Casa Supaku Handoru

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    Supaku rabbrividì quando sentì quella voce. Era dolce e lievemente strascicata, la voce di una persona dedita ai vizi, la voce di un assassino, la voce di un mukenin traditore. L'avrebbe potuta riconoscere tra mille, nonostante l'avesse sentita soltanto un paio di volte in tutta la sua vita. La rabbia premette ai margini del vuoto al pensiero dell'ultima volta che l'aveva sentita.
    Supaku fu tentato di lanciarsi verso il basso per colpire quella figura nera che aveva estratto la lucente katana ma qualcosa lo trattenne. Una delle figure nere che la sua sensei aveva steso a terra si stava rialzando. La sua sensei era troppo occupata dal pericoloso ninja davanti a lei per potersi accorgere dell'altro alle sue spalle. Supaku sapeva che doveva fare qualcosa.

    Reiko fece volteggiare il kunai che aveva in mano un paio di volte, con l'indice intorno all'anello sull'impugnatura, per riprendere la presa che gli era scivolata dopo il colpo allo stomaco. è stato forte e veloce, pensò mentre il dolore ancora pulsava sul suo addome. Quell'uomo aveva schivato i suoi affondi con rapidità incredibile e l'aveva colpita con precisione, aveva visto la sua apertura e l'aveva colpita dove era stata scoperta, anche se per molto poco. Quel colpo non era stato tirato con l'intenzione di fare male, era un avvertimento, la figura davanti a lei la stava avvisando che era di tutt'altra pasta rispetto agli altri tre che aveva affrontato. Il primo era stato fin troppo facile da mettere fuori combattimento, un kunai ben affilato gli aveva reciso la gola prima che potesse anche solo accorgersi di quello che era successo, ma doveva quel colpo solo grazie all'effetto sorpresa. Gli altri due erano un pò più seri ma questo che aveva davanti, questo era di tutt'altro genere.
    Ora facciamo sul serio, piccola gattina disse con una voce melliflua che fece venire un lieve brivido lungo la schiena della ragazza. Estrasse una lunga katana lucente sotto le stelle, affilata e mortale. Così era uno spadaccino, pensò Reiko, questo avrebbe complicato le cose ulteriormente. Reiko non amava le armi, erano solo uno spreco di tempo ad imparare uno stile di combattimento quando potevi impegnare il tuo tempo in altro, ninjutsu e taijutsu erano la vera arte del combattimento, una volta esperti in quelli non c'era nulla che un ninja non potesse fare.
    Alzò il kunai mettendosi in posizione di guardia, pronta all'attacco imminente dell'avversario. Quello fece volteggiare davanti a sè un paio di volte la katana, come a saggiarne il peso e ad abituare i muscoli, anche se Reiko credeva fosse solo scena, un uomo così abile non aveva bisogno di sciogliere i muscoli. Un attimo dopo l'uomo scattò. Il suono dei suoi sandali sul terreno arido e polveroso riecheggiò nel vicolo accompagnato dal sibilare della sua lama nel vento. Reiko parò il primo colpo, un fendente orizzontale che era mirato solo a saggiare i suoi riflessi, schivò il secondo affondo e provò un colpo laterale con il piede, un Senpuu ben piazzato che mirava al voltò dell'uomo, quello si limitò ad abbassarsi prima ancora che il colpo arrivasse e a colpire con un calcio il piede di appoggio di Reiko facendola crollare al suolo con un tonfo. La kunoichi vide la lama dardeggiare alla luce delle stelle prima di rotolare rapidamente di lato evitandola all'ultimo. Sentì l'acciaio conficcarsi nel terreno a meno di dieci centimetri dal suo orecchio. Con uno scatto e un agile colpo di reni era di nuovo in piedi, balzò avanti tentando un affondo con il kunai ma l'uomo si limitò da frapporvi la lama della katana parando il colpo, Reiko non tolse l'arma e fece pressione con la punta del kunai sulla superficie liscia della lama, cercando di mettere in difficoltà il suo avversario e di tenergli impegnata la lama affilata. Il colpo che eseguì dopo era rischioso, c'era il pericolo che il suo avversario gli tranciasse di netto la mano, però doveva rischiare. Caricò un colpo di palmo impastato con il chakra mirando al petto dell'uomo. Quello non riuscì a muovere in tempo la katana e gli graffiò di poco il dorso della mano della kunoichi prima che questa colpisse in pieno il suo petto scaraventandolo lontano e facendolo sbattere contro uno dei muri del vicolo.
    La figura sbuffò forte per l'impatto, ma non mollò la presa sulla katana, Reiko aveva sperato che il colpo fosse sufficiente per fargli perdere almeno l'arma e ristabilire il divario. Osservò il taglio sulla sua mano, era abbastanza profondo da sanguinare ma non troppo, non era riuscito a recidergli i tendini per fortuna.
    Ah, piccola gattina, mi stai facendo arrabbiare. Tu sai di non volermi arrabbiato, rovinerebbe il nostro ballo amoroso. disse le voce melliflua, Reiko la sentiva debole per il colpo e lievemente irritata.
    Ti ho dato un lieve schiaffo per avermi chiamato così una volta, vuoi che il prossimo sia un vero e proprio colpo, pervertito? disse Reiko tentando di provocarlo. Meglio se il suo avversario fosse arrabbiato, la rabbia era un'ottima nebbia per gli occhi. L'uomo proruppe in una breve ristata, era argentina e molto bella se non fosse provenuta da la persona che cercava di ucciderla.
    Graffi come tutte le gatte, ma alla fine tutte si piegano.
    L'uomo scattò in avanti verso di lei con velocità impressionante, mirando una serie di affondi con la lama ad una velocità fulminea. Reiko dovette destreggiarsi con abilità fulminea per parare la maggior parte degli affondi, sembrava di combattere contro un centinaio di api arrabbiate, la lama si fece breccia un paio di volte nelle sua difese, una volta le graffiò una guancia, un'altra le strappò un taglio sull'omero destro, un'altra alla coscia sinistra.
    Al terzo colpo Reiko rispose evocando il fuuton nel proprio palmo e scaraventando il suo avversario così vicino di nuovo contro il muro. L'uomo si accasciò sulla parete, scivolando a sedere, con un lieve gemito.
    Reiko si avvicinò schiacciando con un piede il polso che reggeva la katana, il kunai rivolto al viso coperto dal cappuccio.
    Arrenditi! Stavolta sei stato battuto da un felino più grosso di te. disse. L'uomo ridacchiò in tutta risposta.
    Reiko sentì un movimento alle sue spalle, il sibilo di un kunai che fendeva l'aria a pochi centimetri da lei. Si voltò di scatto per affrontare la nuova minaccia anche se sapeva che era troppo tardi. Con la coda dell'occhio vide uno dei due uomini che aveva atterrato a meno di un metro da lei, pronto ad affondare la lama nella sua schiena.
    Una piccola macchia bianca comparve sopra l'uomo, per atterrarlo con violenza al suolo e farli schizzare via il kunai che rimbalzò sul terreno arido e polveroso. Supaku era atterrato a piedi uniti sulla schiena dell'uomo, molto probabilmente doveva essersi gettato da uno dei tetti la sopra per ottenere uno slancio del genere. L'uomo gemette un attimo prima di svenire da dolore.
    Il ragazzino con i capelli bianchi sollevò lo sguardo su di lei e si esibì di nuovo in quello che era una parodia di un sorriso. Ancora c'era strada da fare prima di farne comparire uno vero sul volto di quel bambino invecchiato prematuramente, ma Reiko si sapeva accontentare. Fu in procinto di sorridergli a sua volta ma qualcosa di freddo a affilato si posò sulla sua gola.
    La piccola gattina ha abbassato la guardia. Sibilò una voce calda e dolce nel suo orecchio sinistro. Reiko fu scossa da un brivido quando sentì l'altra mano dell'uomo poggiarsi sul suo corpo e avvicinarla a quello del suo aggressore in modo da immobilizzarla.
    Maledizione! pensò la kunoichi mentre l'uomo le ordinava di gettare il kunai a terra. Rassegnata fece scivolare l'arma sul suolo arido. Supaku era davanti a lei, il suo sguardo era lievemente sorpreso, anche se il volto era sempre liscio e impassibile. Gli occhi grigi passarono da lei alla figura alle sue spalle e per un attimo la kunoichi pensò di scorgere un luccichio di rabbia negli occhi sempre assenti del ragazzo.
    Lasciala o te ne pentirai, Isao. disse Supaku, la voce rotta da un odio che lentamente si vedeva affiorare nei suoi occhi.



    Edited by Supaku - 18/5/2012, 00:21
     
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    Una risata dolce ed argentina risuonò per il vicolo. L'uomo che sembrava chiamarsi Isao strinse forte la mano intorno alla vita di Reiko, spingendola ancora di più contro se stesso.
    La kunoichi si sentiva disgustata dalla vicinanza con l'uomo ma una parte di lei non riusciva a smettere di guardare Supaku il cui volto stava manifestando un profondo odio, un sentimento che lei non aveva mai visto nel volto assente del ragazzo.
    Isao? disse l'uomo con ancora un filo di divertimento nella voce. La gattina ha anche un cucciolo impertinente? disse otto voce nell'orecchio di Reiko, le sue labbra sfiorarono l'orecchio delle ragazza, forse intenzionalmente, forse no.
    Come sai il mio nome, ragazzino?
    il volto di Supaku si fece scuro, anche se un attimo dopo tornò liscio e privo di ogni emozione. Reiko vedeva molto bene che stava combattendo contro le proprie emozioni.
    Lasciala andare. disse di nuovo senza rispondere alla domanda diretta dell'uomo.
    Reiko apprezzava il coraggio del ragazzo, ma sapeva bene che le sue erano parole vuote. Non avrebbe avuto nessuna speranza contro un avversario così temibile come Isao lo Shinigami, assassino di classe S, ricercato a livello mondiale e sicario senza scrupoli e infallibile. Reiko non sapeva chi avrebbe dovuto pedinare quella notte, ma aveva una vaga idea di chi potesse essere. Gli ordini erano un semplice pedinamento, ma quando Supaku aveva voltato l'angolo del camino e si era fatto vedere dai quattro uomini, tutto era andato a rotoli. Sembrava che qualcuno dei quattro uomini fosse riuscito a far cadere Supaku in un genjutsu, ma lei non aveva avuto il tempo per risvegliarlo. Aveva dovuto cominciare a correre per tenere il passo con i suoi bersagli che avevano cominciato a correre per i vicoli della città, convinti di essere stati scoperti.
    Un attimo dopo era stato costretta ad ingaggiare la battaglia. "Pedinare od eliminare" diceva il rotolo del kazekage, la missione poteva essere una B nel caso del pedinamento, ma si sarebbe trasformata in una A se avesse dovuto eliminare i pedinati, e lei aveva deciso di portare un genin con sè in tutto questo.Stupida! sei stata davvero una stupida. L'acciaio affilato della katana premette contro il suo collo, riportandola al presente.
    Le cose si mettevano molto male. Reiko non vedeva altri modi per uscire da quella situazione se non usare delle tecniche che le avrebbero portato via molto chakra.
    Non fece in tempo a riflettere ulteriormente sulla situazione.
    Ragazzino, è meglio se te ne torni da dove sei venuto. Questo non è un parco giochi. Il volto di Supaku cedette ulteriormente, i lineamenti mostravano rabbia ed odio mentre i suoi occhi andavano dalla katana al volto incappucciato.
    Fottiti. disse con la voce carica di rabbia repressa.
    Isao rise di nuovo. Il cucciolo graffia quanto la mamma eh? Beh, vorrà dire che sarà il primo a morire.
    Supaku fece per lanciarsi avanti, sollevando il kunai che aveva afferrato dall'uomo caduto. Un rumore di acciaio contro la carne echeggiò nell'aria.
    Supaku abbassò lo sguardo verso il suo petto da cui spuntava un'affilata lama di acciaio macchiata di sangue.
    No! urlò Reiko, cercando di muoversi, ma Isao la trattenne saldamente a sè. La kunoichi sentì l'acciaio morderle la carne del collo.
    L'uomo vestito di nero alle spalle di Supaku estrasse la wakizachi dal petto del ragazzo che cadde riverso in avanti.
    Questo è quello che succede ai cuccioli che si allontano troppo dalla tana. disse il mukenin sfiorando con le labbra l'orecchio di Reiko. E ora. la mano dell'uomo si serrò con maggiore forza sul bacino della kunoichi. La gattina deve essere punita per i lividi che mi ha fatto.
    Il gracchiare di un corvo echeggiò nell'aria. Poi un'altro si levò alto nel vicolo seguito subito dopo da un'altro ancora. Reiko non sapeva da dove venissero, ma erano molto vicini. Una figura nera schizzò verso l'alto, e poi un'altra. La kunoichi abbassò lo sguardo insieme agli altri due uomini sul cadavere di Supaku. Il corpo del ragazzo si stava scomponendo in una massa di corvi neri che agitavano le ali in modo goffo e scomposto per spiccare il volo. Reiko tirò un sospiro di sollievo.
    Ma che..?
    Quello era il momento giusto per agire. Quello era l'elemento di distrazione sufficiente. Reiko non compose nemmeno in sigillo, si limitò a desiderarlo, focalizzandosi sul sigillo che aveva impresso. Un attimo dopo non era più tra le braccia di Isao ma alle spalle dell'altro uomo. Lo colpì con violenza con il palmo delle sue mani al centro della schiena, lanciando la figura incappucciata contro Isao stesso. I due uomini si scontrarono l'uno contro l'altro, rotolarono per terra e sbatterono di nuovo contro la parete del muro dietro di loro. Stavolta i colpi dei palmi erano stati più forti dei precedenti e l'impatto contro la parete del muro aveva provocato un forte colpo sordo che aveva scosso i mattoni gialli e lasciato un paio di crepe sull'intonaco polveroso.
    Reiko riprese leggermente fiato, non era ancora abituata a quel jutsu, era terribilmente disorientante ogni volta che lo utilizzava. Avrebbe dovuto farci il callo però, già da tempo, ma il costo della tecnica le impediva di utilizzarla così tante volte e il tempo per fare pratica sui jutsu per lei era finito.
    Nell'aria sibilò di nuovo il rumore dell'acciaio, cinque shuriken si conficcarono con precisione nella schiena dell'uomo riverso sopra Isao, quello gemette per il dolore fino a quando con un colpo di piede, Isao non lo scagliò lontano da lui, facendolo rimbalzare sul terreno polveroso e emettere un grido acuto quando atterrò di schiena e le stelle di acciaio si conficcarono ulteriormente nella sua carne. L'uomo gemette e si agitò per un altro paio di secondi, poi il suo corpo si immobilizzò. Altri shuriken fendettero l'aria ma vennero deviati tutti dalla katana del mukenin.
    Mi hai sorpreso di nuovo, gattina. disse con voce melliflua il mukenin tirandosi di nuovo in piedi con gesti fluidi e facendo oscillare leggermente la katana davanti a lui, come un serpente d'acciaio pronto a colpire.
    Mi piaceva giocare al gatto e al topo con te, era divertente. Ma tu hai rovinato tutto con i tuoi goffi tentativi di ferirmi. Hai ucciso due dei miei uomini, questo non è più divertente, li avevo pagati bene per i loro servigi. Isao rise di nuovo, muovendo un passo verso la kunoichi. A quanto pare il loro prezzo era sopravvalutato, meglio così, non mi va di sprecare soldi inutilmente. Però, così facendo, tu hai interrotto il divertimento. Oh, sì, era divertente quando hai ucciso il primo, ma il secondo mi ha dato fastidio. Odio vedere i miei soldi morire. Vedi, Il divertimento è un filo sottile che deve essere gestito con cautela, altrimenti si spezza e ogni cosa avrà un sapore amaro, come adesso. In più hai distrutto due dei miei investimenti, e mostrato lo scarso valore di quelli e del terzo. Capisci che sono un poco irritato. Vuoi fare sul serio? Vuoi giocare con i grandi? Ti accontenterò.
    Reiko rabbrividì, vedendo il bagliore di un sorriso sotto il cappuccio dell'uomo.


    Edited by Supaku - 10/5/2012, 15:16
     
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    Isao scattò in avanti, la katana sollevata in alto nel cielo stellato di Suna. Reiko attaccò con il suo kunai, mirando con un fendente all'addome dell'uomo, ma quello lo evitò fin troppo facilmente, appoggiando una mano sul braccio della ragazza e deviando l'affondo.
    Sei prevedibile, gattina lo sentì sibilare, mentre la lama d'acciaio lucente scivolava nell'aria orizzontalmente, mirando al suo collo. Reiko la schivò per un soffio abbassando la testa. Per un attimo riuscì a sentire lo spostamento d'aria provocato dall'arma sopra i suoi capelli.
    Reiko approfittò dell'opportunità per incamerare chakra nel palmo della propria mano e tentare un colpo dal basso verso l'alto, al centro del petto dell'uomo. Il suo palmo fendé l'aria dove pochi attimi prima era stato il busto di Isao. Il mukeni aveva utilizzato il braccio della kunoichi come sostegno per eseguire una ruota sopra di lei e atterrare alle sue spalle. La ragazza se ne accorse per tempo e ruotò sul bacino, facendo scivolare il proprio corpo in una spirale orizzontale e cercando di colpire il fianco dell'uomo con un calcio ben piazzato all'indietro. Isao fermò il colpo abbassandosi leggermente e frapponendo tra il fianco e lo stinco della ragazza il proprio avambraccio che era corazzato d'acciaio mentre con l'altra mano menava un affondo diretto con la spada al volto della kunoichi.
    Reiko fece scattare rapidamente la testa all'indietro e la lama passò a pochi millimetri dal suo viso. In quei pochi attimi che l'acciaio le passò davanti agli occhi, riuscì a specchiarsi sull'acciaio lucido.
    Poi la kunoichi cadde per terra con un tonfo sordo e il mukenin venne spostato leggermente a destra a causa del colpo della gamba lievemente attutito. Reiko fu di nuovo in piedi con un colpo di reni e compose rapidamente dei sigilli.
    Venticinque proiettili d'aria compressa furono sparati in rapida successione dalle sue labbra, erano invisibili se non fosse stato per il riflesso distorto della luce lunare intorno ad essi. Schizzarono avanti, spaccando l'intonaco dei muri ai fianchi della strada, facendo esplodere i sacchetti di immondizia e provocando dei grossi buchi nel terreno, da cui si sollevava sabbia e terra seccata dal sole.
    Isao nello stesso momento aveva conficcato la lama nel terreno e composto dei sigilli a sua volta prima di poggiare entrambe le mani sul terreno. Un attimo dopo, quando i proiettili schizzavano nell'aria, infrangendo e distruggendo tutto ciò che si trovava nella loro traiettoria, davanti al mukenin la terra si era mossa come fatta di vita propria ed aveva avvolto il ninja e la sua spada in una piccola cupola protettiva che aveva assorbito i colpi.
    Credi di potermi prendere così facilmente? Adesso si fa sul serio, gattina. disse il mukenin togliendo le mani da terra. La cupola compatta si sgretolò rapidamente, tornando a fondersi con il terreno mentre il ninja riafferrava la sua katana e spiccava un salto verso la kunoichi.
    Gli affondi che seguirono erano precisi, letali e rapidi. Ogni colpo lasciava a Reiko pochissimo spazio di tempo per reagire, impedendole così di contrattaccare ma solo di pararsi dal colpo successivo, per evitare di essere trasformata in un puntaspilli umano. I colpi si susseguirono rapidi per un discreto lasso di tempo, sembrava che Isao non si stancasse facilmente e che sapesse sempre dove Reiko spostasse il suo kunai, costringendola a fare sforzi da gigante per rimanere al passo con i suoi colpi.
    Altri tagli si aprirono sui suoi avambracci, sul suo viso, sulle sue gambe, e sui suoi fianchi. Erano tagli leggeri e lievi, come affilati graffi di un gatto, ma erano pur sempre dei tagli. Ad un certo punto la kunoichi riuscì a scorgere un rallentamento nel suo avversario, fu sufficiente.
    Reiko fece un salto all'indietro mentre concentrava del chakra fuuton compatto nel suo palmo libero e lo rilasciava contro Isao per guadagnarsi una uscita dal corpo a corpo. Il mukenin schivò il colpo abbassandosi appena in tempo e menò un fendente orizzontale che mancò la kunoichi di quasi cinque centimetri. Reiko esultò per il mancato colpo del suo avversario, mentre atterrava circa cinque metri lontano da questo, ma poi sentì una fitta all'addome quando atterrò. Abbassò lo sguardo solo per vedere un taglio orizzontale pochi centimetri sopra l'ombelico, rosso e abbastanza profondo.
    Ma come è possibile? pensò la kunoichi Mi ha mancato, ne sono sicura. Non mi ha preso eppure mi ha ferito lo stesso. rifletteva mentre appoggiava una mano sul taglio e usava delle bende bianche che aveva legate agli avambracci per fasciarsi un pò rozzamente la ferita.
    Ti ho detto che ora si faceva sul serio, gattina. Non venire a leccarti le ferite da me quando ti ridurrò a pezzetti. disse una voce all'angolo del suo orecchio.
    Agendo rapidamente d'istinto la ragazza mollò i bendaggi e il kunai mentre le sue mani componevano rapidamente un unico sigillo.
    Nell'aria echeggiò il rumore di acciaio sbattuto. La lama di Isao era appoggiata al collo di Reiko ma non era riuscita a scalfire nemmeno la superficie della sua pelle che in quel momento era nera come il carbone.
    Interessante. disse la voce dietro di lei.
    Reiko si girò di scatto mulinando il braccio sinistro orizzontalmente dietro di lei ma Isao era già fuori dalla sua portata. Il mukenin si era guadagnato quasi tre metri di distanza dalla kunoichi. Alzò la lama nel cielo, facendola risplendere della luce lattea delle stelle, poi quella emise un bagliore bluetto prima che il ninja la portasse bruscamente in avanti provocando la nascita di un fendente di puro chakra che investì Reiko in pieno petto, scaraventandola a terra. Un grosso squarcio si aprì trasversalmente sul suo petto partendo da poco sopra il seno destro e arrivando quasi fino al bacino sinistro. La kunoichi gridò per il dolore mentre del sangue colava dalla ferita, anche se fortunatamente non in modo copioso.
    La Domu che aveva addosso la ragazza si esaurì subito, non potendo nulla contro quel tipo di colpi e l'impatto l'aveva lasciata senza fiato. Tentò di rialzarsi da terra ma Isao aveva già appoggiato un piede tra i suoi seni, sulla ferita, e la teneva saldamente a terra, la lama a pochi centimetri dal suo viso. Reiko grugnì per il dolore provocato dai tacchi di legno sul taglio che aveva nel petto.
    Come vedi, gattina, ci si fa male a giocare con i grandi. disse il mukenin prima di sollevare la lama in alto e abbassarla velocemente contro il suo collo. Reiko chiuse gli occhi.
    Un clangore metallico echeggiò nel buio del vicolo.
    Ti avevo detto di lasciarla stare. Isao. disse la voce di un ragazzo sopra la kunoichi.
    Reiko riaprì gli occhi. A pochi centimetri da lei c'era un bastone dal legno scuro, quasi nero, che si frapponeva fra il suo collo e la lama della katana di Isao.
    Il ragazzo concentrò nel palmo della propria mano una potente onda d'aria che colpì il mukenin in petto scagliandolo lontano dalla sua maestra. Isao atterrò in piedi ridacchiando nervosamente, il colpo d'aria gli aveva scompigliato il mantello e fatto cadere il cappuccio sul volto.
    Mentre Supaku l'aiutava a rialzarsi, la kunoichi poté vedere meglio il viso del mukenin che era tanto temuto nelle cinque nazioni.
    Era un viso liscio, quasi giovanile ed effeminato, nonostante il suo proprietario ormai avesse più di ventotto anni. Aveva lunghi capelli neri che gli arrivavano alle spalle, tenuti stretti dietro la nuca da una coda e legati in tante treccine. Il suo viso era pallido e pulito, ma ciò che più risaltava su quel volto da ragazzo erano gli occhi, di un lucente verde smeraldo che facevano sembrare il volto così innocente.
    Così immacolato. Era così che veniva chiamato il mukenin nelle cinque grandi nazioni, "L'omicida bambino". Ora Reiko sapeva il perché di quel soprannome.
    Vedo che il gattino si è unito alla festa. disse Isao, il suo volto era completamente spensierato e non tradiva minimamente nessun segno di tensione.
    Pronto a morire ragazzino?





    Edited by Supaku - 18/5/2012, 00:46
     
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    Supaku fronteggiò Isao con lo sguardo fermo. Fino a quel momento aveva assistito alla scena dalla distanza, nascosto in attesa del momento giusto per colpire. Aveva mandato la prima volta un clone, perché dopo tutto il suo avversario era pur sempre un Mukenin di classe S, quindi gente con cui non era meglio scherzare. Ci aveva visto molto giusto, il suo clone era stato ucciso da uno degli uomini alle spalle, senza che si accorgesse di nulla. L'originale non aveva neanche fatto in tempo ad avvertire la copia, l'uomo vestito di nero era stato troppo veloce. Non sapeva perchè solo adesso si era fatto avanti, era ben consapevole che uno scontro ravvicinato contro Isao lo avrebbe portato a morte certa. Però non poteva neanche lasciare morire la sua sensei, quell'uomo aveva già preso troppe vite care a Supaku, non gli avrebbe permesso di prenderne altre. Era proprio per quello che si era gettato senza riflettere, a parare il colpo che avrebbe troncato di netto la vita della sua sensei. Non glielo permetterò. pensò mentre la sua mano si serrava con forza intorno al legno brunito del bastone. Non più.
    Protendendo una mano alla sua sensei la aiutò ad alzarsi.
    Grazie Supaku la sentì bisbigliare ad un orecchio. Supaku sentì qualcosa agitarsi ai margini del vuoto, era caldo e confortante, ma era una emozione che da troppo tempo non provava. Era una cosa ormai sconosciuta e la ricacciò da dove era venuta rinsaldando la sua presa sull'assenza totale di emozioni. Ora quello di cui aveva bisogno era il vuoto, era la freddezza della logica sopra ogni cosa, era il distacco dal dolore. Perchè sapeva che ne avrebbe subito tanto.
    Come pensa di fare sensei? chiese senza mai distogliere gli occhi dalla figura di Isao.
    Abbiamo dalla nostra la superiorità numerica, ma non penso che ci basterà. Supaku ti ringrazio per avermi salvato, ma adesso faresti meglio ad andartene e chiamare aiuto.
    Non se ne parla. Io resto. disse Supaku, la presa si fece più serrata intorno al bastone, le nocche sbiancarono. Non ti far trascinare, non ti far trascinare, non ti far trascinare.
    Supaku...
    Il genin si voltò fissando negli occhi la sua sensei. Il suo sguardo era freddo come il ghiaccio e duro come la pietra.
    Io resto.
    Reiko mantenne lo sguardo con il suo allievo per quello che sembrò un minuto interminabile, poi abbassò gli occhi, dandogliela vinta. Aveva forse capito l'importanza di quello scontro per il giovane genin? Supaku sapeva che non era ancora giunto il momento di affrontare Isao, lo sapeva, ma questo non gli avrebbe impedito di provarci lo stesso. Questa era una rara opportunità, non se la sarebbe lasciata sfuggire.
    Posso dire una cosa? disse Isao da lontano, era chiaro che aveva ascoltato tutta la conversazione. Mi sembra che qui ci si stia dimenticando della vera attrazione di stasera: Io. disse sorridente come al solito, mentre con la mano libera dalla spada indicava se stesso.
    Tutti voi dimenticate che quello che stanotte se ne uscirà da questo vicolo con un breve ricordo di una serata un pò movimentata e la testa ancora attaccata sulle spalle sarò io. La sua katana dardeggiò alla luce delle stelle, mentre si spostava in posizione di guardia.
    Voi non siete altro che delle misere comparse della grande avventura che è la vita di Isao il Mukenin. disse sorridendo di nuovo.
    Un attimo dopo era partito. Supaku riusciva a sento a tenergli dietro con lo sguardo tanto era veloce. Un colpo della sua katana fischiò davanti a lui, sollevò il bastone appena in tempo per evitare che il proprio collo venisse tranciato a metà.
    Isao però era già scomparso. La sua katana saettò in avanti alla ricerca del petto di Reiko, quella riuscì a frapporvi il suo kunai appena in tempo. Supaku si voltò pronto a colpire Isao in piena schiena, ma quello lo anticipò, voltando il busto ed eseguendo un calcio all'indietro, molto simile a quello che Reiko aveva usato contro di lui. Supaku venne colpito alla spalla destra e sbalzato in paio di metri di lato, finendo per sbattere contro uno dei muri del vicolo. Isao ebbe così il tempo di tornare alla sua vera avversaria, finendo il colpo contro il ragazzo, utilizzò la spinta per eseguire una specie di ruota con le proprie gambe, ritornando in posizione, leggermente alla sinistra di Reiko e approntando un altro rapido affondo, stavolta verso il suo fianco.
    La ragazza schivò in tempo, lasciando la lama a mordere l'aria, mentre lanciava il kunai che aveva in mano verso il volto dell'avversario. Il mukenin schivò rapidamente abbassando la testa ed evitando il colpo, ma Reiko non aveva ancora finito. Compose di nuovo i sigilli di una tecnica che aveva già utilizzato, quella dei proiettili d'aria. Stavolta Isao non ce l'avrebbe fatta in tempo a schivarli, era troppo vicino e lei aveva cominciato a comporrei i sigilli nel momento stesso in cui lui aveva schivato il kunai. Isao si voltò scoprendo che dietro di lui c'era solo il muro, spiccò una corsa verso di esso, proprio mentre Reiko cominciava a scagliare i colpi. Il mukenin salì con velocità impressionante il muro, mentre sotto di lui i mattoni gialli scoppiavano per l'impatto dei proiettili d'aria contro di essi, sollevando nuvole di polvere gialle e emettendo dei sonori "stock".
    Isao non si fermò un attimo, continuando a correre fino a quando non udì l'ultimo "stock" sui mattoni che lo rassicurava che i colpi erano finiti. In quel momento si lanciò all'indietro compiendo un avvitamento in aria e atterrando alle spalle di Reiko con precisione ed una eleganza mortale.
    La sua katana risplendette alla luce delle stelle ancora una volta, mentre fischiava l'aria pronta a colpire.
    Daitoppa! urlò Supaku, emettendo una forte folata di vento dalle mani e colpendo il mukenin in pieno scagliandolo lontano nel vicolo. Il mukenin atterrò saldamente in piedi nonostante tutto, il suo volto era pieno di piccoli taglietti e il suo kimono verde scuro era parzialmente graffiato.
    C'ero quasi gattina. disse sorridente. Ero così vicino a sentire la tua pelle sotto il mio acciaio. Ammetto che due contro uno è una bella sfida, nonostante uno sia solo un ragazzetto che gioca con il vento. disse, mentre con una mano si tergeva il sangue che sgorgava da un taglio alla guancia.
    Va bene, allora mi costringete davvero a fare sul serio. compose rapidamente dei sigilli che non sembrarono sortire alcun effetto poi sogghignò.
    Adesso siete nei guai.

    Scattò di nuovo. Supaku sentiva ancora il dolore alla spalla per il colpo subito, sapeva però che quello sarebbe stato il primo di una serie di colpi. Bastardo, se solo fossi al tuo livello, le cose sarebbero molto diverse. pensò.
    Isao era un fulmine. Attaccò Reiko con una serie infinita di fendenti, che la costrinsero ad indietreggiare. I colpi erano fitti e rapidi, uno dopo l'altro, portati con eleganza letale e precisione mortale. Il volto di Isao era sempre un sorriso, nonostante stesse portando avanti un duello molto difficile e impegnativo, le sue labbra non smettevano di piegarsi all'insù.
    Supaku, che si trovava alle spalle di Reiko, compose rapidamente i sigilli, accumulando una ingente quantità d'aria nel palmo della mano sinistra.
    Sensei, giù! urlò pochi attimi prima di scagliare il Cannone d'Aria all'altezza del busto della sua sensei. Reiko fu rapidissima ad abbassarsi e la spinta d'aria compressa la superò puntando al petto di Isao. Evidentemente il mukenin aveva anticipato la loro azione, perché nello stesso momento in cui Supaku rilasciava l'aria dal suo palmo, lui mosse una mano componendo un paio di sigilli per un'altra tecnica, mentre con l'altra tentava un affondo verso Reiko.
    Isao inspirò a fondo poi sputò un violentissimo getto infuocato che ricordava molto la testa di un drago di fuoco che procedette sopra Reiko, ingoiando l'aria compressa come una caramella e continuando verso Supaku che fu investito in pieno petto dal colpo. Il ragazzo urlò quando il fuoco gli avviluppò di vestiti e cadde per terra tentando di rotolarsi per spegnere il fuoco.
    Bastardo. ringhiò Reiko la sua voce carica di rabbia, prima di gettarsi verso il petto dell'avversario con un colpo dei palmi delle mani congiunti.






    Edited by Supaku - 17/5/2012, 12:36
     
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    L'onda d'urto provocata dal chakra compresso in entrambi i palmi di Reiko fu potente. Isao non riuscì ad evitarla e questa lo sbalzò lontano di almeno una decina di metri sbalzandolo molto lontano nel vicolo. Il mukenin grugnì per il dolore mentre atterrava in piedi, il colpo dei palmi doveva averlo ferito più di quanto desse a vedere, visto che la sua mano libera era afferrata allo stomaco, doveva aveva ricevuto il colpo. Sorrise come se non avesse sentito nulla e fu sul punto di fare un passo avanti però il suo corpo non reagì bene allo stesso modo del suo viso. Improvvisamente era piegato in due e stava vomitando i resti della sua cena. Piccola bastarda pensò mentre tentava di trattenere i conati di vomito e allo stesso tempo non perdeva mai di vista i suoi due avversari. Questa volta l'ho sentito, mi ha fatto schizzare tutto quello che avevo in corpo fuori. I conati si interruppero e lui si alzò asciugandosi la bocca con una manica del suo kimono verde scuro. è un peccato che si sia ridotto così male. pensò guardando il suo abito finemente cucito tagliuzzato in molti punti e sporcato della polvere di quella dannata città. Mi piaceva questo kimono. Pazienza, me ne farò fare un altro quando uscirò da questo inferno di polvere. il sorriso tornò sulle sue labbra mentre raddrizzava la schiena. è tempo di farla finita.

    Reiko era corsa immediatamente verso Supaku che si agitava avvolto dalle fiamme. La ragazza gettò della sabbia sul corpo del genin, in modo da soffocare le fiamme. Supaku rotolò urlando per il dolore. Era intenso e frizzava come la puntura di mille insetti ed era tutto sul suo petto. Quando finalmente le fiamme si furono spente il suo kimono di lana grezza era completamente bruciato sul petto. Reiko gli mise un braccio sotto la testa, tentando di sorreggerlo mentre osservava la ferita scostando il kimono annerito e bruciacchiato. Supaku sentiva dolore ad ogni respiro e aveva l'impressione che qualcuno avesse posato cinquanta chili di ferro arroventati sul suo petto. Annaspò tentando di riprendere fiato, deglutì sapendo che molto probabilmente sarebbe morto.
    Respira, non ti fermare. disse Reiko osservandolo con occhi preoccupati. Bisogna portarti subito da un medico prima che la cosa si aggravi. disse la ragazza.
    Reiko, sensei, io ce la posso fare. disse Supaku deglutendo a fatica.
    Non dire stupidaggini. gli occhi della sua sensei erano così pieni di dolore che Supaku non ce la fece a guardarli.
    Sono così messo male? disse cercano di mantenere un viso inespressivo.
    Benedetto ragazzo, tu e quella dannata faccia di pietra. No, puoi farcela, ma qui non siamo al sicuro, meglio andarcene prima che le cose peggiorino. Non sei in grado di continuare lo scontro.
    Una scena davvero toccante. disse la voce melliflua di Isao poco lontano. Non ti preoccupare gattina, presto potrai stenderti accanto a lui. Se volete posso darvi una morte veloce e rapida insieme. il sorriso era largo e mostrava una fila denti bianchi come la luna.
    Reiko si girò di scatto. Sensei, ce la posso fare. disse Supaku Non sto così male. Possiamo continuare.
    Hai sentito? Può continuare. Non è un problema.
    Un attimo dopo era già partito, arrivò davanti a Reiko in un secondo, e menò un rapidissimo fendente dall'alto verso il basso che risplendette alla luce della luna. Nell'aria ci fu il rumore di acciaio contro acciaio. Reiko era riuscita a parare il colpo con un kunai che era comparso rapidamente da sotto una sua manica.
    Un attimo dopo la kunoichi scagliò un altro colpo d'aria compressa per allontanare Isao da Supaku. Il mukenin si allontanò di un paio di passi deviando il colpo e ridacchiando spassosamente. Poi caricò.
    Fu una rapida serie di colpi portanti con il kunai, uno dopo l'altro, tutti parati da Isao con rapidità incredibile continuando naturalmente a ridacchiare.
    Puoi fare quello che vuoi, ragazzina. Non riuscirai mai a prendermi. Io so tutto. disse un attimo prima di interrompersi bruscamente e voltarsi per guardare alle sue spalle. Reiko approfittò del momento per colpire di nuovo con la tecnica dei doppi palmi che spostarono l'aria davanti a lei cercando di spingere Isao una decina di metri indietro. Ma il mukenin non era più lì. Era scomparso con rapidità prima che Reiko potesse colpirlo con i suoi palmi ed era riapparso su una delle pareti verticali del vicolo. Pochi metri avanti rispetto alla sensei di Supaku, quattro figure schizzarono fuori dai rifiuti nei vicoli e circondarono Isao apparendo anch'esse sul muro. Ciascuna di esse era avvolta da un mantello nero e sotto il cappuccio si vedeva una maschera bianca di porcellana, raffigurante il volto di un animale differente per ciascuno. ANBU di Suna pensò Supaku appena li vide.
    Mia dolce gattina, mi offendi. disse il mukenin guardando con una finta occhiata triste Reiko. Pensavo che il nostro fosse un ballo privato.
    Sei troppo pericoloso per non chiamare rinforzi.
    Quanto sei cattiva. Non ti è piaciuta la nostra danza? Speravo che tra noi ci fosse qualcosa ormai.
    Isao L'Omicida Bambino, Mukenin di Classe S di Konoha, ti dichiaro in arresto per pluri-omicidio, contrabbando, commercio di schiavi, e molti altri reati che ti verranno letti prima di essere giustiziato.
    Non finisce qui, mia dolce gattina. disse sempre sorridente.
    Le quattro figure composero all'unisono rapidamente dei sigilli ma Isao fu più veloce. Un attimo dopo era scattato di nuovo, i suoi movimenti così rapidi da essere quasi indistinti. Gli ANBU si interruppero subito e scattarono anche loro. Un attimo dopo tutti e cinque erano scomparsi nella polvere del deserto di Suna.
    Reiko corse ad aiutare Supaku ad alzarsi.
    Sto bene sensei.
    La sua sensei non rispose ma si limitò a mettere un braccio del ragazzo sopra la sua spalla e a sorreggerlo.
    Mi dispiace per quello che è successo, questa avrebbe dovuto essere una missione terribilmente facile, invece è andato tutto storto.
    è colpa mia, sensei. Ho guardato quando non dovevo e devono avermi visto. Reiko scosse la testa.
    Non penso, sapevano già da prima che li stavamo seguendo. Non ci stavano portando da nessuna parte. Solo aspettando il momento che qualcuno di noi facesse la mossa sbagliata per cominciare ad attaccare. Su, ora muoviamoci, devi farti medicare le ferite il prima possibile.


    Nel cielo stellato sopra la città di Suna tutto sembrava immobile e silenzioso, la pace sembrava regnare in quella città fatta di sabbia e polvere. Uno scintillio metallico riecheggiò nell'aria, insieme al suono di acciaio contro acciaio. Poi un altro, ed un altro ancora. Le scintille sembravano muoversi con rapidità verso la porta del villaggio. Un attimo prima di arrivare in quella grande fenditura che era la porta di ingresso per Suna, una figura nera piombò giù dal cielo. Cadde provocando un rumore attutito, le braccia piegate in angolazioni strane. Al volto portava una maschera raffigurante un orso con dei segni gialli intorno agli occhi. Il corpo non sembrava muoversi e una grossa pozza di sangue scuro si allargo sotto di esso. I bagliori nel cielo continuarono durante tutta la fenditura nella roccia che era l'ingresso della città. Un attimo dopo, fuori da Suna, nel deserto, comparvero quattro figure.
    Tre aveva impermiabili neri e maschere di porcellana come quella indossata dal primo. Una aveva il cappuccio abbassato e rivelava un volto giovanile e degli occhi verdi sotto una folta coda composta da tante treccine.
    Siete troppo noiosi. La ragazza che ho affrontato prima era molto meglio di voi. è un peccato che mi sia già stancato per stasera, altrimenti avremmo potuto giocare un poco.
    Le tre figure non parlarono ma si lanciarono avanti bandendo delle katane che risplendevano alla luce della luna. Isao si limitò a chiudere gli occhi ridacchiando.
    Questo vi piacerà. disse prima di aprirli di scatto.
    Il loro colore era improvvisamente cambiato, adesso aveva gli iridi rossi e tre tomoe nere a forma di virgola intorno alla pupilla.
    Sharingan!


     
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    08. Non Guardarsi Mai Indietro.



    Supaku era seduto su uno dei molti tetti della città. Il sole stava ormai tramontando all'orizzonte e lui non aveva altro da fare se non osservarlo pigramente seduto con la schiena appoggiata ad un camino. Il tetto piatto dell'edificio su cui si era fermato era stato fatto nuovo. Si poteva ancora sentire l'odore fresco del catrame e della calce gialla ce contraddistingueva così tanto gli edifici di quella città. Il ragazzo aveva abbassato il coprinaso e lo teneva intorno al collo, respirando a pieni polmoni l'aria della città sotto di lui mentre i suoi occhi si socchiudevano contro la luce rossastra del tramonto.
    Quello era stato il suo ultimo acquisto insieme ad una wakizashi che teneva legata sopra la spalla destra. Ogni tanto la sua mano gli saliva verso l'alto, ad afferrare il manico, non si era ancora abituato a quella sensazione, il peso sulla spalla e il movimento del braccio verso di essa per estrarre l'arma ancora non era diventati naturali. I nuovi acquisti profumavano di nuovo e li aveva fatti non appena la paga della sua prima missione era arrivata nel suo appartamento umido e buio. Non ci aveva creduto, ma era proprio così, era stato pagato per aver recuperato un gatto randagio, fuggito dalla insana padrona verso la libertà nelle vie di Suna. Aveva speso quasi tutto il suo denaro per quegli acquisti, questo lo lasciava di nuovo al verde. Quasi al verde.
    Reiko non glielo aveva detto, ma nella borsa del pagamento della missione per il gatto, era sicuro che fosse stato aggiunto qualche ryo per averla aiutata quella notte. Supaku trasse un profondo respiro. Erano passate ormai più due settimane da quando la sua sensei lo aveva portato a fare un pedinamento sui tetti che si era poi tramutato in un violento combattimento che aveva visto lui e la sua sensei, fronteggiare uno dei più temibili mukenin in circolazione. Isao.
    Si rigirò quel nome nella mente aggiungendovi accanto tutti i soprannomi e le storie che aveva reperito su di lui Isao lo Shinigami. L'omicida bambino. Il due volte traditore. Erano tutte notizie che era riuscito a raccogliere nei dieci anni della sua vita e anche dalla sua sensei la notte stessa, mentre tornavano a casa dopo che un guaritore aveva curato Supaku dalla maggior parte delle ustioni che il mukenin gli aveva provocato con una palla di fuoco.
    Isao era chiamato "lo Shinigami", il Dio della Morte, per il semplice fatto che era uno dei più infallibili assassini del mondo ninja, era rinomato per la sua straordinaria abilità di spadaccino. Alcuni dicevano che la katana che portava al fianco, fosse appartenuta ad un potente samurai che Isao stesso aveva sconfitto in un combattimento mortale. Era chiamato "l'omicida bambino" perché il suo volto era sempre innocente e sereno, mai deturpato dalla rabbia o dall'odio. Qualunque cosa accadesse lui sorrideva sempre. Sorrideva anche quando ti passava la sua katana da una parte all'altra del petto, ma quel sorriso, Supaku ci avrebbe scommesso, era pieno di malvagia crudeltà.
    Lui e Akimiro, il ninja che Supaku ricordava come vestito da un ampio kimono rosso e bianco, dovevano essere i più potenti del gruppo dei cinque che la notte infestavano i sogni del genin. Gli altri tre, Otojiro, Nyoko e Ruriko sembravano più dei sottoposti dai ricordi che il ragazzo aveva.
    Quello non avrebbe comunque fatto alcuna differenza. Li avrebbe uccisi tutti e cinque, senza indugio, lo avrebbe fatto anche in quel momento se ne avesse avuto l'opportunità. Dieci anni erano passati, ma lui ancora ricordava così bene come se fosse stato ieri. Il rumore del fuoco che avvampava nella casa, l'odore di cenere e carne bruciata, il sapore del sale delle sue lacrime nelle sue labbra.
    Era sceso e aveva osservato per, pochi brevi secondi, i corpi dei suoi fratelli e dei suoi genitori mentre venivano rapidamente lambiti dalle fiamme. Non aveva neanche potuto seppellirli. Non aveva neanche potuto piangerli quanto era necessario. Non aveva avuto il tempo. Non gli era stato dato.
    Supaku scosse la testa, uscendo da quei cupi ricordi. La mano si sollevò per afferrare il manico della wakizashi che sporgeva sopra la sua spalla. Il contatto del'impugnatura fasciata di cuoio era rassicurante sotto le sue dita.
    Estrasse la lama con uno scatto fulmine. Nell'aria echeggiò solo un breve sibilo dello sfregare di acciaio contro legno. La lama non era molto lunga, superava di poco il suo avambraccio e la punta non era tanto affilata, sembrava quasi che fosse stata spezzata quasi di netto. Però l'acciaio era così bello e lucente, e l'arma era così leggera e agile nelle sue mani, che non aveva saputo resistere. Nella sua famiglia solo suo fratello amava le armi come le katane e le wakizashi. Diceva sempre che un giorno, quando sarebbe diventato sp. jounin e la guerra fosse finita, avrebbe viaggiato fino al paese del Ferro per imparare l'arte della spada dai samurai. Si era comprato persino una katana. Supaku se la ricordava ancora. Il manico era fatto di stoffa nera e lucente e la lama era un'opera d'arte di raffinatezza e abilità, era un'arma terribilmente bella, troppo se si pensava quale era il suo scopo ultimo.
    Supaku aveva scelto la wakizashi perché ancora non si sentiva pronto per una vera katana, in fondo non aveva ancora smesso di crescere una spada nelle sue mani sarebbe sembrata come qualcosa di troppo goffo ed ingombrante. Avrebbe aspettato il momento giusto per prenderne una.
    Fece volteggiare la lama nella sua mano per un paio di volte, poi con uno scatto preciso la ripose nel fodero. All'inizio gli ci era voluta una vita per imparare a rinfoderarla senza guardarsi la schiena come un idiota in cerca del buco del fodero. Adesso ci riusciva quasi sempre al primo tentativo. La spada corta tornò in posizione dopo un leggero click.
    Supaku sollevò gli occhi verso l'orizzonte. Era così bello il tramonto. A sua sorella piaceva molto sedersi sul tetto di casa loro ed osservare il sole scivolare sotto l'orizzonte mente la notte prendeva il posto del giorno. Era qualcosa di magico, diceva lei. Il momento tra il giorno e la notte, una differenza così netta separata da un cambiamento quasi impercettibile. Era questa la bellezza stessa del tramonto, secondo lei, "essere a metà tra due cose ma non essere nessuna delle due". Solo adesso Supaku sapeva quello che davvero intendeva e rimpiangeva di essersi più volte alzato dal fianco di sua sorella, quando ella lo portava a guardare il tramonto, perché si era annoiato.
    Solo adesso capiva l'importanza del tramonto e della katana. Solo adesso capiva quanto davvero erano importanti quei momenti. Solo adesso si aggrappava a quei ricordi, per evitare di dimenticare chi era stato.
    Una lacrima gli solcò la guancia ma lui non la fermò. La lasciò scivolare lungo di essa fino all'angolo della sua bocca dove la accolse per sentirne il sapore salato tra le labbra. Certe volte il vuoto non bastava per tenere lontani i ricordi. Certe volte ricordava di proposito per non dimenticarsi il suo passato. I volti della sua famiglia stavano cominciando a sbiadire lentamente nella sua memoria. Sapeva che sarebbe peggiorato di anno in anno e che alla fine di loro non si sarebbe ricordato altro che una sensazione, un suono, un odore. Aveva paura di questo. Aveva paura di dimenticare chi era stato, ne aveva così tanta, che preferiva abbandonare il vuoto di proposito, pur di ricordare.
    Il sole era ormai tramontato quasi del tutto. Supaku sollevò lo sguardo verso il cielo, là dove le prime stelle cominciavano a fare, timidamente, la loro comparsa.
    Dei, se ci siete pensò il ragazzo rivolto alle stelle Fate in modo che io non dimentichi.



    Edited by Supaku - 13/6/2012, 20:00
     
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    narrato, pensato, Parlato Supaku, Parlato Reiko


    09. Prepararsi.


    Supaku tenne sollevata una mano per parare gli occhi dai raggi del sole del primo mattino. Nell'aria si sentiva l'odore del giorno che era appena nato, la fragranza del pane appena sfornato e della fresca brezza che segue l'alba.
    Allora? chiese il ragazzo con una lieve punta di curiosità mista ad irritazione. Per quale motivo mi hai svegliato nel pieno della notte per trascinarmi su uno degli edifici più alti di Suna, sensei?.
    La sua sensei, Reiko, stava in piedi sul cornicione del palazzo osservando l'alba sollevarsi all'orizzonte. Supaku non aveva ancora capito quanti anni avesse e, nonostante tutti i suoi sforzi per carpire informazioni su di lei, ancora doveva ammettere che sapeva poco sulla vita privata e la storia della sua sensei. Reiko era misteriosa e molto riservata, almeno quanto lo era lui. Forse era per questo che si trovavano così a loro agio l'uno accanto all'altra. Il non sapere nulla di personale annullava qualsiasi tensione, se non c'erano sentimenti è ricordi dolorosi la vita scorreva sempre più facile.
    Reiko era più o meno della stessa altezza di Supaku, forse qualche centimetro più alta di lui, aveva i capelli castano scuri legati sempre in una coda dietro la nuca e i suoi occhi castani, color nocciola erano sempre allegri e pieni di curiosità. In quel momento la sua sensei indossava un paio di pantaloni larghi e vaporosi, di un colore rosso scuro, legati alla vita da una fascia nera mentre attorno al busto aveva un corpetto nero senza maniche.
    La sua sensei si voltò verso di lui sorridendogli.
    Mamma mia quanto sei impaziente! Non ti sai godere qualcosa di così meraviglioso come l'alba in pace? disse la ragazza osservando di nuovo il sole levarsi mentre una leggera brezza le agitava la coda di capelli al vento.
    Supaku fece una lieve smorfia, molto lieve. Era immerso nel vuoto, non lo aveva fatto di proposito, ma con Reiko nei paraggi era sempre meglio tenersi fuori dai sentimenti prima che quella gli facesse una domanda a bruciapelo sul suo passato a cui non aveva voglia di pensare. Al genin piaceva l'alba, certo non quanto un tramonto, però era comunque un bello spettacolo da vedere. Non trovava però alcuna ragione valida perché la sua sensei lo avesse svegliato nel bel mezzo della notte per portarlo a vedere una cosa del genere. Supaku cominciava a sospettare che Reiko non avesse proprio dormito quella notte. Intorno agli occhi della ragazza c'erano infatti delle vistose occhiaie nere, indizi di una notte passata forse in missione per il Kazakge. A quanto il ragazzo aveva capito la sua sensei era stata un ANBU del Vento, anche se non l'aveva mai vista indossare una maschera o qualcosa del genere. Recentemente doveva essere qualcosa di più di una Sp. Jounin, ma ancora non era un esperto in materia di classificazione dei ranghi tra gli shinobi e quindi era normale che non avesse capito come funzionassero le cose. Nella sua testa c'era solo un obbiettivo al momento: diventare chuunin. Il resto poteva aspettare tranquillamente, oppure anche andarsi a farsi fottere per quanto lo riguardava.
    La sua sensei si girò di nuovo a guardarlo, sorridendo di nuovo. Supaku represse l'istinto di sorriderle a sua volta. Stava cominciando a capire le parole che suo padre gli disse molto tempo addietro. "Il sorriso di una donna può fare luce persino nell'oscurità più tetra". Lui a quel tempo non aveva capito a cosa si riferisse, ma adesso cominciava a comprendere più a fondo quelle parole.
    Il ragazzo incrociò le braccia, nonostante tutti i sorrisi della sua sensei non voleva darle soddisfazione, era sempre così, bastava darle un'apertura e quella avrebbe passato il resto della a gridare al mondo che Supaku Handoru aveva sorriso, che provava alla fine qualcosa oltre che l'apatia. Non aveva voglia di darle corda, non dopo che lo aveva svegliato nel bel mezzo della notte.
    Allora? disse di nuovo Reiko come una bambina felice mentre sorrideva di nuovo all'alba. Non è stupenda? Supaku non sapeva se Reiko si aspettava davvero una risposta, ma fortunatamente lei non gli dette il tempo di pensarci. Ogni giorno venivo quassù quando ero una genin. Sognavo le grandi avventure che avrei vissuto nel mondo ninja. Sognavo libera di essere quello che volevo. Sai, all'inizio io non volevo fare la kunoichi, mio padre mi aveva costretto a farlo perché ero la sua unica figlia e la sua tradizione familiare glielo imponeva. Reiko sospirò immersa nei propri ricordi.
    Gli antenati soli sanno quanto lo feci penare il primo giorno che mi aveva portato all'accademia. Ero una peste. Mi dibattevo, urlavo e scalciavo come un'ossessa pur di non andare. Poi però cominciarono gli addestramenti e l'allenamento nei jutsu. Prima fui esitante, poi sempre più a mio agio in quello che mi succedeva attorno. Al terzo anno d'accademia ero la migliore della classe e già considerata un prodigio da la maggior parte dei maestri. la ragazza sollevò una mano davanti a sè, era fasciata come l'altra, fino all'avambraccio, bende da combattimento con cui Supaku l'aveva sempre vista.
    Sono sempre stata brava nei ninjutsu e nei taijutsu. I genjutsu li ho sempre considerati come l'arma del codardo però ho appreso anche io un paio, sono comodi in alcune situazioni. Al quarto anno venni fatta subito competere per l'esame genin e lo passai senza problemi. Due anni dopo affrontai l'esame chuunin e passai anche quello.
    Supaku non poteva fare altro che ascoltare la sua sensei. Dentro di sè sentì nascere una certa ammirazione per essa, aver passato l'esame chuunin al primo colpo e anche aver saltato l'accademia prima della sua fine non era cosa da poco. Per un attimo si chiese a che età il padre l'aveva portata per la prima volta all'accademia.
    L'accademia e gli istruttori ninja ti preparano a quello che affronterai sul campo, a quello che vedrai in guerra, alle morti e alle ingiustizie a cui potresti assistere. Supaku sapeva fin troppo bene che cosa fosse la guerra, lui l'aveva sperimentata sulla sua pelle.
    Ti insegnano a cavartela sul campo, ma non ti dico come come cavartela nella vita. Quella è una lezione che io non sono mai riuscita ad apprendere. Nessuno mi aveva mai preparato a quello che sarebbe successo. La sua sensei tacque mentre osservava di nuovo l'orizzonte in silenzio. Il pugno chiuso appoggiato al suo petto. Supaku aspetto in silenzio che ella continuasse.
    Reiko agitò la testa come a scuoterla da cattivi pensieri poi si voltò di scatto verso di lui.
    Ecco perché tu devi essere pronto. disse indicandolo. E io sono qui per prepararti. Non sono solo la tua sensei nelle arti ninja, ma sarà anche una tua amica nella tua vita. Che tu lo voglia o no.
    Supaku era rimasto leggermente spiazzato da quelle parole. Era la prima volta che Reiko accorciava in quel modo le distanze tra di loro e si definiva una sua "amica". Fino a quel momento era sempre stata la sua sensei e così lei aveva sempre voluto che lui la chiamasse. Amica? pensò il ragazzo mentre un rimestio all stomaco lo avvertiva di essere a disagio.
    Io...
    Reiko sorrise di nuovo. Sì, sì...lo so...Supaku è fatto di sabbia e polvere. Non ha altro dentro. Beh, presto o tardi un pò d'acqua arriva anche nel deserto più arido, ragazzino. Bisogna solo aspettare.
    Gli disse sorridendo e agitando un dito davanti a lui. Il silenzio scese tra loro mentre i due si guardavano negli occhi. In quel momento Supaku sentì qualcosa muoversi dentro di lui. Non sapeva esattamente cosa potesse essere, né riusciva a riconoscere quella che ormai era una sensazione a lui totalmente estranea, ma per un attimo fu felice di essere salito lassù a guardare l'alba con la sua sensei.
    Adesso per rompere questo silenzio imbarazzante è meglio se ti metti in posizione di guardia. disse Reiko sollevando i pugni davanti a sè.
    Cosa?
    Sono ancora la tua sensei, lo sai vero? Sù in guardia, arriverai all'esame chuunin preparato e non mi farai vergognare di essere la tua maestra. Sù! Solleva un pò quei pugnetti rachitici e fammi federe come combatte un vero ninja!
    Sensei?
    Sì?
    Grazie.
    Reiko sorrise di nuovo e Supaku sentì del calore cominciare a diffondersi dentro di sè, all'altezza del petto.
    Cos'è quello?
    Cosa? nulla!
    Hai sorriso!!
    Non è vero!
    Sì che è vero! L'ho visto! Hai sor..
    Supaku non le dette il tempo di esultare, e si gettò all'attacco nascondendo un sorriso tra le labbra.



    Edited by Supaku - 13/6/2012, 20:00
     
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    Forza! Più veloce, avanti! urlava Reiko sotto il sole cocente di Suna.
    Supaku era madido di sudore su tutto il corpo. Si era tolto il kimono ed era rimasto con solo i pantaloni larghi bianchi a sbuffo addosso. I suoi giovani muscoli non ancora del tutto formati risplendevano di sudore mentre continuava ad attaccare la sua sensei. Reiko dal'altro canto non sembrava minimamente toccata dall'allenamento, anzi, era ancora fresca come una rosa. Segno evidente della superiorità che sperava i due ragazzi. Supaku tirò un pugno rapido verso lo stomaco della sensei, me questa lo schivò con facilità deviando il pugno di lato con il palmo della mano. è la quarta volta che provi questo colpo, cosa ti fa credere che questa sarà migliore delle precedenti? lo redarguì la sensei, ricambiando il suo colpo con un rapidissimo pugno al centro del viso. Supaku si scansò appena in tempo, anche se il pugno riuscì comunque a colpirlo di striscio e gli fece scattare la testa di lato. Il ragazzo si raddrizzò alzando i pugni davanti a lui, pronto per un nuovo attacco. Reiko aveva insistito su questo tipo di allenamento, niente ninjutsu o genjutsu, niente armi, solo corpo a corpo. Proprio quello in cui Supaku era più scarso. I taijutsu erano stati la prima cosa a cui era ricorso, era stato stupido. Aveva capito subito che utilizzare i pochi taijutsu che conosceva in uno scontro del genere lo avrebbe soltanto affaticato di più. Li avrebbe dovuti utilizzare solo quando il colpo sembrava sicuro, altrimenti avrebbe dovuto risparmiare il chakra.
    Si gettò in avanti. Menò un pugno al viso della sensei con un gancio sinistro, poi liberò il destro mirando al fianco dell'avversario, il tutto completato da un calcio con la gamba sinistra che mirava al fianco, era una specie di senpuu, ma solo molto meno potente.
    La sensei evitò il colpo al viso mulinando davanti a sé il suo avambraccio, con il quale deviò la traiettoria. Il gancio al fianco fu fermato da una mano che si serrò sull'avambraccio del ragazzo bloccandone la traiettoria. Supaku fu esultante alla vista del suo calcio che sembrava non incontrare nessun'ostacolo davanti a sè. Prima che il ginocchio della ragazza si sollevasse in alto e che la coscia attutisse il colpo mirato al fianco. Il ragazzo sbuffò cercando di divincolarsi dalla presa della sensei, ma questa era salda. Lui non si perse d'animo, anzi approfittò della situazione per tirare a sè il suo braccio e così il corpo della sensei e mirare il petto con il palmo aperto della propria mano, dentro al quale aveva immagazzinato il proprio chakra. Un perfetto Palmo Demolitore, pronto per colpire in pieno petto la sensei. L'altra mano della sensei si mise in mezzo, frenò il colpo a metà strada con una presa ferrea, che Supaku non riuscì a contrastare. Ancora? Adesso basta. pensò il ragazzo esasperato. Visto che aveva entrambi i bracci bloccati, non gli restava che un'unica cosa da fare. Si sbilanciò all'indietro, rotolando per terra e colpendo la sensei al petto con un calcio in modo da allontanarla da sè. Reiko sbalzò in aria con grazia felina per atterrare pochi metri più in là in piedi con una mano leggermente posata sul pavimento. Supaku si rimise faticosamente in piedi mentre la polvere e la sabbia del terrazzo si attaccavano alla sua schiena e ai palmi delle mani rendendole bianche e granulose.
    Fu allora che attaccò. Fu un turbine che Supaku riuscì a malapena a contrastare. Prima arrivarono cinque pugni in rapida sequenza, tutti miravano al petto e Supaku li deviò con molta fatica. Poi arrivarono i calci. Erano una sequenza così aggraziata che Supaku stesso non poteva fare a meno di ammirare mentre tentava di evitarli uno dopo l'altro. Prima arrivò un colpo verso il fianco che Supaku evitò per un pelo abbassandosi rasoterra; poi una spazzata bassa che costrinse il ragazzo a saltare in aria, il terzo colpo era una colpo di tallone, sembrava un senpuu al contrario e prese il ragazzo in pieno fianco mentre ancora stava cadendo dal salto.
    Il genin rotolò per un paio di metri sulla pietra gialla del terrazzo. Per un attimo fu tentato di rimanere lì sdraiato, tanta era la fatica nel suo corpo. Aveva più di una decina di grossi lividi sparsi su tutto il corpo, mentre una infinità di più piccoli che gli punteggiavano la pelle come le chiazze di un leopardo.
    Umpf.. grugnì, tentando di rialzarsi in piedi. Odiava ammetterlo, ma la sensei aveva vinto anche stavolta. Era troppo forte per Supaku.
    Non riposeremo fino a quando non riuscirai a farmi un colpo decente, quindi rimettiti in piedi e fammi vedere cosa sai fare. disse la sensei in tono di rimprovero. Supaku sapeva che lo stava facendo per farlo arrabbiare ma lui ormai aveva abbandonato da tempo i sentimenti e la rabbia non era altro che una pallida imitazione di quella provata dalle altre persone. No, una tattica simile non avrebbe potuto funzionare su di lui. Non era il tipo da arrabbiarsi ciecamente e da caricare in battaglia. Era più il freddo calcolatore ma in quel momento non era proprio niente se non un granello di polvere su quel terrazzo. Tutto quello che voleva era rimanere sdraiato lassù senza più muoversi.
    Avanti, in piedi! disse Reiko ma lui non la sentiva già più, tutto quello che voleva era riposare, era abbandonarsi al moto del mondo e lasciarsi travolgere da esso. Che il mondo vada pure avanti senza di me, non ha bisogno di uno come me, non valgo niente. pensò il ragazzo mentre chiudeva gli occhi e si adagiava un pò di più nella polvere.
    tutto qui? ti arrendi già? Supaku aprì gli occhi. Non erano state le parole in sè a farglieli aprire, quanto più il prurito alla cicatrice sulla fronte che lo aveva svegliato dal suo torpore. Quella cicatrice era là per un motivo, per ricordargli cosa era stato, cosa sarebbe diventato. Non aveva lanciato parole al vento quando aveva parlato per la prima volta a Takezo della sua volontà di non arrendersi, non era state solo chiacchere, e quella cicatrice stava là proprio dimostrarlo. Era stata una promessa che aveva fatto a se stesso. Ed è sempre difficile evitare di confrontare se stessi.
    Si alzò dalla polvere. Non tentò neanche di togliersi la sabbia dalla pelle sudata, sapeva che sarebbe ricaduto per terra di lì a poco, quindi a cosa poteva servire? Alzò i pugni. Hai ragione, sensei. Io non mi arrendo. Adesso è il momento di mostrarti che cosa sono davvero capace di fare.


    Edited by Supaku - 13/6/2012, 20:00
     
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    Rayle! Vieni con me.. Sarei molto più credibile se ci fossi anche tu..
    Non ti preoccupare. Non penso che abbia raccontato a molti ciò che ha detto a me.. Sarai ugualmente credibile. Come sai, mi sono rifugiato qui per evitare contatti con tutti.. da quando.. disse poi, fissando il moncherino che si ritrovava al posto del braccio sinistro con disprezzo .. Beh, diciamo che vorrei evitare di farmi vedere, se non è strettamente necessario.
    Ahhhh.. sempre così testardo!

    Quasi un'ora dopo..


    Ormai era qualche anno che mi trovavo a Suna, e, nonostante ciò, proprio non riuscivo ad abituarmi allo stremante clima del paese. Il caldo mi opprimeva la testa, e, ad aiutarlo c'erano anche i mille pensieri che avevo in mente. Di lì a poco avrei dovuto fare una conversazione piuttosto delicata. A quanto pare nemmeno Rayle era mai stato realmente a casa del Supaku Handoru che cercavo, quindi, mi ero arrangiato chiedendo informazioni qua e la. A quanto pare, sembrava uno dei candidati dell'esame Chuunin che si sarebbe svolto di lì a poco.
    Ehi scimmia, come dovrei comportarmi?! Rayle mi ha detto che è un tipo piuttosto simile a lui.. non credo che risate e sorrisi amichevoli servano a qualcosa con lui per rompere il ghiaccio
    E che ne so! E' già tanto che sei qui per conto suo.. fai come meglio credi, l'importante è che non fai mille promesse di cui poi ti penti e rompi le palle a me tutto il tempo chiedendomi perchè non ti ho fermato!
    Sei proprio uno stronzo..
    Dopo alcuni giri per il centro del villaggio, finalmente trovai la casa, che, rispetto alle mie abitudini, mi sembrò un pò "chiusa", visto che si trovava in un seminterrato.
    Beh cosa vuoi farci.. pensai un po ironicamente.
    Ringrazia che ti ha preso quello scemo di Arko, altrimenti staresti sotto un ponte a chieder l'elemosina, altro che bella casa!
    Mi trovavo proprio dinanzi la sua porta, un po in ansia per quello che avrei dovuto dire di li a poco dopo. Insomma, impegnarsi in promesse di una certa importanza con qualcuno che nemmeno si conosce non era una cosa che facevo tutti i giorni. Soprattutto perchè la promessa implicava un certo rischio.
    Rayle ha fatto un importante promessa a questo ragazzo. Una promessa che, a causa del duro mondo dei ninja, non potrà mantenere. M'impegnerò a mantenerla al posto suo. Rayle si fidava di questo ragazzo.. Avrò fiducia anch'io..
    Bussai alla porta due volte, e rimasi in attesa che mi aprisse qualcuno
     
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    Supaku era raggomitolato nel suo letto. Era già giorno inoltrato ma il sonno gli sfuggiva spesso ultimamente e cercava di dormire ogni qualvolta ne aveva l'opportunità. Forse era la tensione dell'esame imminente oppure soltanto gli incubi che erano tornati nella sua mente da un pò di tempo ormai, non lo sapeva. Ciò che importava davvero era che non riusciva a dormire e che il suo ciclo era completamente sballato. Neanche in quel momento riusciva a chiudere occhio. Stava con la testa rivolta verso il soffitto mal intonacato, e chiazzato da macchie di umido. L'aria di muffa invadeva ogni cosa. Odiava quella casa. La odiava davvero, era però l'unico posto che si poteva permettere almeno fino a quando non avesse guadagnato abbastanza per migrare in un posto migliore. Un appartamento all'ultimo piano magari. In modo da poter sentire il vento ogni singolo giorno senza essere costretto a correre sui tetti della città. Che gli dei mi aiutino! Perché non riesco ad addormentarmi?Tentò di girarsi di nuovo nelle sue coperte in modo da assestarsi meglio e prendere finalmente sonno. Non servì a molto. Gli occhi si aprirono di nuovo come se dei fili invisibili li stessero tenendo aperti. Si alzò a sedere, incerto se farsi un pò di camomilla per favorire il sonno. Qualcuno bussò alla porta del suo appartamento. Supaku rimase immobile. Chi diamine poteva essere? Non aveva dato il suo indirizzo a nessun ninja, nemmeno a Rayle Kaguya che era forse l'unica persona di cui potesse fidarsi veramente. Il proprietario del posto comunicava con lui tramite lettere di richiesta di pagamento, passate sotto la porta, non avevano mai chiaccherato tanto, né aveva mai bussato alla porta. Reiko stessa, la sua sensei, non veniva mai a casa sua e preferiva lasciare che si incontrassero sui tetti di Suna. Chi poteva conoscere dove abitava? Si alzò di scatto. La sua mano estrasse dal fodero la wakizashi appoggiata ad un gancio nella parete. Non si sarebbe fatto prendere alla sprovvista. Si avvicinò silenziosamente alla porta tenendo le luci spente. La poca luce che filtrava da una piccola finestra a in cima al muro dell'appartamento si rifletteva sulla lama della sua arma in modo minaccioso. Appoggiò la propria mano sul pomolo della porta. Sbirciò fuori da essa tramite lo spioncino. Dietro di essa c'era un ragazzino con i capelli rossi e l'aria annoiata. E questo chi diamine è? pensò Supaku. Non sembrava avere l'aria minacciosa però Supaku aveva fatto fin troppa esperienza per potersi fidare dell'aspetto fisico di una persona. Appoggiò la lama wakizashi alla carne del suo avambraccio, tenendola al contrario. Non avrebbe spaventato il ragazzo ma non si sarebbe neanche fidato ad abbandonare l'arma. Girò la maniglia della porta e la spalancò. Supaku non era nella sua forma migliore. I capelli bianchi erano tutti spettinati e lasciavano intravedere la cicatrice sulla fronte, i suoi abiti spiegazzati per i suoi vari tentativi di prendere sonno. Le occhiaia scure intorno agli occhi chiari erano poi un valido indicatore della sua condizione.
    Chi sei? disse al ragazzino davanti a lui in modo quasi brusco. Fu tentato di immergersi nel vuoto ma si trattenne. Nonostante tutto il suo volto era duro come l'acciaio e impassibile come sempre. Ci sarebbe voluto ben altro che un ragazzino alla porta per sorprenderlo.

     
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    La porta si aprì di scatto, spalancata. Dietro c'era un giovane con qualche anno più di me, una strana cicatrice sulla fronte, occhiaie, vestiti sciupati e capelli spettinati. Insomma, non era proprio al meglio della sua forma. Inizialmente, non notai l'arma che aveva in mano, ma quando con tono quasi brusco mi chiese chi fossi, me ne accorsi.
    Mhmhmhm.. questo deve avere delle manie di persecuzione.. Rayle me l'aveva descritto un po diversamente, anche se probabilmente e' lui.. Penso che quando l'abbia visto Rayle non avesse un aspetto così trasandato..
    Penso che tu gli abbia rotto già ancor prima di parlargli, non vedi che non ha l'abbigliamento ninja ma dei vestiti da casa?! Sei proprio un rompi palle..
    Mhmhmm..
    Misi la mano sinistra dietro la nuca e feci un sorriso al ragazzo che mi aveva aperto.
    Se ti dico che mi ha mandato Rayle metti via quell'arma? dissi amichevolmente verso di lui.
    Comunque, sono Maky Uryuu.. Piacere di conoscerti, Supaku.
    probabilmente si sarebbe chiesto come mai io sapessi già il suo nome o come mai fossi li. Non ero così sfacciato da chiedergli di farmi entrare, ma, per quel che dovevo dirgli, forse era meglio parlare dentro casa, sempre che si fosse fidato sufficientemente da farmi entrare, cosa che, fino a quel momento, sembrava proprio di no.
     
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    Il ragazzino si mise la mano dietro la nuca e gli sorrise. Questo rilassò un poco il ninja di Suna, sembrava che non avesse intenzioni ostili.
    Se ti dico che mi ha mandato Rayle metti via quell'arma? disse il ragazzo cercando di essere amichevole. Non gli dette però il tempo di rispondere. Comunque, sono Maky Uryuu.. Piacere di conoscerti, Supaku. Supaku rimase impassibile ma dentro di se il sospetto si agitava come un serpente inquieto. Questo ragazzino conosceva il suo nome, dove abitava e diceva che lo aveva mandato Rayle. I casi erano due: o era estremamente capace come ninja per essere riuscito a trovare la sua casa e conosceva effettivamente Rayle Kaguya, oppure stava mentendo su tutta la linea. Ma per quale motivo dovrebbe mentire? Al momento non sono una minaccia per nessuno, almeno penso. si tranquillizzò leggermente, anche se il suo viso non dette a vedere nulla, come al solito.
    Aspetta qui. disse con voce fredda. Si chiuse la porta dietro di sé, lasciando il ragazzo fuori dall'appartamento ad aspettare. Si vestì in fretta e furia e rinfoderò la wakizashi al suo posto dietro la sua schiena. Un attimo dopo era di nuovo fuori e chiudeva la porta dell'appartamento dietro di sè. Seguimi. disse al ragazzo. Ancoran non lo conosceva così bene da potergli offrire di entrare in casa sua e, in ogni caso, non aveva nulla da offrire al suo ospite se non una stanza piena di muffa e umido. Lo condusse invece sul tetto del suo palazzo. Maky Uryuu. Non ho mai sentito questo nome. Oltretutto dovrà avere almeno un paio d'anni meno di me per sembrare così giovane. Quello poteva essere un elemento a favore sulla veridicità delle sue parole. Nessun ragazzino avrebbe mentito su una cosa del genere. Se è vero quello che dice deve essere forte o avere enormi potenzialità per essermi stato mandato da Rayle in persona. Squadrò di nuovo il ragazzo che lo seguiva, non sembrava particolarmente forte, ma ancora una volta, l'aspetto ingannava terribilmente.
    Una volta arrivati lì, Supaku si sedette su uno dei camini circolari tozzi, fronteggiando la nuova conoscenza. Ora era in uno spiazzo aperto, con il suo equipaggiamento e il vento alle sue spalle, si sentiva molto più al sicuro là che nel suo appartamento.
    Allora. incominciò incrociando le braccia davanti al petto. Come fai a conoscere il mio nome e come conosci Rayle. Lo squadrò da capo a piedi con sguardo distante ma abbastanza duro. La verità.

     
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    Il ragazzo mi fece aspettare dinanzi alla porta qualche minuto, e, quando riaprii e uscii insieme a me, aveva un aspetto un poco migliore rispetto a prima, aveva cambiato i vestiti. Chiuse la porta di casa e mi disse di seguirlo, io, in silenzio, lo feci senza esitare. Il ragazzo sembrava sospettoso, ma del resto chi non lo sarebbe stato con dinnanzi uno sconosciuto che si presentava davanti a casa propria? Salimmo le scale e arrivammo sul tetto del palazzo.
    Beh.. penso vada bene anche qui..
    Il ragazzo si sedette, e, con sguardo impenetrabile mi squadrò da capo a piedi.
    Allora. Come fai a conoscere il mio nome e come conosci Rayle. La verità.
    Diritto al punto Eh?!
    Beh.. come dire, è una lunga storia. Innanzitutto, anche se non dovrei dirlo, Rayle si trova qui a Suna. Ha preferito non venire di persona perchè beh, preferisce non farsi vedere, visto che nemmeno il suo capovillaggio o il Kazekage sono a conoscenza di dove si trovi attualmente. In ogni caso, mi ha detto di dirti che se lo ritieni necessario nel caso tu non creda alle mie parole, sarebbe anche disposto a incontrarti. lasciai un momento in sospeso la frase, per far capire che, nel caso non credesse a me, avrebbe potuto confermare anche lui.
    In ogni caso.. conosco te perchè Rayle me ne ha parlato, tutto qui. Lui.. beh, ha dovuto svolgere una missione più difficile del previsto, ci sono stati degli imprevisti, e, a causa di questi, ha perso il braccio sinistro e con lui gran parte delle sue abilità. Questo è ciò che mi ha raccontato. Rayle è un tipo che mantiene le promesse.. E io sono un tipo che fa di tutto per aiutare gli amici. Questo è il motivo per cui sono qui. dissi poi, sperando che Supaku capisse quello che intendevo dire ed il motivo per cui io fossi li.
     
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    Il ragazzino sembrava a disagio, ma Supaku non dette alcun segno di metterlo a suo agio, una volta che gli avesse spiegato come stavano le cose molto probabilmente il suo atteggiamento freddo nei suoi confronti sarebbe cambiato. Beh.. come dire, è una lunga storia. Innanzitutto, anche se non dovrei dirlo, Rayle si trova qui a Suna. Ha preferito non venire di persona perchè beh, preferisce non farsi vedere, visto che nemmeno il suo capovillaggio o il Kazekage sono a conoscenza di dove si trovi attualmente. In ogni caso, mi ha detto di dirti che se lo ritieni necessario nel caso tu non creda alle mie parole, sarebbe anche disposto a incontrarti.
    Rayle si trova a Suna? pensò il ragazzo stupefatto. Che cosa diamine era successo? Perché si era trasferito a Suna? Rayle era in chuunin di Oto, o almeno lo sarebbe diventato presto, l'ultima volta che si erano incontrati era a metà del suo esame e tutta Oto confidava in lui per portare vittoria alla città. Il fatto che il suo compagno si fosse ritirato nella città della Sabbia non prometteva nulla di buono. Gli sarebbe piaciuto incontrarlo e capire cosa fosse successo. La usa mente si fece d'un tratto sempre più sospettosa. E se il ragazzino gli stesse mentendo spudoratamente? Poteva fidarsi delle sue parole? Perchè poi Rayle non avrebbe voluto incontrarlo di persona? Il ragazzo continuò con la sua storia.
    In ogni caso.. conosco te perchè Rayle me ne ha parlato, tutto qui. Lui.. beh, ha dovuto svolgere una missione più difficile del previsto, ci sono stati degli imprevisti, e, a causa di questi, ha perso il braccio sinistro e con lui gran parte delle sue abilità. Questo è ciò che mi ha raccontato. Rayle è un tipo che mantiene le promesse.. E io sono un tipo che fa di tutto per aiutare gli amici. Questo è il motivo per cui sono qui.

    è così allora? pensò Supaku con tristezza. Il mio compagno è stato ferito sul campo e come la kunoichi che si era presa cura di lui ha ricevuto lo stesso triste destino? Supaku avrebbe pianto una lacrima a quella notizia se il suo corpo e la sua mente non fossero stati duri come l'acciaio. Ancora però non era detta l'ultima parola, Supaku per un attimo sperò che il ragazzo che aveva davanti gli stesse mentendo. ma le parole che questo disse dopo, quel chiaro riferimento alla promessa che era riuscito a strappare al suo compagno privo di emozioni, quello il ragazzo non poteva esserselo inventato. Rayle doveva essersi fidato abbastanza di questo Maky Uryuu da mandarlo per dirgli che, nonostante la sua carriera di shinobi fosse finita, lui non si era dimenticato della promessa. Questo gli fece quasi stringere il cuore dalla commozione per l'amicizia che il Kaguya aveva provato nei suoi confronti.
    è così mi hai mandato un ragazzino a fare il lavoro di un uomo è, Rayle Kaguya? pensò. In realtà il pensiero non era dispregiativo.
    Capisco. disse il ninja con voce flebile. Se quello che dici è vero, Maky, allora io e te saremo legati da molto più che la promessa ad un amico. Siamo legati dal ricordo di un uomo valoroso e capace. Siamo legati dal modo di vedere la vita che Rayle Kaguya aveva. Non penso che tu sia alla sua altezza, ma apprezzo comunque il tuo gesto. So per certo che se Ryale ti ha mandato a conoscermi non devi essere un novellino.
    Supaku tacque un attimo. Non prendere le mie parole nel modo sbagliato, ma io...devo vedere Rayle. L'importanza che lui ha per me va al di là della semplice amicizia tra ninja. è legata allo stesso modo che lui e io abbiamo di vivere, di concepire il mondo.

     
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    Il ragazzo sembrava davvero dispiaciuto per ciò che aveva appena saputo, e io non potevo far altro che compatirlo. Non sapevo che tipo di legame c'era tra loro due, non sapevo in che modo si fossero conosciuti o i dettagli. L'unica cosa di cui ero a conoscenza, era la promessa che Rayle aveva fatto al ninja di Suna. Conoscevo la storia di Rayle, sapevo quanto avesse sofferto nella sua vita, e quanto stesse ancora soffrendo. Era stato l'unico favore che mi aveva chiesto, mantenere la sua promessa. E io l'avrei fatto. Eccome se l'avrei fatto. Era per me, l'unico amico che avevo. Arko lo consideravo più come un papa, Rayle, invece, era come un fratello per me. E, probabilmente, anche per Supaku doveva essere stato un amico, visto lo sguardo che teneva dopo aver saputo la triste notizia della fine della sua carriera ninja.
    Capisco. disse lui, con voce piuttosto provata Se quello che dici è vero, Maky, allora io e te saremo legati da molto più che la promessa ad un amico. Siamo legati dal ricordo di un uomo valoroso e capace. Siamo legati dal modo di vedere la vita che Rayle Kaguya aveva. Non penso che tu sia alla sua altezza, ma apprezzo comunque il tuo gesto. So per certo che se Rayle ti ha mandato a conoscermi non devi essere un novellino. poi, si fermò per qualche secondo Non prendere le mie parole nel modo sbagliato, ma io...devo vedere Rayle. L'importanza che lui ha per me va al di là della semplice amicizia tra ninja. è legata allo stesso modo che lui e io abbiamo di vivere, di concepire il mondo.
    Capisco.. mi fermai un attimo.
    Immagino che Rayle non sarà molto contento.. mi aveva detto esplicitamente che avrebbe preferito non farsi vedere così, il suo onore era già stato macchiato. Ma il ninja che ho qui di fronte sembra molto legato a lui. Penso.. Penso che sia necessario farli incontrare.
    Sì.. lo credo anch'io. Penso sia necessario che si vedano e parlino loro due. disse poi il Bijuu, con tono stranamente serio.
    D'accordo allora. Se non hai nulla da fare.. puoi seguirmi. Ti porterò da lui.. sai, abita con me dissi, strizzandogli l'occhio e facendo un largo sorriso per sdrammatizzare quella conversazione che stava prendendo un verso troppo triste, per i miei gusti. Dopo di che, gli feci cenno di seguirmi e iniziai a scendere le scale, per uscire dall'edificio.
     
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