Toragakure - tra Reihou e Maguma

Kaori Mitarashi

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    La giornata uggiosa era esattamente quella che ci si sarebbe aspettati da un funerale, il cimitero era gremito di gente e d'altronde non poteva che essere così visto l'uomo che era stato in vita Shingen Mitarashi. Per ovvi motivi la ragazza non aveva potuto partecipare attivamente alla veglia, ma grazie alle sue abilità non era certo stato un problema riuscire a raggiungere l'abitazione del vecchio ed infiltrarsi non vista nella camera mortuaria allestita per l'occasione. Quando aveva ordinato a Sasuke di muovere i le sue pedine con la massima cautela per prendere i contatti con Nobuyuki, non immaginava che quegli stessi contatti avrebbero portato nel giro di un mese alla scoperta della morte del nonno. La notizia l'aveva colpita come un fulmine a ciel sereno e tutti avevano cercato di fermarla asserendo che fosse una trappola. Ovviamente poteva essere così, ma Kaori doveva sapere. Vedere il cadavere dell'uomo le fece venire le lacrime agli occhi, per la prima volta da quando aveva smesso di piangere Agony.
    Quel dolore era però più dolce, una tenera sensazione di impotenza e distacco con cui si trovava ad osservare il corpo dell'anziano adagiato sull'altare di pietra. Attorniato dagli oggetti che lo avevano accompagnato in vita appariva ancora imponente, nonostante il colore pallido del volto e della cute. Il bastone nodoso, che nascondeva al suo interno una temibile lama riposava al suo fianco insieme all'immancabile pipa e al suo capezzale vi era tutta la famiglia, anche se chi stava soffrendo di più in quel momento era sicuramente il suo maggiordomo. Salvato e preso in carico in tenera età dal capofamiglia, Akino non solo doveva a Shingen tutto ciò che era, ma adesso in un certo qual modo era come se avesse completamente perso ogni obiettivo nella vita dato che tutto quello che faceva, lo faceva per servire il suo signore.
    Ora nel giorno del funerale il volto del maggiordomo era una maschera di dolore, sicuramente più di quella di Keizo che osservava con malcelato disprezzo il feretro del padre durante il rito funebre. Kaori aveva deposto il suo incenso tra gli ultimi apparendo come un'anonima sconosciuta, per quanto non credesse minimamente a quel genere di sciocchezze religiose sapeva che al contrario per il nonno erano estremamente importanti e sentiva di doverlo fare in suo onore.
    Se l'accademia era il luogo in cui le avevano insegnato i rudimenti del mondo ninja, in realtà quello ricevuto era più un foglio di carta che altro. Da Shingen aveva imparato cosa volesse dire essere un ninja e soprattutto come fare ad invecchiare seguendo quella carriera. Se era vero che buona parte delle cose che sapeva le doveva a Nobuyuki, era anche vero che le fondamenta su cui il Jounin aveva costruito erano state piantate da Shingen, così come era grazie a lui se si era accorto della sua esistenza.
    La cerimonia fu decisamente commovente e vi parteciparono molte delle più alte cariche del villaggio, nonostante l'età il nonno svolgeva comunque ancora diversi importanti ruoli pubblici. Tutti resero i loro omaggi al feretro prima che venisse disposto su di una pira cui Keizo diede fuoco. Kaori sentiva le lacrime bagnarle le guance, mentre il corpo del vecchio veniva lambito dalle fiamme e lentamente andava a scomparire. Dentro di lei però c'era solo un grosso vuoto. Tutto il dolore sofferto l'aveva come svuotata di quell'emozione e adesso quello che provava gli sembrava così infinitamente piccolo da non esistere neppure. Certo il nonno aveva una certa età ed era scomparso a causa della stessa, questo sicuramente faceva sì che il lutto fosse meno gravoso. Visto l'uomo che era stato fino all'ultimo giorno di vita non avrebbe potuto sperare per lui una morte migliore. Di certo non gli avrebbe mai augurato una lenta agonia in un letto, anche se avesse voluto dire sopravvivere qualche anno in più.
    Al termine della cremazione le ceneri vennero raccolte in un'urna che venne poi deposta ai piedi di una lapide in una delle zone d'onore del cimitero, riservata alle personalità del villaggio ritenute onorevoli.
    Quando il sole cominciò a tramontare, ormai soltanto Akino era rimasto a vegliare quel che rimaneva dei resti mortali del suo signore. Gli occhi ancora rossi e il cuore squassato dal dolore. Kaori controllò grazie al suo occhio interiore che non ci fosse nessuno nei paraggi e poi riassumendo le sue vere sembianze si avvicinò all'uomo poggiandogli una mano sulla spalla.
    In un primo momento l'altro non capì cosa stesse succedendo, ma quando realizzò chi fosse la donna che lo aveva avvicinato un fuoco gli si accese dentro e con la rabbia feroce degli animali si divincolò dalla sua mano, cercando di colpirla con un pugno. Purtroppo per lui erano ormai passati i tempi in cui era una chuunin ingenua e lui la sovrastava apparendole come una montagna insormontabile. I suoi colpi risultavano al contrario deboli e prevedibili ai suoi occhi esperti e le bastarono pochi movimenti per evitarli e intercettarli con delle rapide leve articolari. In men che non si dica l'uomo era a terra, il volto schiacciato al pavimento con un ginocchio della kunoichi sul collo a tenerlo bloccato ed un polso ai limiti articolari, pronto ad essere rotto.
    "Mi aspettavo un accoglienza un po'più calorosa da quello che considero quasi un parente..."
    "Tu, maledetta! Come osi presentarti qui?"
    "Addirittura? Siamo a questo livello?"
    "A questo livello... Traditrice schifosa! Sei stata tu ad ucciderlo lo sai?"
    Quelle parole la ferirono più di quanto non si sarebbe aspettata e involontariamente allentò la presa, consentendo così all'altro di liberarsi e prendere le distanze.
    "Non lo immagini neanche il dolore che ha provato quando ha scoperto quello che avevi fatto. Il disonore nuovamente caduto sulla sua famiglia, c'è da stupirsi che sia sopravvissuto tanto. Gli ultimi mesi era sempre triste. Eri la sua eredità e ti sei trasformata nella sua condanna!"
    "Akino... Ti prego, ascoltami..."
    "Fottiti! Adesso combatteremo e vendicherò la memoria di Shingen-sama!"
    "Non combatterò contro di te!"
    Portando indice e medio alle tempie la giovane ampliò la propria coscienza fino a toccare quella dell'uomo e penetrarvici dentro con delicatezza. Se non voleva ascoltare gli avrebbe fatto rivivere quello che le era capitato, riversò i ricordi lentamente perché l'altro avesse modo di assorbirli. Evitando la parte legata al voler tradire pe unirsi ad Agony che sarebbe stata difficile da spiegare.
    "Che cosa... Sono questi? Cosa mi stai facendo?"
    "Questo è quello che mi è successo veramente. Quello che ho fatto e che nessuno potrà mai raccontarti. Ho fatto tante cose terribili nelle Terre di Nessuno, ma non ne ho desiderata nessuna. Sono stata inseguita e braccata, accusata di colpe che non avevo e perseguitata dal mio stesso villaggio."
    "Quindi... È per questo..."
    "Che non sono tornata? Che non ho provato a dimostrare la mia innocenza? Sì, è per questo..."
    Per un attimo l'uomo rimase in silenzio, lo sguardo fisso nel vuoto.
    "Lui ti voleva bene..."
    "Anch'io..."
    I due rimasero a fissarsi intensamente per un tempo che parve interminabile, poi si strinsero nell'abbraccio caldo e sincero di cui tutti e due avevano bisogno da tempo, ma che nessuno poteva donare loro. Il lutto comune offriva l'occasione per fetta per aiutarsi reciprocamente a scaricare il loro dolore.
    Rimasero in quella posizione in silenzio per diversi minuti, poi l'uomo tirando su con il naso cominciò a parlare con voce tremante.
    "Cosa farò adesso? Senza di lui non mi rimane nulla. Non ho più nessuno scopo, ho dedicato tutta la vita interamente a lui ed ora sono perso, la mia stessa vita è finita!"
    "Per quanto si possa amare qualcuno, per quanto possa lasciare il vuoto dentro di noi, la vita purtroppo non finisce con quella dell'altro. Va avanti e dobbiamo conviverci. Forse è arrivato il momento per te di imparare a vivere per te stesso... "
    Kaori non aveva mai indagato a fondo, né aveva intenzione di farlo, quale fosse il reale rapporto che intercorreva tra Akino e il nonno, ma dal modo in cui il giovane si comportava aveva sempre sospettato che ci fosse sotto qualcosa che andasse ben oltre il semplice rapporto signore-maggiordomo e lo stato in cui si trovava adesso Akino non faceva che confermare i suoi dubbi.
    Quello era un uomo spezzato come lo era lei alla morte di Agony, un uomo spezzato come solo la morte dell'amore spezza.
    "Questo non è più il posto per te Akino. Non hai più niente a legarti a questi villaggio... Io posso darti un nuovo scopo, una nuova vita. Soffrirai ancora, lo farai per sempre, ma posso garantirti che nel frattempo avrai modo di alternare alla sofferenza almeno un po' di gioia. Prenditi il tuo tempo, se deciderai presentati alla locanda dell'alce senza corna di Tori, a quel punto capirai cosa fare..."
    Con quelle parole la donna si liberò dall'abbraccio e a passao lento se ne andò dal cimitero, le sembianze che tornavano ad essere quelle dell'anonima ragazza impersonata fino a poco prima.

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    Edited by Leeroy Gorshmit - 6/7/2023, 17:46
     
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    La capitale del Paese degli Uccelli era fenomenale. Tori nasceva accanto al lago Wataridori e dal punto di vista naturalistico era stato uno spettacolo vedere i tutti quegli uccelli di specie diverse volare sul lago con la luce del tramonto. Aveva dedicato la sua vita al suo padrone e per quanto non rimpiangesse neanche un secondo, adesso lentamente cominciava a realizzare quanto effettivamente avesse perso, fosse anche solo la liberta di godersi un tramonto del genere. In quel momento Akino si trovava nella strada principale di Tori, una vasta carreggiata che attraversava l'intero villaggio portando direttamente alla dimora del Daimyo del Paese. Era quasi buio e la sua destinazione lo avrebbe ben presto costretto a prendere una strada laterale.
    Quando due settimane prima era partito da Kirigakure era probabilmente una persona diversa da quella che era adesso. Insicuro e timoroso aveva lasciato il villaggio con l'angoscia nel cuore e si sentiva goffo e impacciato a muoversi in un mondo che non conosceva più. Gli ci era voluto in realtà molto meno tempo del previsto per riuscire a riambientarsi, man mano che i giorni passavano assumeva sicurezza e la gioia delle nuove esperienze era tale da sovrastare i timori e le paure. Ora che era arrivato a destinazione però non poteva esimersi dal chiedere a sé stesso se non avesse fatto il peggiore degli errori.
    La lunga conversazione tenuta con Nobuyuki era stata utile a convincerlo a fare quel passo e senza accorgersene andò a toccare la lettere che l'uomo gli aveva affidato. A quanto pareva lui e Kaori avevano ancora un certo legame e per il bene di Kirigakure quella lettera doveva raggiungerla. Shingen avrebbe dato la vita per Kiri e non esisteva che lui potesse evitare con il suo ultimo gesto da membro della comunità, di fare qualcosa che potesse fare bene al villaggio. Lo doveva al Mitarashi, lo doveva al villaggio che lo aveva ospitato.
    "Una camera per stanotte per piacere..."
    Aveva seguito le indicazioni di Kaori, aveva raggiunto il Paese degli Uccelli e si era diretto alla locanda dell'Alce senza Corna. Il viaggio gli era sembrato come sospeso in un limbo, ma ora che era giunto a termine si sentiva sciocco e deluso. Quella topaia piena di ubriaconi non era certo quello che si aspettava e se anche la donna avesse detto che avrebbe capito cosa fare, in realtà non ne aveva la benché minima idea.
    Passò la serata alle prese con uno stufato dal dubbio gusto ed una birra che ricordava più il piscio che altro, abituato agli agi della tenuta ancora non si era abituato alle vettovaglie spartane che si trovavano in giro per il mondo.
    La notte passò in un lampo su di uno scomodo letto e quando al suo risveglio scese per fare colazione, il locandiere lo trattò come un cliente che se ne stava per andare.
    "Mi scusi, ma penso che passerò qui ancora un giorno..."
    "No, hai questioni da sbrigare a nord!"
    Il maggiordomo era interdetto, ma quando l'altro gli diede un foglietto che lo invitava a presentarsi in un villaggio una ventina di kilometri a nord di Tori, capì che non si poteva esimere. Il foglio era firmato 'K.M.'.
    Riconobbe la calligrafia della kunoichi, l'aveva vista fin troppe volte nel corso degli anni quando si occupava di sistemare i documenti di famiglia. Se anche non fosse stato così, le lettere sarebbero state fin troppo emblematiche per lui e sospirando profondamente sollevò gli occhi al cielo. Non poteva esimersi da quella richiesta vista tutta la strada che aveva fatto per arrivare fin lì e così decise di avviarsi immediatamente.
    Il piccolo villaggio cui si riferiva il biglietto era in effetti un agglomerato di case abbastanza anonime. Appena arrivato si aggirò tra gli abitanti indaffarati, ma una strana situazione si verificò quando si trovò a passa tra di loro, improvvisamente tutti si bloccarono e cominciarono a indicare una direzione, come a voler segnare una strada da seguire. Man mano che procedeva le persone ricominciavano a fare quello che stavano facendo, come sbloccate da un qualche potere soprannaturale. Si avviò nelle viuzze seguendo gli indici tesi, fino a che arrivò davanti a un uomo che indicava la porta di una casa. La tensione era palpabile nell'aria e si trovò a deglutire prima di fare il suo ingresso. Un ultimo respiro, poi prese coraggio ed entrò.
    "Ciao Akino, è un piacere rivederti."
    Al centro della stanza vi era un grosso tavolo e Kaori vi era seduta, appoggiata con i gomiti allo stesso mentre beveva una tazza di Tè fumante. Un'altra tazza era stata riempita, verosimilmente per lui. La donba gli fece cenno di avvicinarsi e lui obbedì sedendosi e portando il Tè alle labbra.
    "Sinceramente non so bene perché ho accettato questa follia."
    "Perché sono tutto quello che ti resta."
    Per un attimo i due si guardarono in silenzio, non c'era bisogno di ulteriori parole in quel momento.
    "Sono certa che faremo grandi cose insieme, per il momento però ti chiedo scusa!"
    "Scusa? Per cos..."
    Il mondo cominciò a girare nel giro di poco l'uomo si ritrovò ad accasciarsi sul tavolo, davanti a lui Kaori cambiò sembianze diventando l'uomo sulla trentina che era veramente. Per quanto lei avesse fiducia in lui non poteva permettersi il rischio che fosse stato usato da qualcuno o che volesse tradirla, quindi qualcuno l'avrebbe condotto fino al villaggio dove la vera Kaori avrebbe provveduto a scandagliargli la mente prima di lasciarlo circolare liberamente o a ricondizionarlo nel caso malaugurato in cui si fosse rivelato un nemico.

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    Edited by Leeroy Gorshmit - 14/2/2024, 17:25
     
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    Il palazzo del Damiyo era perfino più sfarzoso di quanto non si sarebbe aspettata. L'ubicazione esterna al villaggio della Foglia rendeva il suo lavoro decisamente più semplice facilitando le operazioni di spionaggio.
    Seduta a cavalcioni di un ramo osservava la struttura attraverso l'occhio cibernetico per studiarne la conformazione e cercarne i punti deboli. Il chakra Suiton che le copriva la pelle unito alla schermatizzazione facevano sì che la sua copertura fosse pressoché perfetta e a prova di eventuali occhi, o sensori, indiscreti.
    Era ormai una settimana che sorvegliava quel posto e si era fatta un'idea ben chiara delle abitudini dei suoi abitanti. Grazie al suo occhio interiore era riuscita a individuare i dodici ninja di alto livello che bazzicavano per la magione, probabilmente adibiti alla sicurezza personale del Damiyo stesso.
    Non erano loro cui avrebbe puntato, ma le domestiche che ora in gruppo stavano lasciando la tenuta per dirigersi al mercato più vicino.
    Ritirò l'occhio cibernetico nella borsa e saltò giù dal ramo, un sorriso stampato sul volto mentre invisibile si muoveva dietro alle giovani donne.
    Quando era partita da Toragakure aveva ricevuto critiche da tutto il suo entourage per quella decisione. Pensavano che fosse impazzita e che l'ansia della vendetta nei confronti di Yusuke Uchiha le avesse nuovamente annebbiato la mente. In verità lei non era mai stata più lucida, aveva imparato che la vendetta era un piatto che andava servito freddo e se anche colpire il Damiyo del fuoco avrebbe sicuramente attirato l'attenzione dell'odiato ANBU di Konoha, la vera motivazione per cui si stava prodigando in quella follia era un'altra, Nobuyuki.
    Non aveva ancora condiviso con i suoi compagni il fatto di essere tornata in contatto con il suo mentore e nemmeno sapeva sé e quando sarebbe stato opportuno farlo. Di certo però l'uomo della Nebbia si sarebbe rivelato un alleato potente ed anche se attualmente all'interno del villaggio non godeva più del prestigio di un tempo, manteneva comunque una rete di spionaggio da far invidia al villaggio stesso e un potere militare non indifferente grazie al gran numero di fedelissimi che non si erano allontanati da lui. Da quando lo aveva conosciuto, l'uomo non aveva mai nascosto un certo astio nei confronti della Foglia, astio che si era poi nel tempo mostrato più che giustificato considerando quello che Kiri aveva passato a causa dell'impero del Fuoco. Hayter Uchiha era un pazzo visionario, ma il Damiyo del Fuoco non aveva apparentemente mosso un dito per far sì che la sua follia non si estendesse contaminando l'intera nazione. Rijji, la guerra dei Paesi Minori, tutto si poteva in ultima istanza racchiudere nell'inazione del leader del fuoco. L'Inuzuka che aveva preso lo scranno di Kage sembrava emblema di un punto di rottura con il passato, ma non era che la bella maschera di un sistema marcio che in tutto quel tempo aveva soltanto nascosto le sue torbide membra. Come se non bastasse l'uomo aveva scoperto che le associazioni di Maguma avevano iniziato a intrattenere rapporti commerciali con alcuni pezzi grossi del Fuoco legati al Damiyo stesso, Kaori era stata l'opzione più immediata per lui e lei non si era tirata indietro davanti alla possibilità di dare una stoccata ai suoi nemici e al tempo stesso colpire al cuore il Paese del Fuoco.
    Purtroppo tra il dire e il fare c'è sempre di mezzo il mare e in quel caso il mare aveva la forma di un intero stato, di un villaggio Ninja e soprattutto di dodici fottutissimi shinobi che non sembravano voler mai lasciare da solo il loro protetto durante le sue lunghe giornate.
    Le tre domestiche si separarono all'ingresso del mercato e Kaori, tornata visibile in un vicolo, si mise a pedinare quella che sarebbe stata la sua vittima. I sensi aumentati grazie al chakra le consentivano di lasciare ampio vantaggio alla sua preda senza che potesse sospettare nulla e l'ampio cappello unito al mantello da viaggio, le permettevano di mantenere l'anonimato senza attirare troppa attenzione.
    La donna stava comprando del pesce sotto sale ed era intenta a contrattare con il venditore, sembrava una tizia piuttosto energica e combattiva e per un momento la kunoichi si ritrovò a sospirare.
    Quella non era una nemica e nemmeno una guerriera, in un'altra situazione sarebbe probabilmente stata una delle persone che avrebbe voluto proteggere, ma in quel momento si trovava ad essere dalla parte sbagliata della barricata e ormai da tempo Kaori aveva abbandonato l'idea di proteggere tutti quelli che non potevano farlo da soli in virtù di quella più realistica di guidare e proteggere soltanto la sua gente.
    Indice e medio della mano destra si unirono sulla tempia, mentre la sua coscienza si espandeva verso quella della domestica, che venne indotta a dirigersi senza indugio verso un vicolo cieco isolato dove la Mitarashi la raggiunse rapidamente.
    Grazie all'oppressione mentale aveva avuto modo di accedere a tutti i ricordi della donna scardinandone la mente come se fosse fatta di burro e ora si limitò a cingerle il collo con il braccio destro, per poi serrare la morsa con forza, mentre dalla bocca andava ad assorbirne il chakra. Il tutto durò pochi istanti, poi il cadavere della sventurata venne lasciato a terra, prima di venire inserito nel rotolo per cadaveri. Assumendo le esatte fattezze della donna, Kaori recuperò il cestino col pesce e tornò al punto d'incontro con le sue colleghe.
    Quando le porte del palazzo del Damiyo si schiusero davanti a lei non poté evitare di sorridere, avrebbe colpito prima ancora che qualcuno potesse accorgersi della sua presenza e poi sarebbe sparita nel nulla. Doveva soltanto aspettare che si presentasse la situazione adatta.

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    Giaccio nel mio letto, i miei polsi stringono le coperte con forza mentre il mio respiro è affannato e irregolare. Le immagini dell'ultimo scontro riecheggiano nella mia mente come una serie frammentata di ricordi distorti. I lampi di luce scintillanti del Rinnegan di Kaede, il suo sguardo freddo e spietato che sembrava scavare nelle profondità della mia anima. Le ferite sul mio corpo pulsano dolorosamente, ma è il mio cuore che sembra essere stato ferito più profondamente. Mi chiedo come sia potuta arrivare a questo punto, di come abbia smosso le acque ed essere stata bersagliata da cosi tante persone, da così tanti traditori. La sensazione di paura mi avvolge come un vortice oscuro, una trappola in cui sono caduta senza rendersene conto. I pensieri si affollano nella mia mente, tutti tumultuosi e confusi. La mia determinazione, che una volta mi ha guidato con fermezza, sembra ora incrinarsi come un vetro fragile. La realtà di ciò che è accaduto si scontra con la mia immagine di me stessa come una guerriera indomita. La paura e l'insicurezza si insinuano nella mia coscienza, minando la mia sicurezza. Le lacrime, che mi sono sempre sforzata di trattenere, sfiorano le mie guance. Sono lacrime di rabbia, di frustrazione, di dolore. Il mio orgoglio ferito combatte con la mia debolezza, mentre cerco di venire a patti con la verità sconvolgente di ciò che è successo. La mia mente sembra un labirinto oscuro e inestricabile, in cui lottare per trovare un senso a tutto questo è un compito scoraggiante. In questa stanza silenziosa, il mio cuore urla di confusione e di una profonda solitudine. Non so cosa farò dopo questo momento, non so come guarire le ferite visibili e invisibili che mi porto dietro. Mentre il sole cala fuori dalla finestra, il suo bagliore tenue sembra riecheggiare il mio stato interiore - una luce incerta, tremolante e incerta. Mentre giaccio qui, riflettendo su ciò che è successo e sul percorso che mi ha portato a questo punto, i dubbi sembrano annodarsi nella mia mente come una rete intricata. Il retaggio nobiliare che mi ha sempre separato dagli altri, la mia discendenza da una famiglia potente e influente, sembra ora essere un fardello che mi imprigiona. La libertà che ho sempre cercato sembra ancora più distante, avvolta in un mondo di intrighi politici, giochi di potere e tradimenti. Mi sono sempre considerata una persona forte e determinata, ma adesso mi rendo conto che il mio potere e la mia forza sono stati spesso misurati da parametri distorti. Sono stata addestrata fin da giovane per essere una leader, per controllare il fuoco e sottomettere i miei avversari. Ma questo potere, che una volta ho considerato una via per raggiungere la libertà, ora sembra essere solo un altro tipo di catena. La questione della libertà è diventata un enigma che non riesco a risolvere. Sono libera se ho il controllo? Sono libera se posso dominare gli altri? O c'è un tipo di libertà più profonda che va oltre il potere e l'autorità? Forse è la libertà di essere me stessa senza dover soddisfare le aspettative degli altri, senza dovermi piegare ai giochi politici che trascinano il mio mondo in un caos senza fine. Perché non riesco ad essere libera come quei cavalieri dei rospi, come gli eremiti? Il mio retaggio nobiliare mi ha dato privilegi, ma ha anche imprigionato la mia identità. Sento che ho dovuto indossare una maschera per adattarmi al ruolo che mi è stato assegnato. Ma cosa succederebbe se potessi gettare via questa maschera? Se potessi essere vulnerabile, mostrare dubbi e paure senza temere di apparire debole? La mia mente è una tempesta di conflitti interiori. Vorrei poter gettare via tutto, fuggire da questo mondo di politica e manipolazione, cercare una forma di libertà più autentica. Ma so che non è così semplice. Ci sono responsabilità che non posso ignorare, legami che non posso spezzare. E così, sono intrappolata in un limbo, cercando disperatamente di capire quale sia il vero significato della libertà e come posso trovarlo in mezzo a queste catene invisibili.
    Azula Shimura - Chuunin
    Stato Fisico: Perfetto
    Stato Mentale: Eccitata
    Chakra: 145
    Chakra Bonus:

    Borsa:
    1/2 Bomba Luce

    Equipaggiamento:
    Occhialoni
    Scarpe con lama retrattile

    Gilet Konoha

    Tecniche in uso:
     
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    Narikawari no Jutsu - Trasformazione Perfetta
    perfecthenge
    Villaggio: Iwagakure no Sato
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Questa tecnica è il secondo marchio di fabbrica di questa Mutazione e permette di copiare aspetto, voce, le movenze, odore e perfino il tipo di Chakra di un bersaglio. Ciò lo rende del tutto identico al soggetto scelto e perfettamente indistinguibile, sia se ci si basa sui sensi che anche su Tecniche sensoriali molto avanzate, rendendo l'Uomo-Pianta l'infiltrato perfetto. L'unica pecca di questa tecnica è che non trasmette all'utilizzatore le esperienze della vittima che si vuole impersonare e quindi sarebbe possibile tradirsi dicendo cose che la vittima non poteva sapere etc... La tecnica si dissolve alla morte dell'utilizzatore, o per sua volontà. Per replicare perfettamente il Chakra del bersaglio è necessario averlo prima assorbito da esso tramite la Shaburu no Chakra - Vampirismo di Chakra o qualsiasi altra tecnica in grado di assorbire Chakra usata in combinazione con il Vampirismo.
    Se utilizzata a fini investigativi durante le Missioni, la Tecnica non avrà Consumo.
    La Trasformazione dura fino a quando l'utilizzatore non decide di annullarla.

    Consumo: N/A

    Con le sembianze della domestica e i ricordi in precedenza sottratti alla sua mente, Kaori non ebbe alcuna difficoltà a introdursi nel complesso degli Shimura senza che nessuno avesse il minimo sospetto. Il posto era ben sorvegliato e se avesse dovuto affrontare tutti e dodici i guardiani allo stesso tempo, probabilmente non sarebbe riuscita ad avere la meglio. Fortunatamente non era quello il suo piano. Per il momento si sarebbe limitata a ispezionare la zona analizzandone i punti deboli e saggiando le misure di sicurezza, doveva capire bene le abitudini di tutti gli abitanti di quel luogo se voleva riuscire nel suo obiettivo e solo con quelle informazioni alla mano avrebbe studiato il momento più opportuno per avvicinare il Damiyo e provvedere alla sua eliminazione. Al contempo le servivano vie di fuga e piani B. All'interno del palazzo vi erano altri membri della famiglia Shimura che di certo avrebbe potuto usare per far leva sull'uomo se non fosse riuscita nel suo intento omicida e che doveva tenere d'occhio nel caso si fosse rivelato necessario.
    "Azula Shimura..."
    I suoi pensieri si erano focalizzati su quella peculiare presenza, da quello che dicevano le domestiche la ragazzina era piuttosto solitaria e normalmente non condivideva gli spazi della magione per preferire alloggi più appartati, ciò non di meno godeva di grande rispetto tra gli attendenti degli Shimura e sia i dodici, che lo stesso Damiyo nutrivano per lei un grande attaccamento. Kaori si trovò a sospirare, mentre con abilità e perizia finiva di affettare la radice di daikon che aveva sotto mano. Il profilo della giovane le era fin troppo familiare e le ricordava in parte quello che era stata lei in gioventù. Figlia del fratello del Damiyo viveva un'agiatezza che lei non si era certo nemmeno immaginata, ma le dinamiche sembravano quelle, voglia di elevarsi e mostrare quel che si vale al di là dei meriti familiari e profonda ricerca di autodeterminazione. Al contempo però un'intera brigata era al lavoro per prepararle il pranzo, così come per il resto della sua famiglia. Talmente privilegiata da poter rinnegare il privilegio e fingere di viverne al di fuori. Decisamente quel che era stata l'ingenua chuunin Kaori Mitarashi, prima di conoscere gli orrori della guerra e ancor peggio quelli della pace, quelli messi in atto dagli stessi villaggi per mantenere la pace.
    Il nakiri tagliò l'ultima rondella di radice e passò a occuparsi delle carote, che vennero rapidamente incise per lungo in una precisa julienne, per poi essere ridotte a una spessa brunoise. Da quando era fuggita da Kirigakure non aveva più avuto molte occasioni per cucinare e in quel momento si trovò a biasimare sé stessa. Nello spazio protetto della tenuta adorava sperimentare in cucina e gustare piatti sempre più articolati. Ora forte della sua mutazione genetica e delle mille responsabilità, passava spesso giornate intere senza cibo e quando mangiava lo faceva più per fare compagnia ai suoi generali, che per reale interessa verso quella sbobba che mangiavano ogni giorno.
    "Non appena le colture inizieranno a produrre come si deve, dobbiamo portare a Toragakure dei veri cuochi!"
    Se per lei quella situazione non rappresentava un reale peso, non poteva dare per scontato che non lo fosse anche per i suoi uomini e di certo non poteva fingere che quel lavoro di cura non la stesse rilassando e mettendo di buon umore. Finito di tagliare le verdure le mise in un wok e le fece rosolare per bene prima di aggiungere il brodo e per ultimo il miso. Quando la zuppa fu finalmente pronta, le domestiche si apprestarono a suddividerla in vari calderoni che sarebbero andati a servire i diversi padiglioni. Kaori si apprestò a riempire un pentolino per poi prendere ciotola e bacchette e dirigersi verso l'appartamento di Azula. Si sarebbe occupata lei del servire il pranzo alla nipote del Damiyo.
    Percorrendo la strada che la separava dal suo obiettivo si ritrovò ad osservare con attenzione tutti i corridoi, così da costruirsi la mappa mentale più organizzata possibile. Giunta a destinazione si limitò a bussare prima di fare il suo ingresso nell'appartamento della giovane, così come faceva solitamente la domestica di cui aveva preso il posto.
    "È permesso Azula-san? Le ho portato il pranzo!"

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    Durante lo scontro con Kaede e il suo occhio color viola, la paura aveva stretto il mio cuore come una morsa implacabile. Le fiamme ardenti che avevo sempre padroneggiato con tanta fiducia sembravano divampare fuori controllo dentro di me. La mia sicurezza era svanita, lasciando spazio a un senso acuto di vulnerabilità. Mentre i miei occhi incontravano quelli freddi e calcolatori di Kaede, ho avvertito una fragilità che non avevo mai sperimentato prima. Il suo potere, così diverso dal mio, sembrava emanare una minaccia incolmabile. La sua capacità di manipolare la realtà stessa, di stravolgere le leggi del mondo, mi faceva sentire come una formica di fronte a un gigante. Le mie mani tremavano mentre cercavo di richiamare le fiamme, ma il fuoco sembrava essere sfuggito al mio controllo. Era come se il mio stesso elemento mi tradisse, rifiutandosi di obbedire al mio comando. La paura di non essere all'altezza, di non essere all'altezza della sfida che avevo di fronte, cresceva dentro di me come un oscuro abisso. In quel momento, ho sentito la debolezza avvolgermi come un mantello freddo. Tutto ciò che credevo di essere, tutte le certezze che avevo costruito, sembravano sgretolarsi come sabbia tra le dita. Era come se le catene del mio retaggio nobiliare, invece di darmi forza, avessero esposto tutte le mie insicurezze e paure più profonde, mostrandomi un mondo duro dove sono bersagliata a causa proprio di ciò che è la mia famiglia. Mi sentivo nuda di fronte al mondo, senza la mia maschera di forza e arroganza. Ero solo una giovane donna, combattuta tra la volontà di dimostrare la mia forza e la consapevolezza schiacciante della mia fragilità. In quel momento, ho desiderato di poter scappare, di poter nascondere la mia paura, di poter negare tutto ciò che stavo vivendo. E ora, nel mio letto, ferita e confusa, quella sensazione di debolezza si mescola con il mio stato di shock. La paura che ho provato durante lo scontro sembra ancora avvolgermi come un velo inquietante. È come se fossi bloccata in un ciclo di paure e incertezze, cercando disperatamente un modo per trovare la forza di affrontare ciò che è successo e superarlo.
    Il suono dei colpi alla porta mi fa sobbalzare. La voce familiare della domestica, gentile ma risoluta, attraversa il legno come un sottile raggio di luce attraverso le tenebre.
    << Certo accomodati Shizuka. >>
    La sua presenza mi riconnette alla realtà, e mi rendo conto di quanto tempo sia passato da quando sono stata immobilizzata da questa confusione. Sento una mistura di riconoscenza e disagio. Voglio rimanere sola con i miei pensieri, ma so che non posso ignorare le necessità del mio corpo.
     
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    "Certo accomodati Shizuka."
    La voce della ragazzina le arrivò più giovanile di quanto non si sarebbe aspettata, ma al tempo stesso in una certa misura quasi rotta, spezzata. Entrando con il vassoio in mano si ritrovò davanti una scena che non faceva altro che confermare quella sua iniziale sensazione. Davanti a lei non c'era tanto più che una bambina, spaventata e spaurita, non certo l'espressione di una discendenza potente con cui si sarebbe aspettata di doversi confrontare. Le bastarono un'occhiata alla stanza e al suo corpo per subire un tuffo al cuore. Dai capelli poco curati all'aspetto trasandato, tutto le riportava alla mente il quadro di ciò che lei stessa era stata non molto tempo prima, in seguito alla morte di Agony.
    La giovane che aveva davanti aveva la faccia della sofferenza e lei si trovò a non poter evitare di empatizzare.
    Entrando depositò il pranzo sul tavolo e cominciò ad imbastirlo perché l'altra potesse servirsi. Quando ebbe finito si mise in disparte lasciando che la giovane mangiasse. Per un po' riflettè sul da farsi, sicuramente sarebbe stata in grado di penetrare quella debole mente senza sforzo in qualsiasi momento, ma la donna che si trovava difronte la incuriosiva e voleva indagare cosa l'avesse ridotta in quello stato, sentendolo uscire direttamente dalle sue labbra.
    "Perdonate l'impudenza, ma ormai è da parecchio che non sembrare più voi... Sono soltanto un'umile domestica e so di non avere il diritto di azzardarmi a chiedervi tanto, ma vi voglio bene e se me ne voleste parlare io sono qui e forse in qualche maniera potrei esservi d'aiuto"
    Un sorriso sincero era dipinto sul volto della finta domestica e per conto suo Kaori era veramente curiosa di quella che sarebbe stata la reazione della kunoichi della foglia. A Lei era capitato due volte nel corso della sua vita di ridursi in uno stato simile, la prima aveva perso il vero padre appena ritrovato, mentre la seconda aveva distrutto la propria vita e perso l'amore della sua vita. Bramava quindi di conoscere le motivazioni che stessero dietro allo stato d'animo della giovano dato che dalle informazioni che aveva raccolto non le risultava che avesse subito nessun lutto né esperienze traumatiche nel corso dell'ultimo periodo.

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    Mentre ero seduta lì, nel mio letto, ancora indebolita e profondamente immersa nei miei pensieri, la porta si aprì lentamente, rivelando l'ingresso di Shizuka. La sua presenza era avvolta da un'aura di mistero, e il suo passo era silenzioso, quasi etereo. I suoi capelli neri, setosi e lunghi, cadevano come una cascata di notte sulle spalle. Il suo viso, con lineamenti delicati e occhi profondi e penetranti, sembrava racchiudere segreti antichi. Indossava un kimono di seta di un colore blu notte, ornato di dettagli d'oro che brillavano alla luce fioca della stanza. La sua eleganza e il suo portamento conferivano a Shizuka un'aria di nobiltà e maestosità. Mentre mi guardava con quegli occhi misteriosi, potevo percepire la sua saggezza e l'esperienza che emanava. Shizuka era una figura enigmatica, una guida in un mondo pieno di intrighi e pericoli. Il suo approccio era sempre misurato, e le sue parole, quando le pronunciava, portavano un peso considerevole. Guardai Shizuka con riconoscenza, sapendo che potevo fidarmi di lei, anche se il mio orgoglio mi rendeva riluttante a mostrare la mia debolezza. La sua presenza e la sua saggezza mi davano la forza di affrontare le sfide che mi attendevano. Sospiro. La tristezza e la rabbia tumultuavano dentro di me mentre fissavo Shizuka, cercando di trovare le parole per esprimere tutto ciò che avevo vissuto. Sentivo una palla di emozioni serrare la mia gola, facendomi deglutire a fatica. Con voce spezzata e occhi lucidi, risposi:
    << La mia vita è stata attentata, come ben saprai. Un certo ninja dai capelli rossi ha voluto distruggermi per dare un messaggio al Daimyo e... >>
    Singhiozzo, stringendo i lembi delle lenzuola proprio come si fa quando un bimbo stringe quelli della sottana della madre. Il mio sguardo si abbassò, e una lacrima singola cadde sul mio viso, sfiorando la mia pelle come una pena. La rabbia si intrecciava con la tristezza, il mio orgoglio ferito faceva eco nelle mie parole.
    << Mi hanno fatto dubitare di tutto, Shizuka. Del mio potere, delle mie decisioni, persino di me stessa. Non so come ho potuto permettere che tutto ciò accadesse. >>
    La mia voce tremava mentre cercavo di contenere le emozioni che ribollivano dentro di me. La rabbia contro il traditore e contro me stessa per essere stata così ingenua era palpabile. In quel momento, mi sentivo più umana che mai, esposta e fragile di fronte a Shizuka, ma dovevo condividere ciò che avevo vissuto e trovare un modo per risollevarmi da questo abisso.
    << Mi sento come una marionetta, senza la possibilità di scegliere o dove ogni mia finta scelta sia dettata e manipolata da altri individui. Sono stanca! >>
    Con furia verso questo mondo corrotto, parlo con una semplice domestica, come se tutto questo possa essere risolto dallo sfogo di una bambina.
     
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    "La mia vita è stata attentata, come ben saprai. Un certo ninja dai capelli rossi ha voluto distruggermi per dare un messaggio al Daimyo e..."
    La giovane Chuunin di Konoha non si era ancora alzata dal letto, ma sembrava quasi che in cuor suo non aspettasse altro che quella richiesta. Le parole sgorgarono dalla sua gola e Kaori si ritrovò quasi a palpare la sofferenza che portavano con loro. Il modo in cui la ragazza la guardava era indicativo dell'affetto che doveva provare per quella domestica e quasi le dispiacque della fine che le aveva fatto fare, il suo corpo esanime giaceva all'interno del suo rotolo per cadaveri e probabilmente sarebbe stato un duro shock per la ragazza di Konoha nel momento in cui lo sarebbe finalmente venuto a scoprire. Quello che al contrario stupì la mukenin, furono le parole che stava ascoltando. Il fatto che un ninja l'avesse aggredita per colpire il daimyo lasciava intendere che fosse un mukenin e improvvisamente la donna si trovò a chiedersi se per caso anche quel fatto non avesse a che fare con i loschi traffici dei nobili del Fuoco. Dubitava che un personaggio del calibro del Kaguya avrebbe potuto arrischiarsi a tanto, d'altronde lei era un cane sciolto e agiva fuori dalle classiche logiche, ma per un organizzazione mettersi contro a un Daimyo corrispondeva a un suicidio. Se qualcuno aveva mandato un ninja a spaventarlo pestando una persona così vicina a lui, di certo era stata una delle grosse realtà di Iwa.
    "Sembra che non sia la tua settimana fortunata..."
    Di certo la posizione di prestigio che si trovava a ricoprire non le stava portando bene e il fatto che più agenti stranieri si stessero accanendo nei suoi confronti doveva voler dire che c'era in ballo qualcosa di grosso.
    "Mi hanno fatto dubitare di tutto, Shizuka. Del mio potere, delle mie decisioni, persino di me stessa. Non so come ho potuto permettere che tutto ciò accadesse...Mi sento come una marionetta, senza la possibilità di scegliere o dove ogni mia finta scelta sia dettata e manipolata da altri individui. Sono stanca!
    Kaori rimase impassibile, ferma accanto al tavolo ormai apparecchiato e pronto ad accogliere la padrona di casa. Dunque era questo ad averla spezzata, l'infrangersi della perfetta immagine che si era costruita riguardo a sé stessa. Lo scoprire che non era la protagonista della storia, ma una singola goccia all'interno di un mare. Tutto il suo impegno, la fatica ed il sudore avevano costruito quella che per qualcuno non era stata altro che una mosca da schiacciare.
    "Mangiate o si raffredderà..."
    Un lieve sorriso si dipinse sul volto benevolo di quella che all'apparenza era Shizuka. Lo sguardo bonario che rivolgeva alla chuunin avrebbe anche potuto essere autentico dato che portava con sé reale compassione. Azula era in parte vittima del mondo in cui era nata. Ignara pedina, così come si era riscoperta, di una scacchiera di cui nemmeno vedeva i confini e si trovava a subire le conseguenze delle azioni della sua famiglia.
    "Forse c'è un'altra strada..."
    Infiltrandosi in quella villa, Kaori non aveva bene le idee chiare su quale sarebbe stato il suo obiettivo. Aveva pensato di avvicinare la ragazza per guadagnare un'apertura nei confronti del Daimyo e magari ucciderla o uccidere qualcuno che gli fosse vicino in modo da costringere lo stesso paese del Fuoco ad alzare la guardia ai confini, rendendo così più ardui i traffici ai nobili corrotti. Ora però cominciava a riflettere su una possibilità diversa. La giovane che si trovava davanti era spezzata e si sentiva tradita da tutti, manovrata da tutti, forse avrebbe potuto trarre vantaggio da tutta quella situazione aiutandola ad aprire gli occhi sul mondo che la circondava. Senza provare anch'essa a manipolarla, ma inducendola a mordere la mano che l'aveva sfamata fino a quel giorno. Metterla difronte ai crimini della nobiltà e all'ignavia del Daimyo avrebbe potuto sortire un effetto maggiore sullo stesso rispetto all'ucciderla.
    "Oh, Azula-san... Temo che il motivo per cui vi sentite così sia legato al fatto che in effetti è proprio così che stanno le cose. Voi siete una bella persona, ma il mondo là fuori è crudele. La vostra progenie vi ha posto un macigno sulle spalle fin dalla nascita, avete responsabilità che non vi siete scelta. Un ninja vi ha attaccata per mandare un messaggio al Daimyo, ma vi siete chiesta il perché?"

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    Shizuka si chinò leggermente verso di me, i suoi occhi riflessi di preoccupazione mentre ascoltava attentamente le mie parole traballanti. Con un gesto di infinita gentilezza, continuò a preparare con amore la mise en place per il mio pasto, offrendo un contatto rassicurante. La sua presenza era come un faro di calma in mezzo alla tempesta emotiva che mi travolgeva. La sua voce, calma e sagace, mentre mi invita a mangiare aveva il potere di calmare le tempeste interiori che mi travolgevano. Shizuka sapeva quando ascoltare e quando parlare, un'abilità che avevo sempre ammirato in lei. Shizuka era più di una semplice domestica o confidente. Era una guida, un faro di luce nei momenti bui, e le ero grata per il suo sostegno incondizionato. La domanda di Shizuka mi sorprese e mi fece riflettere. Era come se avesse colto una connessione tra l'attentato a mio danno e il nostro Daimyo, mio zio, che era coinvolto in intricati giochi di potere e politica. Era evidente che Shizuka aveva una profonda comprensione dei meccanismi sottili dietro le quinte del nostro mondo. Guardai Shizuka negli occhi, cercando di capire le sue intenzioni.
    << Non ho ancora avuto il tempo di riflettere su tutto ciò che è accaduto, >> risposi con sincerità. << Ma è chiaro che ci sono forze in gioco che vanno oltre la mia comprensione. E se questo attentato è stato un messaggio più profondo di quel che sembra, credo proprio che io debba parlare con mio zio. >>
    La sua furbizia e la sua capacità di leggere tra le righe mi facevano sentire vulnerabile, ma al contempo ero grata per il suo sostegno e la sua dedizione. Era evidente che Shizuka avrebbe fatto tutto il possibile per proteggermi e aiutarmi a navigare in questo pericoloso mondo di politica e intrighi. Con il passare del tempo, iniziai a sentirmi leggermente meno sopraffatta dalla tempesta delle mie emozioni. Le parole di Shizuka e la sua domanda avevano agito come un catalizzatore per la mia riflessione. Mentre sorseggiavo il tè caldo, i miei pensieri iniziarono a chiarirsi.
    << È possibile che l'attentato sia stato un messaggio diretto, >> ammis'ì con cautela. << Forze oscure potrebbero cercare di minare la stabilità della nostra famiglia e del regno. Magari qualche famiglia rivale o addirittura... qualche altro Daimyo? >>
    Dico mentre mi gratto il mento, mentre cerco conforto dallo sguardo della domestica. Iniziai a pensare a come affrontare questa situazione delicata. Dovevo essere prudente, ma anche determinata. Dovevo scoprire chi fosse dietro l'attentato e proteggere gli interessi della mia famiglia.
    << Penso che dobbiamo fare tutto il possibile per scoprire chi è responsabile di questo attacco, >> dissi con fermezza.
    "e al contempo proteggere lo zio e tutta la famiglia. Che sia questo che..."
    Mentre le parole uscivano dalla mia bocca, ed i pensieri di ciò
    che ho visto passano nella mia mente, sentii una determinazione risvegliarsi in me. Era il momento di riprendere il controllo della mia vita, di affrontare le sfide che si presentavano e di farlo con la stessa forza che aveva sempre caratterizzato la mia famiglia.
    << Tu cosa pensi Shizuka, perché e chi potrebbe attentare alla mia vita? >>
     
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    Azula sembrava decisamente confortata dalla presenza della domestica e Kaori si accorse che aveva fatto la scelta giusta nell'assumere quelle sembianze. Sembrava che tra Shizuka e la Shimura ci fosse un rapporto speciale e questo le avrebbe probabilmente permesso di influenzare al meglio la giovane. Doveva ancora decidere come muoversi, ma il ventaglio di possibilità che le si apriva davanti le lasciava una vastissima scelta ed ogni strada le sembrava potenzialmente vincente.
    "Non ho ancora avuto il tempo di riflettere su tutto ciò che è accaduto... Ma è chiaro che ci sono forze in gioco che vanno oltre la mia comprensione. E se questo attentato è stato un messaggio più profondo di quel che sembra, credo proprio che io debba parlare con mio zio."
    Per un attimo la kunoichi ebbe pietà della ragazzina che si trovava davanti, una giovane non ancora disillusa dal mondo che vedeva tutto attraverso il filtro arcobaleno della sua prigione dorata.
    "È possibile che l'attentato sia stato un messaggio diretto... Forze oscure potrebbero cercare di minare la stabilità della nostra famiglia e del regno. Magari qualche famiglia rivale o addirittura... qualche altro Daimyo?"
    Continuò ad attendere alle faccende da domestica, dando alla Chuunin il tempo di riflettere ed approfondire le sue intuizioni, non voleva imbeccarla eccessivamente per non rischiare di risultare poco credibile e così tradirsi.
    La giovane sembrava volersi ostinare a scoprire perché qualcuno aveva cercato di farla fuori e questo non poteva che giocare a vantaggio della traditrice.
    "Penso che dobbiamo fare tutto il possibile per scoprire chi è responsabile di questo attacco... Tu cosa pensi Shizuka, perché e chi potrebbe attentare alla mia vita?"
    Nuovamente la mukenin si trovò a sorridere tra sé e sé, era bastato buttare l'esca perché l'altra si infilasse da sola nella trappola e finisse per essere lei stessa a volersi sentir dire quello che lei avrebbe voluto dirle.
    "Io... Veramente non credo che dovrei affrontare certi argomenti..."
    Finse imbarazzo, quel genere di discorsi sarebbe stato al limite dell'insubordinazione. Aprirsi alla risposta che voleva Azula poteva voler dire insinuare delle cose sul Daimyo che una servitrice non avrebbe mai dovuto dire del proprio padrone. Questo quantomeno era il discorso che indirettamente voleva passasse alla Shimura.
    "Azula-san, io vi voglio bene... Ma credete veramente che un Daimyo o una famiglia rivale del Fuoco si abbasserebbe a ingaggiare un Mukenin per mandare un segnale? Mi piange il cuore a dirlo, ma se le cose stessero così, probabilmente voi sareste morta. Se in qualche modo il traditore che vi ha attaccata si potesse collegare a qualcuno all'interno del Paese del Fuoco questo decreterebbe la sua fine. Peggio ancora se si trattasse di un altro Daimyo, vorrebbe dire guerra. Io sono un umile domestica Azula-san, ma credo che non siano molti a potersi permettere di non farsi problemi nel mandare un mukenin a mandare un messaggio... Senza contare che la notizia non ha avuto molto risalto, come se qualcuno l'avesse voluta insabbiare..."
    Non osò avventurarsi troppo, voleva che la giovane Shimura arrivasse da sola alle sue conclusioni, le aveva detto abbastanza perché ipotizzasse che fosse stato il Mercato Nero o una qualche associazione delle Terre di Nessuno a voler mandare un messaggio al Damiyo e che per quel motivo lo stesso zio avesse fatto in modo da insabbiare la notizia perché non ci fossero troppe indagini a riguardo. Che poi fosse vero o meno poco le importava, ciò che contava era che la ragazza potesse credere in quella verità da lei confezionata.

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    Attentato alla Principessa
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    Le parole di Shizuka scivolarono nella stanza come foglie leggere trasportate dal vento. Il suo tono, carico di premura e saggezza, era come una melodia che riecheggiava nel mio cuore. Quando disse che mi voleva bene, sentii un calore diffondersi dentro di me, un raggio di luce in mezzo alle ombre della mia situazione.
    << Apprezzo davvero le tue parole, Shizuka, >> risposi con gratitudine. << E so che hai ragione. Un Daimyo o una famiglia rivale non si abbasserebbe a un gesto così sottile come l'invio di un mukenin per mandare un messaggio. E hai ragione anche sul fatto che, se fosse stato un attacco orchestrato da qualcuno all'interno del Paese del Fuoco, avremmo affrontato conseguenze molto più gravi. >>
    Iniziai a riflettere su quanto mi aveva appena detto. Le sue parole avevano gettato una luce diversa sulla situazione, suscitando nuove domande e dubbi nella mia mente. Era evidente che ci fosse un mistero dietro questo attacco, e che qualcuno stesse manovrando nell'ombra. Mentre Shizuka si voltava perplessa, toccandosi il mento in segno di riflessione, mi unii a lei in quella breve pausa di silenzio. Il mistero si approfondiva, e ora dovevamo cercare la verità in un labirinto di inganni e oscure alleanze. La mia mente cominciò a elaborare un piano, una strategia per scoprire chi si nascondeva dietro questo attacco e quale fosse il vero messaggio che volevano mandare.
    << Ma allora chi? E soprattutto perché colpire proprio me. E' vero che faccio parte della famiglia reale, ma non sono nemmeno un membro così importante. Suvvia Shizuka, osservati un po' intorno. >>
    Ed inizio a gesticolare veementemente per indicare dove siamo. La struttura della casa, seppur tenuta in ordine e ben curata, è molto semplice mentre altre stanze o luoghi più "importanti" sono magistralmente pieni di decorazioni che emanano la potenza suprema del fuoco. Un attimo il dolore alle costole si fa sempre più persistente per via di quello sfogo gestuale, e mi rannicchio un attimo proprio per questo dolore ansimando.
    << Dell'acqua...gentilmente... >>
    Mi resi conto di quanto le ferite fisiche, unite alle emozioni strazianti, avessero lasciato il mio corpo e la mia mente esausti. Una stanchezza profonda mi avvolgeva come una coperta pesante, rendendo ogni pensiero più lento e ogni azione più faticosa. La debolezza fisica si traduceva in una sensazione di impotenza che mi angosciava. Sentivo il peso di un mondo di responsabilità e incertezza che si appoggiava sulle mie spalle.
    "Il corpo può guarire, ma le ferite dell'anima richiedono tempo," pensai, cercando di trovare conforto in quella consapevolezza. Avevo bisogno di recuperare le energie, non solo fisiche ma anche emotive, per affrontare ciò che si prospettava davanti a me.
    Un secondo pensiero, forse più intimo, sfiorò la mia mente, ma stranamente le pronunziai a voce alta:
    << Queste ferite mi rendono vulnerabile, ma forse è proprio dalla vulnerabilità che posso trarre forza. Accettare la mia umanità, con tutte le fragilità e i dubbi, potrebbe essere la chiave per risorgere più forte di prima. >>
    In quel momento di riflessione, accettai intimamente la mia condizione e decisi di permettermi il lusso di guarire, sia fisicamente che emotivamente. Era un passo necessario verso la guarigione e il recupero della forza interiore.
     
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    La Shimura sembrava in accordo con le sue parole e Kaori non poté esimersi dal farsi i complimenti da sola. Più passava il tempo, più si convinceva del fatto che doveva portare quella ragazzina a diffidare del suo stesso parente. Doveva farla rivoltare contro di lui, solo così avrebbe potuto assestargli un colpo in grado di ferirlo veramente. L'omicidio di un Daimyo le avrebbe messo l'intero mondo Ninja alle calcagna ed era qualcosa che non poteva permettersi se non voleva mettere a rischio le persone cui voleva bene. L'alternativa migliore era quindi quella di spingere la giovane verso quella strada. Da quello che era riuscita a sapere del Daimyo del Fuoco, se anche solo lei si fosse messa ad indagare e fare domande scomode, il risultato finale sarebbe sicuramente stato con lo spegnersi della vita di uno dei due. Se avesse messo adeguatamente in guardia la giovane era possibile che si trovasse pronta ad affrontare l'eventualità e che arrivasse al fondo di quella faccenda con la testa ancora sulle spalle.
    "Ma allora chi? E soprattutto perché colpire proprio me. E' vero che faccio parte della famiglia reale, ma non sono nemmeno un membro così importante. Suvvia Shizuka, osservati un po' intorno. "
    Kaori sospirò nel sentire quelle parole. La ragazzina le stava veramente pronunciando mentre una persona le serviva il pranzo. Probabilmente era talmente abituata a vivere nel lusso e nel privilegio dal non accorgersi nemmeno di quanto fosse fortunata. Kaori la poteva comprendere, lei stessa aveva conosciuto seppur in maniera minore quella situazione, finché suo padre non era caduto in disgrazia ed allora aveva visto l'indigenza e il pregiudizio della gente. La sua casa era poi tornata ai fasti a Kiri, ma una volta abbandonato il villaggio aveva conosciuto la vera povertà.
    "Dell'acqua...gentilmente..."
    Sorridendo si avvicinò alla giovane le versò dalla caraffa dell'acqua in un bicchiere. Evitò di proferire parola perché l'altra potesse portare a conclusione i suoi ragionamenti, era chiaro dalla sua espressione che c'era ancora qualcosa che le ronzava in testa, forse qualcosa che avrebbe potuto condividere e che lei avrebbe potuto sfruttare.
    "Queste ferite mi rendono vulnerabile, ma forse è proprio dalla vulnerabilità che posso trarre forza. Accettare la mia umanità, con tutte le fragilità e i dubbi, potrebbe essere la chiave per risorgere più forte di prima. "
    La Mitarashi sorrise ed espirò profondamente, quelle parole un po' scontate nascondevano però una grande verità. Le ferite più profonde erano anche quelle che ci permettevano di imparare di più, quando non risultavano mortali. Per un attimo osservò la giovane dritta negli occhi, i due dischi color dell'ambra sembravano nascondere un fuoco travolgente che era però domato dalle sue paure. La mukenin si trovò a riflettere su quale approccio sarebbe stato meglio adottare per riuscire ad ottenere quello che voleva.
    Da una parte avrebbe potuto lasciare un clone con le sembianze di Shizuka a continuare a manipolare la ragazza, sarebbe stata una mossa saggia nel lungo termine ed avrebbe potuto influenzarla nel profondo, ma non era quello che veramente le premeva.
    "Azula-san... Non importa chi voi siate, quanto quello che rappresentate. Voi siete parte della famiglia reale, con tutto il rispetto mi dite di guardarmi attorno... Ma dovreste vedere dove vivo io. Mi dite di guardarmi attorno, mentre vi verso l'acqua da bere dopo avervi servito il pranzo. All'esterno di queste mura voi siete un membro della famiglia reale come gli altri. Nelle Terre di Nessuno ci sono persone senza scrupoli che venderebbero le proprie madri per profitto. Organizzazioni che non si farebbero certo problemi a mandare i propri sgherri a intimidire una ragazzina, a ferire una ragazzina per far capire al Daimyo del Fuoco che non deve intrattenere relazioni commerciali con organizzazioni loro concorrenti..."
    Aveva tirato fuori la bomba e ora non restava che aspettare di vedere come avrebbe reagito la Shimura. Per una servitrice anche solo insinuare che il suo padrone avesse degli interessi con il mercato nero, era probabilmente un atto di insubordinazione intollerabile. Probabilmente sarebbe stato un bello shock sentirla parlare così, anche se sicuramente non era ancora nulla rispetto a ciò che aveva in serbo per lei.

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    Attentato alla Principessa
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    Mentre Shizuka mi aiutava con attenzione, servendomi il pranzo e versandomi l'acqua, il suo tono delicato prese una svolta più seria. Mi parlò con sincerità, quasi come se volesse scrollarmi via qualsiasi illusione di sicurezza. Le sue parole penetrarono come una fredda brezza, costringendomi a guardare la realtà in faccia. Le Terre di Nessuno erano un luogo senza pietà, dove le alleanze potevano cambiare come il vento e la lealtà poteva essere un lusso per pochi. Il suo monologo provocò un'immediata trasformazione sul mio volto, dalla distrazione alla consapevolezza. La mia espressione si fece più seria, le sopracciglia si piegarono leggermente in un'espressione di comprensione mista a turbamento. In quel momento, la mia percezione del mondo esterno subì una revisione. Shizuka mi stava indicando la realtà cruda e senza fronzoli di un mondo in cui il potere e l'intrigo regnavano sovrani. Era come se avessi tolto un velo dagli occhi, rendendomi conto che anche io, nonostante il mio status, ero vulnerabile di fronte a forze che andavano oltre la mia comprensione. Ma non è tanto questo il problema, e che io, rispetto ad altri come la stessa Shizuka, sono una privilegiata di questo contorto mondo e questo mi ha ferito più dell'attentato subito. Quelle parole, come una secchiata d'acqua gelida, mi colpiscono dentro facendo cadere addirittura il bicchiere. Quelle parole, quella donna, non me le ha mai rivolte, non ne osava e non provava il coraggio per farlo. Eppure, in quella situazione, pronunziate in quel modo è tutto ciò che voglio sentirmi dire.
    << Shizuka tu...tu hai perfettamente ragione. Sono solamente una bambina viziata. Non sono io il bersaglio, non lo sono mai stata. E' solamente...colpa di questa famiglia. Essere una Shimura mi ha fatto ferire per colpa di un assassino della peggior specie... >>
    Il panico si rifletteva nei miei occhi, tremanti di fronte alla consapevolezza cruda e spietata del mondo esterno. Mi sentivo come se fossi stata sospesa su un precipizio, consapevole della profondità insondabile al di sotto di me. L'idea che chiunque, senza riguardo per il mio titolo o il mio sangue reale, potesse mirare a ferirmi era un pensiero inquietante che mandava brividi lungo la mia schiena. Tuttavia, in quel momento di vulnerabilità, qualcosa si scatenò dentro di me. Un bagliore, una fiamma tenue ma persistente, iniziò a danzare nella mia mente. Era la mia fiamma interiore, la stessa che avevo sempre usato per dominare il fuoco. Tentai di controllare il tremore nelle mie mani, mentre il panico iniziale cedeva il passo a una determinazione silenziosa. In quel momento, decisi che non avrei lasciato che la paura mi divorasse. Avrei affrontato le sfide che il mondo aveva da offrire con la stessa forza che aveva sempre caratterizzato la mia famiglia. Con i lacrimoni sotto gli occhi sorrido.
    << Quello che dici è vero Shizuka. Ma non è il mio retaggio a rendermi ciò che sono, io sono Azula e sono una Kunoichi della Foglia. Ho scelto consapevolmente questo mondo, le ferite, le battaglie, gli scontri. Fanno parte della vita quotidiana di un ninja. Sicuramente è il sistema ad essere sbagliato, perché a causa nostra molti soffrono inutilmente. Eppure... >> stringo le coperte con forza << Eppure l'uomo riuscirà a smettere di soccombere a questa natura bellica? >>
    Il dubbio mi avvolge come un'ombra inquietante, lasciandomi con una profonda inquietudine. Sono stanca di essere solo la nobile mocciosa, di essere etichettata come la giovane principessa che gioca a fare la ninja. La consapevolezza che questa immagine non mi rappresenta più mi assale con forza, portando con sé un desiderio profondo di cambiamento. La mia mente è come un vortice di interrogativi: come posso liberarmi da questa maschera che indosso da troppo tempo? Come posso trasformare la mia identità, abbracciando chi sono veramente? È un terreno incerto e sconosciuto che mi trovo a esplorare, e la paura del giudizio altrui si fa sentire. Cerco una via d'uscita da questo ruolo che mi è stato assegnato, una strada che mi conduca verso la mia vera essenza. Tuttavia, il timore di tradire le aspettative altrui, di deludere la famiglia e il mio status, mi frena. La pressione sociale e le convenzioni stringono le loro catene intorno a me, rendendo il processo di liberazione ancora più difficile. Eppure, nel cuore di questo tumulto interiore, cresce un desiderio ardente di autenticità. Vorrei essere riconosciuta per ciò che sono veramente, al di là delle etichette e delle aspettative. La voglia di cambiare, di abbracciare una nuova identità, brucia come una fiamma dentro di me. Mi trovo a riflettere su quali passi intraprendere, su quali maschere lasciare cadere e su quali nuove sfide accettare.
    "Che cosa è la libertà? E perché ci ammazziamo l'un l'altro per imporla?"
    Sorrido e guardo la donna.
    << Sei assolta dai tuoi doveri, Shizuka, nei miei confronti. Mi hai aiutata abbastanza, posso farcela da sola. >>
     
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