Casa Supaku Handoru

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  1. Supaku
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    Akimiro disse suo padre con una punta di rabbia nella voce all'uomo sulla porta. Supaku non riuscì a vederlo bene perché la porta era laterale rispetto alla sua visuale dal buco ma quella voce, bassa, carica di violenza e rancore lo fece rabbrividire. Fortunatamente la figura si fece avanti portandosi entro la sua portata di vista e poté scorgerne i lineamenti.
    L'uomo era alto, possente e muscoloso, portava un kimono rosso come il fuoco con fiamme bianche ricamante sugli orli. Aveva capelli corti e neri, tagliati in uno stile militare e aveva una barba rada che cresceva molto corta sul viso ma i suoi occhi furono la cosa che terrorizzò di più il ragazzo. Erano rossi come la brace. Supaku giurò di non aver mai visto occhi del genere, erano terrificanti, potenti e inquietanti.
    Oh, mio dio. O mio dio. O mio dio. sussurrava la madre di Supaku sotto di lui, la poteva sentire gemere dal terrore.
    Gyuku non mi avevi detto che lui era qui. disse a suo padre con una punta di terrore nella voce. Il marito non si scompose minimamente, i suoi occhi non si scollarono per un secondo da quelli rossi dell'uomo nell'ingresso.
    Non l'ho visto nel pieno della battaglia ma ho visto Isao, sospettavo che ci fosse anche lui. Il cagnolino non va mai troppo lontano dal padrone. disse suo padre cone una punta di disprezzo nella voce. Un bagliore metallico provenne dalla porta d'ingresso e il ronzio acuto annunciò l'ingresso di cinque shuriken diretti al volto di suo padre. Supaku trattenne il fiato aspettandosi il peggio, poi vide le stelle di metallo impattare sul volto di suo padre e rimbalzare con un suono metallico lontano da lui. Andando a cadere poco lontano. Il ragazzo ringraziò il cielo che suo padre era un così potente shinobi, notò che la sua pelle era diventata improvvisamente nera anche se stava tornando al suo colorito naturale. Una seconda voce giunse dall'ingresso. Era melliflua e lievemente acuta per essere una voce maschile.
    Io modererei il tono se fossi in te, il cagnolino è a portata di orecchio e sai benissimo quanto sia irritabile durante una battaglia.
    Un'altra figura comparve sull'uscio, accompagnata dal suono di tanti campanelli. Il ninja sulla porta era poco più basso di suo padre, aveva la pelle chiara e i capelli neri come la pece legati in una miriade di treccine sottili, il ragazzo si stupì nel constatare che alla fine di ogni treccina il ninja aveva legato un campenellino. Gli occhi di questo nuovo arrivato erano più naturali, solo un verde smeraldo che, nonostante la loro bellezza, impallidivano accanto a quelli dell'uomo che suo padre aveva chiamato Akimiro. Il ninja era molto giovane e sembrava quasi un ragazzo, indossava un kimono blu e verde, e al fianco destro portava una katana sulla cui elsa aveva appoggiato mollemente la mano destra, mentre la sinistra riposava sul fianco. Con camminata deliberatamente rilassata si mise affianco a Akimiro sorridendo sfacciatamente a sua madre.
    Così è questa la via che hai scelto, Akimiro? chiese suo padre, la rabbia trattenuta a stento nella sua voce.
    La guerra è ormai persa Gyukudo, Iwa è caduta e le tre grandi nazioni vincitrici si stanno spartendo le spoglie insieme alla traditrice Oto, non c'è rimasto più nulla per noi. è tempo che coloro che valgono qualcosa in questa nazione ormai distrutta si prendano ciò che meritano. Consegnamelo e non toccherò la tua famiglia. Te lo prometto.
    Ci fu silenzio, un silenzio carico di tensione. Suo padre non distolse mai gli occhi da Akimiro neanche un momento. Fu sua madre a rompere il silenzio.
    Scordatelo. disse in tono perentorio. Tu non lo avrai. Mai. Ci è stata affidata la sua custodia, e lo faremo fino alla morte. La forza nella sua voce aumentava di parola in parola, rinforzando la famiglia. Per un attimo Supaku pensò che tutto sarebbe andato a finire bene, che la sua famiglia avrebbe scacciato i due uomini e che sarebbero potuti fuggire lontano tutti insieme. Non gli passo neanche un attimo per la testa di domandarsi di cosa stessero parlando, le parole arrivavano attutite e la sua attenzione era concentrata tutta sulle persone, mentre la paura che gli attanagliava il cuore lo faceva pregare perché i due estranei se ne andassero il prima possibile.
    Akimiro rise alle parole di sua madre.Donna, non capisci quello che stai dicendo. Stai chiedendo la tua morte. Ho con me i migliori shinobi, tutti fedeli e letali, voi quattro non riuscirete a tenere testa a neanche uno di loro senza perire. Seguite la via più saggia, non sacrificate le vostre vite per nulla.
    Suo padre parlò di nuovo, le sue parole erano dure e cariche di rabbia.
    E così hai voltato le spalle al tuo paese quando esso cadeva, e la prima cosa che hai pensato è stata quella di venire qui, con un gruppo di traditori per prendere ciò che non ti appartiene? disse con disprezzo. Il suo sguardo si posò su Isao Quanto a te, non c'è nulla che mi possa sorprendere, hai già tradito una volta, la seconda non fa altro che farti sembrare ancora più misero. Sputò ai piedi del ninja. Isao divenne rosso di rabbia, la sua mano che sembrava rilassata si serrò con rapidità impressionante intorno all'elsa della spada, nell'aria schizzò il fragore del metallo, ma si interruppe prematuramente. Akimiro aveva appoggiato una mano sul gomito di Isao trattenendolo dallo sfoderare l'arma.
    Dobbiamo davvero arrivare a questo, Gyukudo? chiese l'uomo dagli occhi rossi. Il suo sguardo era duro come la pietra e la mascella serrata. Gyukudo rise. Pensavi che giungendo qui, dopo aver attaccato il villaggio, ucciso gente innocente e seminato il panico, ti avremmo accolto con una tazza di te? Non se i benvenuto nella mia casa, traditore, tu e la tua banda potete andarvene ora o morire qui, nella mia casa.
    Akimiro sospirò leggermente, poi fece un cenno con un gesto della mano. Dall'ingresso emerse un uomo mastodontico, enorme era la parola giusta per descriverlo. Il petto muscoloso era vestito con una camicia leggera, il visto duro e quadrato era attraversato da una cicatrice orizzontale, che partiva dalla tempia sinistra per finire a lato della mascella destra, il naso era rosso e gli occhi neri infossati nel volto che era privo di sopracciglia.
    La sua famiglia si pose in guardia, pronta a scattare. Isao si lanciò avanti, la spada stavolta uscì dal fodero con un sibilante suono metallico, suo padre riuscì a fermare il colpo con un kunai prima che lo tranciasse di netto.
    Suo fratello e sua sorella si gettarono avanti ma qualcosa sembrava trattenerli. Cercarono di agitare le mani, ma Supaku potè vedere alle loro spalle, c'erano dei fili neri che li legavano, sembrava...era forse inchiostro quello? Isao si mosse rapidamente, la sua lama tracciò due tagli netti nell'aria davanti ai suoi fratelli, questi, legati e indifesi, vennero colpiti. Sangue sprizzò dalle loro gole squarciate. Caddero per terra, si dibatterono per pochi istanti poi smisero. Due pozze rosse si allargarono sotto di loro. Supaku non ci voleva credere, non credeva ai suoi occhi, ogni parte del suo corpo voleva ribellarsi davanti a quello che stava accadendo. I suoi fratelli erano morti, sua sorella Myako e suo fratello Kazuki, morti. Giacevano là, i loro corpi erano lì in quelle pozze di sangue, ma la vita aveva appena abbandonato i corpi ancora caldi. Non si muovevano e lui sapeva che non si sarebbero più mossi.
    Supaku guardò alle spalle della sua famiglia per vedere due figure nell'ombra. Erano entrambe più basse dei tre uomini. Supaku rimase impressionato dal vedere le due figure quando si mostrarono alla luce delle torce. Una era una ragazzina, non avrà avuto più di quindici anni, aveva gli occhi neri, come i capelli che le cadevano lisci fino alla vita. Una parte del volto era scoperta, solo per rivelare un terribile tatuaggio nero che le disegnava intorno ai lineamenti l'aspetto di un demone. Nelle mani teneva un rotolo e un pennello con la punta nera d'inchiostro. L'altra era una donna anch'essa giovane ma più matura. Aveva un seno prosperoso e vestiva con abiti succinti. Aveva i capelli blu legati i una traccia dietro la schiena e il suo labbro inferiore era marchiato da un anello d'argento che le passava attraverso la carne intorno al labbro. La donna sorrideva con malignità.
    Sua madre si girò per affrontare la minaccia alle loro spalle, ma improvvisamente, dagli assi sotto i suoi piedi uscì dell'acqua. Fu un attimo, mentre sua madre cercava di evocare i sigilli necessari per un ninjutsu, l'acqua le avvolse le caviglie, le risalì i vestiti e la circondò in un'abbraccio gelido, formando una sfera intorno a lei e impedendole i movimenti. Supaku si trattenne dal gridare, il cuore martellava furiosamente dentro il suo petto. Mentre osservava sua madre battere i pugni contro i brodi della sfera, bolle d'aria uscivano dalla sua bocca, il terrore dipinto sul suo volto stava dicendo che non riusciva a respirare.
    Hai un'ultima occasione Gyukudo. disse gelido Akimiro. Scegli, o loro o ciò che voglio. Puoi ancora salvare tua moglie.
    Suo padre si avvicinò alla sfera d'acqua. La sua mano si appoggiò contro la superficie liscia, sua madre si calmò un attimo nel vederlo, e anche la sua mano si appoggiò laddove stava quella di suo padre. Supaku vide per la prima volta suo padre piangere, fu uno spettacolo che gli strinse il cuore.
    La tua crudeltà non conosce limiti Akimiro, pensavo che fossi meglio di così. Ho fatto un giuramento, sei bene che nulla potrà farmelo spezzare.
    Akimiro rimase immobile e per due lunghi minuti Supaku non riuscì a distoglier gli occhi da sua madre. Aveva smesso da tempo di emettere bolle d'aria dalla bocca, il suo volto stava diventando cinereo. Provò a dibattersi debolmente, per pochi attimi prima di accasciarsi e arrendersi completamente. Supaku avrebbe voluto gridare, urlare con quanto fiato aveva in corpo, uscire dal suo nascondiglio e massacrare quei bastardi che avevano fatto tutto ciò. Rimase in silenzio, qualcosa si ruppe dentro di lui alla vista del corpo di sua madre e dei suoi fratelli che giacevano senza vita nell'atrio di casa sua.
    L'uomo vestito di rosso perse improvvisamente la pazienza. Si lanciò avanti con furia, scavalcò i resti della porta infranta e afferrò suo padre per il bavero del kimono, la sua forza era impressionante, sollevò suo padre a un metro da terra.
    Falla finita! Tu non sei meglio di me, non lo sei mai stato, non lo sarai mai. La guerra è persa, capito? persa! Ognuno deve pensare a se stesso adesso! Il mondo degli shinobi e dell'onore che conoscevi è finito, ora ci sono nuove regole. il pugno su cui reggeva suo padre si strinse di più, sollevandolo ancora più in alto. Gyukudo non sembrava minimamente impressionato. Adesso la legge del più forte a regnare, adesso sono gli shinobi come me e te a fare le regole. Non quella marmaglia di gente che chiami uomini. Formiche che non sanno ciò che riserva loro la vita, destinate a vivere una vita piatta e grigia. Te l'ho appena dimostrato espugnando un intero villaggio con solo cinque uomini capaci. Tu non mi fermerai Gyukudo, non ora ne mai, e quando lo avrò avuto nessuno sarà in grado di fermarmi.
    Suo padre si limitò a sputare in faccia a Akimiro, il disprezzo rendeva il suo volto una maschera irriconoscibile.
    Va all'inferno Akimiro. disse. Semplici e poche parole cariche di significato. l'uomo vestito di rosso urlò di rabbia scagliando suo padre contro una parete con forza. Il corpo di suo padre non sembrò aver minimamente accusato il colpo. Si alzò con rapidità mentre le sue mani si muovevano rapide ricreando sigilli. Un gigantesco getto infuocato uscì dalla sua bocca gettandosi contro il ninja rosso, non servì a molto.
    Ruriko! urlò il ninja rosso alla donna dal seno prosperoso.
    Un'altro globo d'acqua avvolse il ninja mentre la donna dai capelli blu rideva, le fiamme si estinsero contro l'acqua sfrigolando e invadendo l'aria di vapore acqueo. Suo padre non le dette il tempo di finire però, altre sfere infuocate uscirono dalla sua bocca, andando nella direzioni più disparate, in poco tempo ogni parte della casa dei suoi genitori stava andando a fuoco.
    Un attimo dopo suo padre era alle spalle della donna dai capelli blu che cercava di domare le fiamme e la colpiva violentemente con la mano destra di taglio all'altezza del collo. La donna cadde tramortita al suolo priva di sensi.
    Suo padre non finì qui, si lanciò contro Akimiro con violenza, mente il suo corpo diventava nero come la pece, la mano aperta, le dita dirette verso l'avversario come se fossero state una lama. Ci fu un lampo. Una luce bianca invase ogni cosa facendo gemere gli occhi di Supaku e obbligandolo a distogliere lo sguardo dal soggiorno. Quando tornò a guardare la sua vista era ancora a chiazze bianche e nere. Quello che vide però lo inorridì più di ogni altra cosa.
    L'uomo enorme aveva una mano distesa a pugno ed era alle spalle di suo padre. La mano passava da parte a parte dove avrebbe dovuto trovarsi il cuore di suo padre. Lievi scintille bianche e bluastre ancora percorrevano il palmo della mano del gigante. Suo padre boccheggiò, afferrandosi il petto, ma il gigante distolse la mano con rapidità inaudita.
    Dovè? dove lo hai nascosto? Urlò Akimiro a suo padre. Quello non gli rispose ma si limitò a sorridere. Le fiamme erano ormai alte nella casa. Una trave fiammeggiante cadde sopra il corpo di suo padre. Akimiro si ritrasse di scatto per evitare di essere preso anche lui.
    Ottimo lavoro Otojiro. disse al gigante, poi si rivolse alla ragazzina con i capelli neri e il volto tatuato Nyoko, prendi Rukiro e andiamocene di qui. Non è rimasto più nulla. Troveremo ciò che cerchiamo da un'altra parte.


    Edited by Supaku - 8/5/2012, 16:40
     
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