Casa Supaku Handoru

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  1. Supaku
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    narrato, pensato, parlato Supaku, Parlato Reiko


    06. La Strada dello Shinobi.




    Supaku Handoru era in piedi su una delle antenne della città. Quello era in assoluto il punto più alto della città. Da lì poteva vedere ogni cosa, poteva sentire il vento scorrere con violenza perché in quel punto era addirittura sopra l'altezza delle rocce che proteggevano il villaggio. Il vento soffiava impetuoso tra i suoi capelli. Un giorno, si ripromise, sarebbe andato lassù, sulla grande pianura rocciosa che circondava e proteggeva la città della sabbia. Lassù il vento era davvero impetuoso, sarebbe stato bellissimo.
    Era lì da un paio di minuti ormai, ci si era fermato perché quel giorno non era riuscito a dormire molto e la giornata era ancora lunga, prima che arrivasse il suo allenamento serale con la sensei. Ormai aveva imparato un paio di nuove tecniche che, pensava, sarebbero state molto utili. L'addestramento procedeva bene, Reiko era severa e scherzosa sempre nei momenti giusti, nonostante tutti i suoi sforzi di farlo sorridere erano stati vani. Supaku cominciava a sentire un senso di calore ogni volta che stava con lei. Una sensazione che non provava da molto tempo, quando la sua famiglia era ancora in vita.
    I cinque shinobi. pensò mentre uno dei suoi pugni si chiudeva leggermente dalla rabbia. Il vuoto era inutile in quelle situazioni, non riusciva a mantenerlo abbastanza quando ripensava ai cinque uomini che avevano ucciso la sua famiglia.
    Otojiro, Nyoko, Ruriko, Isao e...Akimiro Aveva sentito quei nomi solo una volta nella sua vita, ma nella sua testa si erano ripetuti all'infinito durante i suoi incubi.
    Sapeva che se avesse chiuso gli occhi li avrebbe potuti ancora vedere: il gigante pelato, la ragazzina tatutata, la donna prosperosa con i caplli blu, il ragazzo con i campanelli legati ai capelli e l'uomo con gli occhi rossi. Erano là, davanti a lui che lo sbeffeggiavano, che attendevano solo che si addormentasse per tornare a tormentarlo. Per un attimo rivide il volto di sua madre mentre esalava l'ultimo respiro di vita nella bolla d'acqua, rivide i suoi fratelli squarciati dalla spada di Isao mentre dei legacci neri li avevano immobilizzati, costretti a morire inermi in quella che non era la morte di uno shinobi, non aveva neanche potuto sollevare un kunai per difendersi. Rivide il cuore di suo padre pulsante nelle mani del gigante e il suo volto farsi cinereo mentre la vita abbandonava i suoi occhi.
    Scacciò quei ricordi con forza, erano ricordi, lui era nel presente. Riaprì gli occhi e si aggrappò al vuoto come un naufrago ad un tronco di legno nella tempesta. La sensazione di gelido nulla dentro il suo cuore scacciò via il dolore come una folata di vento fresco. Non era ancora pronto per abbandonare il vuoto, forse non lo sarebbe stato mai, fino a quando non avesse ottenuto vendetta per quello che gli era stato fatto.
    Cinque shinobi. pensò, stavolta non serrò i pugni, era nel vuoto, la calma era la sua rabbia. Tre uomini e due donne da uccidere. Ancora è troppo presto. Non era abbastanza forte, lo riconosceva. Aveva da poco meno di due mesi superato l'esame di genin e non aveva ancora portato a termine nessuna missione rilevante. Il suo sensei durante l'esame di genin era stato un chuunin della foglia che lo aveva messo con le spalle al muro con disarmante facilità. Gli uomini che lui voleva uccidere erano shinobi esperti, non c'era dubbio, avevano ucciso suo padre, un Jounin senza battere ciglio. Lui avrebbe dovuto essere ancora più forte se voleva vendetta, ma sopratutto, doveva essere più forte per sopravvivere a tutti e cinque. O almeno ai primi quattro. Aveva già deciso che Akimiro sarebbe venuto per ultimo, lui era il piatto forte che avrebbe consumato freddo, lui era l'uomo che avrebbe guardato negli occhi mentre moriva prima di strapparglieli e farlo morire nel buio.
    Hei, idiota, cosa fai lassù? Per tutti gli dei, quanto ti piacerà fare la statua che fissa l'orizzonte solo tu lo sai. disse una voce familiare sotto di lui. Supaku abbassò gli occhi, sentiva un lieve esasperazione ai margini del vuoto, una parte di lui avrebbe voluto alzare gli occhi al cielo ma si trattenne. Reiko si sarebbe aggrappata a qualunque manifestazione fisica di emozioni, e lo avrebbe tormentato per il resto della giornata, dicendo che anche le statue aveva un'anima. Non era nell'animo giusto per farla contenta al momento.
    Scendi dal trespolo e vieni a mangiare qualcosa. Offro io. disse la sua sensei esibendosi nel suo mezzo sorriso in tralice.
    Supaku sentì un lieve brontolio allo stomaco. Forse non era male mettere qualcosa sotto i denti. Da troppo tempo non faceva un pasto decente. La scarsità di missioni lo avevano obbligato a centellinare i pochi soldi che aveva a disposizione, gli ultimi acquisti in armeria lo avevano quasi rovinato. Ma ne era valsa la pena, pensò sentendo il peso confortante della borsa al suo fianco.
    Con un balzo atletico si lanciò giù dall'edificio, verso il tetto vicino su cui stava Reiko. Atterrò con un balzo leggero, producendo il minimo rumore come la sua sensei gli aveva insegnato.
    Humpf sbuffò Bene, vediamo di scendere dai tetti e camminare come ogni persona normale per la strada. I ristoranti sono laggiù. disse mentre si lasciava cadere verso la strada di sotto.
    Supaku la fissò mentre rimbalzava da una parete all'altra dei due edifici che racchiudevano la strada. Era agilissima, il genin doveva ammetterlo, invidiava e ammirava allo stesso tempo l'agilità della sua sensei. Un giorno avrebbe voluto essere come lei, agile e veloce, capace di trasformare qualunque superficie in un parco giochi.
    Il ragazzo non si perse ad osservarla e la seguì. Ci volle di più per lui, i suoi movimenti a confronto della Kunoichi sembravano goffi e imprecisi, ma arrivò comunque sano e salvo nella strada. Reiko cominciò a camminare senza aspettarlo, così fu costretto ad inseguirla per un paio di metri prima di affiancarla. La strada su cui erano scesi era una stradina secondaria, Reiko si era avviata verso l'intersezione con un'altra strada, una molto più grande e affollata. Supaku non era pratico delle vie di Suna, le percorreva poco, gli piaceva molto di più correre sui tetti, sebbene alla maggior parte della gente non piacesse questo suo comportamento, dedusse però che quella doveva essere una delle strade principali. Si inserirono in quello che era un vero e proprio fiume di gente, era l'ora di pranzo e la maggior parte delle persone erano uscite per mangiare, comprare alle molte bancarelle che costellavano i fianchi della strada o semplicemente per passeggiare. Il rumore della folla, lo scalpiccio di sandali sulla pietra polverosa, le urla dei mercanti che cercavano di sovrastare i vicini e di attirare gente alla propria mercanzia, l'odore di sudore e polvere. Tutto questo era il suono, il pulsare di una città viva e vibrante.
    Supaku camminò dietro la sua sensei, schivando uomini che camminavano con fare assorto, infilandosi tra capannelli di gente che si era fermata a guardare, il calore della folla lo prese alla sprovvista. Sentiva dentro di lui montare un lieve panico e l'ansia di stare in posti così affollati e privi dell'aria che amava tanto faceva incrinare il vuoto dentro di lui, mentre piccole gocce di sudore gli imperlavano la fronte.
    La sua sensei non sembrava però avere nessuna intenzione di fermarsi e, per non apparire debole ai suoi occhi, cercò di rafforzare il vuoto dentro di lui, doveva essere forte, altrimenti non sarebbe mai riuscito nel suo scopo. Non poteva farsi spaventare da una folla di gente, non poteva. Si fece coraggio e procedette tra la folla con più forza.
    Alla fine Reiko si fermò e Supaku non poté non esalare un lieve sospiro di sollievo, anche se fu ben accorto a non farsi notare dalla sensei. Il ristorante era aperto sulla strada, aveva un unico bancone orizzontale davanti a cui erano sistemate una fila di sedie una accanto all'altra. Tra la strada e il bancone c'era solo una tenda, che arrivava più o meno all'altezza della vita di Supaku, a separe il suolo polveroso e affollato dalla quiete del ristorante.
    Era incredibile ma, appena Supaku varcò la tenda, sembrò quasi che il rumore, l'odore e la frenesia della fiumana di gente, fosse scomparsa. In realtà era a neanche un metro alle sue spalle, ma là dentro sembrava tutto più silenzioso, più pacifico.
    Reiko si era seduta ad uno degli sgabelli centrali, non c'era molta gente in quel posto, forse perché avevano passato da tempo l'ora del pranzo. Supaku si sedette alla sua sinistra, mentre la sua sensei ordinava per loro.
    Due ramen di miso. disse con sicurezza. Poi si rivolse al suo allievo.
    Ti piacerà, è stato il pasto preferito di un famoso ninja un tempo. Non lo hai mai sentito? Era diventato quasi un leggenda ai miei tempi. Peccato che quando scoppiò la grande guerra non si sia più saputo nulla di lui.
    Supaku scosse la testa, non aveva mai sentito parlare di un grande ninja a cui piacesse il Ramen. Era un pasto semplice, che puntava con un'unica portata a riempirti completamente. Una volta suo fratello lo aveva portato ad assaggiarlo quando era piccolo, non gli era piaciuto, forse perché dentro aveva trovato delle ossa di maiale. Quello che gli venne servito dal cuoco aveva un aspetto completamente differente da quello che aveva assaggiato lui, era più chiaro e il suo sapore era più dolce e forte. Era buono, ma forse era solo la fame atavica di molti giorni a parlare. Lo divorò rapidamente mentre la sua sensei era ancora a metà, lui aveva già finito. Respinse la ciotola facendo ringraziando il cuoco del pasto.
    Reiko sorrise tra un boccone e l'altro.
    Sembra che tu abbia patito la fame da giorni. Ne vuoi ancora? Supaku si vergognava a chiederne dell'altro ma l'offerta della sua sensei non poteva essere rifiutata, al pensiero che forse non avrebbe mangiare così bene per molti giorni assentì con la testa e la sua sensei fece cenno al cuoco di preparare una seconda porzione.
    Allora, parlami di te Supaku Handoru. disse Reiko osservandolo in tralice e prendendo un'altra spaghettata.
    Supaku scosse la testa prima di parlare.
    Non c'è molto da dire. Sono un allievo di Suna, ho passato l'esame genin e vorrei finire abbastanza missioni per fare l'esame Chuunin il prima possibile.
    La sua sensei pronunciò solo una parola in risposta.
    Perché? chiese.
    Supaku rimase interdetto. Per un paio di secondi ci fu silenzio tra loro.
    Tutti intraprendono la strada dello shinobi per un motivo, che sia stupido o serio, anche tu devi avercelo. Potere? Ricchezza? Conoscenza? Fama? Gloria? Vendetta? a Supaku sembrò che l'ultima parola fosse stata pronunciata dalla sua sensei con una lieve enfasi, ma forse era solo la sua immaginazione. Ho conosciuto uno shinobi che pensava che essere un ninja lo avrebbe reso una calamita per le donne. continuò Reiko, un altro sorriso le apparve sul volto. Dei, quanto era pazzo quell'uomo. i suoi occhi tornarono di nuovo a Supaku. ma il ragazzo non le diede tempo di parlare di nuovo, riuscendo a farle una domanda che sperava la potesse distrarre.
    E tu, sensei? Perchè hai intrapreso questa strada?
    La sua sensei sembrò essere presa in contropiede da quelle parole. Poi sorrise di nuovo, agli occhi attenti del ragazzo, quel sorriso sembrava velato di una lieve tristezza.
    La mia strada fu decisa da qualcun'altro. Mio padre. Non aveva avuto altri figli all'infuori di me, veniva da generazioni di shinobi prima di lui. Non era contemplato che la sua unica figlia potesse fare qualcosa di diverso. La mia strada mi è stata tracciata, ma alla fine sono riuscita a deviarne un pò il percorso dove volevo. Se c'è una lezione che ho imparato da tutto ciò è quella di non lasciare che siano gli altri a decidere il tuo futuro, ricordatelo bene ragazzo, non permetterlo mai.
    La kunoichi fece un cenno al cuoco che gli portò una piccola bottiglia e un bicchiere ancora più piccolo. Reiko trangugiò una sorsata del liquido facendo una faccia leggermente contrita, poi sospirò con forza.
    Ahhh! Ci voleva proprio. Supaku tornò al proprio ramen che finì in poco tempo, anche se stavolta cercò di gustarselo il più possibile perché sapeva che era l'ultimo.
    Una volta finito la sensei pagò il conto e si avviò fuori, seguita dal ragazzo.
    Allora, io ho delle faccende da sbrigare. Ci vediamo stasera. disse sorridendo di nuovo al ragazzo.
    Sì, sensei, grazie per il pranzo. disse Supaku inchinando lievemente la testa per sottolineare la sua gratitudine, a cui la sensei rispose con un gesto della mano e una smorfia. Il ragazzo fece per allontanarsi quando la voce della sensei lo raggiunse alle spalle.
    Non mi hai ancora risposto. disse. Cosa insegue Supaku Handoru?
    Supaku non si voltò, il vuoto dentro di lui vacillava terribilmente. Doveva dire la verità? Doveva dire che il suo obbiettivo di diventare un grande shinobi era solo mirato allo copo di uccidere i cinque uomini che avevano sterminato la sua famiglia? Supaku conosceva molte leggende e storie sui ninja, gliele avevano raccontate i suoi genitori molte volte prima di andare a letto. In tutte, i cattivi erano shinobi traditori, mukenin, ninja che avevano scelto il sentiero del sangue, molti di loro lo avevano fatto per vendetta. Nessuno dei "buoni" delle storie era un ninja animato di vendetta, sapeva cosa voleva dire. E se la sensei avesse disapprovato e si fosse rifiutata di insegnargli? D'altro canto se avesse mentito al suo sensei, sarebbe stato molto più grave. Non poteva farle questo, non dopo tutto quello che lei aveva fatto per lui. O poteva?
    Poteva rischiare il suo maestro per la verità?
    Il vuoto vacillava come un piatto che fosse stato messo in equilibrio su un fragile giunco.
    Supaku non si voltò quando parlò.
    L'ultima che ha detto sensei.
    Non sentì nessun movimento da parte di Reiko. Solo un lieve sospiro.
    Tu sei... sentì la sua maestra iniziare la frase. Supaku si voltò fissandola negli occhi. Erano gli occhi fermi di un ragazzo che aveva visto tante morti. Erano gli occhi duri di un'anima a cui era stata strappata la felicità prematuramente. Erano gli occhi di un bambino che aveva giurato vendetta.
    Sì, sensei. Sono uno degli Orfani di Iwa. disse. Non esitò quando lo disse, non battè ciglio, la paura dentro di lui era scomparsa, il vuoto si era rinsaldato. Se la sua sensei avesse voluto smettere di insegnargli, a lui sarebbe andato bene, non avrebbe mentito solo per nascondersi.
    Il sorriso dalle labbra di Reiko era scomparso. I suoi occhi neri lo scrutarono a lungo. I loro sguardi si incrociarono senza che nessuno battesse ciglio.
    La folla intorno a loro continuò a camminare come se nulla fosse. Uomini, donne, bambini sembravano tutti incuranti di ciò che stava accadendo a pochi passi da loro. In quel momento il futuro di Supaku era appeso ad un filo, se la sua sensei si fosse rifiutata di continuare ad insegnargli, molto probabilmente le sue chance di sopravvivere ai cinque sarebbero state inferiori. Ma non era solo quello, la sua sensei significava tutto per lui, non aveva nessun'altro con cui parlare, nessuno con cui allenarsi, nessuno con cui mangiare una ciotola di ramen. Lei era stato il primo raggio di sole in quella terra arida, lei poteva significare la sua speranza, un giorno, di tornare a provare quello che aveva perso la notte che la sua famiglia era stata uccisa.
    In quel momento si stava decidendo la sua vita.
    Alla solita ora, al solito posto. disse Reiko, voltandosi rapidamente ed incamminandosi verso il centro della città. Puntale, mi raccomando! gli gridò mentre si allontanava.
    Supaku rimase immobile mentre la vedeva andare via. Il suo cuore batteva felice per non essere stato scacciato come allievo. Aveva detto il segreto più oscuro che gli gravava nell'anima, poteva ancora vivere con la speranza.
    Grazie, sensei. sussurrò alla folla mentre si girava anche lui per incamminarsi verso casa.

    Molti metri più in là, nel bel mezzo della folla che si spintonava per farsi largo tra le bancarelle, Reiko sorrise.
    Non c'è di che, Supaku. disse rivolgendosi a nessuno in particolare e sollevando molti sopraccigli tra i passanti che la osservarono con sospetto, credendola pazza.


    Edited by Supaku - 6/4/2012, 20:13
     
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