Addestramento Supaku Handoru

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  1. Shutendoji
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    Sensei: Hanzo Kurosawa
    Attività: Controllo del Chakra
    Luogo: Sunakagure no Sato-Campo d'addestramento n° 5
    Ora: 07.00

    OT:
    In modo maniacale e descrittivo inizia la tua avventura. Inizia raccontando con come hai ricevuto la notizia del tuo addestramento ed il tragitto per arrivare al luogo dell'addestramento. Il luogo dell'addestramento lo devi descrivere tu; cosa importante è che siano presenti alberi ed ingenti fonti d'acqua come un fiume o un lago. Tutto il resto è a libera descrizione. Fai del tuo meglio. (Decidi tu se una volta arrivato al campo d'addestramento io sia già li o meno; non potrai però assolutamente decidere eventuali mie azioni)
    Inoltre specifico subito che nell'addestramento tu potrai dire solamente cosa tenterai di fare. Non se ci riuscirai; poiché questo sta a me deciderlo. Anche in base alla qualità della tua risposta e alla presenza di eventuali errori.
    - L'esaminatore non è tenuto a scrivere lunghi ed elaborati testi, si limiterà a fare una breve azione dandovi istruzioni su come svolgere l'addestramento. Gli esaminatori infatti svolgono molteplici mansioni e per concludere, non sono loro gli esaminati dunque fate semplicemente del vostro meglio senza prendere come riferimento la complessità dei testi dei Sensei.
    Ultime due cose:
    1) Non hai armi
    2) Hai appena terminato l'accademia ed adesso stai facendo l'addestramento per accedere all'esame Genin.
     
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    Si svegliò alle sei del pomeriggio.
    Aveva fame. Sapeva che non aveva nulla nella dispensa, odiava cucinare, preferiva tenersi i pochi soldi a sua disposizione per comprare del cibo cucinato da mani migliori delle sue.
    Si alzò con in mente una tavola calda a basso prezzo che serviva piatti quasi decenti ma la sua attenzione venne distratta da un foglio ai piedi della sua porta.
    Sensei: Hanzo Kurosawa
    Attività: Controllo del Chakra
    Luogo: Sunakagure no Sato-Campo d'addestramento n° 5
    Ora: 07.00

    Diceva il messaggio.
    Niente di più conciso sarebbe stato meglio. Le labbra di Supaku si stiracchiarono lievemente in quello che per lui era un sorriso. Sintetico e conciso. Forse questo maestro gli sarebbe potuto piacere, forse.
    Guardò la data dell'incontro, era per il giorno successivo.
    Aveva ancora tempo. Un brontolio allo stomaco gli disse che c'erano delle priorità da rispettare. Accartocciò il messaggio dopo essersi annotato a mente le indicazioni poi uscì in cerca della tavola calda.

    Arrivò in anticipo. Aveva passato la notte ad allenarsi ed era riuscito anche a costringersi a dormire un poco, solo un'ora, per essere più riposato. Aveva osservato l'alba da uno degli edifici più alti di Suna, poi si era avviato verso il luogo dell'incontro.
    Indossava una lunga veste bianca, monacale, fatta di lana grezza. Le maniche ampie erano un pò lunghe ma non gli davano fastidio, i sandali erano marroni e alla vita aveva una striscia di cuoio a tenere su i pantaloni, anch'essi marroni, che spuntavano sotto l'orlo della veste, all'altezza delle ginocchia. Era un vecchio abito usato che aveva trovato ad un mercato delle pulci di Suna, povero ma resistente, il migliore che aveva.

    Il campo di addestramento si trovava in una delle poche zone verdi presenti fuori dalla città.
    Un'oasi vera e propria che sorgeva nei persi di un piccolo laghetto. Grosse palme circondavano l'acqua verdognola come se fossero protettive verso una risorsa così preziosa nella terra del vento.
    Il campo non aveva recinzioni vere e proprie, solo uno steccato malamente costruito mostravano quello che era un piccolo perimetro che circondava un pezzo di terra bagnato dall'acqua. Supaku osservò per un pò il verde dei cespugli e le grandi fronde delle palme, ancora non era abituato a vedere delle piante con foglie così grandi, avrebbero potuto fargli da coperta tanto erano lunghe.
    Non si avvicinò troppo al lago, grandi quantità d'acqua ammassate nello stesso punto lo mettevano a disagio, forse perché non sapeva nuotare.

    Dopo aver fatto un lieve giretto per il campo decise di sedersi con la schiena appoggiata ad una palma, le gambe incrociate nella posizione del loto.
    Chiuse gli occhi, cercando di rilassare quella lieve sensazione di disagio che aveva allo stomaco.
    Respirò a fondo e cercò di concentrarsi, ripassando nella mente le tecniche che aveva imparato. Chiuse gli occhi e aspettò il suo maestro.

    OK, forse o un pò esagerato ma il maniacale mi ha preso un pò alla sprovvista. Spero che vada bene!
     
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  3. Shutendoji
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    Ecco qui i documenti da lei richiesti.
    Disse Hanzo. Si trovava all'interno del palazzo del Kazekage e, dopo essersi inginocchiato davanti a lui, gli porse due buste che portavano il sigillo del Kazekage. Sicuramente quelle buste dovevano contenere qualcosa di troppo grosso per essere portato dagli uccelli, ma allo stesso tempo poco importante per lasciarli in mano ad un chuunin, peraltro spedito "in missione" da solo.
    Ottimo, ottimo.
    Sussurrava soddisfatto tra sé e sé il kazekage nel mentre che apriva le buste e dava una fugace occhiata al contenuto.
    Bene, se il mio compito qui è terminato...
    Incominciò Hanzo, facendo per andarsene.
    Ancora un attimo...
    Lo interruppe il Kage. Si schiarì un attimo la voce, quindi continuò.
    Come ben sai, i grandi villaggi ninja hanno stipulato accordi per far addestrare i propri allievi anche da sensei di altri paesi.
    Hanzo annuì.
    Al momento dunque avrei bisogno di un sensei. Si tratta di un addestramento da svolgere domattina, un semplice apprendista che deve imparare il controllo del chakra. Spero che non ti dispiaccia se...
    Si interruppe il Kage, facendo sottendere la fine del discorso.
    Certamente, nessun problema.
    Mentì Hanzo. Non che ci fosse realmente un problema, ma proprio non gli andava di effettuare un altro addestramento. Voleva solo andarsene a casa a riposarsi, ma era a cospetto di un Kage, e non poteva rifiutare un ordine mascherato da invito senza una scusa credibile.
    Perfetto, domattina alle sette al campo d'addestramento cinque. Puoi andare.
    Lo congedò il Kage, tornando poi ad occuparsi delle carte provenienti da Otokagure consegnatogli da Hanzo stesso.
    L'otiano pernottò per quella notte a Suna. La mattina dopo, verso le sei e mezza, si diresse verso il campo di addestramento, per arrivare alle sette.
    Si guardò un attimo intorno, notando subito una persona appoggiata con la schiena ad una palma, con gli occhi chiusi come se dormisse, o come se stesse meditando.
    Supaku Handoru? Io sono Hanzo Kurosawa, tuo sensei oggi.
    Esordì il chuunin, sperando di non farlo sussultare visto lo stato di calma in cui pareva che si trovasse.
    Per prima cosa, sai già perché ci troviamo qui? Ovvero, sai in cosa consisterà l'addestramento?

    Tranquillo, va benissimo. Anzi, se continui sempre così tanto meglio!
     
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    Supaku Handoru? Io sono Hanzo Kurosawa, tuo sensei oggi.
    Parole che affioravano da un posto lontano. Sembra un eco, è una sola voce o forse due? si chiese Supaku mentre apriva di scatto gli occhi.
    I passi di quel ninja erano stati moderatamente silenziosi. è quello che ci si aspetta da un maestro, era quasi riuscito a coglierlo di sorpresa, quasi, anche se sospettava che il ninja non era venuto lì con l'intenzione di sorprenderlo, anzi forse aveva fatto in modo di poter essere avvertito dal suo allievo.
    Per prima cosa, sai già perché ci troviamo qui? Ovvero, sai in cosa consisterà l'addestramento?
    Di certo quel ninja parlava davvero tanto.
    Supaku si alzò lentamente, le gambe lievemente informicolate dalla posizione del loto, la concentrazione era servita a calmarlo completamente. Ora dentro di lui c'era il solito confortante vuoto che lo aveva accompagnato da sempre. Privo di emozioni, privo di debolezze, è così che deve essere.
    I suoi occhi grigi incontrarono quelli scuri del ninja.
    Il suo volto impassibile non tradiva la marea di domande che si affollavano nella sua testa. Sei forse tu il mio maestro? Sei tu colui che mi insegnerà i segreti del vento? Calmati, mantieni il controllo.
    Francamente non aveva la più pallida idea di cosa gli avrebbe insegnato quel ninja. Era l'unica cosa a cui non aveva pensato durante tutto il tragitto da casa sua a quel campo di addestramento.
    Perché non ci aveva pensato? Aveva dato troppo per scontato che i suoi desideri si sarebbero infine realizzati e che un maestro sarebbe giunto ad insegnarli l'arte del vento.
    Forse non era così. Forse.
    Aprì la bocca. Non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva parlato, sentì l'aria attraversargli i polmoni e muovergli le corde vocali che gemettero leggermente per quello sforzo inaspettato.
    Non lo so. Sensei. Fu tutto quello che gli uscì dalla bocca.
    Un suono fievole, appena udibile, se ci fosse stato un filo di vento le parole sarebbero stato portate via, ma quel giorno non c'era vento nell'aria. Un presagio?
     
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  5. Shutendoji
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    Il ragazzo si alzò lentamente. Hanzo lo poté scrutare meglio: si trattava di un ragazzino, probabilmente della sua età, dai lunghi e lisci capelli, un po' come i suoi, che però invece di tendere al grigio erano completamente bianchi. Hanzo lo guardò nei profondi occhi grigi, che ricambiarono al suo sguardo con una espressione impassibile. Passò qualche secondo di silenzio, che venne interrotto da una debole voce proveniente dal ragazzo stesso.
    Non lo so. Sensei.
    Hanzo rimase un po' sorpreso da quelle poche parole, tanto che rimase a guardarlo per più di un istante. Era raro che trovasse qualche allievo che non avesse la più pallida idea di cosa avrebbero dovuto fare durante l'addestramento.
    Capisco. Ti darò direttamente una dimostrazione, non perdiamoci in troppe parole.
    La tagliò il chuunin, facendo cenno all'allievo di seguirlo. Si diresse nei pressi di una quercia, dato che la palma sotto la quale i due si trovavano non era adatta per l'addestramento.
    Osserva attentamente.
    Gli disse il sensei, incominciando a correre verso l'albero. Impastando il chakra sulla pianta del piede, questo a poco a poco lo scalò come se nulla fosse, per poi saltare già una volta arrivato vicino la cima dell'albero.
    Ecco quello che oggi ti insegnerò a fare. L'esame si divide in due parti, ma per ora occupiamoci di questo. Impasta il chakra sulla pianta del piede, e prova anche tu a scalarlo.
    Lo esortò il sensei, incrociando le braccia in segno d'attesa.
     
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    Capisco. Ti darò direttamente una dimostrazione, non perdiamoci in troppe parole.
    Lo sguardo sorpreso del suo sensei gli fece capire che non si era aspettato questa risposta da lui. Non gli importava, ammetteva la sua ignoranza con facilità quando non c'erano emozioni di mezzo. Aveva una speranza che gli insegnasse ciò che desiderava da tempo, una speranza, non certo una certezza.
    Il vuoto dentro di lui gli diceva che presto sarebbe giunta una delusione quando il suo maestro lo portò nei pressi di una alta quercia. Non che gli importasse, nel vuoto non c'erano emozioni.
    Osserva attentamente.
    Gli disse. Supaku si pose in attesa, gli occhi vigili, pronti a carpire ogni movimento del suo nuovo maestro.
    Lo osservò correre con agilità verso l'albero, poi qualcosa di incredibile accadde. Il sensei balzò con agilità sul tronco, correndo sopra di esso, sconfiggendo la gravità e arrivando fino in cima alla chioma della quercia stessa.
    Le emozioni ai margini del vuoto sbocciarono come fiori in primavera. Meraviglia, stupore, delusione. Niente arte del vento oggi. Ma non importava, dentro al vuoto nulla importava. La logica era tutto e quello che aveva fatto il sensei era qualcosa di incredibile, ma sopratutto, qualcosa di molto utile.
    Non avrebbe imparato l'arte del vento oggi, ma imparare a camminare su superfici verticali sconfiggendo la gravità era qualcosa che non doveva essere per nulla sottovalutato.
    il sensei eseguì una capriola all'indietro atterrando perfettamente nei pressi dell'albero.
    Ecco quello che oggi ti insegnerò a fare. L'esame si divide in due parti, ma per ora occupiamoci di questo. Impasta il chakra sulla pianta del piede, e prova anche tu a scalarlo.

    disse incrociando le braccia al petto e aspettando.
    Supaku guardò l'albero, poi di nuovo il suo sensei e infine ancora l'albero.
    Impastare il chakra sulla pianta del piede? Sembrava facile, non aveva mai provato prima a condensare il suo chakra in luoghi diversi dalle sue mani, quando chiamava a sè il vento.
    Il suo sguardo rimase impassibile, il vuoto dentro di lui non cambiò, si fece solo più denso. Ora era necessaria concentrazione.
    Sentì il chakra dentro di sè. Era un mare tempestoso che seguiva il ritmo del suo cuore, indomabile e irruento. Si concentrò sui palmi dei piedi e spinse una parte di quella massa leggera come l'acqua ma instabile come la fiamma del fuoco che era il chakra, su di essi. Sentì un lieve formicolio alla pianta del piede, una lieve mancanza dentro di sè dovuta dalla consapevolezza di utilizzare del chakra.
    Vediamo. si disse Se ci riesco anche io. Guardò di nuovo il tronco dell'albero, combattendo la logica dell'esperienza che lo obbligava a credere nella gravità, che sarebbe caduto dopo i primi due passi. Lui sapeva chiamare il vento e utilizzarlo come un'arma. Se poteva fare quello, poteva anche correre perpendicolarmente al terreno.
    Andiamo!
    Prese una breve rincorsa, poi cominciò a correre verso l'albero. Il vuoto dentro di lui aveva lasciato da parte la gravità, l'esperienza e la paura di cadere a terra. C'era solo una cosa da fare, correre sopra quell'albero.

    Da quello che ho capito non devo stabilire io se avrò successo o meno quindi non ho finito di scrivere se andrà bene o male.
     
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  7. Shutendoji
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    Il ragazzo cominciò a caricare una quantità spropositata di chakra nelle piante dei piedi. Hanzo lo guardò in faccia, sapendo già ora che fine avrebbe fatto: aveva troppo troppo chakra, che forse avrebbe anche incrinato la corteccia per il troppo eccesso di chakra. Così fu: il ragazzo, guardando l'albero, provò a scalarlo come aveva fatto il chuunin. Poggiò il primo piede e, quando staccò anche il secondo, una crepa si formò sulla parte più superficiale della corteccia, e l'apprendista cadde a terra.
    Come avrai potuto sicuramente notare, la quantità di chakra che hai accumulato nei piedi non va bene, era troppa. Devi sapere che non c'è solo bisogno di distribuire il chakra sulla pianta del piede, devi anche indovinare la quantità giusta. All'inizio verrà difficile, ma dopo qualche tentativo dovresti capire entro quali limiti muoverti nell'impastare il chakra.
     
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    La corteccia crepò sotto i suoi piedi provocando lo stesso rumore di una foglia morta schiacciata.
    Al crepitio un paio di schegge di legno schizzarono via mentre Supaku rovinava a terra.
    Colpì duramente il suolo con il sedere.
    Il dolore incrinò di un poco il vuoto dentro di lui. La paura del fallimento erose gli angoli, ma riuscì a trattenerla.
    Rimase seduto a terra davanti all'albero, fissando l'impronta che aveva lasciato nella corteccia.
    Il suo sensei aveva parlato, alcune delle sue parole gli rimasero impresse nella mente.
    la quantità di chakra che hai accumulato nei piedi non va bene, era troppa. Devi sapere che non c'è solo bisogno di distribuire il chakra sulla pianta del piede, devi anche indovinare la quantità giusta.
    Troppo chakra. Doveva aspettarselo, come tutte le cose, il tocco gentile e preciso era il migliore, non doveva essere irruento, era stato troppo precipitoso. Del resto aveva bisogno di un parametro di giudizio, adesso sapeva che la quantità precedentemente utilizzata avrebbe spaccato la corteccia.
    Si rialzò lentamente e tornò in posizione.
    Forse non serviva neanche correre, una volta appresa la quantità giusta di chakra, non serviva neanche una spinta perché il chakra avrebbe fatto tutto il lavoro.
    Si posizionò a tre passi dal tronco. Chiuse gli occhi focalizzandosi sul chakra.
    Stavolta doveva utilizzare la giusta quantità, non doveva metterne troppo ma neanche troppo poco. Spinse un pò di chakra sui suoi piedi domando quella forza instabile con sicurezza.
    I piedi formicolarono solo lievemente stavolta, dosò la quantità, diminuendola di approssimativamente un terzo rispetto a quella che aveva utilizzato prima. Provò un paio di volte, pestando i piedi per terra, assicurandosi che facessero presa.
    Avrebbe dovuto aumentare un pò la quantità per essere sicuro che la presa potesse sopportare il proprio peso senza rovinare il legno.

    Ci mise un pò, ma stavolta era convinto che potesse essere la quantità giusta. I margini del vuoto si rafforzarono, insieme alla sua sicurezza. La paura del fallimento fu spazzata via come se non fosse mai esistita. Lui sarebbe diventato shinobi, non c'era posto per commiserare gli errori.
    Stavolta andrà bene. Se non andrà, poco importa, posso provare e provare e provare di nuovo. Non smetterò fino a quando non avrò successo.
    Le sue labbra si strinsero dalla determinazione.
    Ora!
    Prese un lieve rincorsa e poggiò il piede destro sulla corteccia, accanto alla impronta che aveva precedentemente lasciato nel legno.
     
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  9. Shutendoji
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    Il ragazzo si posizionò difronte al tronco, a brevissima distanza. Chiuse gli occhi, probabilmente per concentrarsi meglio, incominciando ad accumulare il chakra sulla pianta del piede. Sbatté i piedi a terra un paio di volt per qualche oscuro motivo e, continuò a fare dei tentativi. Ci mise un po' per decidersi ad effettuare il tentativo. Il ragazzo pareva piuttosto sicuro di sé. Prese una leggera rincorsa, per quanto potesse chiamarsi rincorsa effettuare giusto tre passi, e poggiò il destro sulla corteccia. Subito dopo, alzò anche il sinistro, ma cadde subito a terra.
    Non ho avuto modo di valutare se la quantità di chakra era giusta per il semplice motivo che la rincorsa da te presa era troppo poca e non sei riuscito a far presa sulla corteccia. Con tutta probabilità al momento non riuscirai a scalare un albero senza l'aiuto di una buona rincorsa. O anche una leggera rincorsa, purché non sia di tre passi contati.
     
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    Supaku si rialzò in piedi.
    Anche stavolta non era andata bene, ma il vuoto non si era incrinato. La rincorsa che aveva preso era troppo poca. Poco male, aveva dentro di se una qualche certezza sull'ammontare di chakra, ora bastava solo prendere la rincorsa.
    Si spazzolò la terra dalla veste bianca ormai lievemente sporca per le cadute.
    Verrà il giorno in cui potrò indossare il bianco senza il timo di sporcarlo. In cui sarò capace di uccidere cento uomini senza neanche sporcarmi di una goccia di sangue. Quel giorno nn sarà di certo oggi nè tra i prossimi mesi a venire. Si appuntò mentalmente di cambiare abito la prossima volta che avesse svolto un allenamento, il bianco si sporcava troppo facilmente.

    Si allontanò quel tanto che bastava da poter prendere un bella rincorsa.
    Si voltò di nuovo, stavolta non ebbe bisogno di chiudere gli occhi. Richiamò il chakra e lo impasto sui suoi piedi proprio come aveva fatto l'ultima volta. Il lieve formicolio alle piante lo solleticò leggermente dandogli sicurezza.
    Ce la avrebbe fatta, in un modo o nell'altro ci sarebbe riuscito.
    Il vuoto si rafforzò, non c'era nulla dentro di esso solo concentrazione. Sapeva quello che doveva fare.
    Cominciò a correre.
     
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  11. Shutendoji
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    Questa volta, seguendo i consigli del sensei, Supaku si allontanò dall'albero di più di un paio di passi, per poter prendere una bella rincorsa. Si voltò e accumulò il chakra sulla pianta del piede, come prima. Cominciò a correre, sempre deciso e mai, fin'ora, scoraggiato dai tentativi falliti. Poggiò il primo piede, poi il secondo. Sconfiggendo qualunque legge fisica, rimase in piedi, in posizione verticale, con i due piedi poggiati sulla corteccia. Quindi staccò il sinistro ma, appoggiandolo, cadde.
    La quantità di chakra era al limite del giusto, e nello staccare l'hai diminuita quel tanto che bastava per farti cadere.
    Lo appuntò Hanzo.


    Capisco che è facile cadere nella ripetitività, però cerca di mantenerti sugli standard dei post precedenti che andavi perfettamente
     
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    Terzo tentativo.
    Stavolta ci era riuscito! Nonostante le cadute gli avessero provocato un dolore sordo al fondoschiena, Supaku non lo notò.
    Il vuoto dentro di lui teneva lontano ogni cosa, la gioia del temporaneo successo, il dolore della caduta e lo stress per manipolare il chakra in quel modo nuovo.
    Tutto era lontano, come se non succedesse a lui.

    Aveva sentito la gravità spostarsi quando aveva, in quei pochi secondi camminato sul tronco, i suoi capelli avevano seguito il terreno, cadendo di lato. Aveva provato allo stomaco una sensazione strana, come quella che si prova durante una capriola, un brivido leggero sulla schiena dovuto allo spostamento inconsueto della gravità.
    Ci sono riuscito.
    Pensò mentre si rialzava per la terza volta e si allontanava di nuovo per prendere la rincorsa.
    è durato poco ma in quell'attimo io ho avuto successo.
    Spazzò di nuovo le vesti bianche e si tolse un piccolo rametto dai capelli, doveva essersi impigliato nella caduta.
    Si girò verso l'albero. Da lontano l'impronta del suo primo tentativo sulla corteccia sembrava deriderlo, ricordandogli il suo fallimento.
    Per un attimo i margini del vuoto si incrinarono. La paura che tutto gli sfuggisse di nuovo mano, che perdesse di nuovo la giusta dose del chakra e che cadesse per la quarta volta, si affacciò nella sua mente.
    No, non poteva permetterlo.
    Aveva trovato la dose giusta, aveva avuto successo una volta, si aggrappò all'esperienza a quelle sensazioni e si dette forza.
    Manca così poco.
    Ripensò alle parole del suo sensei
    La quantità di chakra era al limite del giusto, e nello staccare l'hai diminuita quel tanto che bastava per farti cadere.
    Impastò il chakra sulle piante dei piedi e si mise in posizione per la rincorsa.
    Stavolta non devo diminuire la quantità di chakra. Devo mantenermi costante, non devo esitare.
    Cominciò a correre.

    Il tempo rallentò. Vide i suoi passi susseguirsi uno dopo l'altro, lasciando dietro di sè piccole nuvole di polvere, vide una foglia alzarsi per la corrente d'aria creata dal proprio passaggio.
    Fu allora che lo sentì.
    Un refolo, solo una breve brezza, ma tanto bastava.
    Il vento era tornato.
    Gli scompigliò i capelli, agitandoli come la mano di una madre amorevole.
    Gli accarezzò il viso, rassicurandolo.
    Supaku ispirò con forza.
    Sentì la tensione dentro di lui allentarsi. Sentì la propria presa sul chakra più salda.
    Si accorse che riusciva a percepire più a nel dettaglio la quantità di charkra che stava utilizzando e poteva sentirla con maggiore chiarezza.
    La concentrazione era quella giusta, non aveva dubbi. Stavolta bastava solo mantenerla stabile e non diminuirla.
    Un piccolo sorriso comparve sul suo volto rilassato.
    Stavolta non avrebbe fallito. No, non stavolta.
    Adesso il vento era con lui.

    Eh, ci provo. Converrai che descrivere per quattro volte quattro tentativi pressoché identici sulla stessa azione, esaurisca presto qualsiasi vena creativa. senza contare che il mio personaggio ha deciso di percorrere il sentiero dell'annullamento delle emozioni, che riduce di molto il dialogo interiore visto che, paura, gioia, timori ecc vengono spinti da parte focalizzandoci sull'aspetto fisico.
    Sorry tenterò di fare del mio meglio!
    EDIT: una domanda a cui non ho pensato prima: posso descrivere tentativi falliti?


    Edited by Supaku - 17/3/2012, 18:49
     
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  13. Shutendoji
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    Il ragazzo, incoraggiato da tentativo precedente, si concentrò nuovamente a raccogliere il chakra. Questa volta non perse troppo tempo, già sapeva qual'era più o meno la quantità giusta. Prese la rincorsa e iniziò a correre verso l'albero. Appoggiò il destro, poi il sinistro. Da lì, incominciò a correre verticalmente, spedito verso la cima dell'albero. La superficie dell'albero, però, non era perfettamente regolare. Vi erano delle crepe di rilevanza minima qua e la, ma, cosa più importante, c'erano dei pezzi in cui la corteccia, martoriata dagli animali, era visibilmente meno spessa, o addirittura mancava completamente. Supaku, sfortunatamente, era in procinto di mettere il destro proprio su una di queste parti. L'aderenza con l'albero incominciò a venir meno e con questa aumentava il rischio che cadesse miseramente.
    LA SUPERFICIE DELL'ALBERO NON È REGOLARE, CERCA DI ADATTARE IL CHAKRA ACCUMULATO ALLE ESIGENZE DELLA SUPERFICIE NELLA QUALE VUOI CAMMINARE!
    Gli urlò Hanzo. Quando ebbe finito la frase, l'allievo poggiò il piede su quella parte maledetta. Ora spettava a lui cercare di rimanere attaccato a quell'albero.


    Sisi, infatti nel post prima ho detto che è facile cadere nella ripetitività e che non è una cosa propriamente facile descrivere differentemente praticamente la stessa cosa, appunto per questo ho deciso un po' di aiutarti facendoti fare un passo. Un'altra cosa, va bene andare a capo quando cambi discorso, però in quest'ultimo post ci sei andato un po' troppe volte. Magari il tuo intento era quello di dare un che di poetico al post, però evita di farlo perché sembra un semplice espediente per cercare di far apparire il post più corposo. (non sto dicendo che fosse quello il tuo intento, sia chiaro, però magari nelle missioni potrebbe dare questa impressione).

    Mh no, meglio evitare.
    Come avrai capito, questa volta spetterà a te decidere se riuscirai o meno nel tuo tentativo. Cerca solo di descriverlo meglio possibile.
     
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    Ci era riuscito, stava camminando sull'albero. Sentiva il chakra sui suoi piedi che teneva saldamente la presa sul tronco, la lieve sensazione di vertigine dovuta al cambio di gravità. Ad ogni passo divenne sempre più sicuro, trovando quel modo di camminare sempre più naturale. il suo copro era lievemente piegato in avanti per lo slancio della corsa.
    Si sarebbe abituato. Già la sua mente si proiettava nel futuro, vedendosi scalare edifici semplicemente correndo sulle loro pareti. Arrivare sui posti più alti di Suna sarebbe stato un gioco da ragazzi grazie a questa abilità. Aveva passato la maggiora parte del suo tempo da quando era arrivato nella grande città del Vento, oltre che a studiare in accademia anche ad arrampicarsi sugli edifici per poter raggiungere quei luoghi inaccessibili dove il vento era più forte. Un breve sorriso comparve di nuovo sulle sue labbra. Il vuoto dentro di lui si incrinò leggermente corroso dalla felicità.
    LA SUPERFICIE DELL'ALBERO NON È REGOLARE, CERCA DI ADATTARE IL CHAKRA ACCUMULATO ALLE ESIGENZE DELLA SUPERFICIE NELLA QUALE VUOI CAMMINARE! Urlò il suo sensei riportandolo bruscamente alla realtà. Inizialmente non riuscì a capire cosa il suo maestro volesse dire. Poi i suoi occhi scorsero meglio sulla superficie del tronco i punti martoriati e irregolari.
    Fu in quel preciso momento che il suo piede destro si poggiò su uno di quei punti. Sentì la corteccia crepare sotto di lui, scivolando verso il basso, mentre la presa del chakra venva meno. Improvvisamente perse l'equilibrio e si sbilanciò in avanti.
    Reagì di istinto, non sapeva se era giusto o sbagliato. Era consapevole di essere ad almeno un paio di metri da terra, sapeva che la caduta sarebbe stata molto più dolorosa delle precedenti. Il vuoto si spezzò. Il panico invase gli spazi vuoti e fu come se gli avessero tirato una secchiata di acqua gelida in viso. Non c'era tempo per pensare, per analizzare le cose con freddezza, doveva agire subito o sarebbe caduto. Con la punta del piede sinistro, che ancora faceva presa sul tronco, si dette una leggera spinta verso l'alto. Poi staccò anch'esso dal tronco per non rimanere attaccato e venire trascinato verso il basso. Istintivamente impastò la stessa quantità di chakra che aveva usato per i piedi sui palmi delle mani e si lanciò in avanti tentando di abbracciare l'albero.
    Fu doloroso. La corteccia dura impattò sul suo viso, graffiandogli le guance e i palmi delle mani. Scivolò per un paio di centimetri, poi il chakra sulle mani fece finalmente presa e riuscì a fermare la sua caduta.
    Rimase immobile aggrappato all'albero con tutte le sue forze, mentre ansimava con forza, il cuore batteva velocemente spinto dalla paura. Calmati, calmati, calmati, calmati! Si ripeté incessantemente. Doveva agire per gradi, una cosa alla volta. Prima di tutto doveva trovare di nuovo il vuoto. Fu difficile ma alla fine non gli servì neanche chiudere gli occhi per tornare allo stato di calma in cui era solito immergersi. Il suo volto tornò impassibile, le emozioni vennero spinte con forza lontano e la mente tornò fredda. I tagli sulle mani e sul volto si allontanarono da lui, come se il suo corpo non gli appartenesse più. Una piccola goccia di sangue scivolò dal suo sopracciglio sinistro che si era spaccato nell'impatto su un piccolo rametto sporgente. Leccò il sangue con indifferenza, più affascinato dal sapore del ferro sulla sua lingua che dal dolore sulla sua tempia. La calma gli placò il battito del cuore e il suo respiro tornò regolare. Guardò a terrà e l'altezza non gli fece la minima impressione.
    Riacquistato il controllo, impastò di nuovo chakra sui palmi dei suoi piedi e fece di nuovo presa sulla corteccia.
    Bene, adesso alziamoci e riprendiamo a camminare. Si disse in tono rassicurante. Con calma staccò il proprio busto dal tronco, fino a quando non rimase solo con le mani e con i piedi attaccato al tronco.
    Ora doveva solo staccare le mani e camminare di nuovo, facendo attenzione ai punti fragili, che avrebbero richiesto di modificare con abilità la presa sua nel chakra.
    Prese un profondo respiro e si alzò.

    Ops, nn è stato intenzionale mettere così tanti a capo, l'obbiettivo era quello di rendere le cose più poetiche, ma capisco che possa sembrare un espediente per allungare il post. Tenterò di contenermi fin dove mi è possibile, perché certe volte non riesco proprio a resistere.

    Non so se ho fatto bene questa descrizione, dimmi te. Io mi sono fermato a quando mi alzo in piedi, poi sempre decidere che cascherò di nuovo appena prendo la seconda crepa se ho sbagliato...


    Edited by Supaku - 18/3/2012, 16:03
     
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  15. Shutendoji
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    Con la punta del piede sinistro, che ancora faceva presa sul tronco, il ragazzo si dette una leggera spinta verso l'alto. Quindi, con una reazione probabilmente più istintiva che ragionata, si lanciò contro l'albero, attaccandosi con le braccia ed il corpo. Scivolò per qualche istante, ma poi riuscì a far presa e a rimanere attaccato all'albero. Era praticamente abbracciato all'albero. Nonostante il suo metodo fosse abbastanza ridicolo aveva però funzionato, e Hanzo non poteva non dargliene atto.
    Stette per qualche istante immobile, probabilmente nel tentativo di recuperare la concentrazione perduta nella foga del momento. Poi staccò il busto dall'albero e, successivamente, levò anche la presa delle mani dalla corteccia. Da lì, riuscì a rialzarsi e a completare la scalata, riscendendo a terra.
    Bene, bene. Questa parte dell'addestramento è conclusa, seguimi.
    Gli disse, invitandolo a seguirlo anche con un cenno della mano. Fecero una decina di metri, quindi si fermò davanti ad uno specchio d'acqua.
    Ora fai lo stesso con questa.
    Si limitò ad ordinargli il sensei, incrociando nuovamente le braccia.
    Sisi, in fin dei conti non è sbagliato
     
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20 replies since 15/3/2012, 19:08   266 views
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