Casa Maemi Takahashi

Periferia di Kirigakure no Sato

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    IV: Strane somiglianze

    «Lui non sa nemmeno che sono qui» Solo dopo quelle parole mi accorsi della delicatezza della situazione; non era la prima volta che un parente si rivolgeva a me per le cure di un suo caro ma, nei miei anni di lavoro li, era la prima volta che qualcuno si presentava lasciando all'oscuro il diretto interessato. «Ha sessantun anni ed è sempre stato grasso, da tutta la vita. I medici gli hanno ripetuto in continuazione che avrebbe avuto problemi al cuore, e lui sembra essersi rassegnato che di questo ci morirà, un giorno. Quando il destino lo vorrà» Purtroppo è una situazione abbastanza realistica... non sarebbe il primo a non fidarsi di noi... Quelle parole amare le tenni solo per me, nella parte più profonda della mia mente; sarebbe stata una considerazione senza alcun tipo di utilità in quel momento. «Non si farà visitare, la caccerà via se ci prova. Dice che sono solo episodi e poi si riprende. Purtroppo la vecchiaia lo ha resto... stupidamente irragionevole» La ragazza si interruppe nel tentativo di trovare il coraggio di continuare quel discorso. «So che può sembrare… estremo» I suoi occhi chiari si alzarono finalmente da terra incrociando con fare incerto i miei. «Mi chiedevo se c'era qualcosa che si potesse fare velocemente... non lo so, tipo dargli dei farmaci più forti, o roba del genere. Senza perdere tempo con esami o visite che prenderebbero troppo tempo»
    Al sentire quelle parole probabilmente dimostrai una faccia estremamente stupita ma, mio malgrado, non mi era possibile nascondere più di tanto la sorpresa. Non credo sia possibile... Le mie parole avevano un tono incerto; non perchè stessi valutando seriamente l'opzione di assecondare quella richiesta, mi sarebbe costato probabilmente il posto, ma più che altro perchè stavo pensando ad una soluzione che potesse venire incontro alle sue esigenze senza però violare ogni regola esistente sul rapporto medico paziente. Vedi, prima di tutto, anche se ti prescrivessi dei medicinali più forti sicuramente tuo padre se ne accorgerebbe... alla fine penso che sia comunque autosufficiente da quanto racconti e se cambiasse la terapia da un giorno all'altro capirebbe che ti sei rivolta a qualcuno no? Quello in realtà era forse solo il minore dei problemi ma mi avrebbe permesso di proporre l'unica soluzione che mi era venuta in mente. Una mezza idea mi è venuta ma avrei bisogno di sapere se c'è qualcuno del mondo ninja di cui tuo padre si fidi, oltre te, ovvio... perchè forse una speranza di visitarlo senza necessariamente fargli sapere che si tratta di una visita medica esiste. Il piano che aveva ideato aveva molteplici falle, ne ero conscio, ma forse lavorando insieme si sarebbe potuto davvero risolvere il problema senza farlo arrabbiare.



    Edited by Burbear - 16/3/2024, 01:04
     
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    «Parlato Maemi» - "Pensato Maemi" - «Parlato Mishu» - «Parlato altri»

    «Non credo sia possibile...»
    La risposta del ninja medico colpì Maemi con la forza di un macigno, un impatto tale che si sentì quasi paralizzata sul posto. Ma certo, era dolorosamente evidente che ciò che aveva chiesto era irrealizzabile. Le sue parole sfidavano ogni principio di logica, etica professionale e buonsenso. Sentendo il peso di quella realizzazione, Maemi abbassò lo sguardo, fissando i piedi del dottore, mentre le parole dell’Ameki, pronunciate con estrema cortesia, le sfioravano appena l'udito, quasi fossero lontane e sfocate.
    «O forse ha ragione lui e sono io che sto dando di matto».
    Le parole le uscirono di getto dalla bocca, così amare che da poterne sentire il sapore. Serrò la mascella come se volesse trattenere qualcosa che rischiava di strabordare. «Lui fa dei controlli periodici, per tenere sotto controllo il cuore. Sa che non ci può fare nulla e continuerà a peggiorare. Deve solo conviverci. Lui tutte queste cose le sa, ma io…»
    La voce le venne meno. Si morse un labbro: e adesso, che diavolo le prendeva? Perché le sembrava di essere tornata piccina, davanti ad un estraneo a cui aveva appena fatto una proposta a dir poco imbarazzante? Tutto quello che riusciva a pensare era suo padre, la sua figura grassoccia ma adorabile, il modo in cui si ripuliva sempre gli occhiali con la maglietta, come andava in giro con quel suo passo un po' a papera...
    Voleva che rimanesse in salute. Voleva che rimanesse con lei ancora per molto tempo.
    Cercò di mandare giù il groppone che si era formato in gola. «Mi scusi» si affrettò a dire, notando di aver lasciato passare qualche secondo di silenzio in più del dovuto. Spostò il peso da una gamba all’altra, con una mano a poggiarsi sul lettino e l’altra che si avvicinava alla fronte, spostando nervosamente una ciocca di capelli rossi. Le scappò una sorta di sorriso di disagio. «Non sono… qui per fare una scenata. Non è… mia abitudine».
    Serrò le labbra in una linea sottile, decidendosi finalmente ad alzare lo sguardo verso il medico. «È che non mi è chiara la realtà dei fatti» si confidò, cercando di ricomporsi. «Ci sono i momenti in cui lo guardo, e lui sembra... sembra così normale. Ride, scherza. E poi all’improvviso non è più così. Non capisco, non ha senso. Non…»
    “Non lo accetto” si ritrovò a pensare, ma le parole le si fermarono in gola. Chiuse la bocca, stringendo maggiormente la presa sul lettino immacolato. Si sentì ridicola, come se avesse regredito all'infanzia, sopraffatta da un accesso di isteria, mentre stava per diventare una Sp.Jounin. Era un pensiero imbarazzante.
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