Missione Shima Uchiha & Akira Kaguya

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    Akira decise che prima di mangiare avrebbe dato un'occhiata in giro e quindi il ragazzo di Konoha se ne andò nella zona tavola calda dove si sedette su uno sgabello del bancone e ordinò un piatto di carne. Venne servito dopo un po' visto che a quell'ora vi era molta gente riunita lì per cenare. Non conosceva nessuna di quelle facce ma ciò non lo preoccupava. Nella sua mente si stagliavano altri pensieri. Infatti pensava a come organizzare al meglio il viaggio di domani con cui sarebbe dovuti giungere secondo i suoi piani a Yu dopo aver superato i confini di con Oto. I due ninja avrebbero dovuto camminare ancora molto per giungere sin là ma poi sarebbe stato molto meno lungo per giungere nella Repubblica dei Samurai e quindi ai campi di addestramento occupati. Gli balenarono in mente le parole di Akira sul camuffamento e pensò che sarebbe stato meglio per i due cambiare le loro sembianze una volta raggiunto il confine fra Oto e la Repubblica. Mangiò con calma il suo cibo mentre continuava a riflettere. Lasciò poi i soldi per il cibo sul bancone e se ne andò alla reception per chiedere un camera. Glie ne diedero una al secondo piano. Lui non lo sapeva ma la camera adiacente alla sua era quello del suo compagno di missione. Si rintanò quindi nella sua nuova camera e una volta lì si mise ancora a far mente locale. Voleva essere il più preciso ed efficiente possibile. Poi si mise a pensare ai samurai e al possibile combattimento con loro. Non ne aveva mai affrontato nemmeno uno. Magari il Kiriano poteva dargli qualche consiglio ma non sapendo dove fosse si tenne la domanda per il giorno successivo. Si addormentò poco dopo seduto sul letto mentre era ancora vestito.

    Il giorno dopo si svegliò alle cinque e mezzo di mattino. Era ancora assonnato ma voleva essere sempre pronto ed efficiente. Quindi si dopo aver controllato di non aver lasciato nulla in stanza scese dalle scale e se ne andò a fare colazione. Mangiò dei biscotti e del latte. Fatto ciò si diresse nella reception e quindi pagò riconsegnando le proprie chiavi. Uscì fuori dalla locanda perché pensava che l'aria mattutina lo avrebbe risvegliato. Lì fuori faceva già più freddo che a Konoha e la temperatura si sarebbe abbassata man mano avrebbe continuato a viaggiare.

    Non immaginavo che qui facesse già così freddo. Nell'arrivare non me ne devo essere accorto per la mia stanchezza. Ma devo abituarmi e anche in fretta. Man mano che ci avvicineremo alla Repubblica dei Samurai farà sempre più freddo da quel che ricordo... Spero che almeno non piova durante i nostri spostamenti. Sarebbe solo un rallentamento in più... A pensarci avrei fatto meglio a portare con me vestiti più pesanti anche se probabilmente sarebbe stati più ingombranti.
    L'Uchiha dai capelli bicolore guardò la porta delle locanda sperando che il compagno arrivasse presto. Non vedeva l'ora di cominciare nuovamente a muoversi. Poi riguardò la strada su cui si trovava in cui solo poca gente si muoveva visto l'orario nonostante quella fosse una grande città.


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    Ben presto Akira cedette alla stanchezza accumulata dopo la giornata di viaggio e quasi senza accorgerne si assopì, dimentico dei suoi propositi di restare alzato fino al ritorno di Shima nella camera adiacente. Dopo quello che gli parve un battito di ciglia aprì gli occhi, assonnato, disturbato da un raggio di sole che filtrava dalla finestra che la sera precedente aveva lasciato parzialmente aperta e che gli picchiettava fastidiosamente sugli occhi. Ancora piuttosto intontito ruotò parzialmente su sé stesso alla ricerca di qualcosa che potesse indicargli l'ora, finché non lo trovò in un piccolo orologio da parete che lo guardava silenzioso appeso al muro di fronte, ticcheddando il suo quieto ammonimento per l'ora tarda: mancava infatti solamente mezz'ora all'orario pattuito per l'incontro con Shima, e se non voleva ripetere la magra figura che aveva fatto poco più di ventiquattr'ore prima doveva scendere immediatamente dal letto, e anche in fretta.
    «Unngh, accidenti...» mugugnò stirandosi il collo «Yawn... Maledetto sonno».
    Con passo strascicato si trascinò quindi attraverso la camera passandosi una mano sulla faccia, lentamente, finché con la mente ancora annebbiata non riuscì a capire dove si trovasse il bagno. Uscì dalla camera dieci minuti dopo, vestito di tutto punto e con la faretra già imbracciata insieme a tutto il resto dell'equipaggiamento distribuito indosso. Provò a bussare leggermente alla porta di fianco, quella in cui si sarebbe dovuto trovare Shima, chiamandolo a mezzavoce un paio di volte ma senza ricevere risposta. Provò anche ad accostare l'orecchio al legno tinto di bianco nella speranza di udire qualche suono provenire dall'interno, ma dall'assoluto silenzio che ricevette in risposta le uniche due opzioni possibili erano le seguenti: o Shima se la stava ancora dormendo della grossa - cosa di cui in fondo un po' dubitava data la sua perfetta puntualità davanti al Palazzo dell'Hokage - oppure con tutta probabilità era già sceso al piano di sotto per fare colazione.
    Decise quindi di recarsi anch'egli al piano di sotto, dopo aver chiuso a chiave la porta della camera ed essersi assicurato di non aver lasciato niente di valore all'interno. Una volta sceso al piano di sotto, lanciò una breve occhiata al banco della reception per vedere se vi avrebbe di nuovo trovato la ragazza bruttina della sera precedente ma che, in fondo, stava cominciando a prendere in simpatia. Ricambiò il suo sguardo invece un ragazzotto impettito e dai capelli impomatati, naso aquilino e occhio indagatore. Si limitò a salutarlo con un breve cenno del capo dopo averlo squadrato dalla testa ai piedi, per poi tornare a quello di cui si stava occupando fino ad un attimo prima: la cura maniacale delle proprie unghie. Akira inarcò un sopracciglio, ma passò davanti al bizzarro soggetto in silenzio. Un forte odore occupò in un istante le sue radici: si trattava di profumo al lillà.
    *Di certo non tiene in secondo piano la cura di sé.* ironizzò con un sorrisetto.
    Giunto nella sala che era stata adibita a tavola calda della locanda, Akira notò subito con piacere che era stata allestita in maniera tale da garantire al suo pasto una buona dose di velocità, cosa di cui lui in quel momento aveva tremendamente bisogno: in un angolo della sala, una serie di tavoli addossati alle pareti erano stati riempiti di diversi tipi di pietanze, alcune delle quali Akira non aveva nemmeno mai visto, in modo tale che il cliente potesse servirsi da sé con ciò che più gli aggradava. Dato lo scarseggiare del tempo a disposizione, optò per qualcosa di sicuro affidamento procurandosi una tazza di latte caldo e una consistente porzione di cereali di diversa provenienza. Trangugiò il tutto in gran velocità, attirando anche le occhiate di riprovazione di una mattiniera vecchietta seduta in un tavolo poco distante dal suo, e si fiondò quindi di nuovo nella sala d'ingresso per consgnare la sua chiave e saldare il suo debito con la locanda. Di Shima, nella sala da pranzo, nessuna traccia. L'attendente che profumava di lillà e aveva le unghie delle mani incredibilmente curate si dimostrò subito molto pratico, cosa sulla quale in realtà Akira non avrebbe scommesso un centesimo, anche se forse peccava un po' di leziosità. Pagò quanto doveva rispondendo al ragazzo il meno possibile, perlopiù a monosillabi, e si diresse all'esterno dell'edificio dove finalmente trovò il suo compagno intento ad aspettarlo.
    *E' incredibile come sia l'emblema della puntualità.* borbottò Akira tra sé e sé.
    «Ehilà, buongiorno» lo salutò «Ho appena avuto il piacere di gustare degli ottimi cereali di là nella sala, e se ci fossimo potuti concedere il lusso di indugiare ancora un poco in questo luogo ci sarebbbero state altre pietanze che avrei ben volentieri assaggiato. Ma bando alle ciance» disse con più decisione fregandosi le mani «Pronto per partire? Mi piacerebbe macinare un gran numero di chilometri, oggi, e arrivare nel Paese del Ferro il prima possibile. Consiglio poi di acquistare un mantello o qualcosa di simile per proteggerci dal clima dato che la temperatura calerà sicuramente mano a mano che procederemo lungo il tragitto. Finché si tratta di questa piacevole brezza mattutina non ho problemi, ma le tempeste di neve non sono proprio il mio forte!»

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    Edited by Masterzaga - 22/10/2011, 02:04
     
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    Un po' più tardi anche Akira uscì dalla locanda trovando così fuori ad aspettarlo il compagno. Disse che se avesse avuto più tempo avrebbe preferito assaggiare anche altre pietanze. Sembrava a pronto a fare la lunga camminata che lì aspettava. Parlò poi del freddo e suggerì di comprare un mantello o qualcosa di simile per proteggersi dal freddo.
    Non male come idea... Non ci avevo minimamente pensato. Ma ora è tempo di muoversi. Quando sosteremo per pranzo vedremo dove cercare quello che ci serve.
    Così Shima rispose:

    Sì, è un ottima idea! Ce ne occuperemo quando sosteremo per pranzo... Ma ora è il momento di ripartire! Per le pietanze immagino che ti basti venir qui quando non sei in missione. Ed ora andiamo!
    Il giovane ninja dagli occhi nero pece cominciò a guidare il compagno fuori dalla città. Gli ci vollero circa venti minuti visto che le strade a quell'ora non erano troppo trafficate, se lo fossero state probabilmente gli ci sarebbe dovuto il doppio del tempo o quasi. Nonostante la lieve brezza si preannunciava una bella giornata vista le poche nuvole presenti in quel momento nel cielo. Il genin di Konoha cominciò come aveva fatto il giorno precedente ad adempire al proprio compito di guida stando attento a scegliere le vie più veloci e meno trafficate. Voleva raggiungere la meta il prima possibile. Nello spostarsi gli venne in mente il discorso sui samurai che aveva fatto da solo ieri sera e quindi volle porre una domanda la proprio compagno spinto dalla propria curiosità:
    Ho una domanda da farti. Ma tu hai già affrontato dei samurai? Se sì avresti qualche consiglio da darmi sul come affrontarli? E' la prima volta che mi capita di dover fare una cosa del genere... Per il fattore camuffamento se sei d’accordo proporrei di cambiare il nostro aspetto una volta raggiunto il confine tra Oto e la Repubblica dei Samurai.
    Attese quindi le parole del Kiriano curioso di sapere la sua risposta. Il viaggio sino a quel momento procedeva tranquillamente. E i due avevano già camminato per diverse ore senza fare troppe pause. Gli ci sarebbero volute altre due ore prima di poter raggiungere il villaggio in cui Shima voleva sostare per il pranzo. Il ragazzo dai capelli bicolore si era abituato rapidamente al cambio di temperatura anche se pensava ancora che l'idea di comprare qualcosa per potersi proteggere dal freddo fosse una buona idea. Non sentiva più così freddo come la mattina appena uscito dalla locanda. Forse ciò era dovuto al fatto che con il passare delle ora il sole si era fatto più alto e quindi faceva meno freddo o forse al fatto che il movimento lo aiutava a patire meno il freddo.

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    Il clone di Akira cominciò a percorrere lo scuro pontile scricchiolante che collegava la palafitta di Juza al terreno, mesto e con lo sguardo rivolto verso il basso. Ancora una volta, era arrivato in ritardo. Non c'era stato quando Danzou aveva deciso di abbandonare il Villaggio ed ora, allo stesso modo, non era riuscito a trovare nemmeno Juza per porre rimedio al suo errore, aggiungendone anzi alla lista dei suoi fallimenti personali. Una volta affondati entrambi i piedi nel terriccio sottostante la piccola abitazione, si volse all'indietro per osservarla un'ultima volta prima di riprendere le sue ricerche altrove. Con sua grande sorpresa, però, trovò un uomo sul tetto della casa, in equilibrio perfetto sulla punta formata dalle assi di legno addossate l'una accanto all'altra. Era voltato di spalle, ma Akira potè ugualmente ottenere qualche informazione da lui semplicemente osservandolo da laggiù. Si trattava di un monaco: aveva i capelli rasati, una folta e lunga barba bianca che spuntava dai contorni della sua figura, cullata dal leggero e morbido ondeggiare del vento a quell'ora del giorno. Gli abiti che portava erano quelli del sud e consistevano in un pantalone color della foresta molto ampio e cadente che si stringeva poi alle caviglie dove si intravedevano delle calze bianche tra pantalone e scarpe; queste ultime erano di stoffa, basse e dello stesso colore dei pantaloni; del medesimo colore era la lunga casacca che gli arrivava sopra le gionocchia, con colletto alla coreana, abbottonata con alamari bianchi come bianchi erano i risvolti delle maniche e la sottoveste che si intravedeva e sbucava dal colletto. Teneva le mani dietro la schiena e sembrava intento ad osservare qualcosa di indefinito lungo la linea dell'orizzonte; Akira non sapeva il come né il perché, ma aveva la sensazione che stesse cercando qualcosa di molto importante al di là di ciò che l'occhio umano può normalmente vedere.
    «Ehi!» lo chiamò, avvicinandosi di qualche passo. «Ehi, signore! E' pericoloso stare lì sopra, che cosa sta facendo?»
    Il monaco lo guardò quindi con la coda dell'occhio, e Akira si sentì trafitto da quello sguardo nonostante l'immensa gentilezza che i suoi occhi sembravano emanare.
    «Il tuo amico Juza non verrà, ragazzo» disse. Dalla sua voce sembrava emergere una tristezza infinita.
    «C-come fa a sapere che lo sto cercando?» balbettò Akira, confuso dalla piega improvvisa che sembrava aver preso il discorso.
    D'un tratto l'uomo sembrò sparire dalla sua vista, ma solo per un istante, prima di ricomparire leggero come l'aria a pochi passi da lui atterrando in punta di piedi in maniera impercettibile, le mani rigorosamente dietro la schiena e lo sguardo calmo e pacifico.
    «Oh, io so molte cose riguardo a Juza. E so anche molte cose su di te, Akira Kaguya».
    Akira fece istintivamente mezzo passo indietro, guardingo.
    «Chi è lei?...»
    «Il mio nome è Wu Hang» si presentò il monaco con un piccolo inchino. «E ho avuto per qualche tempo l'onore e il piacere di servire il giovane Juza come suo Maestro. Egli mi ha parlato dei mali che affliggono il tuo corpo, ma posso solo provare ad immaginare ciò che in questo momento turba la tua anima» aggiunse, come una tacita domanda al ragazzo.
    Akira strinse con la mano sinistra il pugno destro innanzi a sé e si inchinò leggermente.
    «Non sapevo chi avevo di fronte, Maestro. Vi prego di perdonarmi». Rialzò poi lo sguardo verso Wu Hang, che il quell momento si stava accarezzando la barba con il primo e il quarto dito della mano destra in un gesto che pareva gli fosse abituale. «Sto cercando Juza per una questione molto importante che mi riguarda e che potrebbe riguardare anche lui allo stesso modo, se accettasse di offrirmi il suo aiuto nell'impresa che sto progettando di compiere. Ma purtroppo non riesco a trovarlo... Lei ha per caso idea di dove possa trovarsi in questo momento, Sensei?»
    Wu Hang lo guardò con fare enigmatico, mentre di nuovo si accarezzava la barba dolcemente ciondolata dall'ondeggiare del vento mattutino.


    «Ho una domanda da farti» disse Shima ad Akira, volgendosi verso di lui.
    «Ma tu hai già affrontato dei samurai? Se sì avresti qualche consiglio da darmi sul come affrontarli? E' la prima volta che mi capita di dover fare una cosa del genere... Per il fattore camuffamento se sei d’accordo proporrei di cambiare il nostro aspetto una volta raggiunto il confine tra Oto e la Repubblica dei Samurai.»
    Akira ci pensò su un momento prima di rispondere.
    «A dire il vero, non ho mai affrontato direttamente un Samurai ma ho comunque avuto modo di averci a che fare, una volta. Ero stato incaricato di accompagnare il rappresentante del Daimyo del Paese dell'Acqua fino alla Repubblica dei Samurai, e con lui viaggiavano due Samurai a fargli da scorta. Durante lo scontro che non siamo riusciti ad evitare contro alcuni pirati, si sono ben comportati in verità, anche se il fatto che il rappresentante abbia espressamente richiesto la presenza di uno Shinobi in quella che fu catalogata come una missione di livello C mi fa pensare che non siano un avversario troppo ostico nemmeno per un Genin quale sei tu. Tutt'altro discorso sarebbe se ci imbattessimo in uno Shinobi Katana, che da quanto ho sentito sono avversari particolarmente ostici nel corpo a corpo... Beh, almeno finché impugnano la loro spada» aggiunse con un sorrisetto di sfida, mentre già pregustava la possibilità di misurarsi con un avversario di tale calibro. «Non preoccuparti, comunque: sono sicuro che te la caverai benissimo contro questi facinorosi e, se dovessi vedertela brutta, ci sarò io a coprirti le spalle».

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    Alla domanda del genin Akira rispose che nemmeno lui li aveva incontrati come avversari, solo come alleati. Parlò poi di misteriosi Shinobi Katana che Shima non aveva nemmeno mai sentito nominare. Infine aggiunse che in ogni caso ci avrebbe pensato lui a coprigli le spalle. Il ragazzo di Konoha non si sentì troppo rassicurato dalle parole sentite ma stando a quanto diceva il compagno gli avversari che avrebbero trovato non sarebbero stati troppo fuori dalla sua portata.
    Sembra sicuro di se e di quel che dice. Spero che abbia ragione. Non voglio essere d'impiccio durante la nostra missione!
    Il giovane Uchiha continuò quindi a guidare il compagno lungo la via. Dopo altre due ore i ninja si avvicinavano al villaggio di Takayama, un altro piccolo villaggio di campagna situato nelle vicinanze dei confini tra il Paese del Fuoco e quello del Suono. Questo era di dimensioni modeste ma era dotato di una sorta di muro di legno come protezione di difesa. Il ragazzo dagli occhi scuri disse all'altro:

    Quello che vedi è il villaggio di Takayama... E' un villaggio che vive principalmente di lavoro agreste. Non è molto grande ma lì ci fermeremo per pranzare. Poi ci occuperemo di cercare qualcuno che ci venda dei cappotti o dei mantelli per essere più protetti dal freddo. Seguimi! Ora ti porto in una piccola tavola calda nonché l'unica del villaggio o almeno così credo.
    Il ragazzo nel parlare di coprirsi di più per il freddo venne passato da un leggero brivido e quindi accelerò il passo. Dopo circa venti minuti era giunto davanti alla tavola calda che conosceva. Dall'aspetto non era migliorata di molto e c'era sempre quella strana insegna che diceva "In bocca al lupo!". Non ne aveva mai capito il senso ne lo capiva tuttora ma poco gli importava. Ora il suo scopo era entrare in un posto caldo dove poter riempire ilproprio stomaco. Aprì la porta del locale ed entrò con calma aspettando il compagno. Si sedette su uno sgabello vicino al bancone. E poi si rivolse al tizio che lavorava lì:
    Salve! Ci porti la specialità della casa! E una bottiglia di acqua.
    Poi si rivolse al Kiriano sottovoce:
    Akira provala e vedrai che non è un gran che ma qui è il meglio che ti possano offrire quindi non fare storie.
    Poi spostò o sguardo sul tipo del bancone attendendo che gli portasse il cibo e l'acqua.

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    Il viaggio riprese seguendo la solita, monotona routine del giorno prima. Sentiero dopo sentiero e via dopo via i due si stavano avvicinando sempre di più a destinazione, ma ciò nonostante Akira cominciava ad essere ormai sazio di quel viaggio e osservava l'orizzonte con ansia crescente nella speranza di veder mutare il paesaggio, segno che il Paese del Suono era vicino. Dopo un paio d'ore di viaggio, giunsero infine nei pressi di un piccolo villaggio che Shima designò come loro prossima tappa per il pranzo: dalla sua breve introduzione del luogo, Akira seppe che il luogo aveva nome Takayama e che le sue dimensioni modeste suggerivano che in paese ci fosse solamente un locale in cui accomodarsi per il pranzo, ed era lì che i due compagni si sarebbero diretti. Il villaggio era protetto dall'esterno da una modesta palizzata di legno e davanti all'ingresso principale erano appostate due guardie munite di rudimentali lance acuminate. Secondo ciò che aveva detto Shima, gli abitanti di Takayama basavano la propria economia principalmente sulla pastorizia e sulla coltivazione dei campi, e ciò Akira potè confermarlo tra sé e sé osservando il cattivo stato di forma dei sue soldati posti di guardia: erano contadini, forti e rudi ma maggiormente abituati a tenere in mano un rastrello piuttosto che un'arma da combattimento.
    *Spero per questa gente che Shima abia ragione quando dice che si tratta di una zona particolarmente tranquilla del Paese del Fuoco, altrimenti avrebbero ben poche probabilità di riuscire a resitere all'attacco di una qualsiasi banda di predoni di passaggio.*
    Ancora una volta, il simbolo della Foglia posto sul coprifonte dell'Uchiha sembrò un lasciapassare più che sufficiente per accedere al villaggio, di per sé poco incline a respingere i forestieri che capitavano dalle loro parti e così Akira seguì ancora una volta di buon grado il Genin perché lo accompagnasse alla tavola calda locale. Si trattava di un locale poveramente arredato e leggermente usurato dal tempo, con la tappezzeria parzialmente consumata e una buona dose di polvere sulle lampadine che illuminavano la sala principale della tavola calda. Akira, avendo avuto modo di testare posti ben peggiori, non fece alcun commento né lasciò trasparire i propri pensieri sul volto, sedendosi in silenzio accanto a Shima, che dal bancone ordinò per entrambi la "specialità della casa". L'oste, un uomo massiccio con due baffetti appena acennati e un florido pizzetto appuntito, mostrò fin da subito una gran voglia di socializzare con due ospiti alquanto rari per il suo locale, abituato a ben altro tipo di clientela, come potevano essere due Shinobi.
    «Due Ninja, eh? Cosa vi porta in quest'angolo sperduto del Paese del Fuoco?...» disse l'uomo con un sorriso pieno di complicità.
    «Lavoro».
    «Che tipo di lavoro? Qualcosa di grosso?»
    «Una missione di omicidio» Akira si versò un bicchiere d'acqua e poi avvicinò il volto a quello dell'oste, che nel frattempo si era sporto a sua volta con l'orecchio avido di notizie con cui incantare la clientela per le serate a venire. «Stiamo inseguendo un pericoloso criminale che sta lasciando dietro di sé una lunga scia di sangue».
    «Ma non mi dire!» esclamò entusiasta l'uomo con il pizzetto,, che già pregustava i racconti che avrebbe potuto propinare ai suoi affezionati clienti, premurandosi contemporaneamente che il loro bicchiere restasse sempre pieno. «E quali crimini ha commesso quest'uomo? Chi ha ucciso...?»
    Akira vuotò il bicchiere tutto d'un fiato per poi abbassare ancora di più il tono di voce. «Sappiamo che fin'ora ha ucciso più di dieci proprietari di locande e taverne perché facevano troppe domande a chi desiderava mantenere i propri affari per sé» aggiunse improvvisamente freddo e tagliente.
    L'uomo a quel punto capì di essere stato burlato e così si allontanò lanciando un'occhiataccia da Akira, accompagnando il tutto con una serie di borbottii incomprensibili al ragazzo, anche se avrebbe dato quasi per certo che non si trattava affatto di belle parole. Nell'attesa della specialità della casa, il Kaguya decise di ammazzare il tempo conversando un po' con Shima.
    «Dimmi, quanto pensi ci voglia ancora per arrivare alla Repubblica? Comincio a stancarmi di questo continuo viaggio tra boschi e villaggi, mi ci vorrebbe davvero un po' d'azione per sgranchirmi le ossa...»

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    Modificata leggermente la Legenda per il cambio di Skin: i colori troppo chiari non si vedevano bene :P


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    Akira seguì il compagno ritrovandosi così seduto in parte a lui al bancone. L'oste ed il Kiriano dopo che Shima ordinò si misero a parlare tra loro. Il ragazzo dagli occhi scuri non avendo nulla da dire non si intromise ma ascoltò divertito la loro conversazione. L'oste dopo aver capito di essere stato preso in giro si allontanò dando una brutta occhiata al compagno dell'Uchiha per preparare probabilmente i piatti di quello che avevano ordinato o per prendere le ordinazioni di altri clienti anche se quel giorno non ve ne erano molti. In quel mentre il Kaguya intervenne dicendo:
    Dimmi, quanto pensi ci voglia ancora per arrivare alla Repubblica? Comincio a stancarmi di questo continuo viaggio tra boschi e villaggi, mi ci vorrebbe davvero un po' d'azione per sgranchirmi le ossa...
    L'altro dopo essersi grattarsi il mento come se ci stesse pensando su così gli rispose:
    Allora penso che se riusciamo a tenere questo passo dovremmo arrivare sino a Yu, una città di Oto, entrò la fine della giornata. Domani potremo incamminarci per raggiungere il giorno stesso la Repubblica dei Samurai e magari anche i campi di addestramento dove dovremmo trovare i samurai che ci interessano.
    Comunque devi ricordarmi che dobbiamo prendere qualcosa per coprirci meglio o rischi che me ne dimentichi...

    In quel mentre i due vennero serviti con un piatto di carne e verdure e la bottiglia d'acqua ordinata da Shima. Il giovane ninja dagli occhi scuri si mise subito a mangiare ma in quello stesso tempo l'oste con baffetti appena accennati e pizzetto parlò ai due:
    Se vi servono dei mantelli o cappotti ho un cugino che fa al caso vostro... Dovete uscire da qui e prendere la seconda strada alla vostra destra e poi girare a sinistra al secondo svincolo. Lì c'è mio cugino.
    Ma che fa questo tizio origlia?? Non mi piace per niente. Appena abbiamo finito di mangiare voglio andarmene via da qui!
    Il ragazzo di Konoha rispose con un secco grazie. Dopo che entrambi i ninja finirono di mangiare Shima propose al compagno di andare e dopo averlo fatto se ne uscì dal locale. Allora disse al proprio compagno

    Senti il tizio di prima non mi piace per niente... Ma comunque la sua dritta su dove poter trovare quello che ci serve potrebbe essere quello che fa al caso nostro. Che ne dici andiamo? Se ti seguo se no ci toccherà guardare da qualche altra parte...
    Attese con calma la risposta del Kiriano pronto a muoversi di conseguenza.

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    «Senti il tizio di prima non mi piace per niente...» mugugnò Shima non appena si trovarono fuori dal locale. Akira, per quel che lo riguardava, aveva una considerazione piuttosto bassa dell'oste impiccione e perciò non era eccessivamente preoccupato che questi avesse ascoltato anche solo parte del loro discorso. Se era riuscito ad inquadrarlo correttamente, piuttosto che un tipo losco il loro uomo apparteneva a quella categoria di persone che amano ficcanasare ovunque per il puro piacere della conversazione spicciola e della boria che consegue dal farsi bello agli occhi del proprio branco. «Ma comunque la sua dritta su dove poter trovare quello che ci serve potrebbe essere quello che fa al caso nostro. Che ne dici andiamo? Se ti seguo se no ci toccherà guardare da qualche altra parte...»
    «Si tratta di un acquisto che prima o poi dovremo effettuare» convenne Akira. «Quindi perché non fare visita al caro cugino, in fondo?»
    Fece segno al proprio compagno di seguirlo e si incamminò lungo il tragitto indicato dal loro nuovo amico, l'oste di Takayama. Imboccò la seconda strada a destra appena usciti dalla locanda e dopo una manciata di passi svoltò invece a sinistra lungo una via parecchio più stretta rispetto a tutte quelle che fino a quel momento avevano percorso nel villaggio. Ogni porta sembrava identica all'altra e l'intera via pareva immersa in un anonimato piuttosto grigio e spento, ragion per cui Akira dubitò per un momento di riuscire ad identificare con facilità il negozio che andavano cercando. In suo aiuto venne una vecchia insegna di legno appesa sulla sommità di una porta che sarebbe stata altrimenti uguale alle altre, circa una quindicina di passi davanti a lui: la scritta era in parte erosa dal tempo, ma ciò che mise Akira sulla giusta pista erano le sagome di un grosso paio di forbici, una matassa di filo di lana e un ago da cucito, che non potevano che identificare la sartoria del luogo. Il ragazzo si avvicinò con decisione e si prese un momento per osservare la vetrina, al cui centro campeggiava un machino un tempo bianco e ora ingiallito dal tempo, con indosso un cappotto dal colore bluastro e qualche ragnatela di troppo a condire il tutto, segno che era da parecchio che a quel manichino non veniva concessa un po' di attenzione. Chiedendosi per la prima volta se valeva davvero la pena seguire il consiglio dell'oste impiccione - soprattutto alla luce del brutto tiro che gli aveva giocato poco prima - fece un ampio gesto con la mano ed invitò Shima ad entrare.
    «Dopo di te».

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    Il Kiriano convenne che era una occasione da non perdere quindi i due ninja si diressero nel luogo indicato dall'oste seguendo le indicazioni. Dopo poco arrivarono là. La sartoria del posto non aveva un bell'aspetto e sembrava parecchio vecchia. Non ispirava troppa fiducia ma Akira disse al compagno di entrare per primo. Quell'edificio era identico ad ogni altro presente in quella zona del villaggio.
    Non mi sembra un gran posto... Spero che il tipo non ci abbia preso in giro. Non è che Akira vuole farmi fare entrare per primo così che sia io a subire l'eventuale scherzo? Mmm... Proviamo ad entrare.

    Shima aprì la porta ed entrò. Si mise ad osservare il negozio che sembrava vecchio così come tutto l'edificio. Dall'aspetto sembrava disabitato ma proprio mentre il ragazzo di Konoha pensava di essere stato imbrogliato vide un commesso vestito di marrone che somigliava molto all'oste seduto su una seggiola in parte ad un vecchio manichino. L'Uchiha si avvicinò pian piano con lo scopo di svegliare il signore e chiedergli informazioni. Ciò non fu necessario perché di colpo il tipo si svegliò da solo dicendo:
    Ma che? Ladri? Forestieri? Clienti? Chi siete?
    Shima replicò in modo secco:
    Clienti... sempre se qui si vendano mantelli o cappotti per ripararsi dal freddo.
    Gli occhi dell'uomo improvvisamente si illuminarono e dopo aver fatto un sorriso si mise a mostrare la sua merce ai due iniziando a spiegare di cosa fossero fatti i vari capi che aveva messo in vendita e il relativo prezzo. Il genin alla fine optò per prendere un mantello grigio che secondo lui gli sarebbe stato utile per la propria missione anche se sarebbe stato meglio se avesse avuto qualche tasca aggiuntiva dove poter mettere delle armi o altre cose che gli potevano tornare utili. Attese che anche il compagno scegliesse e dopo aver pagato indossò il mantello nell'uscire dal negozio. Una volta uscito da lì contento del nuovo acquisto condusse il compagno fuori dal villaggio di Takayama riprendendo il proprio compito di guida tra quelle terre. Marciava con passo abbastanza veloce perché ora voleva recuperare il tempo perso per trovare il negozio e per comprare gli indumenti. Non si preoccupava del clima visto che anche in quel momento il cielo non era ricco di nuvole che potevano portare pioggia. In compenso si godeva con piacere il calduccio provocatogli dal nuovo mantello.
    Il viaggio proseguì tranquillamente per tutto il pomeriggio e così i due ninja si ritrovarono verso sera a Yu dopo aver superato i confini tra il Paese del Fuoco e quello del Suono. Il paesaggio che lì circondava non era cambiato di molto solo il clima si era fatto più rigido e iniziava a fare un po' più freddo. Yu era una tra le più importanti città di Oto. A Shima come posto non piaceva troppo ma non riusciva mai a spiegarsi il perché. Volente o nolente ora i due vista l'ora avrebbero dovuto sostare là almeno per la notte. Quindi anche se un po' a malavoglia guidò il compagno nella città portando lo di fronte all'ennesima locanda. Era un edificio fatto di legno ma era stato ridipinto da poco per questo era un colore arancione molto vivo. Il nome di quella locanda era "Il gatto senza coda" e ben lo si poteva notare dall'insegna presente. L'Uchiha quindi senza perdere tempo disse al compagno:

    Bene! Qui sosteremo e ceneremo sta notte... Da domani inizieremo a camuffare l'aspetto e se tutto va come previsto ancor prima dell'ora di pranzo saremo nella Repubblica dei Samurai.
    Il ragazzo entrò nell'edificio con calma aspettando il compagno.

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    Edited by -Ninpo92- - 28/10/2011, 15:16
     
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    Wu Hang si concesse un lungo silenzio prima di parlare di nuovo. Lo osservava con sguardo indecifrabile alla ricerca di qualcosa in Akira che lo stesso ragazzo stentava a capire cosa fosse, via via sempre più a disagio sotto lo sguardo indagatore dell'anziano maestro. Infine, allontanò la mano dalla barba che stava accarezzando con fare distratto e la riportò gravemente dietro la schiena.
    «Vedi» disse quasi in un sussurro «C'è la possibilità che Juza non torni mai più.»
    «Che cosa!?» esclamò Akira, sgomento. «Ma che sta dicendo!? Dove Juza adesso? Me lo dica!...» Le parole gli morirono quasi istintivamente in gola quando il monaco levò una mano davanti a sé chiedendo il silenzio.
    «L'irruenza della gioventù... A volte è così difficile per un povero vecchio ricordare ciò che si è disposti a fare per un amico, abbandonando ogni forma di ragione che normalmente pone un freno alle nostre azioni. Non so molto, ragazzo, di cosa sia realmente accaduto al giovane Juza, tutto ciò che mi è dato sapere è che non molto tempo fa è stato mandato in missione in terra straniera in compagnia di una altrettanto giovane Kunoichi di Otogakure, ma da ciò che mi accennò Juza poco prima di partire, il Villaggio del Suono non sarebbe stata che la prima tappa del loro viaggio, la cui destinazione ultima sarebbe stata una cittadina del Paese del Vento, di cui però purtroppo non ricordo il nome. Da quel giorno non ho più avuto sue notizie, né saprei dire cosa sia accaduto a lui e alla sua compagna durante il tragitto. Certo, non si può dire che le condizioni del ragazzo fossero le migliori auspicabili per affrontare una missione di quel livello, ma...»
    «Cosa intendete dire?» lo interruppe Akira, sempre più preoccupato dalla piega che stavano prendendo gli eventi. Era partito alla ricerca di Juza perché potesse aiutarlo nel ritrovare Danzou, e ora si ritrovava con un secondo amico disperso chissà dove e gli dèi solo sapevano se stava bene o se gli era accaduto qualcosa. Provò quindi a sollecitare con lo sguardo il vecchio monaco perché lo aiutasse a lenire i suoi dubbi e le sue preoccupazioni.
    «Se non ti causa problemi condividere un po' del tuo tempo con un vecchio monaco» disse Wu Hang accennando un movimento verso il lungomare poco distante «sarò felice di raccontarti ciò che posso sul mio allievo, così che forse tu possa meglio comprendere il cuore del tuo amico.»
    Così dicendo il Maestro diede di spalle ad Akira superandolo, la barba mossa da un vento che sembrava si stesse facendo sempre più insistente, e dopo un paio di passi si fermò, volgendosi all'indietro per osservare ciò che un indeciso Akira avrebbe scelto. Il ragazzo, sempre più desideroso di saperne di più riguardo gli eventi che gli stavano portando via ognuna delle persone a cui teneva di più, si affrettò quindi per raggiungere Wu Hang ed ascoltare ciò che su Juza egli poteva raccontargli.


    Akira si guardò intorno con aria guardinga mentre il negoziante cominciava ad esporre la sua merce. L'interno del negozio era esattamente lo specchio di ciò che lasciava presagire la vetrina: buio, impolverato e dall'aria vagamente sporca. Ciò nonostante, le varie mantelle che l'uomo andava via mostrando loro estraendole da lunghe scatole impolverate non erano poi così male. Dopo aver osservato con occhio distratto la scelta di Shima, Akira scelse un lungo mantello color grigio antracite, di una tonalità più scura rispetto a quello che aveva scelto il compagno, e la cui fibbia era composta da una mano aperta d'argento. A giudicare dal luogo in cui si trovavano, Akira dubitava che si trattasse di vero argento quanto piuttosto di una semplice placcatura, ma non si fece scrupoli e terminò l'acquisto indossando il capo d'abbigliamento subito dopo. E, così, il viaggio riprese.
    Verso sera giunsero finalmente nella cittadina di Yu, il pieno Paese del Suono. Rispetto a quello del Paese del Fuoco, lì il clima si era fatto leggermente più fresco ma ad Akira non dava fastidio, abituato alla pesante umidità che regnava costantemente nei pressi di Kirigakure.
    «Bene! Qui sosteremo e ceneremo sta notte... Da domani inizieremo a camuffare l'aspetto e se tutto va come previsto ancor prima dell'ora di pranzo saremo nella Repubblica dei Samurai.» disse Shima una volta che si furono trovati sulla soglia della locanda che quella sera sarebbe stata la loro dimora. Ormai, ad Akira sembravano tutte uguali tanta la sua sopportazione di ulteriori giorni di viaggio stava giungendo al limite e questa volta non badò più di tanto ad osservarla con l'occhio clinico che solitamente lo contraddistingueva.
    «Perfetto! Non vedo l'ora di insegnare a questi Samurai un po' di disciplina» gli occhi di Akira improvvisamente si infiammarono al pensiero della battaglia «Voglio dire,» continuò poi, riassumendo il suo normale tono di voce «Quegli uomini avranno i loro motivi per protestare, ma allo stesso modo noi abbiamo un compito da svolgere... Ed è quello che faremo. Avanti, amico, fa' strada: spero che in questo posto abbiano qualcosa di gustoso da offrirmi; ho voglia di carne al sangue».

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    Akira appena entrato iniziò a parlare della battaglia. Sembra ansioso di combattere. Lo era anche Shima ma sopratutto era curioso di vedere come combatteva i samurai. Non si aspettava però quella strana voglia di combattere da parte del chuunin. Se lo era immaginato come un tipo più serio, calmo e calcolatore.
    Non mi aspettavo che fosse così desideroso di combattere... Pensavo fosse una persona molta più seria e fredda. Tanto meglio. Spero solo non sia una testa calda...
    In ogni caso il ragazzo dagli occhi nero pece non disse nulla ma accennò un sorriso. Poi si mosse sperando che il compagno lo seguisse ed gli indicò dove fosse la zona della tavola calda e dove la reception poter chiedere una stanza per la notte. Fatto ciò avvisò il Kiriano dicendo:
    Guarda che domani partiremo allo stesso orario di oggi cioè alle sette di mattina... Non dimenticarlo. Io ora vado a mangiare. Tu fai quel che vuoi ma vedi di riposare! A domani.
    Il ragazzo affamato si diresse nella zona della tavola calda dove dopo essersi seduto su uno sgabello vicino al bancone si mise a mangiare un piatto di carne arrosto contornato da delle patate lesse. Dopo aver finito andò a chiedere una stanza per la notte e una volta ottenuta la chiave se ne salì immediatamente nella sua nuova camera. Voleva mettersi subito a riposare per essere al massimo della propria forma fisica. Ciò non gli riuscì troppo bene perché il pensiero della battaglia imminente continuava a balenargli nella testa impedendogli di addormentarsi subito. Alla fine riuscì ad addormentarsi anche se impiegò quasi un ora prima di prender sonno.

    Il mattino seguente si svegliò verso le sei e si mise a controllare di avere con se tutto quello che gli serviva. Così dopo aver recuperato tutte le proprie cose dalla stanza scese a far colazione. Mangiò con calma qualche fetta di pane e marmellata con un bicchiere di latte. Fatto ciò se ne uscì dalla locanda dopo aver consegnato le chiavi della sua stanza attendo l'arrivo di Akira. Il momento di attesa venne sfruttato da Shima per pensare a quale strada imboccare, sul dove sostare in caso di necessità e a come poter affrontare i samurai.
    Quando finalmente arrivò il compagno Shima disse :

    Ciao! Appena entriamo in una zona boschiva usiamo la tecnica della trasformazione...OK? Ah, già! Ho come me una radiolina per le comunicazioni in caso ci dovessimo dividere. Tu ne hai una? Se sì dobbiamo metterci d’accordo sulla frequenza così da poter comunicare anche a distanza…
    Attese le parole del compagno per poi muoversi nella città del Paese del Suono e nuovamente riprendere il proprio compito di guida.

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    «Guarda che domani partiremo allo stesso orario di oggi cioè alle sette di mattina... Non dimenticarlo.» disse Shima non appena ebbero messo piede nella locanda. «Io ora vado a mangiare. Tu fai quel che vuoi ma vedi di riposare! A domani.»
    «Ehi, Shima» rispose Akira, piccato. Era già la seconda volta in due giorni che il suo compagno si atteggiava a superiore quando veniva ora di scambiarsi le ultime parole prima di darsi l'appuntamento al giorno seguente, e la cosa ad Akira non piaceva affatto. «Ricorda che tra noi due sei tu il Genin, non io. Pensa ad arrivare preparato al massimo in vista di domani, dato che su tua stessa ammissione non hai mai avuto esperienze dirette con dei Samurai; a me stesso penserò io. A domani...»
    Non gli piaceva mettere in mostra la propria superiorità, ma l'ultima uscita di Shima l'aveva irritato e non poco.
    *Forse sono solo stanco...* cercò di giustificarsi tra sé e sé sentendosi già in colpa per la maniera brusca con cui aveva zittito il suo compagno.
    Ad ogni modo, ripercorrendo i passi della sera precedente il Kaguya si diresse immediatamente alla reception della locanda mentre Shima optava invece per la sala mensa. Questa volta ad attenderlo dietro al bancone si trovava un signore anziano, sulla settantina, con due folti baffoni bianchi che si arricciava continuamente e il sorriso sempre pronto. Akira fu grato della cordialità del vecchio, e in pochi scambi di battute ottenne una stanza e si premurò che Shima venisse assegnata quella accanto alla sua, in caso di bisogno. Come la sera precedente, richiese che gli venisse portata la cena in camera e si permise di richiedere, se possibile, che la portata principale fosse di carne. Le sue attese non vennero deluse, apprese poco dopo, poiché infatti il giovane cameriere che venne a bussare alla sua porta - doveva avere al massimo uno o due anni più di lui - gli servì un piatto di spezzatino di carne di cinghiale accompagnato da un contorno di patate fumanti. Akira ringraziò e si ritirò nella solitudine della sua camera da letto, mangiando in silenzio e immaginando ogni possibile scenario a cui riusciva a pensare riguardo alla battaglia che li avrebbe aspettati il giorno seguente. Ogni tanto, i suoi pensieri correvano al clone che aveva lasciato a Kirigakure ormai due giorni prima: trovava strano che non si fosse ancora dissolto per riportargli le informazioni che aveva ottenuto in seguito alle sue ricerche, ma forse in quel momento era già immerso in lunghi discorsi su come riuscire a ritrovare Danzou insieme al suo amico Juza, che Akira confidava che la sua copia fosse riuscita a trovare con relativa facilità. E, con Juza al suo fianco, reputava che riuscire a recuperare il loro compagno perduto non fosse un'impresa poi così impossibile. Fu con questi pensieri speranzosi che il ragazzo si addormentò ancora vestito sul morbido letto che offriva la locanda. Questa volta, si premurò di puntare la sveglia che la locanda metteva a disposizione come parte dell'arredamento della camera, alle ore sei e venti della mattina successiva.
    La mattina seguente, disponendo di qualche minuto in più rispetto al giorno prima, affrontò i rituali mattutini con relativa calma e studiata lentezza per favorire un risveglio più graduale e piacevole. Come sua abitudine, scese le scale che lo avrebbero portato alla sala mensa già munito di tutto l'equipaggiamento in suo possesso, eccezion fatta per il mantello che portava ripiegato sottobraccio e posizionò sulla sedia accanto a sé una volta che fu riuscito ad aggiudicarsi un tavolino su cui consumare la colazione. Quella mattina, visto il grande assortimento che la locanda offriva ai suoi clienti, decise di alternare il dolce al salato: accompagnati da un grosso bicchiere di succo di frutta, si preparò un panino ricolmo di un salume di cui non conosceva il nome ma che gli piacque moltissimo per il suo sapore forte, e per concludere non si fece mancare un secondo panino imbottito di burro e marmellata ai frutti di bosco che era riuscito a sottrarre dalle grinfie di un avventore piuttosto corpulento, il quale minacciava con la sua ingordigia di terminarne in breve tempo tutte le scorte. Anche questa volta Shima non era presente, così Akira si immaginò - a ragione - che il compagno fosse nuovamente già pronto a partire e così, indossato il mantello e controllato di aver saldato il conto con l'anziano sorridente, lo cercò nelle immediate vicinanze della porta d'ingresso e fu lì che lo trovò.
    «Ciao! Appena entriamo in una zona boschiva usiamo la tecnica della trasformazione...OK? Ah, già! Ho come me una radiolina per le comunicazioni in caso ci dovessimo dividere. Tu ne hai una? Se sì dobbiamo metterci d’accordo sulla frequenza così da poter comunicare anche a distanza…»
    «Buongiorno» lo salutò Akira di rimando. «Mi spiace ma non possiedo una radiolina, anche se non credo che incontreremo la necessità di separarci da qui in avanti: basterà rimanere uniti e sgominare i Samurai insieme, spostandoci poi al successivo campo occupato. Quando vuoi partire sono pronto, ti seguo».
    E fu così che partirono per quello che - finalmente - sarebbe stato il loro ultimo giorno di missione e con la prospettiva dello scontro sempre più vicina.

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    Shima quindi prima di condurre il compagno sino ai confini tra Oto e la Repubblica dei Samurai approfittando del fatto che i due stessero attraversando un bosco disse all'altro:
    Bene... Qui possiamo usare la tecnica della trasformazione senza essere notati!
    Il ragazzo di Konoha così compose i sigilli della suddetta tecnica di base e la utilizzò su di se per cambiare il proprio aspetto. Ora sembrava un uomo sulla trentina dai capelli neri vestito con dei pantaloni neri,giubbotto blu e stivali marrone scuro. Aveva un barba ben curata, gli occhi color ghiaccio e un viso abbastanza pallido.
    Henge No Jutsu - Tecnica della Trasformazione
    HengeNoJutsuTecnicadellaTrasformazione
    Villaggio: Tutti
    Livello: E
    Tipo: Ninjutsu
    Grazie a questa tecnica il Ninja potrà assumere l'aspetto d'una qualsiasi persona o oggetto, ma il peso e le dimensioni reali dell'utilizzatore rimarranno invariate e non potrà trasformarsi in nulla di più piccolo d'un cucciolo di cane ne tantomeno nulla di più grande d'un orso.
    Siccome la tecnica non cambia anche il peso dell'utilizzatore, bisogna fare attenzione. Ad esempio sarà si possibile tramutarsi in uno Shuriken Gigante, ma di certo lanciarne più di uno nello stesso turno sarà impossibile per via dell'immenso sforzo richiesto per lanciare un soggetto che pesa dai 50 kg in su.
    La tecnica si dissolve dopo aver subito un danno lieve.
    Consumo: 1

    Quindi aggiunse dopo aver mutato il proprio aspetto:
    Se hai fatto ora possiamo partire...
    La voce rimaneva comunque la sua e questo a Shima non dispiaceva anche se ciò minava un po' le sue scelte su chi potersi trasformare senza essere scoperto per la voce. Attese quindi il compagno e dopo che entrambi furono pronto l'uomo dai capelli neri continuò a far da guida al Kiriano. Ci vollero altre cinque ore di viaggio prima che i due raggiungessero la zona della Repubblica dei Samurai che interessava la loro missione cioè quella dove erano situati i campi di addestramento. Il clima si era fatto più freddo e per terra si vedeva un piccolo strato bianco di neve, senza contare le folate di vento freddo che di certo non miglioravano la situazione climatica. n breve uscirono dalla zona boschiva e quindi l’Uchiha sentendosi in parte affamato voleva chiedere una cosa al compagno:
    Ora siamo quasi arrivati la città che abbiamo di fronte è proprio quello in cui ci sono i campi di addestramento ninja. Abbiamo viaggiato parecchio e ho voglia di combattere ma ho anche un po' di fame. Io la posso sopportare così se vuoi andiamo direttamente là. Da qui dovresti sapere orientare immagino...
    Attese quindi una risposta del compagno per poco tempo ma poi pensando alla futura lotta con i samurai intervenne ancora:
    Ma chi se ne frega della fame! Ora andiamo a suonarle a quei dannati samurai!!!
    Detto questo si mosse ancora più velocemente in direzione dei campi di addestramento ignorando le eventuali parole del proprio compagno. Voleva combattere a tutti i costi. Era stufo di non far altro che camminare e quindi voleva passare al più presto all'azione. Forse in futuro questo suo comportamento gli avrebbe causato guai ma come ogni membro del suo clan era una testa dura ed era difficile che cambiasse idea.

    Status Chakra: 69/70
    Status Fisico: Ottimale
    Status Mentale: Normale
    Status Occhi: Sharingan Disattivato

    -Equipaggiamento-
    --Borsa:
    .Radiolina
    .Maschera Respiratoria
    .Filo Metallico(10m)
    _Kunai (Pacco da 10)
    _Shuriken(Pacco da 20)
    _Carta Bomba(Pacco da 5)
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    _Shuriken del Vento Demoniaco
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    Shima sembrava tutto d'un tratto molto ansioso di misurarsi in battaglia con i Samurai ribelli: «Ma chi se ne frega della fame! Ora andiamo a suonarle a quei dannati samurai!!!»
    «Calma.» gli rispose un uomo anziano sulla settantina, leggermente ricurvo e piegato dall'età. Si trattava di Akira che, su invito del compagno, aveva a sua volta alterato il proprio aspetto fisico. Era vestito con abiti anonimi di tonalità tendenti al grigio e al marrone, gli abiti che avrebbe potuto indossare qualsiasi contadino o bracciante del luogo. Portava una corta barba grigia che sembrava abbandonata a sé stessa e i capelli scompigliati laddove una calvizie incipiente non aveva già sottratto l'anziano signore della folta chioma che un tempo doveva aver posseduto. «Anch'io ho la tua stessa voglia di affrontarli, ma senza una copertura per quanto banale questo travestimento servirà a ben poco. Sono in rivolta - i motivi non mi interessano - e si aspetteranno sicuramente che qualcuno provi a fermarli.» Il vecchio si intrattenne per un momento ad osservare il sole, alto nel cielo sopra di loro, finché un leggero gorgoglio allo stomaco non lo riportò alla realtà. «Ormai è ora di pranzo; cercheremo di sfruttare questo elemento, per quanto debole, a nostro vantaggio. Seguimi».
    Se fino a quel momento della missione era stato il Genin a condurre la coppia attraverso il Paese del Fuoco e poi lungo quello del Suono, ora era Akira ad aver implicitamente preso il comando dell'operazione in virtù del suo grado superiore e della sua maggiore esperienza in battaglia. L'anziano contadino fece segno all'uomo sulla trentina di seguirlo e si avviò verso il paese con passo incredibilmente sicuro per un uomo della sua età. Si recò nel quartiere dei mercati sperando di trovare ancora qualche bancarella aperta nonostante l'ora, e fu fortunato nell'imbattersi in un fruttivendolo giusto pochi passi dopo aver imboccato una delle vie principali per il mercato di quella zona, la stessa che spesso visitava nei momenti di pausa dagli Addestramenti ed Esami che teneva nella Repubblica per i giovani Apprendisti.
    «Salve, vorrei un cesto delle sue mele più succose e un caspo di banane. No, non quelle, sono troppo mature. Quelle poco più a destra andranno bene.» Disse il vecchio in tono cordiale. «Vedi,» riprese poi rivolto al solo Shima mentre camminava in direzione dei Campi d'Addestramento, il cesto di vimini appena ricevuto e carico di frutta ben saldo in mano, «Con queste potremo sperare di guadagnare almeno quella manciata di secondi che potrà esserci utile per servirci dell'effetto sorpresa. Non mi aspetto che ci caschino per più di qualche secondo, ma cominciare nel migliore dei modi potrebbe indirizzare fin da subito lo scontro nel migliore dei modi.»
    Quando poi imboccarò la porta del Campo d'Addestramento A attraverso la rete metallica che lo recintava, Akira si accorse fin da subito che la porta era stata divelta e che giaceva spezzata poco distante.
    «Ehi, voi!» li apostrofò una voce ostile una ventina di passi più avanti. «Cosa ci fate qui? Cosa volete!?»
    «Tranquillo, tranquillo, soldato!» rispose allegramente Akira sollevando una mano ed inscenando la sua migliore interpretazione di vecchietto indifeso. «Io e il mio ragazzo siamo venuti a portarvi un po' di approvigionamenti per sostenere il vostro operato qui. E' tutta buona frutta!» E mosse leggermente il cesto di vimini. Quando poi riprese a parlare, lo fece quasi bisbigliando per fare in modo che solo Shima lo potesse udire. «Contali bene. Sono cinque visibili, ma la missiva dice che sono in sei per ogni gruppo quindi il nostro amico mancante dev'essere in giro qui da qualche parte. Un solo consiglio: mira alle gambe per minarne la mobilità e metterli fuori combattimento in breve tempo, gli ordini non ci impongono di ucciderli tutti.»
    Detto questo, il vecchio si fermò inscenando con l'espressione del volto un'improvviso mal di schiena, massaggiandosi le reni con una mano mentre poggiava a terra il cesto di frutta. Era pronto a scattare.

    Stato
    ChakraFisicoMentale
    107Ottimale.Concentrato.
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai (10)Occhio Cibernetico
    Shuriken (20)Campanellini (5)
    Senbon (18)Veleno Debole (2 dosi)
    Cartabomba (4)Fili Metallici (10m)
    Abbigliamento
    SlotOggettoDescrizione
    Arma IndossataLame Retrattili Da PolsoRetratte
    FaretraArcoRiposto
    FaretraFrecce29
    RotoloKusarigamaRiposta
    Rotolo MinoreKusari-FundoRiposta
    Tasca Supp.Fumogeni5
    Altro--
    Gilet Kirigakure
    Armi da LancioAccessori
    --
    xxxxxxxxxxxxxxx-

    NoteCampanellini legati ai senbon.
     
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  15. -Ninpo92-
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    - Narrato
    - Pensato Shima

    - Parlato Shima
    - Parlato Altrui


    Il Kiriano con breve ma efficace discorso convinse il ragazzo di Konoha ad attendere e a seguirlo. Andarono prima a prendere un cesto di mele e un casco di banane al mercato del posto. Akira voleva portare del cibo ai samurai per coglierli di sorpresa nel momento dell'attacco. A Shima l'idea non dispiaceva anche se il vedere il cibo gli fece borbottare qualche volta la stomaco.
    Devo rimanere un filino più calmo e tutto andrà per il verso giusto...
    I due ninja camuffati così si mossero in direzione dei Campi d'Addestramento mentre Akira portava il cesto di vimini appena ricevuto e carico della frutta appena comprata. Raggiunsero la zona dove era situato il Campo d'Addestramento A ma notarono sin da subito che la porta era stata forzata e poi spostata in parte. Dopo aver fatto pochi passi incontrarono un soldato che disse loro:

    Ehi, voi!
    Cosa ci fate qui? Cosa volete!?

    Akira quindi iniziò con la messa in scena spiegando che avevano portato della frutta per i samurai. Poi bisbigliò all'Uchiha il fatto che i samurai visibili erano solo cinque invece dei sei che avrebbero dovuto trovare dandogli anche un consiglio sul come colpirli. Il Chuunin si fermò inscenando con l'espressione del volto un improvviso mal di schiena massaggiandosi le reni con una mano mentre poggiava a terra il cesto di frutta. In realtà si era messo in posizione pronto a scattare.
    Sembra che questi samurai siano sospettosi ma cercherò di dar credibilità alla recita così da poterli cogliere di sorpresa per attaccare.
    Shima quindi disse:

    La prego mi aiuti mio padre non si sente bene! Gli avevo detto che non doveva portare quei pesi ma è proprio una testa dura.
    Il samurai che aveva parlato prima fece un gesto come per indicare a qualcuno di controllare. Lo strano fu il gesto venne fatto come se ci fosse qualcuno dietro i due ninja. Infatti il sesto samurai si trovava lì nascosto appunto per avvisare dell'arrivo di qualcuno in direzione del campo. Il ragazzo così si voltò e lo vide sbucare dietro di se a circa sei metri di distanza mentre si spostava da dietro un albero nella sua direzione.
    Maledizione! C'è ne era uno nascosto dietro di noi... Per fortuna Akira mi ha convinto a non andare ad attaccare subito ma a cercare un espediente per sorprendere se no probabilmente questo sesto samurai mi avrebbe quasi sicuramente colto di sorpresa!
    Quello che si avvicinava era un samurai con un armatura blu che portava la katana con il proprio fodero al fianco sinistro e questo indicava probabilmente che era destro e non mancino. Quattro di loro invece si tenevano ancora debita distanza mentre un samurai avanzava anche dall'altra parte per controllare le condizioni di Akira. Shima si avvicinò fingendosi preoccupato al samurai con l'armatura blu e poggiò un mano sulla sua spalla come per chiedergli aiuto ma invece di completare la proprio azione poggiò solo la mano sinistra sulla spalla del samurai mentre approfittando dell'effetto sorpreso eseguì un montante in pieno volto usando un Taijutsu che velocizzava il colpo.

    Jinsokuna Senko wa - Pugno Rapido
    Direttorapido
    Villaggi: Tutti
    Livello: D
    Tipo: Taijutsu
    Quest'attacco consiste in un pugno molto più rapido del normale. L'utilizzatore distende il braccio in un istante, per colpire in fretta e tornare in guardia. Poiché l'attacco sfrutta più la velocità che la potenza causa solo danni medio-lievi.
    Consumo: 2

    Il samurai in questione venne colto di sorpresa e non ebbe tempo di reagire. Venne così per il colpo improvviso scaraventato a terra e lievemente stordito. Cercò di rialzarsi sguainando la propria arma mentre Shima sentì lo sguainare le spade da parte dei restanti samurai. La vera battaglia cominciava ora.

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