Kyoshiro Tsuuya

Ripresi conoscenza tutto d'un tratto. Il mio viso era sulla nuda e umida pietra del pavimento di un'anonima cella. Gli occhi si riaprirono come dopo un lungo sonno. Faticai un po' per mettere a fuoco il motivo ricorrente delle pietre sul pavimento. C'era fin troppa poca luce per distinguere in maniera ottimale gli oggetti circostanti e quando poi provai a mettermi in piedi, constatai che la testa mi girava terribilmente e che le braccia davvero non riuscivano a mantenere su il mio peso. Ricaddi riverso al suolo, nella stessa posizione in cui mi ero svegliato. Avevo urtato lo zigomo destro nella caduta e pensai che non era poi così male l'idea di rimanere un altro po' disteso in quella situazione. Non sapevo quanto tempo fosse passato e non sapevo neppure dove mi trovassi in effetti. Gli ultimi ricordi erano legati al combattimento con Takezo. Ero stato uno stupido a farmi trascinare in uno scontro e avevo perso rovinosamente. Come avevo potuto pensare che quell'uomo fosse davvero disposto ad essere catturato e riportato al suo villaggio? No, davvero non potevo credere ancora a questa farsa. Takezo si era presentato ancora più forte e pericoloso rispetto all'ultima visita. Si era preparato, aveva mutato il suo corpo per avvantaggiarsi nello scontro, ottenendo risultati ottimi anche se Gyuki era intervenuto nello scontro. Il demone aveva mostrato tutto il suo potere ma anche il muukenin aveva dimostrato tutta la sua abilità tenendo testa alla bestia leggendaria. Lì, riverso sul sudicio pavimento, ebbi modo di rimuginare su quello che era successo e pentirmi del riguardo che avevo avuto col muukenin. Temevo di ferirlo gravemente e per quello mi ero trattenuto. Purtroppo la scelta si era dimostrata assolutamente errata. Sorrisi e mentre ridevo, mi prese una fitta al petto. Tossii pesantemente e mi voltai a faccia in su.
Credevo che Kempachi mi avrebbe ucciso su quel percorso eppure sono ancora vivo..
Per forza, gli sei fruttato molto di più da vivo a quel bastardo..
Ero nel buio del mio inconscio, la prigione nella quale il demone risiedeva era ancora li, intatta eppure c'era qualcosa di strano nella bestia. La sua voce era debole e affaticata. Non ruggiva squillante come il solito. Arrancai pian piano verso le sbarre e mi affacciai all'interno della costruzione. Nella penombra vidi un sottile tentacolo muoversi. Lo seguii alzando lo sguardo fino a scorgere la creatura. Rimasi esterrefatto! Davanti agli occhi c'era una carcassa, lo spettro del demone possente che dimorava dentro di me. Ero a bocca aperta. Incredulo, non riuscivo a parlare e mi domandavo cosa poteva essergli successo.
Ci stanno spremendo come limoni.. Ad intervalli regolari. Vengono, prelevano il mio chakra e ti drogano..
Fu come un macigno che mi cadeva sulle spalle. Mi sentivo debole, privo di forze e avevo ipotizzato che non fosse passato molto dalla fine dello scontro eppure, le ferite riportate erano guarite. Anche le più gravi.
Da quanto tempo siamo qui? da quanti giorni siamo prigionieri?
Difficile a dirsi. Siamo sotto terra e non abbiamo orologi. Il tempo passa indistintamente qui dentro. In genere, per recuperare completamente le mie energie impiego sei giorni ma non aspettano neppure che arrivi a metà che me lo portano via. Diciamo, ogni due giorni? Beh, in questo caso ne sono già passati venti contando le volte che Mi hanno rubato il chakra..
La testa mi girava. Il corpo era disteso sulla pietra nuda ma nell'inconscio dovetti appoggiarmi ad una delle immense sbarre. Non capivo o meglio, non volevo capire le parole che aveva appena pronunciato. Erano passati venti giorni dalla disfatta? Nessuno del villaggio era intervenuto nel frattempo? Come avrei fatto per fuggire? Erano numerose le domande ma quella che mi premeva di più scoprire era:
Come mai mi sono risvegliato? dico.. Sono rimasto incosciente per giorni, perché solo ora?
Non so dirti.. io percepisco il mondo esterno attraverso te, se tu sei incosciente,
è come essere in una cella buia senza finestre. percepivo solo vagamente il tuo stato. So solo che prima di prelevare il mio chakra, la sensazione di torpore era così forte da influenzare anche me.
Possibile che mi droghino prima del processo di estrazione. Mi somministrano un sedativo, molto potente anche..
Di sicuro avevano qualcosa, di non convenzionale, che mi somministravano periodicamente ma i conti non tornavano. Difficile che per quanto fosse potente, una sola dose riuscisse a tenermi buono per due giorni interi prima di fermarmi il cuore. Con molta probabilità la somministrazione era più frequente rispetto a quello che il demone pensava e che con molta probabilità, se ora ero cosciente, era anche imminente la prossima dose.
Ascolta, probabilmente sono sveglio a causa di un errore nel precedente dosaggio.. O la quantità di farmaco era minore, o il mio corpo si sta abituando, il fatto importante è che ora sono cosciente ed è forse l'unica possibilità che abbiamo.. Ho un piano, ma ho bisogno del tuo aiuto
Nel frattempo tornava la sensibilità in tutto il corpo. Tendevo un orecchio verso la porta in caso qualcuno si avvicinasse. Non avevo forze a sufficienza per usare la muon e non svenire perciò dovetti affidarmi al semplice ascolto.
Fottiti! Ho già perso molto ascoltando te e le tue cazzate! D'ora in poi farò come dico io, me ne occuperò alla vecchia maniera!
Si, come no, ottuso di un calamaro.. vuoi affrontare un laboratorio intero,pieno di muukenin a guardia, affrontandoli a muso scoperto? Senza chakra, in quello stato? Vuoi capire che se abbiamo perso contro Kenpachi è perché non abbiamo collaborato? Dannazione!
Il demone parve ascoltare e rimuginare sulle mie parole. Comprese che non poteva affrontare tutto con la sola forza bruta, doveva ingoiare il boccone amaro e ammettere che se voleva uscire da quella cella, se voleva fuggire da quel laboratorio, doveva scendere a compromessi e collaborare con l'umano: il suo jinchuurik. Una desolante rabbia ora accomunava i due, gli dava manforte, li accompagnava per mano. Sapevano qual'era la via da seguire, Distruzione più totale ma a tempo debito.
Ora come ora non abbiamo forze a sufficienza per qualsiasi cosa. Forse riuscirei a ottenere un po' di chakra, ma dobbiamo rubarlo a qualcuno.. qualcuno di debole. Così, possiamo fare poco. quindi rimarremo buoni finché non verrà qualcuno. Tu non hai recuperato le forze, quindi non è tempo di raccolto. Per ora non verranno a prelevarci ma con molta probabilità verranno per farci l'ennesima iniezione.. avremo poco margine e dovremo sfruttarlo.
Gyuki annuì, la cosa gli sembrava sensata. Per lo meno era la cosa più fattibile tra quelle pensate. Avrebbe dato fiducia ancora una volta nella speranza di riuscire a fuggire. Già troppe volte, in passato, aveva visto gli umani contrastare il suo potere grazie al numero e questa volta non voleva fare la stessa fine. Essere rinchiuso in un uomo dava al demone notevoli vantaggi, molti più che rimanere rinchiuso in qualche contenitore particolare come un vaso.
Il tuo piano non mi fa impazzire ma ammetto che potrebbe essere la cosa migliore che ci possa capitare..
Per prima cosa, provai a sfruttare la tecnica ANBU Souzou no Douka per uscire di li ma non appena composi i sigilli, sentii una sensazione sgradevole in tutto il corpo. Non riuscivo ad eseguire il jutsu alla perfezione, rischiavo di rimanere bloccato nel materiale con cui mi fondevo. Non potevo rischiare. Il tutto comunque indicava che fosse successo qualcosa al mio corpo. Fu Gyuki ad annoverarmi dell'accaduto, ancora una volta.
Devo avvisarti di una cosa. Mentre eri incosciente, ti hanno fatto qualcos'altro, un altra precauzione immagino.
Il mio corpo rispondeva lento, addormentato, come se si fosse ripreso da un'anestesia. Ad un veloce controllo mentale non mi sembrava che qualcosa fosse sbagliata. Avevo entrambe le mani, le braccia, entrambe le gambe. Anche gli occhi, sebbene la stanza fosse quasi completamente buia, li sentivo ed un veloce controllo al tatto, confermai. Allora cosa poteva essere? Cosa mi avevano fatto?
Non capisco.. spiegami..
Deve trattarsi di un sigillo. Potente, difficile da spezzare. Lo hanno usato per impedirci di usare il chakra. Complicherà le cose.
Dire che le cose si complicavano era un eufemismo. Un ninja senza la sua arte era spacciato o quasi. Certo, potevo fare affidamento a qualche abilità ma potevo dire di essere abbastanza nella merda. Dovevo provare, non potevo credere finché non avessi visto con i miei occhi. Visto che dovevo rimanermene buono buono, avrei fatto qualche tentativo prima di dover effettivamente combattere contro qualcuno. Mi rialzai. Ero debole ma secondo dopo secondo, sentivo di potermi fidare sempre di più.
Cos'hai in mente?
Vedere cosa sono in grado di fare in questo stato. Dubito che questo sigillo mi blocchi completamente nell'utilizzo delle mie arti ninja. Sono riuscito ad impastare il chakra anche se la tecnica non era del tutto corretta. L'unica soluzione è provare gradualmente per vedere fin dove posso spingermi..
E questo ti serve?
Serve per capire fin dove posso spingermi e cosa posso fare e cosa no
La creatura annuì, questa volta aveva capito. Mi lasciò fare, osservando in silenzio i miei movimenti. Per prima cosa, decisi di togliere il sudicio cencio di iuta che mi faceva da indumento nella speranza di vedere il sigillo ma ancora una volta, la mancanza di luce, mi limitava. Provai quindi dalle basi, come anni e anni prima, ad impastare il chakra sulla pianta dei piedi e delle mani. Sentii subito la differenza. Riuscivo nell'intento ma sentivo un persistente fastidio sul torace e sulle spalle e osservandomi, potevo distinguere flebili lineamenti rossastri del sigillo prendere vita. Più tempo mantenevo il controllo e più quel fastidio diventava un vero e proprio dolore. A quel punto era piuttosto sopportabile: un fastidio. Così provai qualcosa di più intenso ma di ancora basilare. Provai ad utilizzare la henge. Mi bastò cambiare leggermente la mia figura, dopotutto era solo una prova. ci riuscii ma il dolore si stava amplificando. Dovevo aspettare che il sigillo si calmasse ma in buona sostanza, riuscivo ad utilizzare per lo meno i jutsu più elementari.
Rimisi la casacca e me ne tornai buono buono al centro della stanza, nello stesso punto nel quale mi ero risvegliato. Presi un grosso respiro per calmare il mio animo. Non dovevo essere avventato ma calmo e metodico. Ritornai nel subconscio, luogo dove il demone dimorava. Questa volta, per la prima volta, entrai nella prigione della bestia oltrepassano le enormi barre. Mai come prima mi sentivo così in sintonia con quella creatura. La cosa che il mio cuore desiderava di più in assoluto era sprofondare nel dolce richiamo del chakra demoniaco
Dobbiamo capire come fare per uscire di qui, non sappiamo se è un covo sotterraneo o una fortezza di altro genere. Quello che posso dire è che da quello che ricordo, che questa non è una di quelle prigioni che usavo nel periodo da muukenin. La forma di queste celle non mi ricorda nulla di conosciuto. Kenpachi ci avrà pensato. Avrà scelto qualche prigione a me ignota. L'unica cosa che penso è che se questo covo è sotterraneo, ci sarà un sistema di ventilazione, qualcosa per distribuire aria nel complesso.
Su questo non so come aiutarti.. non so proprio di cosa tu stia parlando..
Tranquillo.. non è questo il tuo compito. Tu devi solo preoccuparti di accumulare il chakra. Più tempo impiegheremo per la fuga, più il pericolo di essere scoperti sarà alto.
Anche con il mio contributo, usare un solo jutsu per volta e con notevoli problemi non ci aiuterà.. anzì, velocizzerà solo il nostro ritorno in una cella come questa.
Sbagli, se verremo presi, con molta probabilità verremo rinchiusi in un posto ben peggiore, con una sorveglianza serrata. quindi non c'è proprio da sbagliare. Assolutamente.
Gyuki mi guardava sorpreso. non si sarebbe mai aspettato che entrassi nel suo perimetro d'azione. Era palese che volesse sapere cosa ci facessi lì dentro al ché soddisfai subito la sua curiosità.
Siamo nella stessa barca. Confido in te e fino a quando non saremo fuori, condivideremo la cella fisica che mentale, intesi?
Gyuki non sapeva che dire. Per un attimo rimase interdetto ma poi sorrise e annuì confermando che anche per lui quella situazione andava bene. Mi sedetti per terra, gambe incrociate di fronte al colosso e sorrisi di rimando alla bestia.
Se collaboriamo, schiacceremo questi piccoli insetti, insulsa feccia inferiore!
Mi piace! Questo è lo spirito del mio degno Jinchuriki!
Passò diverso tempo. Difficile a dirsi quanto. I miei discorsi interiori col demone erano parecchio rapidi ma era già parecchio che si discuteva, senza parlare delle prove fatte nell'utilizzo del chakra. Riassumendo quell'aspetto della mia condizione, sapevo per certo di poter usare qualche jutsu ma solo lentamente e con un tempo di riposo tra uno e l'altro per dare tempo al sigillo di calmarsi. Per quanto cercassi di trovare una soluzione alla fuga, il problema principale restava il sigillo. Non ero un esperto in quell'arte ed era già tanto se conoscevo il pentagramma percettivo e il jutsu insegnatomi da Gyuki con i cloni. Del resto non sapevo proprio come potesse funzionare quel jutsu. L'unica alternativa che mi veniva in mente era quella di aspettare e raccogliere informazioni. Non dovevo essere avventato e prima di gettarmi in una fuga a capofitto, avrei osservato la situazione. L'unico inconveniente era che di li a breve, mi avrebbero fatto visita per iniettarmi l'ennesima dose di farmaco ma non potevo permettermi di rimettermi a dormire. Così pensai ad una soluzione: avrebbero trovato un Kyoshiro al quale somministrare il farmaco mentre io avrei avuto modo di scampare e magari anche di fuggire. Mi concentrai profondamente. La scissione era una tecnica di altissimo livello, non richiedeva chakra ma era comunque molto difficile da usare e la concentrazione da porvi doveva essere estrema.

Lentamente, mi concentrai affinché potessi scindere il mio corpo in due. Non appena il processo ebbe inizio, Il sigillo iniziò a bruciare come mai aveva fatto. Più andavo avanti e peggio era. Qualcosa si mosse sulla spalla all'altezza del tatuaggio, come un fluido che ribolliva. La spina dorsale si rigonfiò iniziando ad alzarsi in direzione opposta. Pian piano, da quella massa informe, si delinearono le spalle e le scapole, poi la nuca e pian piano le braccia. La prima a sbucare fuori fu la testa, seguita dal busto e le le braccia. infine furono le gambe a scindersi dal corpo principale. Era come osservare una mitosi cellulare senza bisogno del microscopio. Dovevo essere lento e calmo se volevo riuscire completamente nella divisione. ma quando ebbi finito, di fianco a me vi era un uomo vestito di stracci e visibilmente provato, con lo stesso sigillo impresso sul corpo. Entrambi stremati per lo sforzo quasi condiviso, entrambi i Kyoshiro si sedettero in cerca di sollievo al bruciore che il sigillo comportava. I due si divisero immediatamente i compiti come già deciso prima della scissione. Il primo, Kyo, si mise da parte, il secondo Shiro, da sempre colui che condivideva il destino oltre che il nome del fratello di Kyo, si sdraiò per terra, nella stessa posizione in cui si erano svegliati. Restò lì immobile e così sarebbe rimasto di li in poi. Eravamo uno di fianco all'altro, così che se qualcuno utilizzasse il pentagramma percettivo, non si potesse accorgere di due persone nella cella. In quel preciso istante, udii dei deboli passi in lontananza diventare sempre più forti. Il Rintocco dei piedi sul pavimento di pietra rimbombava nel corridoio sotterraneo. Sempre più vicini, si fermarono a qualche metro, appena oltre quella che doveva essere la porta. Io mi ero allontanato, raggiungendo il muro sul fianco destro della porta. Non dovevo permettere che mi vedessero. Raccolsi ancora una volta il chakra e creai una patina suiton sulla mia pelle al fine di celare la mia presenza.

Il chakra che fluiva, alimentava il sigillo che pian piano bruciava sempre più. La fortuna era avere pochi cenci addosso e il compito di ricoprire tutto si semplificava ma dovevo rimanere immobile per non rischiare di annullare il jutsu. Il rumore di una feritoia di metallo che sfregava sul legno e dopo qualche secondo, ancora una serratura che cigolava sotto le mandate. L'uomo aveva osservato l'interno della stanza prima di aprire. Entrò nella cella portando con se una torcia che inondò di calda luce il buio tugurio e dopo di lui, anche un assistente, che chiuse la porta a chiave dietro di sé per poi poggiare la torcia in un apposito gancio sulla sinistra della porta. Una prevedibile precauzione nel caso il prigioniero si fosse liberato. La forte luce mi fece lacrimare gli occhi. Erano abituati al buio da troppo tempo così non vidi molto all'inizio. Il primo, che doveva essere probabilmente un medico, vestito con un camice scuro, si voltò verso Shiro mentre il suo assistente preparava quella che doveva essere una flebo. Il prigioniero era disteso sul pavimento, immobile a respirare la fredda aria della umida cella. Io restavo nell'angolino aspettando che gli occhi si abituassero per osservare tutto ciò che veniva fatto sul mio corpo. Gyuki, come me, si teneva all'erta osservando cosa facevano sul ninja. Avevano preso una siringa con un fluido scuro e l'avevano unito al liquido della flebo. L'uomo si avvicino a me dal lato sinistro e prese il mio braccio. Era alla ricerca di una vena nella quale iniettare il composto e aveva alzato il braccio al fine di illuminarlo il più possibile. L'avambraccio era livido e martoriato dalle numerose iniezioni.
Questo braccio.. sta messo male.. potrebbe infettarsi se continuiamo a iniettargli roba qui.. Da domani gli iniettiamo nell'altro.
Disse il medico al suo assistente. Trovò una vena in uno stato sufficientemente buono e bucò. Un liquido giallognolo iniziò a fluire dall'ago nel braccio del ninja.
Vedi, quello è il sistema con cui mi sfamano e mi idratano.. Così non hanno neppure il problema degli escrementi.. ecco, ora nella stessa flebo stanno inserendo il siero che mi teneva sveglio. Come sospettato, viene somministrato in diluizione per non causare un blocco multi organo
Gyuki ascoltò sorpreso le parole della sua giovane forza portante. Ne sapeva parecchio sul corpo umano e come funzionavano quelle sostanze. Era qualcosa di cui lui ignorava addirittura l'esistenza.
Come fai a conoscere tutte queste cose?
Le ho apprese. Anni fa, quando il mio sensei era ancora in vita, amavo leggere i suoi libri e le sue ricerche. Lui era uno dei migliori ninja medici di tutta Kiri e le sue ricerche erano avveniristiche. A me interessavano solo gli studi sugli effetti dei veleni e delle sostanze dopanti e psicoattive.
Il tutto non si basa solo sulla conoscenza delle sostanze e i suoi effetti ma anche nei dosaggi e somministrazioni altrimenti rischi di far fermare il cuore o farlo scoppiare.
Il tutto pareva quasi alieno per il Polpo. Lui non aveva mai avuto bisogno di apprendere qualcosa, di conoscere qualcosa che altri prima di lui avevano appreso o scoperto. Viveva da così tanto tempo e tutto ciò che conosceva si limitava alla vita di una bestia, cibarsi e sopravvivere che non aveva mai pensato alla Conoscenza. Il tutto lo riportò alla mente anni e anni prima quando era poco più di un cucciolo, con i suoi fratelli bijuu che ascoltavano le storie dell'eremita delle sei vie. Egli aveva raccontato loro che provenivano dal frutto della vita. Il grosso demone pensò che se loro si erano cibati del frutto della vita, l'uomo si era cibato del frutto della conoscenza. I demoni avevano dalla loro la forza incommensurabile e terribilmente devastante della natura, gli uomini quella della conoscenza. La prima era una fonte immensa, ma non in continuo accrescimento come quella umana. La conoscenza veniva tramandata, insegnata e di generazione in generazione, la conoscenza aumentava sempre più. Ora gli era più chiaro il perché avesse perso tante volte, troppe volte contro gli esseri umani. Adesso le cose dovevano cambiare, doveva imparare dai suoi errori e accrescere il suo potere nell'unico modo in cui in effetti non poteva: La conoscenza degli uomini!
Nel frattempo la flebo era finita e Shiro profondamente sedato. I due uomini controllarono soddisfatti che il loro prigioniero fosse come da procedura incosciente a qualsiasi stimolo. L'assistente registrava i dati su di una cartelletta mentre il medico prendeva i parametri di base del prigioniero.
Bene Tashi, Prima fase conclusa, passiamo al sigillo. Sembrerebbe essere stato attivo poco fa.
Ancora il demone? Ha cercato di liberarsi?
Possibile.. insomma, già altre volte l'ha fatto.. L'otto code ha un bel caratterino.. Dovremmo riferirlo. Questo sistema potrebbe non essere più efficiente. Bene, sistemalo che procediamo
L'assistente ripulì il tutto e disinfettò la puntura. Girò il corpo del ninja della nebbia a faccia in su e gli tolse la maglia. Il petto nudo ora era in bella mostra con il sigillo di un rosso scuro. Il medico si inginocchiò sul lato destro del prigioniero, coprendomi parzialmente la visuale. non fu un problema, mi bastò spostarmi di lato, leggermente per poter vedere cosa faceva. Il manto senza polvere andava non solo a coprire la mia figura ma celava anche odori e suoni prodotti dal mio corpo. I passi però potevano essere un problema. Quelli erano udibili ma al momento, essendo a piedi nudi sulla pietra, in pratica non producevo quasi nessun suono. I due come previsto non si accorsero di nulla. Il corpo davanti a loro sembrava l'originale e lo era per certi versi. Il medico compose un sigillo e rilasciò il sigillo per poi eseguire una nuova serie di sigilli e poggiare nuovamente la mano sul petto. In un primo momento pensai che stesse ponendo un nuovo sigillo ma dalla mano apparvero delle lingue cremisi di fuoco che avvinghiarono il corpo di Shiro spingendolo di forza al suolo e procurandogli qualche lieve danno da bruciatura.

Ciò che avevo appena visto mi fece rizzare le orecchie. Quindi il sigillo andava rinnovato per continuare a mantenerlo attivo. Lo avevo ipotizzato vista l'efficacia del jutsu ma non essendo esperto, non mi ero esposto. Questo poteva dire che..
Il sigillo potrebbe scomparire da solo a breve.
Gyuki si alzò sorpreso dalla sua posa arrancata. Era debole ma quest'ultima cosa lo aveva stimolato positivamente. non credeva alle mie parole, era convinto che non potesse essere così semplice come sembrava.
Quindi, vorresti dirmi che A breve potremo uscire da qui??
Agitai la testa a destra e a manca. Osservavo ancora quello che stavano facendo al corpo del mio doppio. Il più giovane gli rimise la casacca e lo adagiò al suolo.
No, vuol dire che a breve potremo fare qualcosa di più rispetto ad ora, senza questo sigillo opprimente ma dobbiamo comunque capire bene come agire. Abbiamo il tempo necessario per formulare una buona strategia e agire a tempo debito. Uscito di qui, la nostra prigionia non termina. Saremo semplicemente in una cella più grande, senza sapere dove andare nè cosa fare. Oltretutto non abbiamo equipaggiamento e fuori potrebbero esserci decine di guardie. Senza un arma davvero ho paura di affrontarli. Non avremmo energie a sufficienza
Hai ragione.. A questo proposito, quando quel figlio di puttana ti ha portato qui, ha preso la tua spada, quella magica.. Ha farfugliato qualcosa sul "Scoprire come funziona" e credo che l'abbia consegnata a qualcuno per analizzarla. Forse anche qualcuno di qui. Dopotutto questa non è una semplice prigione.
Non ricordavo ma un senso d'odio e disgusto mi prese alla gola. In effetti Kenpachi conosceva bene le doppie spade: Le Primera. Aveva visto più volte usare la spada sia da me che dal proprietario dell'altra spada. Nel corso del tempo avevo imparato a percepire il desiderio della gente di attingere al potere della Primera e sapevo che Kenpachi era desideroso di mettere le sue mani su quella spada ma non ne conosceva il segreto.
Immagino.. Kenpachi non riesce a sfruttare il potere della Primera e avrà portato la spada a qualcuno capace di rispondere ai suoi dubbi.. Sono sicuro voglia impossessarsene. Dobbiamo recuperarla a tutti i costi!
Capisco. Ma non abbiamo nessuna idea di dove possa essere
Lo scopriremo. Nel frattempo la cosa migliore è aspettare..
E così fu. Lasciai continuare i due che poco dopo uscirono dalla cella. Tolsero la torcia dall'alloggiamento ed uscirono chiudendo la cella a chiave, sicuri che tutta la procedura, come effettivamente era, fosse andata a buon fine. Attesi qualche secondo prima di rilasciare il manto senza polvere. Temevo che potessero tornare indietro per qualsiasi motivo. Al fine, mi avvicinai al mio doppio e sciolsi il jutsu. Tirai un respiro di sollievo mentre il sigillo sul mio petto tornava tranquillo. Ci voleva sempre un pò di tempo, fin troppo prima di poter usare un altro jutsu. Nel frattempo dovevo starmene buono a riposare. Per prima cosa, pensai che il doppio non poteva rimanere li o parte di me sarebbe rimasta in eterno in quel tugurio. Assimilarlo era fuori discussione, avrei integrato dentro di me anche il siero che lo teneva nello stato comatoso rischiando di perdere a mia volta i sensi. Però mi veniva in mente un'altro modo per risolvere la situazione, avrei lasciato il corpo di Shiro su quel pavimento, solo il cadavere, facendo passare il tutto per un semplice incidente. Avremmo sfruttato a nostro favore la peculiarità della divisione corporea. Essa creava un corpo completamente identico, una creatura in tutto e per tutto vivente, a tal punto, da diventare il portavoce dell'esistenza alla morte dell'altro. Non amavo abusare di quel piccolo trucchetto e preferivo riunirmi al doppio piuttosto che farlo morire ma in situazioni pericolose o situazioni in cui uno dei due era troppo compromesso fisicamente, l'unica soluzione era quella di un suicidio rapido ed indolore. Per questo avevo appreso il bunkai. Un modo rapido, un pò meno indolore ma che garantiva una morte sicura lasciando il minimo delle tracce. La cosa interessante, però, era proprio quella di poterne lasciare all'occorrenza. Il corpo poteva servire per inscenare situazioni simili a quelle che stavo per affrontare.
Gyuki, so che non ti piacerà ma Shiro va eliminato. Lo faremo passare per un arresto respiratorio, verrà incriminato sicuramente il siero, credendo in un sovradosaggio. Ci vorrà un autopsia sul cadavere per capire le reali cause e a quel punto, avremo già lasciato la prigionia o per lo meno si spera.
Sarà la nostra copertura? Loro crederanno che siamo morti così da poter uscire indisturbati?
Beh, questo sarebbe lo scenario migliore. Quello in cui riusciamo ad uscire senza problemi, nel quale non incontriamo nessun altro intoppo. Non ci conterei..
Allora non mi importa. Mi basta anche una minima probabilità di riuscita per accettare. Non mi lamenterò.
Kyo annuì al grosso mostro nel loro colloquio interiore e portatosi di fianco al ragazzo, decise di eliminarlo nel modo meno violento che poteva. Mi se la mano sinistra sulla bocca e con la destra tappò le narici del naso. In un caso normale, non sarebbe di certo bastato per privare dell'ossigeno una persona ma Shiro era sedato e come tale, difficilmente riusciva a reagire. Neppure gli stimoli primordiali riuscivano a ridestare i muscoli sopiti dell'uomo. Non dovetti neppure stringere molto. Meglio, sapevo che con la morte sarebbero stati segni evidenti sul cadavere ma mi bastava solo chiudere le vie respiratorie e attendere. Ci vollero circa due minuti prima che il corpo fosse preda dagli spasmi dovuti alla privazione d'ossigeno. I polmoni si ingrossavano violentemente e si contraevano. Durò qualche secondo nel quale dovetti esercitare una pressione leggermente superiore e poi, il ninja lì disteso si fermò completamente. Nulla era cambiato nell'aspetto di Shiro ma il suo doppio, ora rimasto l'originale, si accorse bene del cambiamento. Come un bagno di calore, venne investito da una nuova ed enorme quantità di chakra proveniente dal cadavere sul pavimento. Ora non ci restava che aspettare. Riposai vicino la porta tendendo un orecchio vicino al legno duro e ruvido per poter carpire qualsiasi rumore dall'esterno. Di tanto in tanto si sentivano passi, lontani e poi vicini. Qualcuno faceva la ronda nel corridoio ma non si avvicinava mai più di tanto. Se solo lo avesse fatto, me ne sarei accorto. Per fortuna il riposo non mi mancava e mi bastò restare in dormiveglia. Il tempo sembrava passare velocemente e la cosa più brutta era calcolare il suo passaggio che sembrava correre veloce e lento allo stesso tempo. Era difficile dire se fosse passato un giorno o solo un ora. Dovevo aspettarmi in qualsiasi momento il ritorno della strana coppia. Il mio coinquilino era di grande aiuto, ascoltarlo e parlarci mi dava modo di pensare anche ad altro senza distrarmi da ciò che succedeva all'esterno.Nuovamente passi in lontananza. Possibile che fosse passato un giorno intero? Non sopportavo quella situazione. Non essere in grado di gestire il tempo, di regolare le mie azioni in sua funzione mi rendeva paranoico ma non potevo perdermi in quei pensieri, chi si stava avvicinando era reale e dovevo essere pronto. Mi spostai di lato, sulla porta e prima che la stessa feritoia del giorno prima scattate, avevo già concentrato il chakra attorno al mio corpo per renderlo invisibile
Non appena il chakra inizio a fluire nel mio corpo, mi accorsi della differenza sostanziale: non avevo più quella terribile sensazione di bruciore. Che il sigillo si fosse effettivamente sciolto? Non era certo il luogo per analizzare la situazione, dovevo esser pronto e cavalcare l'onda degli avvenimenti. Dopo la feritoia fu la volta del chiavistello. La chiave metallica ruotava nella robusta serratura è schiocco dopo schiocco avvicinava la libertà. Mi tenevo stretto vicino il muro trattenendo perfino il fiato. Colui che aveva posto il sigillo fu il primo ad entrare seguito da un assistente, diverso da quello della volta prima. Non mi cambiava molto, aspettavo solo il momento opportuno per scivolare fuori. L'uomo, che rispondeva al nome di Fugaki, non appena entrò nella stanza si accorse che qualcosa non andava. In effetti, vi era pur sempre un cadavere nella stanza. Un corpo organico che da più o meno ventiquattr'ore era li a marcire. Le esalazioni organiche ormai avevano impregnato la stanza ed il medico, dall'alto della sua esperienza in merito, si accorse subito. Si lasciò scappare un imprecazione mentre si fiondava sul corpo esanime. Dopo un veloce controllo del battito cardiaco, dichiarò il decesso dell'individuo.
Siamo nella merda.. il Dottor Kamashima ci ammazza.. Corri a chiamarlo!
L'altro ragazzo annuì ma era nel panico più totale. Aveva la torcia tra le mani e non sapeva se lasciarla o portarla con se. Poi decise finalmente di metterla nell'apposito alloggiamento nella stanza e correre da quel dottore. Scivolai fuori dalla stanza seguendo il giovane con lo sguardo. Mi ritrovai in una specie di corridoio sotterraneo, ricordava le cantine in cui Togawa conservava il sakè. A sinistra vi era una parete chiusa, a destra proseguiva oltre un cancello, Davanti a me altre tre celle. Nessun rumore proveniva da esse e l'unico segno di vita era una guardia, un ninja armato di Katana e con un armatura blu scuro che faceva la ronda su e giù. Si era allarmato del trambusto e si era avvicinato alla cella quando aveva sentito l'altro medico gridare. Silenzioso, cercando di non produrre alcun suono, scivolai sulla parete verso destra seguendo l'aiutante. Quel ragazzo aveva raggiunto il primo cancello di sicurezza e con le mani tremolanti, cercava di centrare la serratura ed aprirlo. Mi tenevo immediatamente dietro il ragazzo ma per la fretta, stava lasciando comunque il cancello aperto dietro di sè. Seguii il ragazzo percorrendo ancora un altro corridoio pieno di celle per poi raggiungere una specie di atrio circolare che collegava i piani superiori e inferiori. Era enorme e ad occhio e croce doveva essere almeno di una decina di metri di diametro. Vi era un foro al centro dal quale passavano i cavi di un ascensore rudimentale. Vi era poi un enorme scala a chioccia che correva su tutta la parete. Alcune scale andavano verso il basso, altre verso l'alto. Non vi era tempo per aspettare l'ascensore e il giovane assistente scelse le scale. Andava così veloce che sembrava volare sui gradini. Passo dopo passo, avevo sincronizzato la mia andatura alla sua per non commettere errori ed essere scoperto dal rumore dei passi. Nell'atrio inferiore vi erano tre guardie di ronda, di meno rispetto a quelle al piano superiore. Esse rimanevano nell'atrio ma non sembrava potessero addentrarsi negli ambulatori. Doveva essere loro vietato l'accesso. Quel piano sembrava qualcosa di totalmente diverso. Vi erano più corridoi ed ognuno di essi portava una targa bianca con scritta nera. Su di uno vi era scritto "Sala Impianti" su di un altro "Sala Incubazione" e in quello dove entrammo vi era scritto "Analisi post-intervento". Non ebbi tempo per leggere gli altri ma poco importava. Seguii il giovane fino ad una sala, l'unica presente in quell'ala del covo. Bussò per annunciarsi ma entrò prima di ricevere qualsiasi risposta. Al centro della stanza, agghindato di un camice, guanti e mascherina, vi era un uomo sulla cinquantina ricurvo su di un corpo cavia. Ipotizzai vivo solo per la presenza di un elettrocardiogramma che continuava a segnare ritmicamente il battito cardiaco. Aveva la cassa toracica aperta e tutti gli organi in bella vista. La sala poteva ricordare una operatoria ma differiva per il numero degli strumenti e soprattutto, di fianco il chirurgo vi era un leggio con una serie di fogli scarabocchiati e macchiati qua e la di sangue. Erano appunti, quelli derivati dall'osservazione del corpo sul tavolo operatorio. Mi ero posto in un angolo tranquillo, dove non vi era nulla di importante o roba che rischiavo di colpire accidentalmente camminando. L'uomo si era voltato leggermente per vedere cosa stava succedendo ma non si scomposte più di tanto.
Dottor Kamashima.. Il prigioniero- il jinchuriki... è.. è Morto!
Disse con l'affanno della corsa e della paura. Il medico di contro non sembrò prenderla bene. Con un colpo secco infilzò il bisturi con cui operava, nel braccio della cavia e subito si sfilò guanti e mascherina. Si voltò verso il sottoposto e sputò gratuitamente veleno.
Teste di cazzo, Più inutili di un topo da ricerca.. Non servite a nulla! Resta qui, richiudi il braccio del soggetto e monitora le condizioni vitali. Se dovesse morire, sarai tu il mio prossimo soggetto.
La voce era roca ed estremamente cadenzata. Non riuscivo a riconoscere il villaggio di provenienza ma dall'accento di sicuro non era uno dei cinque villaggi ninja maggiori. Il ragazzo si scusò con un profondo inchino e mentre il dottore usciva dalla stanza, si precipitava sul "paziente". Intuii che doveva essere il momento ideale per agire. Il dottor Kamashima era lontano e mentre il medico stava risanando il taglio, afferrai una grossa bacinella d'acciaio e mi portai alle sue spalle.

Aveva tolto il bisturi con cautela e aveva iniziato a richiudere con l'arte medica la ferita dalla quale lentamente fuoriusciva del sangue. A poco a poco, la carne ricresceva e la ferita si richiuse completamente. Passò uno straccio sulla pelle e fu come se il bisturi non avesse mai inciso la carne. A quel punto, ricomparvi alle spalle del medico apprendista e con estrema forza, lo colpii con lo strumento metallico. Stramazzò al suolo all'istante privo di sensi. Pulii il bisturi e lo sistemai con cura assieme agli altri strumenti e gettai le garze insanguinate per dare l'impressione che il giovane si fosse allontanato dopo aver completato il suo lavoro. Me lo caricai in spalla e dopo essermi assicurato che non ci fosse nessuno nel corridoio, sfruttai una stanza lì vicina. L'avevo notata prima di entrare ma non avevo idea di cosa fosse. Mi dovetti accontentare quando scoprii che era un semplice e piccolo ripostiglio per lo stoccaggio di farmaci e materiali vari. Mi ci fiondai velocemente, dopotutto non avevo altre possibilità. Entrai e chiusi la porta dietro di me. Adagiai al suolo il ragazzo e lo poggiai spalle alla porta. Vi era poca luce ma subito i miei occhi si abituarono. Per prima cosa lo spogliai e mi misi addosso le sue robe. Fino a quel momento ero stato praticamente nudo ed avevo sofferto parecchio il freddo. Presi anche il mazzo di chiavi e controllai di quali armi quel ninja disponesse. Aveva cinque bisturi, armi troppo estranee per i miei gusti da sfruttare ma erano comunque meglio di nulla. Soprattutto utili erano le scarpe il camice ampio e il cappello.
Ammazza questo verme e filiamocela!
Non ancora.. dobbiamo prima di tutto farci dire qualcosa da questo roito, poi potremo ammazzarlo.
Legai le braccia dell'uomo dietro alle spalle con la cintura del camice. Non era il massimo ma in quello stato così precario, era il meglio che potevo sperare. Mi assicurai che le mani fossero ben lontane così da non poter comporre i sigilli e concentrai il chakra nella mano destra e assorbii un pò del suo chakra per rimpinguare le mie riserve. Dopodiché, smisi di assorbire e lo schiaffeggiai per farlo svegliare. Non appena riprese conoscenza, composi i sigilli e poggiai la mano destra sulla testa del ragazzo imprigionandolo nella mia illusione. Ora, Avrebbe risposto a qualsiasi domanda.

Come ti chiami? Shimura Kofu...
Dove siamo? Laboratorio del mercato nero a nord di Iwa.
cosa viene fatto in questo laboratorio?Ricerca, impianti trascrizioni, operazioni di chirurgia sostitutiva..
Stavo raccogliendo informazioni preziose ma dovevo sbrigarmi a chiedere quello che mi serviva, prima di venire scoperto.
A che piano ci troviamo? Quarto sotterraneo.
a cosa è adibito ogni piano? Il primo è riservato agli alloggi e ai clienti della struttura e deposito di armi. Il secondo è riservato alle sale operatorie dei clienti. Il terzo alle celle dei prigionieri e delle cavie. Il quarto alle sale operatorie per gli espianti, studi sulle armi speciali, interventi sperimentali e l'obitorio..
Sentito? Studio di armi speciali.. La mia Primera è qui! Dobbiamo recuperarla!
Strinsi il pugno. Lo avrei fiondato volentieri contro la faccia di quel ragazzo ma avrei solo perso tempo prezioso. Così continuai:
Stanno conducendo esperimenti su di una spada, simile ad una sciabola o un dao? Si
Come faccio a riprendermela? Con la chiave puoi entrare negli orari di pausa nella stanza in cui viene custodita oppure entrare nel laboratorio mentre la stanno esaminando e prenderla.
Due alternative, la prima più difficile ma più sicura, la seconda più rapida ma dall'epilogo scontato: sarei stato scoperto. Molto però dipendeva da dove fosse la chiave è se fosse orario di lavoro o meno.
Ora la stanno esaminando? No. Fino a domattina nessuno è a lavoro sulle armi.
Lle chiavi che mi servono sono tra quelle che hai tu? No
E dove ne trovo una copia? Ogni ricercatore di classe B in su ne ha una..
Poteva essere un problema non avere le chiavi ma forse non più di tanto. Un modo lo. Avrei trovato un modo ma per il momento dovevo pensare al come uscire da quella prigione.
Come faccio ad uscire da questo laboratorio?Bisogna salire su fino al primo piano. Li, vi è una scalinata che porta fino ad una stanza vuota. In essa vi è una parete rocciosa che grazie un sigillo si sposta lasciando entrare ed uscire. Solo guardie d livello più alto, ricercatori di livello A e i clienti però hanno il permesso di attraversare il sigillo.
Che tipo di sigillo è? è un sigillo posto sulla parete rocciosa che chiude l'ingresso. Bisogna scrivere sulla superficie la parola d'ordine dopo aver concentrato il chakra sulla punta delle dita.
Ci sono sistemi di sicurezza, jutsu sensoriali che controllano l'area? Si, ma vengono usati solo in caso di evasione..
Le informazioni erano utili. Mi lasciavano comprendere a pieno cosa avrei trovato davanti. La parola segreta non sarebbe stata un problema, magari mi bastava aspettare vicino l'uscita per poi sfruttare il passaggio di qualcun'altro? Molto probabilmente quando qualcuno usava il sigillo, chi lo aveva applicato lo veniva a sapere. Questo voleva dire che se fossi stato io a usarlo sarei stato sicuramente scoperto. Il fatto che i jutsu sensoriali venissero usati solo in caso di evasione mi garantiva un piccolo margine di sicurezza. Se non venivo scoperto, ero salvo.
Da quanti ninja è composta la sicurezza? Ci sono in tutto almeno quaranta ninja nella struttura. Vi sono sempre almeno venti guardie concentrate soprattutto nel secondo e terzo livello.
Chi sono i ninja più pericolosi qui dentro?ce ne sono diversi.. Akichi, capo della sicurezza, Jeshi capo della squadra di recupero e kamashima a capo della sezione medica e di ricerca.
Akichi aveva tutta l'aria di essere colui che gestiva il sigillo all'ingresso e che aveva il compito di controllare i ninja nel laboratorio. Kamashima lo avevo già visto prima. Un ninja medico,un uomo di scienza. Ero sicuro fosse capace di sfruttare le sue conoscenze in combattimento ma era il terzo che mi preoccupava. Un ninja a capo di una squadra di recupero mi preoccupava. Mi ricordava i ninja inseguitori della nebbia e sapevo che la cosa poteva essere davvero molto pericolosa.

A quel punto avevo ascoltato parecchio. Concentrai il chakra nella mano opposta quella con cui mantenevo la testa del ragazzo e l'andai a stringere attorno alla bocca. In quel modo annullai il Genjutsu e mi inebriavo della nuova energia in arrivo. Sapevo di star rischiando parecchio ma in caso di scontro, ogni singola goccia di energia sarebbe servita. Continuai fin quando non sentii un rumore all'esterno che mi riportò alla concretezza dell'azione. Portai l'altra mano dietro la nuca dell'uomo e con un colpo secco misi fine alla sua vita in un sonoro schiocco. Adagiati il corpo al suolo e mi affacciai alla porta. Per io momento non vi era nessuno ma non potevo rischiare. Il mio aspetto fisico non era poi così simile a quella del ragazzo e anzi, non ci sarebbe voluto molto per qualcuno che lo conosceva accorgersi della differenza. Quindi mi ricoprii di chakra suiton e tornai ad essere celato e invisibile. Uscii nel corridoio e sgattaiolai fino all'atrio principale. Scivolai tra le due guardie vicino la scalinata e mi fiondai nella sezione di ricerca sulle armi. Mentre passavo, notai che il sistema di contrappesi dell'asensore si stavano muovendo. Difficile intuire se la cabina stava scendendo o salendo ma non me ne curai, dovevo sbrigarmi piuttosto. Vi erano parecchie sale con diversi macchinari. Alcuni li riconoscevo, altri mi erano totalmente estranei. Neppure tirando ad indovinare avrei azzeccato il loro utilizzo. Quello che potevo supporre, è che fossero macchinari per l'analisi dei materiali e misuratori di varia natura. Osservavo dagli oblò sulle porte cosa era custodito al loro interno alla ricerca della Primera. Ci volle un pò ma alla fine la vidi, era li, al sicuro nella stanza, posta su di un piedistallo di nero legno laccato, su di una scrivania.
L'abbiamo trovata! Adesso per entrare? Ho un piccolo trucchetto.. Se siamo fortunati non avremo bisogno nè di chiave, ne di scassinarla.
Mi guardai attorno. Nessuno in vista. Dovevo essere veloce o qualcuno mi avrebbe scoperto. Annullai il manto e poggiai una mano sulla superficie metallica della porta. Essa era solida e spessa. Probabilmente per contenere gli effetti imprevisti ed incontrollati delle armi. Unii il mio corpo alla porta e subito dopo mi divisi trovandomi dall'altra parte. Il jutsu era pericoloso e bisognava essere molto cauti nell'usarlo.

Il mio timore era che le porte fossero protette da una qualche sorta di jutsu o sigillo che ne impedisse la fusione ma per mia fortuna non era così. Una volta dentro mi fiondai sul bancone afferrando la Primera. Solo dopo pensai alla possibilità che ci fosse un sistema di sicurezza ma ormai era fatto, la spada non era più sul piedistallo. Per lo meno non era saltato nessun allarme ma in quel preciso momento, sentii distintamente lo scalpitio confuso di un manipolo di uomini e lo sferruzzare del loro equipaggiamento. Se erano diretti li, sarebbero arrivati velocemente. Dovetti pensare a qualcosa di rapido. Gettai il piedistallo dietro il bancone e mi sedetti dopo aver portato la Primera tra i denti e composi un solo sigillo. Presi le sembianze della stessa spada e del piedistallo appena in tempo.

Nel frattempo, il Dottor Kamashima stava tornando al quarto piano, dopo essere stato nella cella del detenuto. Aveva condotto un analisi preliminare sul corpo del ninja, confermando il decesso per arresto respiratorio ma la cosa non lo convinceva. Continuava a chiedersi se fosse possibile, se i calcoli sulle dosi fossero errati, se i suoi uomini avessero errato il dosaggio, se l'intervallo non era stato rispettato ma ciò che continuava a martellargli nella testa era il dubbio che in realtà fosse tutto una copertura, una magistrale fuga. Se davvero stavano così le cose, allora vi era un jinchuriki, libero nella struttura e immedesimandosi nel fuggitivo, pensò bene che volesse provare a recuperare la sua spada. Il fatto che sapesse che fosse li era improbabile, ma se lo avesse in qualche modo saputo, era sicuro che ci avrebbe provato. Reclutava ogni uomo trovasse davanti nella speranza di averne un numero sufficiente per un eventuale scontro. Quando fu al quarto piano sotterraneo, ordinò ad una delle guardie a quel piano di cercare il ragazzo, Shimura e con le altre proseguì verso il centro di ricerca sulle armi. Si affrettarono tutti fino alla porta dove c'era la spada interessata ed arrivati lì, Kamashima diede un occhiata veloce. Dall'esterno sembrava tutto a posto, la spada ancora lì, la porta era chiusa a chiave. Lasciò uno di guardia intimandoli di restare lì fermo a controllare la zona.
Adesso rimani qui, Non ti muovi fino a mio nuovo ordine. Se vedi anche del movimento, se senti un rumore, qualsiasi cosa, mi avvisi. Non voglio sentire scuse, se devi andare in bagno, fattela addosso ma se solo ti sposti di un centimetro, diverrai una delle mie cavie!
L'uomo non era nuovo a minacce del genere ma era consapevole del rischio che stava correndo ed era intenzionato a seguire gli ordini alla lettera. Kamashima pensò bene non aprire la porta e neppure di lasciare la chiave alla guardia. Meglio lasciare la porta chiusa che evitare che silenzioso o invisibile, qualcuno vi si intrufolasse. La situazione iniziava a scaldarsi. A breve avrebbero scoperto la mia posizione. A breve avrebbero trovato il corpo del giovane assistente, o magari una segnalazione e grazie ai jutsu sensoriali. La mia copertura era compromessa ma potevo comunque ritenermi soddisfatto.
Sono cambiate le pareti ma siamo ancora in gabbia..
Ti sbagli, la nostra situazione è di gran lunga migliore rispetto a prima. Ora sappiamo cosa fare per uscire, abbiamo di nuovo la Primera ed ora tocca a te!
Cosa vuoi dire? Che la parte di spionaggio è finita. Hai notato che l'atrio centrale del covo e grande abbastanza da lasciarti passare?
Intendi me forma Bijuu?? Certo, forma demone c o m p l e t a ! Ci porteremo al centro dell'atrio e ti trasformerai. Userai la bijudama puntando in alto. In questo modo allargherai il passaggio e distruggerai ascensore, scale e soffitto! Non avremo bisogno neppure della parola segreta!
La cosa mi diverte parecchio e non ti nascondo che sarebbe una bella soddisfazione ma da quanto avevo capito, quel certo Jeshi ti preoccupava..
In effetti sapere che vi era un intera sezione adibita al recupero di fuggitivi non mi rassicurava ma dalla mia avevo Gyuki e di certo non era qualcosa da sottovalutare e poi, se credevano di essere bravi nel recupero, beh, perché allora non dovevo farglielo credere?
Per il momento dobbiamo soltanto pensare ad uscire in superficie. Liberarci della guardia qui fuori, raggiungere l'atrio e trasformarci. in quel modo, con le tue capacità e le tue otto code non avrai problemi ad arrampicarti. Di sicuro proveranno a fermarci a lanciarci addosso praticamente di tutto ma tu hai la pellaccia dura. Inoltre sono fiducioso che la bijudama scaraventata qui dentro faccia parecchi casini. Dopotutto siamo sotto terra, sappiamo quanto siano pericolose le esplosioni qui sotto.
Bene, allora cosa aspettiamo?
Nel buio inconscio, prima di iniziare, mi voltai verso Gyuki. Mano tesa, pugno chiuso. Attesi che il Demone a sua volta facesse lo stesso gesto. Il Mostro non capì subito, forse non credeva fosse il momento opportuno o forse non sapeva bene se potersi fidare già l'uno dell'altro ma vedeva qualcosa in quell'uomo. Qualcosa di particolare, flebile come una scintilla, un piccolo fiocco incandescente sospinto dal vento. Davvero poteva dare fiducia? Quella scintilla aveva davvero la capacità di trasformarsi in un incendio distruttivo? Rimanere fermo, interdetto sulle sue non sarebbe servito a nulla. Sorrise, allungò il grosso pugno e picchiò leggermente sulla mano del suo portatore. Insieme sarebbero usciti da quella situazione di merda. Kyoshiro balzò giù dalla scrivania annullando così la trasformazione ma era già pronto a colpire.

Un colpo di inaudita potenza, capace di distruggere le rocce, scardinò la pesante porta d'acciaio che si piegò sotto la pressione. Una conca di una quarantina di centimetri si era formata sul materiale. Pareva cera modellata ma solo una notevole forza poteva essere capace di tanto. Il grosso pannello fu come un proiettile in corsa che investì l'uomo di guardia schiacciandolo contro la parete. Colpì la testa sulla roccia e subito dopo la porta gli cadde addosso. A terra restava la sua katana che raccolsi per impugnarla assieme alla Primera. Il rumore richiamò subito kamashima e il suo gruppo di guerrieri.
Figlio di.. Tu, dà l'allarme, voi prendete quel verme! Sapevo di non poter sbagliare! La tua prigionia fino ad ora ti sembrerà una villeggiatura! Prendetelo!
Inutile ribattere alle sue parole. La soddisfazione maggiore sarebbe stata quella di fuggire da lì.

Il primo si fece sotto. Provó a colpirmi con un fendente laterale ma i suoi movimenti erano così evidenti che mi fu facilissimo schivare il colpo. Passai la katana tra i denti e con un colpo secco sul polso dell'avversario disarmandolo. Afferrai al volo la spada persa e con la Primera disegnai una mezzaluna sulla pancia dell'uomo. Lo scalciai lontano. La ferita non era sufficiente a finirlo ma per lo meno lo avrei lasciato dietro. Avanzai, il secondo era subito dietro, era sulla difensiva. Una rotazione fluida del corpo, parte dei movimenti coperti dal camice svolazzante e con un triplo fendente attaccai. Il soldato fermó i primi due ma il terzo fendente andò a segno. affondai nella carne della guardia abbastanza in profondità. Rilasciai la Primera e con la mano appena liberata strappai l'arma dell'avversario appena colpito e proseguii oltre con la carneficina. Altri due uomini si affrettarono, armi sguainate a contrastare il fuggitivo. Non mi preoccupavo delle lame che cozzarono contro l'armatura. La fedele Primera mi proteggeva. Sventolai i due uomini con un paio di fendenti ma dietro di loro vi erano altri due uomini intenti a comporre sigilli.

Un jutsu katon e uno Raiton. Dovevano fare attenzione a non provocare esplosioni troppo violente ma dovevano limitare l'avanzata di quel pericoloso prigioniero. Con la Primera non ebbi timore, sbuca dalla polvere e mi avventai anche sugli altri due. Restava solo il dottore. Kamashima provó a comporre dei sigilli, io caricai le gambe e mi fiondai sui di lui con un violento triplo fendente.

Arrivai subito sotto l'uomo sferrando i tre fendenti. Istintivamente Kamashima si scansò di lato subendo solo una lacerazione sul braccio destro. Non era un uomo dedito al combattimento, era evidente ma non era da sottovalutare. Lo aggirai, superai . Lui non mi venne dietro. Andò a controllare i suoi uomini accertandosi della loro condizione. Poggiò la mano sulle due delle guardie a terra passate a fil di lama ed esse si rialzarono. Sembravano essere stati curati alla perfezione pronti tornare a combattere.

Intanto mi limitavo a respingere e allontanare gli uomini che si accalcavano. Continuai fino a raggiungere il centro dell'atrio.
Bloccatelo! Attenzione con i jutsu! Rischieremo dei crolli!
Ero circondato. Uomini sbucati da ogni dove, uomini che scendevano di corsa le scale, l'ascensore pieno zeppo di guardie che scendeva. Mentre jutsu venivano sparati da destra e da sinistra, lanciai le spade contro i tre più vicini rallentandoli, sigillai la Primera e diedi il via libera a Gyuki.


Il demone ringhiava e rideva di gusto. Sprigionò in un istante tutta la sua potenza rilasciando un ondata di energia incandescente. La metamorfosi fu rapida, il mio corpo venne inglobato in quello della creatura mitica. I jutsu venivano lanciati a dirotto nella speranza di indebolire o intaccare in qualche modo il demone. La pellaccia dura del mostro lo proteggeva da tutti gi attacchi e con una semplice spazzata, cacciò via tutti quei piccoli insetti che lo infastidivano. Schiantò la coda sulle scale proprio mentre un gruppo di una decina di uomini stava scendendo. Alcuni ne vennero schiacciati, altri si gettarono nel vuoto in un volo di quattro metri. Con una mano afferrò le catene dell'ascensore e le strattonò scardinando la struttura e facendo precipitare la cabina. Iniziò a caricare la bijudama mentre puntava verso l'alto, come diceva il piano. In un istante, sprigionò l'immensa forza della bijudama verso l'alto. Ogni cosa, solida come la roccia, come il legno, metallo o la stessa carne degli uomini venne disintegrata. Un cratere conico si sviluppava dal basso verso l'alto distruggendo tutto ciò che trovava di fronte. Disintegrò così anche lo strato che copriva l'entrata. Ora non vi erano più soffitti, non vi erano più piani ma solo una serie di cunicoli che si affacciavano su di un profondo cratere. Se non scalando le pareti, non vi era modo di salire o scendere da un piano all'altro. Il jutsu creò una pressione enorme che si propagò anche nei vari corridoi, distruggendo ogni cosa e creando evidenti fratture strutturali nei tunnel. Da quel momento, la base non era solo sotto attacco ma era anche pericolante e probabilmente non più praticabile. Gyuki vide uno sprazzo di cielo stellato tra la polvere e le macerie che continuavano a crollare. Un senso di vittoria lo pervase. Ora dovevamo solo uscire! Si avvinghiò alla parete ed iniziò la scalata. A grosse bracciate saliva metri alla volta, molto più velocemente di qualsiasi ninja. Alcuni uomini si affacciarono dai cunicoli lanciando shuriken e Kunai muniti di carte bomba. Furono un leggero fastidio percepito dal colosso che schioccò una delle code sulla parete. Affondò nel cunicolo come una lancia. Nulla lo impensieriva, la libertà era a pochi passi e l'avrebbe ottenuta a qualsiasi costo. Vi era parecchio trambusto e anche se alcuni clienti erano stati reclutati nel primo momento, dopo la bijudama vi era il caos più totale: Parecchi erano stati annientati dal raggio di pura energia, altri invece erano stati feriti dai detriti e dai crolli ed altri invece, si erano pietrificati per il terrore provato. Erano in pochi quelli ancora in grado o volenterosi di affrontarci. Eravamo arrivati quasi in cima, quasi fuori quando un jutsu particolarmente forte colpì il mostro.
Il danno non fu eccessivo seppur il jutsu fosse di alto livello. Un uomo era sulla parete opposta del cratere con un paio di uomini al seguito. Avevano un equipaggiamento molto diverso, più da ninja o meglio dire, da inseguitore. Molto simile ad un Anbu, portava una divisa minimale ed attillata, l'ideale per movimenti veloci, senza appesantire molto.
Fermati qui, hai causato già parecchi danni. Se ti ostini, saremo costretti ad eliminarti!
Quanto mi diverte sapere che sto causando "distruzione"! Mi rende orgoglioso!
Lo so Gyuki ma atteniamoci al piano. Ignoralo, Sopporta i danni e continua a salire! Siamo più veloci di loro!
Il demone annuì. Si tirò su spingendo con le otto code aderenti alla parete e accelerò il passo. Altri jutsu lo raggiunsero. Erano tecniche di alto livello, capaci di scalfire la sua difesa quasi impenetrabile.

Gyuki iniziava ad innervosirsi ma aveva finalmente raggiunto l'esterno del covo. L'aria fresca della notte, fresca di libertà non aveva paragoni. Aggrovigliò le code sotto di sè e saltò lontano nell'intento di mettere ancora più strada tra sè e gli uomini che li inseguivano. Atterrò su una zona boschiva molto brulla, tipica delle terre di Iwa. Per quanto si muovesse rapido, Gyuki era sempre un colosso e un ninja veloce riusciva subito a raggiungerlo. Li vedemmo saltare di albero in albero per tenere il passo. Con una codata colpì uno al volo ma altri due erano lì pronti a combattere. Uno compose i sigilli, rapidi e picchiò le mani al suolo, il secondo, Jesi, eseguì un altra serie per un jutsu diverso: Uno puntava a bloccarmi dal basso, mentre l'altro puntava a bloccarmi dall'alto.

Il terreno ai piedi della creatura si tramutò in fango. A causa del suo peso Gyuki non potè che sprofondare rovinosamente nella melma che lo limitava nei movimenti. Quattro delle code erano bloccate nel fango mentre altre quattro rimanevano in altro per non cadere nel fango. Purtroppo la cosa non era terminata, dall'alto precipitò un grosso costrutto di pietra verde simile ad un coperchio. Era enorme e colpi Gyuki in pieno piegandolo in giù a causa del tremendo peso. Il grosso coperchio cadde ad una velocità sorprendente e causò non pochi danni. Era il primo jutsu che davvero impensierì il demone e il suo Jinchuuriki.
Questa fa male Gyuki.. Liberiamoci da questo coso e continuiamo!
Attraverso la fessura tra il lago di fango e il coperchio un tentacolo guizzò fuori pronto a colpirne uno. L'uomo si scansò ma la coda era troppo grossa e venne travolto e spinto via. Poi Gyuki sferró un poderoso pugno contro il piatto di giada. Un diretto verso l'alto che come un treno colpì e distrusse il coperchio. Detriti scaraventati ovunque. Ruggì minaccioso e puntò su Jeshi, intenzionato a colpirlo con l'ennesima frustata ma l'uomo ormai aveva capito che doveva fare attenzione a quei tentacoli pericolosi e anziché scansarsi semplicemente, decise di difendersi.

Jeshi come immaginato stava reagendo agli attacchi e noi intenzionalmente volevamo apparire svantaggiati.
Gyuki è il momento! Fatti vedere in difficoltà così al prossimo attacco potremo sostituirci con il clone.
Come un bravo attore, Gyuki mostrò di accasciarsi su di un fianco mentre cercava con grande pantomima, di liberarsi dal fango. Nel frattempo i due aiutanti avevano raggiunto Jeshi. Erano ammaccati ma ancora in grado di lottare.
Gamura, Pensa a difenderci in caso di attacco, Kabari, tu preparati a sigillare la bestia, sembra essere stanca.. Io Punterò al colpo di grazia. Voglio solo Tecniche di alto livello contro l'Hachibi!
Kabari compose nuovamente dei sigilli e aprì un varco appena sopra il demone dal quale prese a cadere una densa colata di fango sulla schiena con il compito di limitare ancora i suoi movimenti. Nel frattempo Jeshi lanciò in alto tre palle di fuoco dalla forma di teste di drago che andarono a riscaldare l'atmosfera in preparazione del suo colpo migliore. Nel frattempo Gyuki tentava di contrattaccare dalla sua posizione di svantaggio con una frustata di coda dal lato sinistro al destro contro i tre. A questo si frappose l'uomo che rispondeva al nome di Gamura che con lo stesso Jutsu doton di jeshi, parò il colpo.

Nello stesso momento, su di noi si erano formati dei nuvoloni scuri e terribilmente minacciosi. Le saette rivestivano tutta la nube e notai che Jeshi aveva una mano tesa in alto.
Possiede il Raiton, temo possa controllare i fulmini! Usiamo i tentacoli!
Gyuki annuì. I quattro tentacoli erano l'unica cosa che riuscivo ancora a muovere. Le portammo su di noi a mò di difesa instintiva ma Gyuki trasferì il nucleo della sua e mia essenza nell'ultimo tentacolo più in alto, lasciando una mera copia dalle sembianze di demone al centro della palude. Quando Jeshi abbassò il braccio, un drago di pura energia elettrica precipitò ad alta velocità sulla testa del demone. Il tentacolo venne tranciato dal micidiale jutsu che maciullò anche le altre tre code fino a raggiungere il clone. Il dolore era percepibile ma sopportabile. Il demone invece, investito dall'enorme saetta, tornò un essere umano, lasciando intendere che il jinchuriki fosse stato sconfitto. Il tentacolo invece era caduto poco più in là ma ai tre uomini interessava il corpo principale e soddisfatti lo raggiunsero. Il clone fece il suo lavoro. Il battito cardiaco e tutti i controlli confermarono che doveva trattarsi dell'originale. Così presero il corpo intenti a tornare il prima possibile al laboratorio e pensarono che ai tentacoli rimasti sul campo di battaglia. Ci avrebbero pensato dopo. Passò del tempo, ormai erano tutti lontani ed in quel frangente, annullai la trasformazione, tornando nella mia forma umana. a quel punto, stanco, malconcio e pieno di ferite, celai grazie al manto senza polvere la mia presenza e mi allontanai in tutta fretta.

Continuai senza sosta, celato dal manto senza polvere con un misto di paura, rabbia, orgoglio dentro di me. Ero rabbioso per quello che era successo, per essere stato imprigionato come un verme. Orgoglio per essere riuscito a sfuggire ad una prigione di quelle dimensioni ma allo stesso tempo paura di poter essere inseguito e catturato. Dovevo puntare a Sud, raggiungere subito un qualsiasi Villaggio con la speranza di poter richiedere asilo e supporto.