Missione Shima Uchiha & Akira Kaguya

Livello C

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    Missione Emessa da: Kohagakure e Kirigakure no Sato
    Missione a Servizio di: Kirigakure & Konohagakure no Sato
    Mandante della Missione: Mizukage & Hokage
    Esecutori della Missione: Shima Uchiha & Akira Kaguya
    Luogo d'Incontro: Konoha, Ingresso del Palazzo dell'Hokage
    Appuntamento alle Ore: 06.00

    Ci giunge voce che di recente sono avvenuti diversi disagi nei campi d'addestramento dove vengono svolti gli esami Genin. Diversi Samurai armati fino ai denti sono stati visti aggirarsi minacciosi nei paraggi dei campi d'addestramento e di recente ha addirittura comportato l'annullamento d'un esame fra un esponente di Konoha e Kiri. Le tasse imposte dalla Repubblica dei Samurai per usufruire dei loro splendidi e neutri paesaggi sono molto elevate e quest'oggi possiamo puntare a ridurle ed ottenere numerose agevolazioni non facendo scomodare l'armata della Repubblica stessa. Questa missione di livello C è stata presa in considerazione da tutti villaggi visti i due rimasti vittima in prima persona di questo problema; cioè Konoha e Kirigakure. Secondo le indagini di due Sp. Jounin passati di li per sfuggita ci sono ben due gruppi di Samurai composti da sei persone ciascuno. Un gruppo nel campo d'addestramento A ed un altro nel campo E.
    Non deludeteci Shinobi.

    Bene ragazzi questa è una missione a coppia; dunque come nell'Esame Genin dovrete fare a turno per rispondere. L'impegno da mettere in ogni risposta dev'essere almeno pari a quello messo nell'esame Genin. La traccia vi è stata data e da qui decidete voi l'evolversi del tutto. Io interverrò a fine esame.
    Mi raccomando attenti alle descrizioni ed ai dettagli. Voglio vedere come arrivate, come vi incontrate, cosa decidete e così via!

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    Dopo circa una settimana da quando Shima aveva fatto richiesta per una missione di livello C venne convocato di pomeriggio tramite una lettera nell'ufficio del kage di Konoha. Normalmente non era così ma il ragazzo immaginò che la convocazione fosse per qualche particolare raccomandazione visto che era ancora un genin. Lì l'hokage stesso gli diede una lettere contente tutte le informazioni inerenti alla sua nuova missione e gli spiegò in poche parole che cosa avrebbe dovuto fare. Dopo aver ascoltato tutto quello che gli venne detto si prese la propria busta e se ne tornò a casa rimuginando sul da farsi.
    Bene! Finalmente una nuova missione... Peccato che il posto in cui si svolge sia così lontano. Mi ci vorranno tre giorni di cammino per giungere sino alla Repubblica dei Samurai. Non immaginavo che ci potessero essere dei samurai tanto ostili agli shinobi al punto di bloccare gli addestramenti nei vari campi situati nella loro terra che da sempre è stata zona neutrale ed adatta alle trattative. Faccenda strana ma tanto meglio! Forse avrò la possibilità di apprendere qualcosa di nuovo... Anche se l'idea di combattere contro dei samurai in parte mi eccita ma in parte mi preoccupa. Quando arrivò a casa dovrò fare tutti i preparativi con calma e precisione così da poter partire domani mattina senza avere intoppi o ulteriori indugi. Non capisco perché dobbiamo incontrarci a Konoha invece che direttamente nella Repubblica dei Samurai. Bah! Piuttosto il mio compagno è Akira Kaguya. Se non sbaglio è un tizio di Kiri che ho già incontrato nell'arena. Lui è parecchio forte e se non sbaglio è di grado maggiore rispetto al mio. Si, si, è quello con i capelli bianchi! Averlo in squadra sarà utile. Almeno credo...
    Giunto finalmente a casa avvisò i suoi anche se a malavoglia e dopo aver cenato salì in camera sua dove si mise a preparare tutto l'occorrente per il proprio viaggio, cioè soldi, vestiti, armi ed equipaggiamento.

    Il giorno dopo si svegliò abbastanza presto cioè alle quattro del mattino così da avere il tempo di svegliarsi completamente e fare colazione con calma. Si vesti, prese con se tutto quello che aveva preparato il giorno precedente e dopo aver mangiato una brioche uscì di casa. Quel giorno nel cielo sopra il suo villaggio non vi erano nuvole, probabilmente ci sarebbe stato bel tempo per tutta la giornata ma lo stesso non si poteva dire nel luogo in cui doveva svolgersi la missione famoso appunto per il clima più freddo e rigido. L'Uchiha dai capelli bicolore si mosse tra le strade di Konoha con calma visto che erano quasi deserte vista l'ora. Arrivò davanti all'ufficio del'hokage con un anticipo di circa un'ora rispetto a quella stabilita dalla missione e quindi si sedette su una panchina vicino all'ingresso dell'ufficio del kage che anche a quell'ora era presidiato da due ninja di guardia. Si mise quindi ad aspettare rimuginando sulla sua missione di livello C rammentandosi di avere nella propria borsa la lettera che gli spiegava tutti i dettagli.


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    Akira non poteva crederci. Era appena rientrato dall'ennesima missione sull'Isola di Nagi e di nuovo si ritrovava al di fuori del Palazzo del Mizukage con un sottile rotolo di pergamena stretto in pugno, il sigillo in ceralacca del Sesto a testimoniarne l'autenticità. Aveva provato a protestare, di nuovo, ma il vecchio era stato perentorio.
    «Ho bisogno di te qui, immediatamente. Danzou Natsuhi può aspettare», aveva detto.
    Perché proprio lì stava il problema: non era per eccessiva stanchezza o per le ferite riportate nell'ultima sortita che Akira era contrario a questo nuovo incaricato, ma perché riteneva di doversi occupare di qualcosa di molto più importante. Danzou era ancora là fuori, da qualche parte, e invece di fare il possibile per aiutarlo lui se ne stava lì a vagare di isola in isola svolgendo compiti degni di un Genin. Per di più, grazie all'aiuto di quella misteriosa ragazza, Terumi, ora conosceva l'esatto indirizzo dell'abitazione di Juza ma a causa di quel suo continuo mulinare di missione in missione non era ancora riuscito a farvi visita.
    *Che il Mizukage stia cercando di ostacolare le mie ricerche?* pensò d'improvviso, come folgorato da tale pensiero. Se ciò era vero, e il Sesto pensava davvero che sarebbero bastate queste ridicole missioncine per tenerlo sufficientemente occupato perché non si occupasse di Danzou, beh, si sbagliava di grosso.
    Si decise quindi ad aprire la missiva che gli era stata consegnata con malcelata impazienza. Diede una rapida letta alle indicazioni della missione e si lasciò andare ad un sorriso amaro.
    *Mi mandano a picchiare qualche Samurai scontento e mal equipaggiato e per di più in compagnia di un Genin... Avrei potuto occuparmene benissimo anche da solo!*
    Si soffermò poi sul nome del suo compagno, Shima Uchiha. Dopo un attimo di smarrimento ricordò in lui il giovane avversario che aveva sconfitto in Arena il giorno in cui uscì vincitore da più sfide una dietro l'altra.
    *Se non altro avrò modo di verificare i suoi eventuali progressi in combattimento* borbottò il Sensei che era in lui.
    Una cosa però lo lasciava perplesso: nonostante il luogo in cui avrebbero dovuto operare fosse la Repubblica dei Samurai, l'appuntamento era stato fissato nei pressi del Palazzo dell'Hokage, nel cuore di Konoha. Perciò lui, invece di dirigersi direttamente alla Repubblica tramite un comodo viaggio per mare, avrebbe dovuto attraversare mezzo Paese del Fuoco prima di giungere a destinazione, raccogliere il Genin dal suo parco giochi e poi ripartire finalmente alla volta del Paese del Ferro. Ormai non c'erano più dubbi, da parte sua: il Mizukage stava deliberatamente cercando di fargli perdere tempo. Istintivamente serrò la mascella mentre una tempia cominciava a pulsargli nervosamente, segno che l'ira gli stava montando. Infine, calmatosi, posizionò le mani formando un unico sigillo ed evocò un solitario Kage Bunshin.
    «Kage Bunshin No Jutsu».
    Kage Bunshin no Jutsu - Tecnica dei Cloni d'Ombra
    KageBunshinnoJutsu-TecnicaSuperioredellaMoltiplicazionedelCorpo
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica è più avanzata rispetto alla Bunshin no Jutsu, infatti consiste nella creazione di copie dotate di consistenza fisica e in grado di provocare danni reali. Avranno inoltre tutto l'equipaggiamento ad eccezione di Armi di Lancio ed Accessori monouso. Eventuali Armi Leggendarie saranno clonate ma non disporranno di alcun potere o capacità. I cloni svaniscono in una piccola nube di fumo non appena vengono feriti, quando l'utilizzatore decide di annullarli oppure quando non ha più chakra. Il vero punto di forza però è che i cloni, non appena vengono annullati, trasferiscono tutte le conoscenze e le capacità acquisite al proprietario, che esse siano informazioni segrete o conoscenze riscontrate durante un allenamento. Questi cloni hanno la facoltà di utilizzare qualsiasi Abilità o Jutsu (Il costo dei Jutsu viene scalato dall'originale)
    Numero cloni evocabili: Chuunin 4; Sp Jounin 8; Anbu 12; Jounin 16
    Consumo: 8

    Non bastò che un cenno perché i due si intendessero alla perfezione, e dopo un istante Akira si lanciò di corsa verso il porto più vicino, deciso a terminare quella noiosissima missione nel più breve tempo possibile. Dopo essere rimasto a guardare il vero sé stesso allontanarsi lungo la linea dell'orizzonte, il clone di Akira estrasse dalla tasca il foglietto che gli aveva consegnato Terumi un paio di giorni prima e si diresse pensieroso verso l'indirizzo scrittovi sopra.

    Qualche tempo dopo, Akira giunse in prossimità del porto che già tante volte era stato sorgente e destinazione ultima di molte delle sue missioni in giro per il Paese dell'Acqua, non ultima quella in cui dovette giungere in soccorso di Juza e Danzou alle prese con la kunoichi rinnegata Reena.
    *Juza, Danzou...*, si ritrovò a pensare, di nuovo, mentre un nodo alla gola gli serrava le corde vocali. Un pensiero andò al suo clone, e pregò con tutto il cuore che riuscisse a trovare Juza perché, senza di lui, non avrebbe avuto nessun altro a cui appoggiarsi per questa sua folle e forse disperata ricerca. Quasi senza rendersene conto, preso com'era dai suoi pensieri, si ritrovò a costeggiare il molo e solo una forte voce gracchiante accompagnata da una risata che somigliava ad un latrato poterono farlo tornare alla realtà.
    «Ci si rivede, eh, Akira Kaguya? Vedo che gli dei del mare sono stati benevoli con te e ti hanno concesso di salvare la pellaccia fino ad oggi, ahah!»
    Akira si voltò in direzione della voce e il suo volto corrucciato si distese in un sorriso sincero, una volta riconosciuto a chi apparteneva. Come sbagliarsi, poi?
    «Capitan Koga! Mi è giunta voce che tu abbia venduto la tua anima al diavolo, per far sì che tu e la tua bagnarola non affondaste durante l'ultimo viaggio! Quella cos'è, un regalo dei pirati?» disse indicando una cicatrice chiara che contrastava con il colore scuro della pelle del vecchio lupo di mare, bruciata da anni di navigazione sotto il sole cocente. Gli attraversava la guancia destra, vagamente obliqua, e l'uomo sembrava quasi esibirla con un certo orgoglio.
    «Puoi scommetterci, ragazzo!» esclamò Koga aggiustandosi il cappello in testa e tirando una boccata dalla sua inseparabile pipa di legno. «Ma posso assicurarti che l'uomo che mi ha fatto questa non se ne andrà più in giro a scorrazzare per i mari tanto facilmente, eh no! Parola del vecchio Koga, ahah!» Il vecchio marinaio saltò giù dal ponte della nave per affiancarsi ad Akira sulle tavole sconnesse del molo, osservandolo più da vicino. «Dimmi, Akira, cosa ci fai da queste parti? Di nuovo in missione?»
    «A dire il vero, sì» rispose il ragazzo con un sorriso. «Speravo che potessi darmi un passaggio fino al Paese del Fuoco».
    L'uomo balzò nuovamente a bordo del suo piccolo vascello, aiutandosi con una delle corde che la tenevano ancorata al molo. «Beh, mio giovane ninja, credo che questo sia il tuo giorno fortunato! Un nuovo mercante mi ha affidato una nuova partita da consegnare a Mori, perciò salta a bordo! Anche se» disse tendendogli la mano, «Conosci le regole: non si accettano lavativi a bordo della mia nave!»
    «Non temere, vecchio!» rispose Akira accettando la sua stretta e issandosi a bordo, «Il lavoro non mi spaventa!»
    «Molto bene! E ora: issare le ancore, si parte per il Paese del Fuoco!», concluse il vecchio Koga con una delle sue rauche risate simili al latrato di un cane, mentre le braci nella sua pipa emettevano incessanti sbuffi di fumo.

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    Il tempo a Konoha passava lentamente mentre all'attesa iniziava a spazientire il genin desideroso di iniziare il prima possibile la propria missione. Si iniziava a sentire la lieve brezza mattutina. Era arrivato nel luogo prefissato cioè davanti all'ingresso del palazzo dell'hokage con netto anticipo. Cercava però di calmarsi perché ben sapeva che la sua smania di voler cominciare la missione era inutile e poi non gli sarebbe servito a nulla. Non sapeva dove potesse essere in quel momento il suo compagno di missione. Arrivare da Kiri a Konoha non era di certo una passeggiata. Ci sarebbe voluto del tempo, forse anche di più di quello il ragazzo dagli occhi nero pece si sarebbe aspettato. L'unica cosa che poteva consolarlo era il fatto di aspettare seduto su una comoda panchina invece di dover stare in piedi ad attendere.
    Devo calmarmi! Non c’è fretta di iniziare... Sono io in anticipo non lui in ritardo. Sono certo che arriverà in tempo. Chissà dove è ora? Immagino che per arrivare dal suo villaggio sino a qui debba almeno usare una barca. Ne avrà una tutta sua? Sarebbe bello avere un proprio mezzo di trasporto... Piacerebbe anche a me! Ora, cambiando argomento, affrontare dei samurai pensò che mi sarà molto utile per migliorare le mie abilità, ma sopratutto per perfezionare il mio uso dello Sharingan sempre che nella Repubblica dei samurai ci sia buona visibilità e non tutta quella nebbia tipica di Kiri. Sarebbe controproducente per me ma immagino che Akira sia abituato a tutta la foschia... Piuttosto spero che non si metta a fare il maestrino visto che io sono solo un genin e lui no! Non lo sopporterei per nulla al mondo!
    Il tempo passava ma Shima era riuscito a calmarsi. Però si alzò dalla panchina su cui era comodamente seduto perché voleva sgranchire le proprie gambe. Fattò ciò rimase in piedi ad attendere mentre con il proprio sguardo guardava il proprio villaggio che man mano si svegliava. Infatti si notava un po' più di gente per le strade del Villaggio della Foglia e di conseguenza un aumento dei rumori udibili a quell'ora. Nell'attesa il giovane ninja emise qualche sbadiglio e vedendo che non accadeva nulla di interessante si mise a guardare se stesso cercando di far nuovamente mente locale per esser sicuro di non aver scordato nulla di importante da portare con se. Non gli mancava nulla. Quel giorno era vestito con delle braghe lunghe nere, una maglietta bianche a maniche lunghe con sopra un gilet grigio chiaro. Oramai era quasi l'ora stabilita ma per esserne totalmente sicuro guardò l'orologio da muro che si trovava sopra il muro dell'edificio in parte al palazzo del kage. Faceva cinque alle sei. Il tempo era oramai quasi giunto ma il ragazzo dai capelli bicolore per ora non riusciva ancora a scorgere la figura di Akira da nessuna parte. Si grattò il mento per un istante e disse a bassa voce:

    Bene! E' quasi il momento! Su sbrigati ad arrivare Kiriano. Non vedo l'ora di cominciare!

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    «Allora» sospirò Akira. Osservava il vecchio Koga reggere saldamente il timone con le sue mani forti e callose, appoggiato con i gomiti al parapetto del piccolo ponte di comando dell'imbarcazione. Dall'ultima volta che l'aveva visto si era fatto più cupo e il suo sguardo era più duro di quanto lo ricordasse; da quanto poteva intuire dal colore rossastro delle guance, di recente doveva aver bevuto parecchio. «Com'è successo?» chiese, indicando con lo sguardo la cicatrice che gli deturpava il volto.
    Koga non rispose subito, né guardò Akira negli occhi in seguito a quella domanda. Tuttavia la reazione del suo corpo fu evidente: lo sguardo, insieme alle gote, gli si infiammò e cominciò a stringere il timone con foga fino a farsi sbiancare le nocche, mentre cercava lungo la linea dell'orizzonte un nemico lontano e sfuggente. Quando parlo, però, il suo tono di voce somigliava più a un basso e controllato gorgoglio piuttosto che al rabbioso ruggito che si sarebbe aspettato Akira.
    «E' stato circa un mese fa». Sembrava che ogni singola parola gli causessa una sofferenza infinita. «Stavamo navigando in direzione del Paese del Fulmine, verso Banrai, per consegnare un carico di pelli d'importazione ad un grosso mercante del luogo. Di solito limito i miei commerci al Paese dell'Acqua e alle coste del Paese del Fuoco, ma sai, la paga era buona e non ho fatto domande». Koga si diede una scrollata di spalle mentre portava alla bocca una piccola boccetta di liquore che in un primo momento Akira non aveva notato. «Eravamo giunti ormai al termine del secondo giorno di viaggio quando ci furono addosso. Da dove venivano non saprei dirlo, forse direttamente dalla bocca dell'inferno. Uno di loro doveva essere uno Shinobi, ne sono sicuro, perché improvvisamente comparve sotto i nostri piedi un enorme mulinello d'acqua che ci tenne invischiati e incapaci di fuggire, mentre loro assaltavano la nostra nave con quegli orrendi ghigni stampati in faccia». Il vecchio marinaio bevve un altro sorso dalla sua fiaschetta personale prima di ricominciare a parlare, la voce più roca di prima. «Ci portarono via tutto, tutto quanto, e durante la battaglia persi due uomini. Uno di loro non era che un ragazzo, un mozzo alla sua prima esperienza in mare che la madre mi aveva pregato di accettare a bordo perché si facesse le ossa nel mondo vero. Beh», aggiunse con una risata amara prima di attaccarsi di nuovo al collo della bottiglia, «Direi che è stata accontentata». Il liquido all'interno della fiasca doveva essere ormai finito perché il marinaio, con un gesto di stizza e la noncuranza tipica dell'ubriachezza, la gettò malamente da un lato, in un angolo del ponte di comando. «Quando ho visto la lama lacerare la carne di quel povero ragazzo, mi sono gettato sull'animale che lo stava uccidendo e l'ho colpito a mia volta, ma prima di tirare le cuoia è riuscito a farmi questa» concluse accarezzandosi con un gesto assente la guancia destra.
    «Mi dispiace, Capitano», disse Akira dopo qualche secondo di silenzio greve, immerso nel buio di quella sera senza stelle. «La morte di quel giovane non è rimasta invendicata, siate fiero di questo quando i vostri sogni si popoleranno di fantasmi indesiderati».
    Per qualche istante il vecchio Koga rimase incerto su cosa dire, ebbro di alcol e di tristezza allo stesso tempo. Spesso, questi due elementi formavano una pessima accoppiata in un uomo ferito e consumato dal dolore.
    «Bah, ora basta con questi discorsi da donnicciole dal cuore tenero!» gracchiò. «Torna nella tua cabina a riposare, Akira Kaguya, giungeremo sulle rive del Paese del Fuoco molto prima che sorga il sole».
    E così Akira fece, lasciando l'anziano marinaio in compagnia del mare e dei suoi sensi colpa. Quando la nave ripartì per fare ritorno alla Nebbia con la stiva orfana di molte casse e la ciurma di un passeggero, Akira non poté fare a meno di restare fermo sul molo a guardare il Capitano governare la nave con mano sicura nonostante l'evidente stato di ebbrezza verso le profondità dell'oceano. Doveva stare davvero molto male, pensò, se aveva deciso di non concedere al suo equipaggio almeno mezza giornata di riposo al porto in cui avrebbero potuto facilmente ormeggiarsi. Controllò l'ora dal grosso orologio di cui era munito il faro che torreggiava sul molo, e calcolò brevemente che, in base alle informazioni da lui possedute sulla distanza che lo separava da Konoha, se si fosse messo immediatamente in marcia tenendo un buon ritmo forse sarebbe riuscito a raggiungere il Palazzo dell'Hokage per le sei del mattino in punto. Aveva percorso spesso quell'itinerario nei suoi lunghi pellegrinaggi in giro per il continente ad addestrare nuove leve al loro radioso futuro da Shinobi, ma mai di notte.
    *Beh, c'è sempre una prima volta.*, pensò con un sorriso, prima di partire di corsa alla volta di Konohagakure.

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    Edited by Masterzaga - 20/10/2011, 18:03
     
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    Il ragazzo di Konoha dagli occhi scuri ancora fermò lì in piedi ad aspettare iniziò a sentirsi scomodo e quindi fece qualche passo per sgranchirsi. Si sentiva abbastanza ingommato nei movimenti quel giorno e ciò non era di certo una buona cosa per iniziare la nuova missione sopratutto visto che per giungere sino alla Repubblica dei Samurai avrebbe dovuto fare una bel pezzo di strada a piedi se non tutta. Si fermò di nuovo sostando vicino alla panchina su cui era seduto poco fa. Non sapeva che fare per ingannare l'attesa. Probabilmente non si sarebbe mai più presentato in anticipo sul punto d'incontro per una missione visto che ciò gli avrebbe procurato altre noie come quella che adesso provava.
    Maledizione non so proprio che fare! Mi sento ancora un po' ingommato nei movimenti ed è proprio fastidioso! Calma. Devo ricordarmi di non presentarmi mai più in anticipo, sopratutto se si tratta del mio stesso villaggio. Ora non facci altro che annoiarmi! Accidenti!
    L'Uchiha dalla capigliatura singolare non sapendo che fare si mise a guardare la gente che passava sperando di notare anche in lontananza il proprio compagno di missione così da raggiungerlo immediatamente. A quell'ora però la gente per strada non era molta e di ninja non se ne vedevano. Solo alcuni ambulanti che già allora andavano a vendere in giro le loro merci. Il ragazzo deluso scosse la testa e si mise a cercare con gli occhi il muro su cui c'era l'orologio per sapere che ore fossero. L'orologio segnava le sei esatte ma di Akira Kaguya non vi era nemmeno l'ombra o almeno così sembrava allo shinobi del posto. Le uniche persone con cui Shima poteva passere del tempo in quel momento erano le due guardie del palazzo del kage che come sempre erano ai loro posti, ma entrambi gli stavano antipatici in quanto uno era un suo lontano parente e l'altro non gli ispirava fiducia per gli strani capelli verdi che aveva. Certo è che il ragazzo non aveva tanto da potersi lamentare sulle pettinature altri vista la sua strana colorazione di capelli. Sotto i suoi occhi a pochi metri di distanza passò un gatto nero.
    Ma che diamine! Vattene brutto porta sfortuna! Ma guarda che cavolo di giornata è oggi! Dove cavolo sei Kiriano? Che aspetti! Vuoi che mi caschi qualcosa addosso nel tempo che arrivi!
    Shima leggermente irritato si sedette nuovamente sulla panchina tenendo il volto rivolto sulla strada sperando di vedere arrivare il compagno di missione. Per un attimo si illuse di vederlo ma si accorse poco dopo di aver preso un granchio. Lo shinobi che si stava avvicinando aveva i capelli rossi ed era pure una shinobi. Certamente non era il suo compagno di missione. Il giovane dai capelli bicolore sospirò e si rimise a guardare la strada sempre meno speranzoso di vedere arrivare Akira.


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    Il clone di Akira Kaguya si aggirava incerto lungo la periferia di Krigakure. Non pensava che Juza potesse vivere in un luogo così isolato rispetto al centro vitale del villaggio, ma d'altro canto non si era mai preso la preoccupazione di indagare o quantomeno chiedere informazioni su dove abitasse o sulle sue condizioni economiche. Rimase impietrito per un momento quando giunse di fronte a quella che, a prima vista, non sembrava altro che una baracca. Si trattava di una palafitta costruita quasi interamente in legno, di modeste dimensioni e il legno leggermente consumato dal tempo. L'ingresso principale all'abitazione era costituito da un ponticello in legno più scuro rispetto a quello utilizzato per edificare il resto della casa, il quale si immetteva in una passerella esterna che percorreva l'intera circonferenza della palafitta, accompagnato da un rivestimento esterno in pagliericcio o carta di riso che fungeva da tetto e riparo contro le intemperie. Guardandola con maggiore attenzione, si accorse di come la casa fosse più solida e curata di quanto non apparisse ad un primo, rapido sguardo e riconobbe nei piccoli dettagli una certa cura quasi affettuosa di chi doveva averla costruita. Niente a che vedere con l'imponente villa in cui viveva lui, certo, e per motivi a lui sconosciuti il Kaguya si accorse improvvisamente di avere le orecchie piuttosto calde e che le guance gli si erano tinte di un rosso vivo e acceso.
    *Provo vergogna di me stesso?* si domandò una vocina nella sua testa.
    Akira ricontrollò per un'ultima volta che l'indirizzo in suo possesso corrispondesse con quello della piccola abitazione e, dopo aver preso il coraggio a due mani, percorse l'intero ponte d'ingresso e bussò alla porta del suo amico Juza, l'unico che in quel momento potesse aiutarlo a compiere ciò che andava fatto per il bene di Danzou.


    Nel frattempo, il vero Akira stava mettendo piede all'interno del Villaggio della Foglia per la prima volta da un po' di tempo a quella parte. Le guardie poste alla Porta Est si erano rivelate più problematiche del previsto, e parevano aver riscontrato un qualche tipo di errore burocratico nei documenti che si era portato appresso per certificare la sua presenza lì come supporto a Shima Uchiha per la missione a venire. Ad ogni modo, infine si deciso a lasciarlo passare e Akira si precipitò lungo la via diretto al Palazzo dell'Hokage a tutta velocità. Si concesse il lusso di chiedere l'ora ad uno dei rari passanti che già a quell'ora si aggiravano per le strade di Konoha, solo per poi ripartire di corsa ancora più allarmato di prima: le sei erano già passate da qualche minuto, e per la prima volta nella sua carriera ninja stava arrivando ad un appuntamento in ritardo.
    *Accidenti!* borbottò mordendosi un labbro in preda all'agitazione.*A quest'ora Shima sarà già là ad aspettarmi da un pezzo, devo muovermi!*
    L'orario mattiniero, comunque, gli facilitava parecchio il compito dato che lo liberava dall'impiccio di rimanere intrappolato nel traffico della vita del Villaggio, perciò in breve tempo giunse finalmente nei pressi del Palazzo dell'Hokage, dopo tanto penare. Si fermò con il fiatone e le mani poggiate sulle ginocchia mentre cercava di riprendere fiato, gli occhi che vagavano liquidi da un lato all'altro della strada alla ricerca del suo compagno. Dopo qualche istante di smarrimento, lo individuò. E come sbagliarsi, d'altronde? La capigliatura di quel ragazzo era quantomeno singolare, con quella cresta bionda che campeggiava su un mare di capelli corvini e spettinati che campeggiavano sul volto di lui, decisamente sconsolato e annoiato.
    «Ehi!» lo apostrofò Akira tendendo una mano per salutarlo. «Ciao Shima, tutto bene? Mi sembri in forma dopo il nostro ultimo incontro! Scusa per il ritardo, ma ho avuto qualche problemino con i miei amici all'ingresso del Villaggio» disse, indicando con fare complice in direzione della Porta Est, non visibile dal punto in cui si trovavano ora. «E' molto che aspetti?»

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    Dopo ancora qualche attimo di estenuante attesa Shima vide finalmente arrivare il tanto atteso Akira Kaguya che così disse:
    Ehi!
    Ciao Shima, tutto bene?
    Mi sembri in forma dopo il nostro ultimo incontro! Scusa per il ritardo, ma ho avuto qualche problemino con i miei amici all'ingresso del Villaggio
    E' molto che aspetti?

    Eccolo finalmente... Non c'è la facevo più ad aspettare. Ora almeno potremo muoverci.
    Il ragazzo di Konoha si alzò dalla panchina e allora si pronunciò con il suo solito fare:

    Ciao... Io in forma? Nah! E' solo una tua impressione. Sono sempre uguale, almeno credo. Comunque sono venuto qua in anticipo e aggiungendo il tuo arrivare in ritardo mi sono annoiato a morte. Comunque ora che sei qui possiamo cominciare giusto? Seguimi così da prendere una scorciatoia per andare alla porta Nord del villaggio. Faremo prima se passiamo di lì per raggiungere la Repubblica dei Samurai soprattutto ora che non c’è ancora in giro la solita folla.
    Prima di muoversi attese qualche istante per ascoltare una eventuale risposta da parte del compagno di missione. Poi si avviò con calma lunga la strada alla sua destra sperando che il Kiriano lo seguisse. Nello spostarsi per il proprio villaggio gli vennero in mente un paio di cose da chiedere al ragazzo dai capelli bianchi e così parlò a lui:
    Di solito non adoro troppe chiacchiere ma visto che dovremo viaggiare assieme per un po' vorrei chiederti un paio di cose. Primo: essendo di Kiri hai una tua barca per gli spostamenti via mare? Secondo: per arrivare sino alla Repubblica per quel che so ci si impiega parecchio a piedi, non conosci per caso un metodo più veloce per giungere sin lì? Sempre che non sia molto costoso...
    Spero che non mi prenda per uno troppo curioso e che non se ne salti fuori con vecchie storie come se fosse un anziano. Di aspetto ci somiglia ma spero che il suo spirito sia quello di uno della sua età. Nonostante quel combattimento non ci conosciamo molto bene. Se devo affidarmi a lui per battermi contro dei samurai voglio avere la certezza che sia una persona su cui poter contare. Sarebbe un guaio se fosse solo un piantagrane...
    Nel muoversi osservò il cielo controllando nuovamente il tempo. Non voleva intoppi e voleva riuscire nella nuova missione a tutti i costi. Grazie alla strada presa fra poco sarebbero giunti oltre le mura di Konohagure No Sato passando attrverso la Porta Nord del villaggio.


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    «Ciao... Io in forma? Nah! E' solo una tua impressione» disse Shima con una modestia che mi parve di circostanza. «Sono sempre uguale, almeno credo. Comunque sono venuto qua in anticipo e aggiungendo il tuo arrivare in ritardo mi sono annoiato a morte. Comunque ora che sei qui possiamo cominciare giusto? Seguimi così da prendere una scorciatoia per andare alla porta Nord del villaggio. Faremo prima se passiamo di lì per raggiungere la Repubblica dei Samurai soprattutto ora che non c’è ancora in giro la solita folla.»
    *Sembra piuttosto ansioso di cominciare.* pensò Akira con una punta di sorpresa.
    «Sì sì, certo, fai pure strada: ti seguo» rispose in maniera un po' goffa al suo compagno, facendogli segno con la mano di procedere nella direzione che riteneva più opportuna per intraprendere il loro viagggio. Mentre gli si metteva alle calcagna, il giovane Chuunin non potè fare a meno di farsi qualche domanda sul ragazzo Uchiha che gli si trovava accanto.
    *Davvero una strana accoglienza... Che ce l'abbia ancora con me per averlo battuto in Arena? Ricordo di averlo anche aiutato a farsi curare, in seguito, e mi pare di essermi comportato più che correttamente durante il nostro scontro... Bah, forse mi sto facendo troppe domande!* pensò mentre con una mano compiva il gesto che si fa per scacciare un insetto molesto. Si lasciò poi andare ad un pensiero che lo conduceva molto lontano da lì, al di là del mare. *A quest'ora il mio clone avrà sicuramente rintracciato la casa di Juza, sperando che si trovi a casa e non sia sparito di n--*
    «Di solito non adoro troppe chiacchiere ma visto che dovremo viaggiare assieme per un po' vorrei chiederti un paio di cose» disse Shima volgendosi verso di lui e interrompendo il flusso dei suoi pensieri. «Primo: essendo di Kiri hai una tua barca per gli spostamenti via mare? Secondo: per arrivare sino alla Repubblica per quel che so ci si impiega parecchio a piedi, non conosci per caso un metodo più veloce per giungere sin lì? Sempre che non sia molto costoso...»
    Akira sorrise nell'udire la prima domanda: curioso che pensasse che ogni abitante di Kiri dovesse possedere una propria imbarcazione, ma tutto sommato doveva trattarsi di una di quelle credenze diffuse in merito ad una popolazione straniera. Si grattò quindi il naso prima di rispondere a Shima con un sorriso.
    «Una nave? No, purtroppo la mia famiglia non ne ha mai avuta una anche se in fondo non ne abbiamo mai sentito il bisogno. Per uno Shinobi non è difficile rimediare un passaggio al di là del mare da una delle tante navi mercantili che si occupano del commercio fra le due coste, e se non sono disposti a farlo gratuitamente è sempre possibile offrire i propri servigi al Capitano per il tempo in cui si starà a bordo. Io di solito faccio così. Altri, invece, offrono denaro contante in cambio del viaggio, ma per quel che mi riguarda sono soldi sprecati». Si prese un ulteriore istante per riflettere sul secondo quesito che gli era stato posto. «Guarda, se fosse stato per me mi sarei recato alla Repubblica direttamente via mare, partendo da Kiri e addentrandomi nel Golfo che conduce direttamente al Paese del Ferro, ma siccome i Kage hanno fissato qui il nostro punto d'incontro non ho potuto fare altro che adeguarmi. Trovandomi poi in terra straniera, nonostante abbia avuto l'occasione di venire qui un paio di volte per tenere addestramenti alle giovani reclute, non sono per niente ferrato per quanto riguarda la geografia delle piccole strade, delle vie secondarie e degli itinerari nascosti ai più che possano permetterci di arrivare prima a destinazione. E a meno che tu non sia in grado di evocare un qualche grosso volatile che possa portarci in volo, temo saremo costretti ad andare a piedi... In quanto a velocità di trasporto le mie creature non sono le più indicate, temo» aggiunse con un sorriso lievemente imbarazzato. «Quindi in conclusione credo che dovremo affidarci unicamente alle tue conoscenze per quanto riguarda il viaggio, Shima Uchiha!» concluse Akira intrecciando le mani dietro la nuca.

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    Mentre i due continuavano a muoversi Akira rispose con una lunga risposta molta articolata ma che soddisfaceva le domande del genin dagli occhi scuri. In pratica rispose che non aveva una barca propria ma che spesso si usavano delle navi da viaggio mercantili su cui si lavorava per pagarsi il viaggio o si pagava direttamente per la tratta di mare da attraversare. Alla seconda domanda invece spiegò di essere meno pratico di Shima delle strade che portavano sino alla Repubblica dei Samurai partendo da Konoha. Il ninja dopo aver ascoltato tutto quello che il compagno aveva detto si grattò la testa e cominciò a pensare sul da farsi. In quel mentre erano appena usciti dalla Porta Nord del Villaggio della Foglia.
    Quindi toccherà a me scegliere la strada più breve... E' un peccato che non faccia troppo spesso queste strade. Oggi mi sarebbe tornato utile. Userò lo stesso percorso che ho usato in quella missione. Mi sembra sicuro e poco trafficato. Senza contare che ci sono alcune zone e villaggi dove poter sostare per i vari pasti e pernottamenti.
    L'Uchiha così disse al Kaguya:

    Avrei preferito una risposta diversa ma cercò di fare il mio meglio per non farci perdere... Cercherò di stare più attento che posso nello scegliere i percorsi migliori per giungere sin là.
    Il ragazzo dai capelli bicolore attese un eventuale risposta del compagno mentre cercava sempre di far mente locale sul percorso migliore da intraprendere. Era la prima volta che doveva essere una sorta di guida per un compagno di missione. In parte ciò lo preoccupava ma in parte gli piaceva perché lo faceva sentire molto più utile del solito. L'obbiettivo di quel giorno era per lui di arrivare sino a Hinamoto entro la fine della giornata. Non ebbe molto altro da dire durante il viaggio e quindi spesso si limitava a ad indicare al compagno dove andare specificando il percorso anche con dei gesti. Si impegnava sapendo che era una missione di livello C e per questo voleva dare il meglio di se. Entrò mezzogiorno e mezzo avevano coperto la metà del percorso che Shima si era prefissato di compiere. Erano nei pressi di un piccolo villaggio di agricoltori. E quindi così si rivolse al Kiriano:
    Siamo vicini a quel villaggio. Vedi?
    Nel farlo indicò l'esatta ubicazione del villaggio e poi continuò a parlare:
    Conosco una sorta di piccola locanda dove possiamo sostare per pranzare. Il menu non è molto vasto ma è meglio di niente. Se non vuoi fermarti qui sappi che il prossimo posto in cui potremo mangiare dista almeno due ore di cammino da qui. Quindi ti conviene seguirmi.
    Dopo aver ascoltato se il compagno avesse qualcosa da ridire si diresse in quel villaggio e dopo poca strada fatta anche lì indicò ad Akira la locanda in questione. Era fatta di legno e sopra vi era un iscrizione cancellata quasi totalmente. Si poteva solo leggere all'inizio " Il s". Il giovane dagli occhi nero pece dopo aver sentito che la sua pancia brontolava si fiondò all'interno e si mise ad ordinare della zuppa di verdure mentre si sedeva al primo tavolo che aveva trovato libero. Si mise poi ad osservare il Kiriano curioso di vedere che cosa volesse ordinare visto il menu quasi interamente basato sulle verdure.

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    «Non preoccparti, sono sicuro che sarai un'ottima guida» la voce di Akira irradiava sicurezza. «Fai strada!»
    Akira e il suo giovane compagno, Shima, si lasciarono alle spalle il Villaggio della Foglia e si inoltrarono di gran carriera nei boschi che circondavano il Villaggio. Questa volta, i due Chuunin posti di guardia dalla Porta da cui uscirono chiesero loro a malapena i documenti di conferma della loro missione e li lasciarono uscire senza troppi complimenti. Che questi due battessero la fiacca o semplicemente le due guardie di prima diffidavano di Akira in quanto straniero? Difficile dirlo, ma il Kaguya non mancò di notare con una punta di acidità la differenza di trattamento al quale era stato sottoposto in precedenza. Shima sembrava stesse prendendo quella missione molto sul serio, e benché parlasse poco durante il tragitto non mancava mai di indicare al compagno la direzione giusta da prendere e non tratteneva mai un commento sulla via che stavano per imboccare; Akira, da parte sua, si limitava a seguire da breve distanza la caratteristica capigliatura del suo compagno Uchiha e lo tallonava senza problemi, adattandosi al ritmo di lui. Nonostante durante il viaggio in barca avesse dormito qualche ora, la marcia forzata a cui si era sottoposto per arrivare a Konohagakure in tempo per l'appuntamento - cosa poi tra l'altro miseramente fallita - lo aveva inconsciamente spossato e dopo qualche ora di cammino si riscoprì improvvisamente affamato. Fu quindi con silenziosa gratitudine che salutò il piccolo agglomerato di case e edifici immersi in una tipica ambientazione rurale che gli si presentò davanti, e ancora di più fece quando Shima gli propose di fermarsi lì per una sosta:
    «Siamo vicini a quel villaggio. Vedi?» indicò Shima con un dito. «Conosco una sorta di piccola locanda dove possiamo sostare per pranzare. Il menu non è molto vasto ma è meglio di niente. Se non vuoi fermarti qui sappi che il prossimo posto in cui potremo mangiare dista almeno due ore di cammino da qui. Quindi ti conviene seguirmi».
    «Non eri quello che non conosceva la zona?» scherzò Akira, allegro per la prospettiva di mettere qualcosa sotto i denti dopo le tante energie consumate nella corsa quasi continua di tronco in tronco.
    I due Shinobi si diressero quindi verso il piccolo villaggio e in poco tempo Shima individuò la locanda prescelta a colpo sicuro.
    «Ehi, senti» cominciò Akira guardandosi intorno. «Penso che faremmo meglio a--» ma prima ancora che finisse di parlare Shima si era già fiondato all'interno, in modo tale che il Kaguya si ritrovò a parlare da solo in mezzo ad una strada deserta.
    *Quando si dice essere affamati...* borbottò tra sé e sé.
    Stava per dire a Shima che sarebbe stato più sicuro camuffarsi prima di entrare nel locale, ma a quanto pare il ragazzo non si era posto affatto i suoi stessi problemi: nonostante fossero ancora nel bel mezzo del Paese del Fuoco, Akira preferiva non girare per luoghi sconosciuti con indosso un cartello con scritto: "Ehi, sono uno Shinobi: uccidimi!". Di solito preferiva sempre mantenere l'anonimato durante le sue missioni, dato che loschi incontri erano sempre dietro l'angolo e preferiva non farsi coinvolgere in niente che esulasse dagli stretti obiettivi che gli era stato ordinato di raggiungere. In ogni caso, quella locanda seppur un po' vecchia e trasandata aveva un'aria tranquilla e pacifica - almeno vista da fuori - al contrario di molte bettole in cui era stato costretto a sostare durante i suoi viaggi per il continente e le isole del Paese dell'Acqua: la parete esterna che dava sulla strada, quella di fronte a cui si trovava Akira, era composta quasi totalmente da un'ampia vetrata che riempiva il loca di luce, il che donava all'intero ambiente un aspetto molto più sano e pulito, nonostante in realtà forse il secondo aspetto era quello a scarseggiare maggiormente. Con uno sbuffo sconsolato, Akira si sistemò la faretra sulla spalla ed entrò nella locanda, indeciso se essere preoccupato per quello che avrebbe potuto trovare all'interno e il forte desiderio di farsi una bella mangiata. Con suo grande sollievo, il locale era più vuoto di quel che poteva sembrare dando un'occhiata superficiale dall'esterno, e in breve tempo identificò Shima e si sedette al tavolo di fronte a lui. Sembrava intento a leggere con dovizia lo scarso menù che offriva la casa, così Akira si prese un momento per osservare la clientela del giorno: un paio di vecchietti dall'aria consunta seduti al bancone, un po' gobbi, intenti a chiacchierare, un uomo piuttosto grasso e con le guance arrossate tipiche di chi alza il gomito troppo e troppo spesso, seduto al tavolo accanto a noi e occupato a sorseggiare un brodino contenente ingredienti non meglio specificati, e un gruppo di quattro di quelli che sembravano essere contadini o braccianti del luogo, i quali stavano ridendo e scherzando seduti dalla parte opposta del salone interno della locanda, ognuno di loro con un boccale di birra semivuoto stretto in mano. A quanto pareva, la festa era cominciata già da un po'. Preso com'era dall'analizzare silenziosamente gli altri occupanti dell'edificio, Akira si ritrovò quasi spiazzato quando la cameriera, una donna sulla cinquantina con profonde ochiaie e i fianchi sformati per i troppi figli messi al mondo, venne a reclamare con aria svogliata i piatti da loro scelti, così si limitò a dire che prendeva lo stesso che aveva scelto Shima, ignaro di che cosa fosse. Per la cameriera non doveva fare molta differenza, supponeva Akira, infatti si limitò a scribacchiare qualcosa su un piccolo taccuino per poi andarsene ciondolando e sbatacchiando il grosso sedere in qua e in là. Akira rimase quasi ipnotizzato dallo spettacolo di dubbio gusto per un momento, poi decise di intavolare una qualche conversazione con il suo compagno nell'attesa del cibo.
    «Allora» esordì con tono neutro «Dalle vostre parti non usa camuffarsi durante le missioni?»

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    Akira poco dopo seguì il compagno di missione nella piccola locanda osservando in modo molto più sospetto il luogo. Vide dove si era seduto Shima e lo raggiunse sedendosi a quello stesso tavolo. Ordinò lo stesso che aveva scelto il ragazzo di Konoha senza badare troppo a quel che fosse il piatto scelto. L'Uchiha si mise a guardare il compagno di missione mentre la cameriera che aveva preso l'ordine si era allontanata. In quel mentre fu il Kiriano il primo a rompere il silenzio tra i due:
    Allora, dalle vostre parti non usa camuffarsi durante le missioni?
    Questa domanda da lui proprio non me la sarei aspettata... E' vero che ci siamo allontanati dal mio villaggio ma siamo comunque in zone molto protette. Capirei se me lo avesse chiesto nei pressi della Repubblica dei Samurai o comunque ai confini. Mi sembra che lui abbia poca fiducia in questa gente. E' vero che potrebbero esserci dei malviventi ma in un villaggio piccolo come questo è molto difficile che c'è ne siano. Senza contare che i paesani dovrebbero essere più che felici di avere dei ninja che circolano nel loro villaggio visto che fino a prova contraria il nostro compito è quello di proteggere la gente.
    Il giovane dagli occhi neri così rispose:

    Sinceramente in un paesino come questo non vedo molto la ragione per cui camuffarsi. E' raro trovare in villaggi come questo trovare malviventi. La stessa locanda è molto piccola proprio perché questo posto non è molto battuto dai viaggiatori. Senza contare che l'unica di tutto il villaggio. Non pensò che ora come ora ci dobbiamo preoccupare degli abitanti del posto. Non lo credi anche tu?
    In quel momento i due vennero serviti dalla stessa cameriera che prima aveva preso le loro ordinazioni. Così arrivarono i due piatti di zuppa di verdure. Il colore di quella pietanza non era molto invitante visto che era marrone ma Shima avendola già mangiata in precedenza non se ne curò per nulla ed iniziò a mangiare. Finito il pasto il ragazzo attese che l'altro ninja fosse pronto a ripartire e quando fu il momento si offrì di pagare lui il pranzo di entrambi:
    Ci penso io a pagare il tutto. Non è un grosso problema per me.
    Fece quindi come aveva detto e poi con calma se ne uscì dal locale senza accettare possibili compromessi con il compagno sul chi dovesse pagare cosa. Era una testa dura e una volta decisa una cosa non cambiava idea facilmente. Da lì poi riprese a far da guida al Kiriano stando sempre attento ai percorsi che sceglieva. Le strade che sceglieva erano tra quelle che aveva già fatta in precedenza a seguito di missioni e allenamenti così da essere sicuro sul dove andasse e sul fatto che fosse meno probabile incontrare intoppi o banditi lungo il tragitto. Le strade percorse si trovavano quasi sempre tra boschi e pianura, entrambi paesaggi tipici del Paese del Fuoco. Il ragazzo di Konoha non sapeva di cosa poter parlare con il compagno ma non voleva sembrare scortese almeno in quel momento in cui i due sarebbero dovuti stare assieme.
    Sembra che ci stiamo muovendo lungo il tragitto seguendo la giusta tempistica. Se continuiamo così ci vorranno ancora due, tre ore di cammino e saremo nei pressi di Hinamoto e potremo sostare. Lì potremo sostare anche per la notte così da essere in forma per il giorno dopo. Quella città è molto più grande di quel paesino in cui abbiamo sostato... Chissà se Akira ci è già stato...
    Prendendo spunto dalla propria curiosità Shima chiese al suo compagno di missione:

    Senti ma ci sei mai stato ad Hinamoto? Sai è una delle cittadine più grandi di tutto il Paese del Fuoco. Ci arriveremo tra un paio di ore o poco più. Proporrei di sostare lì per cenare e anche per notte. Che ne dici?
    L'Uchiha guardò il cielo per vedere se il tempo fosse peggiorato. Ma c'era ancora sereno. Quindi non aveva nulla di cui realmente preoccuparsi.

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    Il clone di Akira stava cominciando a perdere la pazienza. Aveva già bussato alla porta di Juza per ben due volte senza che nessuno fosse venuto ad aprire, e non voleva rassegnarsi all'idea di aver fatto un buco nell'acqua nella ricerca che avrebbe dovuto condurlo da Danzou. Juza doveva esserci, per forza. Per il semplice motivo che, se non fosse riuscito a rintracciarlo, avrebbe significato essere rimasto veramente solo.
    *Dai, andiamo... Juza, apri questa maledettissima porta!* imprecò in silenzio.
    Per la terza volta provò a bussare contro il sottile strato di legno, questa volta con maggior forza, e all'ennesimo, tacito rifiuto di quell'abitazione il clone imprecò di nuovo, questa volta ad alta voce, finché non si decise a percorrere parte del porticato esterno fino a portarsi in prossimità di una delle poche finestre che offriva la casetta del Ninja Medico. Mise le mani intorno agli occhi a mo' di protezione dalla luce intorno a sé e diede un'occhiata all'interno: non era facile vedere qualcosa nella penombra che regnava nell'unica stanza di cui era composta l'abitazione, a causa del pesante strato di polvere che impregnava il vetro. La palafitta era immersa nel buio, fatta eccezione per quei rari e sottili raggi di luce che penetravano da crepe più o meno grandi fra le assi di legno. Da quel che Akira poteva notare, nessuno veniva in quel posto da parecchio tempo; sembrava che la piccola baracca fosse stata abbandonata e il suo proprietario svanito nel nulla.
    «Merda!» si lamentò la copia a voce alta, attraversata da un tremito di agitazione. Appoggiò poi una mano al fianco mentre premeva pollice e indice dell'altra mano alla base del naso, nel tentativo di fare mente locale. Juza era svanito nel nulla e con lui buona parte delle speranze che riponeva nelle possibilità di ritrovare Danzou. Da solo, non sarebbe mai riuscito a setacciare le Terre di Nessuno abbastanza a lungo da poterlo ritrovare. Figuriamoci poi riuscire a convincerlo a tornare indietro, a casa. Il clone di Akira si guardò intorno con aria sconsolata.
    *E ora, cosa faccio?*


    «Sinceramente in un paesino come questo non vedo molto la ragione per cui camuffarsi. E' raro trovare in villaggi come questo trovare malviventi. La stessa locanda è molto piccola proprio perché questo posto non è molto battuto dai viaggiatori. Senza contare che l'unica di tutto il villaggio. Non pensò che ora come ora ci dobbiamo preoccupare degli abitanti del posto. Non lo credi anche tu?»
    Shima sembrava molto scettico riguardo ai suoi dubbi sul mantenere un basso profilo, anche in un paesino piccolo come quello in cui si trovavano. Akira, di rimando, si guardò intorno guardingo: dei due anziani signori seduti al bancone che aveva osservato poco prima, quello che pareva più piegato dal tempo e rattrappito su sé stesso - se era possibile fare un paragone tra i due, che sembravano ugualmente piuttosto avanti con l'età - reggeva in mano con fatica una tazzina contenente un liquido chiaro, quasi trasparente, probabilmente sake; stava cercando di portarlo alle labbra per poterselo gustare, ma il tremolio della sua mano era talmente forte che per la terza volta aveva dovuto fermarsi e ricominciare il procedimento da capo. A pochi centimetri da lui il suo compagno rideva di tale spettacolo, nonostante lui stesso fosse alle prese con analoghi e buffi problemi di bevuta. I due, seduti l'uno accanto all'altro, formavano davvero un simpatico quadretto di allegra anzianità, pensò Akira distratto, mentre già buttava lo sguardo altrove. Il gruppo di loquaci braccianti era ancora nel pieno della festa e delle risate, che si alzavano sbracate e spensierate dal loro angolo di locale fino ad arrivare intatti alle sue orecchie; l'uomo grasso seduto accanto a lui, invece, osservava con aria sospetta e truffaldina l'andirivieni della cameriera e non appena ne ebbe l'occasione estrasse, con una rapidità che Akira non avrebbe ritenuto possibile per un uomo della sua stazza, una fiaschetta di liquore da una tasca della giacca che indossava e ne riversò il contenuto nel bicchiere, lesto a rimetterla poi al suo posto non appena la cameriera avesse potuto intercettare la sua piccola "correzione" alla bevanda.
    «Sì, forse hai ragione» le spalle di Akira si abbassarono di colpo, come se si fossero improvvisamente liberate di un peso che le gravava «Direi che la clientela di qui non ha proprio l'aria di un malvivente minaccioso. Sai, Shima, credo che questo episodio possa mettere in luce due modi diversi che abbiamo dell'essere Ninja: a Kirigakure ci insegnano a passare inosservati il più possibile - basta pensare ai metodi di combattimento nella nebbia di cui sono sicuro avrai sentito parlare - e a fare il nostro mestiere senza farci notare. Sì, per quanto possibile preferisco aiutare il prossimo senza che questo per forza debba accorgersi del mio intervento: efficente ma invisibile, ecco cosa dovrebbe essere uno Shinobi di Kirigakure. Ma in fondo penso di aver esagerato un po', questa volta» Akira rivolse un piccolo sorriso imbarazzato al compagno. Nel frattempo, la cameriera aveva già servito a tavola le pietanze di entrambi. «Allora, cominciamo? Ho davvero molta fame. Buon appetito!»
    Il pasto non fu eccezionale ma accettabile, e Akira accettò di buon grado la generosità di Shima che si offrì di pagare il conto per entrambi. Si ripromise di ripagargli il favore, se mai avesse avuto occasione di incontrarlo di nuovo. Il viaggio pomeridiano proseguì fra ampi boschi e piccole pianure sulla falsariga della marcia mattutina, con l'Uchiha a fare strada e il Kaguya a seguire tranquillamente le sue indicazioni rimettendosi alla sua maggiore esperienza di quei luoghi del Paese del Fuoco. Quando non mancava molto al tramonto, Shima propose ad Akira una nuova sosta lungo la via che li avrebbe portati al Paese del Ferro.
    «Senti ma ci sei mai stato ad Hinamoto? Sai è una delle cittadine più grandi di tutto il Paese del Fuoco. Ci arriveremo tra un paio di ore o poco più. Proporrei di sostare lì per cenare e anche per notte. Che ne dici?»
    «Ormai non manca molto al calar del sole» Akira indicò il globo luminoso in cielo, prossimo ormai a cominciare il suo tuffo al di là della linea dell'orizzonte «Se dici che Hinamoto è l'opzione migliore per la sosta notturna, allora non ho niente in contrario. Sei tu la guida in questo viaggio, quindi la decisione spetta a te: non mi opporrò di certo». Rivolse poi uno sguardo incoraggiante al Genin. «A Hinamoto, allora!»

    Stato
    ChakraFisicoMentale
    107Ottimale.Ottimale.
    Borsa
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    Kunai (10)Occhio Cibernetico
    Shuriken (20)Campanellini (5)
    Senbon (18)Veleno Debole (2 dosi)
    Cartabomba (4)Fili Metallici (10m)
    Abbigliamento
    SlotOggettoDescrizione
    Arma IndossataLame Retrattili Da PolsoRetratte
    FaretraArcoRiposto
    FaretraFrecce29
    RotoloKusarigamaRiposta
    Rotolo MinoreKusari-FundoRiposta
    Tasca Supp.Fumogeni5
    Altro--
    Gilet Kirigakure
    Armi da LancioAccessori
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    NoteCampanellini legati ai senbon.
     
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  14. -Ninpo92-
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    - Narrato
    - Pensato Shima

    - Parlato Shima
    - Parlato Altrui


    Akira rispose al compagno che non essendo suo il compito di guida si sarebbe adeguato alle scelte del genin e infine aggiunse con uno sguardo incoraggiante all'altro:
    A Hinamoto, allora!
    Shima dal canto suo fu contento di non dover perdere tempo a discutere sul come e dove sostare. Quindi ritenendosi abbastanza soddisfatto dalle parole del compagno continuò ad eseguire il proprio compito. I due ninja dovettero attraverso una strada lunga un bosco in cui man mano il tempo passava più si faceva minaccioso con il calar delle ombre e del sole. Il ragazzo affrettò un po' il passo visto che non voleva muoversi nella zona boschiva di notte visto che avrebbe probabilmente avuto problemi a trovare la giusta strada nel caso i due si fossero persi. Non si preoccupava troppo dei possibili agguati perché riteneva le zone più vicine al proprio villaggio come zone sicure o comunque ben controllate, quindi protette da eventuali furfanti e banditi. Dopo circa uno ora e mezza di cammino i due si ritrovarono fuori dal bosco ed ora davanti a loro si stagliava una strada molto larga che portava direttamente ad Hinamoto. Dopo circa venti minuti si poteva vedere in lontananza la città illuminata vista la sua grandezza. Non era minimamente paragonabile al piccolo villaggio in cui i due avevano sostato per pranzare e riposarsi. Ci volle un altra ventina di minuti prima che i due arrivassero ad una delle entrate della città. L'entrata era come al solito sorvegliata da alcune guardie. Queste vedendo che Shima portava il coprifronte di Konoha non fecero storie per farlo entrare e così poco dopo si trovava tra le strade di quella città.
    Bene! Ora che siamo arrivati non mi resta altro che ricordarmi dove era quel posto in cui sono già stato... Allora... Ma certo ora ricordo!
    Dopo un attimo in cui si fermò per far mente locale fece cenno al Kiriano di seguirlo. Così cominciò nuovamente a muoversi anche se visto che oramai faceva buio le strade non erano eccessivamente affollate. Condusse il compagno in una locanda che lui considerava abbastanza economica. Era un edificio grigio e alto e dall'aspetto esteriore sembra già meglio di dove avevano stato prima. Il ragazzo dagli occhi neri fu il primo ad entrare e dopo aver atteso il compagno disse:

    Allora là c'è la reception dove puoi chiedere una stanza... Mentre di qui c'è la tavola calda. Io ora vado a mangiare e poi prenderò una stanza. Se hai capito tutto e non hai dubbi fai pure quel che vuoi ora ma vedi di non andare a dormire tardi se no domani mattina non ti reggerai in piedi. Vorrei partire da qui alle sette di mattina quindi se vuoi far colazione svegliati prima...
    Attese che il compagno gli rispondesse e dopo aver fatto ciò si mosse con calma verso la tavola calda mentre il suo stomaco quasi a confermare quello che si aggiungeva a fare il suo padrone cominciò a brontolare.

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    «Allora là c'è la reception dove puoi chiedere una stanza... Mentre di qui c'è la tavola calda» disse seccamente Shima accompagnando ogni frase con un breve gesto delle mani. Si era ormai fatto buio e nel rispetto della tabella di marcia stilata dal ragazzo i due erano infine giunti ad Hinamoto. Come aveva accennato l'Uchiha durante la sosta per il pranzo, si trattava di una delle città più importanti del Paese del Fuoco, seconda solamente forse alla Foglia stessa; da quel che Akira aveva potuto notare durante il tragitto fino alla locanda in cui si erano fermati, Hinamoto era una città particolarmente piena di vita notturna, se conoscevi i posti giusti in cui andare. Al contrario, pareva che Shima avesse scelto un quartiere piuttosto tranquillo e questo ad Akira non dispiaceva affatto, sotto molti punti di vista. Nonostante dall'esterno l'edificio apparisse piuttosto grigio e spento, l'interno al contrario appariva accogliente anche se un po' rusitco, il che non era necessariamente un male; gli interni erano costruiti prevalentemente in legno di varie qualità, in un alternarsi di marroni, rossi e arancio della tappezzeria che avvolgevano il cliente in un'atmosfera calda e tranquilla.
    *L'ideale per recuperare le forze.* si ritrovò a pensare Akira.
    Non aveva ancora avuto modo di vedere le camere da letto per giudicarne la qualità complessiva, ma da quel che aveva visto fino a quel momento sembrava che Shima avesse avuto buon occhio e che conoscesse quei luoghi più di quanto volesse dare a vedere, oppure semplicemente era nuovo al tipo di responsabilità che gli aveva affidato mettendo nelle sue mani la guida per il viaggio. Al contrario, mano a mano che procedevano, aveva avuto modo di notare, Shima sembrava trovarsi sempre più a suo agio con l'autorità e l'impartire ordini.
    «Io ora vado a mangiare e poi prenderò una stanza» lo richiamò, infatti, il compagno «Se hai capito tutto e non hai dubbi fai pure quel che vuoi ora ma vedi di non andare a dormire tardi se no domani mattina non ti reggerai in piedi. Vorrei partire da qui alle sette di mattina quindi se vuoi far colazione svegliati prima...»
    «Sì, d'accordo» rispose Akira con leggerezza «Tu vai pure a mangiare, io credo che darò prima un'occhiata in giro».
    Shima parve non farselo ripetere due volte e in men che non si dica si dileguò in direzione della tavola calda. Akira, dopo un momento di stallo in cui si guardò intorno alla ricerca di qualche soggetto interessante da analizzare, ma dovette ben presto rassegnarsi all'idea che in quel momento non ci fosse nessuno nella sala comune della locanda. O erano tutti a cena, o si erano già ritirati nelle loro camere oppure - cosa alquanto più probabile dal suo punto di vista - si trovavano in un'area più allettante della città intenti a fare baldoria. Si diresse quindi con un sorriso impostato verso la ragazza che si trovava alla reception, piuttosto bruttina in verità, ma che lui non esitò a definire "adorabile" mentre cercava di adularla per ottenere un servizio migliore per la sua pemanenza lì. La ragazza parve stare al gioco e, tra un risolino e l'altro, non mostrò obiezioni quando Akira chiese se era possibile ricevere la cena tramite il servizio in camera. Dopo aver mostrato i denti nell'ultimo dei molti sorrisi che aveva riservato alla giovane, Akira si ritirò quindi nella propria stanza, in attesa della cena. Come si aspettava, era arredata in modo semplice ed in tema con il resto della locanda, in cui il legno la faceva decisamente da padrona. Tuttavia, era più che sufficiente per i bisogni di Akira. Dopo essersi nutrito di una calda zuppa che un cameriere non tardò a consegnargli, si fece una rapida doccia e dopo aver deposto armi e vestiti su una sedia accanto al comodino, si stese a letto in attesa di sentire Shima rientrare in camera, dato che aveva dato precise disposizioni alla reception affinché all'Uchiha venisse assegnata la camera di fianco alla sua, quando fosse venuto a richiederne una.

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    FaretraArcoRiposto
    FaretraFrecce29
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    Rotolo MinoreKusari-FundoRiposta
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    NoteCampanellini legati ai senbon.
     
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