Missione Kenji Bayushi e Akira Kaguya

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  1. "Il Principe Azzurro"
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    Missione Emessa da: Kazekage & Mizukage
    Missione a Servizio di: Sunagakure No Sato
    Mandante della Missione: Daisuke Moku
    Esecutori della Missione: Kenji Bayushi & Akira Kaguya
    Luogo d'Incontro: Sunagakure, Porta Nord
    Appuntamento alle Ore: 08.00

    Badate, questa missione sarà davvero rischiosa, anche per dei Chuunin come voi.
    Ogaki è un modesto villaggio situato in una valle montuosa nell'estremo nord del Paese del Vento. Daisuke Moku è un commerciante d'armi proveniente proprio da Ogaki. Durante un trasporto di armi di vario tipo da Ogaki a Oto è stato fermato e rapinato di tutto il suo carico da una banda di banditi, e per questo ha richiesto la missione. Tali banditi intendono usare il grosso quantitativo di armi utilizzato per destabilizzare il potere nella zona di Ogaki e prenderne il controllo. Almeno 3 di questi sono Mukenin di basso rango, paragonabili a semplici Genin, mentre gli altri semplici banditi di strada. Inoltre un prezioso manufatto che doveva essere consegnato al Daimyo in persona è stato trafugato. Il Ciondolo Bianco in questione, creato secoli prima ai tempi della prima guerra ninja,è un amuleto dalle capacità straordinarie che in mani sbagliate provocherebbe veri e propri disastri. La vostra missione sarà dunque quella di recarvi a Ogaki,cercando di rintracciare i banditi e il carico che portano con sè. Se d'intralcio per i vostri scopi, avete l'ordine di uccidere gli oppositori.

    SPOILER (click to view)
    Bene ragazzi questa è una missione a coppia; dunque come nell'Esame Genin dovrete fare a turno per rispondere. L'impegno da mettere in ogni risposta dev'essere almeno pari a quello messo nell'esame Genin. La traccia vi è stata data e da qui decidete voi l'evolversi del tutto. Io interverrò a fine esame.
    Mi raccomando attenti alle descrizioni ed ai dettagli. Voglio vedere come arrivate, come vi incontrate, cosa decidete e così via!

    - Inizia Rinne e poi Master.
     
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    Quel giorno me ne stavo seduto a gambe incrociate, gli occhi chiusi e il petto scoperto, sul tetto dell'Accademia e anche se probabilmente dall'esterno non sembrava affatto, stavo lavorando duramente. Da qualche tempo avevo cominciato a lavorare sulla concentrazione e per questo ritagliavo qualche ora tra i turni di guardia alle Porte e l'allenamento fisico per sedermi sotto il sole cocente a meditare, sforzandomi di ignorare il caldo, le mosche, i rumori e tutto quanto mi distraesse. Avevo appeso alla finestra della mia camera un piccolo campanellino e mi sforzavo di sentirne il suono sopra il rumore del Villaggio in continuo fermento. Ogni volta che potevo andavo nel deserto per fare quell'esercizio, mettendo il campanello sempre più distante, sia perché c'erano meno distrazioni che perché amavo davvero quella grande distesa di dune e sabbia e trovavo molto piacevole passarvi del tempo in totale solitudine. Tuttavia come Chuunin del villaggio mi toccavano generalmente almeno tre turni di guardia ad una delle Porte e ogni tanto mi capitava una missione, senza contare che qualche volta preferivo semplicemente starmene a oziare, perciò le mie escursioni nel deserto non erano frequenti come avrei voluto. Fatto sta che in quel momento avevo raggiunto un buon livello di concentrazione e avevo escluso ogni suono, eccetto quello del campanellino. Proprio per questo non mi accorsi del Chuunin finché non mi bussò sulla spalla destra. Aprii di scatto gli occhi e mi voltai, per trovarmi davanti proprio Kaito Sensei, il mio insegnate all'Accademia.
    Ti stai riposando o sei venuto qui ad abbronzarti? mi chiese.
    Nessuna delle due... sospirai. Ero venuto a cercare un po' di pace per meditare, ma a quanto pare è impossibile sfuggire agli scocciatori! dissi scoppiando a ridere. Anche lui rise un po' della battuta ma poi mi ribaltò sulla schiena con una spinta, prima di scoppiare a ridere più forte. Mi rialzai ridendo anch'io per il suo spirito goliardico nonostante fosse ormai quasi un quarantenne.
    Così impari a mancare di rispetto al tuo "vecchio" maestro! disse. E comunque, a proposito di vecchi Sensei, vengo ora da un incontro con il mio, e mi ha chiesto di darti questa... aggiunse allungandomi una busta.
    Guardandola notai subito che era la missiva per una missione e che recava impresso il sigillo del Paese del Vento. Sei stato allievo del Kazekage? chiesi sorpreso.
    Qualcosa del genere... È una lunga storia... disse tenendosi sul vago. Dai, leggila, sono curioso di sapere dove ti manda e a far che... disse venendo ad accucciarsi vicino a me.
    Aprii la busta e dispiegai il foglio che conteneva, leggendo ad alta voce quello che vi era scritto..
    Missione Emessa da: Kazekage & Mizukage. Missione a Servizio di: Sunagakure No Sato. Mandante della Missione: Daisuke Moku. Lo conosci? chiesi spezzando l'elenco.
    Non credo o almeno non ricordo.. rispose dubbioso.
    ...Esecutori della Missione: Kenji Bayushi & Akira Kaguya ripresi a leggere, ma stavolta fu lui a interrompermi.
    Akira Kaguya? Non è quel tipo che sei arrivato fino a Kiri per incontrare? Quello con cui volevi batterti? mi chiese. Annuii senza staccare gli occhi da foglio.
    Di un po', non avevi detto che sua sorella era uno schianto? mi interruppe prima che potessi riprendere.
    Già, un vero peccato che non abbiano mandato lei... risposi ghignando e girandomi ammiccante, prima che entrambi scoppiassimo a ridere.
    Dai, continua.. mi invitò poi.
    Luogo d'Incontro: Sunagakure, Porta Nord. Appuntamento alle Ore: 08.00 di domattina. Ecco la parte interessante, vediamo... "Badate, questa missione sarà davvero rischiosa, anche per dei Chuunin come voi.
    Ogaki è un modesto villaggio situato in una valle montuosa nell'estremo nord del Paese del Vento. Daisuke Moku è un commerciante d'armi proveniente proprio da Ogaki."
    Almeno un mistero risolto.. ..."Durante un trasporto di armi di vario tipo da Ogaki a Oto è stato fermato e rapinato di tutto il suo carico da una banda di banditi, e per questo ha richiesto la missione. Tali banditi intendono usare il grosso quantitativo di armi utilizzato per destabilizzare il potere nella zona di Ogaki e prenderne il controllo. Almeno 3 di questi sono Mukenin di basso rango, paragonabili a semplici Genin, mentre gli altri semplici banditi di strada. Inoltre un prezioso manufatto che doveva essere consegnato al Daimyo in persona è stato trafugato. Il Ciondolo Bianco in questione, creato secoli prima ai tempi della prima guerra ninja,è un amuleto dalle capacità straordinarie che in mani sbagliate provocherebbe veri e propri disastri. La vostra missione sarà dunque quella di recarvi a Ogaki,cercando di rintracciare i banditi e il carico che portano con sè. Se d'intralcio per i vostri scopi, avete l'ordine di uccidere gli oppositori." terminai di leggere d'un fiato.
    Accidenti a te, sembra divertente! disse Kaito-Sensei. A me hanno ordinato di coprire i tuoi turni alla Porta Est in tua assenza... si lamentò.
    Non sarà troppo pericoloso per un "vecchio" professore come te? chiesi provocatorio. Kaito-Sensei scoppiò di nuovo a ridere prima di affibbiarmi un leggero scappellotto a mano aperta, così veloce che non lo vidi neanche arrivare.
    Beh, ero passato per fare due chiacchiere ma immagino che tu debba prepararti e riposarti, perciò parleremo al tuo ritorno. si congedò alzandosi in piedi.
    Come no! mi limitai a rispondere. Con calma mi rialzai, indossai la maglietta che tenevo ripiegata sotto di me e scesi dal tetto sfruttando il controllo del Chakra camminare in verticale lungo il muro, avendo cura di recuperare il campanellino.
    Camminare in verticale è un'ottimo esercizio... È meno facile di quello che sembri.. mi ritrovai a pensare. Mi resi conto che sembrava una frase da maniaco del super-lavoro e lasciai cadere quel pensiero.
    Andai fino a casa dove mi concessi una veloce doccia e una cena un po' arrangiata.
    Una missione con Akira... Accidenti, mi sembra una vita che non lo vedo! Sono contento, mi è sembra un gran bravo ragazzo, ma adesso potrò farmi un'idea più precisa.. pensai parecchio incuriosito. Preparai tutto l'equipaggiamento, controllando il buono stato delle armi e organizzando una piccola scorta di viveri e acqua. Andai a letto presto e mi svegliai di buon ora, una colazione veloce e ben prima delle otto ero alla porta Nord ad aspettare Akira.

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    Stato
    ChakraFisicoMentale
    115PerfettoImpaziente
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    Arma Impugnata--
    FasciaZanbatouDietro la schiena
    FoderoSpada OmoikaruiNel fodero al fianco
    Tasca SupplementarePalla di Luce(1)
    Rotolo MinoreKusari-FundoNel rotolo
    Rotolo MinoreTonfaNel rotolo
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (5)Saké
    Shuriken (11)Saké
    Fumogeni (2)Pillola del Soldato (3)
    Cartabomba (2)-
    Abbigliamento
    CopricapoDx copertaIndossato
    ParabracciaSx colpitoIndossati
    Gomitiere-Indossate
    Gilet Suna
    Armi da LancioAccessori
    -Accendino
    -Sigarette (10)
    Note
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    Quella mattina sia io che Yuhwa venimmo convocati d'urgenza al Palazzo del Mizukage, e non fu certo un buon segno. Da quando lei era tornata dalla battaglia di Kusa non avevamo ancora avuto notizie del Sesto ma eravamo sicuri che la sua rabbia per aver disobbedito ai suoi ordini fosse lungi dall'essersi placata, e questo ci faceva tutt'altro che ben sperare per quanto riguardava gli esiti di quell'incontro. Io venni sorpreso dal Chuunin di turno durante i miei esercizi di distensione mattutini all'interno del giardino della mia tenuta. Nonostante mi fossi autoimposto di rispettare gli ordini di Juza secondo cui dovevo fare un utilizzo minore possibile delle mie ossa per evitare un ulteriore aggravarsi della malattia, non avevo rinunciato agli allenamenti cui mi aveva abituato mio padre fin dalla tenera età. Si trattava di una serie di movimenti lenti e fluidi che rispecchiavano alla perfezione le varie fasi delle Danze a cui abbinavamo le nostre tecniche di estrazione ossea: utilizzati in questa maniera, avevano la duplice funzione di aiutare la mente ad estraniarsi dal mondo per raggiungere uno stato di concentrazione più alto e di tenere in allenamento il corpo in vista delle battaglie che avrebbe dovuto affrontare. Purtroppo, però, venni interrotto proprio quando stavo per giungere al culmine della serie di esercizi e dovetti fermarmi con una punta di disappunto. In quel momento Yuhwa non era in casa e ancora non sapevo della sua convocazione al cospetto del Mizukage, ma quando la incontrai lungo la via per il Palazzo con in mano una lettera identica alla mia ci fu immediatamente tutto più chiaro.
    Quando entrammo nel suo ufficio quasi di soppiatto, il Sesto ci accolse con un silenzio quasi glaciale e attese finché non ci fummo posizionati sull'attenti davanti alla scrivania dietro la quale sedeva.
    «Dunque», esordì dopo un tempo che mi parve interminabile, «Immagino vi sarete chiesti come mai ho aspettato così tanto prima di convocarvi qui dopo quel che è successo durante la missione a Kusa». Si fermò facendo una piccola pausa ad effetto. «Beh, la verità è che ero molto indeciso se rinchiudervi direttamente in prigione fino alla fine dei vostri giorni oppure se aspettare che la rabbia sbollisse per trovare una soluzione più consona agli avvenimenti. Akira, quello che hai fatto è stato imperdonabile: hai disobbedito ad un mio ordine diretto e hai coinvolto tua sorella in una missione ad alto rischio tenendomi all'oscuro di tutto, rischiando così di mettere in pericolo l'intero Villaggio. E tu, Yuhwa... Da un ninja di alto grado come te mi sarei aspettato un maggiore rispetto per i regolamenti. Non solo non hai cercato di fermare tuo fratello, ma lo hai appoggiato nella sua folle idea senza avvertirmi delle sue effettive condizioni di salute e ti sei lanciata in una missione di cui sapevi poco o nulla... Senza contare il modo in cui mi hanno detto che ti sei lanciata contro il capo dei nemici. Ritieniti fortunata ad essere ancora viva dopo aver affrontato un avversario del genere. Se non fosse stato per quel ragazzo di Suna che ti ha affiancato in battaglia, di cui adesso non ricordo il nome, con tutta probabilità Motoi Yotsuki non ci avrebbe impiegato molto per liberarsi di te, nonostante tu sia un eccellente Sp. Jounin e un ottimo rappresentante del tuo Clan.» Si fermò di nuovo scuotendo la testa sconsolato mentre il suo tono si addolciva un poco. «Prendete queste buste, al loro interno troverete tutte le informazioni sul vostro prossimo impiego. Una volta portato a termine questo compito, potrete considerarvi "rieducati". E' tutto, Shinobi.»
    Con un leggero e teso inchino sia io che Yuhwa afferrammo le buste e ci affrettammo ad uscire dal Palazzo nel più breve tempo possibile. Solo quando fummo di nuovo in strada ci occupammo di esaminare il contenuto delle due lettere.
    «Che cosa dice la tua?», mi chiese Yuhwa mentre rimuoveva il sigillo dalla sua busta. Scorsi rapidamente il contenuto della lettera e mi lasciai andare ad un sospiro sconsolato.
    «Che c'è che non va? Qualcosa di brutto?»
    «No, non è niente... Mi spedisce solamente dall'altra parte del continente, nel Paese del Vento. Odio quando sono costretto ad andarci per via di addestramenti o esami per le nuove reclute, per la gente di mare come noi quel posto è l'inferno! Nient'altro che sabbia, sabbia e ancora sabbia... Accidenti».
    Yuhwa si lasciò andare ad una risatina mentre cercava di confortarmi in qualche maniera: «Su, andiamo, quel posto non è così male: direi che la gente lì è piuttosto simpatica...»
    «Sì, certo, soprattutto quando di cognome fanno Bayushi e non riescono a toglierti gli occhi di dosso!», la schernii con un'occhiataccia.
    «Oh beh,», rispose lei facendo la finta tonta, «Non so proprio di cosa tu stia parlando... Dai, dimmi almeno di cosa si tratta quella missione».
    «Mah, ti dirò che non sembra nemmeno tanto male... Se non fosse per il fatto che dobbiamo addentrarci nell'estremo nord di quel dannato deserto», dissi laconico mentre leggevo con più attenzione la missiva, «Un gruppo di predoni fra cui milita anche qualche ninja rinnegato ha sottratto un grosso carico ad un importante mercante d'armi della zona, e questo tipo ha chiesto alla Sabbia di recuperare il carico perduto... Sarò affiancato ad un ninja di Suna, dunque, ma nessuno che tu conosca, tranquilla», conclusi riservandole un sorriso a trentadue denti. «A te, piuttosto, cos'è toccato?»
    Yuhwa sembrò ricordarsi solo in quel momento della propria lettera e cominciò a leggerla distrattamente. D'improvviso, però, smise di camminare e sul viso le comparve un'espressione scioccata:
    «Non è possibile!»
    Mi fermai anch'io, guardandola perplesso.
    «Quella vecchia palla di lardo mi ha affibiato infiniti turni di guardia in giro per le Porte del Villaggio! Neanche fossi il più infimo dei Chuunin, tsk...! Senza offesa, eh», aggiunse poi quando notò le mie sopracciglia inarcate, «Che-grandissima-scocciatura», disse mentre appallottolava la lettera e la gettava dritta nel cestino più vicino.
    In quel momento cercai di assumere l'aria più spensierata possibile e incrociai le mani dietro la nuca cominciando ad accennare un motivetto fischiando. «Oh, beh... Che dire: credo proprio che sia un compito adatto a te, sorellina. Mi raccomando, metticela tutta! Ehi, ehi, vacci piano con quello!», aggiunsi mentre schivavo un fendente osseo con cui lei aveva cercato di colpirmi con malagrazia. «Se devo essere in quel maledetto Paese fra un paio di giorni sarà meglio che parta immediatamente, a presto sorellina!»
    E salutandola con la mano partii di corsa diretto verso casa. Una volta lì, raccolsi in fretta e furia tutte le mie cose e un sacchetto di monete con cui avrei pagato le spese di viaggio oltremare e mi diressi di corsa verso il porto più vicino da cui partivano quasi sempre le mie missioni. Chiesi un passaggio per il Paese del Fuoco ad una nave mercantile e li convinsi a suon di moneta sonante, ed il viaggio fu rilassante e piacevole. Sbarcati in quel lembo di terra da poco diventato parte dei possedimenti del Signore Feudale del Paese del Fuoco, cercai subito un altra nave per il rimanente tratto di strada che mi mancava per raggiungere il caldo deserto del Paese del Vento. Questa volta trovare qualcuno disposto ad ospitarmi fu meno facile del previsto e questa volta dovetti pagare una cifra parecchio superiore a quella che avevo sborsato seppur volentieri ai simpatici marinai del Paese dell'Acqua. Fatto sta che dopo qualche peripezia non prevista dovuta alle precarie condizioni del mare riuscii ad approdare nella terra delle sabbie e, alleggerito di nuovo il portafoglio per acquistare una mappa, una scorta di acqua e cibo e un cammello, partii alla volta di Sunagakure. In leggero ritardo rispetto alla tabella di marcia che mi ero prefissato per arrivare a Suna con almeno 24 ore di anticipo giunsi infine alla Porta Sud del Villaggio. Ero in anticipo di quasi un giorno rispetto al momento in cui avrei dovuto incontrarmi con Kenji, così decisi di approfittarne per recuperare un po' di energie dopo la marcia serrata a cui mi ero sottoposto per arrivare al Villaggio abbastanza in anticipo per concedermi un degno sonno ristoratore. Affittai quindi una camera alla prima locanda che trovai e, passata la notte nell'incapacità quasi totale di prendere sonno per via dell'insopportabile caldo che attanagliava quel posto, il mattino seguente presi le briglie del mio cammello e mi diressi camminando verso la Porta Nord del Villaggio, portandomi dietro quello strano animale con cui non avevo ancora trovato il modo migliore per rapportarmi, né la maniera corretta di cavalcarlo senza rischiare di cadere ogni minuto per via dei suoi ballonzolii continui. Alle otto e qualche minuti raggiunsi il luogo d'incontro e vi trovai Kenji già pronto e vestito di tutto punto. Arrivatogli a pochi passi di distanza, decisi di salutarlo con una battuta:
    «Carino quello spadone che ti porti appresso», dissi indicando l'enorme mannaia che teneva legata alla schiena, «Sicuro di riuscire a maneggiarlo come si deve?»

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    ChakraFisicoMentale
    115Ottimale.Ottimale.
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Occhio Cibernetico
    Shuriken (20)Campanellini (5)
    Senbon (18)Veleno Debole (2 dosi)
    Cartabomba (5)Fili Metallici (10m)
    Abbigliamento
    SlotOggettoDescrizione
    Arma IndossataLame Retrattili Da PolsoRetratte
    FaretraArcoRiposto
    FaretraFrecce30
    RotoloKusarigamaRiposta
    Rotolo MinoreKusari-FundoRiposta
    Tasca Supp.Fumogeni5
    Altro--
    Gilet Kirigakure
    Armi da LancioAccessori
    --
    xxxxxxxxxxxxxxx-

    NoteCampanellini legati ai senbon.


    Edited by Masterzaga - 9/4/2011, 14:54
     
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    Carino quello spadone che ti porti appresso. Sicuro di riuscire a maneggiarlo come si deve? chiese una voce nota alle mie spalle.
    Tranquillo, non ho mica sedici anni, io! risposi voltandomi. Evidentemente Akira era arrivato il giorno prima e questo significava che aveva ricevuto la missiva prima di me. Onestamente avrei preferito che il Kazekage si degnasse di farmi consegnare le lettere con largo anticipo anche quando le missioni partivano di Suna, ma ovviamente non era un buon motivo per lamentarsi. Anche se mi aspettavo che Akira arrivasse da fuori, la sua voce era inconfondibile e l'avevo riconosciuto ancora prima di vederlo.
    Ehy, ti trovo bene! Almeno ti reggi in piedi da solo, questa volta! dissi allungando la mano destra per salutarlo. Effettivamente la prima volta che avevo visto Akira se ne stava sdraiato su un letto d'ospedale e anche quando si era ripreso abbastanza per addestrarmi con la Kuchiyose no Jutsu non era comunque in gran forma. Forse come uscita però era un po' infelice, così cercai di rimediare, finendo per peggiorare la situazione. Se avessi saputo che tua sorella era così brava a prendersi cura della gente mi sarei fatto ferire più seriamente nel mio scontro con lei. risposi con un pizzico d'invidia nella voce. Tuttavia dalla faccia di Akira sembrava chiaro che non avesse gradito l'accenno alla sorella. Probabilmente è uno di quei fratelli che chiuderebbe sotto chiave la propria sorellina per non farle avvicinare nessuno... pensai tra me e me. Decisi comunque di cambiare discorso per evitare di partire subito con il piede sbagliato.
    Vedo che ti sei procurato un cammello! dissi infatti. Non me l'aspettavo proprio che fossi un tipo da cavalcatura.. commentai. Comunque, visto che ti sei equipaggiato così bene, direi che è il caso che io passi a recuperare il mio, se non voglio essere lasciato indietro! conclusi con un sorriso. Puoi accompagnarmi o aspettarmi qui, sarà una questione di minuti e ci risparmierà qualche ora di viaggio. gli dissi mentre mi dirigevo verso la vicina stalla dove mi aspettava il cammello che avevo scambiato con del sale dai Nomadi del deserto qualche tempo prima. Lo preparai in fretta con la speciale sella a schienale alto che usavo sempre, approntai le briglie e caricai il mio zaino legandolo come una bisaccia a lato della sella. Condussi a mano il cammello fino alla Porta Nord. L'intera operazione aveva richiesto solo pochi minuti.
    Allora Akira, si va? gli chiesi. La domanda però era chiaramente oziosa e tirai le briglie del cammello in modo che si inginocchiasse per farmi salire. Il momento più preoccupante era sempre quando si rialzava, perché dato che distendeva prima le zampe posteriori si aveva sempre l'impressione di venire scaraventati in avanti. Bisognava infatti portare il busto indietro per bilanciare il corpo, altrimenti si rischiava di finire abbracciati al collo del cammello. Quando l'animale riusciva a rialzarsi del tutto però il gioco era fatto ed è quasi impossibile cadere da cammello, che a differenza dei cavalli sono animali molto tranquilli in quasi tutte le circostanze.
    Ce la fai, Kaguya? chiesi ad Akira, divertito dal suo disagio nei confronti di uno degli animali più mansueti al mondo. Quando anche lui fu pronto diressi il cammello verso Nord.
    Dato che non era uno dei miei soliti viaggi solitari decisi di chiacchierare un po' per alleviare la noia anche al mio compagno.
    Dovremmo arrivare ad Ogaki in tarda notte, o domattina se facciamo qualche sosta... iniziai, lasciandogli intendere che spettava a lui decidere quando farle e io mi sarei preoccupato solo di tenere la rotta.
    Ci sei mai stato? gli chiesi dopo aver ascoltato un suo eventuale commento alla mia frase precedente. Io sì, un paio di volte... È un villaggio piuttosto grande che sorge in un punto d'incontro tra il deserto e le montagne. Un tempo, a quanto ne so, era solo un pozzo lungo una "pista", ma come molti villaggi nel deserto alcune persone si sono stabilite presso quel pozzo, che oggi è quasi una vera e propria città. dissi. Già che c'ero, decisi di accennare anche alla situazione politica della regione, di cui per sentito dire sapevo qualche cosa.
    Come tutti i villaggi di confine, Ogaki si basa molto sul commercio. Oltre alle spezie e ai tessuti però, che sono molto famosi, commercia anche in armi. In effetti sembra che la convivenza tra i montanari e alcune tribù nomadi sia un po'... burrascosa...
    Ma ad Ogaki fanno ottimi affari, vendendo armi indifferentemente all'una e all'altra fazione.
    spiegai con una nota di disappunto.
    Mi voltai verso Akira, per vedere se mi stesse ascoltando e notai come cavalcasse in modo rigido e scomposto.
    Ehy cavaliere, non è un cavallo, quello! Non devi dominarlo ma solo rilassarti e lasciarti andare. Vedrai, è più facile di quello che sembra! gli consigliai.
    Poi decisi di restare in silenzio per lasciare che fosse lui a riprendere la conversazione, così da non essere insistente.


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    FasciaZanbatouDietro la schiena
    FoderoSpada OmoikaruiNel fodero al fianco
    Tasca SupplementarePalla di Luce(1)
    Rotolo MinoreKusari-FundoNel rotolo
    Rotolo MinoreTonfaNel rotolo
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (5)Saké
    Shuriken (11)Saké
    Fumogeni (2)Pillola del Soldato (3)
    Cartabomba (2)-
    Abbigliamento
    CopricapoDx copertaIndossato
    ParabracciaSx colpitoIndossati
    Gomitiere-Indossate
    Gilet Suna
    Armi da LancioAccessori
    -Accendino
    -Sigarette (10)
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    Edited by Rinne87 - 11/4/2011, 00:55
     
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    «Tranquillo, non ho mica sedici anni, io!», rispose ironico Kenji mentre si voltava verso di me. Io mi feci trovare pronto e ribattei immediatamente:
    «Certo, sono sicuro che ti riesce benissimo... Dopotutto si sa che chi porta spade grandi lo fa per un bisogno di compensazione rispetto a... Qualcos'altro. Non sei d'accordo, Kenji?»
    Terminata la serie di battutine di rito il ragazzo mi tese la mano per salutarmi come si deve.
    «Ehy, ti trovo bene! Almeno ti reggi in piedi da solo, questa volta!»
    «Già...», risposi mentre ricambiavo la stretta ma la mente già correva altrove, lievemente sovrappensiero, «Anche tu mi sembri in forma», risposi meccanicamente, ma effettivamente era vero: il Chuunin di Suna era un fascio di nervi ed era piuttosto facile notare le vene che di tanto in tanto venivano in evidenza accanto ai muscoli scattanti delle braccia. Avvolto nello stesso turbante con cui l'avevo visto il giorno in cui ci eravamo conosciuti, trovarmi di fronte a Kenji mi confermò quell'aria di sicurezza che notai fin da subito quando venne a cercarmi a Kiri, e ciò in fondo non potè che farmi piacere. In fondo, durante la missione che ci apprestavamo ad intraprendere la mia vita sarebbe dipesa anche da lui ed era un fatto positivo sapere di poter contare su di lui. O almeno, lo speravo.
    «Se avessi saputo che tua sorella era così brava a prendersi cura della gente mi sarei fatto ferire più seriamente nel mio scontro con lei», continuò Kenji con leggerezza.
    *Lo ha fatto apposta?*, mi chiesi inarcando un sopracciglio. Kenji non mi stava proprio antipatico, sia chiaro, ma mi sarebbe giusto piaciuto conoscere con esattezza la natura del rapporto che lo legava a mia sorella Yuhwa: quando ero tornato dalla mia prima missione sull'Isola Nagi lo avevo trovato a Kiri e rapporti più che ottimi con lei, nonostante non le avessi mai sentito nominare quel ninja di Suna prima di trovarmelo davanti in infermeria. Anche Kenji doveva essersi accorto della mia espressione, perché notai un leggero cambiamento nei suoi occhi quando cambiò subito discorso riprendendo a parlare a macchinetta:
    «Vedo che ti sei procurato un cammello! Non me l'aspettavo proprio che fossi un tipo da cavalcatura...»
    *Sì, proprio un signor cavaliere...*, pensai sconsolato fra me e me.
    «Comunque, visto che ti sei equipaggiato così bene, direi che è il caso che io passi a recuperare il mio, se non voglio essere lasciato indietro! Puoi accompagnarmi o aspettarmi qui, sarà una questione di minuti e ci risparmierà qualche ora di viaggio», disse Kenji tutto d'un fiato.
    «Tranquillo, tranquillo: credo che ti aspetterò qui», gli dissi mentre lo osservavo allontanarsi appena all'interno del villaggio. Nell'aspettare il ritorno del mio compagno mi soffermai nell'osservare la strana bestia che mi avrebbe fatto da cavalcatura fino ad Ogaki e non potei fare a meno di pensare quanto quella sua espressione sembrasse stupida nel suo continuo e incessante ruminare. Oltretutto il caldo cominciava a farsi davvero insopportabile e nugoli di strani insetti si ostinavano a non concedermi un solo atto di tregua dalle loro fastidiose punture, cosa che mi fece andare presto in bestia perché non facevo altro che prendermi a schiaffi da solo nel tentativo di eliminare le malandrine. Fortunatamente il ritorno di Kenji mi risparmiò la sofferenza di ulteriori momenti di agonia e, dopo essere montato a cavallo del suo cammello, mi invitò a seguirlo:
    «Ce la fai, Kaguya?»
    *Più facile a dirsi che a farsi...*, pensai guardando in tralce il mio mezzo di trasporto, che invece sembrava più che convinto ad ignorarmi completamente. Per riuscire a salirvi in groppa durante la prima parte di viaggio avevo avuto bisogno di tutto l'aiuto di un divertito venditore di cammelli, ma in questo frangente non potevo assolutamente abbassarmi a chiedere aiuto a Kenji Bayushi... Figuriamoci.
    *Allora, vediamo... Non dev'essere poi così difficile... Kenji ha tirato le briglie e l'animale si è abbassato; proviamo... Hop!*
    Tirai le briglie del cammello con un movimento non troppo energico e per lui fu come se non mi fossi mosso affatto. Continuò a masticare qualunque cosa avesse in bocca e a farsi gli affari suoi.
    *D'accordo, riproviamo...*, e tirai più forte. Ma niente. Visibilmente irritato diedi uno strattone più forte che potevo e finalmente la creatura mostrò un qualche segno di riconoscimento piegandosi lentamente in avanti piegando le ginocchia. Ora non restava che salire in groppa. Poggiai un piede su una staffa e mi issai sulla sella posta fra le gobbe dell'animale, irrigidendo istintivamente la schiena e stringendo le coscie per evitare di destabilzzarmi troppo. Immediatamente il cammello si alzò in piedi stendendo prima le zampe posteriori e di conseguenza io finii completamente sbalzato in avanti e mi ritrovai con le braccia strette spasmodicamente al collo dell'animale. Cercando di mascherare l'imbarazzo per quell'avvenimento, mi rimettei a sedere come meglio potei ed infine ci avviammo in direzione nord, verso il grande deserto. Quasi subito dopo che ci fummo lasciati alle spalle il villaggio racchiuso fra le altissime rocce che fungevano da protezione naturale contro attacchi nemici e tempeste di sabbia, Kenji riprese a parlare:
    «Dovremmo arrivare ad Ogaki in tarda notte, o domattina se facciamo qualche sosta...» Lasciò la frase in sospeso e così mi sentii in dovere di intervenire per esporre quello che era il mio punto di vista.
    «Uhm, non preoccuparti delle soste. Visto l'incarico che ci è stato affidato agire con il favore delle tenebre non potrà che procurarci vantaggio, quindi cerchiamo di arrivare ad Ogaki il prima possibile nella speranza di trovare subito informazioni utili alla nostra causa.».
    «Ci sei mai stato?», chiese di nuovo Kenji, «Io sì, un paio di volte... È un villaggio piuttosto grande che sorge in un punto d'incontro tra il deserto e le montagne. Un tempo, a quanto ne so, era solo un pozzo lungo una "pista", ma come molti villaggi nel deserto alcune persone si sono stabilite presso quel pozzo, che oggi è quasi una vera e propria città. Come tutti i villaggi di confine, Ogaki si basa molto sul commercio. Oltre alle spezie e ai tessuti però, che sono molto famosi, commercia anche in armi. In effetti sembra che la convivenza tra i montanari e alcune tribù nomadi sia un po'... burrascosa... Ma ad Ogaki fanno ottimi affari, vendendo armi indifferentemente all'una e all'altra fazione», concluse con una punta di acidità nella voce. A quel punto si interruppe per un momento per girarsi e sincerarsi delle mie condizioni sul cammello dietro di lui. A giudicare dall'espressione sul suo viso dovevo avere un'aria piuttosto comica.
    «Ehy cavaliere, non è un cavallo, quello! Non devi dominarlo ma solo rilassarti e lasciarti andare. Vedrai, è più facile di quello che sembra!»
    «Tsk!», feci sdegnoso, mentre immediatamente cercavo di mettere in pratica il suo consiglio dati i dolorini che cominciavano già ad attanagliarmi la zona lombare. Dopo un attimo di silenzio, però, decisi di prendere parte attivamente anch'io alla conversazione che fino a quel momento era stata piuttosto a senso unico, con Kenji a farla da padrone data la sua ovvia conoscenza delle terre della propria patria.
    «Non mi sembri molto contento di come vanno le cose tra beduini e gente di montagna. Dico bene? Questo Moku o come si chiama, il tizio per cui dobbiamo recuperare le armi... Perché la Sabbia presta i propri servigi a gente del genere? I suoi traffici non fanno che fomentare i disordini e gli spargimenti di sangue all'interno del Paese del Vento e il vostro Villaggio sta indirettamente contribuendo al sostentamento di questo circolo di morte. Perché invece il nostro obiettivo non è il signor trafficante in persona? Il Mizukage ci avrebbe semplicemente mandato a far pulizia delle armi e di tutti quelli coinvolti nella faida, così da renderne un esempio per tutti e fare in modo che la tranquillità ritorni nel Paese. A me sembra invece che così il Kazekage stia dimostrando tutto il suo disinteresse per la sorte di questa gente e un davvero poco nobile interesse al denaro di un disonesto trafficante d'armi», conclusi, io stesso un po' sorpreso sulla strada che le mie parole avevano preso quasi per conto loro, senza che potessi direttamente arginare il filo dei miei pensieri. Che avessi esagerato nell'esprimere quei giudizi sul Kage del mio compagno?

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    Edited by Masterzaga - 12/4/2011, 23:29
     
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    Non mi sembri molto contento di come vanno le cose tra beduini e gente di montagna. Dico bene? Questo Moku o come si chiama, il tizio per cui dobbiamo recuperare le armi... Perché la Sabbia presta i propri servigi a gente del genere? I suoi traffici non fanno che fomentare i disordini e gli spargimenti di sangue all'interno del Paese del Vento e il vostro Villaggio sta indirettamente contribuendo al sostentamento di questo circolo di morte. Perché invece il nostro obiettivo non è il signor trafficante in persona? Il Mizukage ci avrebbe semplicemente mandato a far pulizia delle armi e di tutti quelli coinvolti nella faida, così da renderne un esempio per tutti e fare in modo che la tranquillità ritorni nel Paese. A me sembra invece che così il Kazekage stia dimostrando tutto il suo disinteresse per la sorte di questa gente e un davvero poco nobile interesse al denaro di un disonesto trafficante d'armi disse lui riprendendo il discorso. Rimasi per circa un minuto in silenzio, lasciando che il passo ciondolante del cammello mi facesse oscillare a destra e a sinistra.
    Sei un ragazzo sveglio Akira! Intelligente ma sfortunato. Cominci quasi a starmi simpatico. pensai senza voltarmi a guardarlo. Infine, tirai un sospiro prima di rispondergli ad alta voce.
    Vedi, Kiriano, questo non è un semplice diverbio tra pescatori per chi abbia il diritto di pescar dove. Questo è uno scontro che dura da secoli, da sempre, tra due culture diverse. dissi pensando a come organizzare il discorso, affinché capisse al meglio.
    In principio... cominciai con molta calma, come se raccontassi una storia ad un fanciullo. In principio i montanari erano gente dura ma pacifica, allevatori di capre e lavoratori della terra. Erano orgogliosi della loro abilità nel far crescere le piante in quelle pietraie e della loro forza fisica. Tuttavia, anche se fisicamente meno forti, i nomadi del deserto erano altrettanto orgogliosi. Orgogliosi della loro abilità nella spada, della loro capacità di vivere nel posto più inospitale del mondo e della loro libertà assoluta. I nomadi del deserto raccontano che i montanari tentarono di conquistare il deserto per metterli in schiavitù, ma loro li respinsero con grande coraggio. I montanari lamentano che i nomadi hanno sempre attaccato i loro mercanti, rubando ricchi bottini. dissi prendendo una pausa per lasciare che Akira assimilasse la prima parte di quello che si annunciava già come un lungo discorso.
    Come vedi, ripresi, è impossibile stabilire da che parte stia la ragione, perché le origini di tutto si perdono nelle sabbie del tempo. Nelle città di confine entrambi i popoli vanno per fare scambi, acquisti e scorte di qualsiasi cosa. Da parecchio i vari Kazekage hanno imposto loro una convivenza forzata, dichiarando le città di confine come neutrali e intervenendo apertamente ad ogni accenno di guerra aperta. spiegai.
    Le piccole schermaglie, le risse e cose simili sono punite severamente, tuttavia non sempre è possibile intervenire tempestivamente o scoprire i colpevoli. dissi. Effettivamente se un gruppo di cadaveri compariva nel deserto o in montagna, a volte scoperti per caso anche dopo mesi, era molto difficile rintracciare l'autore degli omicidi.
    Nonostante questo, ripresi dopo un breve pausa, avrai capito che tra le due fazioni continua a non scorrere buon sangue, anche se in effetti, di sangue vero, ne scorre poco. Soprattutto perché ormai quest odio è portato avanti solo da alcuni gruppi minori e la situazione generale si è un po' stabilizzata. precisai.
    Comunque il commercio di armi è legale... I beduini sono sempre stati un popolo guerriero ed è impensabile proibirgli di portare armi. Inoltre entrambi i popoli hanno diritto a difendersi da bestie, banditi e predoni. L'uso sbagliato che una minoranza facinorosa ne fa, non può lasciare inermi tutti. dissi.
    Durante l'ultima Grande Guerra la situazione è sfuggita un po' di mano al villaggio, e i due gruppi ne hanno approfittato per regolare un po' i conti. Il villaggio ha ristabilito la situazione ma ultimamente c'è stato qualche scontro, e non è facile capire di chi è la colpa. Comunque ancora non ci sono stati morti e sembra che ultimamente qualcuno abbia attaccato il villaggio e a Kusa sia successo un bel casino. Forze il Kazekage non è ancora intervenuto a causa di quello. dissi, anche se non sapevo niente di più, dato che in quel periodo mi trovavo nella repubblica dei Samurai per una banale missione di livello D. Ne hai sentito parlare? gli chiesi distrattamente, anche solo per interrompere il mio monologo. Presto si sarebbero avvicinate le ore più calde e indipendentemente da quello che Akira aveva detto, probabilmente saremmo stati costretti a fare una pausa, che avevo comunque programmato.


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    «Kusa, hai detto?», chiesi bloccandomi per un momento, «Tu... Non sai niente di quello che è successo?» Non sapevo se Kenji si era accorto del mio improvviso cambio di espressione, ma dal suo viso potei intuire che davvero non sapeva nulla dei fatti che di recente avevano portato alla rinascita del Villaggio della Nuvola.
    «Allora...», cominciai, non sapendo bene da dove iniziare, «Beh, io so cos'è accaduto laggiù. E' avvenuta una grande battaglia... Uno scontro fra un gruppo di ninja scelti dai Quattro Grandi Villaggi e un'Organizzazione di Mukenin nota come Nuvola Nera. Lo so perché... Anch'io avrei dovuto prendere parte alla battaglia», dissi inserendo una piccola pausa ad effetto. Forse lo avrebbe impressionato sapere che ero stato scelto per una missione ad alto rischio come quella. «Ero stato inviato a combattere, ma sono stato... Indisposto. La mia malattia mi ha impedito all'ultimo di essere della partita», dissi quasi a mezza voce distogliendo lo sguardo.
    «Ormai mi sembra abbia poco senso tenertelo nascosto... Io sto morendo, Kenji. Si tratta di una rara malattia a cui nessuno fin'ora sembra essere riuscito a trovare rimedio, e mi sta prosciugando. Nessuno ha idea di come fare a curare chi come me viene afflitto da questo Morbo; o meglio, tutti tranne uno», continuai riprendendolo a fissarlo negli occhi. «Una donna. Un ninja medico appartenente all'Organizzazione Mukenin mi offrì una cura in cambio della mia lealtà alla loro fazione: in cambio della mia vita avrei dovuto tradire il Villaggio e tutti coloro che amavo quando il momento sarebbe stato opportuno. Si chiamava Reena. Sapeva che ero disperato, solo, sull'orlo del crollo... E così è venuta a cercarmi. Mi diede un siero che fermava temporaneamente gli effetti della malattia come prova delle sue buone intenzione nella speranza di comprarmi, e per un momento ho pensato davvero di accettare la sua offerta. Ho vacillato, ma non sono caduto.», mentre parlavo mi accorsi che stavo stringendo le briglie quasi convulsamente, senza che me ne fossi accorto. Perché gli stavo dicendo quelle cose?
    «Questa sua offerta mi metteva in una posizione di grande vantaggio nella scacchiera della battaglia che si preannunciava all'orizzonte ed era un'occasione da sfruttare ad ogni costo. Akira doveva andare in missione e presentarsi all'adunata nel Paese dell'Erba. E Akira partì. In gran segreto, Yuhwa si sostituì a me ingannando chiunque: il Mizukage, i miei compagni di missione, i nemici... E questo ci permise di coglierli di sorpresa. I ricordi di Yuhwa di quella battaglia sono piuttosto confusi, ma quello che conta è che Nuvola Nera è stata sconfitta e mia sorella sia tornata a casa sana e salva. Dalle informazioni che ho raccolto a Kirigakure pare che il Villaggio fosse praticamente sotto assedio da pate di un'orda di banditi e briganti della peggior specie duranti i fatti di Kusa. Magari è successo qualcosa di simile anche qui?»
    Giunti a quel punto decisi di mettere d parte i racconti personali e di riprendere a discutere della missione. Dopotuto, avevo già rivelato fin troppo a quel ragazzo che conoscevo a malapena ma con cui avevo appena aperto il mio cuore più che con molte altre persone di mia conoscenza.
    «...Comunque», dissi riscuotendomi e riacquistando vitalità nel tono di voce, prima fin troppo serio, «Il commercio di armi sarà anche legale ma il vostro Villaggio avrebbe il dovere di pensare prima di tutto alla salvaguardia degli abitanti del vostro Paese, e mi sembra che i beduini rientrino in questa categoria: se la gente della montagna li attacca con le armi prese da Moku, allora basta eliminare il signor Moku dall'equazione. In ogni caso, questo mercante d'armi sarà anche ricco ma è piuttosto stupido; ha avuto la superbia di richiedere direttamente l'aiuto del Kazekage e dei suoi shinobi ma non si rende conto che così facendo ha solamente attirato l'attenzione della Sabbia sulle questioni di confine, sulle diatribe fra beduini e montanari, e sopratutto sui suoi sporchi traffici. Se fossi stato in lui io avrei assoldato una banda di mercenari per fare il lavoro sporco: forse un tantino meno efficace di due Chuunin addestrati, ma sicuramente più discreto per quanto riguarda l'economia dei suoi affari! Non credi...?», gli chiesi mentre lanciavo un'occhiata minacciosa al sole coprendomi il viso con una mano. Ormai il sole cominciava ad alzarsi nel cielo e la temperatura non faceva che salire di minuto in minuto.
    *Dannato deserto.*, pensai tra me e me con un moto di stizza.

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    Ascoltai a bocca aperta il racconto di Akira, voltandomi spesso per sincerarmi che non si stesse burlando di me. Mi sembrava incredibile che avrebbe dovuto scontrarsi con dei Mukenin, ma ancor più incredibile che stesse morendo.
    Sapevo che stava male, ma non credevo fino a questo punto. pensai allibito. Ero a corto di parole e non mi veniva in mente niente da dire che potesse essere di conforto o suonare anche solo come comprensivo. E nonostante tutto ha rinunciato alla sua unica cura per non tradire il villaggio. pensai ammirato. Neanch'io avrei mai tradito Suna, neanche a costo della vita, se si fosse trattato di affrontare nemici più forti di me. Ma non ero affatto sicuro che avrei tranquillamente scelto di lasciarmi consumare da un morbo sconosciuto.
    La mia stima per te è cresciuta molto, Akira Kaguya. dissi quando ebbe terminato il suo discorso. Forse a disagio Akira decise di cambiare argomento.
    Comunque... Il commercio di armi sarà anche legale ma il vostro Villaggio avrebbe il dovere di pensare prima di tutto alla salvaguardia degli abitanti del vostro Paese, e mi sembra che i beduini rientrino in questa categoria: se la gente della montagna li attacca con le armi prese da Moku, allora basta eliminare il signor Moku dall'equazione. In ogni caso, questo mercante d'armi sarà anche ricco ma è piuttosto stupido; ha avuto la superbia di richiedere direttamente l'aiuto del Kazekage e dei suoi shinobi ma non si rende conto che così facendo ha solamente attirato l'attenzione della Sabbia sulle questioni di confine, sulle diatribe fra beduini e montanari, e sopratutto sui suoi sporchi traffici. Se fossi stato in lui io avrei assoldato una banda di mercenari per fare il lavoro sporco: forse un tantino meno efficace di due Chuunin addestrati, ma sicuramente più discreto per quanto riguarda l'economia dei suoi affari! Non credi...? chiese.
    Al contrario, la sua è stata una mossa intelligente. Se interveniamo noi ci sono maggiori possibilità di evitare questa rivolta e lui grazie al tempestivo intervento si guadagna anche il merito di averci avvisato, per poi riprendere in pace i suoi commerci. Tutto sommato se anche non comprassero armi da lui le comprerebbero da qualcun'altro o combatterebbero con pugni, pietre e bastoni. Il suo ruolo, secondo me, è veramente marginale in questa situazione. analizzai. Ciò non toglie che il mio disprezzo vada prima a lui. aggiunsi però.
    Dopo quello che mi aveva rivelato Akira tuttavia nessuno dei due sembrava aver molta voglia di chiacchierare e continuammo la marcia in silenzio. La temperatura continuò ad aumentare, l'orizzonte tremolava a causa del caldo e io sudavo copiosamente. Anche se Akira faceva il duro l'aria era così calda e secca che anch'io cominciavo a faticare a respirarla e immaginai che lui, abituato ai climi più umidi e freschi di Kiri se la passasse molto peggio.
    Basta così, ci fermiamo per qualche ora. annunciai fermando il cammello. Scesi con un balzo dal quadrupede e mi voltai verso Akira. Non ce la faccio a continuare con questo caldo e non voglio rischiare di cuocermi il cervello, perciò ci fermiamo, d'accordo? dissi con un tono che non ammetteva repliche. Avevo deciso di dirlo in quel modo per non metterlo in difficoltà. Probabilmente dopo avermi rivelato di essere in fin di vita l'ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stata che fermassi la marcia per pietà. Invece proseguire con quel caldo era davvero pericoloso e se lo sapeva avrebbe capito, altrimenti non avrei dovuto spiegarglielo con il rischio che non mi credesse.
    Piantai nella sabbia i due pali alti un metro e mezzo che avevo portato con me a tre metri l'uno dall'altro e vi posizionai sopra lo spesso telo bianco che ci avrebbe fatto ombra.
    Si può stare solo seduto o sdraiati ma vedrai che non è male.. dissi invitandolo ad accomodarsi. Il telo era molto più lungo e una parte toccava terra e in questo modo dietro c'era spazio per gli zaini e davanti per noi, a meno che Akira non volesse sdraiarsi e in quel caso avrebbe dovuto mettere lo zaino di fianco. Scaricai dal cammello il mio zaino, mettendolo all'ombra e lega la cavalcatura del mio compagno alla mia. Il mio cammello non andrà da nessuna parte senza di noi, ma non so come sia addestrato il tuo. In ogni caso se è legato al mio aspetterà anche lui, perché di solito vengono abituati così. spiegai. In effetti il mio era un'ottimo cammello, acquistato direttamente da una delle più grandi tribù guerriere del deserto ed era abituato ad aspettare immobile il cavaliere. Il suo invece avrebbe potuto essere tentato di gironzolare ma così avremmo evitato che si allontanasse o venisse a lasciare i suoi escrementi sulla mia tenda.
    Mi sedetti all'ombra della tenda e presi la borraccia termica dallo zaino. L'acqua era fresca ma non troppo. Dopo aver bevuto passai la borraccia al mio compagno. Bevi piano... gli consigliai.
    Presi lo zaino e frugai dentro per prendere il cibo. Ti va uno spuntino? chiesi. Era ormai ora di pranzo e potevamo approfittare della sosta. Nello zaino c'era parecchia roba. Pane, carne secca, miele, formaggio di capre un sacchetto di datteri e tre banane. Ne tirai fuori una per me e una per Akira, presi il pane azzimo e lo tagliai a fette con uno dei miei Kunai. Sulla prima fetta spalmai dei miele di acacia, misi una fetta di formaggio di capra e alcuni datteri, poi la passai al Ninja di Kiri. Per te! Sentirai che meraviglia! dissi strizzandogli l'occhio. Stesi un piccolo telo e vi disposi sopra il cibo. Serviti pure. gli dissi. Personalmente avevo molta fame e mangiai forse un po' troppo. Tra lo stomaco pieno e il caldo mi prese una pesante sonnolenza. Io mi... *ahwn*... sdraio un'attimo. Abbiamo ancora un paio d'ore prima di dover... *yawn*... ripartire. dissi tra uno sbadiglio e l'altro. Mi rigirai in modo che la testa stesse nella parte alta, misi lo zaino sotto la testa e mi sdraiai, prendendo in fretta sonno nonostante l'aria rovente.

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    «Al contrario, la sua è stata una mossa intelligente. Se interveniamo noi ci sono maggiori possibilità di evitare questa rivolta e lui grazie al tempestivo intervento si guadagna anche il merito di averci avvisato, per poi riprendere in pace i suoi commerci. Tutto sommato se anche non comprassero armi da lui le comprerebbero da qualcun'altro o combatterebbero con pugni, pietre e bastoni. Il suo ruolo, secondo me, è veramente marginale in questa situazione. Ciò non toglie che il mio disprezzo vada prima a lui», disse Kenji riflettendo.
    «Uhm... Hai ragione, sì, questa gente continuerebbe comunque ad ammazzarsi e a farsi la guerra anche se non ci fosse nessuno disposto a vendergli armamenti, ma io continuo ad essere dell'idea che non punire il nostro mercante d'armi significhi arrendersi e accettare il fatto che questo conflitto è inevitabile e non possiamo fare niente per fermarlo, ma soltanto attuare piccoli interventi come il nostro per mantenere la situazione sotto il livello di guardia. Se fossi nel Kazekage, agirei in maniera molto più decisa per stroncare questi atti di guerriglia una volta per tutte», dissi pensieroso.
    Avevamo entrambi esposto più che chiaramente il nostro punto di vista e quindi la discussione cadde in maniera quasi automatica lasciando il posto al rumore dei miei pensieri che non riuscivano a liberarsi dal pensiero delle sanguinose lotte soterranee che potevano avvenire in quel luogo come in qualsiasi altro punto del continente: vecchie incomprensioni e colpe dei padri che ricadono sui figli, in un turbinio d'odio che sembrava proprio non avere fine. Quanti ancora, fra quelle sabbie, avrebbero dovuto pagare con la vita il prezzo di quell'odio?
    Tra una congettura e un'altra quasi non mi accorsi che il tempo passava e con esso il sole si faceva più vicino e pressante con il suo insostenibile calore. Finché avevo avuto la mente occupata dalle mie supposizioni avevo inconsciamente escluso la sensazione di caldo tipica di chi si trova in pieno deserto ma all'improvviso venni investito da un'ondata di calore che quasi mi lasciò senza fiato. Per uno come me, abituato all'aria di mare, all'umidità delle nebbie di casa e dall'odore dei mille corsi d'acqua che permeano la mia terra, ritrovarsi improvvisamente catapultato in quel luogo che era l'esatto opposto di ciò che ero stato abituato a conoscere rendeva il tutto ulteriormente difficile. Le guance mi bruciavano e la testa sembrava sull'orlo dell'eboliizione: perché mai non avevo avuto l'accortezza di procurarmi un copricapo come quello che indossava Kenji? Fino a quel momento l'avevo trovato piuttosto divertente e niente più che un capo d'abbigliamento tipico dei ninja di Suna, ma solo ora mi rendevo conto con mio grande rammarico quanto invece risultasse vitale avere il capo coperto nelle ore più calde della giornata. Proprio quando stavo raggiungendo il limite di sopportazione massima, fu proprio Kenji a venirmi in aiuto proclamando l'agognata pausa:
    «Basta così, ci fermiamo per qualche ora», disse arrestando la sua cavalcatura, «Non ce la faccio a continuare con questo caldo e non voglio rischiare di cuocermi il cervello, perciò ci fermiamo, d'accordo?»
    «Non me lo farò certo ripetere due volte, amico», risposi quasi con un rantolo mentre fermavo il mio cammello non con la stessa grazia mostrata da Kenji.
    Smontai a terra e osservai incuriosito il mio compagno mentre piantava due alti pali nella sabbia e li usava come appoggio per distendere un lunghissimo panno bianco che ci permise di accomodarci al riparo dall'incessante luce del sole.
    «Si può stare solo seduto o sdraiati ma vedrai che non è male...», disse Kenji invitandomi a sedermi all'ombra della tenda improvvisata. Mi lasciai cadere sul lembo di stoffa dopo aver appoggiato il mio zaino lì accanto, e mi stesi in tutta la mia (modesta) lunghezza per assaporare quell'ombra insperata. Dopo qualche secondo Kenji mi porse la sua borraccia invitandomi a bere con moderazione, lentamente, ma avevo talmente tanta sete che inizialmente rischiai quasi di far cadere un po' d'acqua per la foga con cui mi gettai sulla borraccia; pensando poi che quando ti trovi nel deserto l'acqua diventa il bene più prezioso di tutti, cercai di darmi un contegno seguendo l'esempio di Kenji, per poi restituirgli la borraccia.
    «Ti va uno spuntino?», mi chiese tutto d'un tratto.
    In effetti cominciavo ad avere un po' di fame ma, non volendo approfittare ulteriormente della sua gentilezza, cercai di declinare con gentilezza la sua offerta.
    «Ti ringrazio, ma non ce n'è bisogno: quando sono attraccato nel vostro Paese ho comprato qualche galletta da viaggio da un mercante e...»
    Dovetti bloccarmi, però, di fronte allo spettacolo dei cibi che Kenji stava mescolando su una fetta di pane per creare una gustosa leccornia che mi porse con un sorriso.
    «Per te! Sentirai che meraviglia!»
    Personalmente avevo l'acquolina in bocca di fronte a tutto il ben di dio che Kenji stava disponendo su un lenzuolo accanto a noi, così accettai grato ciò che mi offriva e lo divorai con gusto. Mi concessi anche una fetta o due del formaggio che aveva portato con sé, ma poi per non sentirmi troppo in colpa mangiai anche un po' delle gallette che avevo comprato dallo stesso mercante che mi aveva venduto il cammello: erano secche e non sapevano quasi da niente, sembrava sabbia compressa sotto forma di cibo. Evidentemente o mi aveva fregato oppure era robaccia da beduini del deserto. Niente a che vedere con i cibi di Kenji, ma decisi lo stesso di non approfittare oltre della sua cortesia.
    «Io mi... *ahwn*... sdraio un'attimo. Abbiamo ancora un paio d'ore prima di dover... *yawn*... ripartire.», disse Kenji terminato il pranzo mentre si stendeva accanto a me, dandomi le spalle. Io rimasi seduto accanto a lui guardandomi intorno, intento ad osservare quell'infinita distesa di sabbia, sabbia e ancora sabbia.
    «Ehi, Kenji», gli dissi continuando a fissare l'orizzonte, «Ma come fai ad orientarti in mezzo a tutte queste dune? A me sembrano tutte uguali! Giuro che se dovessi trovarmi da solo qui in mezzo sarei completamente perduto... Questo posto non fa per me, niente. Credo sia proprio per questo che il Mizukage mi abbia mandato qui, sai? Credo l'abbia trovata una punizione abbastanza divertente per avergli tenuto nascosti i miei piani per quando riguarda le faccende di Kusa. Ehi, Kenji, mi senti?», chiesi ancora notando che lui non mi rispondeva. Fu solo allora che mi resi conto che stava dormendo, e mi lasciai andare ad un mezzo sorriso.
    «Oh, beh, tanto vale che provi a dormire anch'io almeno per un pochino, non vorrei trovarmi troppo affaticato rispetto a lui quando giungerà il momento di combattere: non poter usare le mie ossa sarà già un handicap sufficiente, non voglio dargli troppi motivi per vantarsi di essere superiore a me come ninja».
    E così mi stesi anch'io dando a mia volta le spalle a Kenji, e in breve tempo caddi anch'io preda del sonno del deserto.

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    Mi svegliai dopo un'ora, un'ora e mezzo, scoprendo che anche Akira si era disteso e stava dormendo. Ero parecchio sudato, ma tutto sommato il riposo mi aveva fatto bene, mi sentivo di nuovo pronto a proseguire. Recuperai dallo zaino la borraccia e bevvi una lenta sorsata d'acqua. Mangiai una delle banane e mi stiracchiai lentamente, in attesa di scrollarmi di dosso le ultime tracce del torpore, facendo attenzione a non svegliare Akira. I cammelli se ne stavano tranquillamente sotto il sole, ignorando il caldo, anche se la temperatura si era fatta più sopportabile.
    Ehy, Akira? chiamai il Kiriano con tono calmo. Ci sei? È quasi ora di ripartire... gli dissi. Aspettai che si svegliasse con calma, lasciandogli a disposizione quello che voleva. Restai seduto ad oziare per un quarto d'ora circa, poi smontai la tenda e la caricai assieme allo zaino sul cammello.
    Il sole è ancora alto.. L'unica direzione possibile direi che è quella opposta alle nostre orme. pensai guardandomi prima alle spalle e poi scrutando l'orizzonte deformato alla vista dal calore. Tirai le redini, facendo inginocchiare il cammello.
    Andremo a passo tranquillo per di là... dissi indicando approssimativamente la direzione. Non dovremo essere in ritardo, ma accelerare non ci farebbe comunque guadagnare vantaggio. Finché il sole non comincia a scendere proseguiremo con calma. Quando avremo una rotta un po' meno approssimativa potremo marciare più spediti, e inoltre la temperatura dovrebbe calare e sarà quindi più facile anche per Akira. pensai. Dopo aver slegato la cavalcatura del mio compagno salii sul cammello e lo feci partire con un debole colpo di redini.
    Il passo lento e regolare dell'animale produceva il tipico dondolio che si ha in piccole barche quando il mare è leggermente mosso. Pensai di suggerire la similitudine anche al Kiriano, sperando che lo aiutasse a rilassarsi, ma temetti che soffrisse il mal di mare e non volevo rischiare di condizionarlo, peggiorando la situazione.
    Proseguimmo senza molte chiacchiere finché il Sole non cominciò a calare ad Ovest. La Luna aveva preso il suo posto nel cielo, bianca e lucente come non si poteva ammirare da nessun'altra parte. Man mano che il tempo passava accanto alla Luna presero posto anche le Stelle, prima quelle più luminose e infine, quando il sole era già scomparso dietro l'orizzonte, anche le stelle minori erano facilmente individuabili. Il cielo notturno era limpido come quello diurno e quasi altrettanto luminoso.
    Proseguii per un po' con il naso all'insù, studiando la posizione delle costellazioni.
    Abbiamo viaggiato un po' troppo verso Ovest, dobbiamo correggere leggermente. informai il mio compagno mentre già tiravo una briglia per far cambiare un poco direzione al mio cammello. Pescai dallo zaino da viaggio e ne tirai fuori una coperta colo panna, di lino grezzo, piuttosto spessa, con cui mi avvolsi le spalle sudate.
    Ho delle coperte anche per te. dissi, ma vedendo la sua faccia scettica, anche attraverso il rossore per il sole decisi di spiegarmi meglio.
    La temperatura scenderà e continuerà a scendere fino a domattina. Potresti addirittura sentire freddo, sia per via dello sbalzo termico che perché effettivamente la temperatura può scendere anche di trenta gradi.. gli spiegai. Inoltre se non sei abituato al sole potresti avere delle ustioni anche sotto i vestiti. In quel caso probabilmente sentirai brividi e forse un po' di nausea. Potresti anche avere la febbre. Ma non preoccuparti, manca poco da Okagi e ti potrai far medicare lì.
    Ogaki difatti apparve nel giro di tre o quattro ore di marcia spedita. Era un villaggio piuttosto grande sia per gli standard del deserto che per quelli della montagna, anche se non era niente di paragonabile a Suna.
    Direi di cercarci subito una locanda e una stalla. Come stai? chiesi al Kaguya.

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    «Ehy, Akira?», sentii chiamare. «Ci sei? È quasi ora di ripartire...»
    Quando ricordai di trovarmi in pieno deserto insieme a Kenji emisi un grugnito in risposta e mi misi lentamente a sedere. Nonostante le ore di riposo la testa continuava a girarmi e mi sentivo il viso avvampare; probabilmente il sole in quella zona era decisamente più caldo di quanto non fosse nel Paese dell'Acqua. Maledicendo me stesso per l'incoscienza, estrassi un kunai dalla borsa e lo usai per tagliare una parte della mia tunica per poi avvolgermela intorno al capo a mo' di turbante, in una versione meno elegante di quella di Kenji che speravo però si sarebbe rivelata altrettanto efficace contro i raggi solari. Lo aiutai a smontare la tenda e seguii il suo esempio quando giunse il momento di montare di nuovo in sella, anche se il processo risultava sempre un problema.
    *Almeno questa volta non sono finito ad abbracciargli il collo.*, pensai tra me e me dandogli un leggero colpo di redini per affiancarmi al mio compagno e guida fra quelle sabbie. La seconda parte del viaggio, a differenza della precedente, procedette perlopiù in silenzio e proseguii dondolato dal ciondolio del cammello finché non mi accorsi che il sole stava cominciando a calare. Ora che avevo il capo coperto da quel turbante improvvisato sopportare quel viaggio risultava molto più semplice, anzi, mi chiedetti come potevo essere stato così stupido da non averci pensato prima. Se solo non avessi avuto l'accortezza di provvedere al mio errore finché potevo, a quell'ora sarei già crollato riverso sulla sabbia e tanti saluti alla missione. Della mia salute personale poco mi importava, date le mie condizioni generali, ma mi avrebbe davvero irritato risultare d'impiccio per Kenji, lui che sembrava muoversi così a suo agio fra quelle dune che a me sembravano tutte uguali. Se davvero il Mizukage aveva voluto mettermi alla prova spedendomi in quel luogo d'inferno di certo gli avrei dimostrato che ero in grado di resistere anche a questo. D'improvviso mi ridestai dai miei borbottii mentali quando mi accorsi che si era fatto improvvisamente più fresco, e che il sole non c'era più: al suo posto ora in cielo brillava un'ampia falce di luna e insieme a lei una miriade di stelle luccicavano come tante lanterne su un'infinito manto oscuro.
    *Incredibile...*, mi ritrovai a pensare, *Non ho mai assistito ad uno spettacolo del genere... A Kiri ce lo sogniamo un cielo così limpido! Suppongo che anche questa terra abbia i suoi lati positivi... Forse il problema è che ci vuole un po' per apprezzarli, suppongo.*
    «Ho delle coperte anche per te.», disse Kenji, riportandomi alla realtà. Avevo la sensazione che avesse detto anche qualcos'altro in precedenza ma ero così preso dallo spettacolo della notte che non avevo sentito una sola parola. Gli lanciai un'occhiata e inarcai un sopracciglio quando vidi che si era coperto con una spessa coperta dall'aria piuttosto pesante. A che pro coprirsi ulteriormente in pieno deserto? Anche se in quel momento non faceva più così caldo come durante la giornata, a dire il vero.
    «La temperatura scenderà e continuerà a scendere fino a domattina. Potresti addirittura sentire freddo, sia per via dello sbalzo termico che perché effettivamente la temperatura può scendere anche di trenta gradi. Inoltre se non sei abituato al sole potresti avere delle ustioni anche sotto i vestiti. In quel caso probabilmente sentirai brividi e forse un po' di nausea. Potresti anche avere la febbre. Ma non preoccuparti, manca poco da Okagi e ti potrai far medicare lì.»
    Ascoltai con cura le sue parole e dopo un momento di riflessione accettai con gratitudine la coperta che mi offriva.
    *Adesso ho capito... Se di notte la temperatura cala di così tanti gradi è perché la sabbia non è in grado di assorbire il calore durante il giorno e quindi durante la notte non può rilasciarlo gradualmente per mitigare il clima... Questo spiega anche in parte perché durante il giorno fa così caldo. Non mi intendo di queste cose ma ora mi sembra di capirci qualcosa di più, anche se non ne sono del tutto sicuro. In ogni caso, se davvero sta per fare così freddo sarà meglio indossare questa coperta!*
    «Direi di cercarci subito una locanda e una stalla. Come stai?», disse Kenji quando le prime luci di Ogaki cominciarono a comparire all'orizzonte. Ad essere sincero non mi aspettavo che Ogaki fosse così grande, a causa della sua collocazione geografica: un luogo come quello, immerso nel deserto, non poteva poi essere abitato da così tante persone. Probabilmente aveva avuto la fortuna di essere attraversata da molti di quelli che attraversavano il deserto per motivi commerciali e doveva essere fiorita grazie alla sua funzione di crocevia. Questo avrebbe potuto anche spiegare come mai chi aveva rubato le armi all'armaiolo voleva prendere possesso della zona. Un luogo ricco porta denaro, e il denaro finanzia la guerra contro i propri nemici secoli. Fin qui tutto tornava, ma la nostra missione doveva ancora cominciare e nonostante le mie ipotesi non avevo idea di quello che avrei potuto trovare. Finché si trattava dei bassifondi di qualche villaggio del Paese dell'Acqua avevo imparato come muovermi, ma essere catapultato in quel modo in terra straniera, perlopiù in una missione in cui inflitrazione e spionaggio erano richieste, mi faceva sentire piuttosto indifeso e dipendente da Kenji. E la cosa non mi piaceva.
    «Non preoccuparti», dissi al mio compagno cercando di sdrammatizzare, «Mi gira un po' la testa e ho qualche brivido, ma non voglio essere causa di rallentamenti per la missione. Avrò tutto il tempo di farmi medicare una volta rientrati a Sunagakure, rimaniamo concentrati sul nostro obiettivo. Questo, però,», continuai sfoggiando un piccolo sorriso, «Non significa che non accetto volentieri l'idea di fermarci ad una locanda: abbiamo decisamente bisogno di un posto in cui sostare e potrebbe essere un ottimo punto d'inizio per cominciare a cercare qualche informazione in giro. A tal proposito,», dissi lanciando un'occhiata alle porte della città, che si facevano sempre più vicine ad ogni ballonzolio dei cammelli, «Abbiamo bisogno di una copertura. Che ne dici di fingerci una coppia di mercanti in visita al villaggio? Non so che tipo di persone sostino qui di solito, ma ho pensato che in un punto di contatto fra montagne e deserto il commercio sia l'attività che più si addice per far fiorire un villaggio fra le sabbie; per cui la presenza di due mercanti in più non dovrebbe generare alcun sospetto. Ho sbagliato qualcosa? Scusa se ti sembro un po', come dire, insicuro, ma come puoi ben immaginare non so niente di questa terra e mi trovo costretto ad affidarmi a te quando si tratta di non dare nell'occhio, ho paura che da solo combinerei un gran casino», conclusi con un sorriso imbarazzato a Kenji.

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    Non preoccuparti, rispose Akira, Mi gira un po' la testa e ho qualche brivido, ma non voglio essere causa di rallentamenti per la missione. Avrò tutto il tempo di farmi medicare una volta rientrati a Sunagakure, rimaniamo concentrati sul nostro obiettivo. Questo, però, non significa che non accetto volentieri l'idea di fermarci ad una locanda: abbiamo decisamente bisogno di un posto in cui sostare e potrebbe essere un ottimo punto d'inizio per cominciare a cercare qualche informazione in giro. A tal proposito,, continuò lanciando un'occhiata sospettosa ad Okagi, Abbiamo bisogno di una copertura. Che ne dici di fingerci una coppia di mercanti in visita al villaggio? Non so che tipo di persone sostino qui di solito, ma ho pensato che in un punto di contatto fra montagne e deserto il commercio sia l'attività che più si addice per far fiorire un villaggio fra le sabbie; per cui la presenza di due mercanti in più non dovrebbe generare alcun sospetto. Ho sbagliato qualcosa? Scusa se ti sembro un po', come dire, insicuro, ma come puoi ben immaginare non so niente di questa terra e mi trovo costretto ad affidarmi a te quando si tratta di non dare nell'occhio, ho paura che da solo combinerei un gran casino.. concluse.
    Veramente stavo per proporti di fingerci beduini, ma la tua idea è ancora meglio. risposi. In effetti però, dato che non abbiamo merci, potremmo fingerci interessati ad acquistare delle armi, così sarà più facile fare domande... riflettei ad alta voce. Per un'attimo mi soffermai a pensare all'aspetto da assumere. Decisi di ispirarmi a quello di Abdul "Vero-Affare", un uomo che prestava vecchi cammelli in cambio di esorbitanti cifre in Ryo a Sunagakure. L'uomo era di bassa statura, aveva una carnagione ambrata, un ventre pronunciato, modi untuosi e un sorriso mezzo sdenticato dove facevano capolino i resti di una dentatura storta e ingiallita. Aggiunsi una bella stempiatura, che probabilmente era l'unico difetto fisico di cui mancava l'originale, mi concentrai sull'immagine poco gradevole e composi il sigillo per la Henge.
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    Grazie a questa tecnica il Ninja potrà assumere l'aspetto d'una qualsiasi persona o oggetto, ma il peso e le dimensioni reali dell'utilizzatore rimarranno invariate e non potrà trasformarsi in nulla di più piccolo d'un cucciolo di cane ne tantomeno nulla di più grande d'un orso.
    Siccome la tecnica non cambia anche il peso dell'utilizzatore, bisogna fare attenzione. Ad esempio sarà si possibile tramutarsi in uno Shuriken Gigante, ma di certo lanciarne più di uno nello stesso turno sarà impossibile per via dell'immenso sforzo richiesto per lanciare un soggetto che pesa dai 50 kg in su.
    La tecnica si dissolve dopo aver subito un danno lieve.
    Consumo: 1

    Ecco fatto, "feringhee", adesso tocca a te! dissi ad Akira, esercitandomi in un sorriso accattivante da vero mercante, o almeno nell'imitazione spaventosa che ne faceva Abdul. Avevo modificato anche i vestiti, trasformando l'abbigliamento ninja in una "gandura", un'ampia tunica di lino leggero, dai molti ricami e i colori sgargianti, anche se un po' macchiata. Indossavo un cappello chiamato "fez", una specie di piccolo cilindro rosso con un ciuffo di crini di cavallo in cima. Riflettei un po' sulla mia nuova identità, cercando di trovare particolari che rendessero la storia credibile.
    Se ti interessa io sono Omàr. dissi prendendo in prestito il nome di uno dei guerrieri del deserto che avevo conosciuto, cosicché nel caso qualcuno conoscesse Abdul anche ad Okagi, avrebbe pensato ad una semplice somiglianza.
    Io vengo da Onju e voglio comprare un po' d'armi da rivendere ai guerrieri di Orbashà, ho un cugino a Suna, Abdul "Vero-Affare" che commercia in cammelli. Ho tre mogli che mi danno solo malditesta e mi piace bere un po' troppo. Ora cerca di inventarti qualcosa anche tu, così non sembreremo spuntati dal nulla.. dissi, abbandonando il tono impostato durante la prima parte del discorso. Già che c'ero tirai fuori dal mio zaino la bottiglia di Saké e diedi una bella sorsata, per far puzzare il mio alito di alcol. Bere in pieno deserto aumentava solo il rischio di disidratazione, ma alle porte del villaggio potevo tranquillamente permettermi un sorso o due.
    Mi concentrai quindi su Akira, cercando di notare dettagli fuori posto che potessero tradirlo, e aiutandolo quindi a correggerli.

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    «Veramente stavo per proporti di fingerci beduini, ma la tua idea è ancora meglio», rispose Kenji, «In effetti però, dato che non abbiamo merci, potremmo fingerci interessati ad acquistare delle armi, così sarà più facile fare domande...» Dopo questa breve riflessione, Kenji impostò le mani e si tramutò immediatamente in quella che sarebbe stata la sua copertura da mercante: ora sembrava un perfetto viandante del deserto, uno di quei poveracci che tirano avanti cercando di mascherare le proprie difficoltà economiche e atteggiandosi a gran signore a dispetto della verità dei fatti.
    «Ecco fatto, "feringhee", adesso tocca a te!», mi apostrofò impostando abilmente il tono di voce, «Se ti interessa io sono Omàr. Io vengo da Onju e voglio comprare un po' d'armi da rivendere ai guerrieri di Orbashà, ho un cugino a Suna, Abdul "Vero-Affare" che commercia in cammelli. Ho tre mogli che mi danno solo malditesta e mi piace bere un po' troppo. Ora cerca di inventarti qualcosa anche tu, così non sembreremo spuntati dal nulla...»
    «Niente male!», dissi all' "Omar" che mi stava di fronte con una risatina. Presi poi a grattarmi il mento con una mano mentre osservavo l'aspetto appena assunto da Kenji e facevo mente locale con la breve inquadratura che aveva appena fatto del suo nuovo personaggio. «Uhm, vediamo un po'...» *Henge No Jutsu!*
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    Grazie a questa tecnica il Ninja potrà assumere l'aspetto d'una qualsiasi persona o oggetto, ma il peso e le dimensioni reali dell'utilizzatore rimarranno invariate e non potrà trasformarsi in nulla di più piccolo d'un cucciolo di cane ne tantomeno nulla di più grande d'un orso.
    Siccome la tecnica non cambia anche il peso dell'utilizzatore, bisogna fare attenzione. Ad esempio sarà si possibile tramutarsi in uno Shuriken Gigante, ma di certo lanciarne più di uno nello stesso turno sarà impossibile per via dell'immenso sforzo richiesto per lanciare un soggetto che pesa dai 50 kg in su.
    La tecnica si dissolve dopo aver subito un danno lieve.
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    Per entrare nella parte che avevo scelto purtroppo non avevo nessuno dell'ambiente a cui ispirarmi, essendo la mia prima visita nel deserto e non avendo mai degnato di particolare attenzione gli abitanti del Paese del Vento con cui avevo avuto a che fare, così dovetti improvvisare: la mia struttura si fece improvvisamente corpulenta e modificai anche la postura, risultando leggermente ingobbito in avanti. Assunsi un colore di carnagione simile a quello scelto da Kenji, scuro e olivastro, temprato dai grandi caldi del deserto. I capelli diventarono lunghi e unticci, ma soprattutto veramente radi: erano acconciati a mo' di riporto in un tentativo a dir la verità piuttosto comico di mascherare quella mancanza dovuta ad un invecchiamento preoce che contribuiva a dare una dimostrazione esteriore della bassezza dell'individuo che stavo plasmando. Gli occhi divennero porcini e un'espressione piuttosto stupida mi si dipinse in viso. Presi a modello anche l'abito scelto da Kenji ma decisi di indossarne uno meno elegante, più anonimo e maggiormente logoro.
    «Ahem...», dissi schiarendomi la voce prima di assumere il tono impostato che sarebbe stato proprio della mia interpretazione, «Io sono Hamal, padrone, e sono il vostro servo», cominciai con un inchino affettato, «Mi avete scovato anni fa perduto fra le sabbie del deserto orientale e mi avete salvato dalla disidratazione, e da allora non faccio che seguirvi passo passo. Ho l'aria piuttosto stupida e nessuno mi tiene mai in gran considerazione, compreso voi, padrone, perché non mi considerate minimamente al vostro livello. Ma sono un servo fedele e non ho pretese, e per questo mi accordo bene con i vostri scopi. Quando mi rivolgo a qualcuno superiore a me tendo sempre a intesserne le lodi per ricercarne il favore e spesso mi sfrego le mani in questa maniera», dissi mostrando a Kenji il tic di Hamal. Feci poi una piccola pausa, riassumendo poi il mio tono abituale. «Allora, che te ne pare? Con un personaggio come questo nessuno baderà a me e sembreremo una coppia ben assortita. Se fin da subito mi presenterai come un inetto allora gli uomini con cui avremo a che fare tenderanno inconsciamente a non curarsi di me e potremo sfruttare questa cosa a nostro vantaggio. In più, questo ci permette di lasciare a te la direzione della nostra sceneggiata, in virtù della tua maggiore conoscenza di questi luoghi e dei suoi costumi. Allora, mio signore», conclusi riassumento tono e portamento di Hamal il servo, piegandomi in un profondo inchino mentre stendevo un braccio indicando le porte di Ogaki, «Vogliamo andare?»

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    Allora, mio signore, vogliamo andare? chiese Akira, ormai calato nella parte di Hamal. È davvero un'ottimo attore. riflettei. Beh, deve esserlo per forza se è riuscito ad ingannare quei Mukenin.. pensai ricordandomi quello che mi aveva raccontato durante la prima parte del viaggio.
    Sì, muoviamoci. risposi burbero. E non parlarmi così vicino, il tuo alito puzza di sterco di cammello! aggiunsi per entrare nella parte, anche se l'espressione del povero "Hamal" fu tale che scoppiai a ridere, e dovetti sforzarmi per tornare serio.
    Entrando nel villaggio, la prima cosa che notai, fu che la guarnigione di soldati era insolitamente attiva e zelante. Probabilmente si aspettano qualche problema anche loro. pensai. Quei soldati erano pagati di solito tramite una tassa cittadina e avevano il compito di proteggere la città, quindi probabilmente erano dalla nostra stessa parte. Tuttavia era possibile che fossero corrotti o che comunque facessero parte del complotto, così decisi di mantenere da subito la messinscena anche davanti a loro. Alt! ordinò un dei due alzando la mano sinistra e avvicinandosi dopo aver impugnato con la destra una delle torce appese al muro. L'altro appoggiò la sua sull'elsa della scimitarra, scrutandoci torvo. Probabilmente viaggiatori a quest'ora non sono ben visti. pensai. Tirai prontamente le redini del cammello, obbedendo con tranquillità.
    Chi siete e cosa vi porta ad Ogaki? chiese la guardia avvicinando la torcia per scrutarci in volto. Mi esibii nel mio miglior sorriso sdenticato e parlai cercando di imitare il tono accondiscendente di Abdul.
    Io sono Omàr, umile mercante di Onju, e questo pezzo d'asino che mi segue dappertutto è Hamal, il mio servitore. dissi con un gesto di disprezzo in direzione di Akira. E in cosa commerciate? volle sapere il soldato. Allargai le braccia e stirai il più possibile il mio sorriso. Ma praticamente in tutto, signore mio! Non avete mai sentito parlare dell'emporio di Omàr "l'Onesto"? Vendiamo stoffe, spezie, ceramiche, armi, cibo, vestiti e tutto quello che potete desiderare! dissi come recitando a memoria una presentazione. Il soldato mi guardò storto ma evidentemente mi credette, perché fece un passo indietro e si scostò. E va bene, potete passare.. disse.
    Molto gentile, "effendi". risposi con un leggero inchino. Sapreste anche indicarmi la più economica locanda del villaggio? chiesi. Dopo aver ricevuto le dovute direttive ci inoltrammo nella città, proseguendo con sicurezza tra i vicoli. La locanda si trovava piuttosto in periferia e dovevamo fare un mezzo giro del villaggio per arrivarci. Avevo chiesto la più economica non per avarizia ma perché solitamente erano anche quelle più malfamate, il posto ideale per ottenere informazioni. Tuttavia un mercante avrebbe potuto cercare una locanda economica, ma se ne avesse chiesta una malfamata sarebbe sembrato sospetto. Arrivati di fronte all'edificio notai subito che comprendeva anche una modesta stalla e mi diressi subito lì. Dentro c'era un ragazzo che dormiva su una balla di fieno.
    Svegliati, sfaticato. Devi occuparti dei nostri cammelli. gli dissi facendo chinare il cammello prima di scendere, temendo che saltare direttamente giù si sarebbe dimostrata una mossa troppo agile per un mercante tozzo e corpulento. Il ragazzo si stropicciò gli occhi e si alzò, afferrando le redini del cammello. Hamal, occupati dei miei bagagli. Muoviti, idiota! lo spronai anche se non ce ne fosse stato bisogno. Senza aspettarlo uscii dalla stalla e mi diressi alla locanda. Dietro il bancone c'era un uomo sui cinquanta molto robusto, ventre prominente, calvo e con due baffoni scuri.
    Buon uomo, una stanza per me e per quel figlio d'asino del mio servitore Hamal. gli chiesi con un tono più dolce rispetto a quello usato con il garzone della stalla. L'uomo grugnì qualcosa, prese una chiave e me la consegno, tendendo l'altra mano. Con la sinistra afferrai la chiave e con la destra strinsi la mano, in cenno di saluto. Quando feci per andarmene però l'uomo non aveva ancora mollato la mia, e anzi, la stringeva con maggior vigore. La notte si paga in anticipo, furbone! mi grugnì in faccia. Feci un'espressione innocente, esagerata quasi al grottesco e infilai subito la mano nella veste, estraendone un pugno di Ryo. Mi perdoni, non volevo fare niente di male! Eccole un'anticipo! dissi.
    In cima alle scale, terza porta sulla sinistra. disse lasciandomi la mano.
    Salii le scale, aspettando che Hamal mi seguisse con i bagagli. Quando la porta fu chiusa dietro di noi dissolsi la Henge. Un buon sonno ci farà bene. Domattina penso proprio che dovremo visitare il bazar del villaggio. annunciai preparandomi per andare a dormire. Ah, e spero che il modo in cui tratto Hamal non ti dia fastidio. aggiunsi sottovoce, ammiccando verso il mio compagno.


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    Rotolo MinoreKusari-FundoNel rotolo
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    Shuriken (11)Saké
    Fumogeni (2)Pillola del Soldato (3)
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    Edited by Rinne87 - 24/4/2011, 12:59
     
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    Dopo essere riusciti a convincere le guardie all'entrata a farci passare finalmente varcammo la soglia di Ogaki. La copertura sembrava aver tenuto bene e anche l'interpretazione di Kenji si era rivelata sufficientemente buona per garantirci l'accesso al villaggio, ma saremmo riusciti a non farci scoprire? Ciò che mi preoccupava era la mia totale inesperienza degli usi e dei costumi di quella gente, e temevo di poter compiere un passo falso in qualsiasi momento. Per questo risultava dunque essenziale che Hamal risultasse un personaggio misero, degno di compatimento, così che a nessuno sarebbe venuta voglia di interessarsi a lui. Tutta l'attenzione sarebbe dovuta catalizzarsi su Omar, fin'ora abbastanza viscido e di basso profilo da sembrare più che convincente. Mi lasciai guidare da Kenji tra i vicoli e le vie del villaggio finché non giungemmo nel centro e non lo oltrepassammo per abbandonare di nuovo le vie maestre e rituffarci nelle stradine buie di periferia. Le abitazioni erano molto diverse da quelle che si vedevano nel Paese dell'Acqua: erano basse, squadrate, quasi tutte di colore bianco e terribilmente silenziose. Avevo perso il conto dell'ora e non sapevo se eravamo in piena notte, ma la cosa che mi colpì di più in quel momento fu nel tetro silenzio che risultava quasi palpabile mano a mano che procedevamo verso la locanda indicataci dalle due guardie ai cancelli. Quando infine giungemmo di fronte alla tanto agognata locanda, seguii Kenji nella stalla lì accanto dove trovammo un ragazzino addormentato su una balla di fieno. Omar il mercante lo svegliò quindi in malo modo:
    «Svegliati, sfaticato. Devi occuparti dei nostri cammelli», gli disse Kenji mentre scendeva dal cammello. Subito il ragazzo si alzò per afferrare le redini dell'animale; dall'assoluta mancanza di reazione di fronte ai modi poco garbati di Omar supposi che dovesse essere purtroppo abituato a trattamenti di quel tipo. «Hamal, occupati dei miei bagagli. Muoviti, idiota!»
    «S-Subito, padrone!», esclamai con fervore entrando immediatamente nella parte. Al momento della discesa dal cammello finsi un certo impaccio (anche se in realtà non dovetti fingere poi molto) e quando finalmente toccai terra mi massaggiai il pancione con aria protettiva. Mi misi in spalla lo zaino e mi apprestai poi a raccogliere anche le borse che Kenji aveva lasciato allacciate al suo cammello.
    *Sarà anche stata una mia idea, ma in questo modo il buon Kenji si risparmia gran parte della fatica!*, pensai tra me e me con un sorrisetto.
    Prima di uscire dalla stalla mi fermai un momento ad osservare il ragazzino che avevamo svegliato con tanto clamore. Non doveva avere più di dieci, forse undici anni, ed era evidente che vivesse per strada o in posti appena più decenti: indossava uno straccio logoro e sporco, aveva i piedi scalzi e i palmi delle mani quasi neri per la sporcizia, così come più punti del viso. I capelli erano tutti arruffati, ma anche sotto il velo di stanchezza riuscii a notare uno sguardo furbo fare capolino da dietro i suoi occhi. Decisi quindi di provare a blandirlo con una moneta.
    «Ehi, ragazzo!», lo chiamai mentre gli lanciavo una moneta di piccolo taglio, «Se vuoi che te ne dia un'altra fatti trovare qui domattina», conclusi facendogli un occhiolino incoraggiante. Lui non disse nulla, ma afferrò la moneta al volo e annuì con gli occhi che gli brillavano per l'insperata possibilità di guadagnare qualche soldo che gli era capitata a tiro.
    *Ce l'ho in pugno.*, pensai soddisfatto.
    Lo salutai con la mano e poi mi avviai verso la locanda, zaino in spalla e borse alla mano. Giunto nella sala d'ingresso vidi Kenji che stava per prendere la via delle scale ma che si fermò un momento vedendomi arrivare. Decisi quindi di affrettare il passo per raggiungerlo e finsi di inciampare rischiando un gran capitombolo perdendo la presa su entrambe le valigie del padrone.
    «Oh, padrone...!», dissi esprimendo tutto il mio rammarico per l'accaduto, «Sono profondamente dispiaciuto, mi perdoni!»
    Prima di riprendere in mano le valigie mi sistemai i calzoni e aggiustai la fascia che mi cingeva la grossa pancia, dopodiché mi diressi con aria servile alle spalle di Omar il mercante. Quando finalmente ci chiudemmo la porta della stanza alle spalle, lasciai cadere i bagagli a terra e dissolsi la Henge un momento dopo che Kenji ebbe fatto lo stesso e mi gettai sulla sottospecie di brandina che in quel luogo chiamavano letto. Non che mi importasse più di tanto, comunque, durante i miei viaggi marittimi avevo avuto modo di diventare avvezzo alle poche comodità che una cabina singola poteva offrire. Incrociai le gambe e intrecciai le mani dietro la nuca mentre mi voltavo verso Kenji.
    «Un buon sonno ci farà bene. Domattina penso proprio che dovremo visitare il bazar del villaggio», disse, «Ah, e spero che il modo in cui tratto Hamal non ti dia fastidio», si premurò di domandarmi poi abbassando il tono di voce. Gli risposi in tono altrettanto basso:
    «Non preoccuparti, è tutto strettamente funzionale a rendere credibile la nostra copertura. Per oggi direi che il buon Hamal ha già dato abbastanza spettacolo di sé con quegli atti di imbranataggine assoluta, credo che domani mi limiterò a comportarmi da buon servitore. Sono d'accordo, padrone,», dissi poi alzando improvvisamente il tono di voce, in caso qualcuno ci stesse ascoltando nascosto da qualche parte, «Credo proprio che fare visita al bazar locale possa rivelarsi buona fonte di guadagno per i suoi commerci! Le auguro una buona notte!»
    *Direi che è alquanto improbabile che appena messo piede in città ci sia già qualcuno che sospetta di noi, ma non si sa mai.*, riflettei mentre mi sistemavo su un fianco e mi apprestavo a farmi una meritata dormita. Mi tolsi il copricapo improvvisato e lo appoggiai sul comodino tormentato dai tarli che stava lì accanto, dopodiché chiusi semplicemente gli occhi senza preoccuparmi più di niente: il viaggio nel deserto mi aveva veramente provato e nonostante tutto i leggeri giramenti di testa non erano cessati, speravo quindi che un sonno per quanto possibile ristoratore potesse bastare a rimettermi in sesto.

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    114Leggeri giramenti di testa, accaldato a causa dell'esposizione continuata al sole del deserto.Ottimale.
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