Casa di Kisuke Momochi

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    A un Passo dalla Leggenda
    Parte 1 di 2



    Nella sala centrale della Tana del Ragno una luce calda e fioca rischiarava l'atmosfera e le sagome dei presenti. Erano in pochi. Non tutti erano invitati alla festa e non tutti nemmeno sapevano che a quell'ora di notte all'interno dell'antico tempio vi si sarebbero riuniti Yuudai Hattori, Tatsuo Ishikawa, Mamoru Kakihara e Hanzo Nishimura alias Kisuke Momochi, più due ANBU di guardia, nascosti nelle ombre, addetti alla sicurezza e alla sorveglianza dell'interno della Tana del Ragno.
    Il neo Capo Squadra ANBU di Kirigakure no Sato, con affianco a sé la sua Tagliateste, lasciava correre l'attuale discorso in ballo. L'investitura come nuovo Capo Squadra ANBU, l'entrata ufficiale nel gruppo dei Sette Spadaccini Leggendari della Nebbia, il possesso della Taglia teste, erano solo mere formalità. Lo attendeva il caricò ben più temibile delle responsabilità, l'altra faccia della medaglia, quello sporco. Se finora la vita come ANBU era stata impegnativa, quella come Capo Squadra ANBU lo sarebbe stata ancora di più. Avrebbe dovuto migliorarsi ancora, ancora e ancora, per poter far fede e onore al grado e del titolo di cui era investito. Non era tuttavia quello l'argomento principale del quartetto riunito, ma in virtù di esso si doveva decidere chi e perché sarebbe dovuto entrare a far parte del team, della squadra di Kisuke.
    Come lo stesso Kisuke si era trovato in passato ad essere scelto per entrare a far parte delle Forze Speciali della Nebbia e successivamente, ad addestramento concluso, divenire parte integrante del team di Kakihara, adesso Hattori aveva concesso a Kisuke una squadra di sette membri, di cui uno era il capitano, cioè Kisuke stesso, quattro erano elementi scelti dalle Alte Sfere come nuove integrazioni, mentre i restanti due erano i nomi di altri ANBU dell'Unità che Kisuke avrebbe potuto scegliere a propria discrezione.
    Quando Hattori e Ishikawa terminarono di parlare, Kisuke notò uno spiraglio e prese la parola.
    «Potete dire quello che volete, i miei nomi sono questi» disse, nullificando tutto il discorso tenuto dai due. «Non retrocedo dalla mia posizione» concluse, secco.
    «Bambino viziato...» commentò Kakihara stizzito.
    «Senti, Nishimura, non è questo il momento per questo genere di cose.»
    «Avete detto che ho libertà di scelta di due nomi, no? Bene. Allora i miei nomi sono quelli.»
    «Non possiamo assegnare alla tua squadra elementi come loro, sarebbe una perdita non indifferente.»
    «Una perdita per chi? Non per l'Unità Hattori, di certo. Ne continueranno a far parte, ma lavoreranno sotto il mio comando anzi che sotto il comando di Kakihara.»
    Quella era la questione scottante, ovvero la scelta dei due nomi da parte di Kisuke. Essendogli stata donata piena libertà di scelta, Kisuke non aveva esitato nemmeno un momento nel pronunciare i due nomi. Il primo fu quello di Heki Nakamura, l'alter ego di Shinzo Takahiro, il suo amico. Il secondo nome fu quello di Yuki Tsukiyama, ragazza dalle mille ed importantissimi risorse cui Kisuke aveva riversato una buona fiducia, stretto un buon legame e collaborando in più d'una occasione.
    «Chi prenderà il loro posto?»
    «Chi prenderà il posto di chiunque altro io possa scegliere?»
    «Non tutti gli elementi sono sostituibili allo stesso modo.»
    «Per l'appunto io voglio loro due con me.»
    «A pensarci bene,» intervenne Ishikawa, «la scelta di far entrare Nakamura e Tsukiyama nella Squadra di Nishimura non è poi tanto campata per aria. Certo, Hanzo sta scegliendo in base al fatto che conosce il loro valore e in base all'affiatamento che ha con loro. Dai dati in mio possesso però, l'integrazione sarebbe congeniale per rendere il team perfetto ed equilibrato, visto e considerato anche quali sono gli altri membri che ne andranno a far parte.»
    «Cosa che io, tra le tante cose, ancora non ho saputo...» brontolò Kisuke.
    «Tempo al tempo, Nishimura Hanzo. C'è tempo e luogo per ogni cosa.»
    «Mi pare che il tempo, ormai, sia arrivato e che il luogo non cambierà di una virgola nemmeno per le prossime cento volte.»
    «Siamo qui riuniti per occuparci d'altro, adesso. Dobbiamo risolvere la questione dei tuoi due nomi.»
    «E quale sarebbe il problema? Ho detto i due nomi, no?»
    «Quei nomi non vanno bene.»
    «E per quale motivo non andrebbero bene? Primo: mi è stata concessa libertà di scelta. Secondo: anche Ishikawa non disprezza la mia decisione, anzi. Facciamo così: chiedete a loro che cosa vogliono fare. Se accetteranno di far parte della mia squadra, non credo che ci potranno più essere storie che tengano considerando anche la possibilità di fare due nomi e la dichiarazione di Ishikawa.»
    «Sarebbe un caso senza precedenti, questo.»
    «C'è sempre una prima volta, per tutto. Non è certo per colpa mia che si vuol far nascere questo caso senza precedenti. Io i miei due nomi li ho fatti. Se poi qualcun altro mi fa muro...»
    «Va bene.»
    «Tsk... il solito fortunello.»
    «Bene. Convocate Heki e Yuki qui. Non m'importa se sono a letto con la febbre o con un demone del sesso. Li voglio qui entrambi il prima possibile. Se nel frattempo voi altri mi vorreste mettere al corrente di quali saranno i miei futuri sottoposti...»
    «Va bene. Tetsuya, valli a chiamare entrambi.»
    Dalle ombre nella sala emerse silente la figura di un ANBU mascherato, alto oltre i due metri e conosciuto per essere forte come un toro. Una sola breve risposta affermativa fuoriuscì dalle sue labbra, oltrepassando il legno della maschera, poi l'ANBU scomparve per andare in cerca degli ANBU contesi.

    Edited by Mr.Uchiha - 7/6/2014, 13:12
     
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    A un Passo dalla Leggenda
    Parte 2 di 2



    Passarono meno di quarantacinque minuti, durante i quali Kisuke riuscì a convincere i suoi colleghi e superiori a farsi mostrare i dossier dei suoi nuovi sottoposti. Tra tutte e quattro le Schede, quella più interessante fu quella di una nuova leva, una new entry. Ayako Miyamoto, quattordici anni ancora da compiere, nome in codice Rin, altezza centoquarantasette centimetri, peso trentotto chilogrammi, specializzata prevalentemente nelle Arti Illusorie e portata nella peculiare capacità di Percezione.
    Kisuke in merito era perplesso ma al tempo stesso stupefatto. Leggendo quel dossier, il primo pensiero lampante avrebbe portato chiunque a considerare quella ragazzina un prodigio, ma Kisuke non aveva intenzione di sopravvalutarla eccessivamente. Certo, aveva superato la selezione per gli ANBU ad un'età in cui Kisuke ancora armeggiava con shuriken e kunai e banali spruzzi d'acqua, tuttavia intraprendere la via degli spettri non era cosa semplice e al di fuori di qualunque aspettativa possibile. Assumere una seconda identità, vivere una seconda vita, imparare ad essere invisibile ed anonimo, ma sopratutto svolgere le missioni d'assassinio e di spionaggio più sporche e luride in assoluto per conto delle Alte Sfere del Villaggio della Nebbia, era tutto un altro paio di maniche, rispetto allo Shinobi allegro che con serietà si apprestava a scortare un qualunque abitante del Paese dell'Acqua: quella ragazzina avrebbe sicuramente avuto molto da imparare.
    Proprio nel momento in cui, soddisfatto, restituiva i documenti riguardanti Rin e prendeva il terzo di quattro dossier, la sommità di due teste, poi due maschere e infine il resto del corpo emerse con fluidità dal pavimento della sala: Heki e Yuki erano arrivati.
    Per circa una decina di secondi regnò il silenzio, quasi imbarazzante.
    «Prego, Hanzo, esponi la problematica.»
    «Sì, ora procedo. Allora, mi duole scomodarvi a quest'ora della notte, ma sono pur sempre tutte cose che vanno messe in conto, quando accettiamo di stipulare questo patto con il Villaggio» iniziò, mesto, la voce ovattata dalla maschera. «Ad ogni modo, come avete avuto modo di sapere, sono stato nominato Capo Squadra e sono entrato a far parte dei famosi Sette Spadaccini Leggendari della Nebbia, seppur la Leggenda sia ancora ben lontana per me. Con i presenti si discuteva sulla creazione del mio team, e mi è stato concesso di fare dei nomi per l'integrazione. Questi due nomi sono stati i vostri. Avrei molto piacere nel poter continuare a collaborare con voi come abbiamo sempre fatto da ormai più di un anno a questa parte. Tuttavia, Hattori, sottolineando il vostro prezioso valore, ha opposto resistenza riguardo alla mia decisione. Ishikawa, invece, ha a sua volta sottolineato il vantaggio e la convenienza riguardo il vostro ingresso nella mia Squadra, per cui si è arrivati a questo punto, a dover trovare questo compromesso. Ed è per questo che vi chiedo: siete disposti ad entrare nella mia squadra?»
    Furono attimi di silenzio e tensione, da poter tagliare con un kunai, poi Heki Nakamura e Yuki Tsukiyama si guardarono l'uno con l'altra e risposero affermativamente all'unisono, accettando la proposta.
    "Evvai!" esultò dentro di sé il Momochi, limitandosi a voltare lo sguardo in direzione di Hattori. "Ho vinto io, maledetto stronzo!"
    «Ti faccio le mie congratulazioni, Nishimura Hanzo. Ora il tuo team è praticamente formato, manca soltanto il rituale del sakazuki per poter formalizzare il tutto.»
    "Già, il sakazuki..." pensò Kisuke, mesto.
    Il sakazuki era il bicchiere delle occasioni speciali, da cui deriva l'omonimo rituale sullo scambio delle coppe. Si usavano tazze in legno di forma circolare o ovale, con una piccola base cilindrica rifinita con lacca di color rosso e arricchita con decorazioni in lacca, oro e argento, o più raramente con intarsi di madreperla.
    Sebbene fosse ormai in diminuzione come usanza tra i più, il rito del sakazuki esprimeva ancora fortemente il suo valore tradizionale e rappresentava la volontà e la determinazione dei membri di rafforzare i legami.
    Kisuke e Shinzo avevano già tempo addietro scambiato il sakazuki tra loro, adottando però la misura dei mezzi, secondo la quale i due avrebbero bevuto lo stesso quantitativo di sake, e ciò avrebbe legato loro come fratelli. Tra Kisuke e i suoi sottoposti ANBU si sarebbe invece adottata la misura dei tre quarti, secondo la quale con ogni sottoposto Kisuke avrebbe bevuto i tre quarti del sake, mentre la controparte l'unico quarto rimanente, suggellando così un patto di fedeltà e obbedienza.
    Il rituale era, per certi versi, un evento fortemente teatrale, elaborato e simbolico. Si svolgeva prevalentemente al cospetto di un altare. In particolare, per quelli dell'Unità Hattori, essendo la Tana del Ragno un ex tempio dedicato agli dèi della Nebbia, si svolgeva ad un’estremità della sala centrale in cui sorgeva un piccolo altarino, il quale era sorvegliato da due statue bronzee di divinità e dalla cui parete centrale pendevano tre rotoli che rappresentavano tre divinità.
    «Sì, al sakazuki pensiamo poi con calma, quando ci saranno tutti.»
    «Ottimo. Tra le tante cose, dovresti scegliere un nome per il tuo Team.»
    «Sì, ci ho già pensato.»
    «Ah, perfetto. E sarebbe?»
    «Team Kuro, la Squadra Nera.»

    Edited by Mr.Uchiha - 4/6/2014, 23:01
     
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    Suiton: Suidan no Jutsu
    Post d'Apprendimento Capo Squadra ANBU



    Nebbia, umidità e aria fredda erano le condizioni climatiche specifiche di quella giornata simile a tante altre durante quell'autunno nel Villaggio della Nebbia. Kisuke Momochi viveva la sua vita sfruttando ogni attimo possibile a sua disposizione, ormai che era divenuto un comandante, la sua seconda vita come spettro della Nebbia era divenuto il fulcro principale della sua esistenza, ciò intorno a cui tutto ruotava insieme alla relazione ormai avanzata con Galatea, coronata attualmente con una convivenza.
    Erano le diciotto all'incirca e nel piano sotterraneo di casa Momochi aleggiava un silenzio quasi spettrale, tagliato ritmicamente dal rumore di una pietra da cote che raddrizzava il filo di una lama. Vestito comodamente in abiti semplici e non impegnativi che però rimarcavano lo stile ninja kiriano, seduto su uno sgabello in legno, il kiriano continuava ad eseguire l'operazione. Tuttavia, non era solo, ma non per questo era strano il fatto che a regnare per la maggiore fosse il silenzio. Con lui, vi era suo padre: Ryusuke Momochi.
    Non erano mancati i puntuali commenti e appunti riguardo la gestione del seminterrato e sulla disposizione del suo contenuto, inframmezzati qua e là da affermazioni e discorsi dal carattere generale, mentre scrutava tutto nei dettagli. Per quanto Kisuke periodicamente ci mettesse mano, il suo spazio segreto si mostrava sempre un gradino sotto rispetto a quello realizzato da Ryusuke.
    «Comunque, Kisuke, passando alle cose serie, tutto mi sarei aspettato meno che una di quelle spade entrasse a far parte del nostro Clan...» iniziò il Jounin Veterano, annunciando un argomento che sicuramente non sarebbe stato ben accolto da Kisuke. «Setsuna-sama ne è molto orgoglioso e non parla d'altro ultimamente. Dice che questo non potrà far altro che portare onore al Clan.»
    «Bah, come se l'avesse ottenuta lui in persona... tra poco sarà in grado solamente di pisciarsi addosso.»
    «Adesso, però, può ancora mettere fuori combattimento più uomini di quanti tu possa pensare. Ad ogni modo, non è questo il punto della situazione. Credo, piuttosto, che tu abbia superato quanto chiunque si sarebbe potuto aspettare. Tempo fa ti avrei potuto dire che avevi raggiunto tua madre con il raggiungimento del grado di Chuunin, ti avrei potuto dire che l'avevi superata una volta entrato a far parte delle fila di Sp.Jounin e che ti stavi avvicinando a me, hai preso parte a delle guerre e conflitti, ti sei fatto un nome, ma che divenissi uno dei Sette Spadaccini Leggendari della Nebbia ha lasciato sbalordito chiunque. Mi sembra ieri che ci osservavi mentre giocavamo a carte e a malapena sapevi impugnare una katana. Tutto sommato, credo proprio di essere in dovere di farti i miei più vivi complimenti.»
    A quelle parole, Kisuke sgranò gli occhi in un primo momento, riassumendo il contro nell'istante successo. "Ho sentito bene?"
    Suo padre era sempre stato un uomo di poche parole. Oltre a discorsi sulle Tecniche, sul Clan, sugli addestramenti, le armi varie, l'arte della guerra e del combattimento e tutti gli argomenti affini alla Via del Ninja, erano pochi i dialoghi tra lui e Kisuke. Per assurdo, le uniche volte in cui Ryusuke faceva i complimenti a suo figlio coincidevano appunto in occasione di quando Kisuke raggiungeva un obiettivo significativo nella sua vita. Se la memoria non lo ingannava, per nessun altro motivo gli aveva mai fatto i complimenti, neanche quando all'inizio della sua carriera Kisuke aveva portato a termine la sua prima missione. Pensandoci bene e provando a fare un po' di memoria, sicuramente in quell'occasione Ryusuke si era espresso con qualcosa del tipo: "Hai fatto il tuo dovere".
    «I complimenti si fanno quando sentiti, non quando in dovere di farli» replicò Kisuke con indifferenza, passando alla pulizia della lama con un panno oleato. «Comunque, pare tutto rosa e fiori, a vedere dal di fuori. Tuttavia, sulle mie spalle sento gravare un peso non indifferente... molte cose non sono più come prima e ultimamente pagherei oro per avere un attimo di respiro.»
    «Sono stato un Capo Squadra ANBU anche io, anni fa, e capisco cosa vuoi dire.»
    «Già, ma sembra che a breve dovrei riuscire ad ottenere questa pausa tanto agognata... abbiamo praticamente concluso tutta una serie di operazioni segrete e dobbiamo solo aspettare di vedere le reazioni, ma per questo non c'è bisogno di me.»
    «E che cosa avrai intenzione di fare?»
    «A dire il vero, pensavo di addestrarmi, ne sento quasi il dovere ormai...»
    «Assiduo come sempre...»
    «Per ogni Ninja che si rispetti i Jutsu non sono e non saranno mai abbastanza. E, purtroppo, per me non basterà una vita intera per poter apprendere tutte le Arti Ninja che vorrei saper padroneggiare.»
    «E su cosa vorresti concentrarti?»
    Kisuke aveva già pronta la risposta, ma nelle settimane precedenti rispetto aveva dovuto valutare bene la sua scelta, così da sfruttare e non buttare via il tempo a sua disposizione. Doveva ampliare il proprio repertorio, e tra le sue scelte rientravano Jutsu come la Hien mostratagli da Isshin Mitsui e anche altri Ninja per lui anonimi, ma al tempo stesso sentiva anche la necessità di non lasciar morire l'Arte della Terra che era riuscito ad apprendere e padroneggiare. Perciò, dopo attente riflessioni, nonostante la Hien fosse sicuramente un Jutsu segnato nella lista d'apprendimento, non rispecchiava nelle urgenze del Momochi. Quest'ultimo, infatti, dopo aver appreso da anni l'utilizzo e il controllo dell'elemento Doton, per il quale aveva a suo tempo impiegato diverso tempo e parecchia fatica, puntava ormai all'apprendimento d'almeno un singolo Jutsu di tale elemento, oltre alla recentissima Caduta del Coperchio. Nel suo repertorio, infatti, aveva diversi Ninjutsu elementali, ma di quelli che conosceva la maggioranza erano d'elemento Suiton. Proprio per questo motivo era nata in lui l'idea di portare un equilibrio nel suo repertorio di Arti Magiche a base elementale, così da poter essere efficiente su entrambi fronti. A tal proposito, aveva iniziato ad informarsi e documentarsi. Per farlo, non c'era cosa migliore dei libri. Poteva trovarne quanti ne avrebbe voluto nella biblioteca di Kiri, nell'archivio privato di Kiri nella torre vicina al palazzo della Mizukage, all'interno della Bastiglia di Kiri, nelle librerie a casa dei suoi genitori oppure in quelli di casa propria. Per quanto i libri della sua famiglia fossero veramente tanti e trattassero svariati argomenti: dal controllo del Chakra e le sue applicazioni ai Ninjutsu, elementali e non; dai Taijutsu ai Kenjutsu; dai Genjutsu ai Fuinjutsu, passando per le varie branche di specializzazione, l'impiego di armi, strategie militari, metodi di tortura ed estorsione informazioni e tanto altro ancora, Kisuke decise di non voler chiedere aiuto a loro per evitare di avere inutili grattacapi o gatte da pelare. Non volendo richiedere nessun permesso speciale alle Alte Sfere, le sue scelte ricaddero sui suoi tomi personali, i cui argomenti furono poi approfonditi e ampliati con il materiale presente nella biblioteca di Kiri sotto i saggi consigli del vecchio custode Shinnou. Il kiriano scoprì così il suo interesse per due Jutsu abbastanza particolari: il Fiume di Fango e il Crepaccio del Sottosuolo. Strategicamente, entrambi risultavano essere molto utili e interessanti, ma la scelta era difficile e come lui ben sapeva, il tempo è denaro, dunque non poteva permettersi d'investirlo per una scelta sbagliata.
    «Ho deciso di apprendere un Jutsu Doton, ma non ho ancora deciso bene su quale concentrarmi.»
    «Perché non utilizzi qualcosa che sia in collegamento con la tua Kuchiyose?» fu il consiglio del vecchio.
    Sul momento, Kisuke la prese quasi come una battuta: per quale motivo si sarebbe dovuto impegnare in una cosa simile? "Non lo vedo proprio." «Le mie creature devono rimanere tali. Per essere chiari, ho capito di cosa parli... è quel Jutsu con cui si riesce a creare dei lupi con il fango.»
    «Non direi, visto che... bah, lasciamo perdere. Passando oltre, a mio dire sarebbe un investimento niente male, quanto meno tenendo da conto del fatto che è un Jutsu di apprendimento abbastanza semplice. Poi, più sono i lupi cui riesci a dar vita, più sono le rogne e i grattacapi che regali ai tuoi nemici. Senza contare poi la nomena che potrebbe spargersi sul tuo conto.» Il discorso in merito era chiaro e ben mirato: costruirsi una fama. Kisuke, tuttavia, non era particolarmente il tipo che puntava ad ottenere certe cose. «Dovessi farti un esempio concreto... se tu ti trovassi costretto in un combattimento mortale che ne so?, contro di me, contro Tsurugi, o anche Yagura, volendo... ma prendiamo Tsurugi, come esempio. Sai, no, che lo chiamano Artiglio d'Orso? Se ti trovassi in una situazione del genere, se conoscessi il motivo di quel nome ma anche no, in ogni caso tu partiresti con un po' di merda nelle mutande ancora prima di incrociare le lame con lui. E non puoi negare che questo gioca a vantaggio di Tsurugi.»
    Kisuke si limitò ad annuire e niente più. Nonostante ripeteva più volte a se stesso e agli altri che non era il grado dello Shinobi a far sostanziale differenza in battaglia e nemmeno tanto le voci su di lui come appunto diceva suo padre, doveva purtroppo ammettete che la maggior parte dei Ninja si faceva influenzare da questo genere di cose.
    «Ecco vedi: perché non chiedi a lui di consigliarti ed insegnarti qualche Jutsu?»
    «Tsurugi, dici?» domandò Kisuke di rimando.
    Sì, Kisuke, proprio lui. Ricordati sempre una cosa che dovresti sapere: lui può essere considerato il risultato degli effetti dell'invecchiamento su di quello che noi chiamiamo ragazzo prodigio, nonché la risposta a tutti i tuoi problemi» disse, svelando niente in più di quel che Kisuke già non sapesse sul conto di Tsurugi Takahiro, pur non avendo pensato all'idea di chiedere consiglio a Tsurugi, tuttavia a buona ragione. «Ma...» aggiunse poi, subito dopo Ryusuke.
    «C'è sempre un fottuto ma, in ogni fottuta cosa, dannazione!» ringhiò Kisuke per quella triste verità.
    «Eh già...! Oltretutto, sai bene quanto me che avere a che fare con lui non è cosa semplice, il che spesso ti costringe generalmente a sperare che la mattina si sia svegliato con il piede giusto... ma noi, per lui, almeno non siamo persone comuni.»
    «Conosco abbastanza mio padrino.»

    ...

    Esattamente come secondo le sue aspettative, le operazioni riguardanti la feccia criminale delle isole di Nagi e O'uzu a partire dalla manovalanza più comune e di poco conto, passando per i classici criminali prestavolto e prestanome per arrivare fino ai capoccia della situazione, mafiosi e soggetti di un certo livello legati al Mercato Nero, si erano concluse nei successivi venti giorni. Kisuke, quindi, afferrò con piacere quella pausa che si era guadagnato e lasciò istruzioni ai suoi uomini e comunicò ai più fidati, come Tetsuya e Yuki, la sua posizione attuale per comunicazioni urgenti, posizione che avrebbe tenuto costantemente aggiornata grazie alla telepatia o simili mezzi, se ce ne fosse stato il bisogno, senza contare che teneva operativi dei suoi cloni, che agivano in sua vece.
    Tsurugi era un uomo prossimo alla cinquantina. Aveva lunghi capelli neri, alle volte sciolti ad altre raccolti in una coda di cavallo, che gli ricadevano sulla schiena. L'occhio, il sopracciglio e lo zigomo sinistro erano attraversati da una stretta cicatrice frastagliata. Il fisico mostrava una stazza imponente, di un poco al di fuori della media.
    «Tsurugi!» lo apostrofò Kisuke vedendolo fermo davanti ad un bazar lungo la strada di casa. «Sei impegnato? Avrei necessità di parlarti» gli annunciò, avvicinandosi.
    «Toh, Kisuke-kun. Comunque sì, stavo per andare a pranzo ma posso pure permettermi di stare ad ascoltare le tue scemenze» lo accolse il Jounin, distogliendo la proprie attenzione dalle cianfrusaglie magiche che il mercante cercava di rifilargli.
    Kisuke, dunque, avanzò la proposta d'andarsi a sedere ad un tavolo di un qualche locale a mangiare e bere qualcosa faccia a faccia, visto e considerato anche che Tsurugi sarebbe andato a pranzo da lì a poco. Riteneva che discutere con un buon pasto sotto il naso facilitava sempre le cose, a maggior ragione con uno come Tsurugi Takahiro.
    Poco più tardi, una volta dentro al ristorante di Hakkaku il Ninja Cuoco, Kisuke e Tsurugi presero posto ad un tavolo in una zona abbastanza riservata. Kisuke ordinò del curry rice e dell'acqua fresca con birra hoppy mentre Tsurugi del sake e dell'oden.
    «Allora, di cosa mi volevi parlare?» chiese Tsurugi senza tante cerimonie.
    «Vado subito al sodo: avevo intenzione di ampliare la mia conoscenza di Jutsu Doton. Ho studiacchiato un po', mi sono informato ma ancora non ero sicuro su quale Jutsu avrei dovuto impegnare il mio tempo. E quindi il Vecchio m'ha consigliato di chiedere aiuto a te sia nel consiglio che nell'addestramento in sé vero e proprio» gli disse. Quando ebbe terminato Tsurugi non disse nulla in quanto aveva la bocca piena di cibo e continuava a masticare, tuttavia gli riservò un chiaro cenno per fargli capire che gli era tutto chiaro. Kisuke attese che Tsurugi mandasse giù il boccone poi insistette.
    «Ehm... quindi posso contare sul tuo aiuto?» chiese, ancora.
    «Sì, sì, ti aiuterò io... quanto meno in onore del legame che ci unisce.»
    «Grazie mille!» esclamò, lasciandosi sfuggire un sorriso di soddisfazione, quindi bevve una lunga sorsata d'acqua.
    Tsurugi stiracchiò l'ombra di un sorriso, mostrando appena i denti. «Gira e rigira, sei sempre uguale» disse a bassa voce, afferrando poi la tazzina per bere il sake. In quel momento Kisuke adocchiò le sue unghie dipinte con uno smalto di colore viola intenso.
    "L'ho sempre reputata una scelta bizzarra, la loro..." pensò Kisuke riguardo a quella particolare scelta estetica.
    «Sai, non è che io sia proprio bravo a fare il maestro. Questo dovresti saperlo, Kisuke.»
    «Principalmente per me non è questo il problema, più che altro non vorrei arrecarti disturbo o perdite di tempo.»
    A quelle parole Tsurugi rise di gusto. «Oh sì, nel caso dovessi addestrarti me ne arrecherai parecchio.»
    «Ma hai il tempo materiale per seguirmi nell'addestramento?» Gli domandò insistendo e non facendo caso più di tanto a quello che gli aveva appena detto, nonostante dentro di sé fosse più che consapevole che non stesse mentendo e non fosse ironico.
    «Fai talmente tante domande da farmi venire il mal di testa... comunque sì» confermò il Jounin, e fu l'unica risposta che Kisuke ottenne accompagnata da un chiaro cenno d'assenso con la successiva promessa di rincontrarsi tra una settimana per passare all'addestramento vero e proprio
    "E per il momento mi è costato solo un pranzo da mezzo centinaio di Ryo" pensò il Momochi, buttandola sull'ironia.

    ...

    Primo giorno d'addestramento


    Sette giorni dopo, come da accordo, Kisuke Momochi si presentò alla porta di casa di Tsurugi. In maniera sorprendente, quando Tsurugi aprì la porta, costui era già pronto. Kisuke rimase stupito quando, anzi che invitarlo ad entrare, l'uomo uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle.
    «Che succede...?»
    «Ci spostiamo.»
    «Non mi avevi detto nulla e non ho preso con me delle scorte...»
    «Lo so. Ne ho io, ne ho io. Tu non ti preoccupare» disse, muovendo appena il sacco di iuta che teneva sulle spalle. «Ora seguimi.»
    Da quel momento in poi, una volta dette quelle parole, Tsurugi non ammise altre domande e impose all'esponente del Clan Momochi di seguirlo. Il Jounin guidò Kisuke per le strade di Kiri, spostandosi sempre più verso l'estremità est del Villaggio della Nebbia, sempre più verso le zone limitrofe per poi giungere in quelle più disabitate, brulle, selvagge, ai piedi delle montagne.
    Il luogo in cui giunsero era niente meno che un piccolo eremo in montagna, o quasi. Circondato dalla natura incontrastata, dal verde, dalla roccia e dai versi degli animali, il fulcro della proprietà era una semplice costruzione in legno molto semplice, non tanto grande, ad un singolo piano e con il tetto spiovente: una sorta di baita. Aveva una vista su un laghetto poco distante, il quale idealmente veniva diviso a metà da un ponticello in legno.
    «Ti allenerai qui» annunciò, evidenziando l'ovvio con un ampio movimento circolare del braccio a presentare il campo d'addestramento. «È una mia piccola tenuta, non abbiamo limiti di tempo... anche se non nego che prima finiamo e meglio è per tutti quanti» disse, schietto come sempre.
    Kisuke ipotizzò potesse servirgli esclusivamente per ritiri di riflessione o addestramenti, oppure come punto d'appoggio nelle battute di caccia. "Non può fruttargli un bel niente in termini di denaro" fu la considerazione del ventunenne della Nebbia, il quale poi rispose a Tsurugi: «Tranquillo, con Yagura-san ci abbiamo impiegato circa una settimana quando mi ha insegnato la Muon Sastujin qualche anno fa...»
    «Appunto, con Yagura...» puntualizzò l'altro.
    Kisuke lo conosceva abbastanza bene ormai da sapere che l'uomo preferiva essere schietto, crudo, rude, privo di tatto e di mezzi termini ma in compenso era sincero. "Si potrebbe quasi dire che questo suo modo di fare sia quasi il suo marchio di fabbrica" pensò il Momochi, che ormai da tempo era abituato ad avere a che fare con il Jounin e praticamente non si trovava a disagio di fronte al suo carattere, anzi, per contro, apprezzava la sua schietta sincerità.
    Fu guidato all'interno dell'abitazione in legno, la quale presentava semplicemente una grande stanza priva di mobili e suppellettili, ma dotata di un caminetto. Non conteneva nulla oltre a due letti, un tavolo, delle sedie ed un baule. Le pareti erano decorate con i trofei e le pelli degli animali uccisi durante la caccia: cervi, linci, lupi, ghiottoni. Sul pavimento c'era una pelle d'orso bruno, con tanto di testa e zampe artigliate. L'unica stanza aggiuntiva e separata era un piccolo bagnetto.
    Lì nella stanza principale, Kisuke ebbe appena il tempo di orientarsi mentre Tsurugi controllava alcune cose e riordinava appena, per poi depositare quello che si era portato dietro da casa. Dopodiché uscì fuori e chiamò con sé Kisuke.
    Mosse pochi passi e si portò sul ponticello in legno. Kisuke gli fu al seguito.
    «Devo partire dalle basi, proprio?» chiese all'indirizzo del Momochi, pungolandolo ironicamente, trattenendo a vista una risata. Kisuke in risposta lo guardò storto, ma con un mezzo sorriso. «Sinceramente penso che hai sbagliato ad apprendere l'utilizzo del Chakra Doton, non fai altro che ostacolarti da solo... tempo speso inutilmente, insomma...»
    «Grazie al Chakra Doton ho la possibilità di sfruttare appieno le potenzialità dei miei Ninken e posso realizzare più d'una strategia ben congeniata. La mia risorsa principale rimane comunque il Suiton!» spiegò Kisuke all'amico di suo padre.
    «Ottimo, test superato. Non sei un completo idiota che dice di sì acriticamente senza se e senza ma per timore delle conseguenze.»
    «Ma tu, scusa? Tu sai utilizzare Suiton e Doton... per te non vale come spreco di tempo?»
    «Il mio è un caso diverso dal tuo. Tanto per precisare io conosco pure la manipolazione del Chakra Katon e di quello Raiton!» affermò l'uomo, con sicurezza e senza alcun timore di scoprire le sue carte.
    Kisuke sentì un brivido percorrergli la schiena al solo udire la parola Raiton, l'Arte del Fulmine, il motivo per cui aveva studiato e sviluppato un Hijutsu per proteggersi da quella maledetta elettricità che lo friggeva come una murena. "Chissà se lui e il Vecchio si sono mai scontrati..." pensò Kisuke che mai aveva chiesto al padre se aveva mai sostenuto uno scontro con i suoi amici più fidati, nell'eventualità era sicuro che Tsurugi avesse sfruttato il Raiton a proprio vantaggio. Bastardo com'era non era per nulla improbabile.
    «Ah, ancora non mi hai risposto? Devo partire dalle basi?»
    «Cosa vorresti dire, scusa?»
    «Quello che ho detto! Cosa sai del Suiton?»
    «Che è uno degli elementi più versatili in assoluto.»
    «Ma io dico, perché allora non ti addestri nel Suiton? Ci dovresti essere anche più portato, no?»
    «Io, però, volevo ampliare il mio repertorio di Jutu Doton, ne conosco pochissimi.»
    «E sarebbero?» Chiese Tsurugi incrociando le braccia e rimanendo in attesa di risposta.
    «Clone di Fango, Decapitazione Terrestre, Nuotata nel Sottosuolo, Muro di Terra, Armatura di Terra e Caduta del Coperchio» rispose Kisuke, elencando uno a uno i Jutsu, in ordine, senza sentirsi sul groppone la carogna.
    «Immaginavo...» disse per poi bloccarsi con un leggero colpo di tosse.
    "E perché mai?" si domandò Kisuke senza però esternare quel suo dubbio. Tsurugi lo aveva detto come se a pensarci bene il fatto che conoscesse quei Jutsu fosse una cosa ovvia, scontata.
    «Perché non apprendi una Tecnica che ha a che fare con la tua Kuchiyose? Ne conosco uno che...»
    «No!» Lo bloccò subito, prima che potesse concludere la sua frase, a prescindere che si trattasse di un Jutsu Suiton o Doton. "Ma perché tutti che mi vogliono far fare questa cosa?" si chiese, un pelo infastidito.
    «Bah, io comunque non sono qui per fare quello che vuoi tu. Ma poi, spiegami: perché Doton sì e Suiton no? Sai almeno che differenza corre tra le sue Arti?»
    «L'Arte della Terra può cambiare la durezza di un materiale, così da poter rendere la materia dura come l'acciaio o morbida come l'Argilla. Da ciò ne derivano attacchi, difese e un controllo del territorio al fin strategico. L'Arte dell'Acqua ha una grande varietà di usi. Si può creare la nebbia, per nascondersi, un'onda gigantesca, per bloccare i nemici, una lama affilata, per tranciarli, un muro, per difendersi da loro e un drago enorme per schiacciarli. È l'elemento perfetto che racchiude in se tutti i vari aspetti del combattimento: attacco, difesa, tattico e supporto.»
    «Torniamo sempre lì. La differenza è minima ma comunque non trascurabile: il Suiton è uno degli elementi più versatili in assoluto! E se ti dicessi che potrei avere qualcosa che ti fa parecchia gola?» In un lampo, dopo aver detto quelle parole compose rapidamente una serie di Sigilli per chissà quale Tecnica che Kisuke mai aveva visto prima d'allora.

    Suiton: Suidan no Jutsu - Proiettile d'Acqua
    Suidan_no_Jutsu_zpsf4c0bea0
    Villaggio: Kirigakure no Sato
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tramite questo Jutsu, dopo gli opportuni Sigilli, sarà possibile emettere dalla bocca un getto d'acqua che arriva fino a una distanza massima di trenta metri e avrà un'ampiezza di tre. Il getto avanzerà in base a una linea immaginaria creata dall'utilizzatore al momento dell'esecuzione ma non si potrà cambiare la direzione una volta emesso il getto d'acqua. Questo vuol dire che il colpo potrà procedere in linea retta così come muoversi in modo apparentemente casuale andando da una parte all'altra. La velocità del colpo è medio-alta e arriverà a causare danni medio-gravi da impatto nel caso in cui si riesca a colpire l'avversario.
    Consumo: 8


    Suiton: Suijinheki - Muro d'Acqua
    SuitonSuijinheki-MurodAcqua_zpsa75b4602
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Grazie a questa tecnica Suiton è possibile proteggersi sia da Ninjutsu che da Taijutsu di livello B. La tecnica consente di creare un muro d'acqua lungo 12 metri e alto 5. Il muro potrà essere creato orizzontalmente davanti all'utilizzatore oppure attorno a lui potendolo coprire a 360°. Al tempo stesso sarà possibile far assumere al muro una forma semicircolare ma, in ogni caso, le dimensioni del muro rimarranno sempre uguali. Quindi se si crea a 360° il muro avrà una circonferenza di 12metri (quindi potrà essere creato, al massimo, a due metri scarsi di distanza dal ninja).
    Consumo: 8


    Dalla bocca, il Jounin sputò un modesto getto d'acqua che diresse apparentemente verso il nulla. Il getto si muoveva come un serpente che striscia sul letto di un fiume, proseguì per circa una decina di metri in questo modo, salvo poi fare una curva a gomito e tornare indietro minaccioso, in direzione di Kisuke. "Che cazzo...?" imprecò, mentre il suo istinto abitudinario lo portava a tracciare i Sigilli Magici per la Suijinheki. In men che non si dica condensò e sollevò una parete acquatica che si frappose al getto d'acqua.
    «Che c'è? Paura, forse?» lo sbeffeggiò Tsurugi. «Non ti potrei mai uccidere, su! Non se non mi ci costringi, almeno» disse con un ghigno sul volto.
    «Allora, che ne dici? Può fare al caso tuo questa Tecnica?
    «Che cos'era!?»
    «È un Jutsu segreto di Kiri, seppur meno noto a livello internazionale, a paragone con la Kirigikare no Jutsu e la Muon Satsujin. Diciamo che insieme alla Kirisame dorme all'ombra delle due più famose, ma non per questo è meno temibile.»
    «Su che livello siamo?»
    «È classificato come di livello B.»
    «Avrei dovuto immaginarmelo...»
    «Il vero punto di forza è l'effetto sorpresa, data la possibilità di rendere imprevedibile la sua traiettoria. Se poi conosci o riesci a prevedere gli spostamenti del tuo avversario, questo Jutsu è la tua carta vincente.»
    «E sia, allora: sei riuscito a convincermi... contento?» domandò Kisuke con una smorfia. Così, tutto quello che era nato e si era evoluto con l'obbiettivo di voler apprendere un nuovo Jutsu Doton, in un attimo si trasformò nel voler apprendere l'ennesimo Jutsu Suiton da aggiungere al repertorio delle Arti Magiche: Tsurugi lo aveva pian piano convinto ad addestrarsi su ciò che lui voleva.
    «Allora, da dove devo incominciare?» chiese il ventunenne che, nonostante il Suiton fosse il suo elemento principale, si sentiva un totale ignorante su come arrivare a padroneggiare un Jutsu come quello e di cui non aveva nemmeno mai sentito parlare.
    «Niente di strabiliante, per il momento. Diciamo che sostanzialmente si svolgerà tutto in tre fasi. Nella prima dovrai manipolare il Chakra in maniera da riuscire a creare una colonna d'acqua, dopodiché a quella colonna dovrai imprimere una forza pressante per creare il danno e infine dovrai manipolare ancora la forma in maniera da far restringere la colonna e imparare a impartire la sua direzione senza però fargli perdere il suo potenziale offensivo» spiegò Tsurugi in maniera molto spicciola.
    Kisuke, dal canto proprio, fece cenno d'aver compreso per bene il tutto. Anzi, tutto sommato, credeva di essere più che in grado di fare tutto ciò che Tsurugi aveva detto che avrebbe dovuto fare. Ormai il kiriano era padrone sia dell'Alterazione delle Proprietà che dell'Alterazione della forma ed era perfettamente in grado di combinare le due cose, sia nell'Arte dell'Acqua che ormai da tempo in quella della Terra. "Devo prima creare una colonna, poi imprimerle della forza ed infine assottigliare e comandarla... detta così sembra semplice ma quanto tempo ci metterò?" si domandò, perplesso. "Come direbbe qualcuno: sembra facile ma non è difficile."
    «Conosci la Mizurappa, no? Bene, come composizione di base, puoi rifarti e ispirarti a quella. Allora, questa è la sequenza di Sigilli Magici per utilizzare il Jutsu» disse Tsurugi mostrando a Kisuke la sequenza di quattro Sigilli da utilizzare, componendo la sequenza lentamente. Kisuke annuì, nonostante avesse già visto e memorizzato i Sigilli quando visti per la prima volta. Conoscerla, però, non significava saperla eseguire già alla perfezione, perciò il kiriano si mise immediatamente all'opera per assumerne il controllo in fretta. Eseguì la sequenza, la esegui ancora e ancora, dapprima piano per poi acquistare sicurezza e velocità a vista d'occhio nel giro di pochissimo tempo. Aveva intenzione di farlo più e più volte finché non gli sarebbe venuto semplicissimo. Tuttavia, prima che potesse inoltrarsi nella pratica, Tsurugi lo bloccò ed intervenne.
    «Tu per il momento devi limitarti ad eseguire questi Sigilli» gli disse, mostrando il Sigillo della Tigre e del Bue. «Questo ovviamente se vuoi aiutarti nella manipolazione dell'acqua e del Chakra Suiton. Consiglio mio personale...» ammise, infine.
    «D'accordo» replicò Kisuke, mettendo da parte la pratica nell’esecuzione dei Sigilli, che comunque aveva praticamente già padroneggiato. «A questo punto, passerei a fare un primo tentativo.»
    «Sì, direi che non ti rimane null'altro da fare.»
    Kisuke annuì, quindi si spostò e fece immediatamente il primo tentativo. Fece ricorso a tutte le sue conoscenze nel campo dell'Arte dell'Acqua, tracciò i Sigilli Magici con entrambe le mani, impastò a dovere il Chakra, sentì l'acqua ribollire dentro di sé ed emise il getto, la cui acqua andò in accumulo a quella già presente nel laghetto.
    «Non ci siamo. Il getto era molto simile a quello di una Mizurappa. Ti ho detto di prenderne solo ispirazione per la creazione, ma cerca di non farti ingannare: il Jutsu che devi eseguire è un altro» disse Tsurugi, andando a sedersi sulla staccionata del ponticello. «Che Sigilli ti sei messo a fare, babbeo? Non sono quelli giusti.»
    «Ho riconosciuto tutti i Sigilli che hai fatto uno per uno, e te li potrei elencare. Tigre, Bue, Tigre, Topo. Non dimenticarti che il mio pane quotidiano sono i Ninjutsu, e sbagli a far conto di parlare sempre con un bambino di dieci anni.»
    «Hai ragione, sbaglio, io sto parlando con uno che ha ventun anni ma il cervello di un bambino di dieci.»
    «Il solito simpaticone...»
    «Zitto e ascoltami! Avrai ventun anni ma ci metto poco e niente a scuoterti a testa in giù.»
    «Fossi in te non sarei così fiducioso.»
    «Vuoi scommettere?» lo sfidò.
    «Che ci metti poco e niente, anche mille Ryo» replicò Kisuke, sprezzante.
    «Ma piantala, Kisuke» sbuffò Tsurugi. «Al momento devi solo creare una sola colonna d'acqua il che è bene diverso. Aiutati nella manipolazione del Chakra con questi due Sigilli. Sai come funziona, no? Il Chakra si produce impastando l'energia psichica con l'energia corporea accumulata da ciascuna delle milioni di cellule del corpo. Tramite il posizionamento delle mani, il Chakra si trasforma in una Tecnica. Infatti, per questo motivo, il posizionamento delle mani è un passaggio fondamentale che trasforma in Tecnica il Chakra impastato. Sono rari i casi che fanno eccezione. Esistono, sì, ma sono abbastanza rari. In ogni caso perché passare direttamente al risultato finale?»
    «D'accordo, d'accordo... va bene. Ammetto di aver voluto bruciare le tappe per far prima.»
    «Il mio metodo è quello giusto per bruciare le tappe, non il tuo. Fai come ti dico.»
    Kisuke seguì il consiglio di Tsurugi, quindi passò ad una prima formazione del Jutsu molto sperimentale usufruendo solo di una combinazione ibrida di Sigilli Magici per trasformare il suo Chakra in un getto d'acqua.
    Dopo una sostanziosa serie di tentativi, il getto iniziava a prendere una forma e una lunghezza che mano a mano si avvicinava all'obiettivo finale, ma da esso era ancora ben lontano. Tsurugi lo sapeva, e Kisuke non era così scemo da non essersene accorto.
    «Andiamo, Kisuke, cerca di rilassarti un po'... Siamo tra amici, mettiti a tuo agio. Sei troppo rigido. Professionale. Guarda anche come ti sei conciato per quest'occasione» disse Tsurugi con una nota di rimprovero, indicandolo.
    «Ma no...» replicò. Pensandoci bene, Kisuke dovette dargli ragione. O meglio, quanto meno non poteva dargli tutti i torti. Kisuke, infatti, per l'occasione s'era limitato ad indossare uno dei suoi completi d'allenamento ed a portare con sé le molteplici borse e tasche, con ciò che ovviamente contenevano, la sua katana e la spada corta, niente di più e niente di meno. Tuttavia, nonostante indossasse il suo set da lavoro pressoché completo, non si sentiva affatto vincolato da esso.
    Kisuke avrebbe pure potuto seguire il consiglio del Jounin. D'altra parte, Tsurugi aveva ragione, e per Kisuke farlo non gli avrebbe creato troppi problemi, poiché per lui la situazione non sarebbe cambiata più di tanto, se non per il fatto che Tsurugi si sarebbe levato quell'idea dalla testa. Tuttavia, quando si sarebbe dovuto togliere i guanti, si sarebbe potuto creare un piccolo problema. Per un attimo nella sua mente, immaginando di togliersi i guanto, udì pronunciare a suo padrino domande riguardo a quell'anello, domande che gli arrivarono quasi come una spada calata sul suo collo. La sua mente, ossessionata da manie di segretezza e questo genere di cose, iniziava a febbricitare quando in realtà agli occhi di un estraneo quello era un semplicissimo anello: solo lui e pochi altri sapevano la verità. Ma, allora, che spiegazione poteva dare? Per quale motivo indossare un anello al dito per poi tenerlo al buio sotto dei guanti? Con Tsurugi non sarebbe certo stato costretto o necessario mentire sulla sua Abilità Innata o sui suoi Jutsu, ma riguardo a quell'anello... su quel versante, nonostante la persona in questione, non se la sentiva d'esporsi. "La probabilità che un segreto venga rivelato, è proporzionale al quadrato del numero di persone che ne sono al corrente..." ripeté a se stesso. Tsurugi Takahiro, visto e considerato il suo alto grado e il ruolo ricoperto nel Villaggio della Nebbia, poteva anche essere a conoscenza degli eventi e dei dettagli della Battaglia per la Lancia del Primo Raikage, ma Kisuke fu più contento nel continuare a non farne esposizione o menzione.
    «Non è necessario che mi metta comodo, perché è così che io sto comodo» replicò, liquidando l'argomento in questione con una scrollata di spalle.
    Una volta arginato l'argomento scomodo e scottante, Kisuke riprese in mano l'addestramento e si rimise al lavoro. Seguì le istruzioni di Tsurugi passo passo, quindi si limitò ad una basilare manipolazione della forma puntando alla creazione di un semplice getto d'acqua di forma e dimensioni stabilite, senza aggiungerci il tocco magico. Come consigliato da Tsurugi, la base di partenza era la Mizurappa, ma solo idealmente, poi quel getto andava modellato nell'immaginario mentale, restringendolo, allungandolo e imprimendogli una maggior potenza distruttiva. Apparentemente, sarebbe potuto sembrare un compito semplice e ridicolo, sopratutto per un veterano dell'Arte dell'Acqua, ma non lo era affatto. Certo, Kisuke partiva con qualche marcia e nozione in più, quindi il compito gli veniva meglio, ma non aveva ottenuto il risultato perfetto al primo o al secondo tentativo.
    Gli ci vollero tutta una serie di tentativi consecutivi, inframmezzati in ogni serie da una pausa di una manciata di minuti, per tenere a bada eventuali conati di vomito o semplici rigurgiti d'acido misti ad acqua, nonché spasmi e crampi allo stomaco.
    «Ora se vuoi aiutarti, come prima, dovresti utilizzare il Sigillo della Tigre, del Bue e ancora della Tigre» fu un altro dei consigli e suggerimenti che Tsurugi gli concesse con annessa dimostrazione pratica.
    «Conosco i Sigilli Magici, eh...» replicò Kisuke.
    «Non ne dubito» gli rispose a sua volta Tsurugi, passandosi due dita sulla barba.
    «Bene, allora smettila di trattarmi come un pivello dell'Accademia Ninja!» rispose Kisuke con un evidente nota di fastidio
    «Kisuke, aggrapparsi alla rabbia è come afferrare un carbone ardente con l'intento di gettarlo a qualcun altro: sei sempre e solo tu quello che rimane bruciato.»
    «È una bella massima, ma io non sono arrabbiato. Trovo, però, che sia inutile che tu continui con certe pungolate.»
    Erano come sempre due insoliti caratteracci a confronto, ed obbligatoriamente si scontravano. Kisuke lo sapeva, non era la prima volta che si trovava davanti una simile situazione con Tsurugi, ma aveva sempre abbastanza fegato da conviverci e tenere testa all'uomo. Gli sarebbe bastato tenere duro e rendere pan per focaccia ad ogni occasione, e poteva anche permettersi di non farsi innervosire e concentrarsi esclusivamente sul completamento della Tecnica.
    Più andava avanti con i tentativi e le prove, più riusciva a prendere dimestichezza con il getto d'acqua e le sue necessità. Riusciva sempre più facilmente ad intuire quale fosse la quantità di Chakra corretta e moderata affinché il getto assumesse e soddisfacesse contemporaneamente tutte le sue caratteristiche basilari, senza che per una andasse a mancare l'altra. In un primo momento, veniva complicato anche solo far combaciare forma, lunghezza e velocità. Ora, invece, aveva fatto notevoli progressi in tal senso, seppur non riuscisse a coronare il completamento di quel primo passaggio con l'aggiunta della giusta forza distruttrice.
    «Porca miseria, sono a un passo dal riuscirci, lo sento, eppure non ci riesco... ma come diavolo è possibile?»
    «Kisuke, sii padrone della mente anziché essere padroneggiato dalla mente.»
    «Non sono un monaco guerriero o Monaco Ninja che dir si voglia.»
    «Lo so, ma non ti farebbe certo male assimilare parte della loro filosofia nel tuo stile di vita. Rende tutto più semplice.»
    «Perché, tu ne sai qualcosa?»
    «Un mio conoscente è uno stimato Monaco Ninja al Tempio dell'Acqua. Diciamo che mi ha insegnato pure qualcosa niente male.»
    «Ovvero sia?»
    «S-e-g-r-e-t-o Il Jounin rise. «Ora ricomincia.»
    Kisuke sbuffò, irritato, però fece come gli era stato detto da suo padrino. "Posso immaginare il motivo del suo legame con quelli del Tempio dell'Acqua" pensò Kisuke, spaziando per un attimo sulla particolare storia delle progenie di Tsurugi Takahiro.
    Risoluto, ancora, il kiriano si tuffò a capofitto nell'addestramento. Era come una sfida, e lui non voleva perderla. Questo non tanto per Tsurugi e la sua opinione in merito, ma per se stesso.
    Passò ogni tentativo, uno dopo l'altro, a concentrarsi e isolare la mente, entrando in confidenza con l'acqua, così come sapeva fare. Non fu una cosa immediata, ma con tutti gli anni che aveva passato ormai a praticare l'Arte dell'Acqua, gli bastò ricorrere alle sue conoscenze e nozioni di base sull'elemento e miscelarle sull'apprendimento mano a mano su quel particolare getto, ricavandone particolarità e necessità, per avvicinarsi pian piano al risultato completo, perfezionato in tutti i suoi aspetti.
    Verso sera, dopo tutta una serie di riflessioni e tentativi con la formazione del proiettile, Kisuke aveva raggiunto per una decina di volte un risultato più che soddisfacente. Non sempre uguale identico, ma come punto di partenza rendeva giustizia al Jutsu e permetteva di proseguire con la fase successiva. Il getto riusciva a mantenere le caratteristiche di forma, lunghezza e larghezza grazie alla quantità di Chakra impastato, mentre forza e velocità del getto - senza incriminare forma, lunghezza e larghezza - venivano condizionate e controllate in primis dalla modalità d'espulsione del Chakra, in secondo luogo dall'intensità e dalla costanza di mantenimento del flusso costante per tutta la durata del getto.
    «Bene, creare il getto normalmente vedo che ci siamo riusciti. Questo è il giusto controllo» si complimentò il Jounin. «Per oggi direi che abbiamo finito. Andiamo a mangiare e poi a dormire. Domani vedremo di completare l'aspetto più interessante ma al tempo stesso più problematico della Tecnica.»
    «Va bene, che si mangia per cena?»
    «Pesci arrosto» rispose, indicando il laghetto. «Sai accendere un fuoco?»
    «So anche prendere i pesci dal laghetto, se non lo sai fare tu.»
    Come erano rimasti d'accordo, Tsurugi si preoccupò di catturare i pesci nel laghetto, facendoli saltare fuori dall'acqua con un misero sotterfugio per poi infilzarli tutti con dei kunai, mentre Kisuke accendeva il fuoco all'interno della costruzione in legno.
    Poco più tardi si gustarono due pesci di media taglia cotti alla brace mediante degli spiedi di legno artigianali, poi si fecero una piccola bevuta leggera e andarono a dormire. Tuttavia, anche se Kisuke stava andando a riposare - e almeno in linea teorica aveva smesso di lavorare e ora stava in congedo - ricorse alla sua telepatia per mettersi in contatto con alcuni suoi sottoposti per tenere sotto controllo gli aspetti evolutivi della loro maxi operazione. Shinzo, Yuki, Ayako e Tetsuya erano i diretti interessati.

    Shindenshin No Jutsu - Tecnica della Trasmissione Spirituale
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    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Grazie a questa tecnica lo Specializzato in Interrogatorio è capace di comunicare telepaticamente con altri individui. Il Jutsu ha un raggio massimo di sette chilometri e non è una tecnica di percezione, pertanto non è possibile percepire con esattezza la posizione dei soggetti con i quali si entra in contatto. L'utilizzatore può comunicare con una singola persona o con più individui alla volta a sua discrezione, anche se il consumo aumenterà di conseguenza. Per comunicare con uno o più individui conosciuti dall'utilizzatore basterà concentrarsi su quegli specifici soggetti per stabilire il contatto, ma è anche possibile lanciare il Jutsu in modo tale che coinvolga qualsiasi persona nel raggio della tecnica, o escludendo di proposito specifici soggetti di cui l'utilizzatore sia già a conoscenza. Durante una conversazione telepatica multipla, tutti i soggetti coinvolti possono sentire le rispettive voci e comunicare tra di loro grazie al Chakra dell'utilizzatore. Per il Ninja è anche possibile fare da tramite per singoli individui, poggiando una mano sulla testa di un compagno e trasferendo così le capacità telepatiche ad esso finché la tecnica rimane attiva. Il consumo resta invariato per una comunicazione che coinvolga massimo dieci elementi, dopodiché aumenterà di 8 punti Chakra allo sforamento di ciascuna delle successive decine. Comunicando con più di dieci persone alla volta diventa impossibile utilizzare qualsiasi altro Jutsu mentre la tecnica è attiva.
    Consumo: 8 (A Turno) (+8 ogni dieci individui a partire dall'undicesimo)


    Stabilendo una rete di collegamento mentale e telepatico, Kisuke parlò con tutti quanti loro. Aprì il discorso riassumendo quale fosse la sua attuale posizione e situazione, poi passò a quanto c'era di più importante e soprattutto in comune tra tutti loro. Terminata la riunione, e assicuratosi che tutto stesse procedendo per il meglio, il kiriano si impose finalmente di chiudere gli occhi e dormire.

    ...

    Secondo giorno d'addestramento


    L'alba era grigia, umida, intrisa dell'odore di pioggia notturna e della nebbia mattutina. Kisuke aveva l'impressione di aver dormito solo per pochi istanti e di essere stato svegliato subito dopo aver posato la testa sul cuscino. Non erano nemmeno le sette del mattino. Tsurugi ancora dormiva. Kisuke, dunque, decise di lasciarlo lì e uscire all'estero.
    Una volta all'aria aperta, inspirò a pieni polmoni, riempiendosi di quell'aria dal carattere speciale. Pensandoci bene, però, non aveva intenzione di buttarsi a capofitto nell'addestramento ed iniziare subito con frenesia. Era trascorso ormai parecchio tempo dal Kisuke Momochi assiduo e solerte che si svegliava ogni giorno di buon mattino per allenarsi. Ora era diverso. Ora poteva anche permettersi di non ammazzarsi di fatica quotidianamente, perché prevalentemente non necessitava più di una formazione a seguito di un addestramento fisso e costante. L'ultimo addestramento serio che aveva sostenuto in quel modo ricorreva alla sua preparazione per l'ingresso nella Squadra Speciale Assassina da Combattimento, più comunemente nota come Squadra Speciale.
    Tsurugi dormiva ancora, e lui aveva da poco deciso di aspettarlo meditando, così da recuperare quel che non aveva ottenuto con un sonno agitato ed entrare più in armonia con l'ambiente circostante.
    Kisuke era accovacciato sul tetto della casa in legno, immobile come una statua. Teneva la spada sopra la spalla destra, con l'elsa all'altezza degli occhi. Le dita della mano sinistra sfioravano il pomo.
    Quando Tsurugi si svegliò e uscì fuori, trovò Kisuke concentrato e immerso nella meditazione. Quando lo vide, ebbe l'idea di giocargli un brutto scherzo, afferrando un kunai e lanciandolo in sua direzione. Inaspettatamente, Kisuke spostò leggermente la spada e la estrasse di una decina di centimetri, lasciando che il kunai impattasse sonoramente su quella parte scoperta della lama.
    «Sii padrone della mente anziché essere padroneggiato dalla mente. L'hai detto tu, no?» concluse, con il giusto pizzico di spavalderia.
    «Pronto per ricominciare?»
    «Chi può dirlo» replicò Kisuke, con un sorriso sornione. Poi si sollevò, spiccò un balzo e si portò a terra da Tsurugi.
    «Direi che sei pronto. Ascoltami bene: questo getto d'acqua può assumere la traiettoria che più ti piace. Puoi farlo semplicemente proseguire dritto. Puoi farlo procedere con un movimento serpentino, puoi decidete di fargli assumere una normale traiettoria diritta e poi farlo curvare all'ultimo.»
    «La fregatura dove sta?»
    «Ehm... insomma, non c'è nessuna fregatura, solo che la direzione che tu gli vuoi far seguire, la devi impartire all'acqua praticamente quando ancora ribolle nel tuo stomaco.»
    «Ah, bene. In buona sintesi, se ad esempio ci fosse un nemico nascosto dietro ad un muro di terra forte del suo vantaggio elementale, io potrei sbattermene in alta quota e riuscire comunque a colpirlo, facendo in modo che il getto aggiri il muro e colpisca lui.»
    «Sì, praticamente sì.»
    «Non dopo: una volta emesso, il getto d'acqua seguirà quella, e solo quella, direzione impartitagli.»
    «Esattamente» confermò Tsurugi.

    Iwa Bunshin no Jutsu - Tecnica del Clone Roccioso
    Rock_Clone_Technique
    Villaggio: Tutti
    Tipo: C
    Tipo: Ninjutsu
    Mediante il Chakra d'elemento Terra sarà possibile creare dei cloni con consistenza fisica di natura rocciosa. Differentemente da pressoché tutti gli altri cloni, gli Iwa Bunshin possono resistere ad una ferita di lieve entità prima di dissolversi e di conseguenza diventare un semplice ammasso di roccia che poi si frantumano divenendo semplici sassi. Riescono ad eseguire Ninjutsu ma solo di natura Doton e massimo di livello C ma non possiedono capacità ed eventuali specializzazioni.
    - Il Chakra utilizzato dai cloni viene ovviamente scalato dall'originale.
    Il clone gode in tutto e per tutto dello stesso equipaggiamento dell'originale, a partire dagli indumenti fino agli oggetti di natura metallica. Fanno eccezione Armi Leggendarie ed oggetti monouso come carte-bomba e Kit di Pronto Soccorso.
    Consumo: 4 (A Clone)

    Doro Gaeshi - Tecnica del Muro di Fango
    DoroGaeshi-TecnicadelMurodiFango_zps560fc272
    Villaggio: Tutti
    Livello: C
    Tipo: Ninjutsu
    Una tecnica puramente a scopo difensivo. L'utilizzatore colpirà direttamente il terreno senza usare alcun Sigillo con entrambe le mani aperte ed un muro s'alzerà davanti all'utilizzatore. La barriera può resistere a qualsiasi tecnica di livello C ed inferiore, ma anche ad esplosioni derivanti da una carta-bomba.
    Consumo: 4

    Doryuu Heki - Paramento Terrestre
    DoryuuHeki-ParamentoTerrestre
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Questo Ninjutsu creerà un'enorme parete rocciosa in grado di bloccare la maggior parte degli attacchi esistenti. Si esegue una breve serie di sigilli e poi si vomiterà del fango che andrà a formare un enorme muro di terra davanti all'utilizzatore. Il muro sarà alto dieci metri, largo cinque e spesso uno. Il muro potrà bloccare qualunque Jutsu di livello B ed inferiore.
    Consumo: 8


    Il Jounin Veterano della Nebbia creò un singolo clone, il quale poi si spostò di una decina di metri per prendere posizione secondo il volere del suo creatore. Dopodiché, picchiando i palmi a terra, sollevò a propria difesa una zolla di terra, solida e compatta, rafforzata con il Chakra dell'Arte della Terra. Non contento, il vero Tsurugi, l'originale, gli si avvicinò con un balzo, poi eseguì una rapida serie di Sigilli e vomitò della terra scura, disegnando una lunga striscia per terra. Dopodiché, quella stessa striscia parve animarsi di vita propria, crescere, aumentare di volume e robustezza, fino a formare un'enorme parete di roccia.
    «Facciamo come abbiamo detto» disse Tsurugi, tornando accanto a Kisuke. «Dovrai colpire lui e non sfiorare il muro. Questo sarà il primo passo.»
    «E speriamo sia anche l'ultimo.»
    «Oh, cielo... iniziamo, forza!»
    «Signorsì, capitano!» lo canzonò Kisuke con falso entusiasmo militaresco.
    L'esponente del Clan Momochi si posizionò in linea con la barriera frutto dell'Arte della Terra di Tsurugi, preparandosi al primo tentativo della seconda fase. Come aveva imparato nella giornata precedente, raccolse le energie fisiche e mentali, nonché una discreta concentrazione, per poter manipolare nel migliore dei modi l'acqua che avrebbe ricreato con il Chakra Suiton. Stavolta, tuttavia, non sarebbe stato sufficiente solo quello. Oltre che dare le giuste caratteristiche fisiche al getto d'acqua, avrebbe dovuto provare ad imprimergli quel comando magico che consentiva di manipolarne la traiettoria.
    Kisuke immaginò di assegnare al getto una semplice curva lieve, quindi nulla di impegnativo. Impastò il Chakra, ricreò l'acqua nel suo stomaco e mentre ribolliva durante la preparazione imprimeva a quell'acqua una sorta di memoria robotica, semplicemente immaginando quale che fosse la traiettoria da seguire nell'aria. Avrebbe dovuto percorrere una decina di metri a velocità sostenuta, poi avrebbe dovuto curvare appena sulla destra per disperdersi nel vuoto. Invece, il getto semplicemente proseguì diritto per la sua strada, senza alcuna deviazione, schiantandosi a ridosso del Paramento Terrestre.
    «Merda...» imprecò Kisuke a bassa voce.
    «Non è affatto semplice, lo so.»
    «Grazie, l'avevo notato da me...»
    «Ascolta, è un po' difficile da spiegare e da far capire, ma in ogni caso devi dare a quell'acqua una sorta di effetto magnetico, così che la testa tracci il percorso e il seguito del getto segua la testa.»
    «Eh? Non sono sicuro di aver capito bene» disse Kisuke con un espressione in volto alquanto perplessa.
    «Tu prova a far qualcosa del genere, prova a comprenderla ed a farci confidenza con la pratica.»
    «Va bene, ci provo.» "Che cosa avrà voluto dire? Dubito che si riferisse all'Arte del Magnetismo, è fuori discussione. Quella è fuori dalla portata di un normale apprendimento, e lui sa che io non ne so nulla..." si disse. "Però, perché il termine magnetico? Come se debba dargli una sorta di legame obbligatorio, intriso in un comando di Chakra? Be', non posso far altro che provarci e scoprirlo da me."
    Kisuke iniziò a cimentarsi con il Jutsu segreto di Kiri, ma ebbe un approccio un po' brusco, quasi complicato con esso. Quanto meno con il mettere in pratica la sua peculiarità e farla combaciare con le caratteristiche base del flusso d'acqua. Provò una volta, la prima in assoluto. Poi due, tre, quattro volte. Ogni volta c'era un problema, ogni volta c'era qualcosa fuori posto, ogni volta c'era qualche pezzo incastrato nello spazio sbagliato, e tutto questo non sfuggiva a Kisuke, seppur inesperto riguardo ai segreti del Proiettile d'Acqua, così come non sfuggiva nemmeno a Tsurugi ed al suo occhio attento, il quale non mancava certo di farlo notare a Kisuke, con il suo solito modo di fare, durante le decine di tentativi successivi.
    «Più Chakra! Pompa più Chakra!»
    «E che cazzo, non è semplice! Se metto più Chakra tutto in una volta poi non riesco ad imprimere la direzione.»
    «È quello che devi fare, idiota. Se riesci a fare solo una cosa delle due, non si tratta più di quella tecnica e non serve a un cazzo quello che stai facendo.»
    «Dammi tempo, dannazione!»
    «Non imprecare e concentrati.»
    Kisuke non rispose, alzò gli occhi al cielo e si tuffò nell'ennesimo tentativo. Ormai era diventata quasi una gara di resistenza, una gara di resistenza dove Kisuke puntava a raggiungere l'obiettivo con la quantità piuttosto che la qualità. Per uno come lui quello era il metodo migliore, lo era sempre stato. Eseguire tutta una serie di tentativi consecutivi fino alla sfinimento, seppur quello sfinimento fosse il proprio, era per Kisuke la carta vincente. Non sarebbe servito a un accidente dilungarsi sulla teoria, sulle spiegazioni, sui trucchi, sullo studio e sulla pratica controllata, lenta, sicura. Kisuke poteva essere considerato come un maestro del metallo, che in passato aveva affinato la propria arte affilando lame su lame, fino a quando la mano e la pietra erano per pratica ed esperienza diventate una cosa sola con il filo della spada, assumendo autonomamente di volta in volta la giusta inclinazione, velocità e pressione di lisciatura, senza che la sua mente pensasse propriamente a qualcosa di simile... un po' come respirare.
    «Meno Chakra, ora. Il getto stava viaggiando troppo lento, a vantaggio della forza. Ma insomma, te le devo dire io queste cose?»
    Kisuke ansimò. «Che tu le dica o meno non cambia le cose.»
    «Devi allentare un po' la presa, Kisuke. Non essere troppo rigido e concentrato solo sulle caratteristiche del getto. Sii più malleabile in tal senso. Cerca di lasciare appena più libertà alle caratteristiche basilari, senza perderne l'assoluto controllo, per concentrarti di più sull'altro aspetto del Jutsu. Poi, imparerai a prenderci la mano e ad avere l'assoluto controllo su entrambe le cose» spiegò il Jounin, poi continuò. «Se nella tua mente parti con l'idea di un getto ben preciso, rigido, come quello che creavi ieri, poi ti verrà difficile imprimergli una direzione, una svolta. Capito? Questo getto dev’essere come una frusta: forte, veloce, temibile, ma non prevedibile
    Kisuke annuì. Poi si concentrò e provò a mettere in pratica quello che Tsurugi gli aveva appena detto. Non ci riuscì subito, al primo tentativo. Ma consecutivamente, si iniziava a denotare nel getto d'acqua un certo cambiamento. Kisuke iniziava a percepirne un certo controllo, lo sentiva diverso, similmente a come aveva descritto Tsurugi. Iniziò a riprendersi d'animo, notando i primi segni positivi, rifacendosi in quel tiro e molla tra lui e il Jutsu. Finalmente era il suo turno di farsi valere.
    Immaginava di volta in volta di assegnare una determinata traiettoria al getto, imponendolo come con un urlo rabbioso tramite il Chakra all'acqua che ricreava dentro di sé. Non si perdeva mai in nulla di troppo complicato, non era necessario. Immaginava semplicemente l'acqua che avanzava in direzione del muro, poi un po' prima di schiantarsi, la vedeva svoltare e andare a colpire dietro, dal clone.
    Tentativo dopo tentativo sembrava avvicinarsi sempre un po' di più a quella che era la sua idea pur non raggiungendola completamente. Il getto si muoveva velocemente, ogni tanto sbandava, a volte curvava troppo stretto o troppo largo, altre dolcemente o seccamente. Erano tutti fallimenti che però costruivano il successo. Kisuke non mollava per un attimo le redini che tiravano il morso del Proiettile d'Acqua, seppur ancora ad uno stato embrionale.
    Il kiriano più proseguiva, più si sentiva sicuro. Più proseguiva, più sentiva di esercitare un maggior controllo sull'acqua. Tra tutti, ci fu un caso che sembrò andare quasi a segno. Tuttavia, non era andata proprio come aveva previsto, poiché secondo la sua immaginazione, il getto avrebbe dovuto svoltare circa un metro e mezzo prima, per eseguire una curva più dolce e finire dall'altra parte del muro per colpire il clone. Invece, come un sottoposto disubbidiente, aveva curvato in ritardo, finendo a cozzare di striscio contro la parete rocciosa più grande proprio mentre eseguiva la curva.
    «Mancato!» urlò il clone, beffardo.
    L'esponente del Clan Momochi non si diede per vinto e non perse tempo a piangersi addosso, riprese con i tentativi, con il tiro alla fune.
    «Mancato!» urlava il clone ogni volta.
    Kisuke lo odiava. Seppure fosse un qualcosa di necessario ai fini dell'addestramento, per praticità, il clone non perdeva certo l'occasione di rimarcare con quella sua voce e quel suo tono il fallimento di ogni tentativo. Kisuke cercò di lasciarlo perdere e di concentrarsi su quanto necessario, così che il caratteraccio dell'altro non inficiasse su quanto c'era veramente d'importante.
    Minuto dopo minuto, sotto lo sguardo vigile di Tsurugi, il Momochi affinava il controllo sull'acqua che sarebbe andata a generare il getto della Suidan no Jutsu, sui segreti che i suoi antenati avevano studiato e messo a punto per renderlo poi una carta vincente tra quelle in possesso ed in esclusiva della Nebbia.
    «Ottimo, finalmente si vedono i primi risultati consecutivi. Sei riuscito almeno ad imprimere una svolta decisiva all'acqua» fu il commento dell'uomo che al momento gli faceva da maestro. «È senza dubbio un ottimo punto raggiunto, ma non è ovviamente abbastanza. Dovrai imparare ad avere il totale controllo del Jutsu. È chiaro che in questo caso c'è stata la giusta dose di impegno mista a fortuna» concluse.
    «Che...? Ancora?» chiese. Era stanco, ed era forse proprio la stanchezza a parlare a suo nome.
    «Uff, sì, scansafatiche che non sei altro! Assomigli molto a tuo padre, di questo te ne devo rendere merito, ma non hai un solo briciolo della sua intraprendenza e del suo attivismo, questo è poco ma sicuro.»
    Kisuke lo guardò torvo. «La cosa dovrebbe importarmi? Perché sappi che non mi fa né caldo né freddo.» Kisuke aveva sempre odiato chi metteva a paragone lui con suo padre. Purtroppo, chiunque lo aveva sempre fatto e lo continuava a fare tuttora. «Non vedo perché stare ad impelagarmi qui sui monti, quando potrei riprendere con calma il Jutsu per conto mio, nei ritagli di tempo.»
    «Perché io non ti permetto di andare via da qui senza che quella Tecnica nelle tue mani non sia né carne né pesce! Chiaro? Facciamo così: io t'ho seguito fino ad ora, però ho da fare una cosa importante giù al Villaggio. Tu continua ad allenarti da un po' da autodidatta. Io tornerò il prima possibile. Poi, mi farai vedere i risultati che hai ottenuto» terminò quasi solenne per poi formare un unico Sigillo Magico e scomparire in una nuvola di fumo bianco. In questo modo, senza possibilità di replica, Tsurugi lasciò Kisuke da solo in quella zona quasi desolata alle prese con il Jutsu segreto di Kirigakure no Sato.
    "Dannazione, non posso tergiversare a lungo, ne va anche della mia reputazione!" esclamò mentalmente, risoluto. Il kiriano, dunque, incrociò indici e medi di ambedue le mani dinanzi al petto, formando il caratteristico Sigillo a croce della Kage Bunshin no Jutsu.

    Kage Bunshin no Jutsu - Tecnica dei Cloni d'Ombra x5
    KageBunshinnoJutsu-TecnicadeiClonidOmbra_zps78019358
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica è più avanzata rispetto alla Bunshin no Jutsu, infatti consiste nella creazione di copie dotate di consistenza fisica e in grado di provocare danni reali. I cloni svaniscono in una piccola nube di fumo non appena vengono feriti, quando l'utilizzatore decide di annullarli oppure quando non ha più chakra. Il vero punto di forza però è che i cloni, non appena vengono annullati, trasferiscono tutte le conoscenze e le capacità acquisite al proprietario, che esse siano informazioni segrete o conoscenze riscontrate durante un allenamento. Questi cloni hanno la facoltà di utilizzare qualsiasi Abilità o Jutsu.
    - Il Chakra utilizzato dai cloni viene ovviamente scalato dall'originale e si dissolvono se subiscono una qualsiasi forma di ferita.
    Il clone gode in tutto e per tutto dello stesso equipaggiamento dell'originale, a partire dagli indumenti fino agli oggetti di natura metallica. Fanno eccezione Armi Leggendarie ed oggetti monouso come Carte-bomba e Kit di Pronto Soccorso.
    Consumo: 8 (A Clone)


    Intorno a lui esplose non una, non due, non tre, ma ben cinque nuvolette di fumo bianco che in men che non si dica lasciarono ognuna spazio ad un clone identico in tutto e per tutto all'originale. "La moltiplicazione superiore del corpo non crea un'illusione, ma un vero e proprio corpo, quindi si può dire che è un'Arte Magica che crea una copia vivente di sé stessi. Per questo motivo, le esperienze che vive il clone, vengono assorbite dall'esecutore, una volta che la Tecnica viene sciolta. Se adopero la Tecnica sfruttando due cloni durante l'allenamento, posso quindi accumulare il doppio dell'esperienza. L'unico inconveniente è che si accumula anche la stanchezza, insieme all'esperienza."
    Il gruppo di sei Kisuke si schierò in riva al laghetto, conscio ma noncurante delle conseguenze che quella modalità d'addestramento comportava. Sprezzante del pericolo, chiusero ognuno questa componente in una cella isolata della sua mente e si misero tutti quanti al lavoro. Solo Kisuke continuava ad impratichirsi contro ai muri. I cloni avevano preso come bersagli degli alberi, che ovviamente dovevano evitare di colpire assolutamente con il getto. Ognuno di loro seguiva sempre i soliti precetti e le solite regole per poter evocare il getto correttamente, ma facendo bene attenzione a considerarlo diversamente stavolta. Quell'acqua all'interno dello stomaco doveva essere come una serpe, una bestia singolare ed assassina, una bestia senza padrone, che una volta liberata seguiva il suo obiettivo senza stare più a sentire ragioni o ordini da nessuno. Sembrava funzionare. Cercando d'immaginare quell'acqua come una sorta di creatura, di feto, con cui relazionarsi in breve tempo ed assegnare un comando ben preciso, irrecedebile, il Momochi sembrava riuscire a mantenere un certo controllo sulla direzione dell'acqua.
    Tra le tante cose, non che realmente servisse a molto, ma anche posizionando particolarmente la lingua e la bocca, oppure dando un movimento di scatto con la testa da sinistra verso destra o viceversa sentiva di riuscire a dirigere al meglio l'acqua secondo le proprie volontà. Tuttavia, era semplicemente un'influenza psicologica, che per quanto tale riservava la sua utilità.
    «Mancato!» urlò il clone di Tsurugi, per l'ennesima volta, come ogni volta, dall'altra parte dei muri.
    Quella parola urlata seguì parecchi tentativi a venire, ma ce ne fu uno dopo il quale non si udì, ma al suo posto si percepì come il rumore di una carriola piena di sassi che viene scaricata sul terreno. Kisuke non saltò subito alle conclusioni. D'altra parte non era certo la prima volta che sentiva quel genere di rumore. Qualche volta aveva sfiorato il muro più grande, ad altre aveva smangiucchiato quello più piccolo. Lasciò che i suoi cloni continuassero a impratichirsi mentre lui si portò subito a verificare l'esito del suo tentativo. Appena svoltato dietro i muri, il kiriano trovò i resti di una stata di terra dalle fattezze di Tsurugi ridotta in pezzi. "Ottimo! Finalmente!" esultò tra sé.
    Da quel momento in poi avrebbe dovuto fare a meno della presenza del suo maestro in versione terrosa - anche per l'impossibilità di creare qualche piccolo stratagemma inventivo per perfezionare il controllo del getto -, ma ne avrebbe fatto tranquillamente a meno. L'eventuale utilità della sua presenza lì, messa sul piatto della bilancia con l'immancabile irritazione di quel suo "Mancato!", veniva perfettamente controbilanciata. E poi, dannazione, era suo obiettivo sin dall'inizio eliminare quella copia di merda!
    Avendo trovato ormai la strada giusta, e dopo aver esultato con tutti e cinque i suoi cloni, Kisuke seguì intuitivamente quella che sembrava a tutti gli effetti la luce alla fine del tunnel. Continuò nel controllo del getto, e così come lui anche i suoi cloni, ritrovandosi con poche vittorie, seppur sempre più in aumento, ma anche mezze-vittorie e fallimenti. Risultato? Muri e alberi rovinati, anche se non distrutti.
    Verso la fine della giornata, alla sera, quando ormai il sole tramontava adagiandosi all'orizzonte e la stanchezza cominciava ad usurpare uno dei posti principali tra le sensazioni del kiriano, quest'ultimo decise di sentirsi soddisfatto per il lavoro fatto e perciò di porre fine a quella sessione odierna d'allenamento per passare finalmente al riposo.
    Lasciandosi alle spalle la natura, si rintanò all'interno della costruzione in legno, mangiò un boccone di cibo, poi si lasciò andare sullo stesso letto dove aveva dormito la sera prima. Poi, pronto alle conseguenze, prese un bel respiro, quindi sciolse la tecnica di clonazione, rilasciando tutte e cinque le copie. La stanchezza crollò tutta su di lui, selvaggia e feroce, inarrestabile, come un branco di leoni affamati che vengono liberati su una preda grassa e succulenta.
    Kisuke Momochi crollò come un sacco vuoto, completamente esausto, e dopo un minuto appena sprofondò nel sonno più profondo.

    ...

    Terzo giorno d'addestramento


    Quando l'indomani Kisuke si svegliò, il sole era già alto in cielo. Una luce fioca filtrava dalla finestra vicino al suo letto. Sentiva i muscoli stanchi, le ossa e le articolazioni a metà tra l'atrofizzate e l'indolenzite. Non riusciva a ricordare quasi nulla, in un primo momento. Poi, la memoria gli tornò, lenta e parziale. Gli sembrava quasi d'avere i postumi di una sbornia. "Dannazione, ieri aver esagerato con i cloni non è stata una grande scelta" si disse, per poi ravviarsi in vista di una nuova giornata d'allenamento.
    «Credo che mi prenderò ancora un po' di tempo di pausa, poi riprenderò dopo il pranzo» disse a se stesso, una volta fuori, all'aria aperta.
    I due muri di Tsurugi erano ancora lì, peccato per il clone invece. Da un lato, Kisuke era felice per aver preso il suo bersaglio con quella versione incompleta del Proiettile d'Acqua, dall'altro lo aveva perso per sempre. Certo, poteva pur sempre ricrearne uno lui, ma vista e considerata la necessità di ogni minima goccia d'energia per l'allenamento intensivo, non poteva certo permettersi di creare bersagli uno dopo l'altro. Decise che poteva farne a meno.
    Kisuke andò a sedersi come il giorno prima sul tetto della costruzione, e lì vi rimase per un bel po', decine e decine di minuti. Stava seduto sul colmo, stavolta, con le gambe incrociate, in equilibrio. Forse avrebbe dovuto stendersi da qualche parte, poiché stendersi apre sempre la mente, ma per lui anche isolarsi su una posizione isolata e rialzata aveva lo stesso effetto.
    Con gli occhi chiusi, Kisuke si perse a riflettere e rielaborare la mole d'informazioni e nozioni sul Proiettile d'Acqua accumulate fino a quel momento. Ne aveva parecchie, sopratutto grazie all'ultima giocata con i cloni, che tuttavia non avrebbe voluto sperimentare ancora.
    Passò del tempo, Kisuke non avrebbe saputo dire precisamente quanto, e mentre pensava, rifletteva e ragionava, i suoi sensi in allerta percepirono il rumore di un forte battito d'ali. Kisuke interruppe la sua meditazione e spalancò gli occhi. Dal cielo vide avvicinarsi una cavalcatura volante color latte. Immaginò essere Shinzo. Invece, quando l'aquila d'inchiostro atterrò, a saltar giù di sella fu Yuki e non Shinzo.
    "Che ci fa lei qui?" si chiese Kisuke tra sé e sé, iniziando a sentire la puzza di brutte notizie. «Yuki, perché sei qui?»
    «Ciao anche a te, bellezza. Che bell'accoglienza mi hai riservato.»
    «Ti ho chiesto perché sei qui» ripeté Kisuke fermo.
    «Ti ho portato il bento» disse Yuki sorridente. «Avrai fame, dovrai pur mangiare, no?»
    «Sì...» replicò Kisuke, tirando un sospiro di sollievo. «Oh, grazie, molto carino da parte tua» si affrettò ad aggiungere, il più cordialmente possibile.
    «Figurati, Momochi-dono» rispose lei.
    «Ma smettila, deficiente!»
    «Sei solo?» chiese Yuki, guardandosi intorno con aria stupita. «Non dovevi essere in compagnia?»
    «Già... hai detto bene, dovevo... comunque sia, dovrei essere a buon punto, mi manca poco per poter ultimare il Jutsu.»
    «Oh, bene!»
    «Già, poi tornerò a dirigere i fili in prima persona.»
    «Ma che bella notizia» miagolò Yuki. «Ci manca tanto il nostro caposquadra» continuò.
    «Non sei affatto divertente, lo sai?»
    «Lo so» stette al gioco lei.
    Kisuke stavolta la ignorò e prese a scartare il bento. Come ogni buon bento che si rispetti, quello che Yuki aveva portato a Kisuke era comodo e pratico, seppur più che modesto, nonché confezionato in modo da creare un pacchettino esteticamente gradevole, studiando le combinazioni di colore dei cibi e la maniera di porli, coordinando bento, bacchette, cibo, tovaglietta e tutto il resto. In quanto a cibo, era composto da riso bianco, pesce e carne, un onigiri al salmone, tempura, verdure in salamoia e tofu più una tazza sigillata di tè verde. "È veramente ben fatto, devo ammetterlo. Sicuramente meglio di quello che stavamo mangiando questi giorni. Mi ci voleva proprio."
    Kisuke sollevò lo sguardo dal bento quasi con diffidenza per incontrare quelli di Yuki, cercando di scrutare in quell'azzurro ghiaccio il motivo reale di quel bento così ben preparato. Era perplesso, e non riusciva a capire. Decise di mangiare e non curarsene eccessivamente.
    Yuki lo accompagnava sbocconcellando di tanto in tanto dal bento di Kisuke, sapendo di irritarlo, oppure lo osservava mangiare con il volto tra le mani come una bambina, sapendo di irritarlo ugualmente. Discutevano sul lavoro, tra un boccone e l'altro, riprendendo quanto accennato due giorni prima per mezzo della telepatia.
    «Chi l'ha fatto questo bento?» chiese Kisuke a un certo punto, in un momento di pausa dall'assalto delle pietanze.
    «Io, perché?» rispose lei, come presa alla sprovvista.
    «Così» rispose. «Sembra essere buono, in maniera inaspettata e quasi sospetta
    «Ehi!» Yuki gli assestò un destro sul petto, imbronciata.
    Stavolta fu il turno di Kisuke per ridere ai danni dell'altra.
    Continuarono a parlare, per la maggiore del lavoro e sulla promettente Ayako. Nel frattempo Kisuke finì il suo pasto.
    «Bene, credo di dovermi rimettere all'opera. Grazie per il bento, mi ha fatto piacere.» "Rimettere poi... oggi non ho praticamente fatto ancora nulla."
    «Ma figurati, l'ho fatto con piacere.» Sorrise. «Ne ho portato anche uno a Heki e Ayako.»
    Si salutarono come i compagni d'armi quali erano, poi Yuki saltò in groppa all'aquila d'inchiostro e insieme ad essa si allontanò in cielo, puntando in direzione del centro di Kirigakure no Sato. Kisuke, invece, abbandonò l'idea della meditazione e delle riflessione, poiché il tempo era scaduto e l'ora del pranzo ormai passata. Era arrivato il momento di riprendere con l'addestramento. Ora aveva a disposizione le esperienze accumulate da tutti e cinque i suoi cloni, oltre a quella maturata da lui stesso. "Adesso la musica dovrebbe cambiare" si disse, fiducioso. Poco dopo, quando cominciò, ne ebbe la conferma. Infatti, si trovò inaspettatamente più a suo agio nel manipolare l'acqua e nel controllarla. Quanto meno ebbe finalmente la completa certezza che la fatica con i cloni fu notevole, ma il risultato ottenuto non fu certo da meno.
    Come nei giorni precedenti, passava le ore sparando un getto dopo l'altro, sfruttando tutte le sue conoscenze, anche quella stupida scemenza di muovere lingua, bocca e testa, e si trovava nettamente migliorato. Non poteva negarlo. Tracciare la curva in aria gli veniva sempre in maniera pressoché corretta, e ogni volta sempre in meglio. Kisuke si sentiva soddisfatto. Anzi, iniziava a pensare che il suo lavoro lì fosse quasi terminato. Dopotutto, non doveva far altro che continuare ad affinare il suo controllo sul Proiettile d'Acqua, ma il più era convinto d'averlo fatto. Per lui era così per qualsiasi cosa, a partire dal vecchissimo controllo del Chakra, fino ad esempio alla manipolazione del Chakra dell'Arte della Terra. Una volta appresi i rudimenti, le basi e assunto un certo controllo, si metteva sempre alla prova nella vita di tutti i giorni, pur ovviamente facendo attenzione a non correre pericoli. Su quella Tecnica segreta di Kiri, però Tsurugi non voleva sentir ragioni. "Forse non vuole far sfigurare un Jutsu appartenente al Villaggio della Nebbia..." si ritrovò a pensare Kisuke, dubbioso.
    «Oh, vedo che il mio clone non è più qui.»
    Kisuke interruppe bruscamente il proprio addestramento e portò istintivamente una mano all'elsa della spada, prima ancora di analizzare la voce. Poi, controllò di chi si trattasse. Era Tsurugi. "Parli del diavolo..."
    «La cosa ti sorprende?»
    «Affatto, lo sapevo già: eravamo quasi sempre in contatto. Quando non sono più riuscito a mettermi in contatto con lui, ho appreso che l'avevi eliminato. Osservando però tutto l'ambiente qui intorno, deduco che hai tirato fuori parecchia acqua, eh? E non tutta è andata a segno come sarebbe dovuta andare» concluse, osservando i muri e poi gli alberi.
    «È importante? Il fine giustifica i mezzi.»
    «E per questo ti sei allenato sempre con quella merda? Perché non cambiamo un po' le carte in tavola?» chiese, sorridendo in un modo che a Kisuke non piacque assolutamente. Il Jounin si spostò verso un'altra zona dello spazio a loro completa a disposizione, compose una breve sequenza di Sigilli, quindi poggiò il palmo a terra.

    Doton: Chidōkaku - Spostamento nel Centro della Terra
    DotonChid14D0kaku-SpostamentonelCentrodellaTerra_zps7011715b
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Una volta eseguiti i Sigilli opportuni ed aver appoggiato una mano sul terreno sarà possibile smuovere la terra entro un raggio di cinquanta metri. Più precisamente sarà possibile spostare cento metri cubi di terreno verso l'alto o verso il basso. Questo vuol dire che si potrà, ad esempio, creare una trincea lunga cento metri e profonda e larga uno, far sprofondare di dieci metri una superficie di terreno pari a dieci metri quadri e simili. Al tempo stesso si potrà fare il procedimento inverso, ovvero creare un muro alto due metri, largo uno e lungo cinquanta oppure alzare di dieci metri una porzione di terreno dalla superficie di dieci metri quadrati. Gli unici limiti di questa Tecnica è che non si potrà alzare ed abbassare contemporaneamente il terreno e che le zone smosse dovranno essere a contatto fra di loro. Un eventuale muro così creato, però, sarà molto fragile e basterà una tecnica di livello C per abbatterlo.
    - Il numero di metri cubi da spostare potrà aumentare con una ulteriore spesa di Chakra pari a cinquanta metri cubi ogni quattro punti Chakra spesi in più oltre a quelli richiesti dalla tecnica.
    Consumo: 8 (+4 ogni 50 mq in più)


    Modificando la natura e la conformazione del terreno, Tsurugi creò una sorta di percorso ad ostacoli sfruttando terra, pietre e rocce.
    «Il muro non bastava?» chiese, indicando quell'insieme di spigoli, picchi, colline e collinette.
    «Neanche per sogno, e poi alla lunga diventava troppo facile per te, e noioso per me. Mi piace vedere quando ti scaldi.»
    «Qualche giorno ti taglierò barba e capelli mentre dormi, sappilo.»
    Tsurugi la prese sul ridere, interpretando le parole di Kisuke come una vuota minaccia, quindi invitò il suo allievo del momento a cimentarsi con il percorso ad ostacoli di sua creazione.
    Ora diventava tutto più complicato. Non si trattava più di manipolare l'acqua per fargli fare una singola curva e colpire al di là di un muro. C'era un intero percorso da affrontare e superare, pieno di ostacoli e insidie... almeno per quel che era l'attraversamento del Proiettile d'Acqua.
    Prima di procedere con l'allenamento sul controllo e apprendimento del Proiettile d'Acqua, Kisuke si avvicinò al percorso, studiandolo.
    «Ehi, ehi, Kisuke-kun, non ti faciliti troppo il lavoro?»
    «Tu spari qualcosa del genere alla cieca? Complimenti vivissimi» concluse, per poi ignorare Tsurugi e continuare a studiare il percorso con occhi attenti.
    La zona interessata dalla manipolazione del terreno con l'Arte della Terra occupava una larghezza di circa una quindicina di metri per una lunghezza di circa una cinquantina. Di base sfruttava già l'alterazione del terreno, ma Tsurugi vi aveva ricreato all'inizio una zona non eccessivamente ostica, con un insieme di picchi stretti e alti, abbastanza distanziati tra loro da far passare ben più di un semplice getto del Proiettile d'Acqua. Poi, quella zona tenera s'andava infittendo e indurendo, dove prendevano posto delle collinette da cui nascevano degli spuntoni irregolari, larghi e deformati, con le distanze ridotte l'uni dall'altro. Poi la zona si affievoliva e presentava solo delle semplici collinette lievi, appena accennate, che il getto poteva superare se viaggiava abbastanza alto. Tuttavia, in quel caso, avrebbe dovuto calare nuovamente, dopo quale che metro, perché poi la terra era stata alzata, come a formare una sorta di galleria, un tetto di un tunnel di forma circolare, riunendo vari blocchi di terra modellati il più finemente possibile con un Jutsu del genere, dopodiché ricominciava un ciclo simile ma all'inverso e poi mescolato, in una maniera quasi imprevedibile.
    Quando Kisuke ebbe terminato di osservarlo per intero, fece ancora qualche giro intorno ad esso, divertendosi pure a saltare a ridosso di qualche picco, rimanendoci in equilibrio e studiando il tutto dall'alto. Memorizzò il tutto e lo ripassò mentalmente fin quando non si sentì soddisfatto e sicuro.
    «Ecco, ora ti offro il tuo spettacolino, barbettina» disse Kisuke, prendendo posizione all'inizio del percorso.
    Ripensò al percorso, rivedendolo nella sua mente, lo attraversò con le ali del pensiero, quindi iniziò a comporre la sequenza di Sigilli. Tigre, Bue, Tigre, Topo. Il Chakra era in subbuglio e il suo stomaco gorgogliante acqua. Allora, Kisuke, mentre quella stessa acqua ribolliva, iniziava a dargli una suo volontà, imprimendo quello che sarebbe essere il suo comando assoluto. Terminata la preparazione, gonfiò il petto, inarcò la schiena all'indietro, poi buttò fuori tutto d'un fiato. E così continuava a fare tutte le volte seguenti, cercando di migliorare e stare attento ai più piccoli particolari ogni volta.
    Inizialmente si trovava a superare soltanto il primo livello del percorso, poi al secondo finiva sempre per deviare troppo tardi e il getto finiva per sfiorare qualche pezzo di terra e roccia, poi sbandava e infine si schiantava su qualcosa che gli ostruiva la strada.
    Kisuke provò ancora, provò e riprovò, eseguendo tutta una serie di tentativi consecutivi. A volte si sentiva il retro della testa pulsare, lo stomaco in subbuglio, ma non si fermava assolutamente. Il suo obiettivo era lì, era solo una questione di numeri, di pratica, e prima o poi avrebbe superato quel percorso ad ostacoli o per lo meno sarebbe giunto quasi verso la fine. Mano a mano Kisuke migliorava, eseguiva un maggior controllo e il getto riusciva a proseguire, ignorando nobilmente il frutto dell'Arte della Terra, anche se poi finiva sempre per schiantarsi generando brontolii e frasi di scherno. Ma si schiantava sempre più in là. Ogni volta sempre un pochino dopo, perché Kisuke sfruttava gli errori dei tentativi precedenti per rendere più accurato il movimento del Proiettile. E così continuò fino a sera, con progressivi miglioramenti, fino a quando non giunse ormai verso la fine del percorso e decise insieme a Tsurugi di sospendere e ritirarsi per riposare.

    ...

    Quarto giorno d'addestramento


    "Non mi piace la faccia che ha" si ritrovò a pensare Kisuke di primo mattino, e ben più di una volta. Era da quando si erano alzati e si preparavano per cominciare l'allenamento che Tsurugi aveva sul viso un espressione che per Kisuke - conoscendo il padrino - poteva essere tutt'altro che rassicurante. Il tempo era il solito, la nebbiolina lattiginosa sempre presente, l'umidità costante, e l'aria e l'atmosfera che si respirava inscindibile da quella presente nei giorni prima. Fu quando, una volta all'esterno, pronti e carichi, si prepararono per iniziare l'addestramento che Kisuke capì cos'era, o meglio a cos'era dovuta l'espressione sul viso del Jounin.

    Iwa Gōremu no Jutsu - Tecnica del Golem di Roccia
    IwaG14D0remunoJutsu-TecnicadelGolemdiRoccia_zps6be00532
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Mediante l'affinità con il Doton, l'utilizzatore potrà far fuoriuscire un composto di roccia dalla propria bocca senza alcuna esecuzione di Sigilli, dopo pochi secondi necessari per espellere il tutto esso prenderà poi rapidamente la forma d'un Golem due volte più grande d'una persona di media statura. Il Golem avrà capacità motorie medio-basse mentre fisiche medio-alte. Tuttavia non è capace d'eseguire Jutsu, ma può efficacemente resistere a ben due Jutsu di livello C o offrire protezione contro un Jutsu di livello B prima di finir dissolto; una volta subito un terzo colpo o il Jutsu B il Golem si sgretolerà automaticamente.
    Consumo: 8


    Il Jounin Veterano della Nebbia, dalla bocca liberò un costrutto di terra e rocce dalla forma umanoide.
    «Dèi della Nebbia misericordiosi... che è quell'affare, adesso?»
    «Un bersaglio mobile. Raggiungere una buona preparazione avendo il tempo di concentrarsi e meditare, con un Jutsu del genere si rivela praticamente inutile. In battaglia non è assolutamente così, penso tu lo sappia. Questo golem ti aiuterà a perfezionare anche sotto quell'aspetto. Se riesci a superare anche questo, credo proprio che tu te ne possa andare libero e spensierato a farti gli affari tuoi. Ti piace l'idea?»
    «Sembra essere allettante...»
    "A noi due, golem di merda!" pensò Kisuke, immaginando quella situazione come un combattimento vero e proprio, e quello di fronte a lui un bersaglio da abbattere. "Andiamo, andiamo!"
    Il golem iniziò a muoversi. Kisuke per il momento lo studiava. In breve imparò che il golem non aveva una grande destrezza né chissà quale velocità. Riusciva a stargli vicino e girargli attorno, sempre con la possibilità di non farsi colpire da lui.
    La mano correva sempre istintivamente all'elsa della spada, per via dell'abitudine. Quando però ebbe iniziato a studiare i movimenti di quell'affare, si decise a non comportarsi più come il gatto che gioca con il topo.
    Prese le distanze, ripassò nella propria mente i movimenti meccanici di quel robo, poi eseguì la sequenza completa di Sigilli Magici e immaginò quale dovesse essere la traiettoria del getto del Proiettile d'Acqua, quindi infine gli sputò contro l'acqua accumulata fino a quel momento. Il risultato non fu dei migliori, ma non si poteva nemmeno lamentare più di tanto. Riconobbe che fortunatamente aveva seguito le due fasi precedenti, prima con il muro e poi con il percorso ad ostacoli, altrimenti a quest'ora si sarebbe trovato ben più che in difficoltà con un bersaglio in movimento, che per di più attaccava.
    Il getto viaggiò rapidamente, senza perdere assolutamente la sua forza, dirigendosi contro al golem, il quale iniziava a muoversi lateralmente per non farsi far la doccia. Il getto era però programmato perché eseguisse una svolta repentina da sinistra a destra, così da poter far fronte ad una schivata laterale per poi schizzare in avanti per rendere l'indietreggiamento da parte del golem una scelta sbagliata.
    «Mancato!»
    Kisuke lo guardò torvo. «Ancora? Cosa sei un fottuto pappagallo?» parlò Kisuke, al vetriolo.
    «No, ma sai che mi diverto con poco. Occhio al golem!»
    Kisuke riportò l'attenzione sul golem e fece appena in tempo a far andare a vuoto un pugno roccioso, probabilmente diretto al petto. Poi, il kiriano si mosse agilmente per riprendere le distanze e incalzare con un nuovo tentativo. Se prima non era riuscito nemmeno a sfiorare quell'affare maledetto, stavolta si promise quanto meno di fargli perdere l'equilibrio. E con sua somma soddisfazione ci riuscì. Il golem aveva scartato di lato, esattamente come aveva fatto prima, ma Kisuke aveva fatto eseguire al getto del Proiettile d'Acqua una curva più stretta e l'inversione di marcia per colpire dalla parte opposta fu anticipata di gran lunga. In questo modo il golem si ritrovò subito costretto a dover eseguire una nuova manovra, in fretta e più velocemente, optando per un'avanzata in diagonale così da colpire Kisuke e far scorrere il getto, ma non aveva immaginato che Kisuke al getto aveva imposto di far ancora una volta inversione, stavolta retrofront e se lo ritrovò alla spalle. La direzione non era perfetta, ma il golem fu colpito a un lato del corpo e sbilanciato e Kisuke approfittò del frangente per avvicinarglisi e assestargli un calcio su quello che doveva essere il suo culo duro.
    «Ecco, questo consideralo come un calcio sulle tue chiappe vecchie e flaccide!» disse a Tsurugi, riprendendo le distanze dal golem, pronto a continuare.

    ...

    Quinto giorno d'addestramento


    Kisuke aprì gli occhi più tardi del previsto e soprattutto rispetto ai suoi standard, ma quanto meno la sfera infuocata che era il sole non stava ancora alto, poco lontano dall'inizio del suo tratto discendente. Il cielo, così come il sole, era offuscato dalla costante presenza della nebbia. Sicuramente era una giornata migliore delle altre, e non solo in quanto al clima. Forse anche l'assenza di Tsurugi - che in un biglietto aveva lasciato scritto d'essersi allontanato sulle montagne per fatti suoi - era un fattore che influenzava positivamente l'aspetto complessivo. "Nuovo giro nuova corsa" si ripeté, mettendosi a sedere sul letto. Le forze gli erano tornate senz'alcun dubbio. Aveva smaltito completamente la stanchezza procurata dall'esperimento con i cloni. Meglio dei giorni prima, dunque, e perciò poteva passare tranquillamente al perfezionamento del Proiettile d'Acqua.
    Non c'era più nessuna serie di muri, ormai. Non c'era più nemmeno il percorso ad ostacoli e il golem aveva smesso di vivere. Quel luogo era tornato come in origine: limpido, aperto, sereno. Kisuke avrebbe dovuto migliorare ancora, ma ormai si sentiva abbastanza preparato, al punto che essendosi trovato in solitudine, dopo qualche ora al mattino aveva finito sempre più per oziare e ridurre gli allenamenti con il Jutsu Suiton a qualche tentativo sporadico, alternato alla pratica nell'Arte della Spada.
    Più tardi, prima che giungesse l'ora e la necessità di mangiare, Tsurugi fece ritorno. Con sé, a carico, aveva un capriolo morto e sgocciolante sangue. Probabilmente l'aveva preso durante la sua gita, pensando anche di dover mangiare qualcosa di più rispetto a qualche misero pesce o alle scorte di cibo che si era portato dietro.
    «Allora, a che punto stai Kisuke-kun?» chiese avvicinandosi a Kisuke che stava in piedi sull'acqua grazie al controllo del Chakra. Il Momochi fece finta di non sentirlo aspettando che Tsurugi si avvicinasse abbastanza alla distesa d'acqua.
    «Ehi, Kisuke! Mi stai ascoltando o no?!»
    In quel momento Kisuke eseguì tempestivamente i Sigilli Magici per eseguire la Tecnica del Proiettile d'Acqua.
    «Dimmelo tu!» replicò, finalmente, mettendo in pratica tutto quello che aveva imparato fino a quel momento. Lesto, il kiriano mosse fulmineamente le dita eseguendo i Sigilli, prese una rapida inspirazione e già programmava quanto sarebbe dovuto avvenire poco dopo.

    Suiton: Suidan no Jutsu - Proiettile d'Acqua
    Suidan_no_Jutsu_zpsf4c0bea0
    Villaggio: Kirigakure no Sato
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tramite questo Jutsu, dopo gli opportuni Sigilli, sarà possibile emettere dalla bocca un getto d'acqua che arriva fino a una distanza massima di trenta metri e avrà un'ampiezza di tre. Il getto avanzerà in base a una linea immaginaria creata dall'utilizzatore al momento dell'esecuzione ma non si potrà cambiare la direzione una volta emesso il getto d'acqua. Questo vuol dire che il colpo potrà procedere in linea retta così come muoversi in modo apparentemente casuale andando da una parte all'altra. La velocità del colpo è medio-alta e arriverà a causare danni medio-gravi da impatto nel caso in cui si riesca a colpire l'avversario.
    Consumo: 8


    Dalla bocca, Kisuke sputò l'acqua che poi prese una forma simile a quella di una grossa e lunga frusta come ormai aveva imparato a fare, poi... e poi non c'era nient'altro da fare, se non dare libera potenza all'acqua. Tutto quello che avrebbe dovuto fare, quanto meno il più importante, l'aveva già fatto mettendo in pratica il frutto delle sue fatiche prima ancora che sputasse una sola goccia d'acqua. Il getto aveva preso ad avanzare rapido contro Tsurugi, normalmente. Poi aveva eseguito una svolta a sinistra, rapida, brusca, seguendo lo spostamento di Tsurugi dovuto all'abitudine che Kisuke conosceva e sapeva riconoscere. E quando il Jounin indietreggiò, il getto salì verso l'alto, curvò allo zenit e come una sorta di meteorite calò in direzione della testa dell'uomo, il quale però continuava a fuggire, lasciando soltanto il suolo nelle grinfie del Proiettile d'Acqua.
    «Ma che sei impazzito...?» eruttò il Jounin, il quale non ebbe neanche il tempo di finire quella frase che si vide costretto ad eseguire una complicata acrobazia per evitare che il getto, il quale aveva all'ultimo secondo eseguito un'impennata, gli arrivasse dritto contro il petto.
    «Ma quale impazzito e impazzito... ho mangiato qualche briciola d'intraprendenza del vecchio!» disse dando al contempo spazio ad un largo sorriso. Finalmente poté sentirsi pienamente soddisfatto per aver aggiornato il suo repertorio di Arti Ninja.

    Edited by Mr.Uchiha - 18/9/2014, 15:57
     
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    Dopo lo scontro in arena tra Galatea e Shori

    Quando la professione incontra la vita personale, nasce la necessità di giudicare razionalmente. Questo era ciò che Kisuke Momochi si era trovato a fare. Anzi, questo era ciò che Kisuke Momochi, con una maschera e le vesti del comandante Hanzo Nishimura, si era trovato a dover fare.
    Nel naso aveva ancora l'odore della battaglia, odore di terra, fuoco e sangue. Negli occhi ancora le immagini residue del combattimento. Nelle orecchie le grida, i boati, lo sferragliare delle armi. Tutto ancora adesso, proprio ora che si trovava al cospetto della Mizukage Terumi Sajun. Quella stessa donna aveva non solo organizzato l'incontro tra le ultime due campionesse Chuunin di Kiri, ma aveva anche assegnato a Kisuke il compito di osservarle combattere per poi riportare quanto accaduto nell'arena. Sebbene il kiriano avesse azzardato qualche ipotesi in merito, non stette a farsi troppe domande.
    «Allora, cosa ne pensi?» chiese la donna, subito dopo i convenevoli di rito.
    «Ad eccezione delle freddure di Shishi sulle Forze Speciali e le sue tristi battute in generale, penso che mi sono quasi annoiato a morte.»
    Forse il fatto che la Mizukage avesse assegnato proprio a lui quel compito, non era certo un caso, e nemmeno era dovuto al fatto che ormai era divenuto uno dei pezzi grossi delle Forze Speciali, e dunque un uomo di fiducia, affidabile e di valore: probabilmente voleva prendere non due ma bene tre piccioni con una fava. Data la recente relazione con Galatea, sicuramente la Mizukage voleva testare il Momochi in un tale contesto, per metterlo alla prova e valutare il suo giudizio in una situazione dove il conflitto d'interessi poteva divenire una componente incriminante del giudizio stesso. Comunque Kisuke l'avrebbe, forse un po' a malincuore, accontentata.
    «Addirittura?» chiese, infatti, come stupita da quelle parole.
    «Già.»
    «Ma il tuo giudizio sulle scontro e sulle campionesse?»
    «Direi che hanno entrambe molto potenziale, ma nessuna delle due m'ha entusiasmato particolarmente.»
    «Capisco. Come mai?»
    «Nessuna delle due ha fatto qualcosa di particolarmente geniale» disse Kisuke con una scrollata di spalle. «Shishi ha fatto un inizio interessante, ai danni di Jiyuu, che comunque reputo abbia incassato bene per poi assumere una posizione di vantaggio dove invece Shishi non mi sembra abbia risposto sapendo incassare altrettanto bene come l'avversaria. Ma detta così comprendo perfettamente possa rappresentare un riassunto fuorviante.»
    «Entrando nei particolari...?»
    «Entrando nei particolari, all'inizio Jiyuu s'è fatta catturare come una babbea e Shishi l'ha letteralmente abbrustolita. In compenso, Jiyuu s'è fatta valere poco dopo evocando la nebbia, al cui interno pare che Shishi per la maggiore sia stata messa sotto scacco e sia stata in grado solo di subire le incalzanti provocazioni ed offensive di Jiyuu e rispondere per lo più con vuote parole.»
    «Non è una buona cosa...»
    «No, direi di no. Combattere nella nebbia non è la cosa più semplice del mondo, è vero, nemmeno se ci si riesce ad orientare. Su questo si può rimediare, però. Il problema vero è proprio è il temperamento, che la porta a cedere con la rabbia ai tranelli.»
    «Anche le scimmie cadono dagli alberi.»
    «Questo è vero» concesse il Momochi. «E uno stupido, a meno che non muoia, non sarà mai curato.»
    «Dici per la piccola Shori?»
    «Sì. Non dubito che le sia stato sottoposto un addestramento secco e intensivo, ma non è abbastanza intelligente da metterlo in pratica quando deve. Shishi si è mossa contro di lei in maniera molto incauta, spostandosi nel sottosuolo senza alcuna copertura, ed è stata fortunata perché Jiyuu si è fatta fregare come una novellina, anzi che prenderne atto e preparare una contromossa basilare per capovolgere la situazione a proprio vantaggio.»
    «Dici che l'unica mossa ben riuscita della Shishi sia dovuta solo ad una negligenza della Jiyuu?»
    «Almeno così è sembrato.»
    «Per la Jiyuu, invece, a situazione capovolta, è la stessa identica cosa?»
    «Temo proprio di no.» "Ma sembra che abbia sempre un maledetto angelo custode con sé." «È anche vero che, in una situazione seria, Jiyuu Shori ci avrebbe lasciato tutte e nove le vite, visto che era completamente alla mercé di Galatea...» disse, lasciandosi coinvolgere in un momento di sbandamento, «...Galatea Shishi» tento di correggersi, infine. «La poverina, comunque, dopo la grazia divina ha fatto buon uso tattico dell'ambiente e delle circostanze, almeno. Anche se in tuta onestà penso fosse qualcosa dovuto più che altro ad una sorta di fortuna del principiante. Ad ogni modo scriverò quanto prima un rapporto completo con tutti i dettagli e ve lo farò consegnare.»
    «Sì, sì, scartoffie... per quelle c'è sempre tempo» commentò, quasi disinteressata. «Il tuo giudizio finale?»
    «Non credo d'essere tagliato per questo genere di cose» rispose, assumendo una nota ironica.
    «Intendevo sulle ragazze» rispose la donna, stando per un attimo al gioco.
    «Credo di poter dare sempre la stessa risposta» replicò, ora più seriamente.
    «Hai fatto da arbitro anche agli Esami di Selezione dei Chuunin.»
    «Il mio compito era evitare che nella foga dello scontro qualcuno ci lasciasse la pelle o scannasse l'altro. Avete sempre deciso voi.»
    «E se stavolta dovessi dare un giudizio tu?»
    «Direi che entrambe le nostre promesse hanno ancora molto, davvero molto da imparare.»
    «Va bene. E tu chi avresti lasciato vincere?»
    «Non lo so, dipende. Se il regolamento lo prevedesse, forse le avrei anche eliminate entrambe.»

    Edited by Mr.Uchiha - 24/9/2014, 10:53
     
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    "Mi venga pure a cercare quando avrà voglia di imparare e migliorarsi…"
    Shori si inumidì le labbra, camminando a passo svelto per le strade nebbiose di Kiri. Una mano era impegnata a rigirarsi il micetto di metallo tra le dita, con scatti secchi e ansiosi, mentre l’altra affondava nella tasca del michiyuki, sudata e appiccicaticcia. L’aria le usciva dalle labbra velocemente, piccoli respiri uno dopo l’altro, svelti, rapidi, che andavo allo stesso ritmo del cuore incalzante. La piccola Chuunin non aveva idea del perché si sentisse così ansiosa, come se stesse viaggiando dritta verso il patibolo; dopotutto, non era niente di ché, stava solo andando a trovare un senpai, non c’era nulla di strano. Shori Jiyuu aveva già incontrato Kisuke Momochi, un ninja dalle incredibili – e celate – abilità: s’era presentato lui stesso alla soglia di casa sua, qualche mese addietro, per mettere alla prova le sue capacità di combattimento. "Mi venga pure a cercare quando avrà voglia di imparare e migliorarsi". Erano state queste le sue ultime parole, dopo che lo scontro era terminato a suo favore. Shori non era riuscita a togliersele dalla mente, non da quando aveva visto cosa era in grado di fare quell’uomo. C’era qualcosa di intrigante in lui, nella sua sicurezza e superiorità che sfiorava la strafottenza, di un ninja coscienzioso e capace, che riesce a mantenersi un’incognita senza mai svelarsi del tutto. La ragazzina ne aveva ricavato quest’impressione dal loro breve incontro e ciò l’aveva attratta in maniera irresistibile: desiderava conoscere meglio quell’uomo, le sue capacità, il suo modo di essere ninja, un modo che a Shori piaceva tanto. Chissà se fosse riuscita mai a svelare di poco quell’incognita, togliere il velo di mistero da quella faccia bendata. “E non solo…” aveva pensato la Chuunin dai capelli corvini con un vago sorriso. Voleva imparare da lui.
    La piccola kiriana svoltò a destra, raggiungendo finalmente la zona semi-periferica del Villaggio della Nebbia; cerano cumuli di case, più piccole rispetto alla propria – grande e con ben tre piani – ma comunque dall’aspetto accogliente e con un mucchio di giardini tutti attorno alle abitazioni. Shori ne superò un bel po’, girandosi con fare ansioso su ogni lato, gli occhi violetti che ispezionavano ogni angolo della via, cercando la casupola giusto, quella che cercava. Si morse le labbra, sentendo il proprio cuore aumentare i battiti. "Se Haruka non mi ha preso in giro… dovrebbe essere da queste parti… Ah!” La kunoichi si arrestò. Alla sua destra, si ergeva una casa non molto dissimile da quelle che la circondava: un piano e un vasto giardino, verde e rigoglioso. Shori rimase per qualche minuto lì, impalata, mentre un lieve fischio le attraversava le orecchie.
    E su, non fare la bambinetta timidella che va a chiedere l’autografo del figaccione d’Accademia! La rimbeccò una presenza accanto a lei, con fare scontroso e annoiato. Shori si riscosse, voltando la testa verso Borei il Fantasma: lo trovò con le braccia incrociate, le sopracciglia corrugate e una smorfia infastidita che gli increspava le labbra. Era rimasto così silenzioso durante tutto il tragitto, che la kunoichi si era persino dimenticata della sua presenza. Strano, di solito lo spettro sapeva farsi sentire bene.
    Non è come pensi! Gli rispose Shori per le rime, sebbene con un po’ di rossore alle guance. È solo che… non voglio fare figuracce.
    Tsk, figuracce. Certo, è per questo che ti sei portata dietro il premio, vero? Disse Borei, facendo cenno con una mano al fodero del’Omoikarui. Shori strinse di più la presa sull’elsa, pigiando giù in modo che la punta non continuasse a strisciare per terra. La ragazzina si morse di nuovo le labbra. Sì, Borei aveva ragione: la scelta di portare con sé l’Omoikarui e lasciare a casa in bastone non era stata casuale. Voleva che il Senpai la vedesse, che capisse di avere difronte la vincitrice del Chuunin. In qualche modo, Shori sentiva di doversi provare ancora e ancora agli occhi di quel ninja; voleva la sua approvazione, voleva il suo riconoscimento. Ma era troppo orgogliosa per ammetterlo ad alta voce.
    Fece uno sbuffò, si sistemò meglio il coprifronte che le scendeva sugli occhi e iniziò a muoversi. Su, meglio non rimanere qui impalati come due scemi.
    Oh, tranquilla, micetta, tanto io sono invisibile. Al massimo se passa qualcuno penserà che la scema patentata sei tu, a fare da palo in mezzo alla strada e blaterare da sola.
    La Chuunin alzò gli occhi al cielo ma non rispose. Si diresse spedita verso la porta in legno dell’abitazione. Era così strano attraversare quel prato, sorpassare le piante di ciliegio e ginepro. Shori si fermò davanti alla soglia, mentre i battiti del suo cuore non accennavano a diminuire. “Chissà se Kisuke Senpai mi troverà diversa…” si chiese, alzando lentamente un mano chiusa a pugno per bussare. Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che si erano visti… prima del Chuunin, prima del suo piccolo addestramento con Haruka. Qualche mese forse non era molto, ma poteva essere sufficiente per far maturare di poco una ragazzina. Shori ne aveva avuto la prova tangibile subito dopo l’addestramento: Haruka l’aveva presa sotto la sua ala per ben tre mesi, insegnandole nuove tecniche, affinando le sue capacità, i suoi sensi, modellando il suo corpo per essere più efficiente, per rispondere meglio alle necessità di una Chuunin. Durante quel lasso di tempo, Shori si era alzata di qualche centimetro, i capelli le si erano allungati ancora, superando il fondoschiena e raggiungendo metà coscia; persino il corpo, dopo un’ispezione attenta, era leggermente maturato, creando lievi curve laddove non c’erano. La faccia però era rimasta uguale: stessi occhi grandi e violetti, stesso sorriso, stesse guanciotte rosse. Persino la sciarpa era identica, così come il gattino in metallo sul collo.
    Toc toc. La mano era riuscita finalmente a raggiungere il legno della porta e a picchiettare leggermente sulla superficie. Shori ritirò subito la mano, come fosse stata colta in un atto vandalico. Prese un respiro profondo e rimase a fissare la porta, in trepidante attesa che questa venisse aperta...


    Stato
    ChakraFisicoMentale
    125OttimaleUn po' in ansia
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunaix10Occhio cibernetico
    Shuriken x20Cimice x3
    Cartabomba x4Fili metallici (10m)
    Cartabomba fasulla x4Accendino
    Olio infiammabile x2-
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    Guanti rinforzatiIntattiMani
    ParastinchiUn po' rovinatiStinchi
    ---
    ---
    ---
    ---
    Equipaggiamento
    SlotOggetto
    FasciaBastone
    FoderoOmoikarui
    GiletBombacarta x 2

    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
     
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    Del semplice pane nero e burro, era quanto di meglio si prospettava quel giorno per Kisuke Momochi come pasto per quello spuntino post allenamento. Non che avesse fatto granché, come addestramento. Si era semplicemente messo un po' in movimento, menando qualche colpo al sacco da boxe alternativamente al mokujin, per tenere sempre vivo lo Stile del Drago, dopo aver manutenzionato alcune delle sue armi. Poi, era passato a una doccia fresca e infine al pane nero con burro, alimento abbastanza calorico di per sé. Ovviamente, la linea non era certo un problema, per uno come lui, poiché in ogni caso bruciava sempre almeno tante calorie quante ne potesse assimilare, se non addirittura di più.
    Dopo aver terminato di mangiare, si era sdraiato sul divano simil baldacchino per pensare a come organizzare il resto della giornata e a tutte le cose da fare in previsione di future partenze, e ora si aiutava nell'impresa suonando qualche nota con il suo flauto, sia per tenersi in allenamento in materia sia per svagare un po', sia per conciliare il lavoro e l'atmosfera di sottofondo.
    Aveva indossato una maglietta nera a collo alto e maniche lunghe, con il simbolo di Kiri in grande cucito sulla schiena in mezzo alle spalle mentre uno più piccolo era ricamato sul pettorale sinistro. Alle gambe indossava dei semplici e comodi pantaloni, sempre neri, stretti in prossimità delle caviglie ed infilati in stivaletti dalla punta aperta.
    La composizione che risuonava nell'aria ricalcava le note di un'antica melodia nata nelle Terre della Nebbia, dolce e spettrale al tempo stesso, e quando Kisuke ebbe terminato le ultime note, vi fu un terribile suono finale d'accompagnamento, totalmente inaspettato: bussavano alla porta. "Che...? Bussano alla porta, ma io non aspettavo nessuno. Dando per scontato che ormai i miei uomini non aspettano che gli venga aperta la porta per comunicarmi di una convocazione, il mio fiuto matematico mi dice che possono essere rotture di coglioni..." si disse, quindi s'alzo con uno scatto per poi lasciare il flauto da una parte.
    Rapidamente raggiunse l'ingresso, trasse un bel respiro che favorisse la calma e aprì la porta.
    Kisuke sorrise lievemente, dietro le bende del coprinaso.
    Shori Jiyuu, nota come micetta o gattina, ragazza dalle mille sorprese, sorella minore della Tarantola Nera, nonché campionessa dell'ultimo Torneo ed Esame di Selezione dei Chuunin, stava oltre la soglia di casa Momochi.
    «Ciao, Shori-chan» la salutò Kisuke. Ad occhio e croce non era cambiata poi tanto, dall'ultima volta che Kisuke l'aveva vista, che ad insaputa di Shori era attraverso una maschera alla finale dell'Esame Chuunin prima, e durante lo scontro con Galatea poi. Certo, ad un occhio e uno sguardo attento come quello dell'ANBU, non era sfuggiti alcuni dettagli, ma tutto sommato era sempre lei, la pivella, la scema certificata.
    «Qual buon vento? Ti vuoi accomodare?» le chiese, invitandola con un cenno ad entrare. Kisuke ricordava ancora perfettamente ciò che le aveva detto in occasione di quello che per Shori corrispondeva al loro ultimo incontro. Di conseguenza, sospettava fosse lì per quello. In ogni caso, comunque, per qualunque cosa si fosse presentata alla sua porta non era certo il caso di parlarne sulla soglia e non era certo buona educazione non invitarla ad entrare. In fondo, la conosceva e sapeva chi era.
    Poi, Kisuke fece strada fin nel salone, prendendo posto su uno dei divani, dove rimase in attesa che anche Shori di sedesse e spiegasse il perché della sua presenza lì.

    KisukeMomochiSPOILER
    ChakraFisicoMentale
    220- Ottimo;- Ottimo;
    Tripla Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Senbon (19)Fili Metallici (10m)
    Cartabomba (4)Telescopio
    Cartabomba Fasulla (4)Pillole del Soldato (3)
    Makibishi (24)Kit Grimaldelli
    Pupazzi Esplosivi (2)Veleno Debole (2)
    Cartabomba (5)Specchio
    CerbottanaCimice (3)
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Tasca Sup.Kunai di Kiri(2)
    CustodiaOttavaCintura
    AbbigliamentoCoprinaso BendeIndossato
    AbbigliamentoProtezione CuoioIndossata
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
    AbbigliamentoAnello ReiPollice destro
    AbbigliamentoBendeIndossate
    AbbigliamentoGomitiereIndossate
    AbbigliamentoScarpe con LamaIndossate
    Sigilli d'Evocazione
    Armi da LancioShuriken Pesanti
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore

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    Narrato - Parlato - "Pensato" - Fantasmi - Kisuke Momochi


    Al di là della porta che dava accesso a casa Momochi si potevano udire dei flebili suoni, una dolce melodia che superava a malapena la barriera delle mura e si diffondeva con fatica all’esterno. Quel riverbero di note sembravano proprio uscite da uno strumento a fiato, anche se Shori era così ignorante in materia di musica da non capire quale fosse. La sua mano tremò un istante. Lì dentro c’era qualcuno, ora ne aveva la prova.
    La tensione aumentò ancora. La ragazza fece un passo indietro mentre la porta davanti a sé si spalancava, quasi a volersi ritrarre da quell’incontro ormai inevitabile. Gli occhi di Shori scattarono come un lampo violetto verso quelli neri del padrone di casa, del ninja che stava cercando, di Kisuke Momochi.
    La kiriana si soffermò molto sugli occhi, ma quando fece finalmente scivolare lo sguardo anche al resto del corpo, scoprì che il senpai non sembrava affatto cambiato: il viso non era segnato da altre cicatrici, aveva ancora tutti e due gli occhi neri neri e tutti gli arti attaccati. “Menomale”. Alto e tonico, Shori doveva alzare di un bel po’ la testa per poterlo guardare in faccia; anche lo sguardo era uguale… riusciva a trasmettere sempre quella sicurezza che quasi sfiorava la strafottenza. Come se sapesse di essere sempre il superiore, sempre. Era uno sguardo che riusciva a metterla a disagio come non mai.
    Ciao, Shori-chan, disse lui, e la Jinchuuriki quasi fremette quando il ninja la invitò ad entrare. Qual buon vento? Ti vuoi accomodare?
    Shori rimase per un attimo lì ferma, imbambolata come una stupida a fissare il Momochi.
    E su, muoviti! Ruggì infastidito Borei, “pestandole” un piede. Per tutto quel il tempo s’era limitato a lanciare occhiate di fuoco contro il kiriano, borbottando qua e là un “branzino lesso”. Doveva andare fiero del suo autocontrollo.
    Ah… grazie! Esclamò Shori, riprendendosi tutto d’un colpo, sentendosi colorare le guance per l’imbarazzo. Si affrettò a seguire il Momochi, che si stava ritirando dentro la propria dimora. Quando poggiò per la prima volta il piede sulla superficie lignea di casa Momochi, Shori si sentì pervadere da un’impellente curiosità. Il bisogno di sapere in che modo vivesse quell’uomo tanto capace, quel ninja in grado di evocare tecniche mozzafiato, la spinse a puntare gli occhi su ogni superficie della prima stanza e poi, successivamente, su tutte quello che ebbe il piacere di vedere. La prima sembrava un ingresso, separata dalla vera porzione della casa da due gradini. La ragazzina si slacciò velocemente le scarpe e le abbandonò in un angolino, mettendoci fretta ma con un certo ordine; quando salì i due gradini, sentì sotto le piante dei piedi il freddo legno, vide l’armoniosa sala con il divano e le poltrone e il caminetto, che dava un tocco di calore all’ambiente, poi, prendendo un respiro profondo, riuscì a sentirvi un odore strano. Non sgradevole, solo singolare. Shori era ormai convinta da tempo che ogni casa avesse il suo odore caratteristico – l’odore di casa sua era un frullato di legno verde, carne bruciacchiata e lillà, i fiori preferiti di Chiyoko. Prendendo un altro respiro profondo, la kiriana cercò di capire quali odori fossero: sembrava più pungente di casa Jiyuu, ma non per questo meno buono. Tutto intorno la luce proveniente dalle lampade e da quella più naturale del sole che filtrava dal giardino contribuivano a dare un senso di spazio e di ariosità.
    Il padrone di casa si accomodò sul divano, affondando nel morbido tessuto. Sembrava così rilassato in confronto a Shori, che si avvicinò alla poltrona che faceva angolo con passo molto più legnoso. Alle sue spalle c’era sempre l’immancabile Borei, che lanciò sputacchi a destra e a manca, sperando di infettare l’ambiente con la sua saliva inesistente e il suo sguardo velenoso. Oltrepassò senza evitare tutti i mobili, diretto nel lato sinistro, dove c’erano le poltrone e il caminetto; quando passò di fianco al senpai gli sferrò una manata che oltrepassò indenne la fronte, senza guardarlo né dicendo niente. Continuò invece ad agitare la testa da una parte all’altra, con il portamento di un segugio arrabbiato. A dirla tutta, con quella smorfia che gli deformava il viso trasparente sembrava proprio la brutta imitazione di uno sharpei.
    Shori, adagiando il proprio culetto sulla superficie comoda del divano, si sentì irritata dal fare invadente dello spettro, da come stava prepotentemente ficcando il naso in una proprietà privata altrui. Ma non era quello il momento adatto per concentrarsi su questioni invisibili, non quando di fianco a lei c’era un ninja d’alto rango in carne ed ossa. Sistemandosi più compostamente sul posto, con il fodero e l’Omoikarui che le dava un po’ di fastidio, la ragazzina accennò a un sorriso timido. Vi ringrazio per l’ospitalità, disse in tono formale, facendo un profondo inchino col capo. Poi, dando un ultimo sguardo attorno, disse: Avete una casa davvero stupenda, complimenti. E, sebbene potessero sembrare solo parole di cortesia, era tutto vero. C’era un’atmosfera invitante in quella dimora, qualcosa di caldo e accogliente che non riusciva ad identificare con chiarezza.
    Shori non voleva partire diretta con la sua “richiesta”: le sembrava troppo scortese, come fosse più una pretesa, per cui intraprese un viaggio più indiretto. Cercando di ignorare gli sbuffi e gli insulti occasionali di Borei, la kiriana si fece forza. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo incontrati, a casa mia. O meglio, scontratisi corresse all’ultimo. Poi fece un gran sorriso. Ricordo che volevate darmi la possibilità di farmi valere, di dimostrare a mia sorella che ero degna del Chuunin. A quanto pare la vostra fiducia non era malriposta, guardate qua… Si mosse verso il fodero, brandendo l’elsa e sfilando di qualche centimetro la spada dal fodero, quel tanto che bastava per poter ammirare la lama lucente e bellissima. La ragazza lo mostrò chiaramente al ninja. Kiri conta un’altra vincita quest’anno al Torneo Chuunin!
    Di nuovo, come ogni volta che parlava – o pensava – alla sua vittoria, sentì il cuore riempirsi di orgoglio e gioia. Chissà cos’avrebbe pensato Kisuke senpai! Ne sarebbe stato felice, giusto? Sarebbe rimasto sorpreso che una pivella come lei, una che corre incontro a draghi d’acqua giganti, fosse riuscita a prevale in una competizione tanto importante? Oppure avrebbe fatto l’impassibile limitandosi a un semplice “che vuoi che sia”?
    Shori ispezionò attentamente quel viso nascosto dalle bende, cercando di capire i suoi pensieri ancora prima che essi venissero espressi a parole; poi, con tutta calma, rinfoderò completamente l’Omoikarui. Ad ogni modo, non sono venuta qui solo per informarvi di questa cosa. In effetti, le ragioni principali per la mia visita sono due. Prima di tutto, cerco chiarimenti… perché temo che voi non siate stato del tutto sincero quella volta a casa mia, Kisuke senpai, mormorò la ragazza, senza però dare alcun senso di accusa. Solo i suoi occhi si erano fatti un poco più duri. Avevate detto che c’erano degli affari da discutere con Haruka, ma chiaramente non era così. Non so che cosa vi abbia detto lei, cosa vi abbia spinto a combattere contro di me… ma so avevate intenzione di testare la mia forza sin da quando avete bussato alla porta di casa mia. Quindi… ecco tutto. Volevo solo sapere con esattezza cosa c’è in ballo tra voi e Haruka.
    Schiarendosi la voce, continuò: Poi, il secondo motivo, il più importante. Quando ve ne siate andato, mi avete detto una cosa che continua a tornarmi in mente, regolarmente… “Mi venga pure a cercare quando avrà voglia di imparare e migliorarsi”. Be’, non sono sicura di cosa possa implicare tutto questo, ma, per quanto mi riguarda, sarei ben disposta a migliorarmi… sempre se non abbiate cambiato idea, si affrettò ad aggiungere Shori, fissando con insistenza gli occhi scoperti di Kisuke Momochi. Più che di un “volere” si trattava più di un “dovere”, o almeno così le era stato messo giù da Haruka. In quanto Jinchuuriki, in quanto arma rara e preziosa del Villaggio della Nebbia, e in virtù dei sicuri e gravi pericoli che un giorno avrebbe dovuto affrontare, era suo preciso dovere assicurarsi che il Nibi no Nekomata rimanesse sempre sotto il dominio di Kiri. In parole povere doveva sopravvivere, a qualunque costo.


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    «Una tra le tante» commentò neutro Kisuke alla notizia delle vittoria della ragazzina, notizia tra l'altro non nuova alle sue orecchie, in quanto presente all'intero Esame Chuunin.
    Non era compito di Kisuke Momochi elogiare la ragazzina per il suo successo, a prescindere dal fatto che fosse effettivamente interessato o meno alla questione. Inoltre, non era giusto illuderla, a tal proposito. Sì, aveva ottenuto una vittoria personale non indifferente, ma Kisuke aveva già una campionessa dentro casa, nel suo letto. Oltretutto, la ragazzina era in gamba e non era certo il caso che Kisuke alimentasse la maledizione che spesso colpiva i vincitori, complici spesso loro stessi nell’alimentare la maledizione crogiolandosi nel loro status di invincibili vincitori. Non erano tuttavia in pochi i vincitori del Torneo ed Esame di Selezione dei Chuunin e della famosa spada forgiata dai maestri della Repubblica dei Samurai, al tempo stesso però tra quei pochi non erano in numero assai irrilevante i nomi degli scomparsi se non addirittura dei morti o dei disertori, mentre lui un semplice eliminato ai quarti di finale ora era divenuto un comandante di una Squadra Speciale ANBU e lo Spadaccino della Nebbia possessore della Taglia Teste. "Se proprio dovessimo mostraci ognuno le nostre spade..." pensò laconico il kiriano proprio a tal proposito, ma di certo non si sarebbe prestato a fare uno scambio culturale con quella ragazzina, ponendo sullo stesso piano una spada meritevole di bambini prodigio e fortunati alla pari della sua Taglia Teste.
    Ad esclusione di quel suo piccolo intervento, la lasciò continuare a parlare e spiegarsi, com'era sempre solito fare pressoché con chiunque. Poi, quando Shori ebbe terminato, Kisuke fece una smorfia e si alzò di scatto, senza però alcun fare minaccioso.
    «Sei in cerca di chiarimenti, hai detto...» si pronunciò, muovendo qualche passo. «Mi dici che non sono stato completamente sincero, quella volta... e hai ragione quando lo dici. Ma sbagli se pensi che io sia in dovere di darti le spiegazioni e i chiarimenti che cerchi. Sei totalmente fuori strada, ragazzina. Tra me e tua sorella non c'è nulla, sono già felicemente impegnato... se è questo che intendevi. Per il resto, sono un ragazzo dai gusti semplici, e quando ho visto il vostro siparietto, non ho resistito all'idea di divertirmi al vostro stesso gioco. In un certo senso, come chi scommette osservando un incontro di combattimento.» Dette quelle parole, il Momochi tornò a prendere posto sullo stesso divano dove stava prima, ma non aveva ancora finito di parlare, perché ancora non aveva risposto al secondo quesito della kunoichi.
    «Comunque, non ho propriamente cambiato idea, ma dipende tutto da cosa vuoi migliorare di te stessa... potrei essere la persona giusta così come la persona sbagliata, no? Quindi, dimmi, su che cosa vorresti ti aiutassi?» chiese, infine. "Ho però detto anche qualcos'altro, quella volta... vediamo se te lo ricordi prima che debba ricordartelo io."

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    Non era quello che intendevo… cercò di spiegarsi Shori, prima che lo scatto improvviso del Momochi la facesse tacere trasalendo; non si aspettava che il ninja si alzasse così repentinamente.
    Comunque, non ho propriamente cambiato idea, ma dipende tutto da cosa vuoi migliorare di te stessa... potrei essere la persona giusta così come la persona sbagliata, no? Quindi, dimmi, su che cosa vorresti ti aiutassi?
    La bocca della ragazza, ancora aperta e pronta a concludere la frase lasciata in sospeso, si richiuse. Inutile, meglio lasciar perdere il discorso precedente: probabilmente non sarebbe stata in grado di ricavare nulla. Quel ninja, seppur enigmatico, non pareva molto paziente, né incline a sopportare le pressioni di una ragazzina. Ma lei sapeva che la sua blanda risposta non era vera: sapeva che c’era qualcosa sotto, non era una stupida, ma la risposta del senpai equivaleva ad un perfetto “non te lo dico perché non voglio dirtelo”. Una specie di ripicca, ecco. Reprimendo la frustrazione, Shori decise di spostare l’interesse al motivo principale della sua visita. Rimase in silenzio per qualche secondo, mentre nella mente pensava alla risposta da dare a quella domanda, volendo scegliere accuratamente le parole. Mia sorella dice che voi siete il ninja più capace nell’Arte dell’Acqua che lei conosca, mormorò infine. La mia affinità naturale è il Suiton, è il mio elemento per nascita. Il Katon invece è stato solo… un’aggiunta successiva. “E non voluta”. E poi… l’ho visto con i miei occhi, durante il nostro piccolo scambio di colpi. Le iridi violette di Shori si illuminarono al ricordo: il senpai che resisteva tranquillamente dentro la bolla d’acqua, senza ossigeno né nulla, oppure quell’immenso dragone marino a cui era – stupidamente – andata incontro. Vorrei imparare ad essere abile come voi, a poter migliorare la mia abilità con il Suiton. Anzi, direi che non si tratta più di una questione di “volere”… io devo farlo. La Nebbia conta anche su di me, la mia famiglia conta su di me, la Mizukage conta su di me, non ho…
    EH… NO, NON E’ POSSIBILE!
    L’urlo di Borei, nel lato sinistro della stanza, fu talmente forte da farla sobbalzare sul posto; prima che potesse impedirselo, Shori fece scattare lo sguardo verso di lui, trovandolo rannicchiato sopra un qualcosa posto su una mensola vicino al caminetto. Il fantasma si lamentava con gemiti e frasi sconnesse (No! Perché lei! Oh, me infelice!), ma la cosa che aveva causato una reazione tanto violenta non si vedeva: il corpo semitrasparente la rendeva sfocata e poco visibile, ma la kiriana intuì dalla forma che fosse la cornice di una foto.
    La sua occhiata al fantasma durò meno di un secondo; realizzando la stupidaggine che non era riuscita a impedire, abbassò di nuovo lo sguardo fissandolo sulle mani. Non osava fissare in faccia il senpai, non dopo quella reazione per lui immotivata. Le guance – anzi, tutta la faccia – era rossissima e il cuore aveva preso a pompare alla velocità di un colibrì. Gli occhi di Shori puntarono alle mani intrecciate e prese da un improvviso bisogno di muoversi come se fossero la cosa più interessante della terra. Nella sua mente si stava venendo a creare un vortico di pensieri: alcuni erano imprecazioni ed insulti pensati contro quel cretino di un fantasma, altri erano un nugolo di preoccupazioni su che cosa il sensei avesse pensato, e altre ancora erano meccanismi che lavoravano febbrilmente in cerca di una soluzione. Alla fine, il risultato migliore che ne venne fuori fu di comportarsi come se nulla fosse successo. Ehm… sì, dicevo… ecco, dopotutto sono una kunoichi di Kiri. Voglio essere più forte, voglio proteggere e servire ciò che per me conta di più e tenere alte le aspettative che ora hanno su di me. “In quanto a Jinchuuriki, poi, non posso essere debole. Come ha anche detto Supaku Handoru, noi siamo armi… e un arma debole è inutile”.



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    "Oh, capisco... quindi Haruka ha cantato e fatto la sua parte. Ecco perché le è venuto il sospetto che ci fosse qualcosa sotto, altrimenti non avrebbe nemmeno sospettato nulla..." rifletté Kisuke con un pelo di amarezza.
    «Non per fare il falso modesto... senza dubbio me la cavo nell'Arte dell'Acqua, ma non v'è altrettanto alcun dubbio che ci sia qualcuno ben più abile e temibile di me» replicò Kisuke, neutro. "Se conosci il nemico e conosci te stesso, nemmeno in cento battaglie ti troverai in pericolo. Se non conosci il nemico ma conosci te stesso, le tue possibilità di vittoria sono pari a quelle di sconfitta. Se non conosci né il nemico né te stesso, ogni battaglia significherà per te sconfitta certa" recitò mentalmente a memoria.
    «Comunque, perdona la scortesia: posso offrirti qualcosa da bere o da mangiare?» chiese, sopratutto per ricambiare la sacra ospitalità ricevuta in casa Jiyuu, ma la sua domanda si perse sicuramente tra le chiacchiere quando la ragazzina espresse la sua volontà nel voler migliorare, nel voler crescere e diventare più forte per diversi motivi, condivisibili oppure meno. Kisuke le avrebbe sicuramente detto che qualsiasi cosa avesse desiderio o necessità di fare, l'avrebbe dovuta fare prima di tutto per se stessa, più che per gli altri, prima di trasformare la propria vita in una vita di servilismo e se stessa in una macchina senza capacità decisionali autonome riguardo la propria vita. Quelle, tuttavia, erano questioni fuori dalla sua portata e per lui irrilevanti, oltre al fatto che non erano affari suoi. Lui non amava di certo chi criticava le sue scelte di vita e le sue decisioni, perciò non era nemmeno in suo diritto esporsi in tal senso con quella ragazzina.
    «Capisco...» disse, dunque, semplicemente, passando oltre le reazioni e il comportamento sospetto che la sua ospite aveva tenuto negli ultimi istanti. «Non nego che non è nel mio interesse il perché lo fai, né voglio girare intorno al punto focale della questione. I miei segreti sono preziosi, quindi per questo costano e devono rimanere tali. Anzi, in genere, non rivelo e non insegno i miei segreti a nessuno, a meno che non rientri particolarmente tra le mie grazie, ma posso fare un'eccezione con te, a patto che comunque quelle condizioni non vengano a mancare. Voglio mille Ryo e ti dovrai far imprimere un Fuuinjutsu che ti impedisca di parlare con chiunque dei miei segreti e della persona che ti imprimerà il Fuuinjutsu. Queste sono le condizioni per conoscere i miei segreti: prendere o lasciare» concluse secco, con indifferenza. In fondo a lui cambiava poco o nulla, ma non avrebbe impegnato il suo tempo senz'alcun utile e una sicurezza personale che ben poco sarebbe cambiato rispetto ad ora.

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    Comunque, perdona la scortesia: posso offrirti qualcosa da bere o da mangiare?
    Shori scosse la testa. No, vi ringrazio, sono a posto così, disse, sebbene il motivo reale del suo rifiuto era l’onnipresente diffidenza nell’accettare qualunque cosa non fosse stata preparata da lei, o da qualcuno di cui si fidava ciecamente.
    Poi si arrivò al punto papale della questione, il motivo principale per cui Shori era lì. La ragazza ascoltò con trepidanza e un filo di tensione il discorso del Momochi, quello in cui lui spiegava le sue due condizioni per imparare i suoi segreti preziosi. Era ancora agitata per l’accaduto di Borei – che ora era corso difilata in un’altra stanza urlando per il dispiacere – ma vedendo che il ninja non sembrava aver notato nulla, si stava rilassando. Magari non era stata una reazione così vistosa, come aveva pensato all’inizio.
    Voglio mille Ryo e ti dovrai far imprimere un Fuuinjutsu che ti impedisca di parlare con chiunque dei miei segreti e della persona che ti imprimerà il Fuuinjutsu. Queste sono le condizioni per conoscere i miei segreti: prendere o lasciare.
    Shori ammutolì, ma lo fece in maniera davvero dignitosa: sgranò un attimo gli occhi e si ritrasse leggermente, come a voler sfuggire a quelle parole. Durò solo qualche istante, poi si ricompose subito. Fece per dire qualcosa, ma poi chiuse la bocca. “Mille ryo… sono praticamente tutti i miei risparmi!” pensò sconsolata. “E poi questo Fuuinjutsu…” Non direi nulla su di voi, né sulle vostre capacità, asserì Shori un pochino offesa da quell’insinuazione. Con chi credeva di parlare, con una pettegola che andava a spifferare i segreti di chiunque al primo che le capitava!?
    Picchiettando con il dito sullo strato morbido del divano, Shori abbassò lo sguardo. Poi sospirò, sconfitta. Non mi piace l’idea di avere un sigillo – “un altro” – ma se non c’è altro modo per farvi stare tranquillo… allora va bene. Come ho già detto, non ho intenzione di dire nulla a nessuno, per cui non ho nulla da temere. Lo imprimerete voi? chiese poi, alzando la testa. E per quanto riguarda i soldi, non c’è problema. Per fortuna ne ho abbastanza.

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    "Oh, interessante... abbiamo pessime capacità d'analisi, eh, Jiyuu Shori-chan?" pensò tra sé Kisuke, un poco dispiaciuto, cercando di nascondere una smorfia di disappunto. Cavolo! Le aveva appena confessato indirettamente che qualcun altro avrebbe impresso il Sigillo su di lei, ciononostante si sentì recapitare quella domanda. Tuttavia, visto e considerato che la buona sorte voleva arridergli, decise di cogliere la palla al balzo per sfruttare quel frangente inaspettato a proprio vantaggio.
    "Ma no, piccolina, non lo imprimerò io, bensì una persona che conosci abbastanza bene, a quanto pare" concluse, mentalmente, tra sé, come in risposta alla domanda della ragazzina, a cui avrebbe poi risposto verbalmente immediatamente dopo.
    Kisuke sapeva perfettamente che Shori e Galatea si conoscevano l’una con l’altra, sia perché tramite Galatea sapeva che quest'ultima aveva insegnato a Shori l'Arte del Richiamo e sia perché - a loro insaputa - Kisuke aveva sott'ordine della Mizukage assistito, monitorato e registrato il loro scontro amichevole in arena.
    «Ok, ottimo. Possiamo tranquillamente dire che abbiamo raggiunto un accordo. Comunque, ci tengo a precisare che il Fuuinjutsu - che solo in parte imprimerò io - è solo una misura precauzionale che non vuole insinuare obbligatoriamente che sia tu a spifferare ai quattro venti informazioni sul mio conto, o chi per me. Nell'incertezza, però, devo quanto meno prevenire questa eventualità, nonché evitare che sotto tortura e interrogatorio tu riveli qualcosa ad una potenziale fazione nemica» spiegò Kisuke, alla buona, senza entrare nei più minimi particolari che avevano dettato quella scelta. «Voglio che i miei segreti rimangano per l'appunto miei e che quindi decida io chi eventualmente ne deve entrare a conoscenza per sfoggiarli in battaglia. Per esserne certi, il Fuuinjutsu in questione è l'unica soluzione a me nota... e questa persona che mi aiuta pretende per questo favore che nessuno parli di lei. Questo è quanto» concluse facendo spallucce. Non era il tipo da dilungarsi in lunghe spiegazioni a chi non ne doveva dare. Anche se stava mentendo, avrebbe comunque continuato a recitare quel ruolo.
    Forse per Shori, tutto quel giro e rigiro sarebbe parso strano, grottesco magari. Avrebbe pensato che si trattava di un mordi e fuggi inutile, una sorta di cane che si morde la coda. Kisuke, tuttavia, era perfettamente consapevole che, per quanto non gli sarebbe certo stato negato quel favore, che imprimere un Fuuinjutsu come quello, poteva comportare tanti vantaggi come altrettanti rischi. Per questo motivo, capiva appunto perché nasceva l'esigenza che il nome e le informazioni riguardo alla persona che lo aveva impresso rimanessero segrete. Più avanti con il tempo, quel marchio sarebbe potuto essere scomodo per qualcuno, e il fatto che nessuno potesse venirne a conoscenza rendeva tutto più sicuro. Lo stesso Kisuke, si sarebbe fatto imprimere poi un marchio come quello sulla lingua, per celare l'identità di chi aveva apposto il Sigillo.
    «Ad ogni modo, se non c'è nulla in contrario, possiamo passare direttamente alla prima impressione del Sigillo. Chiamiamola la base. Verrà poi ultimato, con la seconda parte, subito dopo il termine dell'addestramento. E se te lo stai chiedendo, la risposta è no, non è una dimostrazione di fiducia o parità negli accordi, semplicemente è questa la procedura obbligatoria. Non mi stare a chiedere i perché e i percome, sono conoscenze che non mi appartengono in prima persona. Per il denaro, invece, che mi appartiene di più rispetto ai Fuuinjutsu, potrai consegnarmelo il giorno in cui vorremmo iniziare la sessione d'addestramento. Prima d'iniziare, ovviamente» disse Kisuke, in tono neutro e con molta tranquillità. Sorrise dietro le bende, quindi mise una gamba sopra l'altra e distese le braccia sullo schienale del divano. Si sentiva soddisfatto e compiaciuto: quella storia, gli avrebbe fatto guadagnare un po' di denaro (quasi) facilmente.
    «Se non c'è altro, togliti il coprifronte e mettiti pure comoda, e mi raccomando rimani immobile. Puoi anche chiudere gli occhi, se vuoi, ma non è necessario. Spero di metterci il minor tempo possibile.»

    KisukeMomochiSPOILER
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    Tripla Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Fili Metallici (30m)
    Senbon (19)Fili Metallici (10m)
    Cartabomba (4)Telescopio
    Cartabomba Fasulla (4)Pillole del Soldato (3)
    Makibishi (24)Kit Grimaldelli
    Pupazzi Esplosivi (2)Veleno Debole (2)
    Cartabomba (5)Specchio
    CerbottanaCimice (3)
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Tasca Sup.Kunai di Kiri(2)
    CustodiaOttavaCintura
    AbbigliamentoCoprinaso BendeIndossato
    AbbigliamentoProtezione CuoioIndossata
    AbbigliamentoGuanti RinforzatiIndossati
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    AbbigliamentoScarpe con LamaIndossate
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    Shuriken (20)Shuriken Maggiore
    Shuriken (20)Shuriken Maggiore

    Note- Sedici metri di Filo Metallico sono legati agli Shuriken Maggiori: otto ciascuno;
    - Quattordici metri di Filo Metallico sono legati a due Shuriken: sette ciascuno;
    - Dieci metri di Filo Metallico sono legati ad un Kunai;
    - Tre Cartebomba sono legate ad altrettanti Kunai;
    - Due Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai;
     
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    A Shori l’idea del Fuuinjutsu non piaceva proprio, neppure dopo la spiegazione del Momochi, che tra l’altro sembrava piuttosto ingarbugliata e contorta. Se aveva capito bene, quel sigillo doveva essere impresso in due momenti distinti, e per giunta da due persone sperata; la cosa le fece storcere il naso. Era strano, qualcosa sembrava stonare in quella spiegazione, ma d’altronde Shori che ne sapeva di Fuuinjutsu? Era un argomento per lei totalmente sconosciuto. “Sembra davvero tutto molto complicato. Non capisco perché la gente dovrebbe voler scegliere di impararli”, pensò scrollando le spalle.
    E poi, a quanto pare, c’era questa persona misteriosa che avrebbe completato il sigillo, che, come il senpai, pretendeva assoluta riservatezza. Ergo, due sigilli. Sempre se aveva capito bene.
    Se non c'è altro, togliti il coprifronte e mettiti pure comoda, e mi raccomando rimani immobile. Puoi anche chiudere gli occhi, se vuoi, ma non è necessario. Spero di metterci il minor tempo possibile, disse infine il Momochi.
    Shori sbatté le palpebre: togliere il coprifronte? Che doveva farci con la sua fronte? Non capendo, ma fidandosi del senpai, la ragazzina portò le mani dietro la nuca dove c'era il nodo che legava insieme le bende del coprifronte, e lo sciolse. La placca di metallo cedette improvvisamente, ma Shori la prese tra le mani e poggiò sul grembo, senza mai mollarla. Si inumidì le labbra: che il Fuuinjutsu sarebbe stato applicato sulla fronte? Le avrebbe lasciato un marchio permanente o no? E poi era curiosa di sapere se l’impressione di sigilli procurasse dolore, o qualcunque altro malessere, ma il suo orgoglio le impedì di aprire bocca. Annuì leggermente, con il cuore che palpitava, e cercò di rilassarsi mentre tendeva di un poco la testa verso la mano del senpai. Mi fido di voi, le scappò di bocca, parole sincere ma in quel momento non molto opportune. Solo naturali. Pensò di chiudere gli occhi, ma la sua mente registrò quell’azione come una vigliaccheria, per cui lasciò gli occhi ben spalancati e fissi sul viso del Momochi.

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    Note
    Tre kunai con attaccate cartabombe; altri tre kunai con attaccate cartabombe fasulle
     
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    «Mi fido di voi» disse semplicemente la ragazzina. Aveva acconsentito e Kisuke poteva finalmente procedere. Da un lato, se non altro, quel suo essere disposta a tutto, dimostrava quanto fosse determinata.
    "Okay, bene, procediamo!" pensò, quindi, Kisuke. "Stiamo a vedere quanto sei intrepida" pensò, notando che aveva deciso di non chiudere gli occhi. Il Momochi si alzò dalla sua postazione e si posizionò davanti a Shori, quindi dalla borsa prese un kunai e stringendo i denti si ferì i polpastrelli di indice e medio, facendo sgorgare un po' di sangue dalle ferite.
    «Immobile, mi raccomando» ricordò a Shori, fiero della sua sceneggiata.
    Il kiriano mosse le dita in direzione della testa della ragazza, quindi con le punte sporche di sangue iniziò a disegnarci sopra. Sulla fronte la marchiò con il kanji di parola, poi vi disegnò un cerchio intorno e da lì fece partire lungo la faccia, come tante catene penzolanti, tutta una serie di rune e simboli. Fatto ciò, finse di compiere una qualunque serie di Sigilli Magici.
    «Confinamento!» esclamò subito dopo, per poi appoggiarle immediatamente una mano sulla testa.

    Yomitori Kokoro - Lettura Mentale
    YomitoriKokoro-LetturaMentale_zps7f1a245e
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Supplementare
    Immobilizzando la vittima sarà possibile appoggiarvi sulla testa la propria mano, e con il Chakra iniziare ad estrarre informazioni dalla mente dell'avversario. È un processo complesso, che risulta essere relativamente semplice su Shinobi con un'esperienza inferiore alla propria, di media difficoltà su un pari grado ed estremamente complicato su uno Shinobi di livello superiore al proprio. È possibile effettuarla anche su un cadavere e vedere i suoi ultimi sette giorni di vita.
    Gli Specializzati in Interrogatorio sono considerabili di un grado superiore nell'uso di questo Jutsu, se lo subiscono.
    Consumo: N/A


    Gli bastarono pochi istanti per poter ricreare un collegamento con la mente della ragazzina, nonché un passaggio grazie al quale intrufolarsi. Forse subdolamente, ma questo per Kisuke era irrilevante. Nel corso della sua carriera aveva avuto modo di apprendere tanti metodi per interrogare un soggetto: dalla tortura all'ammaliamento; dalla pressione psicologica fino alla persuasione tramite Genjutsu. Tra tutte, però, la Lettura Mentale poteva essere considerata la più perfida e subdola, perché rastrellava e raschiava segreti senza che la vittima potesse opporre chissà quale resistenza e senza che nemmeno fosse sempre al corrente di quel che gli veniva imposto. Senza volerlo, doveva cedere al nemico pensieri, parole, ricordi, segreti.
    Fu così anche per Shori.
    Rispetto ad altre persone, Kisuke aveva trovato una buona difesa mentale in lei, una sorta di protezione, ma nulla che il kiriano non potesse aggirare. Fu così che, aggirandosi per le recondite camere della mente e dei ricordi, Kisuke poté scoprire cose che mai aveva immaginato di poter scoprire. Vide l'infanzia di Shori, i ricordi di lei da bambina, i suoi addestramenti con il padre e poi con la sorella, gli insegnamenti e la rigida educazione dei Jiyuu, i tempi dell'Accademia Ninja, i suoi segreti intimi legati ad ardori giovanili, tutte le esperienze vissute dalla kunoichi e le sue conoscenze in termini di battaglia e non. Ma questo era nulla. Tutto sommato, eccessi o meno, rientrava nella routine di chiunque. La parte interessante veniva poi, con la comparsa dei dettagli sul Demone Gatto dalle Due Code, il Nibi no Nekomata, sui poteri legati ad esso, sul Fuuinjutsu che lo confinava, sull'innesto del Katon e la capacità di poter comunicare e comandare i fantasmi avendo su di loro una certa influenza. Il kiriano scoprì dunque il ruolo di Shori come Forza Portante della Nebbia, venne a conoscenza del suo angelo custode Borei e di tutto quello che faceva abitualmente, delle sue manie, e tutto quello che aveva fatto e detto contro Kisuke e non solo. Scoprì della visita di Supaku Handoru quando questi era in cerca proprio di Kisuke, e si assicurò che Shori non avesse rivelato alcunché sul suo conto. Fece luce sul segreto del mutismo durante il loro piccolo scontro domestico. Scoprì poi la visita che Shori aveva fatto a Supaku Handoru a Suna, invertendo i ruoli, ma scoprendo stavolta tante utili informazioni sulle Forze Portanti e sui Bijuu, nonché sul ruolo di alcuni di essi in questo gioco e alcune preziose informazioni su Travis Fuuma. Si illuminò magicamente sul fantomatico taccuino compagno di mille viaggi e la passione di scrivere, di raccontare la sua storia e i suoi pensieri alla carta. Vide la costante presenza dei fantasmi e l'idea che da ciò ne era scaturita, ovvero il R.I.M.I., la Rete Informativa del Mondo Invisibile, riconoscendone il vasto e temibile potenziale, se portato a termine con successo.
    Kisuke scoprì tutto su di lei, di tutto e di più... e pure anche il genere di biancheria intima che indossava di solito e quello indossato quel giorno stesso. Kisuke si astenne dal sorridere o di cedere a una risata, seppur lieve. "È proprio una ragazzina..." pensò.
    «Ci ho messo un po', scusami, non sono molto bravo nei Fuuinjutsu...» disse quando ebbe terminato, staccando la mano. Sospirò. Non avrebbe saputo dire effettivamente quanto tempo era trascorso. La fatica e l'impegno, unite alla mole d'informazioni tra cui alcune di un certo rilievo e perciò ancora da assimilare per bene, avevano un po' sfiancato il ventunenne della Nebbia. "E pensare che volevo solo ed unicamente vedere e accertarmi se nascondeva veramente bene cattive intenzioni. È veramente fedele e leale fino al midollo, però nasconde davvero tanti segreti."
    «Questo è solo l'anticipo, diciamo. Il Fuuinjutsu per forza di cose verrà ultimato e solidificato subito dopo concluso l'addestramento dalla persona specializzata, io posso solo porre le basi di sicurezza. La mia parte, insomma, essendo per l'appunto parte in causa. Facciamo che ci rivediamo tra...» disse, soffermandosi per soppesare la data d'incontro per l'addestramento, andando a sedersi nuovamente.
    «Facciamo tra cinque giorni, alle nove, alla piazza nord di Kiri?» chiese, infine, sollevando l'indice, quello ancora intinto di sangue proprio. «Ah, non farti problemi: di là c'è il bagno se vuoi, e penso tu voglia, lavarti la faccia» concluse, indicando la direzione.

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    Il Momochi si alzò e si posizionò davanti a Shori. Quando tirò fuori un kunai, la ragazza si irrigidì e per istinto si ritrasse un poco; ma quell’arma non serviva per ferire lei, bensì i polpastrelli del senpai. “Un tributo di sangue…?” si chiese lei, sorpresa. “Possibile che bisogni farlo per ogni Fuuinjutsu? E io che pensavo fosse un’esclusiva della Kuchiyose…”
    Immobile, mi raccomando, mormorò Kisuke-senpai. Shori annuì, ma la tensione non rallentò, così come i battiti del proprio cuore. Il ninja allungò le dita bagnate di sangue e con quelle toccò la fronte nuda della ragazza; Shori sentì il liquido caldo a contatto con la pelle pallida, e si impose di rimanere completamente ferma. Il senpai iniziò a muovere le mani e tracciare quello che sembrava un kanji, poi un cerchio, e infine un’altra serie di piccoli simboli a lei incomprensibili, che andarono a macchiarle pure la faccia.
    La ragazza rimase completamente immobile in tutto il processo. Il Momochi compì alcuni sigilli. Confinamento! E poggiò la testa sul capo della kunoichi.
    Shori non sentì nulla. Non sapeva bene cosa aspettarsi – dolore, una pressione, qualcosa – ma il non sentire nulla fu un sollievo. Il senpai sembrava immerso nei propri pensieri, o forse concentrato in quello che stava facendo. La ragazza pensò bene di non interromperlo. Passarono secondi, minuti, e la sua faccia non cambiò. Shori rimase in attesa, in fermento, in ansia che l’uomo si risvegliasse.
    Infine, successe. Ci ho messo un po', scusami, non sono molto bravo nei Fuuinjutsu... disse Kisuke, staccando la mano. Sembrava un po’ stanco. Finalmente, Shori tornò a respirare normalmente.
    Questo è solo l'anticipo, diciamo. Il Fuuinjutsu per forza di cose verrà ultimato e solidificato subito dopo concluso l'addestramento dalla persona specializzata, io posso solo porre le basi di sicurezza. La mia parte, insomma, essendo per l'appunto parte in causa. Facciamo che ci rivediamo tra… fece una breve pausa di riflessione. Facciamo tra cinque giorni, alle nove, alla piazza nord di Kiri?
    Shori annuì subito. Certo.
    Ah, non farti problemi: di là c'è il bagno se vuoi, e penso tu voglia, lavarti la faccia, aggiunse lui.
    Alla ragazzina scappò un risolino per scaricare la tensione. Sì, sì, vi ringrazio, disse alzandosi e dirigendosi verso il punto indicato dal padrone di casa. Quando raggiunse il bagno, con il coprifronte in mano, la prima cosa che Shori fece su specchiarsi: la propria immagine sulla superficie riflettente era orribile, somigliava ad una selvaggia, oppure a una sacerdotessa raccapricciante che aveva appena terminato un sacrificio. Con velocità ed energia si pulì la faccia e la fronte, bagnandosi pure l’attaccatura dei capelli. Rinfrescata e pulita, Shori si rimise il coprifronte e tornò alla sala. Dentro, trovò Borei che stava cercando di menare il Momochi senza successo. Gli occhi violetti della ragazza si indurirono, cercando di trafiggere il fantasma con lo sguardo.
    Alle nove in piazza nord di Kiri, allora, disse e fece un inchino per nascondere l’espressione irritata. Vi ringrazio infinitamente. Ora è tempo di andare.
    Borei diede un ultimo pugno, poi, senza manco guardare la compagna, camminò velocemente fuori dalla casa con passo impettito. Shori dovette reprimere uno sbuffo, prima di dirigersi anche lei fuori. Non sopportava più quello spettro maledetto.


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