Casa Supaku Handoru

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  1. Supaku
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    Scivolarono nella notte come ombre silenziose. Saltando da un tetto all'altro con agilità, Supaku ringraziò mentalmente la sua sensei per avergli insegnato a correre silenziosamente sui tetti in una delle sue prime lezioni. Ora ne coglieva tutta l'utilità. Camminarono sopra Suna, mentre le stelle nel cielo brillavano in quella che era una magnifica notte in un deserto senza vento. Il genin sperava in almeno un filo del suo amato elemento, lo avrebbe fatto sentire più forte sapendo che il vento era accanto a lui, ma sembrava che quella notte tutto tacesse.
    Alla fine Reiko si fermò. Si trovavano in una delle zone di Suna più malfamate. Supaku ci era stato un paio di volte, il posto in realtà non era molto distante da dove viveva, ma aveva preferito allenarsi in luoghi più tranquilli, dove il pericolo di essere aggredito da qualche disperato su un tetto per pochi spiccioli era inferiore. Sia ben chiaro, lui non aveva paura di loro, il vuoto teneva lontana quella emozione, era solo che non si sentiva ancora pronto per affrontare un combattimento che avrebbe facilmente trasformarsi in uno scontro mortale. Non era ancora il momento di rischiare la propria vita, doveva preservarsi per il giorno che avesse consumato la sua vendetta.
    Si appostarono su un piccolo balcone laterale, in cui erano stati appesi dei panni a stendere che gli conferirono la giusta copertura da occhi indiscreti sulla strada.
    Reiko gli fece segno di rimanere in silenzio appoggiandosi un indice sulle labbra e indicando una porta che dava su un vicolo buio e sudicio.
    Era incredibile come nella città del vento, dove non vi era altro che polvere e terra, la gente fosse riuscita a trasformare parte di quella città in una vera e propria discarica. Il terreno, non si sapeva per quale motivo, era sempre bagnato e la terra sembrava fango maleodorante, forse per colpa degli scarichi che davano direttamente in strada? Non lo sapeva. Accatastati ai bordi delle strade c'erano sacchi di spazzatura accanto a cassonetti rovesciati e infestati da mosche e, ogni tanto da qualche gatto randagio che cercava di procurarsi la cena.
    Supaku osservò la porta che la sua sensei gli aveva indicato. Era una porta di alluminio, che ricordava molto le uscite di sicurezza che stavano nei locali pubblici. Chissà che tipo di locale è? conosceva a grandi linee la zona e sapeva che sulla strada in cui si immetteva il vicolo c'erano locali di vari tipi, tutti avevano una brutta fama, ma uno in particolare Yopparai Tanuki, Il Procione Ubriaco, alcuni dicevano che era meglio tenersi alla larga da quel luogo, che fosse frequentato da malavitosi e mukenin.
    Mentre era immerso in questi pensieri la sua sensei gli sussurrò all'orecchio
    Io vado a fare un giro in perlustrazione, tu rimani qui a sorvegliare la porta, se succede qualcosa chiamami. disse indicando la radiolina auricolare e sintonizzandola sulla frequenza di quella del ragazzo. Agile come sempre, saltò sull'edificio adiacente, per poi scomparire rapidamente. La sua velocità continuava ad impressionarlo. Supaku si mise comodo sul terrazzo e non distolse mai gli occhi dalla porta.
    Sospettava che sarebbe passato molto tempo prima che le cose cominciassero a farsi interessanti. Si sbagliava.
    Improvvisamente la porta si spalancò e uscirono quattro uomini incappucciati e ammantati da mantelli neri. Supaku si paralizzò vedendoli, all'inizio non seppe che fare poi afferrò la radiolina e sussurrò debolmente Quattro uomini.
    Non giunse nessuna risposta dall'auricolare e Supaku fu sul punto di ripersi, quando i quattro uomini si mossero incamminandosi verso l'uscita del vicolo. Il genin dai capelli bianchi rimase immobile, indeciso sul da farsi. Erano quelli gli uomini che la sua sensei doveva pedinare? Se erano loro, doveva seguirli? Ma se li avesse seguiti per poi scoprire che non erano loro, avrebbe lasciato la postazione per rincorre le persone sbagliate? Il vuoto sembrò incrinarsi davanti alla sua indecisione che sembrava scuotere ogni cosa. Cosa doveva fare?
    Una mano toccò la sua spalla. Supaku sussultò, un kunai era già nelle sue mani e schizzò all'indietro pronto a colpire l'assalitore. Una mano ferma gli bloccò il polso. Poi la voce calda della sua sensei gli bisbigliò all'orecchio.
    Sono loro, seguimi. disse e, senza fare rumore, saltò immediatamente al tetto successivo seguendo dall'alto i quattro uomini.
    Supaku si riprese dallo spavento, scoprendo che era quasi scivolato fuori dal vuoto nel momento in cui la sensei lo aveva sorpreso alle spalle. Non l'ho nemmeno sentita arrivare. Era come un fantasma. pensò con rammarico, quando realizzò che tutti i suoi precedenti tentativi di percepirla arrivare fino a quel momento erano stati vani. Non ha mai dato il massimo di sè quando veniva ad incontrarmi. pensò leggermente deluso.
    Con un lieve moto di rabbia riafferrò il vuoto immergendovisi prima che la depressione prendesse il sopravvento. Ora aveva del lavoro da fare, non c'era tempo per piangersi addosso.
    Con un balzo agile e silenzioso seguì la propria sensei sui tetti di Suna dietro ai quattro uomini ammantati di nero.


    Edited by Supaku - 21/4/2012, 02:01
     
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