venissero espressi a parole; poi, con tutta calma, rinfoderò completamente l’Omoikarui. Ad ogni modo, non sono venuta qui solo per informarvi di questa cosa. In effetti, le ragioni principali per la mia visita sono due. Prima di tutto, cerco chiarimenti… perché temo che voi non siate stato del tutto sincero quella volta a casa mia, Kisuke senpai, mormorò la ragazza, senza però dare alcun senso di accusa. Solo i suoi occhi si erano fatti un poco più duri. Avevate detto che c’erano degli affari da discutere con Haruka, ma chiaramente non era così. Non so che cosa vi abbia detto lei, cosa vi abbia spinto a combattere contro di me… ma so avevate intenzione di testare la mia forza sin da quando avete bussato alla porta di casa mia. Quindi… ecco tutto. Volevo solo sapere con esattezza cosa c’è in ballo tra voi e Haruka.
    Schiarendosi la voce, continuò: Poi, il secondo motivo, il più importante. Quando ve ne siate andato, mi avete detto una cosa che continua a tornarmi in mente, regolarmente… “Mi venga pure a cercare quando avrà voglia di imparare e migliorarsi”. Be’, non sono sicura di cosa possa implicare tutto questo, ma, per quanto mi riguarda, sarei ben disposta a migliorarmi… sempre se non abbiate cambiato idea, si affrettò ad aggiungere Shori, fissando con insistenza gli occhi scoperti di Kisuke Momochi. Più che di un “volere” si trattava più di un “dovere”, o almeno così le era stato messo giù da Haruka. In quanto Jinchuuriki, in quanto arma rara e preziosa del Villaggio della Nebbia, e in virtù dei sicuri e gravi pericoli che un giorno avrebbe dovuto affrontare, era suo preciso dovere assicurarsi che il Nibi no Nekomata rimanesse sempre sotto il dominio di Kiri. In parole povere doveva sopravvivere, a qualunque costo.


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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Parlato fantasmi - Parlato Kisuke Momochi - Parlato altri


    "Mi venga pure a cercare quando avrà voglia di imparare e migliorarsi…"
    Shori si inumidì le labbra, camminando a passo svelto per le strade nebbiose di Kiri. Una mano era impegnata a rigirarsi il micetto di metallo tra le dita, con scatti secchi e ansiosi, mentre l’altra affondava nella tasca del michiyuki, sudata e appiccicaticcia. L’aria le usciva dalle labbra velocemente, piccoli respiri uno dopo l’altro, svelti, rapidi, che andavo allo stesso ritmo del cuore incalzante. La piccola Chuunin non aveva idea del perché si sentisse così ansiosa, come se stesse viaggiando dritta verso il patibolo; dopotutto, non era niente di ché, stava solo andando a trovare un senpai, non c’era nulla di strano. Shori Jiyuu aveva già incontrato Kisuke Momochi, un ninja dalle incredibili – e celate – abilità: s’era presentato lui stesso alla soglia di casa sua, qualche mese addietro, per mettere alla prova le sue capacità di combattimento. "Mi venga pure a cercare quando avrà voglia di imparare e migliorarsi". Erano state queste le sue ultime parole, dopo che lo scontro era terminato a suo favore. Shori non era riuscita a togliersele dalla mente, non da quando aveva visto cosa era in grado di fare quell’uomo. C’era qualcosa di intrigante in lui, nella sua sicurezza e superiorità che sfiorava la strafottenza, di un ninja coscienzioso e capace, che riesce a mantenersi un’incognita senza mai svelarsi del tutto. La ragazzina ne aveva ricavato quest’impressione dal loro breve incontro e ciò l’aveva attratta in maniera irresistibile: desiderava conoscere meglio quell’uomo, le sue capacità, il suo modo di essere ninja, un modo che a Shori piaceva tanto. Chissà se fosse riuscita mai a svelare di poco quell’incognita, togliere il velo di mistero da quella faccia bendata. “E non solo…” aveva pensato la Chuunin dai capelli corvini con un vago sorriso. Voleva imparare da lui.
    La piccola kiriana svoltò a destra, raggiungendo finalmente la zona semi-periferica del Villaggio della Nebbia; cerano cumuli di case, più piccole rispetto alla propria – grande e con ben tre piani – ma comunque dall’aspetto accogliente e con un mucchio di giardini tutti attorno alle abitazioni. Shori ne superò un bel po’, girandosi con fare ansioso su ogni lato, gli occhi violetti che ispezionavano ogni angolo della via, cercando la casupola giusto, quella che cercava. Si morse le labbra, sentendo il proprio cuore aumentare i battiti. "Se Haruka non mi ha preso in giro… dovrebbe essere da queste parti… Ah!” La kunoichi si arrestò. Alla sua destra, si ergeva una casa non molto dissimile da quelle che la circondava: un piano e un vasto giardino, verde e rigoglioso. Shori rimase per qualche minuto lì, impalata, mentre un lieve fischio le attraversava le orecchie.
    E su, non fare la bambinetta timidella che va a chiedere l’autografo del figaccione d’Accademia! La rimbeccò una presenza accanto a lei, con fare scontroso e annoiato. Shori si riscosse, voltando la testa verso Borei il Fantasma: lo trovò con le braccia incrociate, le sopracciglia corrugate e una smorfia infastidita che gli increspava le labbra. Era rimasto così silenzioso durante tutto il tragitto, che la kunoichi si era persino dimenticata della sua presenza. Strano, di solito lo spettro sapeva farsi sentire bene.
    Non è come pensi! Gli rispose Shori per le rime, sebbene con un po’ di rossore alle guance. È solo che… non voglio fare figuracce.
    Tsk, figuracce. Certo, è per questo che ti sei portata dietro il premio, vero? Disse Borei, facendo cenno con una mano al fodero del’Omoikarui. Shori strinse di più la presa sull’elsa, pigiando giù in modo che la punta non continuasse a strisciare per terra. La ragazzina si morse di nuovo le labbra. Sì, Borei aveva ragione: la scelta di portare con sé l’Omoikarui e lasciare a casa in bastone non era stata casuale. Voleva che il Senpai la vedesse, che capisse di avere difronte la vincitrice del Chuunin. In qualche modo, Shori sentiva di doversi provare ancora e ancora agli occhi di quel ninja; voleva la sua approvazione, voleva il suo riconoscimento. Ma era troppo orgogliosa per ammetterlo ad alta voce.
    Fece uno sbuffò, si sistemò meglio il coprifronte che le scendeva sugli occhi e iniziò a muoversi. Su, meglio non rimanere qui impalati come due scemi.
    Oh, tranquilla, micetta, tanto io sono invisibile. Al massimo se passa qualcuno penserà che la scema patentata sei tu, a fare da palo in mezzo alla strada e blaterare da sola.
    La Chuunin alzò gli occhi al cielo ma non rispose. Si diresse spedita verso la porta in legno dell’abitazione. Era così strano attraversare quel prato, sorpassare le piante di ciliegio e ginepro. Shori si fermò davanti alla soglia, mentre i battiti del suo cuore non accennavano a diminuire. “Chissà se Kisuke Senpai mi troverà diversa…” si chiese, alzando lentamente un mano chiusa a pugno per bussare. Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che si erano visti… prima del Chuunin, prima del suo piccolo addestramento con Haruka. Qualche mese forse non era molto, ma poteva essere sufficiente per far maturare di poco una ragazzina. Shori ne aveva avuto la prova tangibile subito dopo l’addestramento: Haruka l’aveva presa sotto la sua ala per ben tre mesi, insegnandole nuove tecniche, affinando le sue capacità, i suoi sensi, modellando il suo corpo per essere più efficiente, per rispondere meglio alle necessità di una Chuunin. Durante quel lasso di tempo, Shori si era alzata di qualche centimetro, i capelli le si erano allungati ancora, superando il fondoschiena e raggiungendo metà coscia; persino il corpo, dopo un’ispezione attenta, era leggermente maturato, creando lievi curve laddove non c’erano. La faccia però era rimasta uguale: stessi occhi grandi e violetti, stesso sorriso, stesse guanciotte rosse. Persino la sciarpa era identica, così come il gattino in metallo sul collo.
    Toc toc. La mano era riuscita finalmente a raggiungere il legno della porta e a picchiettare leggermente sulla superficie. Shori ritirò subito la mano, come fosse stata colta in un atto vandalico. Prese un respiro profondo e rimase a fissare la porta, in trepidante attesa che questa venisse aperta...


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    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
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    squadrettati? D: non so, a me non sembrano....
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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Scritto
    Parlato cloni
    Parlato Borei
    Parlato altri - Parlato altri - Parlato altri


    Parte prima: Mare in tempesta

    Questo sì che è interessante!
    L’urlo era stato così improvviso che a Shori scappò di mano il pennino, che macchiò abbondantemente il foglio d’inchiostro; mentre vedeva il cerchio di pece che si allargava sul bianco della carta, la ragazza sbuffò tra i denti, lanciando alla persona davanti a lei uno sguardo di fuoco. Per colpa sua aveva perso l’ultima mezz’ora di scrittura. Va al diavolo, cretino!
    Borei, che continuava a dondolare avanti e indietro sulle piante dei piedi, fece una faccia piuttosto irritante. Siamo un po’ distratte, oggi?
    Shori tornò al suo nuovissimo taccuino. Sì e no. Sto scrivendo dettagli e piani per la R.I.M.I.
    Ancora non capisco a cosa serva scrivere tutto su un blocco che poi andrà in pezzi. Bah, e poi dicono che io sia strano…
    Mi aiuta a tenere a mente tutti i nuovi progetti ed eventuali azioni, oltre, ovviamente, a soddisfare il mio impellente bisogno di scrivere. Piuttosto, cos’è che è interessante?
    La missione! Esclamò lui, gonfiando il petto per l’orgoglio. È davvero una missione simpatica!
    Simpatica… ripeté Shori piano, tirando la pagina macchiata d’inchiostro per strapparla. Strano modo per definire una missione.
    Borei annuì. Almeno in questa dovrai svegliarti un po’! Allora, quando parte questo pezzo di legno galleggiante?
    Quando il capitano la farà salpare, suppongo. Shori prese la treccia che teneva legati i capelli e la spostò sulla spalla destra, una lunga serie di ciocche sovrapposte che si allungavano fino a sfiorare il lenzuolo bianco della cuccetta infossata all’angolo della stanza. Tutto sommato, la fortuna le aveva riservato una cabina decente: abbastanza spaziosa, con un lettuccio pulito e un comodino su cui aveva riversato il coprifronte, la sciarpa, la borsa portarmi e i guanti rinforzati. Strano che ci fosse stato tutto. Il fodero con l’Omoikarui era appoggiato ai piedi della cuccetta, mentre il bastone, data la sua lunghezza, era poggiato lungo sul pavimento; e poi il solito kunai sotto il cuscino, per sicurezza e il taccuino più pennino in mano.
    Comunque non pensavo che a Kiri ci fossero problemi di “metalli”! disse il fantasma. Devono persino prendere in prestito il fabbro di un Paese Neutrale con tutti i suoi attrezzi e balle varie!
    Mmm.
    Hai già in mente qualcosa? continuò lui, per nulla scalfito dalla passività della sua compagna. Qualche piano per proteggere quel vecchio, ecco.
    Forse. Dipende. E comunque che ne sai te che è un vecchio?
    Dipende da cosa? disse Borei con aria corrucciata, saltando a piè pari la seconda domanda di Shori.
    Questa sospirò. Da molti fattori, non sto qui ad elencarteli tutti. Prima di tutto il territorio, però, non so nulla sulle strade che collegano Yuge al porto, anche se nel viaggio di andata cercherò di farmi un’idea chiara.
    Che c’entra il territorio?
    Ma non prendermi in giro! Sbuffò lei, irritata e spazientita. Ho un carico e una persona da proteggere. Ti pare che non debba tener conto dei possibili pericoli nel cammino, per quanto breve, che non debba scegliere la strada più sicura, che non debba sapere a cosa vado incontro? Davvero credi che possa andare così, alla cieca?
    Ok, ok, scusa, era solo una domanda! Esclamò Borei, alzando le mani per placare la compagna. Dio, ti accendi peggio di un fiammifero!
    Shori sbuffò di nuovo, e prese a mordersi le pellicine sotto le unghie. Ogni pensiero collegato alla RIMI era scomparso, rimpiazzato dalla lieve ansia che si accumulava alla base dello stomaco. Quello per lei era un compito nuovo: non era abituata a proteggere, le erano sempre stati dati compiti dove doveva alzare le mani o, al limite, qualcosa di spionaggio. Mai da scorta. “C’è una prima volta per tutto”, pensò lei, mordicchiandosi un’unghia già rovinata. Sì, era inutile agitarsi per nulla.
    Vergognandosi un po’ per quella sua agitazione – un sintomo chiaro di debolezza – fissò la pagina mezza scritta del taccuino, con la mente altrove. Rimase così per un po’, finché non percepì che tutto attorno a lei perdeva sempre più stabilità, oscillando con aumentata frequenza. A quanto pare ci stiamo muovendo, disse lei, alzando la testa per incontrare gli occhi di Borei. O questo, oppure il mare s’è fatto più irrequieto.
    Andiamo a scoprirlo! Urlò il fantasma, animandosi e scattando come una scheggia verso la porta. Non ebbe alcun bisogno di aprirla: semplicemente la trapassò con scioltezza. Shori pulì il pennino con l’apposito straccetto e lo ripose sul setto insieme al taccuino. Poi scese velocemente da letto e aprì la porta che dava a un corridoio comune a tutte le cabine. Salì quei pochi gradini in legno e sbucò sul fianco della nave, quello sinistro. Gli alloggi erano situati sotto il ponte di coperta, divisi in due parti – destra e sinistra – e frontalmente alle loro entrate c’era la torre di comando, rialzata come tradizione. Shori vi passò di fianco, passeggiando lungo il fianco e guardando l’orizzonte dipinto dal tramonto: oltre al forte vento già presente, la ragazza notò in lontananza un manipolo di nuvole nere e poco promettenti. Il mare era già agitato mentre la nave lo solcava sempre più oscillante. Lì fuori non c’era neanche tanta gente, giusto qualche coppietta a prua, un vecchietto dall’aria stanca e un ninja biondo, tutti di spalle.
    Mi sa che qui ci sarà un po’ di turbolenze, fischiettò spensieratamente Borei, apparendole di fianco.
    Shori annuì. Era vero, probabilmente quelle nuvole avrebbero raggiunto la nave da lì a poche ore. Scrutando il maltempo in arrivo, la ragazza pensò bene di tornarsene sottocoperta, nella sua cabina, a cenare con quel poco che s’era portata dietro e poi infilarsi dentro le coperte della cuccetta. Lì nessuna tempesta sarebbe potuta arrivare.


    Un insieme di rumori indistinti scosse nel profondo lo spirito addormentato di Shori. La nave sembrava vacillare paurosamente, avanti e indietro, cullando la ragazzina a ritmi troppo veloce, troppo violenti per poter essere piacevole. Uno scossone improvviso le fece definitivamente destare la coscienza; improvvisamente sveglia e vigile, la mano candida della ragazzina si mosse nel buio per raggiungere il cuscino, dove sotto v’era nascosto il kunai. Ma dentro la stanza scura non c’era alcun pericolo: il bastone rotolava avanti e indietro seguendo gli scatti del traghetto, il materiale ninja riposto malamente sopra il comodino era caduto rovinosamente per terra, ma nulla faceva presagire una presenza estranea o minacciosa, né quella fantasmagorica di Borei. Di fuori, però, si sentivano voci e grida allarmate, soffocate dalle quattro mura in legno della cabina. Qualcosa non andava.
    Presa dall’istinto, Shori uscì con un balzo dalle lenzuola. Afferrò senza tante cerimonie la borsa portarmi e si fiondò fuori dalla porta, mentre le mani impacciate cercavano di fissarsela davanti al ventre. Percorse a velocità lampo il corridoio freddo e angusto, salì gli scalini a due a due, e infine uscì all’aperto.
    Fuori sembrava esserci la fine del mondo: gocce d’acqua cadevano dal cielo come un pianto immenso e disperato, mentre il vento ululava una rabbia inumana. I capelli neri di Shori si inzupparono in un attimo e la forza del vento l fece sospingere da una parte all’altra, a suo piacimento, trasformandola nella notte in un inquietante – e piccola – figura mitologica. Chissà, magari i marinai si sarebbero spaventati nel vederla, se non fossero stati così occupati a domare la nave.
    Ammainate quella cazzo di vela, che ci giochiamo l’albero maestro!
    Alla poggia, alla poggia!
    Cazzo spari, marinaio!? Dobbiamo virare di più, altrimenti rischiamo di passargli vicino! Sbraitò un vecchio col naso rossissimo e i capelli bianchissimi – le uniche cose che di lui spiccavano al buio – prima di dirigersi a passi pesanti verso il timone, scansare il marinaio che v’era prima, e afferrarlo con forza. Meglio un po’ di acqua che incappare in quei furfanti!
    Il capitano è al timone! Urlò spaventato il marinaio che il vecchio aveva appena scostato dalla sua posizione. Quel grido ebbe un grande effetto su tutto l’equipaggio: molti si fermarono e acchiapparono la prima cosa che avevano vicino, stringendola come se fosse un’ancora di salvezza. L’attimo dopo, Shori capì perché. Le manone del capitano spinsero la ruota del timone tutta vero destra e in un attimo la nave seguì brascamente quella direzione. La kunoichi di Kiri, presa in contropiede, all’ultimo riuscì ad afferrare il cornicione della porta per evitare una brutta caduta seguita da un probabile rotolamento.
    Che sta succedendo?! Chiese urlando a un marinaio ce, appena finita la brusca manovra, le era passato a fianco. Inizialmente Shori aveva creduto che l’unico problema fosse la tempesta, ma dalle ultime parole del capitano comprese che c’era dell’altro. Dell’altro che spaventava l’equipaggio.
    Non lo vedi? C’è un diluvio!
    Non questo! A che si riferiva prima il capitano? Gridò ancora lei, cercando di sovrastare il rumore del vento e della pioggia.
    Pirati! Urlò spazientito il giovane, dando un’altra occhiata nervosa al vecchio con il mano il timone. La vedetta ha scorto una nave pirata, stiamo cercando di aggirarla! E ora, per favore, tornate dentro! Qui ce ne occupiamo noi!
    Shori strabuzzò gli occhi. Pirati? Lì, nel mare di Kiri? Gli stessi pirati che venivano descritti e narrati in tanti libri che lei stessa aveva letto? Davvero erano ancora attivi là fuori?
    Il marinaio non aveva nemmeno aspettato una risposta: s’era affrettato verso un punto al di fuori della visuale di Shori. Quest’ultima, presa da una strana ansia, si mise a scrutare l’orizzonte davanti a sé – per quello che poteva vedere a causa del buio e della pioggia pesante – senza però riuscire a scorgere nulla.
    Di solito però i pirati evitano di attaccare traghetti, specie in queste condizioni. Se proprio devono rischiare, preferiscono farlo per prede più ghiotte, tipo navi merci.
    Una voce, questa volta più distinta e vicina, fece sobbalzare Shori sul posto. Proveniva da dietro di lei. Si girò di scatto, e lì vide un ragazzo alto con i capelli biondi e bagnati attaccati al coprifronte; era a malapena visibile, ma con un po’ di fatica Shori vi scorse il simbolo di Kiri. Era un ninja, proprio come lei, e anche lui era armato, con in mano la custodia di una katana.
    Qui sembra tutto sotto controllo, più o meno, continuò lui, con la sua voce seria, e senza attendere una risposta retrocedette finché non arrivò a un passo dalle scale asciutte, al coperto, e a un passo dal pavimento bagnato.
    Shori non si mosse. Sotto controllo? Alzò un sopracciglio, mezza scettica e ancora mezza spaventata per l’improvvisa apparizione di quel collega. A me non sembra, anzi, mi pare che la nave sia tutto fuorché sotto controllo. E i pirati…
    Non ci sfioreranno, la interruppe con tono troppo sicuro, troppo convincente perché la ragazza potesse replicare. Il traghetto sta facendo di tutto per evitarli; in più, con una tempesta del genere un arrembaggio sarebbe troppo rischioso e per una nave del genere non ne varrebbe la pena. Per quanto riguarda la tempesta, penso che se andassimo là fuori saremmo solo d’impiccio. Hai sentito il marinaio, no? Se ne occupano loro, kunoichi.
    Shori guardò quel nuovo arrivato, poi diede un altro, fugace sguardo nervoso ai marinai indaffarati e fradici. Non del tutto tranquillizzata, annuì, e tornò al riparo, ma non tornò alla cabina: rimase lì, sulla soglia, in cima alle scale, e tornò a fissare il mondo bagnato a pochi passi da sé. Se i pirati non ci attaccheranno, perché il capitano ha tutta quest’ansia di aggirarli? Chiese lei, rivoltasi al ninja sconosciuto. Ora che erano tornati al coperto, Shori notò che alcuni coraggiosi erano usciti titubanti dalle loro cabine e si erano avvicinati allo sbocco del corridoio, ma nessuno aveva osato salire anche un solo gradino e avvicinarsi all’acquazzone.
    Il ninja biondo scrollò le spalle. È sempre meglio essere cauti. Può anche darsi che io abbia torto, dopotutto. Non sono Dio.
    Shori tacque un attimo, scrutando preoccupata un marinaio che cercava di fissare la borosa impazzita. Io neanche immaginavo che ci fossero ancora pirati, nel nostro mare, sussurrò.
    No? Strano. I briganti ci sono a terra così come per mare. Poi, notando che qualcuno dietro di loro aveva iniziato a salire i gradini, si voltò verso tutti coloro che erano usciti dalle tane. Va tutto bene, lasciamo lavorare in pace i marinai! Si tratta solo di qualche goccia e un po’ di vento, meglio tornare dentro.
    Le persone – per la maggior parte uomini con qualche donna – seguirono il suo consiglio dopo un attimo di tentennamento. I due shinobi, tuttavia, non mossero un muscolo. Meglio se vai pure te, ragazza, qui non c’è nulla che puoi fare, le disse il biondo, al ché Shori scosse la testa.
    Voglio assicurarmi di persona che tutti fili liscio, tanto non riuscirei comunque a dormire così, nel dubbio. Immagino che voi abbiate intenzione di fare la stessa cosa, azzardò, dando una velocissima occhiata al tipo di fianco a lei. Con sua sorpresa, le sembrò che stesse sorridendo al buio. Comunque sia, io mi chiamo Shori Jiyuu, sono una Chuunin della Nebbia, si presentò, afferrando di nuovo il cornicione per resistere a un’altra brusca sterzata.
    Shirou, rispose lui, laconico e tranquillo. Con stupore, Shori notò che non s’era aggrappato a nulla, eppure rimaneva perfettamente in piedi, senza il minimo sforzo. Quando il peggio fu passato e la ragazza sciolse la presa, lo fissò con occhi e bocca spalancati. Ma… ma come…?
    Controllo del Chakra, disse semplicemente Shirou.
    Shori si sentì arrossire fino alla punta dei capelli, e ringraziò che il buio coprisse la sua faccia rossa. Ma certo, che scema! Bastava il controllo del chakra per rimanere in equilibrio. Perché cavolo non ci aveva pensato prima? Ah, s-sì… ovvio, ingoiò sonoramente, incanalando il Chakra sui piedi e rendendo finalmente inutile quell’abusato cornicione. Desiderosa di cambiare argomento, Shori disse: Niente cognome?
    Preferisco non dire molto di me, a meno che non sia proprio necessario. E, se vuoi che te lo dica, sarebbe meglio che lo faccia anche tu.
    Come mai? Mica ho detto la storia della mia vita, esclamò lei sorpresa.
    Shirou scrollò di nuovo le spalle. Meno informazioni dai di te, meglio è. Non si può mai sapere con certezza chi ti sta difronte.
    “Ah. Wow”. Sì, ma… persino il cognome?
    A volte quello può dire moltissime cose di te.
    Non sapendo bene cosa rispondere, Shori annuì, poi fu scossa dai brividi quando una folata di vento li investì in pieno. Ma che ore sono? chiese, carezzandosi le spalle per scaldarsi.
    Credo l’una o le due di notte. Dovremmo aver già oltrepassato Tsuyou, e se la pioggia ci da un attimo di tregua, potremo raggiungere l’isola verso le prime luci dell’alba.
    Shori annuì di nuovo. Quel tipo iniziava a innervosirla. Siete in missione, no?
    Chi lo sa, fece Shirou scrollando le spalle.
    Ah, giusto che voi non parlate di voi stessi.
    Ecco, e per favore smettila di darmi del voi, che non ho ancora raggiunto i ventun anni di età.
    La kunoichi abbassò lo sguardo, ma non aggiunse più nulla. Tra i due shinobi cadde il silenzio, che perdurò per un bel po’ di minuti; nell’aria, colma di salsedine, si sentiva solo il rumore forte del vento e delle gocce che impattavano sul legno della nave, più – ovviamente – le urla dei marinai ancora indaffarati. Shori era tesa come una corda di violino, gli occhi due fari fissati all’orizzonte in cerca di un’imbarcazione con vessilli neri, proprio come si immaginava una nave pirata. Non vide nulla.
    Minuto dopo minuto, l’ululato del vento si fece sempre meno burrascoso, la pioggia perse d’intensità, il mare si acquietò e il traghetto trovò un minimo di stabilità. Anche i marinai presero un po’ ri respiro e riacquistarono un po’ di baldanzosa allegria. Sembravano fuori pericolo. Il peggio era passato.
    Come in risposta al suo pensiero, il ninja Shirou si voltò e scese le scale senza dire una parola. Shori, presa alla sprovvista, lo seguì con lo sguardo prima di fare un passo avanti. Ma…
    È andato tutto a posto, la interruppe lui senza manco voltarsi. La tempesta si è acquetata, e a quanto pare i pirati non ci hanno dato problemi. Non vedo perché dovrei rimanere qui fuori bagnato come un cane randagio e, se non vuoi prenderti un malanno, ti consiglio di rientrare pure tu.
    Shori vide l’uomo sparire nel buoi prepotente del corridoio. Si voltò un’ultima volta per guardare i marinai ottimisti e la pioggia più clemente, poi seguì l’esempio del collega.


    Il sole battente sulla piccola cittadina costiera di Kushiro era un vero schiaffo in faccia alla pallida Shori, che negli occhi aveva ancora la tempesta nella notte precedente. Armata di tutto punto, con la stanchezza dipinta in volto e il naso raffreddato che affondava nel calore della sciarpa, la Chuunin di Kiri scese lentamente dalla nave, accompagnata dal solito e fidato fantasma rompiballe, Borei.
    Cerchiamo un cavallo, sussurrò Shori, allontanandosi dalla folla che era uscita insieme a lei dalla nave.
    Cavallo? Ma scherzi? Yuge è qui a due passi! Si lamentò il fantasma. Lui odiava quando toccava prendere un cavallo, perché finiva sempre col rimanere indietro.
    Ho detto che prendiamo un cavallo, e lo prenderemo. Fine della discussione. Shori si sentiva davvero troppo stanca e malandata per preferire una camminata di circa due ore rispetto ad una – o forse meno – di cavallo.
    Borei sbuffò, ma fece come volle lei. Si addentrarono nella cittadina i Kushiro e, guidata principalmente dal compagno fantasma, riuscì a trovare una scuderia in poco tempo e a raccattare un cavallo tutto nero a buon prezzo. A dir la verità, Shori avrebbe di gran lunga preferito trovare una locanda o un ostello e fermarsi a riposare tutto il mattino per poi partire verso pomeriggio inoltrato, ma il suo senso del dovere la spinse a non indugiare oltre in quella cittadina, e a spronare il cavallo dritto verso Yuge. Lì c’era una missione che l’attendeva.

    Parte seconda: In segreto, nella notte, si fugge da Yuge!

    Il sindaco di Yuge era seduto sulla sua lussuosissima poltrona in pelle, davanti a una scrivania ordinata ma un po’ sporca e piena, in contrasto con il pavimento ricoperto di carta straccia. Il primo cittadino aveva l’aria stanca e frustrata, con la schiena ingobbita sopra il banco, il pollice e l’indice che coprivano gli occhi e un sospiro che esalava di quando in quando. La stanza, elegante e piena di buon gusto, sembrava cosparsa da un breve ronzio, che però era e rimaneva solo nelle orecchie dell’uomo. Fece l’ennesimo sospiro, poi tolse la mano dagli occhi e si concentrò sul foglio immacolato che stava proprio davanti a lui. Probabilmente sarebbe finito cartastraccia come gli ultimi sei.
    Nonostante ce la mettesse tutta, il sindaco Sen non riusciva proprio a scrivere nulla di decente. Il consiglio si sarebbe tenuto tra due ore, e il discorso che s’era preparato la sera scorsa non lo convinceva più di tanto, per cui che doveva fare?
    Signori consiglieri, vi ringrazio per la pazienza. Permettetemi prima di tutto di illustrarvi la faccenda in questione in tutta la chiarezza che potrò usare: le trattative con Mitsu sono in una situazione
    Il rumore di una porta che veniva inaspettatamente aperta fece sobbalzare il sindaco sul posto, e una goccia d’inchiostro andò a nascondere la parola “situazione”.
    Che diavolo sta succedendo? Domandò irritato al suo segretario, che era accorso tutto trafelato davanti alla sua scrivania. Sono occupato!
    Signore, è appena arrivato lo Shinobi di Kiri! Esclamò questi, col fiato un po’ corto.
    L’espressione del sindaco Sei cambiò totalmente. Shinobi di Kiri? E che ci fa qui?
    La scorta, mio signore.
    Ma che scorta? Non ho certo bisogno di una scorta, men che meno di uno straniero!
    Signore, è per il fabbro Yoshindo Yoshihara, gli ricordò il segretario. Vi ricordate? Avete trattato con Kiri solo qualche settimana fa…
    Ah! Ma sì, certo, certo! È arrivato, dunque? Dov’è? Chiese, alzandosi e mollando sulla scrivania il pennino.
    Sull’atrio, signor sindaco. Vuole riceverla per dare il benvenuto? Sarebbe cortese, se vuole il mio consiglio.
    Non c’è problema, non c’è problema, vado io ad accoglierla. Chissà se una passeggiata non possa schiarirmi le idee.
    Il sindaco di Yuge si stiracchiò un attimo, passò una mano sui grossi baffoni e seguì il segretario fuori dalla stanza. Tempo un minuto, ed entrambi avevano raggiunto l’atrio, un’ampia sala pentagonale sempre vuota, data la poca mole di personale. Al centro spiccava una figura minuta, intenta a guardarsi attorno: era una ragazza giovane – di sicuro aveva meno di sedici anni – con una lunga treccia e un altrettanto lunga sciarpa viola. Il colore della pelle, così bianco, i vestiti spiegazzati, sporchi e un poco puzzolenti, uniti all’aria di stanchezza sul viso seminascosto, fece pensare al sindaco che quella ragazza doveva aver affrontato un viaggio faticoso.
    Poteva avere l’età di sua figlia, fu questo il primo pensiero che balenò nella mente del primo cittadino. Poteva essere sua figlia, eppure probabilmente aveva già ammazzato qualcuno, magari a sangue freddo. Era un pensiero davvero raccapricciante. Ciononostante, l’uomo sorrise cordiale. È un vero piacere darle il benvenuto a Yuge, signorina.
    La kunoichi si accorse di lui, e fece un profondo inchino. Il piacere è tutto mio, signore. Sono Shori Jiyuu, Chuunin di Kirigakure. Immagino sappiate perché sono qui. E frugò nello zaino per poi estrarre un rotolo. Questa è la missiva della Mizukage, se volete verificare. L’ho già mostrata alle vostre diligentissime guardie della città e al vostro segretario.
    Sen sorrise. Allora scommetto che non ce ne sia bisogno! Piuttosto, perdonatemi ma non ho molto tempo, e devo ridurre le formalità. Abbiamo il carico e il fabbro pronti per partire, penso che per domattina si potrebbe…
    Un attimo, signor sindaco, per favore, lo interruppe la ragazzina, Shori. Aveva una voce sottile, eppure molto decisa – quasi grintosa – mentre interrompeva la più alta carica della città. Ci sono delle cose che mi premeva chiedere, prima di parlare della partenza. Prima di tutto, il diretto interessato: Yoshindo Yoshihara. Sapete dirmi quanto è conosciuto?
    Il sindaco fu preso in contropiede, sorpreso e infastidito allo stesso tempo. Non era abituato ad essere interrotto. Nell’isola è molto famoso, nonostante il carattere scorbutico. Anche al di fuori è conosciuto parecchio, forgia delle spade di qualità invidiabile.
    È possibile che sull’isola si sia sparsa la voce del suo spostamento a Kiri?
    A Yuge sì, si sa da un po’. E probabilmente nelle città vicine anche, ma non posso saperlo con sicurezza.
    La kunoichi annuì, pensierosa. Per qualche secondo non disse nulla. Il sindaco approfittò del momento per incalzarla con le domande che interessavano a lui. Per cui, come stavo dicendo prima, pensavamo che già domani mattina si potrebbe far partire il carro con il fabbro. Entro qualche ora raggiungerete il porto più vicino, quello di Kushiro, e lì è già stata pagata una nave che vi porterà direttamente a Kiri. Un viaggetto veloce e indolore.
    Lo kunoichi sembrava essersi incupita alle nuove informazioni. Mi dispiace molto, signor sindaco, ma temo che dovremmo ritardare la partenza.
    Ecco, questo non se l’era aspettato. Cosa?
    Durante l’andata c’è stato un piccolo imprevisto, e ora come ora non mi sento nelle condizioni migliori per poter affrontare il mio incarico di guardia del corpo. E poi vorrei anche fare rifornimento per il viaggio.
    Il primo cittadino Sen sbatté più volte le palpebre, prendendosi una lunga pausa che fece trasparire tutto il suo disappunto. Quella bambina tanto cagionevole da mal sopportare il viaggio di un giorno era sul serio uno Shinobi? Kiri lo stava prendendo in giro? E quella ragazzina, Shori Jiyuu, sarebbe davvero stata in grado di proteggere Yoshindo Yoshihara? Capisco. E quando avete intenzione di partire?
    Pensavo tra tre giorni.
    Il volto dell’uomo si congelò. Tre giorni? È uno scherzo? Si fece scappare.
    Non amo scherzare quando c’è di mezzo la missione, signore, rispose prontamente Shori. E non capisco tutta questa fretta da parte vostra. Kiri non ne ha, per cui perché dovreste averne voi?
    Sen non disse nulla. Quella ragazzina le piaceva sempre meno, troppo sfacciata, troppo cocciuta e probabilmente troppo viziata.
    Questa sospirò. E il fabbro, sapete dove posso trovarlo?
    Il sindaco scrollò le spalle. Tutto il buonumore era sparito. Probabilmente è ancora nella sua officina. Scommetto che sta ancora lavorando, quell’uomo è instancabile. Perché?
    Voglio parlare con lui, disse Shori con occhi taglienti. Sapete indicarmi dov’è l’officina?


    Dentro quel luogo angusto che tutti chiamavano officina c’era un tanfo insopportabile, che avrebbe fatto storcere il naso a chiunque non fosse abituato. E faceva caldo, tremendamente caldo. Questo perché la fucina che occupava gran parte della parete era perennemente in funzione, con le vampate di fiamme che sembravano voler bollire l’aria stessa. E poi era disordinatissimo. Attrezzi sistemati ovunque, nei posti più disparati, spade e altri lavori completati gettati in un angolino. E poi lo sporco! Sembrava che nessuno avesse dato una ripulita da anni. Per fortuna, non era quella la stanza dove riceveva i clienti – o meglio, erano gli assistenti a riceverli, il maestro odiava aver a che fare con le persone – e quasi nessuno conosceva lo fucina del famoso fabbro.
    Yoshindo Yoshiara, tuttavia, non se ne curava. Gli piaceva l’officina, quella che era la sua casa, più che il suo posto di lavoro, e non avrebbe permesso a nessuno di metterci mano. In quel momento stava lavorando – non era una sorpresa, a parte mangiare e dormire quasi non faceva altro. Era raro che vedesse qualcuno, se non i suoi assistenti che ogni giorni si presentavano da lui per soddisfare ogni suo richiesta.
    Il celebra fabbro di Yuge prese una tenaglia con le mani coperte da guantoni spessi, e la usò per togliere l’acciaio ormai rosso incandescente dalla forgia. Lo posò sull’incudine e prese il martello: cominciò a battere il metallo in modo che si appiattissero, formando nel mentre uno scintillio incandescente. Finì tutta la prima lastra, poi la infilò in una botte di acqua che stava lì accanto. Continuò a battere, ancora e ancora. Quella spada doveva essere particolarmente sottile.
    Poi arrivò la seccatura. Yoshihara sensei, perdoni l’interruzione, squittì una vocetta dietro di lui. Il fabbro non si girò nemmeno; si limitò a fare una smorfia. Che c’è?
    L’assistente molleggiò sui piedi, a disagio. C’è qui una ragazza che dice di voler parlare con lei.
    Sono occupato. Dille che se ha qualcosa di cui lamentarsi può andare a quel paese.
    Signore, squittì di nuovo l’assistente, questa volta più forte. È una kunoichi di Kiri, sarà la vostra scorta per il viaggio.
    Il fabbro Yoshihara fermò il braccio pronto a calare di nuovo sull’acciaio. Per qualche secondo rimase immobile, poi tornò a battere il metallo. Dille che sto lavorando. Se vuole entrare, bene, se no mandala via.
    Subito! Fece l’assistente, prima di tornare sui suoi passi e tornare nella stanza di ricevimento. Dopo un attimo tornò, seguito dalla ragazzina con un’aria mezza disgustata. Il fabbro dava le spalle ad entrambi, ancora intento a lavorare.
    Ci fu un attimo di silenzio, rotto solo dal rumore del martello che picchiava sul metallo. Ho bisogno di altra acqua per la botte.
    Gliela prendo subito! Si affrettò a dire l’assistente, prima di precipitarsi verso l’uscita. I due, fabbro e kunoichi, rimasero apparentemente da soli.
    Voi siete Yoshiro Yohihara, disse la kunoichi con voce limpida. Non era una domanda.
    Mmmh.
    Io mi chiamo Shori Jiyuu, sono la Chuunin a cui è stata affidata la vostra sicurezza durante il viaggio verso Kiri.
    Bene. Se sei venuta solo per delle presentazioni, ora puoi uscire. Ho del lavoro da fare prima di partire.
    Shori inspirò. In realtà volevo parlarvi proprio della partenza.
    Mmh?
    Ho già parlato con il sindaco, e gli ho detto che partiremo tra tre giorni, verso metà mattinata
    Yoshiro ne fu sorpreso, ma neanche troppo; non si sforzò di pensare al motivo per cui quella ragazza avesse deciso di aspettare proprio tre giorni, ma poco gli importava. Anzi, da una parte era meglio, avrebbe avuto più tempo e calma per sistemare i suoi affari lì a Yuge. Ricevuto. Avviserò i miei assistenti in modo da far trovare tutto pronto per allora.
    Bene, peccato che non partiremo tra tre giorni, disse la kunoichi molto seriamente.
    Per la seconda volta nel giro di qualche minuto, il fabbro si bloccò. Non era una buona cosa, ma non si era affatto aspettato le ultime parole di quella mocciosa, del tutto senza senso.
    Mi spiego, continuò lei, il sindaco e tutti gli altri pensano che ce ne andremo tra tre giorni, ma solo io e lei sappiamo che in realtà partiremo dopodomani, alle prime luci dell’alba. Non deve saperlo nessuno, nemmeno i vostri assistenti, per il momento.
    Il fabbro aveva smetto di lavorare. Voltò leggermente la testa, così da mostrare la sua faccia barbuta e grondante di sudore e vedere quella bianca e giovanile della ragazza, della kunoichi. Avrebbe potuto chiedere perché di tutta quell’accortezza – dopotutto mica era il sindaco o un’alta carica – ma non lo fece; non aveva l’interesse ad addentrarsi in un discorso che si sarebbe potuto trascinare per minuti e minuti. Non voleva pensare, voleva solo battere il ferro.
    Avviserete i vostri assistenti la mattina stessa, disse ancora Shori Jiyuu, e ovviamente verrà avvisato anche il sindaco e chi di dovere. Ah, e un’ultima cosa: quando partiremo, vorrei che si fidasse di me e facesse tutto quello che le dico di fare senza discutere. In quanto a sicurezza, sono io che comando.
    Il fabbro fece un sorriso sgradevole e tornò a battere con il martello. Non era già di natura un tipo incline alle discussioni. Va bene.
    Allora si tenga pronto, dopodomani vi raggiungerò qua verso le cinque del mattino, e dovrà essere tutto pronto per il viaggio, disse infine la ragazza con un sorriso felice sul volto. Poi fece un inchino. Vi ringrazio tanto, maestro Yoshihara.


    I due non si videro per il resto del giorno, né per quello seguente. Shori si era presa una stanza nella locanda più vicina all’officina del fabbro, e lì vi rimase per l’intero pomeriggio del suo arrivo, e solo la sera si decise a uscire per mangiare qualcosa e vedere un po’ la città, accompagnata sempre dal suo fidato fantasma Borei. La decisione di attendere due giorni era interamente legata alla missione, ma dato che ora la ragazza si trovava con ben poco da fare, non vide perché non dovesse concedersi un po’ di tempo per sé; prima di tutto, si concentrò per la R.I.M.I., dando particolare occhio ai fantasmi del luogo e alla città, cercando di capire se valesse la pena cercare di instaurare una “base” fantasmagorica lì in quell’isola. Poi tornò a concentrarsi sulla missione, e cercò di informarsi sugli avvenimenti locali, sulla sicurezza delle loro strade – lei non aveva avuto problemi all’andata, ma poteva essere stata fortuna – e in generale qualunque cosa potesse tornarle utile.
    Si sentiva eccitata, stranamente i fermento. Quell’idea improvvisa le era venuta solo quando il sindaco aveva risposto alle sue domande, e all’ora le parole di Shirou le erano rimbalzate in testa – “è sempre meglio essere cauti” – insieme al piano. Aveva preso in contropiedi tutti, compreso Borei, compresa sé stessa. Ora non bastava altro che vedere se tutto avrebbe funzionato come si aspettava.
    La sera prima della partenza quei sentimenti raggiunsero il culmine; non vedeva l’ora di partire, di vedere le facce di tutti. Aveva ingannato la più alta carica di Yuge, insieme ad un’intera città. Doveva solo avere pazienza.

    Il sindaco era davvero confuso. Probabilmente se non fosse stato così assonnato, sarebbe stato pervaso da una rabbia cocente che sarebbe aumentata ad ogni secondo che passava. Mezzo svestito, con gli occhi ancora intorpiditi, il primo cittadino Sen camminava velocemente per le strade di Yuge, seguendo il suo assistente verso l’officina di Yoshiro Yoshihara. Era stato svegliato all’alba, in casa sua, e con urgenza gli era stato detto che il fabbro se ne stava andando insieme alla kunoichi di Kiri. La cosa non quadrava affatto. Non era stato deciso che i due sarebbero partiti solo il giorno dopo?
    Il sindaco camminò e cammino, e più passi faceva, più la sua mente tornava lucida. Ergo, iniziò ad incazzarsi. Di sicuro era tutta opera di quella mocciosa di una kunoichi. Che diavolo le saltava in mente?
    Che succede!? Sbraitò il sindaco, non appena fu a portata di voce. Davanti all’officina c’era un carro trainato da due muli; alle redini c’era il fabbro, con dietro tutto il carico ben saldato e coperto con una tela bianca. Di fianco, un cavallo montato dalla kunoichi, che con sguardo solenne fissava due assistenti che armeggiavano con le ultime cose da mettere sul carro. Sentendo la voce del sindaco, forte in quella tranquillità mattutina, voltò immediatamente la testa e lo fissò con gli occhi d’acciaio. Fate silenzio, sibilò, non vogliamo svegliare tutti.
    Sono il sindaco di Yuge! Ululò il vecchio. E vi ordino di dirmi che sta succedendo!
    Ce ne andiamo, non vede?
    La partenza era prevista per domani!
    Sì, esatto, così nessuno si aspetta che ce ne andiamo ora, spiegò la kunoichi. Se ci sono qualche banditi che si sono organizzati per sorprendere il carico del maestro, non saranno preparati. E se nessuno ci vede partire, avremo un enorme vantaggio.
    Il volto del sindaco si fece rosso per la rabbia. Allora era tutto calcolato!
    Ma certo.
    Io sono il sindaco! Ripeté Sen fuori di sé. Come hai osato non mettermi al corrente di questo piano!?
    Meno persone sapevano, meglio è. Vi prego di perdonarmi, ma sto facendo solo il mio dovere, disse ancora Shori, senza alcuna punta di rimorso. Poi si rivolse al fabbro. Andiamo, maestro Yoshihara!
    Il sindaco ammutolì, mentre guardava la ragazza e Yoshiro Yoshihara muoversi verso l’uscita della città. Poi strinse i denti. Manderò una lettera alla Mizukage, per questo! Urlò infine, alzando i pugni in aria.

    Parte terza: All'arrembaggio!

    Shori era assolutamente eccitata. Sembrava che fosse andato tutto come previsto: il viaggio era durato poco più di due ore – purtroppo il carro carico rallentava il passo – ma due ore assolutamente tranquille. La ragazza aveva posizionato il cavallo di fianco al carro, e aveva spedito Borei avanti, in avanscoperta. Aveva tenuto gli occhi e le orecchie tese, era rimasta sempre concentrata a captare ogni forma di pericolo. Non ce ne fu alcun bisogno: di banditi non ce n’era manco l’ombra.
    Raggiunsero in silenzio la cittadina di Kushiro alle sei del mattino. Non persero tempo e i due – kunoichi e fabbro – si diressero subito al porto. Shori sapeva che il sindaco avevo pagato già per una barca, ma non aveva alcuna intenzione di prendere quella, non dopo quello che aveva visto sulla nave d’andata.
    E allora che hai intenzione di fare, kunoichi? Chiese il maestro Yoshihara, con quella voce bassa e roca, come se non fosse abituato ad usarla spesso.
    La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo. Poi fece un cenno appena visibile a Borei. Non mi accontento di una nave qualsiasi. Vediamo cos’ha da offrire Kushiro.


    Mizu Bunshin no Jutsu - Tecnica del Clone Acquatico
    MizuBunshinnoJutsu-TecnicadelCloneAcquatico_zpsfd303e2b
    Villaggio: Tutti
    Livello: C
    Tipo: Ninjutsu
    Una delle tecniche più importanti fra il reparto dell'elemento acqua. Questa tecnica permette all'utilizzatore di creare dei cloni che avranno le stesse ed identiche caratteristiche dell'evocatore. Sono capaci d'utilizzare i Jutsu ma solo d'elemento Suiton e massimo di livello C. A differenza di ogni altro clone la limitazione s'estende anche ad eventuali abilità innate ed altro, purchè Suiton. Non possiedono capacità ed eventuali specializzazioni dell'originale.
    - Il Chakra utilizzato dai cloni viene ovviamente scalato dall'originale e si dissolvono se subiscono una qualsiasi forma di ferita.
    Il clone gode in tutto e per tutto dello stesso equipaggiamento dell'originale, a partire dagli indumenti fino agli oggetti di natura metallica. Fanno eccezione Armi Leggendarie ed oggetti monouso come carte-bomba e Kit di Pronto Soccorso.
    Consumo: 4 (A Clone)

    Due ore dopo, Shori si addentrò nel porto scortata dal suo fido fantasma. Attraversò le banchine riservate ai traghetti e pescherecci e si diresse verso le navi mercantili. Decine di imbarcazioni piccole, medie e grandi ormeggiate in modo disordinato galleggiavano cullate dal mare. Una piccola folla camminava fra le bancherelle he vendevano il pesce. Acquirenti, pescatori e curiosi: molti avevano una certa esperienza in mare, ma nessuno come lui, come il capitano che aveva adocchiato lei.
    Keiji Shimura era capitano di mercantili da circa trentatré anni: era un uomo tarchiato, con una barba rada, la pelle scura scura e sempre lo stesso cappello in testa. Amava bere – mai in viaggio però – ridere, corteggiare donne, e, soprattutto, amava l’avventura. L’eccitazione, l’adrenalina del pericolo.
    Era un uomo piuttosto famoso tra gli uomini di mare. La sua fama derivava dalla sua più grane impresa, quella che gli aveva fatto montare un po’ la testa e il motivo principale per cui Shori lo stava cercando. Da allora, quando la nave di Keiji approdava a Kushio con la merce, una folla di curiosi – soprattutto bambini –si accalcava intorno alla sua imbarcazione, avidi di sentire nuove storie, nuove avventure. Molte erano inventate, altre vere con un po’ di infiorettature; l’unica su cui non aveva dovuto metterci mano, però, era l’impresa contro i pirati, quella che gli aveva concesso fama. Molti adulti s’erano accorti di alcune buffonate di storie, ma almeno si capiva che quel capitano era pronto a spingersi laddove altri non avrebbero messo piede. Ed era questo la cosa interessante.
    Quel giorno Keiji era sceso dalla nave per dare supervisionare i suoi uomini mentre scaricavano la merce; aveva quasi finito quando Shori insieme a Borei si avvicinò. Molta gente che stava iniziando ad avvicinarglisi si fermò di colpo, notando la ragazza col coprifronte che si avvicinava al mercantile. Certo, quella era la nave di Keiji, a cui succedevano sempre cose strane, ma era comunque uno scenario insolito. Il capitano Keiji non trattava con i ninja.
    Buongiorno, marinaio Keiji, lo salutò Shori con voce tranquilla. Avete un po’ di tempo da dedicarmi?
    L’uomo, che s’era accorto di quella nuova presenza, la fissò, cercando di capire in anticipo se quella ragazza cercasse rogne oppure rappresentasse una buona opportunità. Sono il capitano Keiji, se permettete, disse infine, facendo un inchino. E mi dispiace, ma le bambine non sono di mio gradimento. Preferisco tipe più mature.
    Ah ah! Questo tizio mi piace! Commentò Borei, cercando di darle una gomitata maliziosa.
    Volevo proporvi un affare, in realtà, disse Shori, ignorandolo. Ho un carico prezioso, e ho bisogno di qualche temerario che non abbia paura, nel caso, di affrontare pericoli. In giro si dice che voi facciate al caso mio.
    Se è per tirarmi indietro, allora hanno ragione: non lo faccio mai. Comunque, signorina, non so ancora il suo nome.
    Shori Jiyuu, rispose questa. Sono una kunoichi di Kirigakure.
    Lieto di conoscerla, disse Keiji, ed allungò la mano per prendere quella di lei e baciargliela, ma la ragazza si ritrasse. Ah, vedo che i miei modi cavallereschi non sono più apprezzati…
    Il carico in mio possesso dev’essere mandato a Kiri, continuò la ragazza con voce più aspra. Non è molto, ma è importante che arrivi a destinazione. Dovreste trasportare anche me e un mio amico.
    Mmm, capisco. Hai detto che vi serve uno che sappia gestire pericoli… che dovrei aspettarmi? Bande di ninja alle calcagna?
    A dir la verità, questo viaggio non si prospetta più pericoloso di uno comune. Ma se incappiamo in pirati, voglio qualcuno che sia già riuscito a scamparvi. Fece una breve pausa. È vero quello che dicono di voi?
    Si dicono un sacco di cose su di me, rispose il capitano facendo il finto modesto. Alcune vere altre no, però ho davvero affrontato una nave pirata, qualche anno fa. Un bel disastro e una bellissima avventura. Piuttosto, veniamo alla parte che più mi interessa: la paga? Mi aspetto qualcosa di speciale per un compito speciale… azzardò Keiji con un sorriso. Dopotutto, quando mai gli capitava un’opportunità del genere? Se la ragazzina voleva proprio lui, sarebbe stata disposta a pagare una somma davvero considerevole.
    Ma certo. Avevo pensato di darvi cinquemila Ryo.
    Il capitano la guardò deluso. Ragazzina… prova a metterti nei miei panni, iniziò, cercando di fare il tipo bonario. Se accetto dovrò sbrogliare il mio prossimo incarico a Tenzo, che probabilmente cercherà di uccidermi, in più mi toccherà un viaggio pericoloso, se il carico è tanto importante, e le responsabilità sono parecchie. Metti caso che il carico venga rubato, Kirigakure non verrà a darmi mazzate? E, prima che la kunoichi potesse replicare, lui continuò come un treno. E poi pensa ai miei uomini! Sono responsabile di tutti loro! E, fermo restando che non troverete uno che nei pericoli ci sappia fare come me, almeno a Kushio, sono la vostra unica possibilità. Mi aspetto una paga un po’ più sostanziosa.
    Shori lo fissò corrucciata. Ok, l’aveva capito: ormai era il momento di trattare. Con calma e pazienza, iniziò la battaglia a rilancio, da un lato la ragazzina che cercava di tenere un prezzo contenuto – non s’era portata dietro tutto il patrimonio, dopotutto, e le seccava chiedere qualcosa al fabbro – e dall’altra il capitano Keiji, che andava a brighe sciolte per assicurarsi i massimo prezzo possibile. Alla fine, dopo parecchi minuti di trattative, si arrivò a un compromesso: 6250 ryo. Il capitano ne uscì soddisfatto e la kunoichi un po’ seccata. Ne seguì un battibecco sulla consegna dei soldi, e alla fine decisero che metà sarebbe stata consegnata prima di partire, e l’altra una volta arrivati. Poi decisero di partire subito, il tempo che la ragazza andasse a prendere il carico e l’amico.
    Quel tipo è un vero furbo, commentò in un sussurro Shori con le mani in tasca e la faccia che affondava nella sciarpa. Spero almeno che sia all’altezza delle dicerie.
    A me sta simpatico! Commentò Borei con la faccia accesa. Vediamo che ne dice la vera te!
    È ovvio che la penserà come me! Sbuffò lei. Sono una copia, ergo sono uguale a lei!
    Battibeccando, uscirono dal porto e trovarono la strada sgombera e poco popolato dove s’erano fermati la Shori originale e il fabbro, fermi ad attenderli.
    Allora? Trovato qualcosa? chiese la ragazza, non appena la copia e il fantasma si erano avvicinati abbastanza.
    Direi di sì, fece la copia con un sorriso. Poi prese a raccontare delle informazioni che aveva trovato, del capitano, dell’accordo. Shori non sembrò affatto contenta del prezzo. Va bene, grazie. Allora andiamo a incontrare questo capitano Reiji. Sciolse la tecnica, e la Shori-clone scomparve. Il maestro Yoshihara scosse la testa: non sarebbe mai riuscito ad abituarsi a scene bizzarre come quella.
    Shori tolse lo zaino e divise i soldi che le servivano dal resto del mucchietto, poi rimontò a cavallo. Su, disse. Tempo cinque minuti ed erano tornati nella banchina, indicata da Borei. Lì, disposta in riga, c’era tutto l’equipaggio, e il capitano davanti a loro. Benvenuti a bordo della Turbine. I miei uomini vi aiuteranno col il carico…
    Tocca qualcosa e sei morto, sibilò il fabbro Yoshihara a uno dei marinai che si era affrettato a raggiungere il carro. Delle mie cose me ne occupo io. Fatemi vedere solo la strada.
    I due membri dell’equipaggi guardarono interdetti il loro capitano, che scrollò le spalle. Su, fate come vuole il signore.
    Vi ringrazio, capitano Keiji, disse Shori, seguendo il fabbro con lo sguardo e controllando che lo spostamento della merce andasse a buon fine. Nel mentre, allungò una mano con i soldi. Ecco la prima metà, come pattuito. Il resto vi verrà consegnato quando arriveremo a Kiri sani e salvi.
    Keiji li contò; era davvero strano per lui trattare con una bambina, anche se tanto bambina non sembrava. Sorrise. È un vero piacere trattare con te. Su, e ora tutti a bordo! Verso il pericolo!


    Erano le dieci e un quarto del mattino, e la nave era appena salpata. La Turbine non era tanto grande, ma aveva un bel po’ di vele che, sfruttando il vento, erano in grado di farla andare molto veloce. La parte esterna era tutta colorata di nero, tranne una leggera linea rossa che la tranciava a metà, e nel mezzo del lato destro, sopra di essa c’era scritta la parola Turbine. I marinai sembravano esserci molto affezionati, e anche il capitano, che stava quasi sempre al timone, sembrava orgoglioso della sua compagna di avventure. A volte ne parlava persino come se fosse un oggetto animato, un persona in carne ed ossa che provava sentimenti e dolori. Il fabbro era rimasto sottocoperta, completamente in linea con le sue tendenze anti-sociali, mentre Shori era rimasta nella parte maestra. Il cielo era limpido, il vento era a loro favore e all’orizzonte non si scorgeva alcunché; nulla faceva presagire un episodi simile a quello che Shori aveva vissuto a bordo del traghetto d’andata. Ciononostante, quei paurosi momenti le erano rimasti impressi nella mente, e non riusciva a rilassarsi. Quante probabilità ci sono che i pirati possano attaccarci? Chiese dopo appena qualche minuto. Era di fianco al timone, sulla torre di comando, in modo da porte avere il capitano a portata d’orecchio.
    Quest’ultimo fece girare lentamente la ruota. Bah, dipende. La rotta che stiamo facendo noi è molto usata, e i pirati lo sanno. Il punto più critico, temo, sarà quando dovremo passare in mezzo alle due isole che spalleggiano Kiri. Da lì escono ed entrano molte navi, che arrivano principalmente dal Paese del Fuoco, da quello del Riso, dalla Repubblica dei Samurai, e dall’isola da cui proveniamo noi. Comprendi che per i pirati tutto quell’afflusso di navi è come miele per api.
    E se cambiassimo rotta? Propose Shori con un azzardo. Potremmo circumnavigare l’isola dove c’è la città di Tsuyou e poi arrivare a Kiri. O magari vi lasciate là e noi continuiamo a piedi.
    Non cambierebbe molto. Da lì c’è comunque il flusso di navi dirette verso Kumo ed altri Paesi Neutrali, non ci sarebbe molta differenza.
    Shori rimase zitta. A quanto pare non c’erano alternative. Ci metteremo circa un giorno per arrivare a Kiri, giusto?
    Sì, più o meno. Ma bisogna sempre tener conto degli imprevisti, ragazza .


    L’imprevisto arrivò, eccome, e sotto forma di un vascello mercantile particolarmente possente. Era stato avvistato verso l’imbrunire di quello stesso giorno, e inizialmente nessuno ci diede pensiero. Di navi mercanti ne avevano oltrepassate un po’, ma questa proveniva dalla loro stessa direzione, ed essendo molto più grande ci mise poco ad arrivare alla loro portata. A Shori quella nave non piaceva mica, ma non vedeva né cannoni né nulla di pericoloso; inoltre il capitano non sembrava agitato.
    Perché ci arrivano così vicini, allora? Chiese la kunoichi, che era tesa come un violino. Il mare è vasto, devono stare proprio dietro di noi?
    Magari hanno bisogno di qualcosa , disse il capitano Keiji. Succede, a volte .
    Non voglio correre rischi, cerchiamo di sbrogliarcela di dosso , suggerì Shori in tono duro.
    Se, come no. Quelli andranno al doppio della nostra velocità, e poi non è corretto negare aiuto ad un altro vascello, anche se non credo che una ragazza di terra possa comprenderlo .
    La “ragazza di terra” gli scoccò un’occhiataccia. Sembra mal ridotta, non trovi? Constatò poi, notando il legno che iniziava a marcire o in qualche punto danneggiato.
    Appunto, magari sono incappati in qualche bucaniere che li ha conciati in quel modo e hanno bisogno di aiuto , aggiunse il capitano.
    Ma la nave mercantile non aveva alcun bisogno di aiuto: nell’attimo in cui si accostò alla Turbine, l’equipaggio del vascello gli lanciò contro una miriade di grappini, che andarono ad agganciarsi al parapetto della nave. E lì scattò l’allarme.
    Cazzo, pirati! Urlò il capitano, cercando di sterzare con il timone e liberarsi dalla morsa senza riuscirci. Anzi, i pirati tirarono le gomene dei grappini e avvicinarono le due imbarcazioni per poi buttare giù dei pontili improvvisati. D’improvviso, le vele bianche dei mercanti vennero ammainate e sostituite con altre nere, sporche e bucate.
    Che cosa avevo detto? Ululò Shori adirata, iniziando a comporre i sigilli per la moltiplicazione. I pirati stavano iniziando l’arrembaggio, urlano e sgomitando come dei veri fuorilegge, mentre l’equipaggio di Keiji andava ad armarsi di spade, stiletti, bastoni ed asce. La maggior parte dei pirati – vestiti di abiti lerci e malmessi – impugnavano sciabole dalla lama corta e larga, oltre che molto affilata, con una guardia che proteggeva le dita. Piombarono nella Turbine come un’ondata, urlando a squarciagola, tanto forte da fare quasi paura. Certo, loro ci giocavano con la paura delle loro prede.
    Non fate le femminucce, uomini! Urlò il capitano, brandendo anch’egli una spada lunga e sottile. Qui si decide chi è il vero marinaio! Proteggete le vostre vite!
    Molti marinai avevano paura, i più giovani soprattutto. Alla fine, erano solo una ventina, mentre quei pirati sembrano raggiungere i quaranta di numero. O almeno così credettero all’inizio: una volta che Shori terminò i sigilli, d’improvviso comparvero altre quattro copie di sé stessa, tutte lì a formare un gruppetto di kunoichi pronte all’assalto. Tempo per le parole non c’erano, la trattativa non era un opzione.
    I pirati caricarono, ma l’equipaggio non andò loro incontro; solo le copie di Shori decisero di fare il primo passo e buttarsi a capofitto tra la marmaglia di banditi.
    Mizu Bunshin no Jutsu - Tecnica del Clone Acquatico x4
    MizuBunshinnoJutsu-TecnicadelCloneAcquatico_zpsfd303e2b
    Villaggio: Tutti
    Livello: C
    Tipo: Ninjutsu
    Una delle tecniche più importanti fra il reparto dell'elemento acqua. Questa tecnica permette all'utilizzatore di creare dei cloni che avranno le stesse ed identiche caratteristiche dell'evocatore. Sono capaci d'utilizzare i Jutsu ma solo d'elemento Suiton e massimo di livello C. A differenza di ogni altro clone la limitazione s'estende anche ad eventuali abilità innate ed altro, purchè Suiton. Non possiedono capacità ed eventuali specializzazioni dell'originale.
    - Il Chakra utilizzato dai cloni viene ovviamente scalato dall'originale e si dissolvono se subiscono una qualsiasi forma di ferita.
    Il clone gode in tutto e per tutto dello stesso equipaggiamento dell'originale, a partire dagli indumenti fino agli oggetti di natura metallica. Fanno eccezione Armi Leggendarie ed oggetti monouso come carte-bomba e Kit di Pronto Soccorso.
    Consumo: 4 (A Clone)

    Qualche secondo, e fu un putiferio. Rumori di metallo contro metallo, ossa che scricchiolavano e si spezzavano, grida, ruggiti e gemiti mescolati insieme. I cloni della kunoichi si muovevano abilmente tra i corpi in combattimento, la sua piccola statura che le dava un vantaggio e le permetteva un’agilità maggiore rispetto a tutti gli altri. Due copie si armarono di spada e cercarono di raggiungere il bordo della nave, mentre le altre due si concentravano sui pirati, evitando che membri dell’equipaggio venissero feriti a morte. L’originale, invece, rimase davanti alla porta che conduceva sottocoperta, dove c’era il carico e il fabbro che doveva proteggere. Nessuno sarebbe passato da lì.
    Poi, la porta dietro di sé si aprì. Che succede! Borbottò il maestro Yoshihara, che brandiva in mano un martello. Vedendo tutta quella confusione, gli occhi si accesero e alzò il martello. Quando fece per avanzare, Shori lo bloccò. Non se ne parla! Voi ora tornerete di sotto, al sicuro .
    Col cavolo .
    Avevamo un accordo , gli ricordò Shori. Poi, notando che un pirata si stava avvicinando, gli andò incontro, si fece scivolare sulle ginocchia in modo da evitare una sciabolata e infilzò due kunai nelle ginocchia, poco sopra le rotule. Il bucaniere urlò e poi cadde all’indietro. Non posso combattere sapendovi in pericolo! Continuò Shori rialzandosi. Non siete un combattente, siete un fabbro! Lasciatemi fare il mio lavoro, così voi potrete esercitare il vostro .
    Il fabbro grugnì. Poi richiuse la porta davanti a sé; ci volle tutto il suo buon senso per farlo, dato che l’idea di essere protetto da una bambina era più che imbarazzante nel suo ego. Ma Shori ne fu sollevata: un problema in meno.
    Ragazza! Usa qualche tuo trucchetto da ninja così ci leviamo queste seccature una volta per tutte! Urlò il capitano Keiji, che si batteva come una furia contro quei pirati. E sorrideva. Sì, le storie su di lui non erano del tutto inventate dopotutto.
    Non posso! Rischierei di danneggiare anche la nostra nave! Urlò di rimando la ragazza, prima di fissare il bordo della nave. Quei maledetti grappini dovevano essere tolti, ma le copie stavano trovando più difficoltà del previsto. I pirati a bordo del loro veliero nero si erano accorti di quello che volevano fare, e con sciabolate le tenevano lontane. Strinse i denti. Che poteva fare?
    Finalmente, un clone piuttosto intraprendente ebbe un’idea: con un lungo balzo si aggrappò al cornicione della nave che decorava la parte di poppa e correndo su quella striscia di legno raggiunse il parapetto. Prima, però, aveva composto una serie di sigilli che erano andati a creare una pioggia di pece nera che aveva investito solo la nave pirata. I bucanieri, presi alla sprovvista, non ebbero i riflessi necessari per fermale quella ragazzina che correva sul parapetto. Una mano teneva la Omoikarui con la lama verso il basso, che mano a mano tagliava le gomene di tutti i grappini; l’altra la usava per dare forti colpi in testa ai pirati a portata d mano. Alla fine, la Turbine venne liberata dalla morsa dei bucanieri. Ora, capitano Keiji! Urlò la copia che aveva tagliato i grappini.
    Kokuun no Jutsu - Tecnica delle Macchie d'Olio
    KokuunnoJutsu-TecnicadelleMacchiedOlio_zps4ed2ed58
    Villaggio: Tutti
    Livello: D
    Tipo: Ninjutsu
    Una tecnica che genera una pioggia d'olio altamente infiammabile coprendo un’area dal raggio di cinque metri. Il centro del jutsu potrà trovarsi ad un massimo di dieci metri dall’utilizzatore. Presentandosi come una pioggia può cogliere il nemico di sorpresa nelle prime gocce cospargendolo d’olio infiammabile. Se colpiti da un Jutsu Katon mentre si è bagnati dalla pece i danni dello stesso saranno superiori di mezzo grado. Se invece infiammato da una fiamma o una esplosione, provocherà danni medi da ustione nel primo turno che se continua a bruciare anche per il secondo, arriveranno a medio-gravi.
    L'olio resterà infiammabile per due turni al massimo.
    Consumo: 2

    L’equipaggio, entusiasta per quella svolta, rispose alla scorribanda dei pirati con più energia, mentre questi iniziavano a retrocedere. Il capitano, con un sorriso trionfante, si fece strada verso il timone. E ora via, femminucce! Urlò con quanto fiato aveva in gola. Facendo una sterzata di proporzioni inimmaginabili, la nave ruotò quasi su sé stessa. Era però ancora troppo vicina al vascello pirata, per cui finì che la poppa andò a impattare contro quella avversaria. Ci fu un botto e uno scossone tremendo, che fece tremare i denti di Shori e di chiunque altro si trovasse a bordo della Turbine.
    Fu solo un attimo, però: il capitano urlò all’equipaggio di ammainare tutte le vele possibili per avere il massimo vantaggio del vento. Stavano scappando.
    Ci pensiamo noi ai pirati! Esclamò Shori, ora più sicura e determinata. Erano stati dimezzati, sebbene il loro numero fosse molto maggiore, ma l’intervento di cinque kunoichi aveva capovolto completamente la loro situazione. Certo, c’erano feriti anche dalla loro parte, ma nessun morto. Era un’ottima cosa.
    [SPOILER]Mizu Bunshin no Jutsu - Tecnica del Clone Acquatico x2
    MizuBunshinnoJutsu-TecnicadelCloneAcquatico_zpsfd303e2b
    Villaggio: Tutti
    Livello: C
    Tipo: Ninjutsu
    Una delle tecniche più importanti fra il reparto dell'elemento acqua. Questa tecnica permette all'utilizzatore di creare dei cloni che avranno le stesse ed identiche caratteristiche dell'evocatore. Sono capaci d'utilizzare i Jutsu ma solo d'elemento Suiton e massimo di livello C. A differenza di ogni altro clone la limitazione s'estende anche ad eventuali abilità innate ed altro, purchè Suiton. Non possiedono capacità ed eventuali specializzazioni dell'originale.
    - Il Chakra utilizzato dai cloni viene ovviamente scalato dall'originale e si dissolvono se subiscono una qualsiasi forma di ferita.
    Il clone gode in tutto e per tutto dello stesso equipaggiamento dell'originale, a partire dagli indumenti fino agli oggetti di natura metallica. Fanno eccezione Armi Leggendarie ed oggetti monouso come carte-bomba e Kit di Pronto Soccorso.
    Consumo: 4 (A Clone)
    [/SPOILER]
    Shori creò altri due cloni, che l’aiutarono a sbarazzarsi delle ultime seccature. Da una parte, i pirati stessi contribuirono all’opera: ormai compreso che non c’era più nulla da fare, la maggior parte si buttò in acqua e cercò di tornare a nuoto dal loro vascello.
    Quando la nave di Keiji fu finalmente liberata, tutti i presenti – equipaggio, capitano, kunoichi, copie e fantasma – esultarono felici. Ce l’avevano fatta! Questa sì che era una storia da raccontare!
    E ora, originale, una bella Dai Endan contro quei pirati da strapazzo! Disse la copia che aveva levato i grappini. Quelli potrebbero benissimo tornare, anzi, ora che gli abbiamo recato un’offesa vorranno di sicuro vendicarsi. Ma se gli bruciamo la nave, non andranno da nessuna parte .
    Shori la fissò, e il sorriso svanì dal volto. Non credo ce ne sia bisogno. Se hanno visto che con noi non si scherza, ci lasceranno in pace, no?
    Temo che i pirati non pensino così , intervenne il capitano Keiji, che aveva un luccichio negli occhi. Se avete un modo per sbarazzarvi di loro, allora fatelo .
    Shori tornò con lo sguardo verso il vascello nero. E, inspiegabilmente, il cuore prese a battere come le ali di un colibrì. D’accordo .
    Prima di tutto dissolse i cloni. Poi salì sul parapetto e si lanciò giù. Riuscì appena a sentire le urla allarmate di certi marinai – ma che fa!? – prima che i piedi toccassero la superficie limpida dell’acqua senza affondare. Come se camminasse su una qualunque superficie solida, la kunoichi di Kiri si mise a correre verso la nave nemica. Avevano ragione, lo sapeva, ma allora perché si ritraeva al pensiero di incendiare un vascello con un sacco di gente dentro?
    Raggiunse il legno dell’imbarcazione, ma non si fermò: percorse correndo tutta la parte esterna della prora, e quando i suoi piedi toccarono la gomena a forma di sirena, Shori aveva già completato i sigilli. Poggiò saldamente i piedi e spiccò un lungo salto in alto. Per un attimo fu in grado di vedere l’interno della nave piena di pece, ma solo per un attimo prima che dalla bocca uscì una palla di fuoco dalle dimensioni considerevoli e andò a schiantarsi dentro, nella parte dov’era stata lanciata la tecnica Suiton. L’incendio di creò in un nanosecondo. Shori vide la luce delle fiamme, udì gli urli dei pirati, ma non si fermò: ancora in aria, fece una capriola all’indietro e si librò per la seconda volta fuori dalla nave, contro il mare. atterrò con i piedi sull’acqua salata e, alzando la testa, vide il riverbero delle fiamme che mangiavano tutto il legno. e poi le grida, e il rumore di bucanieri che si gettavano in acqua nella speranza di salvarsi. Qualcosa, a livello dello stomaco di Shori, sembrò agitarsi.
    “Via da qui!”
    La kunoichi strinse i denti e, col cuore in tumulto, corse a tutta velocità verso la Turbine, lasciandosi dietro un disastro che l’avrebbe perseguitata nel sonno per le lunghe notti a venire.
    Dai Endan - Grande Bomba Incendiaria
    DaiEndan-GrandeBombaIncendiaria_zpsff4cfc2c
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    La Dai Endan genera una palla di fuoco di cinque metri in altezza per otto in larghezza; Pericolosa perché è la palla di fuoco più rapida in assoluto. Ricopre cinquanta metri in pochissimi secondi, procedendo a velocità molto alta, ed infligge danni medio-gravi.
    Consumo: 8


    Parte quarta: Arrivo

    La vediamo! Urlò Borei, bello pimpante, indicando l’orizzonte. Ecco, la vedi? La vedi? È Kiri!
    , mormorò Shori senza sorridere. Fantastico .
    Oh, insomma, un po’ allegria! Mica ti sei messa a dare fuoco ad una nave piena di persone… ops! Fece poi, coprendosi il ghignetto con la mano, per nulla pentito. Questa non dovevo dirla .
    Lo sguardo della ragazza si indurì. L’accenno di borse sotto gli occhi faceva capire che quella notte non era riuscita a prendere sotto, e il motivo era proprio l’episodio che Borei le stava ricordando. Lei non aveva mai ucciso. Sebbene fosse ormai una Chuunin, sebbene avesse completato parecchie missioni, ancora non aveva ammazzato nessuno; e la sua non era un’indole violenta, non si divertiva ad alzare le mani. Ma soprattutto, sebbene fosse consapevole che un giorno avrebbe dovuto uccidere, non se l’era aspettato di farlo in quella missione, non in mare, non con così tanta gente.
    La notte prima, quando nessuno poteva vederla, Shori era uscita da sottocoperta ed era andata sul culo della nave; poi, con calma, aveva spiccato un salto e, senza utilizzare il controllo del chakra, aveva lasciato che l’acqua del mare la sommergesse tutta, la purificasse e cancellasse ogni sua colpa. Era un rituale d’obbligo, nella sua religione: tutti gli atti che creavano impurità spirituale, che turbavano la pace mentale, dovevano essere rimossi tramite l’abluzione rituale nel mare, o nel fiume, o anche nei templi. Era cosa di estrema importanza, e riuscì a risollevare di molto lo spirito di Shori. Quello che aveva fatto era necessario: la missione veniva prima di tutto.
    Allora, kunoichi, soddisfatta del servizio? Esclamò il capitano Keiji, facendola scuotere dai suoi pensieri. Shori si voltò a guardarlo, e sorrise. Molto. Vi ringrazio infinitamente .
    No, in realtà dovrei ringraziarti io. Senza di te molti miei uomini sarebbero morti .
    Vi ho messo io nei guai , ribatté Shori, fissando l’orizzonte in cui si stagliava la bella città di Kiri. Se fosse morto qualcuno dei vostri, non me lo sarei mai perdonata. E ora, se permettete, vado ad avvisare il maestro Yoshihara. Non so come faccia a rimanere sottocoperta tutto il tempo .


    Finalmente, dopo altre tre ore di navigazione, Shori, Yoshindo Yoshihara e tutta la nave (più Borei), raggiunsero il porto di Kiri senza incappare in altri problemi. Con il cuore più leggero, tutti felici di essere sopravvissuti alla traversata, scaricarono il carico.
    Ecco a voi , disse Shori, tendendo i restanti soldi al capitano. Anche se non voglio sapere cosa ne farete, grazie .
    Mah, nulla di che, davvero. In realtà mi sono divertito, avrò tante belle storie da raccontare quando tornerò a Kushio. E parlerò anche di una bambinetta temeraria in grado si moltiplicarsi che è riuscita a dare fuoco ad una nave pirata e salvare il culo del mio equipaggio!
    Il nostro, sì, quello della Turbine ha avuto meno fortuna! Esclamò un marinaio, che causò parecchie risate. Ma era vero: la poppa della nave era ridotta parecchio male.
    Contenetevi, capitano , lo rimbeccò Shori con un sorriso. Qualunque ninja sarebbe stato in grado di fare quello che ho fatto io, e probabilmente meglio. O con più eleganza .
    Bah, questo è tutto da dirsi! Poi gli fece l’occhiolino. Ci si vede, kunoichi .
    A presto, capitano , salutò Shori agitando la mano.
    La nave turbine, con i suoi valorosi e impavidi marinai, salpò di nuovo. La ragazza, il vecchio fabbro e Borei, con il carretto e il cavallo, rimasero fermi finché la nave non si allontanò gallegalleggiando.
    Ora andiamo , disse Shori al maestro. Il vostro aiuto sarà di vitale importanza per Kiri .
    Il fabbro annuì, atono. Arrivarono ai cancelli di Kiri, la ragazza informò le guardie dell’identità del suo accompagnatore, e lì Yoshindo Yoshihara e Shori dovettero dividersi: lui sarebbe stato accompagnato verso i suoi nuovi alloggi, mentre lei sarebbe andata a fare rapporto alla Mizukage.
    A presto, maestro , disse Shori con un sorriso timido. Un giorno verrò a trovarla, promesso .
    Il vecchio grugnì. Probabilmente era l’ultima cosa che voleva. Perché non poteva semplicemente battere il ferro, lui? Insomma, in solo qualche giorno era stato costretto a sorbirsi i piani noiosi di una bambina, le urla di quel rincretinito di un sindaco, i vaneggiamenti di un capitano ritardato, una battaglia di pirati… Oh, come odiava il mondo.

    Stato
    ChakraFisicoMentale
    125-24(cloni)-2-8=91OttimaleTranquilla
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunaix10Occhio cibernetico
    Shuriken x20Cimice x3
    Cartabomba x4Fili metallici (10m)
    Cartabomba fasulla x4Accendino
    Olio infiammabile x2-
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    Guanti rinforzatiIntattiMani
    ParastinchiUn po' rovinatiStinchi
    ---
    ---
    ---
    ---
    Equipaggiamento
    SlotOggetto
    FasciaBastone
    FoderoOmoikarui
    GiletBombacarta x 2

    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle


    Edited by Ely_11 - 9/9/2014, 18:49
  8. .
    richiedo la chiusura e l'aggiunta di questo add nella sezione "in veste di sensei", il +1 e ovviamente il compenso che mi spetta u.u
    CODICE
    [URL=http://tuttoanimemanga.forumcommunity.net/?t=56608091]Kuchiyose no Jutsu[/URL] con Murasaki Wuta
  9. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Evocazioni - Murasaki Wuta


    "Direi che ora ci siamo!" Pensò Shori soddisfatta, quando dal cumulo di nube bianca uscì un falco di dimensioni davvero notevoli, con un becco dall'aria affilata e un paio di artigli che sembravano poter fare davvero male. "Questo è decisamente un'evocazione da battaglia..."
    Falco Maggiore
    FalcoMaggiore_zpsfe977b6a
    Questo rapace è di dimensioni molto superiori rispetto ad un "Uccello Viaggiatore". Dimensioni tanto grandi, da potergli permettere di portare in volo con sé una persona. Se affrontata in battaglia, grazie al suo possente becco questa creatura sarà capace di abbattere, solamente se in picchiata, difese di livello C rimanendo però stordito per turno, mentre gli artigli affilati potranno infliggere fino a danni di media entità. Per metterla fuori combattimento saranno necessari due jutsu di livello B oppure uno di livello A. Come la maggior parte dei suoi simili, è capace di comunicare telepaticamente con il proprio evocatore. La sua velocità è alta, media se porta una persona.

    I miei complimenti! esultò la ragazza, facendo un piccolo applauso e premiando l'allievo con un grande sorriso. Questa sì che è una Taglia Media! Visto che non era troppo difficile? Shori incrociò le braccia al petto. Ora che anche questo è fatto, direi che possiamo chiudere qui con l'addestramento. Ti consiglio di continuare ad esercitarti, però, e vedere anche tutte le altre creature che il contratto può fornirti. E, per ultimo consiglio, ti ripeto la stessa cosa che mi ha detto Denka al mio addestramento: queste creature non sono giocattoli, sono compagni d'armi... se li tratti come tali, otterrai il meglio da loro. Usali in maniera impropria e rimarrai da solo.
    Detto questo, la ragazzina di Kiri fece dietrofront per ripercorrere in discesa le montagne di Kumo e tornare nella sua Nebbia.


    Stato
    ChakraFisicoMentale
    115OttimaleTranquilla
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunaix10Occhio cibernetico
    Shuriken x20//
    Cartabomba x4Fili metallici (10m)
    Cartabomba fasulla x4-
    Olio infiammabile x2-
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    Guanti rinforzatiIntattiMani
    ParastinchiUn po' rovinatiStinchi
    ---
    ---
    ---
    ---
    Equipaggiamento
    SlotOggetto
    Fascia//
    FoderoOmoikarui
    Gilet//

    Note
    Coprifronte legato al capo


    Ad finito! Sai cosa fare ;)
  10. .
    però, era da un po' che non aggiornavo o.o
    Comunque sia, ho deciso di fare un passetto indietro ed esercitarmi seriamente sul disegno e studiare, prima di fare qualcosa di serio u.u un piccolo esempio

    Esercizio sul corpo femminile


    Edited by Ely_11 - 7/9/2014, 12:27
  11. .
    Richiedo chiusura di questa arena, più l'aggiunta in scheda
    CODICE
    [URL=http://tuttoanimemanga.forumcommunity.net/?t=56497853]Due vincitrici e un'ispezione[/URL] con Galatea Shishi

    Grazie mille! :D
  12. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Parlato fantasmi - Parlato Galatea - Parlato altri


    KAI! L’urlo della kunoichi dai capelli argentei, Galatea, aveva qualcosa di strano: mancava del solito e freddo autocontrollo che tipicamente aveva, lo stesso che traspariva anche dai suoi occhi; no, questa volta la voce era davvero fuori controllo, piena di rabbia e shock, insieme a una punta di disperazione, come se stesse rivivendo il momento peggiore della sua vita. Be’, in effetti era proprio quello che stava succedendo.
    Shori temette di averla fatta arrabbiare anche fin troppo. “Oh, be’… ormai.
    Cattiva, Shogi! Cattiva! Fece il fantasma senza togliere gli occhi di dosso a Galatea, mentre questa scansava a malapena la Endan riportando qualche altra bruciatura. Non si fanno queste cose brutte a un dolce donzella! Sei cattiva!
    Shori, in risposta, tirò su col naso; si preparò al contrattacco dell’avversaria, che, a giudicare dall’ultimo tiro mancino del Genjutsu, si prospettava particolarmente cattivo. O almeno, questo era quello che Shori si era immaginata.
    Non successe nulla di tutto questo: Galatea Shishi ripiegò la Kusarigama, che era scampata alla cartabomba, e la ritirò nel rotolo. Basta così, disse, e la voce arrivò svuotata, quasi stanca e senza energie alle orecchie di Shori, che reagì con sorpresa a quell’affermazione. Terumi e chiunque ci stia guardando avrà materiale a sufficienza per farsi un'opinione, ormai. Per me lo scontro finisce qui.
    Ma… iniziò di getto Shori, che non trovando però un vero motivo per obiettare, sospirò: Come volete, senpai.
    Controlla di non avere sanguisughe appiccicate addosso, aggiunse poi lei. È stato un piacere rivederti. Probabile ci rivedremo ancora, in futuro. E, così dicendo, si dileguò.
    Shori abbassò lo sguardo, e quello che trovò le fece accapponare la pelle. Attaccate alla sua pelle – una sulla gamba destra, una sulla sinistra e l’altra appena sotto la pancia – stavano tre esseri viscidi e bavosi, dall’aspetto molliccio. In un attimo, Shori rimise insieme i pezzi. “Ma certo… che stupida, la Kuchiyose!” pensò, ricordandosi dei sigilli “innocui” che Galatea aveva fatto poco prima. Il punto era come diavolo aveva fatto Shori a non accorgersi che tre lumache le erano saltate addosso, dopotutto non erano esattamente minuscole. Stringendo i denti, tirò fuori dalla borsa un kunai e lo fece passare nell’attaccatura della creatura, staccando i punti di contatto che sembravano incollati alla pelle. Quando staccò del tutto la prima, un rapido sguardo alla sua gamba le fece capire che quelle, in realtà, non erano lumache. Sanguesughe… gemette, un po’ schifata dall’avere quegli affari attaccati a sé. Bleah. Eliminò le altre due restanti.
    Aaaaallora! Esclamò Borei, trotterellando di nuovo al suo fianco. Come ti pare?
    “Non qui” aveva pensato Shori, pensando che chiunque li stesse guardando potesse essere ancora lì. Si rigirò
    E percorse lo stesso cammino che aveva fatto per l’andata, abbandonando quell’arena con i suo fiumiciattoli ad X. Si sentiva esausta, dolorante, con un disperato bisogno di un medico-nin e di un po' di conforto. Per lei, quell'arena non era andata affatto bene.




    Stato
    ChakraFisicoMentale
    17Ustione di secondo grado al volto. Danno medio-lieve alle gambe e all'addomeUn po' stanca
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunaix9Occhio cibernetico
    Shuriken x18Cimice x3
    Cartabomba x2Fili metallici (10m)
    Cartabomba fasulla x4-
    Olio infiammabile x2-
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    Guanti rinforzatiIntattiMani
    ParastinchiUn po' rovinatiStinchi
    ---
    ---
    ---
    ---
    Equipaggiamento
    SlotOggetto
    FasciaBastone
    FoderoOmoikarui
    GiletSpecchio

    Note
    Coprifronte sul capo. Due kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
  13. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Parlato fantasmi - Parlato Galatea - Parlato altri

    Kirigakure no Jutsu - Tecnica del Velo di Nebbia
    KirigakurenoJutsu-TecnicadelVelodiNebbia_zpsfdfcc0d5
    Villaggio: Kirigakure No Sato
    Livello: D
    Tipo: Ninjutsu
    E' una tecnica segreta del Villaggio della Nebbia, ed anche se di basso livello è una delle più rappresentative dell'intero paese. La tecnica genera una nebbia fittissima che si espande per un raggio di cento metri che delimita il campo visivo di coloro che sono al suo interno; i soggetti non vedranno nulla oltre i due metri; l'unico modo per vedere attraverso tale nebbia è essere in possesso del Byakugan.
    Pur trattandosi di un ninjutsu non basterà colpire la nebbia per annullare la tecnica. Infatti qualsiasi ninjutsu riuscirebbe a far disperdere la nebbia lungo il suo percorso ma subito questo spazio libero verrà nuovamente ricoperto da nuova nebbia continuamente generata dall'utilizzatore.
    A differenza di quasi tutti i ninjutsu questo non potrà espandersi/essere usato sott'acqua in quanto le particelle d'acqua sospese normalmente nelll'aria si mescolerebbero semplicemente con la massa del liquido diventando parte di essa.
    Consumo: 2 (A Turno)

    Muon Satsujin - Tecnica dell'Omicidio Silenzioso
    MuonSatsujin-TecnicadellOmicidioSilenzioso_zpsc7a0be73
    Villaggio: Kirigakure no Sato
    Livello: B
    Tipo: Taijutsu
    Questa tecnica viene utilizzata in condizioni di visibilità scarsa o assente, come in un luogo buio o nei pressi di fitti banchi di nebbia. La tecnica consiste nell'individuare l'avversario utilizzando sensi alternativi alla vista, come l'udito o l'olfatto, e quindi muoversi silenziosamente attaccandolo, facendo leva sull'effetto sorpresa.
    Il fiuto dello Shinobi è paragonabile ad un neo Genin del Clan Inuzuka, non sarà dunque possibile identificare con precisione dov'è l'avversario ma si riuscirà a capire se è vicino o lontano. Nel caso si segua una traccia di sangue si potrà però individuare sempre grazie al fiuto, con massima precisione l'avversario. L'udito risulta essere maggiormente sviluppato, e permette allo Shinobi di percepire persino il battito cardiaco dell'avversario. La capacità nel focalizzarsi in un rumore è elevata ed una carta-bomba potrebbe distogliere l'attenzione dell'utilizzatore, ma solamente per pochi istanti. Nel caso vi siano presenti numerosi soggetti, come cloni d'entità fisica, l'utilizzatore potrebbe facilmente sbagliare bersaglio visto che sono rumori "simili". L' olfatto sottoterra o in acqua è completamente inutile e l'udito potra essere utilizzato solo contro avversari in movimento.
    Consumo: 8 (A Turno)


    Le parole di Borei la colpirono come un fulmine a ciel sereno. Inaspettate, all’inizio quasi incomprensibili, portavano con sé un qualcosa a dir poco sconvolgente. Shori non sapeva bene il perché, ma quando il fantasma pronunciò l’ultima parola, il suo corpo venne scosso da un turbinio di turbamento, che rimpiazzò la rabbia ad una velocità turbo. L’eccitazione, la cattiveria e quella sete di far del male alla sua avversaria erano sparite del tutto, lasciando la ragazzina in uno stato di smarrimento e confusione. Quelle emozioni così forti, così amplificate e sconvolgenti si erano acquietate. Che diavolo era successo? Che le era preso? Ripensando alle azioni di qualche attimo fa, la kunoichi di Kiri si sentì inorridire. Davvero era stata lei a fare, a pensare a tutte quelle cose? Davvero aveva trattato così una sua superiore? No, impossibile.
    La coda era sparita, ogni traccia di chakra demoniaco s’era dileguato nel momento stesso in cui Borei aveva finito di pronunciare le magiche parole, quelle che l’avevano fatta tornare calma. Ma non era possibile che il Nibi avesse preso il sopravvento, Shori se ne sarebbe accorta… no? Quando s’era addestrata con sua sorella per controllare il demone, era in grado di sentire quando perdeva il controllo, e non riusciva a fermarsi. Questa volta la storia era diversa: fino a qualche secondo prima, avrebbe giurato che quelle emozioni, che quei pensieri fossero proprio suoi. Non s’era accorta di nulla.
    Tale pensiero le fece venire uno spasmo di paura, ma non aveva il lusso del tempo; era in un’arena, stava combattendo, e Galatea Shishi non le concedeva certo tempo per rilassarsi. Borei l’aveva subito informata che la kiriana s’era messa a comporre sigilli, ma Shori non aveva capito a che servissero: non era un attacco, comunque.
    La kasumi aveva fatto il suo lavoro, tutta l’aria era stata occupata dalle fiamme, ma la Chuunin più esperta era riuscita con grande abilità e forza di gambe ad uscirne prima che venisse totalmente investita e bruciata. Stava correndo a gran velocità verso di lei; la ragazzina udì alcuni suoni non meglio identificati provenire dall’avversaria, anche se non bene come avrebbe voluto per via del fragore delle fiamme. Poi, però, arrivò l’inconfondibile tintinnio del metallo, anzi, di varie parti in metallo che strusciavano le une contro le altre. La Shishi aveva preso un’arma, su questo era sicura.
    Duh… piccola falce con catena attaccata alla base. Catena bella lunga, sta facendo roteare la falce nelle fiamme, attenta!
    “Falce con una catena attaccata alla base…” rimuginò Shori, acquattandosi e concentrando tutta l’attenzione sul sibilo della lama rotante. Passò in rassegna il suo repertorio di armi conosciute, e la descrizione fornita da Borei combaciava quasi totalmente con la Kusarigama; l’aveva impugnata solo una volta, in addestramento, ma non sapeva come utilizzarla al meglio. Certo, la catena legata alla falce la rendeva un’ottima arma anche per i combattimenti a lunga distanza, ma diciamo che alla ragazza dagli occhi viola non andava molto a genio come strumento.
    Sentì il fischio della falce che roteava, arroventandosi nelle fiamme crepitanti, facendole capire che ben presto avrebbe attaccato. Shori si preparò. La difesa sarebbe potuta avvenire in due modi: o avrebbe fermato l’attacco della falce con il bastone o l’Omoikarui, oppure scansando la lama. Oppure entrambe insieme.
    SWISHH.
    Ora!
    Il fruscio della falce che fendeva l’aria stava arrivando a tutta velocità sul suo lato; gli occhi della ragazzina scattarono verso la fonte del rumore, e, quasi in contemporanea, si acquattò per poi darsi un grande slancio in alto, con le gambe il più possibile attaccate al sedere. Appena in tempo: la falce fendette lì dove l’attimo dopo c’era la ragazzina, prima di continuare il giro e sparire nella Nebbia.
    Shori atterrò di nuovo, il busto inclinato in avanti per non perdere l’equilibrio. Il respiro era leggermente ansante e il cuore batteva come un folle: c’era andata vicina.
    Dei passi, il cuore pompante di Galatea che si avvicinava, l’odore di carne bruciata che si faceva più intenso. L’avversaria si stava avvicinando. Shori seguì con lo sguardo la fonte di quegli stimoli sensoriali, lì dove doveva esserci Galatea. Poi, per la seconda volta, quell’inquietante rumore di metallo insieme al fischio di una lama che roteava. “Ancora…?”
    Ora! Urlò di nuovo Borei, in contemporanea con il sibilo della falce. Shori, che stava pensando di indietreggiare, non fece in tempo a fare nulla: il sibilo le stava arrivando ancora di lato, questa volta più in basso. Agendo subito, la ragazzina di Kiri si buttò all’indietro, facendo una piccola capriola a mezz’aria, lasciando che la falce fendesse il vuoto sotto di lei, permettendole così di scampare al pericolo e, allo stesso tempo, arretrare. Attutì la caduta prima poggiando le mani, poi poggiando le ginocchia per terra, infine si rialzò del tutto. Ancora, il cuore sembrava impazzito. “Non mi piace quella cosa… mi costringe a rimanere in difesa. Se solo…” D’improvviso, come un lampo, un’idea le attraversò la mente. Era rischiosa, forse non delle migliori, ma valeva la pena provare. Almeno aveva una possibilità di rendere permanentemente inutilizzabile quel butto oggetto.
    Galatea si spostò ancora, e ancora Shori la seguì con lo sguardo. Il cuore non aveva cessato di battere forte, ma questa volta per via dell’eccitazione e non della paura. L’unica cosa in cui sperava davvero, era che la Chuunin più anziana tentasse un altro colpo.
    A quanto pare, aveva fortuna. Per la terza volta, sentì la falce che sibilava, e Borei che l’avvertiva di stare attenta. Shori allargò le gambe, i muscoli tesi e i sensi all’erta, pronta, decisa…
    SWISHH.
    Ora!
    La Kusarigama era partita, seguendo lo scatto della mano di Galatea. Anche quella di Shori era scattata al fianco, brandendo l’elsa dell’Omoikarui e sfilando la spada a velocità lampo. L’attacco, questa volta, era stato portato più in diagonale, ma non abbastanza da mandare a monte il piano della Jinchuuriki. Quest’ultima infisse la punta tagliente della propria lama nel terreno, con un unico, potente colpo, in modo che la spada fosse ben piantata nel terreno; poi la utilizzò come punto d’appoggio per issarsi su, per evitare ancora una volta di essere tranciata in due. Il metallo rovente della Kusarigama andò a impattare contro quello freddo dell’Omoikarui, a un nulla dall’elsa, e lì trovò la fine della sua corsa in uno stridente rumore di metallo contro metallo. Ma non era solo per difesa che Shori aveva adoperato proprio quella di arma. Utilizzando quei pochi secondi di vantaggio, la ragazzina sfilò una cartabomba dalla borsa e tornò coi piedi per terra, poi l’attaccò velocemente sul piatto della lama. Dopodiché sfilò l’Omoikarui dal terreno, la rinfoderò, e la falce tornò alla proprietaria. Con il cuore che palpitava velocemente nel petto, Shori spiccò un lungo salto all’indietro, per distanziarsi da quello che sarebbe successo da lì a pochi secondi.
    E tu volevi scaldare l'ambiente con queste fiammelle da quattro soldi, Shori? Se vuoi ti faccio sentire io un bel calore avvolgente, disse Galatea. Le sue parole arrivarono alla ragazza dai capelli neri come un kunai affilato: trasalì, poi si morse le labbra. Certo, era naturale… dopo quello che Shori aveva detto e fatto…
    Ma non c’era tempo da perdere: doveva agire, altrimenti il suo piano sarebbe andato a monte. Stringendo i denti, portò le mani a comporre un semplicissimo sigillo. Katsu!
    La cartabomba esplose in un boato di distruzione, con il calore palpabile che arrivava fino a lei. Le mani di Shori scattarono a coprirsi le orecchie, ma era troppo tardi: il rombo assordante, amplificato a mille grazie alla Muon, le arrivò al timpano con violenza inaudita, facendole girare la testa e portandola a incespicare all’indietro. Anche le narici furono invase da un improvviso e nauseabondo odore di bruciato, che, unito a quello della sua carne ustionata, le mandava sottosopra lo stomaco. La ragazzina si portò una mano al naso, tappandolo, e prese a respirare con la bocca. Tempo qualche secondo, e lo stomaco si era calmato.
    Le orecchie, invece, risentivano ancora dell’impatto: erano entrambe percosse da uno strano ronzio, più un dolore stridente. “Mi sa che è ora di togliere la Nebbia e la Muon… tanto hanno servito al loro scopo, adesso posso farne anche a meno”.
    E così, senza dire una parola, annullò la Kirigakure – quasi in contemporanea con la Muon – e tutto tornò alla luce: il verde dell’erba, il rosso intenso delle fiamme, il marrone scuro del terriccio e l’azzurro del cielo. Shori non si fece spaesare dall’improvviso cambiamento di paesaggio: non voleva dare respiro alla propria avversaria. Una volta tolta ogni possibile ostacolo, la ragazzina infilò le mani dentro la borsa e posizionò gli indici e i medi a forma di X.
    Kuchinonin no Jutsu - Tecnica del Mutismo
    KuchinoninnoJutsu-TecnicadelMutismo
    Villaggi: Tutti
    Tipo: Ninjutsu
    Livello: D
    Dopo aver posizionato le mani come nella figura bisognerà porre una domanda al proprio avversario. Se questo risponderà, indipendentemente dalla risposta, perderà l'uso della propria voce per tre turni. La tecnica viene usata sia per impedire agli avversari di comunicare tra loro che per non consentire l'utilizzo di Jutsu che richiedano anche la voce, come il normale Kai.
    Consumo: 2

    Magen: Narakumi no Jutsu - Illusione Demoniaca
    MagenNarakuminoJutsu-IllusioneDemoniaca
    Villaggio: Tutti
    Livello: D
    Tipo: Genjutsu
    Una tecnica di basso livello che permette all'utilizzatore, apparentemente, di svanire in una nuvola di foglie lasciando spazio ad un'illusione che raffigurerà l'incubo peggiore della vittima. Una volta attivata, l'utilizzatore verrà nascosto dall'illusione per quattro secondi, tre dei quali passati in concentrazione ed immobilità per completare il Jutsu, mentre il quarto secondo potrà essere usato da un abile shinobi per fare perdere le proprie tracce nell'ambiente. Se la vittima subirà in pieno il Genjutsu, per tutta la durata dei quattro secondi vivrà il suo incubo peggiore, ritrovandosi successivamente spaesato per l'esperienza vissuta e rallentato nell'esecuzione dei sigilli di un grado per il resto del Turno. La tecnica si dissolve se il bersaglio viene attaccato dall'utilizzatore durante i quattro secondi.
    Facilmente dissolvibile con il Kai.
    Consumo: 2

    Pensate forse di arrendervi? chiese con tono neutrale, fissando gli occhi argentei della Chuunin. Quanto pensate di poter tirare avanti ancora con questi giochetti?
    Subito dopo tolse le mani dalla borsa e iniziò una sequela di Sigilli. Quello che aveva intenzione di fare era una semplice strategia che aveva adottato fin da quanto era Genin, un piccolo attacco che se fosse andato a segno sarebbe stato un duro colpo per l’avversario.
    “Devo cercare di risparmiare energie” pensò poi, una volta terminati i Sigilli del Genjutsu e costretta all’immobilità. “Negli ultimi colpi ho davvero esagerato con il Chakra… non vorrei rimanere senza prima del previsto… ora!”
    I tre secondi erano scaduti. Ora Shori ne aveva solo uno per creare il suo attacco, per questo optò per la tecnica offensiva di esecuzione più veloce: la Endan. Completò i sigilli il più velocemente possibile, poi incanalò Chakra Katon nella bocca e lo vomitò a forma di una grande palla di fuoco; in grandezza era nulla confrontato alla Dai Endan, ma in quella situazione era meglio optare sulla velocità più che sulla distruttività.
    Katon: Endan - Palla di Fuoco
    KatonEndan-PalladiFuoco_zps45f3c933
    Villaggio: Tutti
    Livello: C
    Tipo: Ninjutsu
    L'utilizzatore con questa tecnica può creare una Palla di Fuoco di due metri per due che si dirigerà verso il bersaglio ad una velocità medio/alta oltre che ad essere di rapida esecuzione. Al contatto essa causerà un ustione media.
    Consumo: 4



    Stato
    ChakraFisicoMentale
    35-2-8-2-2-4=17Ustione di secondo grado al volto. Danno medio-lieve alle gambe e all'addomeUn po' stanca
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunaix9Occhio cibernetico
    Shuriken x18Cimice x3
    Cartabomba x2Fili metallici (10m)
    Cartabomba fasulla x4-
    Olio infiammabile x2-
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    Guanti rinforzatiIntattiMani
    ParastinchiUn po' rovinatiStinchi
    ---
    ---
    ---
    ---
    Equipaggiamento
    SlotOggetto
    FasciaBastone
    FoderoOmoikarui
    GiletSpecchio

    Note
    Coprifronte sul capo. Due kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
  14. .
    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Evocazioni - Murasaki Wuta


    Bene, a quanto pare l’allievo aveva esaurito tutte le domande. Riprese il tentativo di evocare una taglia media, ancora con i sigilli, le rune nere, il fumo. Shori era sinceramente convinta che, nonostante i due ultimi tentativi riusciti, quest’ultimo non sarebbe stato altrettanto. Perché? Semplicemente per esperienza personale: al suo addestramento era infatti andata così.
    Quando la nuvoletta di fumo svanì, i timore della sensei vennero confermati: al posto di un possente volatile, c’era un piccolo falco di modeste dimensioni, con poche penne attaccate alla carne. Per un attimo si guardò attorno, spaesato da quell’ambiente nuovo. Poi si mise a tremare incontrollabilmente.
    Che tenero, miagolò Shori con un dolce sorrisino sul volto. Guarda come trema… rilascia pure la tecnica, il poverino è terrorizzato. Temo di sapere cosa sia successo: esattamente come ai tuoi primi tentativi, hai utilizzato una quantità insufficiente di Chakra per richiamare una Taglia Media, per cui ora ci troviamo difronte a un prototipo di quello che dovresti evocare. Riprovaci, e questa volta mettici ancora più Chakra!

    Stato
    ChakraFisicoMentale
    115OttimaleTranquilla
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunaix10Occhio cibernetico
    Shuriken x20//
    Cartabomba x4Fili metallici (10m)
    Cartabomba fasulla x4-
    Olio infiammabile x2-
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    Guanti rinforzatiIntattiMani
    ParastinchiUn po' rovinatiStinchi
    ---
    ---
    ---
    ---
    Equipaggiamento
    SlotOggetto
    Fascia//
    FoderoOmoikarui
    Gilet//

    Note
    Coprifronte legato al capo
  15. .
    fatto v.v
1282 replies since 3/9/2012
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