Missione Akira Kaguya

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    Ninpou: Chojuu Giga

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    Missione a Servizio di: Kirigakure
    Mandante della Missione: Mizukage
    Esecutore della Missione: Akira Kaguya
    Punto d'Interesse Isole Nagi; Kirigakure Sud
    Ore: 05.00

    Cinque persone hanno acquistato di recente una vecchia casa che nelle Isole Nagi, a sud di Kirigakure. Queste persone, all'apparenza pacifiche, non sono contadini o mercanti, sono armaioli.
    Sembra che vogliano trasformare la casa in un Dojo per l'insegnamento del Kendo. Questa notizia, in sè, non è preoccupante, ma pare che, in un piccolo magazzino sul retro della casa, si trovino innumerevoli armi, non solo le Katane per il Kendo. Sembra le vendano sottobanco a briganti e banditi e certo non possiamo tollerare la cosa. Il sensei ed i suoi quattro allievi, tre maschi ed una ragazza, sono molto abili con le katane, specialmente fa' attenzione al sensei, è molto veloce, almeno quanto un Genin del tuo livello; tuttavia nessuno di loro conosce Jutsu di alcun tipo, nè sa utilizzare il Chakra, sono solo molto abili ed allenati fisicamente. Dovrai andare da queste persone ed eliminarle tutte, senza lasciare testimoni.
    Questo perchè, nonostante la missione sia perfettamente giustificata e "legale", questi farabutti godono di numerosi favori di molti banditi che importano armi anche nei confini delle Terre di Nessuno, se i loro "clienti" venissero a conoscenza dei mandanti della missione potrebbero aumentare le aggressioni ai confini nei nostri confronti quindi evita di farti notare. Nessuno di loro dovrà allontanarsi dalla casa, lasciare messaggi, chiamare aiuto e simili. Non ci interessa il metodo con cui li eliminerai, purchè non si possa risalire direttamente a noi.
    Una volta finito, distruggi la casa ed il magazzino, nessuno dovrà impossessarsi di quelle armi.
    Buona fortuna Shinobi.

    SPOILER (click to view)
    Nelle missioni in singolo non vi è alcun compagno con il quale alternarsi le risposte, dovrai dunque fare tutto tu in un unica risposta. Non avere alcuna fretta a rispondere, prenditi anche più giorni poiché la missione dev'essere fatta ben nel dettaglio, curando con attenzione anche l'aspetto dei combattimenti ed i nemici che avrete difronte, non più facili da sopraffare.
    - Non verrà corretta finché non segnalata nell'apposito topic, poiché è permesso farla "man mano" e dunque editare il primo messaggio in ogni momento.
     
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    L'uomo camminava lesto tra le fronde degli alberi, trascinandosi appeso ad un fianco un grosso secchio di legno legato ad una corda consumata dal tempo. Si muoveva con il fare di chi è abituato a compiere quel percorso quasi quotidianamente, e i leggeri sbuffi che emetteva ad intervalli regolari indicavano quanto quella camminata non fosse per niente di suo gradimento. Lo sconosciuto si addentrò ulteriormente nel boschetto che circondava il dojo di cui faceva parte e per un istante i raggi solari che facevano capolino fra le cime degli alberi vennero oscurate da un'ombra, rapida nello svanire così com'era comparsa. Colto di sorpresa, l'individuo si fermò un momento guardandosi intorno, turbato, ma poi dovette convincersi che si fosse trattato di uno scherzo della sua immaginazione e riprese il cammino. Del resto, quei boschi non gli erano mai piaciuti. Forse era proprio per questo che il Maestro lo costringeva sempre a raccogliere nuova acqua per il dojo nel laghetto lì vicino. Quasi in risposta ai suoi pensieri, il rumore dell'acqua che scorre si fece progressivamente più vicino fino a sbucare in una piccola radura al cui interno giaceva un laghetto di modeste dimensioni, creato da una cascata che si gettava dalle pendici della parete rocciosa adiacente. Il ragazzo senza nome si inginocchiò alle pendici del lago e gettò in malo modo il secchio nell'acqua per far sì che si riempisse a dovere. In quel momento, appollaiato su un albero alle sue spalle, Akira Kaguya tese la corda del suo arco incoccando una lunga freccia.


    Paese dell'Acqua, Villaggio nascosto della Nebbia. Alcune ore prima.

    Il Sesto Mizukage si agitava sulla poltrona della sua scrivania, forse leggermente troppo piccola per la sua stazza, con gli occhi che vagavano da una parte all'altra del rapporto che teneva in mano e che ormai aveva imparato quasi a memoria. Si trattava del rapporto appena consegnato dalla squadra ANBU che aveva inviato nei pressi del Paese della Terra per osservare i movimenti di un uomo: Danzou Natsuhi. Quel figlio di buona donna se n'era andato all'improvviso, decidendo che una vita da vagabondo per le Terre di Nessuno valeva di più della carriera da Shinobi che fino a quel momento era riuscito a costruirsi con le sue mani, a dispetto della cattiva reputazione di cui aveva sempre goduto fra la gente del Villaggio. Per un istante aveva creduto che potesse essere cambiato, ma evidentemente si era sbagliato: non era altro che una minaccia che andava estirpata il prima possibile. Come un povero ingenuo aveva concluso alcuni dei suoi accordi più intimi e delicati grazie all'aiuto indiretto e al rifugio che costituiva il bordello di Danzou, e chissà che quel posto non contenesse più occhi e orecchie di quanto non desse a vedere. In ogni caso, era un rischio che non era disposto a correre. Danzou Natsuhi aveva firmato la sua condanna a morte nel momento stesso in cui aveva deciso di rigare il suo coprifronte e tradire lui, il Mizukage in persona. La faccenda però andava sistemata con estrema discrezione: da quando se n'era andato, sua figlia, Terumi, era inconsolabile. Sarebbe stato meglio per lei se non fosse mai venuta a sapere ciò che di lì a poco sarebbe accaduto a Danzou. In quel momento, mentre il fantasma di Danzou Natsuhi aleggiava impalpabile nella stanza, qualcuno bussò alla porta.
    «Avanti», disse il Mizukage con voce che tradiva una punta di stanchezza, mentre si abbandonava sullo schienale della poltrona.
    Fece il suo ingresso un ragazzo pallido, con lunghi capelli bianchi e due inequivocabili puntini rossi sulla fronte. Non doveva aver avuto più di diciassette anni, diciotto al massimo. Aveva un'aria piuttosto rigida e turbata, e le profonde ochiaie sotto gli occhi lasciavano intuire che di recente non avesse dormito a sufficienza.
    «Mi scusi, signore», esordì il ragazzo, il cui coprifronte di Kiri era ben visibile sulla spalla sinistra, «Sono qui per chiedervi di una questione piuttosto delicata, se permettete...»
    «Oh, Akira! Capiti proprio nel momento adatto: a volte un po' di compagnia non può che giovare ad un vecchio e alle sue stupide preoccupazioni», rispose il Sesto, affabile. «Dimmi, cosa posso fare per te?»
    «Ho saputo che Danzou Natsuhi ha abbandonato il Villaggio, signore».
    Veloce com'era comparso, il sorriso sul volto del Mizukage sparì, mentre sulle sue spalle tornava a farsi grave l'ammasso di pensieri che fino ad un minuto prima lo stavano tenendo occupato. «Ah... Di questo si tratta. Immaginavo che prima o poi saresti venuto da me». Di fronte allo sguardo interrogativo e preoccupato di Akira, il Mizukage riprese a parlare. «Dunque, cosa vuoi sapere?»
    «Vorrei soltanto sapere com'è successo, perché...», riprese il Kaguya con sguardo fisso, «Perché se n'è andato? Perché proprio adesso?»
    «E' proprio quello che stiamo cercando di scoprire. Non appena avremo informazioni migliori a riguardo sarò ben felice di condiv...»
    «Chiedo il permesso di andare a cercarlo, signore», lo interruppe il ragazzo, «Andrò nelle Terre di Nessuno, lo troverò e lo riporterò indietro»
    «Questo è fuori discussione», replicò il Sesto dopo un attimo di riflessione, «Le Terre di Nessuno non sono luogo adatto ad un Chuunin dalla testa calda».
    «Signore, vi prego, datemi l'opportunità di...!»
    «Ho detto no, Akira», continuò il Mizukage, fermo e impassibile. «Ed è la mia ultima parola. Abbiamo ottimi elementi con esperienza adeguata che si occuperanno della cosa. Se proprio desideri l'occasione di farti tagliare la testa allora prendi questa», disse porgendogli una pergamena appena recuperata fra le infinite richieste di missione che giungevano al suo ufficio. Akira rimase immobile, quasi tremante per un paio di secondi mentre lottava contro le emozioni e la voglia di sciogliere la lingua, ma poi, con un profondo sospiro che aveva il sapore amaro della sconfitta, allungò la mano e raccolse la missiva da quella del suo superiore.
    «Farò il mio dovere, Mizukage-sama».
    «C'è altro che vorresti chiedermi, Akira?»
    «No, signore», disse il giovane con un piccolo inchino, per poi voltarsi ed apprestarsi ad uscire dalla stanza. Quando era sul punto di afferare la maniglia della porta, però, si interruppe, come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa di molto importante. «A dire il vero, signore», riprese il ragazzo voltandosi di nuovo, «Qualcosa ci sarebbe... Avrei delle domande da porvi riguardo ad una cosa capitata durante uno dei miei ultimi addestramenti per la Tecnica del Richiamo».
    «Dimmi pure», rispose il Mizukage riassestandosi sulla poltrona.
    «Dopo aver firmato il Contratto delle Chimere il ragazzo ha evocato creature diverse da ciò che sarebbe dovuto apparire: creature strane, con occhi grigi e tante iridi concentriche. Proprio come i suoi».
    «Travis Fuuma...», borbottò il Mizukage tra sé e sé.
    «Lo conoscete?»
    «», rispose di nuovo l'uomo che in quel momento sembrava sempre più vecchio. «Ne hai fatto parola con qualcuno, oltre a me?»
    «No, signore», si affrettò a rispondere Akira, turbato dall'improvvisa piega che sembrava aver preso quella conversazione.
    «Molto bene. Confido che quanto sto per dirti rimarrà fra me e te, mi sono spiegato?» Il MIzukage attese che il Kaguya annuisse con decisione prima di continuare. «Egli è l'attuale successore di una antichissima e potente, nonché alquanto rara, arte oculare... Ciò che tu vedi nei suoi occhi è il Rin'negan, gli stessi occhi di cui era dotato il Saggio delle Sei Vie quando creò dal nulla ciò che oggi chiamiamo "il mondo ninja"».
    «Ma non si tratta di pure leggende...?», chiese Akira, scettico su ciò che il Mizukage gli stava rivelando.
    «Penso che tu abbia già avuto modo di verificare con i tuoi occhi se si tratti di un semplice racconto oppure no, Akira Kaguya», replicò il Mizukage incrociando le mani davanti al viso e fissandolo con sguardo penetrante. «Ora va', ragazzo: la tua missione ti attende».
    E con queste parole congedò il giovane Akira Kaguya, uscito da quella stanza con ancora più dubbi e preoccupazioni di quanti ne avesse quando vi era entrato. Dopo qualche secondo di immoblità e silenzio, il Sesto Mizukage ruotò sulla poltrona fino a trovarsi con le spalle alla scrivania, passandosi una mano sugli occhi stanchi.
    «Ogah», chiamò, e dopo un istante un uomo in divisa ANBU comparve in ginocchio dall'altro lato della scrivania. L'unico particolare che lo distingueva dai suoi compagni di reparto era una maschera raffigurante un toro che portava calata sul volto.
    «Signore», si limitò a dire, chinando il capo.
    «Voglio che tu lo segua fino a mio nuovo ordine, e che mi invii rapporti regolari sui suoi movimenti. Voglio sapere cosa fa, dove lo fa e con chi lo fa. Soprattutto, avvisami in caso compia qualcosa di stupido»
    «Sì, Mizukage-sama», rispose l'uomo chiamato Ogah, dissolvendosi in uno sbuffo di fumo.
    Il Mizukage, immobile, continuò a passarsi una mano sul volto grattandosi la barba ormai vecchia di due giorni. Il tradimento di Danzou, l'irrequietezza di Akira, il risveglio del Rin'negan... Nuvole oscure si addensavano all'orizzonte.


    Il ragazzo senza nome avvertì un improvviso dolore alla schiena, nei pressi della spalla destra, mentre inarcava istintivamente le spalle con il viso deformato da una smorfia di sofferenza. Il secchio cadde a terra con un tonfo sordo sull'erba, ma lui non lo sentì, così come non si rese conto di essere caduto in ginocchio prima di ritrovarsi completamente steso a terra su un fianco, ansimante, e la vista che gli si faceva sempre più annebbiata. L'ultima cosa che vide prima di perdere conoscenza fu il lento avvicinarsi di un individuo verso di lui, anche se dalla posizione in cui si trovava non poteva scorgere che i piedi e parte delle gambe. Poi, cadde preda di un buio avvolgente.
    Quando si svegliò, il giovane si ritrovò seduto con la schiena appoggiata al tronco di un albero. Ancora incapace di dare una spiegazione a ciò che gli era accaduto poco prima, cercò di muoversi in preda all'agitazione, solo per accorgersi che era stato completamente legato con quella che aveva tutto l'aspetto di una catena metallica. Tentò un ulteriore strattone, senza tuttavia riuscire ad allentare di un millimetro l'arnese che lo teneva bloccato. Alzò lo sguardo, spaurito, e sobbalzò alla vista della persona che senza ombra di dubbio l'aveva assalito: si trattava di un semplice ragazzo, sicuramente più giovane di lui, dai capelli quasi bianchi e due profonde ochiaie sotto gli occhi, che lo osservava con sguardo spento e inespressivo dalla roccia sulla quale era seduto. Al braccio portava il simbolo di Kirigakure e in quel momento stava giocando con una freccia, che faceva roteare fra le dita. Di tanto in tanto la punta perdeva una goccia di sangue, e fu solo in quel momento che gli tornò alla mente il profondo dolore che aveva provato alla schiena e con esso la ferita parve esplodergli, pulsando prepotententemente fino al suo cervello in rapidi spasmi dolorosi.
    «C-chi sei?» provò a chiedere con voce tremante. «Sei un ninja, vero? Perché mi hai attaccato!?»
    Il ragazzo in un primo momento non rispose, ma smise di giocherellare con la freccia, segno che stava comunque prestando attenzione al suo prigioniero.
    «Sono stato mandato qui perché è arrivata notizia che tu e i tuoi compagni commerciate armi di contrabbando all'interno del vostro Dojo» disse infine. «Sono qui per eliminarvi».
    «Che cosa?», proruppe il prigioniero in un grido angosciato. «T-ti giuro che sono false informazioni! Io, i miei compagni e il Sensei non facciamo del male a nessuno! Siamo innocenti!!»
    «Non mi interessano le tue bugie. Voglio solo sapere quanti di voi al momento si trovano all'interno del Dojo e quando è prevista la prossima consegna di armi».
    «Quale consegna di armi!?», continuò a difendersi il ragazzo, dimenandosi all'interno della stretta delle catene. «Te lo ripeto: non so niente di queste armi di contrabbando, ti stai sbagliando...!»
    Akira parve improvvisamente perdere la pazienza, balzando in piedi e sovrastandolo con fare minaccioso. «Ti ho detto che non sono qui per ascoltare le tue menzogne, cane!», sbraitò, schiaffeggiandolo. «Sto cominciando a perdere la pazienza: parla!»


    Akira Kaguya si lasciò alle spalle l'imponente Palazzo del Mizukage e battè con forza un pugno contro la massiccia muratura in pietra che costituiva la parete dell'edificio stesso. Come al solito il Mizukage non gli aveva dato ascolto e si ostinava a trattarlo come un ragazzino impotente, riponendo la sua fiducia in altre mani piuttosto che nelle sue. Aveva forse mai avuto una qualche possibilità di convincerlo, anche solo per un secondo? Ma ci sarebbe voluto ben altro per fermarlo, per impedirgli di portare avanti la sua ricerca della verità sul suo amico Danzou e sui motivi che lo avevano portato a voltare le spalle a lui e a tutta Kirigakure. *Se non se n'è andato quando Reena gliene aveva offerto la possibilità, perché tradire proprio ora?* Si chiedeva, senza ricevere risposta. Si rifiutava di ammettere l'evidenza dei fatti, cioè che Danzou se n'era andato per sempre e senza lasciargli nemmeno un biglietto, una lettera di spiegazioni a lui o a Juza.
    *Juza!*, esclamò improvvisamente tra sé e sé, come illuminandosi. Se c'era qualcuno che in quel momento poteva aiutarlo, si trattava di Juza Tojary. Juza Tojary, il ninja medico che lo aveva salvato nell'Arena quando a causa della malattia stava per soccombere sotto i colpi di Ryoichi Inuzuka, e che da quel momento non lo aveva più abbandonato, quasi seguendolo passo passo per prendersi cura di lui. In più di un'occasione si era dimostrato severo con lui, ma la sua fedeltà alla Giustizia e a Kirigakure erano fuori discussione, così come la sua lealtà verso gli amici. Occorreva dunque trovarlo, gli sembrava passata una vita intera dall'ultima volta che si erano visti, in occasione del suo ritorno da Amegakure e dalla battaglia che aveva visto Motoi e la sua banda cadere impietosamente sotto i colpi dei Quattro Grandi Villaggi. Ora Cinque, sarebbe stato più corretto dire, ripensando al fortuito e quantomai fondamentale intervento degli Shinobi Katana della rediviva Kumogakure, stando a quanto gli aveva raccontato sua sorella nelle notti a venire, quando entrambi faticavano a prendere sonno nella solitudine della loro grande casa. Dopo essere partito di gran carriera verso una direzione non meglio definita, Akira si rese improvvisamente conto (con un po' di sconforto, a dire il vero) di non avere idea di dove si trovasse l'abitazione di Juza. Ora che si trovava costretto a pensarci, si rendeva conto che gran parte delle esperienze da lui avute con Juza potevano ridursi a campi di battaglia condivisi con il sangue e a lunghe visite mediche tenute nella sua dimora, ma non si era mai preoccupato di fare visita a Juza nel luogo in cui viveva, o di informarsi su come se la passasse. Un improvviso senso di colpa lo avvolse, accompagnato da un cattivo presagio e dalla paura di vedere le persone a lui care svanire nell'ombra prima ancora che questa si preoccupasse di inghiottirlo per sempre. Deciso a ricacciare questi pensieri nella parte più profonda e inaccessibile di sé, Akira fece dietrofront e rientrò di corsa all'interno del Palazzo del Mizukage, precipitandosi con malcelata impazienza verso la scrivania al centro del salone d'ingresso, dietro il quale si trovava un uomo fra i trenta e i quarant'anni. Indossava un paio di occhialetti scuri dalla forma perfettamente circolare e aveva sul volto l'espressione acida di chi svolge un lavoro che detesta, e per questo motivo cerca di scaricare le proprie frustrazioni sul primo che gli capita a tiro. Sperando vivamente di non essere quel qualcuno, il ragazzo si avvicinò all'omino tutt'ossa e naso all'insù, chiedendogli se per cortesia poteva fornirgli l'informazione di cui aveva bisogno.
    «E' riservato», rispose l'uomo, pomposo, aggiustandosi gli occhiali sul lungo naso.
    «Glielo chiedo di nuovo, signore, è estremamente importante che io ottenga quell'informazione».
    L'omino parve non aver nemmeno udito le parole del Kaguya, tanto che ripetè quasi esattamente le stesse parole di poco prima: «Come ho detto, è riservato. Sono spiacente», aggiunse infine, con un'espressione che stava a significare tutto il contrario.
    «Senta, forse non ci siamo capiti», ribattè Akira tornando alla carica, alzando quasi involontariamente il tono di voce, «Io ho - davvero- bisogno di quell'informazione. Quindi, se fosse cosi gentile da fornirmela...» Nonostante si stesse sforzando di mantenere un atteggiamento educato, il ragazzo Kaguya si stava rapidamente innervosendo di fronte a quell'individuo, le cui narici dilatate e il labbro leggermente increspato mostravano tutto il disgusto che stava provando per lui in quel momento.
    «Adesso stammi bene a sentire, ragazzino» sputò l'uomo con gli occhiali puntandogli un dito contro, «Se dico che questo tipo di informazioni sono riservate significa che s... Ah! Terumi-sama!», esclamò, facendosi improvvisamente mesto e ossequioso, trasformando il proprio ghigno facciale in uno dei sorrisi più servili e leccapiedi che Akira avesse mai visto. Stupito da quell'improvviso cambio di atteggiamento, Akira si voltò verso la fonte di tanto riguardo. A pochi metri di distanza da lui si trovava una donna bellissima, dai lunghi capelli rossi che le ricadevano lisci fino alla vita ed indosso un abito blu attillatissimo. Sul suo volto era stampata un'espressione di sincera curiosità.
    «Cosa succede qui?», chiese la ragazza. Non doveva avere più di venti, ventidue anni, ed Akira si riscoprì intento a fissarla prima distogliere lo sguardo per un momento, imbarazzato, e tornare a dedicare la sua attenzione all'omino compunto che ora si trovava davanti.
    «Niente di grave, Terumi-sama», si affrettò a rispondere con un piccolo inchino, sfregandosi nervosamente le mani e riassestandosi nuovamente gli occhialini sul lungo naso all'insù. «Stavo giusto spiegando a questo giovane l'impossibilità dell'ottenere il particolare tipo di informazioni che va cercando...»
    Forse spronata dall'occhiataccia che Akira stava riservando al viscido figuro, la ragazza che rispondeva al nome di Terumi chiese ulteriori informazioni in merito alla faccenda: «Che genere di informazioni?»
    «Oh, niente di cui voi dobbiate disturbarvi, Terumi-s...», cercò di rispondere l'uomo, prima che la ragazza lo interrompesse decisa.
    «Ti ho fatto una domanda», gli chiese sorridendo, ma la gelida espressione dei suoi occhi e il tono che non ammetteva repliche fece istintivamente rabbrividire Akira, sgomento di fronte a tale manifestazione di autorità da parte di una ragazza non di molto più grande di lui. All'interno del Palazzo del Mizukage, poi.
    *Chi diamine è questa ragazza?*


    «Ti prego, lasciami andare!» continuava a domandare il ragazzo senza nome, ignorando le continue richieste di confessione da parte di Akira, il quale cominciava davvero a non poterne più. «Se vieni con me al Dojo ti dimostrerò che si tratta di un grosso errore e vedr--»
    L'ultima parola gli morì in gola, mentre un rivolo di sangue gli colava dalla fronte lungo il naso e poi sulle guance. Rimase a bocca aperta per qualche istante, mentre con lo sguardo ormai privo di vita continuava a fissare il giovane ninja di fronte a lui, che di rimando lo osservava impassibile con il dito indice della mano destra teso verso di lui. Infine, la testa gli barcollò all'indietro e cozzò contro il tronco dell'albero al quale era appoggiato. Sulla fronte un piccolo foro circolare, causa di quella morte improvvisa e forse senza senso.
    «Accidenti», bofonchiò il Kaguya tra sé e sé, mentre osservava la piccola ferita sulla punta del dito rimarginarsi e avvertiva l'ultima falangetta dell'indice riformarsi rapidamente.
    Teshi Sendan - Proiettili Digitali
    TeshiSendan-ProiettiliDigitali1 TeshiSendan-ProiettiliDigitali2
    Livello: C
    Tipo: Nin-Taijutsu
    Non è una tecnica che fa parte delle cinque danze ma anch'essa si basa sulla manipolazione delle ossa. A differenza delle altre tecniche, questa viene usata per colpire a distanza. L'utilizzatore fa spuntare fuori dalla punta delle dieci dita delle mani dei proiettili formati dalle falangette e quindi da ossa che vengono poi indirizzati rapidamente contro l'avversario rendendoli assai difficili da schivare. Questi, dato che roteano in aria e possiedono una notevole velocità, hanno un alto potere perforante.
    Consumo: 4

    Akira: 115-4= 111

    «Avresti fatto meglio a dirmi la verità, sciocco» mormorò al corpo inerte quasi con tristezza.
    Con movimenti meccanici e la mente altrove Akira si avvicinò quindi al cadavere e lo spogliò della catena che lo bloccava e se la legò al fianco, per poi caricarsi l''uomo in spalla insieme al secchio legato alla fune e si diresse ad ovest, verso la cascata a cui era diretto il senza nome prima di essere catturato. Il rumore dell'acqua che si infrangeva sulla superfice calma e piatta del lago era ben udibile anche da lì, così ipotizzò che la sua destinazione non dovesse essere troppo lontana e si mise in marcia con passo spedito. Dopo un paio di minuti, infatti, la fitta boscaglia si aprì improvvisamente nel prospettato laghetto e dalla annessa cascata, la quale si gettava dalla cima di una grossa parete rocciosa. Tutto intorno, ammassi di rocce bianche di varie dimensioni facevano da contorno al paesaggio naturale. Dopo aver gettato a terra il corpo, Akiravi legò alla vita la fune che si era portato dietro e prese il secchio, alla quale era collegata, e lo riempì di sassi che raccolse nei paraggi. Infine, gettò all'interno del lago prima il secchio e subito dopo il cadavere, rimanendo ad osservare par circa un minuto la bontà dell'operazione assicurandosi che questi non tornasse immediatamente a galla. Soddisfatto ma incapace di generare veri sentimenti dalla voragine che sentiva crescersi dentro, Akira cercò di concentrarsi solamente sul compito che l'attendeva e tornò sui suoi passi, deciso a farla finita il prima possibile e sempre più convinto di stare sprecando tempo prezioso su quell'isola.


    «Certamente, Terumi-sama» disse l'uomo acido con un piccolo inchino e il fare ossequioso. «Questo giovane ninja stava richiedendo informazioni riservate in merito al domicilo di un ninja suo compagno... Naturalmente gli ho detto che era impossibile, così lui--»
    «E a cosa ti servirebbero queste informazioni?» chiese lei rivolgendosi ad Akira e interrompendo il discorso dell'uomo con noncuranza.
    «Beh, ecco...» mugugnò il ragazzo improvvisamente in soggezione a causa dello sguardo di lei. «Devo chiedergli aiuto per ritrovare un amico. Un amico perduto» mormorò abbassando lo sguardo, ora attraversato da un'ombra di tristezza.
    Mei Terumi sembrò accorgersene e condividere con lui lo stesso sguardo, ma solo per un momento, dopo il quale riprese il suo abituale atteggiamento e si limitò a muovere un cenno verso l'uomo al di là del bancone, che con un nuovo inchino si affrettò a scribacchiare una serie di parole e numeri su un foglietto di carta unticcio per poi porgerlo alla ragazza.
    «Il mio nome è Mei, Mei Terumi» disse la ragazza ad Akira, facendogli segno di seguirla mentre muoveva un passo verso l'uscita del palazzo. «Scusalo», disse accennando con il capo all'odioso omino, «Ma tende sempre ad essere piuttosto scortese con quelli che non conosce. Anche se non so se lo preferisco così o in versione pedante, a dire il vero...»
    «Io sono Akira Kaguya. Grazie per avermi aiutato».
    «Oh, non c'è di che! Allora, vediamo...» aggiunse la ragazza dando un'occhiata al foglietto semistropicciato. «...E' questo Juza Tojary l'uomo che ti aiuterà a trovare quello che cerchi? In che guai si è cacciato il tuo amico?»
    «Beh, vedi» le rispose Akira guardandola dritta negli occhi, «Avevo un amico che improvvisamente se n'è andato, poco tempo fa, e non ho idea di dove sia finito né del motivo della sua assurda partenza, e Juza è l'unico di cui possa fidarmi per aiutarmi nella mia ricerca... Il mio amico si chiamava Danzou, Danzou Natsuhi. Lo conosci?»
    Nell'udire quel nome Terumi sobbalzò, diventando immediatamente paonazza.
    «D-Danzou, hai detto?» balbettò mentre cercava di riprendere il controllo di sé, visibilmente scossa. «Sì, lo conoscevo, o almeno pensavo fosse così...» Si fermò un momento, mordendosi un labbro incerta se continuare a parlare oppure tacere. «Ascoltami, Akira», disse Terumi fermandosi davanti ad Akira. «Tu mi stai simpatico, perciò preferisco essere sincera con te. Smetti di cercare il tuo amico, non cominciare nemmeno: sarebbe soltanto fatica sprecata. Danzou se n'è andato, e non tornerà più... Mai più. Adesso scusami, ma...»
    Terumi si voltò e corse via, ma in quei brevi attimi Akira fu certo di averle visto gli occhi velarsi di lacrime.
    Rimase quindi solo con il cuore pieno d'angoscia, un amico da cercare e una missione da compiere, stretta nel pugno di una mano serrata quasi spasmodicamente.


    Il Dojo finalmente ricomparve alla sua vista, e Akira sbucò lentamente tra le fronde di un cespuglio particolarmente grande per appostarsi in vista dell'ultimo atto della sua missione. L'edificio era composto da un'unica, ampia struttura che si stendeva su due piani, quello superiore adibito a palestra e quello superiore dedicato agli alloggi del maestro e dei suoi allievi. Si trovava al centro di un grande spiazzo erboso, perfettamente curato, che si estendeva per diversi metri fino al confine della tenuta. Anche lì, sparsi qua e là, si potevano notare alcuni strumenti d'allenamento sparsi per il giardino, alcuni gettati alla rinfusa e altri danneggiati, in attesa che qualcuno di buon cuore giungesse per ripararli. L'edificio aveva una forma rettangolare piuttosto allungata, e lungo le pareti laterali i raggi del sole si insinuavano allegri attraverso le ampie vetrate che accompagnavano l'intero lato della casa.
    *Un ottimo punto per spiare all'interno.* pensò Akira tra sé e sé.
    Dal momento che con il primo ostaggio non aveva avuto una grossa fortuna, il Kaguya decise di fare ciò che si era ripromesso di compiere fin dall'inizio, cioè assicurarsi del numero di presenze all'interno affidandosi al suo udito potenziato dal chakra e dai numerosi allenamenti.
    Muon Satsujin - Tecnica dell'Omicidio Silenzioso
    MuonSatsujin-TecnicadellOmicidioSilenzioso
    Villaggio: Kirigakure no Sato
    Livello: B
    Tipo: Taijutsu
    Questa tecnica viene utilizzata in condizioni di visibilità scarsa o assente, come in un luogo buio o nei pressi di fitti banchi di nebbia. La tecnica consiste nell'individuare l'avversario utilizzando sensi alternativi alla vista, come l'udito o l'olfatto, e quindi muoversi silenziosamente attaccandolo, facendo leva sull'effetto sorpresa.
    Il fiuto dello Shinobi è paragonabile ad un neo Genin del Clan Inuzuka, non sarà dunque possibile identificare con precisione dov'è l'avversario ma si riuscirà a capire se è vicino o lontano. Nel caso si segua una traccia di sangue si potrà però individuare sempre grazie al fiuto, con massima precisione l'avversario. L'udito risulta essere maggiormente sviluppato, e permette allo Shinobi di percepire persino il battito cardiaco dell'avversario. La capacità nel focalizzarsi in un rumore è elevata ed una carta-bomba potrebbe distogliere l'attenzione dell'utilizzatore, ma solamente per pochi istanti. Nel caso vi siano presenti numerosi soggetti, come cloni d'entità fisica, l'utilizzatore potrebbe facilmente sbagliare bersaglio visto che sono rumori "simili". L' olfatto sottoterra o in acqua è completamente inutile e l'udito potra essere utilizzato solo contro avversari in movimento.
    Consumo: 8 (A Turno)

    Akira: 111-8= 103

    Rimasto stordito per un attimo dagli infiniti suoni ed odori che provenivano dalla foresta alle sue spalle, Akira si sforzò di escludere quel gran numero di agenti di disturbo per concentrarsi sull'unica cosa che veramente importava al momento: il numero di voci provenienti dall'interno del Dojo, ma soprattutto sul battere dei cuori dei suoi abitanti. Riuscì a captare tre voci distinte nei pressi del piano terra, il che stava a significare che all'appello mancava ancora una persona, stando ai dati forniti dalla missiva ed eliminando dal conteggio il primo allievo da lui eliminato. Concentrandosi maggiormente, però, si accorse che i battiti cardiaci erano in realtà quattro, l'ultimo dei quali precedentemente mascherato dal rumore di acqua che scorreva. Probabilmente il quarto elemento si trovava in bagno o in presenza di una fonte d'acqua. Con calma risolutezza Akira compose un singolo sigillo davanti a sé e chiamò a raccolta tre Kage Bunshin accanto a lui.
    «Kage Bunshin No Jutsu».
    Kage Bunshin no Jutsu - Tecnica dei Cloni d'Ombra
    KageBunshinnoJutsu-TecnicaSuperioredellaMoltiplicazionedelCorpo
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica è più avanzata rispetto alla Bunshin no Jutsu, infatti consiste nella creazione di copie dotate di consistenza fisica e in grado di provocare danni reali. Avranno inoltre tutto l'equipaggiamento ad eccezione di Armi di Lancio ed Accessori monouso. Eventuali Armi Leggendarie saranno clonate ma non disporranno di alcun potere o capacità. I cloni svaniscono in una piccola nube di fumo non appena vengono feriti, quando l'utilizzatore decide di annullarli oppure quando non ha più chakra. Il vero punto di forza però è che i cloni, non appena vengono annullati, trasferiscono tutte le conoscenze e le capacità acquisite al proprietario, che esse siano informazioni segrete o conoscenze riscontrate durante un allenamento. Questi cloni hanno la facoltà di utilizzare qualsiasi Abilità o Jutsu (Il costo dei Jutsu viene scalato dall'originale)
    Numero cloni evocabili: Chuunin 4; Sp Jounin 8; Anbu 12; Jounin 16
    Consumo: 8

    Akira: 103-8= 95

    I quattro non proferirono parola, ma dopo un breve cenno d'intesa i tre cloni partirono di corsa a testa bassa verso il Dojo, cercando di fare il meno rumore possibile per non mandare in allarme chi si trovava all'interno. Ognuno prese una direzione ben precisa e due di loro si fermarono su ciascuno dei due lati allungati, accucciati al di sotto di una delle ampie vetrate, mentre il terzo si fermò sul retro, in corrispondenza della piccola porta di legno che costituiva l'unica uscita secondaria oltre a quella principale dal lato opposto. Le copie cominciarono a contare mentalmente fino a dieci, all'unisono, mentre i due acquattati sotto le finestre si toglievano la tunica e ne facevano un fagotto intorno ad una mano. Nel frattempo, il vero Akira estrasse l'arco e una freccia, forse la stessa con cui aveva ferito il malcapitato e, forse, innocente ragazzo nel bosco, e vi arrotolò una cartabomba lungo l'asta di legno, immediatamente dopo la punta d'acciaio. Quando tutti e tre i cloni ebbero terminato di contare, composero i sigilli prefissati come un sol uomo ed ebbero contemporaneamente un solo pensiero:
    *Katon: Kasumi Enbu no Jutsu!*
    Katon: Kasumi Enbu no Jutsu - Tecnica della Nube Incendiaria x3
    KasumiEnbunoJutsu-TecnicadellaNubeIncendiaria
    Villaggio: Tutti
    Livello: D
    Tipo: Ninjutsu
    Questa tecnica d'elemento Katon non crea direttamente delle fiamme ma sprigiona un gas altamente infiammabile, che se inalato provoca forti giramenti di testa per due turni. La tecnica viene scelta da molti Shinobi privi di altri Jutsu Katon poiché basterebbe una cartabomba per creare l'effetto stile "Palla di Fuoco". Qualsiasi altro Jutsu Katon è sufficiente per creare lo stesso effetto, permettendo di cogliere il nemico di sorpresa. La nube si espande fino a una distanza massima di 25 metri coprendo un raggio di cinque per un'altezza di tre La tecnica può anche essere usata per dirigere la nube a mezz’aria ma, in questo caso, si porterà automaticamente a terra dopo 20 secondi. La nube rimane per due turni al massimo (compreso quello in cui viene eseguita la tecnica) e poi si disperde, e uno solo in presenza di forte vento. Anche se la nube rimane per due turni nel secondo l’esplosione sarà più ridotta e meno forte anche se gli effetti collaterali dall’inalazione saranno invariati.
    Consumo: 2

    Akira: 95-2-2-2= 89

    Un istante prima di cominciare a comporre i sigilli, i due cloni ai lati sfondarono il vetro della finestra con la mano infagottata per poi liberarsi dell'ingombrante protezione, mentre quello sul retro sfondò la piccola porta di legno con un calcio. Quasi contemporaneamente le tre ondate di polvere esplosiva proruppero dalla bocca dei tre Akira ed andarono ad inondare l'interno dell'edificio, generando il panico per chi vi si trovava all'interno. In quel momento, Akira usciva allo scoperto e si portava al centro esatto dell'ampio giardino, tendendo l'arco davanti a sé ed incoccando la freccia munita di cartabomba. Dopo pochi secondi, la porta principale cedette in seguito ad un violento colpo e dalla confusione creata dall'immensa quantità di polvere incendiaria emerse una figura: si trattava di un uomo sulla cinquantina, quasi calvo, leggermente in sovrappeso e con due ampi baffoni grigi che gli coprivano parzialmente la bocca. Era evidentemente scosso, spaesato, e tossiva violentemente. Poi alzò lo sguardo, e per un istante i suoi occhi e quelli di Akira si incontrarono. Implacabile, la freccia partì e si conficcò nel petto dell'uomo mentre questi la osservava giungere con sgomenta incredulità. Fece un passo indietro, ferito e incapace di capire cosa stesse succedendo. Ogni singolo muscolo sul suo volto e la straordinaria profondità dello sguardo sembravano prorompere in un unico grido: "Perché?"
    Ma Akira questo non lo vide, accecato dai suoi demoni interiori, e dopo aver abbassato il braccio che reggeva l'arco impostò la mano sinistra, mormorando: «Katsu!»

    Nei successivi minuti, Akira restò a guardare l'edificio che divampava in preda ad un fuoco incontrollabile, insensibile alle grida che provenivano dall'interno, e se ne andò solamente quando il legno non fu diventato cenere. Quel fuoco rispecchiava perfettamente ciò che lui sentiva dentro in quel momento: era furioso, incapace di capire perché il suo amico se ne fosse andato in quel modo, mentre le triste e amare parole di Mei Terumi continuavano a risuonargli in testa. Danzou se n'è andato, e non tornerà più... Mai più.


    Qualche tempo prima, Akira giungeva per la prima volta nei pressi del Dojo, e dopo essersi appollaiato sul ramo di un albero nelle vicinanze per meglio osservare la zona vide uscirne una figura. Si trattava di un ragazzo, di poco più grande di lui, che si portava appresso un secchio legato ad una corda e si dirigeva a passo spedito nei meandri della foresta lì accanto. Con sguardo cupo, decise di seguirlo all'interno del bosco.

    Stato
    ChakraFisicoMentale
    89Stanco.Tormentato.
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Occhio Cibernetico
    Shuriken (20)Campanellini (5)
    Senbon (18)Veleno Debole (2 dosi)
    Cartabomba (4)Fili Metallici (10m)
    Abbigliamento
    SlotOggettoDescrizione
    Arma IndossataLame Retrattili Da PolsoRetratte
    FaretraArcoRiposto
    FaretraFrecce29
    RotoloKusarigamaRiposta
    Rotolo MinoreKusari-FundoRiposta
    Tasca Supp.Fumogeni5
    Altro--
    Gilet Kirigakure
    Armi da LancioAccessori
    --
    xxxxxxxxxxxxxxx-

    NoteCampanellini legati ai senbon.


    Edited by Masterzaga - 30/9/2011, 16:29
     
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    Ninpou: Chojuu Giga

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    Bellissima missione che si legge tutta d'un fiato. Peccato che il finale un po' affrettato la faccia sembrare incompleta. Potevi ad esempio dire cosa senti dai tre che stanno parlando, magari per avere conferma che fossero i colpevoli. Potevi cercare questo famoso "deposito di armi" se non altro per essere sicuro di non aver sbagliato Dojo. Inoltre, potresti esserti lasciato dietro un sopravvissuto. Dici che uno dei battiti cardiaci che senti è parzialmente coperto dal suono dell'acqua. Se si fosse trattato ad esempio del maestro che, trovandosi nella vasca da bagno e fiutando il gas si fosse nascosto sott'acqua, questi potrebbe essere sopravvissuto, sia all'esplosione che all'incendio e al crollo. Va come attenuante il fatto che sia un'ipotesi remota, per quanto plausibile, e che ti sei esposto il meno possibile. Tuttavia non puoi essere sicuro di aver compiuto la missione, dato che hai solamente contato i battiti cardiaci. Potresti ad esempio aver ucciso due acquirenti ma lasciato scappare due colpevoli.
    Errori grammaticali ne ho contati due e tutt'altro che gravi (uno ad esempio è uno spazio mancante) e nelle tecniche non ce n'è nessuno (se si esclude che chiami la Kasumi una "polvere" quando è invece un "gas").
    Il livello narrativo è comunque alto e gli eventi della storyline che hai privilegiato sulla missione in se, meritano una ricompensa. Con poche parole riesci a ricreare ambientazioni diverse e a trasmettere sensazioni ed emozioni in modo eccezionale, ennesima conferma del tuo talento.
    La missione tuttavia è svolta sbrigativamente e di malavoglia, cosa che porta il tuo compenso a "soli" 180 Ryo. Aggiungiti i denari e la missione in scheda.
     
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2 replies since 26/3/2011, 00:59   240 views
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