Studio di Kuro Hanashi

Complesso del Clan Hanashi - Otogakure no Sato

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  1. Rinne87
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    Ninpou: Chojuu Giga

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    Era decisamente di malumore.
    Tanto per cominciare, sua madre Midori era fuori in missione, essendo candidata a ricoprire a breve il grado di Jounin, lasciandolo con quel patetico Chuunin di suo padre Aozu. Uno di quegli imbecilli che finisce per passare il resto della sua vita di guardia alle porte del Villaggio, osservando gli altri andare verso luoghi remoti e tornare dopo aver compiuto grandi missioni. O almeno questo era ciò che Kuro Hanashi pensava del padre.
    Come se non bastasse questi si era pure messo a fare il genitore, di punto in bianco, cominciando a chiedergli cose su Akane o Roshi, invitandolo goffamente a svelargli i suoi sentimenti durante il pranzo. La prima volta Kuro ignorò il tentativo sviando la conversazione con una domanda. La seconda poggiò le bacchette accanto al riso, spiegando chiaro e tondo che non intendeva parlarne. Al terzo tentativo però si alzò di scatto, dicendo di essere pieno, sul punto di scoppiare, per poi barricarsi in camera sua.
    Gli ci era voluto un po' per ritrovare la calma e riuscire a recuperare la sua freddezza. Per distrarsi aveva controllato tutto l'equipaggiamento nel suo baule, tirando fuori il Gilet, controllando campanelli e senbon e cambiano la pila della torcia elettrica. Ripose tutto nelle tasche e accantonò il Gilet per la tripla borsa, stracolma di ogni genere di oggetto che un Ninja possa desiderare. C'erano tre Shuriken ancora sporchi di sangue, per via di quei banditi che aveva ucciso in missione. Doveva pulirli se non voleva che si rovinassero. L'acquaragia che usava in pittura avrebbe rovinato la brunitura, perciò sfregò il sangue con un panno imbevuto d'alcool. Una specie di sorrisetto amaro gli si dipinse in volto mentre pensava a come fosse ironica la cosa. Non provava alcun rimorso per aver spezzato le vite di quei tre ladri mentre non riusciva a perdonarsi la morte di Akane, anche se non era stato lui ad ucciderla.
    In fondo, sotto tutti questi strati artificiali di logica, non sono diverso da un qualunque animale, in balia dei miei istinti e delle mie emozioni. rifletté con insolita onestà.
    Si rese conto che era stato suo padre a condurlo a quei pensieri, e la rabbia gli si riaccese dentro. Perché quel buono a nulla non può lasciarmi in pace!? pensò serrando i pugni.
    Prese a respirare profondamente, sollevando il petto ed espirando le negatività. Stava appena cominciando a calmarsi, quando qualcuno bussò tre volte alla sua porta.
    TOC-TOC-TOC!
    Che c'è? scattò, nervoso per essere stato interrotto.
    Kuro?
    Era suo padre. Decise di non rispondere.
    Ascolta... io lo so. Come ci si sente. Quando succede dico. Insomma... è brutto. dietro la porta chiusa, Kuro roteò gli occhi. La classiche farneticazioni del padre, e anche se non era costretto a rispondere era costretto a sentirle. Il suo rifugio si era improvvisamente mutato in una prigione.
    Sai, non sono bravo, in queste cose.. continuò pateticamente, cercando di scusarsi.
    Né in altre. pensò sarcastico il ragazzo.
    ... Ma in ogni caso penso che dovresti uscire. Potremmo parlarne oppure fare qualcosa insieme... continuò l'uomo, ma l'Hanashi smise di ascoltarlo.
    Uscire? Sì, ottima idea. concordò il ragazzo, Ma non certo per mettermi a parlare con te! pensò il giovane.
    Rimise la cintura con le borse nel baule, infilando poi un braccio sotto la pila di indumenti per afferrare una scatolina, che infilò in tasca. Il baule si richiuse in un piccolo tonfo sordo mentre già apriva un cassetto della scrivania per agguantare un rotolo da disegno e un pennello. Già che doveva per forza uscire voleva essere sicuro di non annoiarsi almeno. Aprì la finestra e gettò un piede fuori, fermandosi un secondo a cavalcioni sul davanzale a guardare la sua stanza, mentre il povero Aozu continuava a parlare con la porta. Poi, senza pensarci su, si butto dall'altro lato.
    La finestra era al piano terra, dunque atterrò senza un suono e si preparò a svignarsela quando un suono alle sue spalle lo fece voltare.
    TOC-TOC-TOC!
    Voltandosi stupito si accorse di riconoscere il visitatore che aveva bussato alla porta di casa sua.
    Rosso! Che ci fai qua? domandò sorpreso.
    Vieni, facciamo due passi... lo chiamò, desideroso di allontanarsi prima che suo padre si affacciasse e lo vedesse fuori.


    Kuro Hanashi
    Otogakure_zps2fdestdu

    Chakra: 115
    Fisico: Infreddolito
    Stato: Pensieroso, triste

    Equipaggiamento- Pennello
    - Rotolo da disegno con calamaio interno
     
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