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Arena UrbanaUn'Arena dedicata al puro divertimento! Offre ottimi spunti per nascondersi e attuare brillanti strategie, ma ci si può anche divertire a devastarla in ogni modo. Il centro dell'Arena è il crocevia di due larghi viali che tagliano a croce la finta città, creando una piazza abbastanza ampia. Mentre a livello del terreno il resto dell'Arena è un dedalo di vicoli e viuzze da cui il nemico può sbucare al improvviso, la maggior parte dell'Arena si sviluppa verticalmente, nella fedele riproduzione a grandezza naturale di vari palazzi. Sono presenti diversi laghi, solitamente preda di turisti ovviamente allontanati durante gli scontri. Arena Neutra, permette l'utilizzo di qualsiasi forma di Jutsu.
Narrato, «Parlato», "Pensato", «Parlato Altri», «Hayato»
Poco dopo il Torneo delle Cinque Nazioni
La Battaglia dei Dieci, alle porte di Sunagakure era ancora un fresco ricordo, e ancora più recente era per me quello del Torneo, e in particolare lo scontro con Ennosuke. Mi bruciava un po' quella sconfitta, ma sapevo che un conto era perdere un Torneo perché interrotti da un'arbitro, che stabiliva il vincitore in base ad un suo pronostico, un'altro era perdere una vera battaglia, portata da entrambi fino ai limiti estremi. E se lo Hyuuga si era aggiudicato quel match, era pur sempre vero che fuori dalla "campana di vetro" dell'Arena a vincere ero stato io. Io potevo consolarmi con quel pensiero, ma Hayato, che aveva dovuto abbandonare il Torneo a causa di un malore del padre, era ancora più depresso di me. "Devo fare qualcosa per scuoterlo un po'..." pensai vedendo che il mio amico passava giorno e notte al capezzale del vecchio Kusanagi. Potevo capire il suo dolore e i suoi timori, visto che anch'io avevo dovuto passare il calvario di un padre malato, e all'epoca dovevo anche preoccuparmi di badare ai miei fratellini e alle mie sorelline. Purtroppo per me quella situazione si era risolta in una maniera ancora peggiore della peggiore delle mie ipotesi. La mia intera famiglia era infatti stata sterminata da alcuni ignoti Mukenin, di cui forse faceva parte anche Uchitake Yotsuki. Il padre di Hayato almeno era al sicuro all'interno del Villaggio, ma non avendo lui nessun'altro parente prossimo, temevo che il mio amico non trovasse una ragione per staccarsi da quel letto e infine per continuare a vivere. Io ero passato attraverso la disperazione, la rabbia e la depressione più totale, prima di trovare in me la forza di costruirmi una nuova ragione di vita, e sapevo che anche il Manipolatore di Argilla aveva la forza necessaria per compiere un simile cammino, seppure sperassi per lui un percorso più facile. Quello che più mi preoccupava era la depressione che già lo affliggeva, e l'apatia che questa comportava. Pur non potendo far nulla per migliorare le condizioni del suo genitore, Hayato rifiutava di svolgere qualsiasi missione o turno di guardia, trascurava i suoi allenamenti e i suoi studi... Si stava insomma lasciando andare. Con quell'angoscia nel cuore, presi carta e penna e cominciai a scrivere.
CITAZIONE Caro Hayato, so che sembra strano scriverti una lettera, quando anche oggi sono passato a trovarti. Eppure ci sono certe cose certi sentimenti, che sono difficili da esprimere a parole, soprattutto con un vecchio amico. So che la situazione non è la più adatta per affrontare un simile discorso, ma entrambi siamo ormai Special Jounin da tempo. È da quando sono finalmente riuscito a raggiungerti che desidero misurarmi con te, e questo lo sai. Al Torneo ci eravamo infatti iscritti entrambi proprio nella speranza di poterci confrontare in grande stile. Poi tuo padreDa allora alcune cose, anche molto importanti, sono cambiate. Ma dentro di me Ma ho duramente lavorato per raggiungere il tuo livello, e mi hai detto che anche tu speravi di affrontarmi presto. Me lo hai promesso. Credo sia arrivato il giorno di mantenere quella promessa. Domani mattina, Arena 3, ore 10.00. Non c'è bisogno che tu risponda. Io sarò lì ad aspettarti, fino a mezzogiorno. Se non te la sentirai, capirò. Kenji Rilessi il mio scritto un paio di volte, insoddisfatto. Non era un granché come lettera di sfida, ma non volevo neanche mettere troppo sotto pressione Hayato, così decisi di non spaccarmi ulteriormente la testa su cosa scrivere. Consegnai personalmente la lettera, infilandola sotto la porta. Bussai per poi filarmela nella sera come un ladro, prima di vedere come Hayato avrebbe potuto reagire.
L'indomani, alle ore 10.00 ero in piedi, al centro dell'Arena numero 3, una piazza di cento metri di raggio con al centro un fontanone pieno d'acqua. Al centro del fontanone c'era una statua, raffigurante un falco che ghermisce un pesce in acqua. "Arriverà..." mi dissi fiducioso.
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