Casa Supaku Handoru

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  1. Supaku
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    narrato, pensato, parlato Reiko, Parlato Supaku


    Il sole stava calando come tutte le sere.
    Supaku era seduto su uno dei molti camini della città mentre la luce rossa lo scaldava prima dell'arrivo della fredda notte. Gli piaceva guardare il tramonto, era una cosa così bella, gli dava l'impressione che il sole tirasse un enorme sospiro, stanco della lunga giornata se ne tornava finalmente a letto. Era stupido, lo sapeva, però gli dava una sensazione di tranquillità pari solo al vuoto, solo che qui non doveva spegnere a forza le emozioni, esse semplicemente sparivano. Era incredibile. Aveva una gamba ciondoloni mentre l'altra era ripiegata davanti al petto con il piede che appoggiava sul camino e il mento appoggiato sul ginocchio.
    Era in anticipo come tutte le volte in questo ultimo mese che lui e la sensei si allenavano. Reiko odiava i ritardi e lui preferiva recarsi prima al loro ritrovo per evitare di contrariarla e indispettirla per tutta la serata. Supaku trovava la cosa bizzarra, un ritardo era solo un male per il ritardatario, che si perdeva l'inizio o poteva essere lasciato indietro, perché lei se la prendesse così tanto non lo capiva.
    I suoi occhi erano fissi all'orizzonte mentre si bagnava della ultima luce rossastra. Per un lungo periodo non sbatté le palpebre per non perdersi neanche un secondo di quella meravigliosa bellezza. L'appuntamento era per i calare del sole.
    Quando anche l'ultima goccia di luce scomparve lasciando ogni cosa nell'oscurità della sera, Supaku sbatté le ciglia e scese dal camino, sgranchiendosi le gambe sul tetto. Cominciò a fare qualche esercizio di rilassamento muscolare che la sensei gli aveva insegnato. Prima di incontrarla i suoi muscoli erano sempre dei pezzi di legno duro e contratto, lei gli aveva insegnato che senza un buon riscaldamento non avrebbe potuto fare molto per migliorare la propria prestanza fisica. Lui aveva provato e saggiato la differenza. Prima quando si svegliava dopo una dormita era tutto dolorante per aver passato la notte a correre sui tetti e ad allenarsi, riusciva a scacciare tutto ciò con il vuoto, ma era sempre meglio evitare il dolore inutile quando si poteva. Sentì un lieve fruscio dietro di lui.
    Puntale come al solito, eh? disse una voce alle sue spalle. Supaku ormai ci aveva fatto l'abitudine, la sua sensei amava la teatralità, non importava quanto si sforzasse di stare all'erta, lei riusciva a sempre a comparirgli alle spalle. Supaku aveva fatto finta di smettere di provare ad individuarla, anche se ogni volta si sforzava al massimo per percepire la presenza della sensei. Un mese prima quel fruscio non lo avrebbe nemmeno notato, ora avrebbe potuto fare la differenza e si sarebbe potuto difendere da un attacco alle spalle. Certo, non era molto, ma era abbastanza.
    Si voltò verso la sua sensei per salutarla.
    La mia sensei. pensò. Una parte di lui ancora trovava incredibile questa affermazione. Aveva trovato qualcuno disposto a prenderlo come allievo a tempo pieno. Aveva trovato un sensei. Una parte di lui si sentiva felice tutte le volte che ci pensava, una felicità ancora troppo piccola per poterla accogliere lasciando il vuoto, però pur sempre una felicità.
    Sensei. disse in tono formale come al solito.
    Allievo dal volto impassibile come una statua. rispose la sua sensei con il solito sorriso in tralice. Si sedette con un gesto fluido e atletico su uno dei camini lì accanto.
    Allora? chiese, un velo di ansia si poteva notare agli angoli dei suoi occhi, mentre l'accenno di un altro sorriso le stava per spuntare dalla bocca. Come è andata? Sei passato?.
    Supaku non rispose, si limitò ad infilare la mano dentro il kimono e ad estrarre un coprifronte con una targhetta in metallo. Lo lanciò verso la sua sensei che lo afferrò al volo.
    Ottimo lavoro! Finalmente sei diventato un vero ninja...cos...perché Konoha??? chiese mostrandogli il simbolo che recava la targhetta in metallo. Sopra di esso era infatti incisa una foglia stilizzata, il simbolo di Konoha, non di Suna. Un angolo della bocca di Supaku si piegò lievemente verso l'alto, in quello che per lui era un sorriso.
    Lo shinobi che mi ha fatto l'esame era di Konoha. Non aveva altri coprifronte. Per me non fa nessuna differenza. disse riprendendo il coprifronte e rimettendoselo tra le pieghe del kimono.
    Uhmpf....I Konohani sono sempre state persone strane, valli a capire.
    Il ninja era strano, aveva degli occhi senza pupille, quasi perlacei, i capelli rossi ed era invincibile. Non avere neanche fatto un graffio al suo sensei durante l'addestramento lo avrebbe depresso se non fosse stato immerso nel vuoto. Era stato sconfortante, quel combattimento, Supaku non aveva mai ricordato di essere stato così frustrato prima di quel giorno. Qualunque cosa loro facessero il sensei non era sembrato minimamente impressionato e sopratutto aveva evitato ogni mossa con sorprendente facilità. Ricordava ancora il momento in cui aveva perso la presa sul vuoto e, preso da una rabbia omicida, si era lanciato sul sensei.
    Non ci pensare troppo. Tutti i chuunin a cui viene affidato un incarico simile tendono a fare i gradassi con gli allievi. Quando arriverà il tuo momento capirai.
    Supaku ne dubitava fortemente, il vuoto sarebbe sempre stato con lui fino alla fine, era molto improbabile che cadesse in preda ad emozioni così misere come la frustrazione o la rabbia. L'esperienza però gli aveva insegnato a non dare mai nulla per scontato, quindi non replicò alle parole della sua sensei.
    Bene! Credo che questo sia il momento di festeggiare con qualcosa di più che quel mezzo sorriso che hai fatto prima.
    Sensei?
    Non fare il finto tonto, l'ho visto sai? Sembrava più il movimento convulso di uno schizofrenico ma io che ti conosco so che cosa era quel lieve piegamento della bocca. il sorriso in tralice comparve di nuovo. Certe volte Reiko notava dei dettagli incredibili. Tuttavia continuòNon siamo qui per festeggiare il tuo primo misero tentativo di sorridere, quanto piuttosto la tua promozione! è tempo che ti insegni un jutsu!
    Supaku la fissò negli occhi per un lungo istante. Il vuoto teneva fuori ogni cosa, ma l'eccitazione ai margini era dura da contenere.
    Sono pronto sensei.
    Reiko sorrise di nuovo. In realtà è una tecnica molto semplice, ma straordinariamente efficace. Sopratutto perché non richiede sigilli di sorta, ed è un taijutsu che, credo, troverai interessante.
    Prima che potesse rispondere, Reiko scattò verso di lui e lo colpì con il palmo della mano in pieno petto. Il colpo in sè non era stato violento, ma la pressione, il dolore e la spinta che ricevette lo furono. Supaku aveva già assaggiato quel colpo una volta, era stato quando avevano combattuto insieme la prima volta. Venne spinto indietro di una decina di metri, ma stavolta non cadde all'indietro come una pera matura, rotolando in modo scoordinato come era stato allora. Adesso era un genin, dopotutto. Il colpo era stato duro, ma il vuoto gli mantenne la mente abbastanza lucida da utilizzare le spinta all'indietro per lanciarsi a piedi uniti contro il camino su cui si era seduto quando era arrivato e fermare la caduta.
    Questo, disse la sensei mentre si riavvicinava. Si chiama Palmo Demolitore. Sfrutta il principio molto elementare del controllo del chakra che hai appreso quando cercavi di scalare gli alberi con il chakra impastato con i piedi. Solo che stavolta la concentrazione è sul palmo della mano, la tempisitica deve essere perfetta e la quantità di chakra rilasciata è molto più elevata. Ora prova tu sul pavimento di questo terrazzo.
    Supaku la ascoltò attentamente. In realtà la teoria della tecnica sembrava molto semplice, ma scommetteva che per padroneggiarla perfettamente sarebbe stato richiesto un duro lavoro. Il Palmo Demolitore gli piaceva come tecnica, era semplice ed elegante, non rozzo come un pugno ma più diretto e potente, sì proprio una buona tecnica.
    Si concentrò impastando il chakra necessario nel palmo della mano destra, poi si chinò in avanti colpendo con forza il pavimento del tetto. Non successe nulla.
    Devi rilasciare tutto il chakra verso l'esterno nel momento in cui colpisci e devi accumularne molto di più. lo ammonì la sensei.
    Supaku annuì e tornò a concentrarsi. Impastò il chakra nella sua mano, era molto simile all'addestramento per camminare su pareti verticali solo che stavolta la quantità di chakra immessa era quattro volte superiore, picchiò con violenza il palmo della mano sul pavimento rilasciando il chakra a contatto con la pietra gialla. Si sentì un forte schianto e intorno alla sua mano si sollevò una nuvola di sabbia. Quando la mano si sollevò però che la pietra era rimasta intatta.
    Meglio, ma stavolta mettici più impegno nella sincronizzazione, aumenta leggermente il chakra. Riprova! lo incoraggiò la sensei.
    Supaku annuì di nuovo e si concentrò. Aveva l'impressione che l'addestramento sarebbe durato a lungo.


    Edited by Supaku - 6/4/2012, 19:12
     
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