Casa Supaku Handoru

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  1. Ares^
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    Perché? Perchè odio il mio villaggio con tutto il cuore. Gli disse senza smettere di sorridere, non curante del peso delle sue parole. La mia storia è ben diversa da quella che ti ho descritto: non sono originario di Kiri ma di Ame: il mio clan è stato massacrato e perseguitato, pochi sono riusciti a sopravvivere. Un'organizzazione mukenin ha ucciso mio padre e violentato mia madre, sono nato per sbaglio...in occasione di un rito orgiastico. Gli erano appena venuti i brividi. Il capo dell'organizzazione ha drogato mia madre, è morta subito dopo il parto. Il sorriso si era tramutato in una maschera di dolore. Il dojo delle ombre, era cosi' che si chiamava: rapivano i bambini nel tentativo di allestire un esercito di vendicatori ed assassini...sono riuscito a fuggire. Ho subito violenze di ogni genere, molti miei coetanei sono morti prima del tempo, accatastati l'uno sopra l'altro e bruciati. Dei miei compagni non rimane altro che polvere. Alla fine si era rifugiato in una nave da carico sulle coste del Paese Fuoco. Una volta giunto a Kiri ho deciso di intraprendere la strada per diventare un ninja. Sin da piccolo mostravo doti straordinarie, ero molto simile a te. Superato l'esame chuunin mi lanciai verso il traguardo successivo ed ora sono qui...uno Special Jounin senza passato ma con un grande futuro. Le sue parole erano limpide come una fonte d'acqua, non c'era cosa piu' sincera e spontanea della verità. Voglio scovare quel bastardo che ha umiliato mia madre...voglio la mia vendetta. In ogni caso non avrebbe fatto affidamento sulla sola forza fisica. Ho reclutato nella Fenice oltre dieci membri, chuunin e special jounin provenienti da ogni Paese conosciuto. Fu cosi' che passo' alla questione piu' delicata da affrontare, il segno maledetto e i bijuu. Sono tuttavia consapevole di una cosa: nonostante il numero elevato siamo ancora troppo deboli...qualsiasi squadra anbu potrebbe spazzarci via in un batter d'occhio. Proprio per questo motivo ho cercato disperatamente un rifugio per la nostra organizzazione, un laboratorio abbandonato nel cuore di Iwa. Fece quindi una piccola pausa in modo da riempire i polmoni d'aria. Tentero' di venire in possesso del segno maledetto, un "rituale" capace di aumentare notevolmente la propria forza fisica, originario di Otogakure No Sato e riservato soltanto a pochi eletti, dove l'alto rischio di morire è compensato da un grande potere... Avrebbe trattato i bijuu soltanto in seguito...
     
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    Perchè odio il mio villaggio con tutto il cuore. Travis continuava a sorridere. Era così allora. Travis odiava il proprio villaggio, Supaku si chiese quale era il vero motivo di questo odio. Forse le bugie che mi ha raccontato non era così lontane dalla verità.La mia storia è ben diversa da quella che ti ho descritto: non sono originario di Kiri ma di Ame: il mio clan è stato massacrato e perseguitato, pochi sono riusciti a sopravvivere. Un'organizzazione mukenin ha ucciso mio padre e violentato mia madre, sono nato per sbaglio...in occasione di un rito orgiastico. Il kiriano rabbrividì e Supaku trovò il quel gesto troppa sincerità per poter pensare che fosse un'altra menzogna. Il capo dell'organizzazione ha drogato mia madre, è morta subito dopo il parto. quando le labbra di Travis si piegarono verso il basso mostrando del vero dolore, il genin dai capelli bianchi era ormai convinto che quella fosse la sua vera storia. Il dojo delle ombre, era cosi' che si chiamava: rapivano i bambini nel tentativo di allestire un esercito di vendicatori ed assassini...sono riuscito a fuggire. Ho subito violenze di ogni genere, molti miei coetanei sono morti prima del tempo, accatastati l'uno sopra l'altro e bruciati. Dei miei compagni non rimane altro che polvere. Una volta giunto a Kiri ho deciso di intraprendere la strada per diventare un ninja. Sin da piccolo mostravo doti straordinarie, ero molto simile a te. Superato l'esame chuunin mi lanciai verso il traguardo successivo ed ora sono qui...uno Special Jounin senza passato ma con un grande futuro. Supaku vi lesse solo sincerità e questo lo colpì. Il destino di Travis rivaleggiava con il suo in quanto a tragedie, anzi, per certi aspetti era molto più cruento. Il genin si ritrovò a pensare cosa potesse significare, vivere quello che Travis aveva passato. Odio, così anche tu Travis Fuuma, ne conosci il dolce sapore. Anche tu vuoi vendetta come me. Voglio scovare quel bastardo che ha umiliato mia madre...voglio la mia vendetta. Ho reclutato nella Fenice oltre dieci membri, chuunin e special jounin provenienti da ogni Paese conosciuto. Sono tuttavia consapevole di una cosa: nonostante il numero elevato siamo ancora troppo deboli...qualsiasi squadra anbu potrebbe spazzarci via in un batter d'occhio. Proprio per questo motivo ho cercato disperatamente un rifugio per la nostra organizzazione, un laboratorio abbandonato nel cuore di Iwa.
    Travis fece una lieve pausa e Supaku ne approfittò per riflettere e rielaborare meglio quella montagna di informazioni. Così Travis voleva creare una organizzazione chiama la Fenice, nella quale contava intorno ai dieci membri, provenienti da ogni paese conosciuto. Questo era interessante. La vendetta, spingeva fino a limiti sconosciuti. Travis voleva creare un suo clan? Voleva avere intorno a sè shinobi a cui potesse credere di appartenere? Ma perché creare la Fenice? Per quale motivo? Supaku dubitava che fosse solo per vendetta nei confronti dei mukenin che avevano ucciso i genitori e rovinato la vita del Kiriano. Ci doveva essere qualcosa di più sotto.
    Tentero' di venire in possesso del segno maledetto, un "rituale" capace di aumentare notevolmente la propria forza fisica, originario di Otogakure No Sato e riservato soltanto a pochi eletti, dove l'alto rischio di morire è compensato da un grande potere... Questa era nuova. Supaku non sapeva cosa potesse essere questo segno maledetto, ma il pensiero che potesse aumentare la forza fisica di uno shinobi faceva improvvisamente accendere di attenzione il Suniano.
    Se ognuno di quegli uomini possedesse questo segno. L'organizzazione sarebbe molto più forte e molto più difficile da fermare. Devo sapere di più.
    Tu parli di un segno maledetto...Di cosa si tratta esattamente? Spiegati meglio. Ho conosciuto solo due ninja di Otogakure no Sato e uno era un genin. L'altro era Takezo Kaguya, non so se lo conosci. Possedeva questo segno? Supaku era improvvisamente molto più interessato alla faccenda. L'idea di avere questo segno era allettante, se gli avesse permesso di ottenere il potere necessario per diventare più forte. Del resto, avrebbe dovuto andare a caccia di cinque mukenin di classe tra S e A. Più potere avrebbe fatto certamente comodo.
    Oltretutto, mi pare tu abbia tralasciato il punto più importante di tutto ciò: quale è il vero scopo della Fenice? i suoi occhi azzurri come il ghiaccio si fissarono in quelli violetti del suo ospite, in attesa di risposte, cercando di fargli capire che non avrebbe accettato un'altra bugia. Supaku era consapevole che non poteva atteggiarsi con Travis che lo aveva pestato non poco tempo prima, ma voleva fargli anche capire che non aveva paura lo stesso di Travis.
     
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  3. Ares^
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    Tu parli di un segno maledetto...Di cosa si tratta esattamente? Spiegati meglio. Ho conosciuto solo due ninja di Otogakure no Sato e uno era un genin. L'altro era Takezo Kaguya, non so se lo conosci. Possedeva questo segno? Il Kokage imprime il sigillo soltanto agli shinobi piu' abili e talentuosi. Una volta terminato il rituale, uno strano marchio simile ad un tatuaggio compare sul corpo. I metodi e le dinamiche di quel rito gli erano sconosciute, aveva tuttavia un numero sufficiente di informazioni per elaborare un quadro generale. Quando lo shinobi in possesso del sigillo decide di scatenarsi...il marchio s'illumina avvolgendo l'intero corpo di macchie nere. La velocità, la forza e la resistenza aumentano a vista d'occhio... Gli spiego' pazientemente. Ho visto molti ninja di Oto perdere il controllo durante questa fase ma credo che sia possibile sostenere tale potere con la giusta concentrazione: in pratica, quando il sigillo è attivo, la malvagità e l'istinto prendono il sopravvento... Supaku sembrava essere molto interessato all'argomento. Alcuni ninja già in possesso del sigillo faranno parte della nostra organizzazione, altri cercheranno di sottrarre al Kokage la tecnica d'impressione... La forza di ogni membro era dunque destinata a crescere inesorabilmente. Oltretutto, mi pare tu abbia tralasciato il punto più importante di tutto ciò: quale è il vero scopo della Fenice? Bhè, posso soltanto dirti che continui a sorprendermi amico... Gli confesso' incrociando le braccia dietro la testa, aveva finalmente riottenuto la dovuta calma. La Fenice, come ti dicevo, è in grado di rinascere dalle proprie ceneri...la nostra trasformazione sarà molto simile. Ecco perchè ho deciso di chiamare l'organizzazione in questo modo: i bijuu ci condurranno verso la gloria, verso una nuova vita. La domanda sorgeva spontanea: Supaku era a conoscenza dell'esistenza dei demoni?!
     
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    Il Kokage imprime il sigillo soltanto agli shinobi piu' abili e talentuosi. Una volta terminato il rituale, uno strano marchio simile ad un tatuaggio compare sul corpo. Supaku lo sospettava fin dall'inizio. Aveva visto il sigillo maledetto all'opera allora. Proprio sulla pelle di Takezo Kaguya. Di colpo si rese conto di quanto avesse dato del filo da torcere al quel chuunin che era stato costretto ad utilizzare il sigillo contro un genin per poter mettere la parola fine allo scontro. Qualcosa dentro di lui gli fece capire che forse quella sconfitta non era stata tanto amara. Quando lo shinobi in possesso del sigillo decide di scatenarsi...il marchio s'illumina avvolgendo l'intero corpo di macchie nere. La velocità, la forza e la resistenza aumentano a vista d'occhio...Ho visto molti ninja di Oto perdere il controllo durante questa fase ma credo che sia possibile sostenere tale potere con la giusta concentrazione: in pratica, quando il sigillo è attivo, la malvagità e l'istinto prendono il sopravvento...Alcuni ninja già in possesso del sigillo faranno parte della nostra organizzazione, altri cercheranno di sottrarre al Kokage la tecnica d'impressione... Quindi vi era più di un ninja nell'organizzazione che faceva parte del paese del suono? Questo era un bene, anche se Supaku sospettava che molto probabilmente non sarebbe stato così facile riuscire a rubare una tecnica così preziosa per il villaggio, proprio sotto il naso del Kokage. Anzi, era molto probabile che gli anbu di quella città sarebbero stati due volte più vigili per evitare che una cosa del genere accadesse. Quando Supaku gli chiese delucidazioni sul vero scopo della Fenic, Travis si rilassò visibilmente mettendosi le mani dietro la testa.Bhè, posso soltanto dirti che continui a sorprendermi amico...La Fenice, come ti dicevo, è in grado di rinascere dalle proprie ceneri...la nostra trasformazione sarà molto simile. Ecco perchè ho deciso di chiamare l'organizzazione in questo modo: i bijuu ci condurranno verso la gloria, verso una nuova vita.
    Prima il sigillo maledetto e adesso i Bijuu? Fin dove si voleva spingere Travis? Quella era davvero una raccolta di potere. Nonostante tutto Travis era continuato a rimanere sul vago, non aveva specificato ancora bene quale fosse lo scopo di tutto. Anche se Supaku stava cominciando a farsi più o meno un'idea vaga di cosa potesse essere.
    I Bijuu? A cosa ti servono? chiese lasciando aperta la questione se potesse o meno conoscere le forze portanti.
     
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  5. Ares^
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    I Bijuu? A cosa ti servono? Mi dispiace, a questa domanda non posso risponderti, almeno non adesso. Disse scrollando il capo, non voleva correre rischi inutili. E' sicuramente una preda interessante ma non ha ancora preso la sua decisione... Riflettè il ragazzo nella speranza di essere compreso. La Fenice non era un argomento da sottovalutare, avrebbe dato la vita pur di difenderla. Tuttavia posso illustrarti le loro caratteristiche. Disse facendogli l'occhiolino, Travis sapeva bene che sarebbe stata soltanto una questione di tempo prima che Supaku accettasse il suo invito. I bijuu sono creature leggendarie: per lungo tempo vissute allo stato brado, hanno seminato caos e distruzione tra i vari Paesi. Erano in totale nove, vengono anche definiti "bestie codate" e possiedono una quantità di chakra incredibile. Molti shinobi hanno tentato di dominarli ma invano. Ovviamente il numero di code era direttamente proporzionale alla loro forza... Travis aveva avuto la fortuna di conoscere ben due jinchuriki, il legame che li univa era molto piu' complesso di quanto si potesse immaginare. Il riferimento al rin'negan è inevitabile... Penso' con amarezza nella speranza di aggirare quella questione, il silenzio piombo' all'interno della stanza. Con il passare degli anni gli shinobi riuscirono a sigillarli all'interno di corpi umani...quest'ultimi prendono il nome di jinchuriki. Un demone che lavora in simbiosi con il proprio contenitore diventa molto piu' forte ma perde in compenso la capacità di scatenarsi del tutto. I cinque paesi si sono distribuiti i bijuu in modo da ottenere l'equilibrio perfetto... Supaku era ancora lontano dalla verità...la discussione era destinata a prendere una piega decisiva.

    Edited by Ares^ - 5/7/2012, 08:59
     
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    Travis gli parlò di Bijuu e dei Jinchuriki. Dieci demoni ciascuno con un numero differente di code, ciascuno più forte dell'altro. Se le cinque grandi nazioni si condividevano anche solo uno di questi significava che dovevano avere una potenza devastante. I Jinchuriki erano coloro dentro ai quali venivano sigillati i demoni. Erano a metà tra una persona e un'arma, erano la garanzia della potenza del villaggio nascosto. Supaku si chiese cosa potesse significare essere una persona del genere. Poi realizzò di nuovo che, nonostante Travis si fosse rifiutato di condividere altro con lui, non gli aveva ancora spiegato lo scopo vero e proprio della organizzazione che voleva creare. Dieci mukenin, ciascuno con il sigillo maledetto che, immagino, dovrà servire per aumentare la forza dei membri e le loro capacità. Eppure continuo a non comprendere cosa voglia Travis dei jinchuriki e perché li voglia. Possedere anche solo uno di essi significava disporre, fondamentalmente, di un'arma contro le grandi nazioni. Ma era davvero solo quello? Travis non sembrava volersi accontentare di uno solo, sembrava volere di più. Che cosa spinge questo uomo? pensò Supaku socchiudendo leggermente gli occhi mentre si trovava a fissare con più attenzione il Kiriano davanti a lui. Aveva letto odio. Ma non era un odio solo nei confronti del suo destino, del suo passato. Era un odio generale, una voragine molto più profonda di quando ci si potesse aspettare. Gli aveva detto che la vendetta doveva essere soppressa come ogni altro sentimento, ma Supaku ormai credeva che quella fosse solo una balla. Travis lo aveva detto per scoprire la sua reale posizione nei confronti della vendetta stessa. Lo aveva spinto ad affermare quello che Travis stesso credeva. Che la vendetta non poteva essere nè soppressa, e forse neanche estinta. Il ragazzo vedeva davanti a sè molteplici alternative sul destino dell'uomo dagli occhi a spirale e sul suo. In ogni caso non sembrava che molte di qui destini finissero bene. Supaku improvvisamente sentì che se avesse seguito Travis nel suo sentiero la sua vita non sarebbe stata più la stessa, la strada sarebbe stata buia e costellata di potere, ma pur sempre buia. Era davvero pronto a lasciarsi dietro tutto questo pur di ottenere la sua vendetta? Era davvero arrivato a tanto.
    Basta! fa che sia la logica a guidarti. si immerse nel vuoto. Era un posto così tranquillo e pacifico dove i sentimenti erano banditi. Era il suo unico vero rifugio. Analizzò la cosa con logica. Se anche avesse seguito Travis non avrebbe potuto farlo né in quel momento, né subito dopo l'esame chuunin. Non era ancora pronto. Oltretutto non quando a Suna c'erano alcuni degli shinobi più potenti di sempre. Supaku aveva sentito parlare della battaglia nel deserto di Suna e dei dieci mukenin. Aveva anche sentito parlare che gli shinobi regolari che si erano contrapposti ai capi di questi dieci erano, per la maggior parte, provenienti da sua. Uomini temibili. Pensò. Sarebbe stato suicida tradire il suo villaggio in quel momento, con ancora così poco potere tra le mani. Dubitava che shinobi così potenti come quelli del suo villaggio lo potessero inseguire per potarlo indietro. Era assolutamente certo che se lo avessero fatto sarebbe stato per cancellare quella macchia dal loro paese. Seguire Travis però gli avrebbe dato molto più potere di quanto si sarebbe potuto immaginare. Era ad un impasse.
    Fissò lo shinobi negli occhi.
    Comprendo il tuo desiderio di tenere per te i tuoi piani fino a quando non avrò deciso da che parte stare. Apprezzo comunque la storia e le informazioni sui Bijuu e i Jinchuriki. prese un attimo di respiro.
    Capirai bene che in queste poche ore che abbiamo chiaccherato, mi hai dato tanta roba da elaborare e tante cose su cui riflettere. Ho apprezzato la tua sincerità alla fine, però. Quindi sarò sincero con te. Non posso ancora decidere su quale sarà la mia strada. Non posso perché non sono ancora abbastanza forte da poter pensare di prendere scelte così importanti. Quando avrò avuto del tempo e più potere e sicurezza nelle mie capacità, allora, Travis Fuuma, io verrò da te, per portarti una risposta. Prima di allora le mie parole potrebbero essere solo prive di significato, e non voglio farti questa offesa.

     
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  7. Ares^
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    Comprendo il tuo desiderio di tenere per te i tuoi piani fino a quando non avrò deciso da che parte stare. Apprezzo comunque la storia e le informazioni sui Bijuu e i Jinchuriki. In effetti gli aveva fornito delle informazioni preziose, pochi conoscevano la vera storia dei bijuu, molti shinobi la consideravano una semplice leggenda, una fiaba per bambini. Il loro potere...sarà il nostro catalizzatore. I jinchuriki dovevano essere catturati ad ogni costo, i demoni estratti con la forza bruta. Adesso che ci penso...come riusciremo ad "estrarli" dal loro misero corpo?! Si domando' storcendo il naso, si era appena alzato dalla sedia. Le mie sono soltanto supposizioni... Il rin'negan: un doujutsu cosi' potente e misterioso da far rabbrividire, un'abilità innata capace di rendere il ninja in questione pari ad una divinità. Forse non sono ancora pronto... Del resto, come poteva saperlo con certezza?! Il regno ashura gli si era manifestato spontaneamente, arti aggiuntivi e congegni meccanici avevano pervaso il suo corpo. Lo stesso vale per il regno preta... La prima volta gli era bastato allungare le braccia verso un ninjutsu di natura elementale: ritrovatosi senza alcuna possibilità di fuga, si rassegno' all'idea di subire in pieno il colpo ma uno strano potere gli aveva permesso di assorbire letteralmente la tecnica del nemico sino a farla scomparire nel nulla. Per non parlare del regno animale... Persino il suo sensei, Akira Kaguya, ne rimase sbalordito: era soltanto un chuunin a quei tempi, aveva scelto di legarsi al contratto delle chimere ma qualcosa era andato inesorabilmente storto. Creature ben piu' orripilanti sono spuntate da quella nuvola di fumo... Penso' scrollando il capo, i ricordi lo avevano circondato per un istante: viaggiando nel tempo, ebbe quasi la sensazione che fossero trascorse ore dalla sua ultima frase in presenza di Supaku...in realtà era stata una questione di pochi secondi, un flash. Capirai bene che in queste poche ore che abbiamo chiaccherato, mi hai dato tanta roba da elaborare e tante cose su cui riflettere. Ho apprezzato la tua sincerità alla fine, però. Quindi sarò sincero con te. Non posso ancora decidere su quale sarà la mia strada. Non posso perché non sono ancora abbastanza forte da poter pensare di prendere scelte così importanti. Quando avrò avuto del tempo e più potere e sicurezza nelle mie capacità, allora, Travis Fuuma, io verrò da te, per portarti una risposta. Prima di allora le mie parole potrebbero essere solo prive di significato, e non voglio farti questa offesa. E' proprio quello che mi aspettavo da un tipo riflessivo come te Supaku. Credimi, sarei rimasto sorpreso del contrario. Soltanto un folle avrebbe accettato il mio "invito" senza pensare. Non potè fare a meno di ricordarsi di quello stupido di Dreek, che aveva accolto a braccia aperte il suo invito scoppiando in una risata, dicendo che non gli importava nulla delle conseguenze. Stolto...scelte come queste sono in grado di cambiare la vita e la strada di uno shinobi per sempre. Sentenzio' per poi accogliere le parole di Supaku con un sincero sorriso, era giunto il momento di tornare a casa. Non essere cosi' duro con te stesso, piuttosto prenditi tutto il tempo necessario. A presto... Detto cio' si allontano' dalla sua postazione per poi raggiungere la porta. Sono sicuro che ci rivedremo presto Supaku, che sia da amici o da nemici...
     
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    E' proprio quello che mi aspettavo da un tipo riflessivo come te Supaku. Credimi, sarei rimasto sorpreso del contrario. Soltanto un folle avrebbe accettato il mio "invito" senza pensare. disse Travis sereno. Supaku era contento che l'avesse presa così bene. Del resto, nonostante le sue stranezza, Travis si era rivelato comunque un ninja geniale e particolarmente intelligente, sarebbe stato stupido pensare che non avrebbe accettato che Supaku si prendesse del tempo per rifletterci su.
    Ti ringrazio per la comprensione. Questa chiaccherata si è rivelata molto più interessante di quanto mi aspettassi. disse cercando di mostrare un sorriso.
    Il Kiriano si alzò recandosi alla porta.
    Non essere cosi' duro con te stesso, piuttosto prenditi tutto il tempo necessario. A presto... gli disse prima di avvicinarsi alla porta. Supaku gliela aprì, lasciandolo uscire e permettendosi così di riflettere, una volta solo, sulle implicazioni di tutto quello che aveva scoperto e gli era stato detto.
    La Fenice....dieci mukenin....Travis...il sigillo maledetto....i Bijuu...era troppo persino per uno come lui, abituato a controllare ogni cosa nella sua mente con la ferrea logica. Avrebbe dovuto prendersi del tempo per dormire e rianalizzare la cosa a mente fresca, adesso non era certamente il momento. Un attimo dopo si appoggiava con le spalle ad un muro della sua stanza e, fissando le crepe sul soffitto, cercava di ritrovare il vuoto e il nulla dentro di lui. Aveva bisogno di meditare.
     
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  9. Ares^
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    La loro discussione era finalmente giunta al termine. Numerosi erano stati gli argomenti affrontati, altrettante le incomprensioni e le sorprese. Spero solo che riesca a comprendere il vero significato della Fenice... Un'organizzazione come tutte le altre?! Niente affatto, quel progetto non era minimamente paragonabile ad una banale combriccola di mukenin in cerca di gloria e denaro, la Fenice era qualcosa di piu'. Il grado chuunin gli consentirà di acquisire dei nuovi poteri... Molto gentilmente Supaku lo accompagno' dunque alla porta. Ricorda queste parole, shinobi di Suna: nella vita non si è mai pronti del tutto...bisogna saper osare, varcare i propri limiti senza sapere cosa ci sarà piu' avanti, aprirsi al futuro... Gli volto' quindi le spalle incamminandosi verso le strade del villaggio, doveva tornare a casa e fare il punto della situazione. Che ragazzo interessante... Disse incrociando le braccia dietro la testa, il passo lento ma marcato. Ho bisogno della sua intelligenza, delle sue intuizioni... Spesso non erano soltanto i folli ad essere considerati geni, alcuni di loro nascevano con capacità innate e fuori dal comune...alcuni non sapevano nemmeno di esserlo. Probabilmente Supaku appartiene a quest'ultima categoria... Il suo temperamento era stato glaciale sin dal principio, per Travis era stato impossibile riuscire a varcare quella barriera. Non si trattava di un'armatura... Era riuscito spesso a fare breccia nelle armature piu' solide...era quasi sempre riuscito a manipolare il prossimo con il solo ausilio delle parole. Supaku è diverso, molto diverso... Qualcosa accomunava i due shinobi, qualcosa di misterioso ed etereo. Sta a te decidere Supaku: scindere per sempre quel sottilissimo filo o intrecciarlo maggiormente sino ad arrivare a me. Il viaggio di ritorno sarebbe stato piuttosto lungo: noleggiata per la notte una camera d'albergo in una cittadina di nome Tsubaki, il possessore del rin'negan compero' la mattina successiva un biglietto per una nave diretta al Paese dell'Acqua...
     
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    10. Crescere.



    Il vento soffiava leggero sui tetti di Suna. Supaku era seduto a gambe incrociate su uno degli edifici più alti. Come alcuni degli edifici della città di Sabbia era fatto a forma di una grossa cipolla, semisferica che terminava con una piccola punta verso l'alto.
    Supaku era seduto a gambe incrociate sopra una tavola di legno che aveva messo in bilico sulla punta dell'edificio. Era un esercizio in cui ultimamente si stava dilettando. Riuscire a rimanere immobile sopra un piano in equilibrio precario. Era un allenamento difficile e Supaku all'inizio era caduto molte più volte di quanto avesse pensato fosse possibile. Tutte le volte si era salvato per un pelo, aggrappandosi alla parete gialla dell'edificio con il controllo del chakra, o ai fili del bucato che venivano stesi dalle finestre. I lividi erano all'ordine del giorno, ma non lo preoccupavano eccessivamente. Supaku li portava con orgoglio come la cicatrice sulla sua fronte. Erano il simbolo della sua forza, erano il simbolo della sua volontà di non arrendersi.
    Adesso era in bilico su quella tavola di legno da almeno una mezz'ora buona, e non era ancora caduto. Il vento fischiò tra i suoi capelli bianchi agitandoli nell'aria intorno a lui. Rimase immobile, doveva mantenere la concentrazione ad ogni costo. Doveva, o sarebbe caduto. Ultimamente stava crescendo, se ne era accorto la mattina quando la sua testa aveva cominciato a sbattere contro lo stipite della piccola porticina che portava al suo bagno. Stava crescendo in altezza e in larghezza. Le sue spalle si erano allargate, facendosi leggermente più muscolose, le sue braccia stavano acquistando forma, così come il suo petto che perdeva lentamente la forma del bambino mentre i muscoli si sviluppavano. I suoi capelli erano cresciuti più lunghi e ribelli, ormai avrebbe dovuto cominciare a tenerli legati dietro la schiena per evitare che gli scivolassero sul viso. Il suo corpo gli stava dicendo che qualcosa stava iniziando, dentro di lui e fuori di lui. Stava diventando più forte, se lo sentiva dentro di sè, sentiva il suo chakra ribollire come un fiume in piena dentro le sue vene. Era qualcosa di meraviglioso.
    Aveva terminato non pochi giorni fà la semifinale dell'esame chuunin. Lo scontro con Henry Wong non era stato dei più soddisfacenti, ma Supaku non aveva potuto farci nulla. Odiava vincere in quel modo, era meschino e senza senso. Però aveva vinto, e così era dovuto passare alle finali che da lì a qualche giorno si sarebbero tenute. Il suo avversario gli era già noto: Takumi Ehime. Un ninja che aveva già affrontato. Il Kiriano la cui mente aveva già visto in azione su un ponte sospeso. Un avversario abbastanza temibile. Quella volta, sul ponte, Supaku aveva concesso la vittoria a Takumi, ma era stata una vittoria di pochi passi, una vittoria che aveva segnalato al suo avversario che Supaku avrebbe potuto in qualsiasi momento raggiungere Takumi e superarlo. Erano state proprio quelle le sue parole. Allenati, perché quando ci rincontreremo io sarò più forte. Il Suniano aveva ragione.
    Adesso che il suo corpo e la sua capacità ninja stava crescendo poteva sentirla. La forza dentro di lui che cresceva.
    Un giorno si racconteranno leggende su Supaku Handoru.
    Il vento tirò di nuovo, scompigliandogli i capelli sulle spalle e agitandoli selvaggiamente. L'asse di legno sotto di lui ondeggiò un poco, Supaku mantenne l'equilibrio senza scomporsi eccessivamente. Non doveva cadere.
    Ultimamente il vuoto veniva a lui con più facilità del solito. Era come flettere un muscolo ormai allenato. Stava scoprendo meandri della meditazione che prima non aveva ritenuto possibili, o semplicemente non aveva esplorato. Adesso era capace di entrare nel vuoto, immergersi nella profondità della atarassia e lasciare dietro di sè anche il proprio corpo, con tutte le sensazioni che ne derivavano. Non era ancora un'arte completa, perché non riusciva a mantenere questo stato per più di un paio di secondi, ma era fiducioso che un giorno sarebbe riuscito a farne qualcosa di molto utile. Se fossi in grado di utilizzarlo in battaglia. pensò il ragazzo con una punta di eccitazione dentro di sè Potrei essere capace di staccare il corpo dalla mente e non sentire più il dolore delle ferite. Sarebbe stata una cosa molto utile ma ancora il ragazzo non pensava che dove era arrivato in quel momento, la cosa potesse funzionare.
    Prese un profondo respiro, cercando di calmarsi lentamente. Cercando di liberarsi di ogni cosa che lo affliggeva. Non era facile. Dentro di lui si agitavano molte più emozioni di quanto avesse pensato. C'era la preoccupazioni dell'esame, c'era l'eccitazione della sua imminente crescita fisica e tecnica. C'era il pensiero degli eventi che ultimamente gli erano capitati. La visita di Travis Fuuma alla sua casa, quella di Maky Uryuu con la notizia dell'infortunio di Rayle Kaguya. C'era la scoperta dell'esistenza dei Jinchuriki, e del fatto che Maky stesso ne fosse uno. C'era la consapevolezza di star diventando un vero ninja, capace ormai di poter influenzare il proprio destino e quello degli altri. Tutto dopo l'esame chuunin. pensò lentamente, prendendo profondi respiri. In ogni caso, ogni cosa verrà dopo l'esame. Adesso la cosa che doveva fare era concentrarsi sul suo avversario, combattere al meglio delle proprie capacità e vincere. In questo modo, il mondo ninja avrebbe visto Supaku Handoru come quello che era veramente, una stella nascente nel mondo ninja. Capace di grandi cose.
    O di terribili.

     
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    narrato, pensato parlato Supaku


    11. Meditare.



    Cosa mi riserva il futuro? pensò Supaku mentre osservava il suo profilo nel riflesso dell'acqua che aveva raccolto nel lavandino. Il suo corpo stava crescendo, e anche il suo potere. Sono l'unico genin di Suna che è riuscito ad arrivare in finale, dovrà dire pure qualcosa. Si ripeteva le stesse parole dal giorno in cui aveva vinto contro Henry Wong, ancora le sentiva stonate dentro di lui. Domani avrebbe avuto luogo la finale e lui e Takumi Ehime si sarebbero rivisti sul campo. Nella vita non aveva mai avuto alti riconoscimenti. Era sempre stato un'ombra passeggera nelle vite degli altri. Nessuno gli faceva caso e un attimo dopo il suo passaggio tutti se ne erano già dimenticati. Adesso le cose erano diverse. Adesso era il miglior genin di Suna dell'ultime generazione. Era il ragazzo senza abilità speciali che si era fatto strada fino alla finale. Era improvvisamente sotto i riflettori. Essere additato per strada o salutato alle porte del villaggio dai ninja lo metteva terribilmente a disagio. Non sono degno. La mia vittoria non è valida. urlava dentro di sè, quando vedeva con concittadino sorridergli e incoraggiarlo per la finale. Era vero. Il suo avversario si era ritirato, perdendo lo scontro in automatico ma, di fatto, non lasciando l'onore di una vera vittoria a Supaku. Forse il modo peggiore per vincere, dopo il barare.
    A loro non sembra interessare. Il fatto che ci sia un Suniano a combattere per la Omoikarui è motivo di orgoglio, non sembra importargli come ci sono arrivato. Il ragazzo, sentiva un nodo formarsi dentro al sua mente. Affondò di nuovo la testa nel lavandino. Sentì l'acqua gelida accarezzarlo gentilmente mentre cercava con essa di lavare via tutti i dubbi e le insicurezze che lo tormentavano ormai da giorni.
    Cosa mi riserva il futuro? la presa sul lavandino si fece più forte. Sentì le dita scivolargli lentamente sul liscio materiale bagnato. Uscì di nuovo dall'acqua. Centinaia di gocce schizzarono da ogni parte, macchiando lo specchio davanti a lui, deformando la sua immagine piena di goccioline e con i capelli bianchi appiccicati dal viso. Si guardò, cercando di trovare nei suoi occhi una risposta.
    Non lo so. disse. Le sue parole echeggiarono nel piccolo bagno rimbalzando rapidamente contro le piastrelle come farfalle intrappolate dentro una rete. Il nodo nella mente non si era allentato minimamente.
    Si guardò di nuovo, squadrandosi con disappunto per non aver ottenuto una risposta dal suo riflesso. Si sentiva leggermente orgoglioso del suo aspetto. Non era ancora del tutto finito e ricordava molto un ritratto appena abbozzato di una versione più adulta di lui, ma si piaceva. I suoi occhi andarono alla cicatrice sulla tempia destra e da lì rapidamente al tatuaggio a lacrima sotto l'occhio sinistro.
    Troppo strano e troppo solo. Quando diventerò chuunin dovrò farmene un altro sotto l'altro giusto per equilibrare le cose. pensò.
    Poi i suoi occhi caddero sulla fasciatura sul petto. Adesso è il momento della verità Pensò con un brivido di eccitazione. I ninja medici avevano detto che quello era stato il massimo in loro potere. Supaku ci aveva creduto, anche perché Travis Fuuma non si era trattenuto quando gli aveva inflitto quelle ferite. Il genin lo sapeva, glielo aveva letto negli occhi un attimo prima che le sue lame gli avessero scavato la carne. Le dita si mossero cominciando a sciogliere i nodi delle bende. Tolsero il primo strato con rapidità, mentre le spalle e gli addominali appena accennato cominciavano a fare capolino sotto le bende sporche.
    Ci siamo. pensò. Un attimo dopo la fasciatura si allentò sul petto, cadendo lentamente a terra e posandosi sui suoi piedi. Supaku non vi fece minimamente caso. I suoi occhi erano tutti per la grossa cicatrice che gli marchiava il centro del petto. Una X precisa, frastagliata e con un altro paio di piccole punte ai lati. Il gambo in alto a sinistra lievemente più allungato del resto e arrivava quasi alla clavicola. I medici avevano detto che era stato un miracolo che Travis non avesse tranciato di netto anche le ossa. Forse si era davvero trattenuto. Le aveva scalfite però, erano state incise ma fortunatamente, il processo rigenerativo le aveva rese come nuove. Ciò non si poteva dire per i muscoli e la pelle. I muscoli erano stati ricostruiti tramite le tecniche magiche del caso, uno dopo l'altro erano stati ricollocati e riallacciati li uni con gli altri. La pelle però si era ormai cicatrizzata in quella orribile X prima che i medici potessero cominciare a lavorarci sopra. Lui riteneva che quel marchio non fosse comunque un male completo. Era bene ricordarsi quanta strada ancora dovesse fare, e ci cosa erano capaci ninja molto più potenti di lui.
    Supaku mosse le braccia e stirò il petto spingendo in fuori. Nonostante la brutta ferita, la pelle sembrava sufficientemente elastica. Tirava, ma il ragazzo era fiducioso che il tempo e l'allenamento avrebbero allentato e resa di nuovo elastica la pelle.
    In questo modo non si vedranno tanto i muscoli del petto, ma immagino che non sia poi così male. Mi da quasi un'aria da veterano. Pensò mentre un piccolo sorriso si piegava all'angolo della sua bocca.
    Se la vedesse Reiko. era da un bel pò ormai che la sua sensei non si faceva più viva. L'ultima missione assegnatale doveva averle preso più tempo del previsto. Ormai era passato un mese e Supaku non sapeva se essere preoccupato oppure leggermente irritato per la sua assenza.
    Preoccupato. Immagino di esserlo davvero, dopo tutto. pensò. Sollevò le bende da terra buttandole nel cestino e si infilò il kimono bianco lasciandolo slacciato. Avrebbe dovuto abituarsi alla presenza della cicatrice, oltretutto era stata fin troppo tempo coperta, un pò di aria non gli avrebbe fatto male.
    Aveva lasciato tutto il suo equipaggiamento sul letto, la wakizashi fuori dal fodero era stata ripulita completamente dal fango incrostato che il clone di Henry aveva lasciato su di essa e ora brillava sul letto molto più dei nove kunai e degli shuriken.
    Il filo metallico era raccolto in una piccola matassa mentre la radiolina e il rotolo minore che conteneva il bastone da monaco erano stati ripuliti un pò dalla polvere. Il suo arsenale cominciava ad assottigliarsi sempre di più e questo non era un bene. Sfortunatamente non aveva avuto il tempo materiale per passare dall'armeria, oltretutto non aveva soldi sufficienti per comprare nulla di davvero utile al momento. Il fatto che non potesse svolgere missioni era davvero debilitante e il suo borsellino ne stava pagando le dirette conseguenze.
    Sempre meglio di niente. pensò il ragazzo mentre dava un'ultima occhiata a tutto l'equipaggiamento.
    I suoi parabraccia riposavano poco più in là. Supaku aveva speso un pò per essi, anche se, fino ad ora non si erano rivelati determinanti. Il commerciante gli aveva detto di non provare ad usarli per bloccare il fendente di una katana se non voleva perdere un braccio. La loro utilità era solo contro le armi più piccole e imprevedibili. Li dette un'ultima lucidata prima di sistemarli al loro posto sul letto.
    Dopo aver riguardato ogni cosa per la terza ed ultima volta, Supaku cominciò a dedicarsi a se stesso. Cominciò con dei semplici allenamenti di rilassamento muscolare, seguiti da un paio di colpi che miravano a controllare l'elasticità di muscoli. Subito dopo si concentrò nel riscaldamento vero e proprio. Flessioni, addominali, verticali e spaccate. Aveva già fatto una corsetta notturna sui tetti di Suna giusto per tenere allenati i muscoli delle gambe e il suo senso dell'equilibrio.
    Dopo essersi riscaldato a sufficienza arrivò il pezzo forte.
    La meditazione.
    Si collocò nella posizione del loto con le gambe raccolte una dentro l'altra e subito sprofondò nel Vuoto. Era come immergere il proprio cervello in una vasca d'acqua calda. Rilassante. Lì dentro poteva essere senza l'ingombro dei sentimenti. Poteva concentrasi sulle cose importanti come il suo respiro, la pace interiore e la tranquillità del suo animo. Poteva respirare senza che il dolore nel suo cuore lo soffocasse. Non passò molto prima che scivolasse oltre il vuoto, nello stato più profondo della meditazione, quello che praticavano molti monaci buddisti.
    Un attimo dopo dal pensare senza sentimenti, era passato al non pensare proprio. Uno stato di oblio, di luce e ombre che lo lasciavano a fluttuare in una eterna penombra. Gli era stato molto difficile raggiungerlo, all'inizio, sopratutto per i suoi continui incubi dell'infanzia, ma alla fine era riuscito a raggiungerlo. Era stata una grande soddisfazione.
    Si ricordava ancora. Il giorno in cui il terrore che aveva vissuto era passato dall'essere realtà a solo un ricordo. Era arrivato alle porte del tempio come uno spettro. Un ragazzino pelle e ossa con le occhiaie scavate, vestito di stracci con le unghie incrostate di sangue e sporco. I monaci lo aveva preso e lavato ma, nonostante ci fossero voluti tre bagni per togliere tutte le incrostazioni di sudicio e far tornare i suoi capelli al loro colore naturale, il suo corpo non era stata la cosa più sporca. La sua anima e la sua mente erano molto più nere.
    Per la prima settimana non aveva dormito. Immagini di morte e sangue affollavano la sua mente impedendogli di chiudere gli occhi. Se lo avesse fatto sarebbe stato come guardare dritto in faccia ciò che aveva fatto, ciò che gli era stato fatto. Alla fine i monaci si erano arresi alla possibilità che prendesse sonno da solo e avevano cominciato ad inserire delle erbe calmanti nei suoi pasti. Lo aveva drogato. Supaku ancora storceva la bocca a quel pensiero, ma la parte razionale di sè non poteva condannare le loro azioni. Era stata la cosa più logica da fare per calmare un ragazzo impazzito, farlo scivolare nel sonno. E fu così che iniziò il suo periodo di follia. Durò due mesi, durante i quali era stato ridotto ad uno zombi dalle droghe. Sembrava che il sonno, una volta liberata la mente, avesse deciso di prendersi tutto l'arretrato che il corpo del ragazzo gli doveva. Non aveva fatto altro che dormire e mangiare, dormire e mangiare. In due mesi il ragazzo pelle e ossa era tornato leggermente più in carne, le occhiaie scavate aveva cominciato ad attenuarsi, il suo volto si era fatto più disteso. Fu allora che avevano cominciato a diminuire la dose di calmante nei suoi pasti. Con la loro mancanza era tornata la consapevolezza e la coscienza di sè. Aveva capito subito che cosa era successo e più di una volta, atterrito da quello che gli avevano fatto, aveva provato a fuggire. Lo avevano sempre ripreso. Era ancora troppo debole per andare da qualsiasi parte.
    Quando smisero completamente di dargli il calmante, i suoi incubi tornarono più violenti di prima. Ma adesso era leggermente più in forze per poterli contrastare, per impedire a se stesso di impazzire. Fu allora che cominciarono ad insegnarli la meditazione. Dopo la settima notte di urli selvaggi e pianti disperati, un monaco, con la faccia di prugna e un pizzetto più bianco della neve, era entrato nella sua camera e si era seduto a gambe incrociate, fissandolo. Quei monaci avevano fatto voto di silenzio. Era stato difficile per il ragazzo capire cosa quel vecchio volesse da lui, ma alla fine si erano capiti. Aveva imparato piano piano. Prima la posizione corretta delle gambe, poi quella delle mani, fino a quando il loto non era diventato naturale come respirare. A quel punto erano cominciate le vere e proprie lezioni di rilassamento muscolare. Nonostante il monaco fosse stato sempre in assoluto silenzio, Supaku aveva cominciato ad osservare i suoi movimenti, la sua postura, i suoi respiri lenti e regolari. E lo aveva imitato.
    All'inizio non era successo nulla. Poi, come ne nuvole grigie che si diradavano dopo una tempesta, l'illuminazione era arrivata piano piano. Un mese dopo l'altro. Un raggio di sole alla volta. Lui l'aveva inseguita con tutte le sue forze, cercando di capire quello che i monaci gli stavano insegnando. Alla fine aveva realizzato. Quello era un mezzo con cui combattere i suoi incubi, la sua follia. Un mezzo con cui poter finamente riacquistare il controllo di se stesso.
    Inspirare ed espirare. era tutto qui il segreto. La mente del ragazzo si immerse più a fondo, andando là, dove lui non riteneva possibile potersi recare. Era qualcosa di incredibile, sembrava non esserci un vero e proprio limite. Nonostante tutto, al ragazzo non importava veramente fin dove si fosse spinto, perché la meditazione non era uno spingersi in avanti. Era un rimanere in perfetto equilibrio. Era come fare una verticale su un dito. Non importava quanto in alto sollevassi i piedi, non importava le posizioni che assumevi, nè se saltellavi sul posto o se rimanevi immobile, l'importante era rimanere in bilico su quell'unico dito.
    Era lì che si trovava l'illuminazione più profonda, lo stato più importante di se stessi. Era lì che poteva librarsi in aria, volando libero da ogni cosa. Volando lontano dalla materialità di se stesso, dal vincolo della propria mente, dal miasma delle sensazioni che si accumulavano dentro di lui, che lo condizionavano che gli impedivano di essere quello che era senza ripensamenti.
    Era lì che era veramente se stesso.
    Di colpo ogni cosa sparì e lui non era più Supaku, non era più un ragazzino spaventato dalle ansie della prova che il giorno dopo avrebbe dovuto affrontare. Non era nessuno. Non era niente. Era il nulla che pervadeva ogni cosa in quel mondo pieno di caos e follia. Pieno di dolore e lacrime. Era il nulla che non sentiva. Era il nulla che non provava dolore. Era il nulla indifferente ad ogni cosa. Privo di gioia e dolore, privo di passioni e sensazioni. Era niente e, come il niente, nell'assoluta indifferenza di ogni cosa aveva trovato la pace.



    Edited by Supaku - 25/7/2012, 17:21
     
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    12. Chuunin



    Buio. Ogni cosa nella sua piccola stanzetta era buia. Solo una candela ardeva lucente su un piccolo tavolino al centro della stanza. Supaku era seduto nella posizione del loto e meditava. Poggiata sul tavolo a pochi centimetri della candela, c'era il suo premio. Supaku ancora la fissava con sguardo di stupore, non concependo la possibilità di essere riuscito ad ottenere un simile premio. L'omoikarui riposava in un fodero nero come l'ebano mentre le fasciature del suo manico erano bianche. La spada gli era stata consegnata alla fine di una cerimonia abbastanza sbrigativa che lo aveva dichiarato vincitore del torneo chuunin della sua generazione davanti ai cinque Kage. Supaku ancora ricordava quel momento come se fosse stato quella mattina e non una settimane fa. Sybil della nebbia aveva alzato il suo braccio mentre la folla lo aveva acclamato urlante e il suo boato aveva pervaso ogni cosa. Supaku era sudato, ferito, bagnato e stanco ma, per una volta, aveva sorriso sotto il suo coprinaso. Adesso era là. Non aveva mai estratto l'omoikarui dal suo fodero neanche una volta. Non voleva che quella lama che aveva visto già nelle mani di Takezo Kaguya e in quelle di Travis Fuuma, fosse guardata da nessun'altro che da lui, il momento in cui l'avrebbe estratta. Era stupido, però lui preferiva così.
    Alzò le mani dalle sue ginocchia sulla quale riposavano. Afferrò il manico bianco con la sinistra e il fodero laccato con la destra, a meno di un centimetro dalla guardia della spada. Lì in quel buio profondo, avrebbe avuto tutta l'attenzione sulla spada, avrebbe colto ogni dettaglio del premio che lo attestava come il vincitore del torneo e il migliore della sua generazione. Lì, in quel momento, in cui avrebbe estratto la spada, lui sarebbe stato qualcuno, sarebbe stato il Supaku Handoru che aveva vinto l'esame chuunin e si era lasciato alle spalle il ragazzino spaventato che era stato una volta. Adesso era un ninja. Un vero ninja.
    La lama sibilò fuori dal fodero come un serpente che scivola in un lago. Silente eppure minacciosa. Un suono che prometteva una morte veloce.
    La lama era bianca come il lattee riluceva sotto la luce gialla della candela come una barra incandescente nell'oscurità più totale.
    Un attimo dopo era libera del fodero e riluceva in tutto il suo splendore a pochi centimetri dal volto del ragazzo. Supaku notò che la lama non era completamente bianca, aveva dei riflessi argentati, come tutti i metalli che la facevano rilucere ancora di più. Ma non era solo il colore del metallo a stupire Supaku.
    L'omoikarui era leggera come una piuma, non sembrava neanche di averla nella propria mano e i muscoli del braccio non dovevano tendersi continuamente per bilanciare il peso della punta rispetto al manico. Era come tenere fra le mani aria.
    Oltre a questo, Supaku aveva sentito delle leggende sulla forza incredibile di questa arma e la sua straordinaria resistenza. Mosse la lama in avanti puntandola verso la parete davanti a lui.
    Supaku sollevò le sopracciglia per la meraviglia. Era incredibile. La lama sibilò nell'aria con un sono minaccioso e letale che non prometteva nulla di buono. Fece tornare la lama nella posizione originale. Questa era un'arma davvero incredibile. Supaku afferrò il fodero riponendo la lama bianca al suo posto, mentre questa sibilava quasi controvoglia. Estrasse rapidamente.
    Il braccio adesso era steso verso l'esterno con la punta della lama che mirava il soffitto.
    Incredibile. sibilò il ragazzo.
    Un attimo dopo la candela davanti a lui scivolò su se stessa diagonalmente, là dove la spada era passata. Il cerino cadde sul tavolo di legno spargendovi la cera calda e, dopo un affannoso momento, si spense.
    La lama tornò nel fodero.
    Supaku si alzò. Infilò il fodero nella cintura dietro la schiena, all'altezza del bacino, in modo che la lama spuntasse lateralmente alla sua sinistra. Non vi aveva mai fatto caso, prima della finale dell'esame chuunin, ma aveva scoperto che era mancino. In realtà la sua abilità come ambidestro aveva impedito al ragazzo di rendersene conto fino a quando non aveva constatato, nello scontro con la katana di Takumi che i colpi portati con la destra erano meno precisi di quelli con la sinistra, dove invece aveva più forza e precisione. Non di molto, ma sufficiente per uno spadaccino. Quella lama lo costringeva ad aumentare le proprie capacità come spadaccino, anche solo per non tenere una simile opera d'arte sempre nel fodero.
    Supaku si incamminò verso la porta senza nemmeno fare caso al buio intorno a lui. Conosceva alla perfezione la piccola stanza e sapeva cosa evitare sul suo cammino. Un attimo dopo la sua mano raggiunse la porta.
    Era tempo che il mondo vedesse il nuovo Supaku, non più il ragazzo spaventato e sconosciuto a Suna, ma il giovane ninja che si era dimostrato degno abbastanza della spada che portava alla vita.
    C'è ancora molta strada da fare. Ma io sarò forte. Ho dimostrato di essere capace di raggiungere i miei obbiettivi. Non verrò meno a me stesso.
    Nell'ultima settimana, così come durante tutto l'esame chuunin, era cresciuto, sia fisicamente che come ninja. Adesso aveva molte più conoscenze, era più forte, era più veloce e aveva imparato a manipolare il vento intorno a lui in modi che prima si sognava. L'omoikauri al suo fianco era un altro obbiettivo realizzato, ma era anche il simbolo della sua crescita, sia interiore che esteriore. Girò la maniglia della porta aprendola e lasciando che la luce del deserto lo inondasse.
    Supaku Handoru si stava affacciando nel mondo ninja ed era pronto a lasciarvi il segno.


     
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    Pensato
    Parlato Sanbi


    Finalmente era li, davanti alla porta della casa del suo ex avversario. Avversario, si, almeno sulla carta, ma forse quel ninja dai capelli bianchi e dal volto sempre coperto era lo spirito più affine che Takumi avesse mai percepito fra tutti i ninja conosciuti, più del Senju suo amico, più di Risa, forse anche più di Yami. In un certo senso rappresentava tutto quello che Takumi era visto da un punto esterno.
    Il kiriano fece un respiro profondo, aspettò incerto davanti alla porta prendendo sicurezza, poi con le nocche della mano sinistra cominciò a picchiettare sul legno della porta, in attesa che il suniano gli aprisse la porta.
    Trovare casa sua era stato difficile, ma non impossibile, complice senza dubbio la fama che il ragazzo aveva acquistato con la vittoria dell'esame chuunin.
    "Ecco uno degli aspetti che meno mi interessa avere, la fama. Forse perdere la finale ha i suoi risvolti positivi."
    Neanche il tempo di finire quel fugace pensiero che l'immagine dell'Omoikarui persa con lo scontro gli balenò per la mente. Quella spada che avrebbe potuto essere sua, avrebbe DOVUTO essere sua.
    Il pugno della mano destra si strinse e Takumi digrignò i denti con rabbia prima di calmarsi.
    "Non essere superbo Takumi, Supaku l'ha meritata sul campo. Preferisco cel'abbia lui piuttosto che un incompetente, e sono venuto qui per dirglielo in faccia. Dopo lo scontro ci sono state le cerimonie e non abbiamo avuto modo di parlare."
     
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    Era piena mattinata e Supaku si stava apprestando a salire sul terrazzo per i soliti esercizi di meditazione e allenamento. Erano passate quasi due settimane dalla fine dell'esame chuunin e lui ancora non aveva trovato nulla da fare. Sapeva che di cose da fare ce n'erano, ma ancora si tratteneva, godendosi quei giorni in pace. Il ragazzo era quindi intento a rifare il suo letto e a vestirsi con degli abiti comodi ma efficienti per l'allenamento mattutino. Non avrebbe portato con sè l'equipaggiamento, lo riteneva inutile in momenti come quelli, sebbene l'idea di lasciare sola l'omoikarui in casa gli faceva venire dei seri crampi allo stomaco. Per la prima volta dopo molto tempo, si era ritrovato a possedere qualcosa di valore e ad essere discretamente conosciuto. La sua casa era quindi molto più conosciuta di un tempo e il ragazzo cominciava a disprezzare la fama derivante dalla sua vittoria. Era una ragazzo timido e riservato, certamente non aveva bisogno di essere additato per strada dai ninja o salutato al cancello tutte le volte che usciva per farsi un giro nel deserto. Adesso però le cose erano cambiate e Supaku aveva in mano l'omoikarui indeciso se portarsela dietro o lasciarla lì. Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta.
    Problema rimandato, almeno per il momento. Pensò, posando l'arma su dei sostegni a muro che lui stesso aveva piantato appositamente per essa due giorni prima. Sotto la spada c'era un balcone con tutto il suo equipaggiamento dispiegato.
    Supaku si affrettò ad andare ad aprire la porta di casa per trovare dall'altra parte dell'uscio un visitatore inaspettato.
    Takumi Ehime era là, davanti a lui.
    Takumi! esclamò Supaku, lievemente sorpreso della visita, ma piacevolmente. Si fece da parte prontamente, invitando il ex avversario della finale ad entrare. Come mai da queste parti? Entra pure.
    Supaku considerava Takumi, forse l'avversario più scaltro ed intelligente che avesse mai incontrato. Era stata solo fortuna che il loro scontro all'esame chuunin avesse permesso a Supaku di ottenere la vittoria, perché ai suoi occhi lui e il Kiriano era straordinariamente pari, in quanto ad abilità.
    Suaku indicò un cuscino davanti ad un tavolino basso, mentre metteva dell'acqua sul fuoco.
    Posso offrirti qualcosa? Tè? Ginseng?
     
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  15. hellspawn93
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    Quando Supaku aprì la porta sembrò quasi sorpreso di vedere Takumi, in effetti la sua apparizione non era del tutto prevedibile. Takumi abitava a circa tre, quattro giorni di viaggio da Suna, ma il giovane kiriano teneva in particolar modo a parlare con Supaku che lo invitò ad accomodarsi. La casa di Supaku era molto accogliente e sull'ingresso, dopo un piccolo corridoio vi era un cuscino steso a terra, Takumi si piegò nelle ginocchia e ci si poggiò sopra sistemando la sua Katana che teneva dietro la schiena per terra e poi poggiando le mani sulle gambe accovacciate.
    Un pò di Ginseng grazie!
    Rispose Takumi alla gentile domanda del padrone di casa, e mentre l'acqua bolliva Takumi passò in rassegna la stanza finchè non la vide. Poggiata su un apposito sostegno sopra una credenza con l'armamentario del ragazzo, la riconobbe dalla lavorata elsa bianca nonostante fosse coperta dal fodero. Non appena la vide Takumi si alzò dalla postazione e le si avvicinò per guardarla.
    "Così vicina, eppure così irragiungibile. Evidentemente era destino che non mi appartenesse!"
    Nel mentre cominciò a parlare con Supaku.
    Sono qui perchè dopo la finale non abbiamo avuto modo di parlare, volevo farti i miei più sentiti complimenti. Se proprio qualcuno doveva battermi sono felice che quel qualcuno sia stato tu Supaku. Non ti nascondo che nonostante non ci siamo mai parlati molto nutro grande stima nei tuoi confronti, e spero di approfondire la nostra conoscenza
    Mentre Takumi parlava le sue mani erano ligie dietro la schiena, serrata l'una nella morsa dell'altra. Quando si girò Takumi si scompose dalla posizione per guardare negli occhi Supaku.
    Ti dispiace se la provo? Le spade e le lame di qualsiasi tipo sono sempre state la mia passione, non ti nascondo che ambivo molto a possedere questa spada.
    Takumi rimase in attesa di una risposta di Supaku che sperava essere positiva, del resto gli aveva solo chiesto di impugnarla per un pò, non certo di portarla via.
     
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