Preludio all'Impero

IV° Evento del GDR di TAM

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    Un Uomo e una Spada



    Era una fredda sera d'autunno, umida e silenziosa, nelle montagne attorno al Villaggio della Nebbia. Proprio lì, su uno dei tanti picchi ricoperti di nebbia che circondavano il villaggio, immersa al centro di alberi antichi era nascosta la Tana del Ragno, la sala operativa dell'Unità Hattori. Era proprio lì che Kisuke si dirigeva a gran velocità sotto le vesti di Hanzo Nishimura, dopo una convocazione completamente inaspettata e improvvisa.
    Quando arrivò, nonostante fosse stato convocato da Yuki, Kisuke notò non esserci nessun altro dell'Unità Hattori nella Tana del Ragno, come invece ben spesso altre volte accadeva.
    Stavolta no.
    Stavolta ad attenderlo, rischiarato da un lieve bagliore, le mani intrecciate dietro la schiena e lo sguardo rivolto alla statua di una divinità, vi era Yuudai Hattori.
    «Finalmente» disse, senza neanche voltarsi.
    «Che è successo stavolta? Sono rientrato ieri notte da una missione, mi sento ancora tutto indolenzito e già mi mandate a chiamare?» parlò Kisuke, con tono di scherno.
    Hattori non si voltò e non rispose all'argomentazione del suo sottoposto.
    «Mentre eri via, la Mizukage ha riunito con una certa urgenza un concilio ristretto. Hai saputo cos'è accaduto al tuo senpai, no? Suppongo di sì.»
    «Sì, me ne ha parlato qualcuno, ma solo di sfuggita.»
    Kisuke la mattina stessa di quel giorno, aveva avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con Tsurugi e Shinzo, scoprendo che aveva perso la vita un pezzo grosso delle Forze Speciali, nonché pupillo dell'ex Mizukage palla di lardo.
    «Ecco...»
    Hattori poi tacque per un attimo, sospirò, quindi si voltò, schioccò le dita ed altre candele si accesero, rischiarando ancor di più di luce calda l'interno della stanza, e facendo in modo sopratutto che il grosso tavolo al centro della sala fosse ora ben visibile. Hattori si voltò, finalmente.
    «Ecco, questo fu l'argomento del concilio ristretto.»
    Kisuke sgranò gli occhi, ben visibili ad Hattori nonostante la maschera da spettro delle Forze Speciali che l'ANBU indossava. Sul tavolo stava riposta una spada di leggendaria fattura, una di quelle leggendarie la cui fama la precedeva prima ancora d'imbrattarsi di sangue nemico.
    «Sei diventato un parigrado di Kakihara, Nishimura. Questo è quanto c'è di più riassuntivo riguardo a quel concilio ristretto.»
    Kisuke ancora non credeva alle sue orecchie, e per la prima volta in vita sua dovette resistere all'impulso di levarsi via la maschera. Si controllò. Mantenne calma e lucidità, così com'era anche stato addestrato a fare. Non disse una parola, non ancora.
    «Hanzo, sei stato nominato Capo Squadra ANBU, e quella spada è tua. Devi raccogliere l'eredità del tuo senpai, seppur appartenesse ad una diversa Unità. Sei il terzo Capo Squadra nella storia della mia Unità, e nessuno dei precedenti ha ricevuto l'onore di brandire una di quelle spade. Non provare dunque a gettare vergogna su di me, oppure ti metterò nelle grinfie di Kakihara, lo conosci, e la spada passerà a lui.»
    Quelle parole risuonarono semi sorde nelle orecchie del Momochi, il quale teneva ancora gli occhi fissi sull'arma.

    Con questo post Mr. Uchiha viene promosso Caposquadra ANBU dopo un anno di onorevole servizio come ANBU della Nebbia. Ringraziamo anche Mr. U che si è scritto questo post di promozione da solo, così che tutte le sue costruzioni di trama fra gli ANBU tornassero senza errori xD Congratulazioni a Mr. U che guadagna, oltre ai power-up del caso, il diritto di richiedere una delle famigerate Sette Spade!
     
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    Corri, Ryoichi!



    Era l’imbrunire nei boschi che circondavano il Villaggio della Foglia. Odore di terra appena smossa, di foglie bagnate che cominciavano a marcire e l’inconfondibile aroma del legno e degli alberi che circondava ogni cosa. Con il tempo aveva imparato che ogni albero aveva il suo odore particolare, ad analizzare ogni profumo e ad utilizzarlo per orientarsi quando perdeva la via. In quei boschi, non sarebbe stato mai cieco.
    Odore di fumo, il sapore amaro di legna bruciata che si insinua su per le narici e gli arriva dritto fino al cervello. Dilatò le narici ancora un poco. Odore di carne, un cervo sperduto che passava lì vicino. Se si concentrava riusciva anche a sentirne il flebile scalpiccìo sul tappeto di foglie morte che addobbava la foresta, in autunno. Voltò la testa, colpito dalla presenza di una nuova bestia. Un odore forte, odore di uomo: il puzzo acre del sudore e il lezzo del piscio e della merda di un villaggio intero. Stava andando nella direzione giusta, verso casa.
    Scostò le fronde di un basso arbusto ed entrò nella piccola radura lì accanto. Davanti a lui, le imponenti mura di Konoha. Passò una mano nella pelliccia del grande animale accanto a lui, dandogli una grattatina amichevole.
    «Andiamo, bello».
    Sgranchendosi le ossa del collo e della schiena, Ryoichi Inuzuka varcò i cancelli del suo Villaggio.
    Era scalzo, sporco e coperto di fango e di terra. Probabilmente puzzava e anche parecchio, ma non gli importava. Quella mattina aveva sentito il bisogno di tuffarsi nella natura e staccare la spina come non gli accadeva da molto tempo. Da quando aveva attinto di nuovo ai poteri della Bestia, nel duello contro l’altro Inuzuka, non riusciva più a dormire sonni tranquilli. Lo stato di perenne furia animale in cui viveva quell’altro, Kazuma, gli avevano lasciato nel cuore la spiacevole sensazione che fosse quello ciò a cui lui stesso stava andando incontro, affidandosi alla Bestia che albergava in lui. E se un giorno non fosse più riuscito a tornare indietro? Se il pozzo di rabbia e oscurità in cui si immergeva ogni volta si fosse rivelato senza fine, cosa ne sarebbe stato di lui?
    Perciò quel giorno aveva corso e corso, corso finché le sue gambe lo reggevano e finché la paura non era diventata energia, e lui non era diventato un tutt’uno con la natura che componeva il microcosmo di ogni bosco e ogni foresta del pianeta. Doveva essere così che vivevano i suoi antenati, prima che i Ninja nascessero e si scoprisse l’utilizzo del chakra, pensò.
    Mentre varcava i cancelli del Villaggio ed ignorava le occhiate perplesse dei Chuunin di guardia, rifletté di nuovo anche sull’altra cosa che ultimamente lo turbava. La Foglia sembrava un’enorme polveriera pronta a scoppiare da un momento all’altro, e la cosa piaceva ad Akiba tanto quanto piaceva a lui. Cioè zero. Ultimamente aveva visto in giro un sacco di tipi loschi e giravano strane voci su quanto i Ninja di Konoha fossero diventati sanguinari e senza pietà, ma lui personalmente non aveva mai avuto modo di verificarlo perciò decise che quelle chiacchiere da bar lasciavano il tempo che trovavano. Eppure, non trovava modo di starsene tranquillo. Anche il fatto che si vociferasse di un tentato omicidio ai danni dell’Hokage stesso contribuiva ad accentuare il suo senso di inquietudine. Per quel che lo riguardava, l’unico motivo per cui quelle voci continuavano a moltiplicarsi con insistenza era che l’Hokage non si fosse fatto vedere negli ultimi giorni, proprio a seguito di quella che si diceva fosse la notte incriminata. Ufficialmente Hayter Uchiha era malato ed era in cura presso il suo medico personale. Eppure…
    “Naah, sono tutte stronzate.”
    D’improvviso udì uno scoppio provenire in lontananza, e del fumo sollevarsi da un edificio qualche strada più in là. Si alzò in punta di piedi per vedere meglio, curioso, ma da quella posizione non riusciva a vedere niente. Improvvisamente qualcosa si mosse in fondo al vicolo, attirando subito il suo sguardo nel mezzo del paesaggio immoto. Dopo pochi istanti qualcosa di molto grosso schizzò da una delle vie limitrofe e gli passò accanto ad una velocità pazzesca, evitando di travolgerlo per un soffio.
    «Ehi!» si limitò ad urlare Ryoichi, voltandosi con stizza. «Ehi, tu!»
    Si lanciò dunque all’inseguimento ma voltato l'angolo si arrestò di nuovo. Lì c’erano uno Shinobi ed un cane. Un cane alto quanto un piccolo cavallo, dal pelo rosso come il fuoco, che lo guardava dritto negli occhi.
    «Vattene di qui, sciocco!» aveva una voce calda e potente, come un basso ringhio proveniente da un vulcano in ebollizione.
    Lungo il perimetro delle mura del villaggio erano sparse alcune porte di servizio, molto difficili da trovare e sempre e comunque rigorosamente sbarrate. Erano protette con un Fuuinjutsu per cui chiunque avesse tentato di forzarle sarebbe stato risucchiato e imprigionato all'interno della porta. Il Ninja con i capelli rossi, dello stesso colore del manto del cane, alto e muscoloso e dal cipiglio preoccupato che lo osservava in groppa al suo animale, doveva evidentemente saperlo. Ecco perché aveva sfondato brutalmente un muro, ignorando del tutto la porticina di legno qualche metro più in là.
    «L’hai sentito? Scappa, prima che vengano a cercare anche te!»
    Ryoichi lo guardò bene. Già alla vista del cane non c’erano dubbi e i marchi sul volto dell’uomo lo confermavano: quel ninja era un Inuzuka. Un suo compagno di Clan, quindi.
    Ryoichi si volse un attimo indietro, là dove provenivano rumori in avvicinamento. «Chi è che sta venendo a cercarti?»
    «Uomini della Foglia».
    «Che cos’hai fatto?» Ryo si mise sulla difensiva, e così Akiba che cominciò a ringhiare sommessamente. «Sei un Mukenin?»
    L’uomo sembrava spazientito. «È troppo lungo da spiegare, sappi solo che non è di me che dovresti preoccuparti! L’Hokage non è chi dice di essere, è lui il primo e il vero nemico di questa Nazione!»
    «Ma che stai…?»
    Ryoichi non fece in tempo a terminare la frase che un gruppo di ninja piombò alle sue spalle. Prima di vederli, li sentì. Odore di ferro, del cuoio delle loro divise, dell’adrenalina che scorre in circolo subito prima di una battaglia. Odore di morte.
    «Altolà, fermi dove siete!»
    «Ehi, calma ragazzi! Io non c’entro niente con…»
    «Chiudi il becco, feccia! Vi dichiariamo in arresto per il tentato omicidio dell’Hokage, Hayter Uchiha! Arrendetevi subito o morite!»
    «C-c-che cosa!?» balbettò Ryoichi. «Che razza di storia è mai questa? Io non c’entro niente!»
    «È troppo tardi, ormai. Io ti avevo avvertito» disse il cane ninja.
    Lo sconosciuto Inuzuka scese dal dorso dell’animale e piantò i grandi piedi a terra.
    «Ora sta a te decidere da che parte stare: puoi dare una svolta alla tua vita, ora! Oppure puoi prendere parte alle nefandezze di questo regime».
    «Preparatevi, sta per attaccare!» gridò una delle guardie mandate a catturarlo.
    «Se anche tu vedi quello che vedo io, se anche tu pensi che stia accadendo qualcosa di sbagliato in questo Villaggio, allora devi combattere per ciò che è veramente giusto!»
    Ryoichi lo guardò perplesso, ma si voltò verso i ninja per cercare di fare da pacere.
    «Ehi, non potete attaccarlo così: si può sapere cos’ha fatto quest’uomo? È un membro del n--»
    Non riuscì a terminare la frase che una ginocchiata allo stomaco gli mozzò tutta l’aria che aveva in petto. Ryoichi si accasciò a terra, dolorante.
    «Forza, recuperate il fuggitivo. Al marmocchio e il suo barboncino penseremo dopo.» disse qualcuno. «Non devono esserci testimoni».
    Ryoichi strisciò a terra, cercando di rimettersi in piedi appoggiandosi ad Akiba. In quel momento, un ruggito tremendo squarciò l’aria. Un ruggito che conosceva fin troppo bene. Per un istante, pensò quasi di esserselo immaginato o che la Bestia stesse sgomitando per prendere il sopravvento, ma restò completamente senza parole quando vide quell’Inuzuka trasformarsi davanti ai suoi occhi. Divenne una bestia quasi identica a lui, se non che il pelo era rosso come i suoi capelli ed era molto più grande ed imponente di quanto lo fosse lui. Il mostro ruggì ancora, squarciando a metà il primo incauto aggressore con un’unica, letale zampata. Tutta la squadra di uomini partì all’attacco e Ryoichi si ritrovò proprio nel mezzo.
    «Ryo…!» lo chiamò Akiba, allarmato «Alle tue spalle, attento!»

    @Presce: ora sta a te decidere come procedere lungo la storia che ci porterà al prossimo Evento. Puoi scegliere di schierarti con le forze del tuo Villaggio per catturare Sakuragi Inuzuka, oppure schierarti al suo fianco per proteggerlo e combattere contro la tua stessa patria. You decide!
    A livello IN-GAME dovrai fare un post non autoconclusivo in cui ti schieri da una parte o dall'altra, dando inizio alla schermaglia. A quel punto interverremo di nuovo noi proseguendo la cosa tramite Post Evento. La tua storia inizia qui!
     
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    Avevo ancora il fiato corto per la ginocchiata e stavo tentando di mettermi in piedi quando lo vidi. L'altro Inuzuka si era trasformato nella versione più incazzata della Bestia. Era più grosso del mio alter ego, apparentemente più forte e aveva il pelo di un colore rosso acceso. Rimasi completamente sbigottito da quella vista.
    Com'è possibile? Non ho mai sentito di altri Inuzuka che potessero trasformarsi!
    Sicuramente all'interno del Clan Inuzuka una notizia del genere avrebbe fatto subito scalpore dato che quando mi trasformai contro Kenji tutti lo vennero a sapere. Era anche vero che io di quella trasformazione sapevo poco o nulla, magari anche altri la sapevano utilizzare ma al massimo come ultima risorsa. Se io ero stupito allora Akiba era completamente senza parole. Lui sapeva molto di più di me riguardo alla questione per via di una chiacchierata col Ninken di mio padre e ovviamente aveva giurato di non dire nulla. Da come ne aveva parlato, e cioè al passato, sembrava che quella maledizione si fosse estinta con mio zio. Per un attimo immaginai che stessi sognando: ninja del Villaggio della Foglia che si uccidono fra di loro.
    Se fosse stato un Mukenin avrebbe tentato di uccidermi o sarebbe scappato via! Ma qui si parla sempre di ninja della Foglia! Insomma, dovremmo essere tutti buoni qui... o no?
    Riflettei sulle ultime parole dell'altro Inuzuka, sul fatto che ci fosse del marcio a Konoha. Per me sono sempre state solo voci ma anche le voci hanno un fondo di verità. Non sarebbe stato facile schierarmi da nessuna delle due "fazioni": da una parte c'erano dei ninja intenti ad uccidere me, Akiba e l'altro Inuzuka mentre dall'altra c'era la versione incazzata della Bestia. Tuttavia, la mia scelta non si sarebbe basata su quale opzione scegliere per riuscire a scamparla più facilmente. Mi sarei schierato dalla parte del giusto. E il giusto in questo caso...
    Ryo!! Alle tue spalle, attento!
    Solitamente chi cerca di uccidermi non è mai dalla parte del giusto. Avrei fatti i conti con l'altro Inuzuka più tardi ma intanto la priorità era salvarmi la pellaccia e quindi, involontariamente, schierarmi dalla sua parte. Mi girai di scatto, sfoderai l'Artiglio Retrattile della mano sinistra e deviai il colpo di una Katana con un veloce movimento verso l'esterno. Subito dopo seguì un pugno diretto alla mascella del malcapitato che aveva provato ad uccidermi colpendomi da dietro, come un vero codardo. Miravo a mandarli fuori combattimento e non ad ucciderli come invece sembrava intento quell'altro. Feci ritrarre l'Artiglio Retrattile e sia io che Akiba iniziamo a combattere contro i ninja della Foglia.
    Ehi tu, Ninken del "rosso"...
    Mi interruppi un attimo per schivare un calcio al volto e colpire la gamba d'appoggio dell'attaccante con una spazzata rapida e perfetta facendogli perdere l'equilibrio. Ancora in aria, mentre cadeva, gli scagliai un violentissimo pugno al viso mandandolo nel paese dei sogni. Mi ero riferito al Ninken dell'altro perchè so che durante la trasformazione, se ci si fa dominare da rabbia e odio, non si riesce a ragionare e quindi sarebbe stato inutile rivolgersi all'Inuzuka.
    Potresti evitare che il tuo amico uccida altri ninja della Foglia? Così peggioriamo solo la situazione.
    Akiba si buttò addosso ad un Ninja con tutto il peso mandandolo a terra e togliendogli tutto il fiato con la sua immensa stazza. Non poteva sbranarli alla gola oppure li avrebbe uccisi per cui si limitava a farmi da spalla e coprirmi i punti ciechi. Noi stavamo agendo solo per legittima difesa, non avevamo fatto niente di male. Forse dopo ci sarebbe stato tempo per chiarire il malinteso.
    Riguardo al discorso di prima potreste per favore fare un po' più di chiarezza?
    Mollai un altro pugno alla bocca dello stomaco di un altro ninja facendolo piegare su sé stesso e finendolo con una ginocchiata al mento. Non si diventava Mukenin per aver mandato qualche ninja del proprio villaggio all'ospedale, giusto?
     
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    Haru, il cane Ninja, ringhiò a Ryoichi.
    «Brutto idiota, perché non ve ne siete andati finché eravate in tempo? Adesso siete condannati!»
    Uno della pattuglia di Ninja che li aveva assaliti sputò una scarica di elettricità verso di loro, che saettò dritta contro il giovane Inuzuka e il suo compagno. Il cane dal pelo fulvo si frappose all’attacco ed emise un latrato, talmente forte e gutturale che somigliava piuttosto al ruggito di un animale feroce. La scarica di tuono si infranse contro un muro invisibile creato dalla semplice potenza del ruggito, che creò un’onda d’urto talmente potente da riuscire a soverchiare la tecnica del Ninja.
    «Quelli non sono Ninja della Foglia, ragazzo», abbaiò, «sono Mukenin a cui permettiamo di camminare per le nostre strade e indossare i nostri simboli!»
    Nel frattempo, la grande Bestia rossa si stava avvicinando pericolosamente al punto in cui si trovavano. Un uomo gli saltò sulla schiena piantandogli un kunai nella spalla con furia, ma la belva lo afferrò con una zampa e lo ribaltò ai suoi piedi come fosse un fuscello. Snudò le zanne e si avventò su di lui, addentandolo al collo. Diede uno strattone talmente forte da strappargli la testa in un fiotto di sangue, carne e pezzi di vertebre. Lasciò cadere la testa ai suoi piedi e si mise a quattro zampe, saltando addosso ad altri nemici.
    Haru invece metteva in fila una parola dopo l’altra per rispondere allo sgomento e allo stupore di Ryoichi.
    «Abbiamo lasciato entrare il nemico direttamente nel cuore del nostro Villaggio, non lo vedi? L’Hokage non è chi dice di essere… Hayter Uchiha non c’è più.» Il cane si interruppe un attimo, giusto il tempo per trasformarsi in una copia esatta del suo padrone, Sakuragi. «C’è soltanto Dreek Jima, il Mukenin: il nome vi dice niente?»

    Il prossimo post è quello decisivo, la cui qualità dovrà rispecchiare il massimo della passione che riesci a mettere in questo gioco. Il tuo compito primario è quello di descrivere interamente in forma narrativa il proseguimento dello scontro e portarlo alla sua naturale conclusione, cioè con la fuga di Sakuragi Inuzuka dal Villaggio della Foglia. A quel punto avrai due opzioni: arrenderti a Konoha oppure cercare di fuggire insieme all’Inuzuka.
    Se decidi di arrenderti e di rimetterti al giudizio del tuo Villaggio, sarai processato dal consiglio degli anziani ed accusato di essere complice dell’attentato all’Hokage e di Saku Inuzuka e lo scriveremo insieme.
    Se decidi di fuggire, hai diverse opzioni:
    - Scappare con Saku e raggiungere le Terre di Nessuno insieme a lui per unirti alla Tela e combattere Konoha.
    - Scappare da Konoha e cercare asilo politico in uno degli altri quattro Grandi Villaggi. L’esito della tua richiesta di asilo non è scontato ma deriverà dalla situazione politica attuale del Villaggio specifico nel quale deciderai di cercare rifugio. In questo caso, a livello IN-GAME tu e Saku verrete divisi dalla foga della battaglia al momento della fuga.
    - Scappare da Konoha ed avventurarti da solo nelle Terre di Nessuno, ma non nella Tela, e a quel punto puoi decidere se agire in solitaria oppure unirti ad una qualche Organizzazione di Mukenin, o fondarne una tu stesso secondo il tuo desiderio. In questo caso, a livello IN-GAME tu e Saku verrete divisi dalla foga della battaglia al momento della fuga.

    Il post che ti accingi a scrivere agirà, in caso tu decida di abbandonare la Foglia, in luogo del tuo post di fuga ufficiale perciò, pur non essendo necessaria eguale lunghezza poiché tutta questa situazione è stata “causata” da noi all’interno della storia dell’Evento, ci si aspetta comunque uguale perizia ed impegno.
    In bocca al Lupo! :trollface:


    Edited by Masterzaga - 20/5/2014, 10:47
     
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    Brutto idiota, perché non ve ne siete andati finché eravate in tempo? Adesso siete condannati!
    Disse il Ninken dell'altro. Non ebbi il tempo materiale per rispondergli perchè una scarica elettrica lanciata da uno dei ninja si stava dirigendo pericolosamente verso di noi. L'altro animale si frappose fra di noi e l'attacco e per un attimo mi preoccupai. Il mio grido di avvertimento non uscì mai dalla mia bocca poichè l'altro Ninken bloccò tempestivamente la scarica elettrica con un potente ruggito. Rimasi a bocca aperta e poi guardai storto Akiba.
    Non so farlo, ok?!
    Mi aveva risposto lui un po' in colpa. Ci sarebbe stato tempo per qualche battuta in un altro momento ma ora lottavamo per le nostre vite per cui ritornai con la mente allo scontro attuale.
    Quelli non sono Ninja della Foglia, ragazzo. Sono Mukenin a cui permettiamo di camminare per le nostre strade e indossare i nostri simboli!
    La cosa mi lasciò basito, non poteva essere vero.
    Mukenin che passeggiano allegramente a Konoha? Ma che diavolo sta dicendo? E' impazzito?
    Cosa significava tutto ciò? La mia mente esplose in mille pensieri tutti in un attimo, troppe cose da pensare per una mente soltanto. Come poteva un leale ed orgoglioso Ninja della Foglia accettare tutto questo senza che i suoi principi morali venissero stravolti? C'erano talmente tante riflessioni e pensieri in conflitto fra di loro che potevano completamente annullare una persona e lasciarla nel limbo dei suoi pensieri. Ero vicinissimo a quel burrone, bastava solo una spintarella per buttarmici a capofitto, quando il Ninken parlò di nuovo.
    Abbiamo lasciato entrare il nemico direttamente nel cuore del nostro Villaggio, non lo vedi? L’Hokage non è chi dice di essere… Hayter Uchiha non c’è più.
    Si interruppe per trasformarsi nella copia sputata del suo compagno per poi continuare.
    C’è soltanto Dreek Jima, il Mukenin: il nome vi dice niente?
    Non commentai ciò che mi disse né pensai a qualcosa in particolare. In un attimo eseguii una tecnica molto semplice e utile che avevo ideato in passato allungando la mano verso Akiba e trasformandolo in una Katana.
    Buki no Henge - Trasformazione Arma
    Blackstar_zpsac10d603
    Sviluppatore: Ryoichi Inuzuka
    Livello: D
    Tipo: Ninjutsu
    Grazie alla grande esperienza nel combattimento, in particolare nelle tecniche di trasformazione, Ryoichi è riuscito ad elaborare una nuova tecnica che sfrutta lo stesso principio di una banale trasformazione. Anche se la base per la tecnica è la stessa il risultato sarà decisamente diverso. Egli infatti sarà in grado di far trasformare il propro cane da combattimento in uno Shuriken Gigante o una Katana imitandone anche il peso. Pur condividendone l'estetica, un qualsiasi contatto con un altra arma provocherebbe la dissoluzione della trasformazione ed un danno a sfavore del cane da supporto. Essendo una Henge, il cane manterrà tutti e cinque i sensi.
    -Si possono trasformare i due Ninken nello stesso momento pur eseguendo una sola volta i sigilli.
    Consumo: 2 (Da scalare dal chakra del cane da supporto)

    Nemmeno lui disse nulla né si oppose alla trasformazione perchè conosceva il motivo di quella scelta. Il fatto che Konoha fosse piena di Mukenin liberi di scorrazzare per le strade implicava una pressione psicologica non indifferente per qualcuno che credeva fedelmente nell'onestà del proprio Villaggio e del proprio Hokage. Sapere poi che dietro tutto questo c'era Dreek Jima aveva fatto scattare quella molla che prima mi impediva di ferire seriamente i Ninja che mi arrivavano contro. Il primo ninja che mi si avvicinò fu colpito con un Pugno di Roccia proprio al centro del petto e lanciato chissà dove in mezzo a tutti gli altri.
    Iwa no Kobushi - Pugno di Roccia
    PugnoDiRoccia
    Villaggio: tutti
    Livello: B
    Tipo: Taijutsu
    Questo colpo all'apparenza sarà un semplice pugno e proprio per questo potrà prendere di sorpresa. Infatti questo pugno ha una forza di due gradi superiore a quella dell'utilizzatore e anche la resistenza del pugno sarà molto superiore evitando di ferirsi quando viene sferrato anche contro superfici molto dure. Questo colpo potrà addirittura fratturare le ossa se colpisce in pieno causando danni medio-gravi. Inoltre non sarà nemmeno semplice da deviare e l'avversario si troverà spiazzato quando capirà che non è un semplice pugno. La sua forza è tale da distruggere anche una roccia.
    Consumo: 8

    Avevo completamente smesso di preoccuparmi della vita dei ninja che mi venivano incontro anche perchè stando a quanto mi era stato detto erano tutti Mukenin. Non mi ero dato completamente alla pazzia ma di certo non mi sarei trattenuto così tanto come prima. Il mio solo scopo ora era sconfiggere più Ninja possibili per poi andarmene con l'altro Inuzuka e farmi dire tutto quanto.
    Come ha fatto a prendere il posto di Hayter? Non posso dire di conoscerlo bene ma ha sostenuto il mio esame per diventare Genin e quello per diventare Special Jounin. Non doveva proprio essere uno sbarbatello. Ma mettiamo per assurdo che Jima l'abbia ucciso ed abbia preso il suo posto. Come è possibile che nessuno se ne fosse mai accorto? E poi... Jima non era stato ucciso nella battaglia a Suna?
    Al tempo mi aveva dato parecchio fastidio che non fossi stato io a porre fine alla sua vita. Io e lui ci eravamo scontrati parecchie volte e, dopo aver visto i massacri di cui era capace, avevo giurato di ucciderlo senza pietà. I cadaveri delle persone che lui aveva ucciso erano stati testimoni della mia promessa. Me l'ero fatta passare in fretta, in fondo era importante che lui fosse morto mentre chi l'aveva ucciso passava in secondo piano. Non ero così egoista da sperare che fosse ancora vivo per poi regolare i conti con lui. Meno pazzoidi omicida c'erano in giro e meglio era. Riuscivo a stento ad immaginare cosa ne sarebbe stata di Konoha in mano ad un tizio del genere. C'erano troppe cose che volevo fare in quel momento: sconfiggere tutti quei Ninja, scoprirne di più di tutta quella storia, salvare il Villaggio della Foglia e, ovviamente, uccidere definitivamente Dreek Jima. Tuttavia la triste verità mi colpì come una doccia fredda.
    Non sono abbastanza forte per fare anche solo la metà di quelle cose.
    Se Jima era abbastanza forte da sconfiggere l'Hokage e prenderne il posto, inutile negarlo, allora non ero ancora in grado di sconfiggerlo. Da ciò derivava che non potevo nemmeno salvare il mio Villaggio. Per concludere, i Ninja che stavamo affrontando erano definitivamente troppi solamente per due persone e due Ninken e presto sarebbero arrivati altri Ninja, anche regolari, a dare man forte agli altri. Rimaneva solo un obiettivo raggiungibile e per farcela dovevo riuscire a scappare di lì il più in fretta possibile. Al momento mi sarebbe stato difficile con quell'orda di Ninja pronti a farci la pelle per cui avrei combattuto con le unghie e con i denti fino a quando non sarei riuscito ad ottenere un momento per scappare. Ancora con il pugno teso in avanti per via del colpo precedente inspirai molta aria per poi gridare una frase. Una sola e unica frase a gran voce con il tono più solenne e minaccioso che conoscevo.
    Vi farò pentire... di aver messo anche un solo piede in questa terra!
    Non era tanto la frase, forse un po' troppo banale pronunciata da un Ninja della Foglia, ma quanto l'imposizione del tono, la posizione del corpo e lo sguardo nel mio viso a far tentennare i Ninja che avevo davanti. La situazione di stallo durò meno di un respiro dato che vidi volare verso di me una raffica di Shuriken. Li bloccai tutti con una tecnica molto basilare utilizzando il filo metallico.
    Kagonome - Gabbia Metallica
    Kagonome-GabbiaMetallica
    Livello: D
    Tipo: Ninjutsu
    Per eseguire questa tecnica, l' utilizzatore avrà bisogno di almeno 10m di filo metallico. Dopo aver eseguito gli opportuni sigilli, l' utilizzatore immetterà il proprio Chakra nel filo metallico, che si tramuterà in una corda speciale, un qualcosa di più resistente del metallo. L' unico modo per indebolire questa fune, è di bagnarla. Il filo metallico, dopo l' utilizzo di questa tecnica, si muoverà in continuo da solo e andrà a formare una cupola dal diametro di due metri attorno all' utilizzatore. Il filo si continuerà a muovere molto velocemente in modo da sembrare una insieme di fili invece di uno unico. Questa barriera di filo metallico, potrà essere utilizzata unicamente per bloccare armi da lancio, o difendersi da Taijutsu di livello D o inferiore. Contro i Nijutsu, infatti, non ha alcun effetto.
    Consumo: 2

    Non persi tempo, la disattivai subito per poi lasciare cadere il filo metallico a terra. Altri Ninja erano intenti ad attaccarmi fisicamente e non avrei resistito con quel misero Ninjutsu. Lo Shinobi che si stava avvicinando utilizzava un particolare stile basato sui palmi, uno stile che avevo già visto in passato. Tentò di colpirmi con una serie di colpi usando i palmi delle mani ma io li schivai spostandomi con il busto o con la testa. Tutto ad un tratto però mi trovai completamente paralizzato e il mio corpo si rifiutava assolutamente di muoversi.
    Happa Sho - Esplosione dal Palmo
    HappaSho-EsplosionedalPalmo_zps51038523
    Villagiio: Tutti
    Tipo: Taijutsu
    Livello: C
    Questo stile viene eseguito confluendo costantemente il Chakra nei propri arti, e con singolare eleganza si basa nel portare a termine numerosi attacchi con palmo e tallone con estrema velocità e precisione. Questo Taijutsu, dunque, potenzia le facoltà fisico-motorie dell'utilizzatore d'un grado mentre tenuto attivo.
    Si potrà ricorrere ai soli Taijutsu mentre questa tecnica è attiva, e nel caso di Taijutsu sferrati con gli arti superiori, solo quelli che consistono in colpi di palmo
    Consumo: 4 (A turno)

    Kanashibari no Jutsu - Tecnica della Paralisi Temporanea
    KanashibarinoJutsu-TecnicadellaParalisiTemporanea_zps94f8be7e
    Villaggio: Tutti
    Livello: D
    Tipo: Ninjutsu
    Una tecnica assai efficace ma dalla breve durata. L'utilizzatore per eseguirla dovrà rimanere totalmente immobile e congiungere rapidamente le mani; che saranno dunque in bella vista. Poi rimarrà immobile per cinque secondi e dopo di che qualunque persona sia di fronte all’utilizzatore a una distanza massima di dieci metri e un’ampiezza di un metro finirà paralizzato per tre secondi o finché non subisce un danno di qualsiasi entità.
    Consumo: 2

    Yashi no Burēka - Palmo Demolitore
    YashinoBur1130ka-PalmoDemolitore_zps0eb13fff
    Villaggio: Tutti
    Livello: C
    Tipo: Taijutsu
    Questo è un semplice ma potente colpo di palmo. L'utilizzatore concentrerà il chakra in una mano per poi colpire l'avversario. La tecnica causerà danni medi e potrà scaraventare in aria il nemico a diversi metri di distanza che poi proseguirà rotolando a terra. Nella fase di caduta quindi si riporteranno diverse ferite da impatto anche a seconda del tipo di suolo. Inoltre se non si finirà a terra ma direttamente contro un muro o un albero i danni saranno ancora maggiori.
    Consumo: 4

    Il Jutsu era stato utilizzato da qualcuno al di fuori del mio campo visivo, probabilmente un codardo come pochi. I miei riflessi da guerriero scattarono quando videro il palmo del Ninja davanti a me dirigersi verso il mio petto ma il mio corpo non rispose agli ordini del mio cervello. La sua mano mi colpì in pieno petto scaraventandomi lontano. Il colpo non mi aveva fatto molto male ma la spinta che mi diede mi sorprese non poco. Percorsi circa sette metri rotolando prima di riprendere il controllo del mio corpo arrestando la mia corsa con entrambe le mani e posizionandomi istintivamente a quattro zampe.
    Ryo attento sopra!
    Mi gridò Akiba in forma Katana. Alzai lo sguardo verso l'alto e vidi un ninja intento ad effettuare un Taijutsu. Il pugno era diretto verso il basso ma mi sembrava un movimento un po' diverso da un Taijutsu letale che avevo visto più volte. L'avevo visto con la coda dell'occhio terminare un giro su stesso mentre era ancora in aria invece quando avevo visto usare quell'altro Taijutsu, quello che quando colpiva il terreno provocava qualcosa di molto vicino ad un terremoto, ci si limitava a scagliare il pugno verso il basso. Mi decisi, puntai saldamente i piedi a terra e scagliai un Pugno di Roccia con tutta la forza che avevo verso il pugno dell'altro Shinobi.
    Raiken - Pugno Fulmineo
    Raiken-PugnoFulmineo_zpsc79a6b3b
    Villaggio: Tutti
    Livello: C
    Tipo: Taijutsu
    Questo jutsu risulterà molto semplice da compiere, ma avrà notevoli ripercussioni se fallito. Inizialmente, l'utilizzatore fletterà le gambe dandosi una notevole spinta verso l'alto. Una volta giunto all'apice del proprio salto, si porterà con il viso rivolto verso il suolo ed attraverso dei continui movimenti del bacino, egli inizierà a ruotare su se stesso. Una volta giunto a poca distanza dalla vittima, estenderà il braccio e darà a quest'ultima un unico pugno ben assestato e si riporterà al suolo facendo pressione sullo stesso corpo a cui ha inflitto il colpo. I danni inferti alla vittima sono di medio-grave entità. Se l'avversario dovesse scansarsi, l'utilizzatore colpirà il suolo con la stessa mano, ricevendovi un danno medio-lieve a causa dell'impatto.
    Consumo: 4

    Iwa no Kobushi - Pugno di Roccia
    PugnoDiRoccia
    Villaggio: tutti
    Livello: B
    Tipo: Taijutsu
    Questo colpo all'apparenza sarà un semplice pugno e proprio per questo potrà prendere di sorpresa. Infatti questo pugno ha una forza di due gradi superiore a quella dell'utilizzatore e anche la resistenza del pugno sarà molto superiore evitando di ferirsi quando viene sferrato anche contro superfici molto dure. Questo colpo potrà addirittura fratturare le ossa se colpisce in pieno causando danni medio-gravi. Inoltre non sarà nemmeno semplice da deviare e l'avversario si troverà spiazzato quando capirà che non è un semplice pugno. La sua forza è tale da distruggere anche una roccia.
    Consumo: 8

    I nostri colpi impattarono e nel terreno vicino ai miei piedi si formarono delle crepe. Il vincitore dello scontro di forza fui io dato che, dopo aver sentito qualche suo osso rompersi, gli afferrai il polso con l'altra mano in modo che non volasse via e, compiuto un giro su me stesso dopo averlo afferrato anche con l'altra mano, lo lanciai verso un gruppo di assalitori in modo da rallentarne l'avanzata anche di poco.
    Forza, facciamoli a pezzi!
    Disse la Bestia direttamente dalla mia mente ma io scacciai subito quei pensieri. Sarebbe stato facile, di emozioni negative ne provavo parecchie in quel momento e alla minima volontà di trasformarmi ci sarei riuscito.
    No. Mukenin o meno, agli occhi degli Shinobi ancora leali a Konoha e dei cittadini dimostrerò che non sono un killer spietato.
    Non che contasse molto alla fine visto che l'altro Inuzuka ne stava uccidendo uno dopo l'altro. Poco importava alla fine, se anche una sola persona all'interno del Villaggio avesse creduto che non fossi stato io l'artefice di quel massacro allora avevo raggiunto il mio obiettivo. Vidi una buca nel terreno in una zona poco distante da me e saltai senza pensarci. Una mano sbucò fuori proprio dove prima stavano i miei piedi, una tecnica che avevo già visto in passato e sapevo come funzionava. Mi trovavo a circa otto metri d'altezza quando venni raggiunto a sorpresa da un Ninja che tentò di colpirmi con tre calci rapidissimi al fianco destro.
    Doton: Shinjuu Zanshu no Jutsu - Tecnica della Decapitazione Terrestre
    DotonShinjuuZanshunoJutsu-TecnicadellaDecapitazioneTerrestre_zps245a132f
    Villaggio: Tutti
    Livello: D
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica permette ai possessori dell'elemento Terra d'infiltrarsi nel sottosuolo lasciando in bella vista una buca d'un metro quadrato, se non in possesso di tecniche che permettano d'infiltrarsi senza lasciar tracce, e dirigersi verso una posizione prestabilita prima di andare sottoterra, nel tentativo d'afferrare la caviglia dell'avversario e trascinarlo nel sottosuolo lasciandolo momentaneamente immobilizzato. Se usata contro un soggetto in possesso dell'elemento Doton esso potrà rapidamente liberarsi dalla tecnica, altrimenti ci riuscirà solamente all'inizio del suo secondo turno.
    Non è ovviamente possibile protrarre la tecnica per più turni e si dovrà riemergere prima della fine del proprio.
    Consumo: 2


    Dai Senpuu - Turbine Maggiore
    DaiSenpuu-TurbineMaggiore_zpsf8b072ae
    Villaggio: Tutti
    Livello: C
    Tipo: Taijutsu
    Questa tecnica, come il semplice Senpuu, permette all'utilizzatore d'usare la propria destrezza per liberarsi in aria. Questa volta però riuscirà a sferrare ben tre calci rapidissimi sempre dal raggio di ben 180 gradi. Se il bersaglio viene colpito verrà scagliato a diversi metri di distanza oltre che a subire i danni dovuti ai diversi colpi.
    Consumo: 4

    Il primo calcio mi colpì a sorpresa mentre il secondo riuscii a bloccarlo sotto l'ascella destra. Caricai il pugno sinistro di chakra e stavo per distruggergli il ginocchio quando un enorme drago di tipo Doton colpì entrambi.
    Iwa no Kobushi - Pugno di Roccia
    PugnoDiRoccia
    Villaggio: tutti
    Livello: B
    Tipo: Taijutsu
    Questo colpo all'apparenza sarà un semplice pugno e proprio per questo potrà prendere di sorpresa. Infatti questo pugno ha una forza di due gradi superiore a quella dell'utilizzatore e anche la resistenza del pugno sarà molto superiore evitando di ferirsi quando viene sferrato anche contro superfici molto dure. Questo colpo potrà addirittura fratturare le ossa se colpisce in pieno causando danni medio-gravi. Inoltre non sarà nemmeno semplice da deviare e l'avversario si troverà spiazzato quando capirà che non è un semplice pugno. La sua forza è tale da distruggere anche una roccia.
    Consumo: 8

    Doton Doozen Ryu - Dragone della Terra
    DotonDoozenRyu-DragonedellaTerra_zpsd608c083
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Con questo Ninjutsu si genera dal terreno o dalla bocca un grande ammasso di terra e roccia che prende la forma di un drago che insegue l'avversario fino a travolgerlo. Il drago sarà lungo al massimo venticinque metri e avrà un diametro di sei. Se la tecnica prende in pieno riuscirà a causare danni da impatto medio gravi.
    Consumo: 8

    Il colpo, essendo stato lanciato dal basso verso l'alto in diagonale, ci lanciò in alto. Vedendo che l'altezza aumentava vertiginosamente, appoggiai le braccia al muso del drago per poi darmi una bella spinta anche con il bacino. Mi spostai lateralmente rispetto al Justu che continuò la sua corsa verso l'alto e io finii per atterrare sul tetto di una casa. Avevo il fiato corto per via del susseguirsi delle azioni e i colpi che avevo ricevuto non aiutavano affatto. Qualcuno aveva deciso di sacrificare un "compagno" per colpire anche me. Questo confermava al 99% che quello che aveva detto l'altro Inuzuka era vero e cioè che quelli fossero tutti Mukenin. Almeno quello era il ragionamento del mio punto di vista, dubitavo seriamente che un Ninja della Foglia colpisse un suo compaesano semplicemente per arrecare ferite al nemico. Giusto il tempo di prendere un respiro che i Ninja iniziarono a raggiungere il tetto della casa sul quale mi trovavo. C'erano due Ninja in piedi sul bordo del tetto davanti a me e altri due sul lato opposto, tutti intenti ad eseguire dei sigilli. Non sarei mai riuscito a difendermi in tempo da tutti gli attacchi ma non mollai lo stesso. Eseguii comunque una delle mie tecniche difensive migliori rivolta ai ninja che avevo davanti proprio mentre i loro Jutsu partivano verso di me.
    Doryuu Heki - Paramento Terrestre
    DoryuuHeki-ParamentoTerrestre
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Questo Ninjutsu creerà un'enorme parete rocciosa in grado di bloccare la maggior parte degli attachi esistenti. Si esegue una breve serie di sigilli e poi si vomiterà del fango che andrà a formare un enorme muro di terra davanti all'utilizzatore. Il muro sarà alto dieci metri, largo cinque e spesso uno. Il muro potrà bloccare qualunque Jutsu di livello B ed inferiore.
    Consumo: 8


    Karyūdan - Proiettili del Drago di Fuoco
    Kary16B0dan-ProiettilidelDragodiFuoco_zps63b15b8c
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tecnica che può essere considerata un evoluzione ideale della tecnica Katon: Housenka No Jutsu. L'utilizzatore potrà espellere dalla propria bocca una serie di proiettili di fuoco, grandi all'incirca quanto due pugni congiunti, che al contatto causeranno ustioni di media entità nelle parti colpite.
    [Massimo Sfere: Chuunin 15, Sp Jounin 20, Anbu 25, Jounin 30]
    Consumo: 8

    Doton: Doryuudan - Proiettili del Drago di Fango
    DotonDoryuudan-ProiettilidelDragodiFango_zpsf56b1696
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Viene creato dal terreno un drago di fango che dalla bocca sparerà dei proiettili simili ai Karyūdan. Questi però saranno fatti ovviamente di terra e, invece che fare danni da ustione, faranno danni da impatto.
    [Massimo proiettili: Chuunin 15, Sp Jounin 20, Anbu 25, Jounin 30]
    Consumo: 8

    Gatsūga - Zanne Perforanti
    Gatsuga
    La tecnica richiede che il proprio cane si sia trasformato in una copia identica dello Shinobi. Si presenta come lo Tsūga, ma poiché eseguita in coppia risulta raddoppiato il raggio e la potenza della tecnica. Una volta in posizione, cioè entrambi a quattro zampe con tanto di zanne spianate, i due faranno forza su tutti e quattro gli arti per poi staccarsi fulmineamente da terra ed iniziare una rotazione ad altissima velocità. Si formeranno due turbini di cinque metri per due che causeranno danni di medio grave entità a chi viene colpito. E' possibile cambiare direzione al massimo di novanta gradi. Le armi da lancio come Kunai e Shuriken saranno inefficaci contro l'Inuzuka, ma uno Shuriken di grosse
    dimensioni come quelli del Vento Demoniaco e superiori potranno comunque ferire il soggetto.
    Utilizzabile solamente in combinazione con il Cane in Affidamento
    Consumo: 4 (Sia dal Ninja che dal Cane)

    Entrambi si infransero nella mia difesa ma i Jutsu dei nemici dietro di me non avrei mai potuto bloccarli. Chiusi gli occhi in attesa di venire colpito quando sentii delle grida umane allontanarsi sempre più. Presumibilmente i due erano caduti. Quando aprii gli occhi vidi la sagoma di un Ninja e del suo Ninken. Non appena aguzzai la vista, non che fosse troppo lontano ma le batoste avevo preso iniziavano a farsi sentire, lo riconobbi subito. No, non era mio padre venuto a salvare suo figlio. Era lo Shinobi che avevo affrontato nella Guerra dei Paesi Minori, l'Inuzuka che aveva un po' di problemi a contenersi quando sentiva l'odore di uno del suo Clan: Kazuma Inuzuka.
    Ma che diav-
    Un fitta mi arrivò al fianco dove mi aveva appena colpito il drago di terra e mi zittii.
    Tsé, chi lo sapeva che eri tu quello a cui si riferivano. Voglio dire... tu!
    Quando il dolore passò gli risposi sebbene il tempo a disposizione per la nostra chiacchierata era praticamente terminato.
    Riferivano? Chi? Perchè sei fuori dalla prigione?
    Ti spiegherò tutto una volta andati via. Ora dobbiamo trovare-
    Whoa, whoa. Aspetta. Io dovrei andarmene e lasciare Konoha in mano a questa gente?
    L'avevo già realizzato da solo durante lo scontro ma sentirselo dire aveva tutt'altro effetto.
    Kazuma ha ragione. Fra poco avremo addosso l'intero Villaggio e non è un'esagerazione. L'unico modo che hai per dare speranza alla Foglia è andartene e, un giorno, tornare!
    Il ragionamento del suo Ninken non mi sembrava quadrare del tutto. Dubitavo seriamente che l'unico modo per salvare il mio Villaggio era scappare ma ero sicuro che fosse l'unico modo per sopravvivere. Tre Ninja e tre Ninken non sarebbero bastati per sconfiggere un intero villaggio da soli.
    Allora andiamo a prendere l'altro Inuzuka e poi andiamocene!
    Disse Akiba in forma spada. I due rimasero sorpresi perchè sentirono la sua voce senza vederne la figura ma quando indicai la katana afferrarono subito il concetto. L'unico motivo per cui avevamo avuto il tempo per quella "breve" chiacchierata era perchè tutti si stavano concentrando sulla Bestia grande e rossa che sventrava un Ninja dopo l'altro. Io, Kazuma e il suo Ninken scendemmo per dare una mano a lui e al suo Ninken, ancora trasformato nella versione "normale" del ninja. Io, Kazuma e la Bestia rossa combattevamo fianco a fianco contro i Ninja che mano a mano si avvicinavano supportati dal Ninken di Kazuma e della Bestia. L'unico che agiva per fatti suoi era la Bestia ma d'altronde riuscivo a capirlo perfettamente. Noi quattro invece ci intendevamo perfettamente. Non far combattere Akiba non era segno di debolezza perchè gli altri due Ninken, seppur forti e agili, non potevano esserlo come i "padroni" o i ninja che affrontavano dato che non potevano confrontarsi contro i Ninjutsu e i Taijutsu che i normali ninja conoscevano. Incredibilmente, in poco tempo riuscimmo a sconfiggere i Ninja intorno a noi e solo noi eravamo in piedi. Passi e grida si sentivano in lontananza quindi significava che avevamo si e no una manciata di secondi ma ora la priorità era un'altra. Kazuma schiumava di rabbia per l'odore di Inuzuka che gli riempiva le narici e, se fino ad ora aveva tenuto le mani occupate per via degli altri Ninja, ora non c'era più niente su cui sfogarsi mentre la Bestia rossa si girò minacciosa verso tutti noi. Il suo Ninken abbassò le zampe e piegò leggermente la testa smettendo di fissarlo negli occhi. Io ci misi qualche attimo in più per afferrare il perchè del suo gesto e poi feci la stessa cosa piegando leggermente le gambe in un inchino. Nonostante il Ninken di Kazuma fece la stessa cosa, lui non lo fece.
    Non devi risultare una minaccia per lui o la trasformazione non passerà mai.
    Gli dissi sottovoce e nel tono più calmo possibile senza alzare lo sguardo. Kazuma tentennò un altro secondo per poi imitarmi tappandosi il naso, forse lo avrebbe aiutato a contenersi per qualche istante. La Bestia rossa ululò al cielo, probabilmente rivelando a tutti la nostra posizione, e la trasformazione si annullò regredendo sempre più alla forma umana dell'Inuzuka. La Bestia aveva vinto contro le sue prede e quelle rimaste si erano sottomesse al suo potere. La sete di sangue era stata soddisfatta, il Re aveva vinto. Questo era il concetto su cui girava attorno a quella trasformazione quando non si poteva controllare. L'Inuzuka era parecchio provato dal dolore accentuato per via della trasformazione così parlò il suo Ninken.
    Fantastico, ora si è aggiunto un altro Inuzuka. Dovete scappare lontano-
    No. Io vengo con voi. Esigo delle spiegazioni più chiare e voglio sapere tutto quello che è successo. E se scopro che mi avete preso in giro mi incazzerò parecchio.
    Ora come ora non ti possiamo impedire di seguirci. Ora andiamocene!
    Tutti e cinque, Akiba escluso visto che si trovava ancora in forma "katana" per una questione di comodità, iniziammo a correre verso il varco creato nelle mura creato precedentemente con l'Inuzuka senza nome e il suo Ninken a farci da strada. Kazuma decise di sfruttare quel momento per spiegarmi la sua apparizione.
    Mi hanno fatto evadere di prigione perchè due Inuzuka avevano minacciato la vita dell'Hokage.
    Disse lui dal nulla.
    Puoi immaginare il mio stupore. Due Inuzuka che tentano di uccidere l'Hokage e chiamano... un Mukenin? Posso capire che la mia "rabbia" possa far loro comodo contro due Inuzuka ma rimane comunque una cosa strana... Ho vissuto fra i Mukenin quasi tutta la mia vita e ormai li posso praticamente riconoscere a naso.
    Solo la serietà della situazione mi impedì di ridere a quella battuta non voluta. Naso, Inuzuka.. capito no?
    Quelli che mi hanno liberato non mi sembravano proprio Ninja regolari. Ho avuto conferma che stava succedendo qualcosa di strano quando vidi che uno degli Inuzuka eri tu. Ti ho osservato qualche secondo, era evidente che cercavi di non uccidere nessuno. Inoltre, quando ci siamo affrontati la prima volta mi hai dato l'idea di essere tutto fuorché un Mukenin. A quel punto ho deciso di aiutarti, sapevo che stava succedendo qualcosa di strano e losco.
    Stavamo correndo tutti a perdifiato e fui sicuro che non sarebbe stato facile seminare i Ninja della Foglia.
    Quindi vieni anche tu con noi?
    Gli risposi e, anche se non lo davo a vedere, era ciò che volevo. Era strano che sentissi crescere fra di noi una sorta di legame seppur non fossimo amici o ci fossimo parlati pochissimo in passato. Ma d'altronde a due uomini basta scambiarsi pugni per capirsi davvero.
    No. Già mi è difficile trattenermi con un Inuzuka vicino, figuriamoci con due. Sarebbe insopportabile per me e per voi. Sarò in grado di arrangiarmi ma non scomparirò del tutto.
    Sentivo che era venuto il momento di lasciarci anche perchè era una mossa intelligente. Se ci dividevamo in due gruppi sarebbe stato più difficile venir rintracciati dagli inseguitori.
    Ci vediamo a Reihou fra un mese esatto a partire da oggi. Non morire.
    Neppure tu.
    Con cenno della testa io, lui e il suo Ninken ci salutammo e poi li vidi scomparire nella boscaglia scegliendo un percorso diverso dal nostro. Io continuai a correre dietro all'altro Inuzuka e al suo Ninken verso una destinazione a me ignota. Continuai a correre con il mento sempre alzato e sicuro di me stesso. Un giorno, una volta diventato più forte, sarei tornato per salvare il Villaggio della Foglia.

    Le avventure di Ryoichi continuano QUI.

    Edited by Masterzaga - 16/6/2014, 01:36
     
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    Dopo la fuga di Sakuragi Inuzuka dal Villaggio della Foglia.

    Una giornata fredda e ventosa, gli ultimi raggi di sole sbucavano dalle montagne mentre il globo infuocato andava a nascondersi dietro la fredda pietra. La roccia toccata dalla luce sembrava incandescente fino a quando veniva baciata dal sole ma, appena i raggi del sole smettevano di colpirla direttamente, il suo colore si smorzava, i riflessi caldi che gli donava l'ultima luce del giorno venivano meno e man a mano che il cielo si incupiva così faceva anche la roccia. Proprio sotto quella roccia che perdeva attimo dopo attimo il suo calore, a decine di metri sotto la superficie in modo da non poter essere vista da occhio umano, era presente un'ampia sala. Una scarsa illuminazione rendeva difficile scorgere bene in volto le persone al suo interno. Per quell’occasione si erano riuniti quasi in una decina, evento incredibilmente raro visto quando erano desolati i fili della Tela. Era sicuramente successo qualcosa di importante per richiamare quel gruppo di persone in quella sala e quel senso di disagio, che probabilmente tutti covavano nel fondo della propria mente, si vedeva chiaramente nei comportamenti e nelle espressioni del membro più fresco dell'associazione.
    Seduto su una vecchia sedia di legno sbiadita dal tempo si trovava il ragazzo di Otogakure che aveva ricevuto in "dono" l'argilla esplosiva dall'Architetto. La mano destra picchiettava con le dita sull'avambraccio sinistro in modo ritmico. Il piede destro era appoggiato al suolo solo tramite l'avampiede che premeva con forza verso il basso, impaziente, come se dovesse scattare da un momento all'altro. Il suo nervosismo, così come quella sensazione di disagio che permeava quasi tutti i presenti, era data dalla situazione dell'uomo che si trovava al centro della stanza, posizione da cui poteva osservare tutti i suoi compagni. Il Demone dei Ghiacci, seduto alla sua destra, aspettava che il Fiore del Deserto prendesse parola. Già, non era Tahaku il motivo per tutti si trovavano li, bensì era Asuma che attendeva di parlare ed il uso aspetto era quello che più preoccupava i presenti.
    "Ormai dovremmo esserci tutti". Interruppe quel fastidioso silenzio l'ex shinobi di Sunagakure quando un ragazzo dai capelli castani e occhi verdi era entrato nella sala andando ad occupare l'ultima sedia rimasta libera. "Come avrete ben capito, questa volta, la situazione è più delicata del solito."Cominciò per introdurre il discorso.
    Un respiro profondo, seguito da un espiro ancor più lungo. Il Fiore del Deserto aveva sicuramente trovato un avversario preoccupante ad affrontarlo. Il suo corpo presentava diversi lividi e fasciature, la maggior parte delle quali incentrate sul lato destro del corpo. La metà destra del viso era quasi completamente fasciata, così come tutto l'arto superiore destro era avvolto da candide bende di cotone. La mano sinistra stringeva con rabbia il ginocchio su cui era appoggiata.
    "Durante la mia visita a Konoha ho avuto un bel grattacapo ad uscirne con le mie gambe, anzi, non coi sarei nemmeno riuscito da solo. E di questo devo ringraziare chi mi ha aiutato." Disse, rivolgendo lo sguardo a un uomo accompagnato da un cane.
    L'uomo non si sbilanciò ma si limitò, con un gesto del capo, a chiudere la questione. Il suo compagno, invece, non sembrava della stessa opinione. Infatti a quelle parole aveva digrignato i denti, quasi in gesto di stizza.
    "Ormai le voci che girano sui Ninja della Foglia sono ben note. I validi Shinobi che affrontavano le battaglie pervasi dalla volontà ardente, ormai, non sono più spinti da quel desiderio. L'abuso di potere e di forza è un problema all'ordine del giorno alla Foglia. Anche i Paesi che richiedono la loro assistenza sembrano restii a farci affidamento. I soldati all'ordine dell'Hokage non sembrano essere tutti, in regola..."
    Alcuni sembravano che avessero sentito quella notizia per la prima volta, altri, come l'uomo accompagnato dal cane, sembravano concordare pienamente con le parole del fiore del deserto ed altri ancora sembravano sbattersene del discorso.
    "Mi sono introdotto a Konoha per verificare personalmente la situazione, per capire cosa spingesse gli Shinobi della Foglia ad agire in quel modo. Soprattutto per capire come mai l'Hokage se ne stava in disparte senza far nulla." A quelle parole il suo sguardo si abbassò leggermente e la mano stretta attorno al ginocchio serrò ancor di più la sua presa. Il Fiore del Deserto era evidentemente frustrato, probabilmente si stava rimproverando qualcosa. "Ho avuto modo di parlare con Hayter, ma la risposta ricevuta è ancor più preoccupante delle nostre ipotesi iniziali e, come vedete, sono uscito mal messo da quello scontro e la successiva fuga."
    Un piccolo insetto era volato sulla colonna di pietra alle spalle di Asuma, come se volesse ascoltare più attentamente quelle parole. Vista l'assenza di un ragazzo dal fisico minuto e le occhiaie quello doveva essere un suo messaggero.
    "Hayter Uchiha non è il vero Hokage." Disse senza tanti giri di parole fra lo stupore della maggior parte dei presenti. Solo l'Inuzuka e Tahaku non si erano scomposti. Probabilmente non era la prima volta che sentivano quella frase. "Non so spiegare come sia successo, ma.. Ma... Ma in qualche modo Dreek Jima ha preso il possesso del suo corpo." Disse con la testa china e gli occhi sbarrati.
    Probabilmente nemmeno lui voleva ancora crederci. Se la notizia detta prima aveva stupito quasi tutti i presenti questa li aveva quasi lasciati senza parole. Un Mukenin, l'assalitore di Kirgakure, era diventato Hokage.
    "C-che, cosa?" Disse con un filo di voce, il respiro accelerato e gli occhi puntati su Asuma. "Dreek è diventato Hokage?" Domandò sempre a bassa voce ancora incredulo. "Che diavolo stai dicendo? Eravamo entrambi a Suna quando è morto! Dovresti aver visto anche tu il suo cadavere dilaniato dalle esplosioni di Kusanagi riverso al suolo!" Si sfogò Kensei.
    Dopotutto lui, come Asuma, era stato uno dei primi a conoscere Jima. Proprio per questo il fatto che fosse ancora vivo lo aveva scosso più di molti altri. Inoltre anche lui, proprio come Asuma, lo aveva affrontato. Anche lui aveva avuto la sua occasione per stroncare la vita del Mukenin. Se ora era ancora vivo, se ora era addirittura Hokage, era in parte anche colpa loro. Ma a quelle parole non ricevette risposta dal fiore del deserto.
    Un uomo, dallo sguardo severo e capelli chiari, prese parola al posto di Asuma. "Che c'è ragazzo? Hai paura?"
    Domandò con tono altezzoso Haku per sfottere un po' il più inesperto di loro. Quelle parole non erano nemmeno state recepite da Kensei che era viaggiato con la mente fino al deserto di Sungakure ricordando, nitidamente, Dreek a terra esamine.
    "Un Mukenin a capo della Foglia? Dovremmo tutti averne paura." Lo zittì Saku.
    "Tutto perchè non l'hai ammazzato quando ne aveva la possibilità" Ringhiò a denti stretti Haru rivolto ad Asuma.
    "Parli proprio tu?! Fino a poco fa eravate regolari shinobi di Konoha. Che cazzo avete fatto per impedire tutto questo, eh?" Sputò Haku addosso a Saku e Haru.
    Il cane, con occhi ferini, aveva incassato il colpo anche se non lo aveva affatto gradito. Saku, d'altra parte, era stato colpito altrettanto nell'orgoglio ma più che rabbia da lui traspariva tristezza.
    "Abbiamo cercato di fare quanto in nostro potere. Purtroppo gli Shinobi che si oppongono in modo diretto rischiano di essere mandati a morire in pieno territorio nemico. Inoltre, fino a poco fa, nemmeno noi potevamo sospettare che la situazione fosse così preoccupante. Jima ha calato la maschera solo perchè Asuma lo ha smascherato e pensava di impedirgli senza problemi la fuga. Dobbiamo ritenerci già abbastanza fortunati che questa informazione sia giunta fino a noi." Spiegò l'Inuzuka.
    Haku sembrava ancora in procinto di rispondere qualcosa ma uno sguardo di Tahaku lo aveva fatto desistere.
    "Quindi adesso che si fa? Avete già in mente come procedere?" Chiese con tono pacato Hiroki.
    "Assalirlo nuovamente sarà tutt'altro che semplice. Nessuno di noi potrebbe avvicinarlo facilmente. Anzi, c'è la possibilità che ora sia ancor più in allerta... Col corpo di un Uchiha è ancor più insidioso ma la cosa davvero preoccupante è il potere che esercita sul villaggio." Cominciò a spiegare Asuma. "Il nostro scopo non deve essere, necessariamente, ucciderlo. Potrebbe essere ancor più semplice fargli perdere la carica di Hokage." Aggiunse il Fiore del Deserto.
    "Da quando in qua un Kage perde la carica senza lasciarci le penne? Credo che i casi si possano contare sulle dita di una mano." Specificò Haku.
    "Hai ragione che non sia cosa comune. Agendo sul Daimyo del paese del fuoco, però, possiamo provare a destituirlo dal suo trono. Sarà sicuramente più facile avvicinare il Daimyo che Jima." Disse in modo quasi scherzoso Asuma.
    Il Daimyo era la figura più importante di un Paese, avvicinarlo non era affatto semplice. Se aveva deciso di puntare più su quella figura che su Jima, probabilmente, era perchè le possibilità di successo erano semplicemente maggiori.
    "Come pensi di convincere la persona più autorevole del paese del fuoco a seguire i tuoi ordini? Per quanto i tuoi Genjutsu possano essere raffinati non possono costringere una persona a fare qualsiasi cosa tu voglia." Disse Hiroki mettendo ben in evidenza quale fosse il problema principale da affrontare.
    "Ci sono diversi modi per costringere una persona a fare qualcosa. Dalla tortura alla minaccia possono essere metodi altrettanto efficaci." Aggiunse Haku.
    "Non dico di scartarli a priori, ma usare la forza potrebbe non essere efficace. Al massimo si avrebbe un beneficio temporaneo ma non è cosa sicura." Lo corresse Asuma.
    "Per far perdere l'appoggio all'Hokage si può far forza anche sul consiglio dei Jounin. Perchè non puntare a quello? Se la situazione è problematica come la descrivi anche un loro aiuto non sarebbe da escludere." Ipotizzò con strana calma Haku.
    "Impossibile." Esordì Haru che non parlava da un po'.
    "Ormai Jima è riuscito ad assicurarsi che il consiglio dei Jounin sia dalla sua parte. Forse non completamente ma non è una forza su cui possiamo contare. Meglio cercare chi finanzia il villaggio." Spiegò Saku.
    L'incontro andò avanti ancora per una decina di minuti, al termine del quale, tutti i presenti si alzarono dal loro posto con il piano sviluppato in quei minuti ben presente in testa. Certo, non era privo di rischi e poteva richiedere molto tempo. Poteva richiedere diversi sacrifici non solo fra di loro, ma che alternative potevano avere?

    Grazie a Susa per il post :)
     
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    Il cielo era inaspettatamente terso nel Villaggio della Nebbia. Era di certo un segno, come se anche il cielo stesso volesse festeggiare insieme a lei il coronamento di un sogno; mai era stata tanto felice, nonostante le cicatrici sul palazzo fossero ancora testimoni evidenti del dolore che ancora portava nascosto nel cuore. Ma quel giorno nulla aveva importanza. Era il suo giorno. Lei era la più bella, lei era la più potente, lui tutto il resto.
    Quel mattino tutti gli uomini, le donne e i fanciulli di Kiri le avrebbero reso omaggio, così come avrebbero reso omaggio al suo futuro sposo, riaccolto dopo tempo fra i rami della legalità anche se non del suo Villaggio che gli apparteneva. Era ancora profondamente irritata dal fatto che il suo amato avesse scelto di unirsi a quel covo di vipere che era Konoha, di certo non migliorato dall'elezione del nuovo Hokage, invece di tornare a casa sua. Ma che importanza poteva avere? Danzou non era mai stato una persona da fare le cose semplici. Con lui poteva accadere di tutto: era uno spirito libero e la faceva sentire veramente donna, come mai nessuno prima. Ora poteva riabbracciarlo, amarlo e ancora amarlo finché voleva. L'eccitazione si impadronì di lei ancora una volta ripensando alla notte passata insieme a lui proprio in quella stanza. Se chiudeva gli occhi poteva risentirne il profumo, profumo di uomo, profumo di sesso. Sapeva che la tradizione richiedeva che gli sposi non si dovessero vedere la notte prima del matrimonio, ma quando lui aveva bussato alla porta non aveva resistito. Aveva bisogno di sentire il sapore delle sue labbra, il calore dei suoi baci, voleva essere posseduta e a sua volta possederlo.
    Era suo, ormai, e di nessun'altra. Quella sensazione la inebriava.
    Si guardò allo specchio. Sapeva di essere bellissima, ma accertarsene per l'ennesima volta non le sarebbe costato nulla. Il trucco era perfetto, così come l'elaborata acconciatura che le ricadeva morbidamente sulla spalla destra, ed il lungo vestito azzurro, che si intonava con i suoi lucidi e profondi occhi blu. “Lui impazzirà, ne sono certa.” Conosceva i gusti del suo futuro sposo e quel vestito evidenziava ogni curva del suo corpo, senza risultare però volgare. Lei era donna fino in fondo, ma era anche il capo del Villaggio della Nebbia.
    Bussarono alla porta, mentre ancora lei stava finendo l'attento esame di ogni dettaglio della sua figura.
    «Chi è?» chiese distrattamente.
    «Sono io.» La bella Terumi si girò verso la porta. La sua voce era profonda e seducente, parte del suo fascino.
    «Non dovresti essere qui» disse avvicinandosi alla porta. «Non avresti dovuto venire neanche ieri notte.»
    Anche se non poteva vederlo, percepì il sorriso enigmatico e provocante che si disegnò sulle labbra dell'amato.
    «Non mi sembra che tu mi abbia respinto ieri sera, e non lo farai neanche adesso.» Ecco il lato che più la faceva eccitare. Sapeva sempre cosa voleva, ciò che desiderava, nella vita come nel letto.
    Lei aprì la porta, perdendosi nel viso di lui. L'occhio che aveva perso, o meglio cambiato, non toglieva niente alla bellezza selvaggia e perversa che emanava. Anzi, forse gli dava ancora più forza.
    «Sei bellissima, amore mio».


    Danzou guardò la promessa sposa pensando che fosse davvero molto bella. Tutta quella faccenda aveva dei risvolti davvero piacevoli e intriganti, fra i quali agitarsi tra le lenzuola della Mizukage.
    Il suo ritorno a Kiri era stato davvero nostalgico. Prima di tutto gli sguardi malevoli che lo avevano accolto al suo arrivo in porto, accompagnato da un seguito di diplomatici ai suoi ordini, che avevano il compito di presenziare alla cerimonia e allacciare nuovi accordi politici e commerciali tra la Foglia e la Nebbia.
    Sapeva di non aver mai goduto di buona fama nel suo villaggio, ma il tradimento aveva trasformato quegli sguardi di disprezzo in vero e proprio odio, che l'ex Mukenin affrontò tenendo ben in mostra il nuovo e luccicante coprifronte della foglia. Non aveva importanza cosa pensassero quelle nullità, aveva già le gentili attenzioni di chi comandava.
    «Sei bellissima, amore mio» disse alla giovane Terumi Sajun, già pronta con l'abito per le nozze. Lui stesso indossava un bell'abito tradizionale, di un cupo grigio lucido, un po' troppo opulente per i suoi gusti ma adatto all'occasione. Si avvicinò a lei baciandola con forza.
    «Ti vorrei adesso» le disse sfiorandole il viso. «Devo averti.»
    Vide negli occhi di lei il desiderio avvampare, ma alla fine lo respinse con dolcezza, allontanandosi da lui. «Non possiamo far aspettare gli ospiti. Dopo avremo tutto il tempo per divertirci.»
    «Hai ragione» sospirò Danzou, interpretando alla perfezione la parte del marito dolente. «Comunque non ero qui per questo. Volevo chiederti se avevi fatto quella cosa, in modo da permettere al messaggero di partire appena possibile.»
    Il viso di lei si fece indeciso, come se dubitasse della decisione presa.
    «Lo sai che è la cosa giusta.» intervenne lui, prima che potessero insorgere dubbi. «Ne abbiamo già parlato».
    Lei annuì guardando a terra ma, quando rispose, nella sua voce c'era ancora una vena di dubbio. «Sì, ho firmato il provvedimento questa mattina e informato i capi del dipartimento. Entro stasera sarà di dominio pubblico.»
    Danzou sorrise, quello stesso sorriso che piaceva tanto a lei. «Lo sai che ti amo tanto, vero?» Gli occhi di lei si persero di nuovo sul suo viso, mentre i dubbi scivolavano via. «Sì, lo so.»


    Watanabe osservò l'ambiente che lo circondava esibendo la sua espressione più indecifrabile. Nella sala grande del palazzo regnava la confusione: tutti gli elementi che avessero una minima importanza a Kiri si trovavano lì, a festeggiare le nozze tra Terumi Sajun e Danzou il traditore. Solo quello sarebbe bastato a fargli rivoltare lo stomaco, ma la cosa peggiore era assistere allo spettacolo offerto dai sedicenti delegati di Konoha, gente con cui egli stesso avrebbe dovuto trattare una volta che avessero smaltito la probabile sbornia derivante dal banchetto. Quei gentiluomini, da quando erano arrivati, non avevano fatto altro che bere e scoparsi tutte le baldracche su cui riuscivano a mettere le mani, cosa non troppo difficile visti i precedenti del loro capo. Ed ora i vari arrivisti ed arrampicatori sociali sciamavano attorno a quello sterco come tante mosche, attirate dalla promessa di una rapida carriera. Era infatti facile capire che quel matrimonio sanciva non solo un'unione tra due persone, ma anche un'alleanza tra il Villaggio della Nebbia e quello della Foglia, cosa che per molti si poteva rivelare un'occasione.
    Per altri invece era solo una follia, come aveva fatto notare egli stesso a una riunione del consiglio ristretto, di cui faceva parte come membro giovane. Cosa avrebbero pensato le altre nazioni? Come avrebbero reagito? Ma le sue parole non erano, evidentemente, state ascoltate.
    Al suo fianco c'era uno dei pochi sostenitori che gli restavano: intelligente, ricco e la sua influenza gli consentiva l'accesso a determinate informazioni, ma aveva poca dimestichezza con la politica, quindi distribuiva parte delle sue risorse a gente come Watanabe, che agissero per lui.
    Stavano parlando di dettagli minori quando dalle labbra di questi venne fuori qualcosa di interessante:
    «Si, è ufficiale, Tahaku Yuki è da oggi il ricercato numero uno di Kiri» disse a bassa voce.
    Watanabe inarcò le sopracciglia, preoccupato. «Ne sei sicuro?»
    «Pensavo ne fossi già a conoscenza. La taglia che gli hanno messo sulla testa farebbe impallidire chiunque. Andrei io stesso a cercarlo se ne avessi la forza.» rise l'altro.
    «Capisco.» Sul suo volto severo dovette apparire un'incrinatura, perché il suo amico percepì un'esitazione.
    «Qualcosa non va?»
    In effetti non c'era nulla che non andasse. Lo Yuki era a tutti gli effetti un traditore, e di quelli pericolosi, stando ai rapporti. Ma tutta questa fretta, così d'improvviso, non gli appariva coerente. Neanche il consiglio era stato informato. “Cos'è successo?”
    «No, niente. Sono solo un po' nauseato dalla compagnia.» Dissimulò, accennando agli ospiti della Foglia. «Forse è meglio accomodarsi, sembra che la cerimonia stia per iniziare.»

    Grazie a Red per il post :)
     
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    La Tela allo scoperto!



    Tornarono presto da lui, come sperava. Sunagakure, lo sapeva bene, aveva solo cominciato con lui. Gli interrogatori verbali, seppur non consueto che fossero tenuti dal Kazekage in persona, erano solo il preludio a quelli che sarebbero stati poi interrogatori più brutali, tentativi di entrare nella sua mente e, se si fosse mostrato troppo resistente, probabilmente anche torture.
    Non era la prima volta che Natsu veniva catturato, e sapeva bene come funzionava la cosa. E per quanto avrebbe preferito evitarlo, sapeva già che con lui sarebbero dovuti arrivare alle maniere forti. Nessuno sarebbe potuto entrare nella sua mente dove il suo potere era assoluto, contro la sua volontà. Non che le torture avessero mai funzionato granché, ma alla fine era sempre riuscito ad evadere. Senza nessuna prospettiva di fuga o alcun piano di riserva, si sentiva vulnerabile.
    Dopo aver rimuginato a lungo e senza successo su un piano di fuga attuabile, si sentiva esaurito nello spirito. Aveva immaginato diciotto possibili scenari ma nessuno dei quali potesse prescindere dalla sua attuale incapacità di modellare il chakra, da variabili impreviste lungo la via d’uscita attraverso un luogo che non conosceva o da un improbabile aiuto dall’esterno. Senza il modo per esercitare altrimenti e in maniera produttiva le sue immense facoltà, Natsu si sentiva svuotato. La verità era che i suoi incontri con il Kazekage erano l’unica fonte di intrattenimento che lo risvegliasse dal suo grigio torpore. Era un uomo dall’intelligenza pacata, ma acuta: non agiva mai con avventatezza ma era raro che sbagliasse una mossa, quando decideva di compierne una. Questo lo aveva capito presto ed apprezzava l’onesta preoccupazione con cui quell’uomo si caricava in spalla le preoccupazioni di un intero villaggio; ma lui restava sempre un prigioniero e il Kage il suo carceriere.
    Quando gli tolsero il cappuccio dalla testa, trovò l’ometto seduto sulla stessa sedia di sempre. Come sempre, dovette socchiudere gli occhi per qualche tempo per riabituarsi alla luce dopo giorni di soffocante oscurità nella sua cella. Quando poté di nuovo guardarsi intorno con sufficiente chiarezza, si accorse che il Chikamatsu sembrava più magro, più vecchio e stanco di quanto non ricordasse l’ultima volta che lo aveva visto.
    «Sembri stanco, Kazekage-sama» lo apostrofò l’Architetto.
    «Ho avuto giorni migliori. Ma anche tu, Natsu.»
    Era vero. Natsu non aveva niente con cui specchiarsi ma sapeva bene quanto doveva apparire debole e deperito ad uno sguardo esterno. La lunga inattività forzata – mesi? Anni? – lo aveva indebolito. Avvertiva gli abiti larghi quando prima gli calzavano a pennello; sentiva le ossa strusciare dure e appuntite sotto i vestiti, invece dei muscoli guizzare come una volta; ma tutto questo non aveva importanza. Niente importava finché la sua mente restava pura ed incontaminata. Le faccende del corpo erano passeggere; niente più che la manifestazione fisica della volontà, e la sua volontà era sempre stata ferrea.
    «Sappiamo entrambi che queste conversazioni sono un lusso che la Sabbia non concede tanto spesso», riprese il Kage, «e sono certo tu sia consapevole che senza l’utilizzo della mia personale autorità ci saremmo andati molto più pesanti con te fin dall’inizio. E prima o poi tutti parlano.»
    Anche questo era vero. Natsu tacque, facendogli tacitamente intendere di continuare a parlare.
    Il Kazekage sospirò. «Io penso tu sia un uomo molto intelligente e ho detto ai miei uomini che avremmo potuto ottenere molto di più da te mostrandoti rispetto, piuttosto che con la forza bruta. Ti sarei grato se mi aiutassi a dimostrare loro che avevo ragione.»
    «Che cosa vuoi sapere?» chiese Natsu, che pure non temeva le implicite minacce nascoste nelle parole dell’uomo.
    «Quello a cui stiamo girando intorno già da un po’. Tahaku. Il motivo della tua alleanza con lui. Gli sei leale… perché?»
    L’Architetto sorrise, il corpo scosso da deboli colpi di tosse. «Facciamo un gioco, ti va? Io dico una cosa a te e tu ne dici una a me.» Natsu rimase in attesa, conscio di star entrando in un terreno pericoloso. Alla fine il Kage annuì, con sua somma soddisfazione. «Allora comincio io: da quanto tempo sono rinchiuso qui?»
    «Qualche mese. Ora parlami di Tahaku.»
    «Non così in fretta! Voglio sapere cos’è successo… fuori… durante il mio soggiorno qui.»
    Se solo avesse avuto le braccia libere, Natsu avrebbe accompagnato la frase con un ampio gesto evocativo. Sentiva le sinapsi del suo cervello risvegliarsi, gli ingranaggi grattare via la ruggine e chiedere a gran voce un po’ d’olio con cui rimettersi in moto. Per lui, quell’olio consisteva in informazioni.
    Ebizo Chikamatsu sospirò di nuovo, abbandonandosi sullo schienale della sedia. «Abbiamo avuto qualche… problema con i cosiddetti Paesi Minori. Un uomo che si faceva chiamare “Elle” si è fatto strada fino ai vertici della Cascata e ha cercato di causare una guerra, mettendo la Pioggia e l’Erba l’una contro l’altra. Posso dire che purtroppo noi grandi Villaggi gli abbiamo dato involontariamente una grossa mano nella realizzazione del suo piano.» Ora l’Architetto fremeva di curiosità per questa piega inaspettata, ma sapeva di dover concedere qualcosa al Kazekage per sperare di sentire il prosieguo della storia. Infatti, poco dopo, arrivò prontamente la domanda. «Ora tocca a te. Dimmi di Tahaku.»
    Natsu cercò di mettersi comodo sulla sedia, con le manette che gli sfregavano dolorosamente sui polsi. “ Meglio dover raccontare la verità per essere creduti, che una menzogna per farsi scoprire bugiardi.” «La prima volta che mi portaste qui parlammo del fatto che sulla testa di Tahaku Yuki non venne mai posta ufficialmente una taglia. Questo semplicemente perché il Demone dei Ghiacci non è mai stato davvero un Mukenin. Fin dall’inizio era d’accordo con il Mizukage; tutto programmato, ogni cosa».
    Dallo stupore e dall’agitazione che si stava dipingendo sul volto dell’ometto, Natsu seppe di aver fatto centro. Seppur lo stesse travestendo come un gioco, era più che consapevole di star compiendo un atto di estrema fiducia rivelando al Kazekage il segreto suo, di Tahaku, di Asuma e di tutti gli altri.
    «Che cosa? Cosa vuoi dire con questo…?»
    «No, prima voglio sapere di più su questo “Elle” e sui Paesi Minori. Se una guerra c’è stata, non mi pare sia arrivata fino alle porte di Sunagakure.»
    Il Chikamatsu fece un profondo respiro, ma Natsu poteva vedere con fin troppa chiarezza quanto fosse impaziente. «Ci fu una violenta battaglia. Due, in verità. Una nel Villaggio stesso dell’Erba, un’altra alle pendici dell’albero sacro di Takigakure, dove Elle aveva radunato la maggior parte dei suoi luogotenenti e dove alla fine ha incontrato la morte.»
    «Chi lo ha ucciso?» chiese Natsu, a bruciapelo.
    Il Kage lo guardò con un’aria strana, prima di rispondere. «Kusanagi. È stato Hayato Kusanagi.»
    «Conosco quel nome» mormorò l’Architetto. Gli giunse alla mente l’immagine di un corpo ferito sulla sabbia, al termine di una battaglia. Lo sguardo appena cosciente, il respiro debole, Natsu che torreggiava su di lui. Dopo averlo salvato dall’inutile accanimento di Kayla Bisukosu, gli aveva detto che se mai si fosse trovato da solo e bisognoso di aiuto avrebbe dovuto cercare lui, l’Architetto. Sorrise pensando all’ironia della situazione: lui ora era prigioniero, mentre quel ragazzo era andato in missione a Takigakure per tornarne celebrato come un eroe. «L’uomo che ha ucciso Dreek Jima. Quel ragazzo comincia a mettere insieme una bella collezione di teste.»
    «Già…» Natsu avvertì una certa nota di tristezza nella sua voce, quasi come se pronunciare quelle parole gli provocasse una pena immensa. «Non è per quello che Hayato è diventato famoso. Non era a Takigakure su mio ordine; è un Mukenin, adesso.» Natsu sgranò gli occhi, facendosi attento. «È accusato di aver assaltato da solo il Villaggio della Nebbia uccidendo diverse persone nell’atto. Ora lo chiamano Hayato del Sole Rosso.»
    L’Architetto emise un lungo fischio, sinceramente sorpreso dalla mole di notizie interessanti che il Kazekage gli stava fornendo. Un tipo davvero interessante, quel Kusanagi! Forse non aveva fatto una completa sciocchezza salvandogli la vita, quel giorno nel deserto.
    «Perché un pluriomicida dovrebbe prendersi il disturbo di partecipare ad una battaglia come quella? Per il semplice gusto di avere per sé la preda più importante?»
    Il Kage abbassò un po’ le spalle incurvate, stupendosi di come le domande dell’Architetto fossero sempre così ficcanti. «Non lo so… uno dei miei è riuscito a parlare brevemente con lui, poco prima del termine della battaglia. Gli ha raccontato una storia strana, ma che abbia resistito più volte all’arresto è un fatto che non posso cambiare neanche se volessi.»
    Tra i due scese un silenzio pesante che durò un minuto, forse due, mentre entrambi erano immersi nei propri pensieri.
    «Immagino ora tocchi a me parlare…» Natsu soppesò bene con quali parole cominciare, stranamente incerto sul da farsi. «Quello che sto per dirti mette nelle tue mani la vita di molte persone, compresa la mia» “Come se quella non lo fosse già.” Inspirò con fatica, a disagio sulla sedia scomoda. «Tahaku, i suoi interventi degli ultimi anni, la creazione stessa della Tela… è tutto frutto della mente del Mizukage.»
    Il Kazekage si piegò in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. «Va’ avanti.»
    «La Tela non è mai stata una vera Organizzazione di Mukenin, ma un’emanazione del Villaggio della Nebbia. Il grassone scelse il suo uomo più fidato e lo strappò alla sua vita affidandogli un compito importantissimo: agire come un Mukenin fra i Mukenin, pur non diventandolo mai sul serio. Gli ordinò di creare la Tela e di reclutare uomini capaci perché segretamente proteggessero la pace e gli interessi della Nebbia. Sarebbe stata una sua scelta se mettere a parte qualcuno, tutti o nessuno dei suoi collaboratori sullo scopo ultimo dell’Organizzazione, purché fossero degni di fiducia.
    Inizialmente fu soltanto questo, e per un po’ funzionò anche, ma grazie a Tahaku e ad un manipolo di persone tra le quali mi permetto di annoverare anche me stesso, ci elevammo ad un obiettivo più alto, che era quello di proteggere e preservare la pace stessa del mondo Ninja. Noi per primi parlammo al Mizukage della potenziale minaccia rappresentata dai Dieci di Iwagakure, e lui ci diede il compito di distruggerla dall’interno. Con questo scopo liberai il vecchio discepolo di Tahaku, Asuma, e insieme ci infiltrammo nell’Organizzazione.» Con un gesto distratto indicò il tatuaggio che ancora portava addosso, che lo identificava come numero due dei Dieci: il Nidaime. Uno dei molti nomi con cui gli uomini lo avevano chiamato nel corso del tempo. «A posteriori direi che non eravamo gli unici che si erano uniti a loro con questa intenzione.»
    Il Kazekage non gli aveva tolto gli occhi di dosso per un istante, cercando di assimilare tutte le implicazioni di quello che gli stava dicendo.
    «Quello che dici è la verità?» chiese, semplicemente.
    «È la verità.»
    Ebizo si passò una mano sulla faccia. Era stanco, molto stanco. «Allora abbiamo sbagliato tutto.»
    «Già», Natsu sorrise, «è quello che tendono a fare i Grandi Villaggi. Sbagliare tutto lo sbagliabile.»
    Il Kazekage lo zittì con un gesto della mano. «Il Mizukage. Lui… non si è mai ripreso dall’attacco di Jima al palazzo. È morto qualche tempo dopo la tua incarcerazione.» Natsu ammutolì. Il Mizukage era l’unico che avesse mai saputo del vero scopo della Tela, e se ora era morto senza aver passato quell’informazione a nessuno… ogni loro legame con la Nebbia era stato reciso in un solo colpo. E questo faceva del Kazekage l’unica persona al mondo a conoscere quell’informazione. Natsu lo sapeva, Ebizo lo sapeva. «Gli ha succeduto sua figlia, Terumi. Uno dei suoi primi atti come nuovo Mizukage, dopo il matrimonio che ha sancito una più profonda alleanza con la Foglia, la quale al momento è la nostra preoccupazione maggiore, è stata porre su Tahaku un’enorme taglia.»
    Natsu aprì bocca ma per la prima volta non ne uscì alcun suono. Semplicemente, non sapeva cosa dire.
    Sulla nuova Mizukage, nutriva già dei dubbi. La "Principessa Terumi" come la chiamavano alcuni, era già data come erede di suo padre prima che Natsu venisse imprigionato. A suo giudizio si trattava di una ragazza viziata, debole, fragile. E si fidava abbastanza delle voci che la davano per invaghita di un Mukenin di Kiri appunto, il misterioso "Principe Azzurro". Inoltre, se ciò che gli era stato riferito su costui si fosse rivelato vero, seppur su questo figuro girassero solo voci confuse, era possibile che questi fosse uno dei collaboratori di Nidia, il che rendeva lei e Shimura i probabili direttori di quello che sembrava uno dei migliori complotti mai orchestrati.
    Ma perché quei due dovevano improvvisamente interessarsi a Tahaku?
    Ma forse si sbagliava... Se il matrimonio della Mizukage rinsaldava l'alleanza con Konoha, la giovane Terumi poteva aver cessato il suo rapporto malato con quel Mukenin.
    «Sono cambiate molte cose dalla battaglia in mezzo al deserto, Natsu.»
    «Compreso, » lo anticipò stavolta lui, «l'Hokage.»
    L'Architetto sapeva infatti per certo che manipolando nuovamente l'Hokage, nel caso in cui l'Alleanza dei Villaggi avesse vinto, il Villaggio della Foglia sarebbe stato costretto a scegliere un nuovo leader. Ora, se conosceva bene quelli del Paese del Fuoco, dopo il doppio fallimento di un Senju, si sarebbero quasi certamente scelti un Uchiha come nuovo capo. Non per forza perché fosse il candidato migliore, ma anche solo per dar un segnale di forte cambiamento agli altri Paesi. Anche Midori Aburame, Uzumaki Ichigo o Kimonochi Inuzuka erano buoni candidati, secondo Natsu i più adatti alla guida del Villaggio a seconda che si volesse adottare la politica aggressiva di Midori o quella conservatrice di Kimonochi o quella bilanciata dell'Uzumaki, ma riteneva che il Daimyo del Fuoco avrebbe optato per una scelta meno accorta e più altisonante. Era dunque molto probabile che la preoccupazione del Kazekage per la Foglia scaturisse proprio dal nuovo Hokage.
    Ripresosi dalla sorpresa, Ebizo si accasciò sulla sedia, massaggiandosi le tempie doloranti. «Anche qui, ci sarebbe da dire tutto e il contrario di tutto. Pochi giorni dopo la sconfitta del Sandaime il Settimo Hokage è stato destituito per i troppi fallimenti e al suo posto è stato eletto un nuovo Hokage.»
    «Chi è?»
    «Hayter Uchiha. Era il capo d…»
    «Lo conosco. Un uomo famoso per la sua rettitudine. La Foglia ha scelto bene.»
    «Questo è quello che pensavamo tutti», sospirò Ebizo, «eppure poco tempo dopo la sua nomina l’Hokage è… cambiato, e così il modo di comportarsi del Villaggio. Ci arrivano preoccupanti rapporti su situazioni di indisciplina, violenza gratuita e problemi di vario genere causati da Ninja della Foglia in tutto il Paese del Fuoco, ma non solo. L’Hokage stesso non sembra intenzionato a far nulla a riguardo e sta unendo sé stesso a doppio filo con Kirigakure, trascurando gli altri Grandi Villaggi. Si circonda di elementi poco raccomandabili, come la tua vecchia amica Nidia Akimichi. Tutti elementi degni di mettere in allarme un vecchio come me… ma non è ancora successo niente che giustifichi completamente le mie paure.»
    Il cervello di Natsu lavorava a velocità folli: una situazione impensabile per lui, che fino a poche ore prima giaceva tra la frustrazione e l’apatia nel buio di una cella. Molte, troppe cose erano cambiate senza che lui potesse averne il controllo; ora capiva perché Asuma non era ancora venuto a salvarlo. Kirigakure, il nuovo Hokage, Nidia… che diavolo era quella storia?
    «Kazekage-sama» Natsu si alzò improvvisamente in piedi, rivitalizzato dall’urgenza del momento. Una nuova fiamma ardeva nei suoi occhi, fulgida e calda. «è di vitale importanza che io mi metta in contatto con i miei compagni della Tela. Devo capire cosa sta succedendo.»

    Post scritto a quattro mani con Rinne, che ringrazio :)
     
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    L'Impero del Fuoco



    Ensui sgambettava con insolita rapidità per le strade di Konohagakure no Sato, ignorando meglio che poteva l'acuto dolore alla gamba. Aveva tanto ragionato su come agire dopo aver ascoltato quella conversazione e si chiedeva incredulo come fosse possibile che non l'avessero ammazzato nei giorni seguenti a quell'evento. Natsuhi non gli era mai piaciuto, ma quell'atteggiamento riservatogli, per quanto minaccioso, era fin troppo rilassato. A suo tempo, Ensui si era opposto alla decisione di reintegrarlo come Shinobi regolare a Konoha e a quanto pareva le sue sensazioni si erano rivelate corrette fin dal primo momento. Eppure sapeva che c'era poco a cui opporsi: la Foglia non avrebbe mai preso in custodia un Mukenin appartenente a Kirigakure senza avvertire tale villaggio, o senza che esso ne venisse comunque a conoscenza, e se la Nebbia avesse saputo di Natsuhi e del segreto che portava nell'orbita destra avrebbe potuto esigere di avere la testa del Mukenin e similmente i segreti del Byakugan prima che lo facessero loro. Era quindi logico che quella richiesta sarebbe stata accettata pur di proteggere il Doujutsu del Clan Hyuuga. Ovviamente il Villaggio della Nebbia non ne era stato felice, ma dato che Natsuhi non portava con sé alcun segreto genetico avevano ingoiato quel rospo senza opporsi troppo. Infine, il matrimonio sembrava aver messo a tacere il resto delle polemiche, rafforzando l'alleanza tra i due villaggi Ninja con l’uomo che era stato, alla fine, comunque reintegrato a Kiri sotto comando di Hayter.
    La situazione stava però pian piano degenerando. Il villaggio nascosto della Foglia sembrava caduto nelle mani di uno sconosciuto. L'Hokage non era Hayter Uchiha. Non lo era mai stato, ma qualcuno ne aveva preso le fattezze, le abilità, la voce e le movenze. Da quel momento in poi, troppe cose avevano iniziato a cambiare. Nuovi nomi, Shinobi mai visti, semplici missioni di medio livello che finivano in bagni di sangue verso i cui fautori non venivano presi provvedimenti. Un comportamento sregolato come quello tenuto non da Shinobi ma da Mukenin, serpeggiava tra i ranghi dei Ninja del Fuoco. Ensui passava interi giorni a leggere i rapporti delle missioni. Konohagakure stava cambiando gestione: aveva rafforzato i rapporti con il Paese dell'Acqua tramite il matrimonio tra la Mizukage e quel reietto di Kirigakure, certo, ma sembrava altrettanto vicina ad Iwagakure e ai suoi discutibili abitanti.
    «Gli déi ci scampino dal giorno in cui un Uchiha diventerà Hokage» gli ripeteva sempre suo padre da bambino. Pareva che la profezia stesse per avverarsi, anche se sicuramente non come egli l'avrebbe intesa all'epoca.
    "E' qui" pensò, arrivato dove il pubblico discorso si sarebbe tenuto. Nel mezzo della piazza storica si ergeva un enorme palco di legno. Varie sedie erano appostate su di esso per i membri più importanti del consiglio e per i Jounin più capaci e conosciuti. Lui stesso aveva un posto riservato lì, nonostante il poco riconoscimento del nuovo Hayter. Distrattamente, aiutandosi con l'aiuto del suo bastone da passeggio, zigzagò in cerca di un posto tra gli altri Shinobi già presenti. La popolazione accorreva attorno alla piazza per ascoltare il primo discorso del nuovo Kage della Foglia dalla sua elezione, avvenuta mesi prima: un evento che capitava una volta in una generazione. Ensui cercò di mettersi comodo, almeno fisicamente, dato che la sua mente era funestata da una marea di pensieri.
    Cosa fare? Come fare? Quali erano suoi alleati, e quali no? Era stato spiato? Qualcuno avrebbe davvero creduto ai vagheggiamenti di una figura tanto senile? Probabilmente era questo che si era detto l'ex-Mukenin, quando aveva deciso di lasciarlo vivere. Un uomo solo, vecchio e spezzato poteva avere la mente annebbiata. Ma le prove... le prove c'erano. Ben nascoste, forse, ma esistevano.
    Il filo dei suoi pensieri venne interrotto in quel momento, dopo che quasi tutti avevano preso posto, dall'apparizione dell'Hokage. Lingue di fuoco lambirono la parte anteriore del palco, spaventando e stupendo chi non era abituato ad un tale spettacolo. Le fiamme crebbero d'intensità, raggruppandosi in un unico vortice di dimensioni minori, diventando più lucenti e minacciose. In un attimo la vampata di fuoco scomparve lasciando al suo centro quattro persone.
    "Teatrale".
    Hayter figurava al centro, dando le spalle agli Shinobi sugli spalti dietro di lui, indossando la veste e il copricapo con i simboli di Konoha. Riconosceva anche gli altri due come la nuova cattiva compagnia dell'Uchiha, Shimura e Nidia. Si sarebbe a quel punto aspettato di vedere Danzou Natsuhi a chiudere la cerchia, ma ciò era, in effetti, impossibile. Invece, l'ultima figura era una donna dai fluenti capelli rossi, vestita di un elegante abito scuro da cerimonia. Non l'aveva mai vista prima e non aveva idea di quali meriti potesse vantare per permettersi di sedere lì insieme agli altri, a parte possedere una bellezza selvaggia.
    «Salve, ehm, signori» esclamò l'Uchiha, mancante del suo solito sorriso, e con un tono stranamente abbattuto. Solo allora, vedendolo in tralice, notava che il suo occhio sinistro era coperto da una benda. La cosa non stupì solo lui.
    <«Sono cosciente del fatto che questo evento era atteso da parecchi mesi, qui a Konohagakure, per cui mi scuso personalmente dell'enorme attesa, e me ne assumo la responsabilità.»
    Il suo tono era... diverso. Posato, quasi reale. Ma per lui che aveva ricevuto parole al veleno, e che aveva sentito più di quanto avrebbe dovuto, non faceva altro che accodare una falsità dietro l'altra. Si chiedeva solo perché tanto tatto ora.
    «Tuttavia, in questa particolare occasione, ho il dovere di informarvi di un, uhm, tetro accadimento.»
    A tratti sembrava che l'uomo fosse indeciso o che valutasse le parole che stava per pronunciare. Gli sembrò che per un attimo sorridesse, dopo aver terminato il periodo, ma fu solo un'ombra veloce sui lineamenti dell'uomo.
    «Il Signore Feudale del Paese del Fuoco è morto.»
    Nessuno osò dire una parola ad alta voce, in compenso i borbottii della gente stupita in certi punti si facevano rumorosi e rompevano il silenzio.
    "Morto?! Ora?"
    «La morte del Daimyo non è solo una grande perdita, ma un affronto intollerabile alla sua memoria e alla forza del Paese del Fuoco, che viveva nel simbolo del suo grande signore. Egli è stato assassinato ieri sera, presso i suoi quartieri, e non abbiamo avuto modo alcuno di salvarlo!»
    Esclamò l'Hokage, cambiando improvvisamente intonazione.
    «Il demone che lo ha portato via è lo stesso che poche sere fa mi ha privato del mio occhio, appropriandosene, colpendomi vigliaccamente alle spalle e poi scappando come il cane immondo qual è una volta capita la differenza tra me e lui. Il suo nome è Asuma Sakurazukamori, ed è al servizio di un uomo ancor più pericoloso e sovversivo di lui, un nome che rimbomba in tutti e cinque i Grandi Paesi. Il Demone dei Ghiacci, Tahaku Yuki.»
    A quel punto anche gli spettatori più pazienti, i Jounin, gli Shinobi veterani di mille battaglie iniziarono a trovarsi stranamente a disagio.
    «Tale notizia è stata tenuta nascosta sotto mio preciso ordine, poiché sentivo che Asuma avrebbe colpito ancora e non potevo dargli la possibilità di trovare una falla tra i miei uomini e scoprire le mie prossime mosse, mentre io ancora cercavo di carpire le sue. Quando ho realizzato quale fosse il suo malato ragionamento, tuttavia, era troppo tardi.»
    L'Hokage alzò i palmi delle mani verso il cielo, sul viso un'espressione degna d'un attore Kabuki, con gli occhi fissavano un punto imprecisato innanzi a lui.
    «L'ho tenuto tra le braccia, nei suoi ultimi attimi. Il suo sguardo era vitreo, gli occhi sgranati. Col suo ultimo fiato mi ha chiesto di proteggere questo paese in suo nome. Di farlo diventare grande, come lo era una volta. Konohagakure, la terra dei forti.»
    Il discorso iniziava a prendere una piega inquietante.
    «Questi folli sono riusciti finora a fare breccia con troppa facilità nelle difese della Foglia. Nelle sue mura, nei cuori dei suoi difensori, nelle menti dei suoi vecchi ed inadeguati Hokage. Come posso proteggere i miei cittadini, se il nemico è nella mia casa? Se il nemico è colui che si professa mio alleato?»
    «Kirigakure no Sato ha i miei stessi timori. Anch'essa è stata colpita nel vivo da uno di quei malvagi Mukenin. Dreek Jima ha sconfitto il Mizukage! Un'opera di indubbia abilità, di uno Shinobi dalla mente geniale» tergiversò il Kage «ma una mente male amministrata, ovviamente.»
    Di nuovo ad Ensui sembrò d'intravedere un ghigno contenuto.
    «Per tale motivo è necessaria più cautela, più forza di quanto mai sia avvenuto in passato. I nostri nemici si sono adattati, si sono confusi tra di noi. E’ per questo che d’ora in poi richiederemo più rigidità a voi tutti. Un sacrificio necessario, per rendere Konohagakure di nuovo sicura.»
    Ensui rimase a bocca aperta. Un uomo che parlava di minacce da sventare, quando era lui la prima minaccia di questo Paese. Un uomo che insinuava timori nella mente della gente dando loro nomi di Mukenin sconosciuti, facce non viste, ma nomi temuti per creare un nemico terribile, senza volto, che si nascondeva ad ogni angolo e poteva colpire in ogni momento. In una situazione simile ogni evento poteva essere diretto in modo da aumentare la tensione nel villaggio e spingere la gente a richiedere essa stessa una protezione che in realtà era assoluto controllo, senza possibilità di replica. Lui aveva visto e sentito. C’era marcio a Konoha, era vero, ma non sarebbe stato quello a venire a galla. Il Kage aveva già alleati potenti, e se avesse ottenuto anche questo, fermarlo sarebbe stato impossibile. L’unico uomo capace di farlo era morto; fin troppo gentile da parte di Asuma Sakurazukamori garantirgli così tanto potere con un simile gesto. Ma dopotutto era ciò che gli serviva per catalizzare l’attenzione: un caprio espiatorio.
    “Dovrei lasciare questo Villaggio, il mio Villaggio, in mano a questa feccia?”
    Il vecchio strinse con forza il suo bastone, le nocche sbiancarono. No. Si rifiutava di girare il capo e rimanere in silenzio. Accantonò il bastone. Infilò le mani tra le maniche della sua lunga veste scura, unendole nel Sigillo del topo in uno sforzo che si manifestò come uno spasmo lancinante attraverso il suo corpo. Se fosse stato in piedi, probabilmente sarebbe vergognosamente caduto in ginocchio: era passato troppo tempo dall'ultima volta che aveva esercitato le sue tecniche. Ma così seduto com'era, forse poteva ancora fare qualcosa. La sua ombra iniziò a muoversi silenziosa, non vista. Lì, in mezzo ai presenti, non sarebbe mai stata notata. L’Hokage continuava a parlare dei provvedimenti, giustificando il perché di tali azioni. Lo sguardo di Ensui era fisso su di lui, carico di disprezzo.
    “Hayter non era così. Non lo è mai stato.”
    La Kage Mane no Jutsu aveva già percorso parecchia strada fusa alle ombre degli altri presenti. Il vecchio aveva fatto in modo di collegare la propria ombra alle altre per poter percorrere più strada, senza però limitare i movimenti degli Shinobi in cui incorreva. E come avrebbe potuto, poi? Vecchio e stanco, sarebbe bastato poco per liberarsi della presa della sua tecnica, tutt’altro che ferrea. Aveva però un’ultima carta da giocare. La sua Lama d’ombra aveva fatto tantissime vittime in guerra, permettendogli di uccidere i suoi nemici senza la necessità di affrontarli direttamente. Lo avrebbe fatto anche stavolta.
    Pochi metri la dividevano dall’uomo, troppo intento a parlare per accorgersi del pericolo. Volendo, era forse ancora in tempo per fermarsi, ma ormai aveva già preso la sua decisione. Era ben conscio di cosa sarebbe accaduto subito dopo. Avrebbe perso la sua libertà. Ma, a parte quella, cos’altro gli rimaneva? Era vecchio e rotto, dentro e fuori. Se poteva onorare un’ultima volta il suo Paese prima di morire, lo avrebbe fatto a qualunque costo. L’ombra nascosta prese forma, pronta a scattare e prendere consistenza solida e trapassare l’uomo. Il Nara compose gli ultimi sigilli, mentre essa saettava dalle sedie di uno degli spettatori più vicini all’Hokage, puntando a lui velocissima. Il fiato mancò a tutti per un attimo a vedere quel guizzo nero, acuto e affilato come una lama scattare in direzione del Capovillaggio, e fermarsi ad un palmo dalla schiena di Hayter Uchiha, che accortosi del pericolo si allontanò con un balzo dalla scura minaccia. Ensui era ora incapace di capire, e di muoversi. Sulla sua pelle affioravano formule sigillanti. Sentiva la pressione di una mano sulla spalla sinistra.
    «Brutta idea» biascicò una voce raschiante alle sue spalle.
    Quello dietro di lui lo agitò malamente, gettandolo per terra.
    «TRADIMENTO!» urlò, mentre tutti gli Shinobi sul palco abbandonavano il loro posto per mettersi in guardia e capire cos’era avvenuto.
    Ensui aveva gli occhi lucidi, la mente colma di rabbia. Non riusciva a porre fine al suo Jutsu. Così poco, così vicino. Ora tutti potevano vedere capo e coda della sua ombra.
    «Ensui Nara».
    La voce dell’Hokage era ferma. Ensui lo ammise a sé stesso: aveva paura.
    «Tanti anni di onorato servizio. Uno degli uomini di cui credevo di potermi fidare.»
    Il Nara percepiva quelle frasi come insulti. Leggeva nel viso di Hayter l’espressione di un uomo che guarda non un suo pari, ma un essere patetico. Quello sguardo faceva male.
    «A questo punto, è ovvio che non ci sia altra soluzione.»
    Qualcuno lo afferrò per le braccia, sollevandolo di peso come se fosse un fuscello. Nidia Akimichi torreggiava ora davanti a lui. Quello alle sue spalle era invece Shimura.
    «Questo è il risultato di tanta corruzione. Un uomo una volta onesto, gentile, un uomo che io chiamavo amico, mi tradisce. Ci tradisce. Tu mi disgusti.»
    Ed era vero. Disgusto. Questo vedeva sul viso di lui.
    “Soffocatici con quelle parole” avrebbe voluto gridargli, ma non ci riuscì. Tutto attorno a lui, nessuno osò muoversi. In pochi osavano solo fiatare.
    «Un gesto tanto eclatante merita una giustizia altrettanto cruda ed esemplare. Procedete.»
    Qualcuno si levò, debolmente, in protesta, ma Ensui non lo sentì. Il dolore al braccio destro, rotto da una violenta gomitata della Akimichi fu tutto ciò su cui riuscì a concentrarsi. Shimura premette il suo piede sulla vecchia gamba del Nara, prolungando la sua agonia. Urlò.
    Il vecchio alle sue spalle lo lasciò andare, facendolo finire tra le mani grassocce della compare. Le braccia di lei si gonfiarono in maniera spaventosa, afferrandolo e alzandolo dal suolo. Sentì le costole rompersi sotto quella presa ferrea. Urlò ancora.
    Shimura lo afferrò per il capo, infossandogli gli occhi nelle orbite coi pollici.
    «Basta!» gridò: «Basta!»
    La stretta di Nidia diminuì d’intensità, Shimura lo mollò. Ora la donna lo teneva appeso in aria per il fragile capo. La senile figura riacquistò pian piano la vista, abbandonando l’oscurità costellata di puntini rossi a cui era stato costretto, faticando per riuscire a comprendere le parole che ora l’Uchiha gli rivolgeva.
    «Ammetti la tua colpa, e le tue pene finiranno. Sei forse tu un complice di Asuma e di Tahaku, e un traditore della tua patria?»
    “No, mai.”
    «Si…lo sono!»
    L’incongruenza tra i pensieri espressi e le parole pronunciate giunsero alle stesse orecchie dell’uomo come uno scherzo orrendo. Non era quello che voleva dire, che doveva dire.
    Solo una volta che la sorpresa superò il dolore si rese conto lucidamente di ciò che aveva davanti agli occhi. Tre tomoe nere disposte attorno ad un pozzo d'oscurità, immersi nel fuoco. Il viso dell’ex-capo di Polizia di Konoha era ora deformato in un ghigno osceno.
    «Per quel che vale, vecchio idiota» gli sussurrò ad un palmo dal viso «grazie mille.»
    «Hay-ter» biascicò il vecchio, morente, mentre la sua testa veniva scaraventata con brutalità verso il palco ai suoi piedi, tingendo la scena di un vivido rosso tra lo sconcerto generale.

    CRACK

    Il capo fracassato del vecchio sporgeva da sotto il palco di legno. Il cadavere senza vita fu calciato via dall’Hokage, che con nuovo fervore riprese a parlare.
    «Due attentati alla mia vita sventati, e come unico risultato sono riusciti a privarmi di un occhio, ma non della mia determinazione! Nell'intento di garantire la sicurezza di ognuno dei suoi concittadini, e di prevenire altri atti simili, Konohagakure no Sato verrà riorganizzata, riplasmata per un futuro migliore! Per impedire che altri grandi uomini diventino becere bestie, per evitare che chi tiene al nostro futuro veda la sua vita spegnersi davanti ai propri occhi! Da oggi, la Volontà del Fuoco arderà come mai prima d’ora. Da oggi nasce L’IMPERO DEL FUOCO!»

    Grazie a Marian per il meraviglioso post! :)
     
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    Gettare un sasso in uno stagno

    Capitolo 1 di 2



    Le dita ossute si strinsero sulla pilla di monete, sollevandole e lasciandole ricadere sul piano di mogano tinto di scuro in un tintinnio piacevole e delicato, andando a riformare una pilla, prima che l’altra mano andasse a segnare il conto esatto su una pergamena. Il vecchio aveva per compagnia solo il suo denaro e la luce di quattro torce che bruciavano allegramente. Il resto era buio e solitudine, come piaceva a lui quando contava i suoi guadagni. La sua mano passo ad un'altra pilla, esperta e pratica di quell’operazione nonostante le lunghe unghia bianche ed i gioielli indossati. Il vecchio si fermò a ricontare in quel modo quella pila di monete ben due volte, prima di separare una moneta dalle altre con fastidio. Odiava il denaro falso, persino quello che metteva in giro lui stesso, anzi, soprattutto quello perché prima o poi tornava nelle sue tasche e quella moneta era definitivamente sua. Riusciva a dirlo dal rumore che produceva cadendo sul piano del mobile.
    A quel fastidio se ne andò ad aggiungere un altro quando qualcuno bussò alla porta. Un disturbo che era costato la vita ad alcuni in passato e che pochi si azzardavano a compiere senza un’ottima ragione.
    «sono Kikuchi.» affermò l’intruso attraverso la porta. Il vecchio non si degnò di sollevare lo sguardo nemmeno in quel momento. Il giovane era uno dei suoi uomini di fiducia, uno di quelli che non l’avrebbe mai e poi mai disturbato durante la stesura dei conti senza una buona ragione.
    «avanti.» commentò con tedio l’anziano, spostando le pile di denaro all’interno di una borsa, contrassegnandola in modo da individuarne il contenuto in modo immediato, degnandosi di osservare il giovane solo dopo, attratto più dal rumore deciso dei suoi passi che da un sincero interesse per quello che aveva da comunicare. L’andamento da toro in carica, l’espressione concentrata ed i muscoli tesi del giovane erano segnali che il vecchio non ignorò. Il ragazzo sprizzava rabbia da ogni poro della pelle, una situazione in cui provocarlo sarebbe stato pericoloso per chiunque. Persino il vecchio, nonostante fosse nettamente superiore al giovane non si sarebbe permesso di agire in modo impulsivo, conoscendo la potenziale furia del ragazzo poiché avrebbe voluto dire dovere combattere per uccidere e questo l’avrebbe privato di una preziosa risorsa.
    «Perdoni la mia intrusione, ma ritengo che il giornale di oggi di Konoha possa nascondere molto più di ciò che vi è scritto, signore» affermò il giovane, con il respiro che andava calmandosi. Stava mantenendo il controllo nonostante tutto, un azione che il vecchio apprezzò. Odiava che si tenessero comportamenti eccessivi ed inopportuni in sua presenza. Il vecchio ripose la piuma con cui aveva scritto fino ad allora, per prendere il giornale che Kikuchi reggeva in mano, iniziando dalla prima pagina.
    Non disse una parola per diversi minuti mentre leggeva avidamente ogni riga, ogni ritaglio, ogni inserto, per quanto inutile, anche più volte. Non si lasciò scappare nessuna delle informazioni presenti nel giornale, né le disinformazioni se era per quello. Poi rilesse di nuovo, più che altro per lasciare tempo al giovane di proseguire nei suoi esercizi di concentrazione che stava svolgendo per riprendere la totale padronanza delle sue emozioni. Aveva notato bene la presenza dalla figura femminile accanto all’Hokage in prima pagina e conosceva bene l’odio del ragazzo verso Nidia.
    «Figlio, cammina con me. Necessito di riflettere.» disse il vecchio alzandosi. Kikuchi non era suo figlio, ma solo un ragazzo di strada, il figlio di una donna che si era prostituita dopo la guerra, al servizio proprio di Nidia, per cercare di dargli da mangiare ed a cui lui aveva restituito solo odio e disprezzo per quella scelta, ritenendola una debole. Era scappato di casa a dieci anni, venendo raccolto dal vecchio che l’aveva plasmato secondo il suo volere. A dodici anni, il vecchio l’aveva riportato dalla madre perché la uccidesse. Il ragazzo non aveva avuto la benché minima esitazione. L’anziano aveva temuto per un istante, osservando lo sguardo pieno di perdono della donna, pensando che avrebbe potuto colpire il cuore del ragazzo, che potesse capire quanto la vita scelta da quella donna fosse stata un sacrificio per lei, fatto per lui, ma aveva provocato la reazione esattamente opposta generando una furia ancora maggiore. Una scena che era stata molto soddisfacente per lui. Da quel momento in poi il ragazzo era stato suo.
    «Sì, padre».
    Uscendo, il vecchio indico ad una delle due guardie inginocchiatosi alla sua uscita di andare a chiamare il contabile perché concludesse il lavoro. Prese poi a camminare per la galleria che dava sul cortile interno del suo piccolo palazzo personale, dove si stavano allenando alcuni membri della sua piccola guardia. Da quel luogo poteva osservare anche le montagne circostanti, avvolte nel sole del pomeriggio, grugnendo con fastidio a quella che riteneva una luce troppo forte. Il vecchio si concentrò per un lungo minuto, mentre i monti venivano avvolti da nuvole scure che diminuirono la luce secondo il suo volere, fermandosi prima che iniziasse a piovere. I suoi avrebbero stoicamente continuato ad allenarsi, ma non intendeva vedere sporcate le loro uniformi.
    «Che cosa vedi in quel giornale?» chiese al suo accompagnatore, riprendendo quella passeggiata al coperto, mentre la servitù maschile si inginocchiava e quella femminile si prostrava al passaggio dell’anziano.
    «Temo di essere fin troppo coinvolto emotivamente per fornire una risposta confacente.» rispose il giovane, ricevendo un segno d’assenso da parte del vecchio. Il semplice fatto che se ne stesse accorgendo da sé implicava già una certa freddezza e distacco.
    «Eppure vorrei che mi spiegassi cos’hai letto e visto che ti ha provocato una simile reazione.» infierì il vecchio nonostante tutto. Non era la prima volta che lo faceva e Kikuchi sapeva che era una sorta di addestramento, o test cui stava venendo sottoposto. Il vecchio sapeva che non sarebbe bastata la presenza di Nidia in una foto per portarlo a questo livello.
    «Vedo pericolo, una minaccia agli affari a Konoha, padre. Un’alleanza tra Nidia e l’Hokage implica un ampliamento del suo mercato, cui noi non avremo accesso.»Aveva scorto nelle foto anche la presenza di Shimura, altro soggetto poco gradito al giovane seppure per ragioni diverse.
    «Corretto, ma parziale. Prova a ripensare a ciò che avviene in queste terre. Osserva il quadro generale. Ragiona sul rapporto che deve esserci tra Nidia e l’Hokage.»
    Il vecchio si fermò ad osservare un punto del pavimento sporco, su cui una ragazzetta si stava accanendo da ore per cercare di ripulirlo. Aveva le mani quasi ridotte a sangue, ma il vecchio non fece niente per fermare il tormento della giovane. Voleva che il suo palazzo fosse impeccabile. Non importava quanto una patetica fanciulla dovesse soffrire per quello. Non mancava certo di servitù con cui rimpiazzarla.
    «Dubito Nidia abbia abbastanza potere da prendere il controllo di un Uchiha, oppure che quelli di Konoha non abbiano preso qualche precauzione per evitare accada di nuovo quello che già due volte è successo.» prese a dire il giovane, quando il vecchio aveva ripreso a camminare, non volendo parlare in presenza di una volgare serva. Il vecchio annui.
    «Quindi, non dovrebbe essere lei a comandare, ma lui. La sua dichiarazione dell’Impero del Fuoco, però, fanno presagire che…» il giovane sgrano gli occhi scuri, prima di osservare l’anziano.
    «Precisamente ragazzo, precisamente.» l’uomo indovinò i pensieri del ragazzo con un sorriso ironico.
    «Ma dovrebbe essere completamente pazzo per cercare di fare una cosa del genere. Anche con l’alleanza di Kiri, non ha abbastanza forza da permettersi un’azione del genere. Le altre Grandi Nazioni non lo permetteranno mai! Ed anche fosse, non andrebbe certo a nostro vantaggio. Nidia sarebbe ancora più potente» mormorò Kikuchi, ma si accorse subito di avere deluso il vecchio.
    «È vero che le altre nazioni non lo permetterebbero, ma questo dipende anche dalle alleanze che l’Hokage avrà stretto sotto banco. Nidia è sicuramente una di queste alleanze, ma come ogni alleanza in un gioco come quello, lei non è la regina che si crede di essere, ma una pedina che crede di avere attraversato l’intera scacchiera e come tale, al momento venuto, sarà sacrificabile a nostro vantaggio».
    «Intende allearsi anche lei con l’Hokage? Non sarà…» iniziò il ragazzo dubbioso.
    «Pericoloso per i nostri interessi? Certo che lo sarà, ma non vi è uomo più corruttibile di uno che lavora nelle amministrazioni… Dove tu vedi pericolo, io vedo enormi possibilità.» concluse il vecchio congiungendo le mani prima di infilarle all’interno della manica opposta, facendole cosi scomparire, mentre un sorriso compariva sul volto raggrinzito dagli anni, sollevando i lunghi baffi bianchi che ricadevano ai lati della bocca.

    Grazie a Serge per il post :)
     
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    Gettare un sasso in uno stagno

    Capitolo 2 di 2



    La stanza, dalle pareti intonacate e dipinte d’ocra, era illuminata dalla luce del sole che penetrava vivacemente dalle grandi finestre che davano sull’ampio giardino. La stanza aveva un eleganza antica fatta di mobili massicci di legno di mogano intagliati con cura da artisti, più che da artigiani. Era un luogo raffinato in cui un tocco femminile aveva dato le rifiniture necessarie a rendere la stanza quella che era, senza lasciarla andare ad una rudezza tipicamente maschile. Un quadro, un sopramobile, una pianta, piccole cose che completavano quell’ambiente. Eppure in quel momento, quella stanza veniva sminuita da alcune presenze sgradite.
    «La cosa non m’interessa! Il tuo capo non c’è. Non si fa vedere da settimane ormai e diversi tra noi pensano che sia ora di eleggere un nuovo capo per questa organizzazione, invece di lasciarla nelle mani tue e di quella cagna!»
    L’uomo che aveva parlato sorrise spavaldo, sicuro del supporto degli uomini alle sue spalle. Lui ed il suo interlocutore erano agli antipodi. Lui era grassoccio, vestito con abiti ricchi ed ingioiellato, mentre l’altro era smilzo, slanciato, indossava abiti semplici dai colori chiari su cui risaltavano in modo particolare i capelli rossi. Lui aveva dietro di sé una serie di uomini dalle facce da avanzi di galera, la sua controparte era accompagnata solo da un bambino di circa otto anni dotato di una faccia d’angelo.
    «Quindi diversi tra voi desiderano morire anzitempo.» replicò l’uomo con i lunghi capelli color del sangue, aggiustando questi ultimi con un movimento di indice e medio, non scomponendosi minimamente davanti a quella massa di criminali incalliti. Al massimo sembrava infastidito, un sentimento che cozzava con il suo carattere solitamente calmo e socievole. La minaccia tutt’altro che velata non passò inosservata a nessuno degli uomini alle spalle di quello che aveva parlato. Era giunta tanto inaspettata da quell’uomo che molti di loro ritenevano fin troppo calmo per fare parte del loro gruppo criminale da sorprendere tutti.
    «T-Tu… MA CHI CAZZO CREDI DI ESSERE PER MINACCIARCI? Sappiamo tutti che il tuo capo ha affrontato quel Mukenin, quel Mizuroki e non è più tornato da allora. Non sei più protetto da lui! Quel pezzo di merda è morto, quindi rassegnati e togliti dai coglioni!» sputò il grassone in uno scatto d’ira, senza riuscire ad impressionare minimamente l’uomo che non batté ciglio.
    «Perché non lo ammazzi e la facciamo finita?» chiese il bambino, rivolgendosi all’uomo con gli occhiali, lasciando sgomenti i presenti. Non aveva aperto bocca fino a quel momento, osservando solo con uno sguardo adirato i presenti.
    «Impara a stare al tuo posto, ragazzino!» ringhiò il grassone, puntando l’indice rotondetto verso il bimbo. «Altrimenti, ti meno un paio di schiaffi che ti faranno imparare qual è il tuo posto…» l’uomo non finì nemmeno la propria frase, prima che il ragazzino lo afferrasse per il dito rompendone le ossa all’istante, prima di sferrare all’uomo un pugno tanto forte da farne esplodere la schiena addosso a quelli che l’avevano seguito, in una fontana di sangue e pezzi di organi interni, spaventando questi ultimi per l’azione ai limiti dell’incredibile. Del resto, non erano molti coloro che diventavano Ninja ad un età cosi giovane.
    «Perché ora dovrò fare pulire di nuovo i pavimenti.» commentò l’uomo dai capelli rossi, laconico e rassegnato. Altro lavoro da organizzare. «Signori, vi invito caldamente a rivedere le vostre posizioni. Sospetto che vi siano stati forniti argomenti fuorvianti.» riprese rivolto agli altri presenti, che annuirono in coro, cosparsi di organi vitali e sangue com’erano. Il bambino scoccò all’uomo un’occhiata nera, ma non aggiunse altro. Quegli uomini erano solo vigliacchi. Al primo accenno di una possibilità di maggiore guadagno, avrebbero tentato di tradirli nuovamente senza ripensamenti. Non era soddisfatto di lasciarli andare via in quel modo, ma sapeva di potersi fidare dell’uomo accanto a lui e del suo giudizio.
    «Avresti dovuto lasciarmi uccidere un altro paio di loro. Giusto per essere sicuri che avessero capito la lezione.» fece il bambino quando furono di nuovo da soli, sgambettando per stare al passo dell’altro e delle sue gambe decisamente più lunghe.
    «In condizioni normali, l’avrei fatto, ma queste non sono condizioni normali. Non possiamo permettere che capiscano quello che ti è successo, capo. Quello sarebbe molto più disastroso.»
    I due entrarono in una stanza che dava sull’esterno della grande villa, dove una donna dai capelli biondi stava spazzolando una grande cagna dal pelo grigio e nero, mentre un’altra cagna di dimensioni addirittura maggiori stava dormendo su alcuni cuscini. Una delle cose che risaltava subito agli occhi di quella donna, oltre ai segni rossi tipici del suo clan di origine sul volto, era il seno prosperoso. Una vista che il bambino non si privò di osservare.
    «È già un disastro così…» commentò la donna, come se sapesse di cosa stesserò parlando i due.
    «Non ricominciare! Fra tre anni si risolverà tutto…» rispose il bambino, tornando di malumore.
    «Fra tre anni, o quando avrai affrontato di nuovo la pubertà… forse dovrei trovarmi un amante, nel frattempo. Higuchi, conosci qualcuno che potrebbe essere interessato?» chiese l’Inuzuka all’uomo dai capelli rossi, che fece finta di nulla, come se non avesse sentito. Del resto, nemmeno il bambino sembrò crederle fino in fondo.
    «Stupida, non comprendi il potere racchiuso in questo corpo e la fatica che ho fatto per ottenerlo. Aspetta che giunga alla sua piena maturazione e vedrai!» dichiarò con uno sguardo truce che contrastava così tanto con il volto infantile da risultare più ridicolo che minaccioso.
    La donna non replicò, chiudendosi in un silenzio astioso.
    «Possiamo passare a delle cose serie, ora?» chiese Higuchi estraendo un giornale e buttandolo in mezzo ai due perché lo leggessero. Il bambino, data la lunghezza delle braccia, fu costretto ad aprire il quotidiano sul pavimento ricoperto di preziosi tappeti, iniziando a leggere con attenzione, seminando qua e là commenti non troppo positivi.
    «Cosa? Ensui Sensei, un traditore!? MA CHE FOLLIA È MAI QUESTA?» sbraitò la donna leggendo e rileggendo quelle righe con costernazione e rabbia crescente, mentre il bambino sollevava lo sguardo su di lei.
    «È stato lui a fare da Sensei a te ed al resto della tua squadra, se non sbaglio. In passato me ne hai parlato.»
    Neanche a lui piaceva quello che stava leggendo in quel momento.
    «Sì. Era da pochissimo che era stato ferito alla gamba ed impossibilitato a scendere in campo. Tentava di crescere una nuova generazione di Ninja e trovare cosi un nuovo scopo. Era una persona forte ed integerrima, una persona che sarebbe stata fedele ai suoi ideali fino alla morte. Mi ha insegnato moltissimo. Persino ora, pure essendomi allontanata da anni dalla Foglia, continuo a seguire molti dei suoi insegnamenti. Lui… lui non avrebbe mai e poi mai tradito Konoha, nemmeno sotto tortura! È una balla colossale! Oppure non era lui, ma un impostore!»
    La donna era tremante di rabbia. Questa volta la cagna non cerco nuove coccole, ma anzi fissò il giornale come se fosse un oggetto pericoloso, mentre la sorella maggiore si era svegliata ed alzata.
    «Non conoscevo il tuo maestro, ma che ci sia qualcosa non vada è piuttosto evidente. Inoltre, avete notato quei due nelle foto assieme all’Hokage?» intervenne Higuchi, che stava distrattamente leggendo alcuni documenti presi da un tavolo, stravaccato in una sedia con le gambe distese davanti a lui.
    «Sì, ma quello non è che mi preoccupi granché. Sono le parole dell’Hokage che mi turbano insieme alla sua alleanza sempre più forte con Kiri. Temo che il tempo della pace tra i cinque Grandi Villaggi possa già essere giunto alla fine.» mormorò il bambino.
    I suoi due compagni non dissero una sola parola, ma era evidente che quell’eventualità non piaceva loro.
    «Non so se siamo arrivati a tanto, ma di certo è possibile che Konoha inizi a ficcare il naso nei nostri affari, se non altro per colpa di Nidia e Shimura» commentò Higuchi, mantenendo il suo abituale distacco, analizzando i fatti dall’esterno. La donna, invece, ribolliva di rabbia e se non parlava era per non caricare a testa bassa.
    Higuchi si rimise in piedi con un unico movimento fluido. «Credo che dovremmo valutare la possibilità di schierarci con Suna, Oto o Kumo. Magari la Sabbia. Sono certo che reagiranno positivamente alle mie informazioni, conoscendo il Kazekage».
    «Voglio ripulire la memoria di Ensui Sensei!» abbaiò l’Inuzuka senza mezzi termini, quasi ringhiando ogni parola, sostenuta da un altrettanto indicativo verso da parte della sua amica di più vecchia data. Anche la cagna aveva conosciuto il Nara ed aveva imparato a rispettarlo.
    «Non so quanto potresti fare, al momento. Pare l’abbiano sentito tutti riconoscere le sue colpe e l’alleanza con Tahaku Yuki… altra cosa che non mi quadra, ma lasciamo perdere» borbottò il bambino. «Non voglio vedere un'altra Grande Guerra Ninja e tanto mi basta per decidere di mettere i bastoni tra le ruote a quell’Hokage dei miei stivali. Higuchi, indaga sulle reazioni di quei tre Villaggi!» ordinò conciso. La sua decisione era presa.

    Grazie a Serge per il post :)
     
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    Follia



    Il palazzo del Raikage era stranamente silenzioso, Ryuu il Drago aveva deciso di mantenere un'apparente calma nonostante i recenti eventi preoccupassero tutti i suoi assistenti, compresa la stessa Enneh, che al momento se ne stava appoggiata alla finestra del suo ufficio fissando il pavimento con aria seria, come se le risposte alle loro preoccupazioni potessero giungere magicamente ai loro piedi. Non era così. Tutto era iniziato con l'elezione del nuovo Hokage, dopo i fatti del deserto di Suna. Inizialmente la scelta di Hayter Uchiha era sembrata a tutti una saggia mossa: rispettato caposquadra Anbu, determinato e giusto. Proprio per questo è stato scelto più di una volta come giudice agli esami dei Chuunin. Ma le cose erano velocemente degenerate, i rapporti con il Paese del Fuoco si facevano di giorno in giorno più preoccupanti, il Villaggio della Foglia non era più quello lasciato dal vecchio Hokage. Sembrava strano che un leader nato come l'Uchiha non riuscisse a tenere a freno i suoi uomini, che si facevano di giorno in giorno più audaci e pericolosi per la loro stessa gente. Bisognava anche considerare che i rapporti tra Konoha e Kumo si erano deteriorati in fretta, e se non era ancora nato un vero e proprio incidente diplomatico era per la pazienza di Ryuu, un uomo che sapeva cosa voleva dire essere a capo di un grande villaggio.
    Ma la faccenda stava davvero sfuggendo loro dalle mani, per un Ninja di Kumo attraversare il paese del fuoco era diventata un'impresa, fermati per ore, in un caso per giorni, in controlli senza senso, l'intolleranza era diventata la normalità, insulti e provocazioni erano all'ordine del giorno. L'alleanza tra Konoha e Kiri, sancita dopo il matrimonio dell'attuale Mizukage, aveva già messo in allarme gli altri tre grandi paesi, che da allora si scambiavano una fitta corrispondenza, nel tentativo di prevenire eventuali minacce. Il più preoccupato era senza dubbio l'acuto Kazekage, che stava già premendo per avere la loro collaborazione nel tentativo di arginare il crescente problema Konohagakure no Sato.
    Enneh non poteva che essere d'accordo con lui, ma dopo tanti anni di guerre più o meno dichiarate, di combattimenti e di morti inutili, Ryuu non era incline a portare la rinata Kumo sull'orlo di un'altra guerra. Sapeva che il Raikage era un uomo duro e coraggioso e che se aveva scelto quella strada solo nell'interesse del paese, ma a lei sembrava una linea d'azione eccessivamente attendista, un po' di polso fermo avrebbe messo in riga quelle canaglie.
    La porta si aprì improvvisamente e altrettanto rapidamente si richiuse. Non aveva mai visto Ryuu il Drago tanto turbato. Fra le mani teneva una pergamena accartocciata, il suo viso era arrabbiato e tormentato. Non la salutò neanche e si sedette al suo posto dietro la scrivania. Enneh era confusa. Era stato proprio lui a chiamarla a rapporto, ma quando era arrivata lui non c'era. Lo aveva aspettato per più di mezz'ora e adesso non veniva neanche considerata, come se non esistesse. Era accaduto qualcosa di grave. Si portò davanti alla scrivania, iniziando a domandarsi se il Raikage l'avesse davvero vista entrando. Ma il volto pensieroso la dissuase dal porgere domande. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, poi fu l'uomo a parlare. «Il Damyo del Paese del Fuoco è morto.» La portata della notizia la sconvolse, l'ordine nel grande paese era già sull'orlo del disastro, un vuoto di potere tanto grande non avrebbe potuto che peggiorare la situazione. «Sembra sia stato Asuma.» Ryuu si passò una mano sul volto. «E non è tutto, a quanto pare hanno attentato alla vita dello stesso Hokage, per ben due volte: la prima sempre Asuma, la seconda Ensui Nara, il vecchio consigliere dell'Hokage.» Enneh iniziò a capire lo stato d'animo del Raikage, conosceva di fama il Nara e a quanto sapeva era un uomo leale al suo villaggio. A meno che non fosse improvvisamente impazzito non vedeva come potesse avere anche solo immaginato un gesto del genere. Stava per aprire la bocca quando venne fermata con un gesto. «Le conseguenze sono spaventose. Hayter Uchiha si è infuriato. Ha fatto uccidere il vecchio lì sul palco, poi ha dichiarato la nascita dell'Impero del Fuoco. Per garantire la sicurezza del paese, sostiene.» Le gambe le tremarono, dovette sedersi per non farsi prendere da un attacco di panico. Quella dichiarazione era di una portata tale da far tremare tutto il mondo Ninja, per la prima volta nella sua vita si sentì inerme. Non c'era più la possibilità di ignorare gli eventi. Gli equilibri erano stati definitivamente rotti. «La notizia è confermata?» Chiese a mezza voce. «Sono appena tornato dall'unità crittografica. Il Kazekage ha confermato la notizia e ci chiede di nuovo appoggio. Vuole formare un'alleanza con noi e Oto.» Enneh pensò all'ultima alleanza Ninja e i motivi che l'avano creata, tutto ciò andava ben oltre le sue intenzioni, un conto era rispondere alle provocazioni di Konoha, un altro era affrontare un impero. Guerra su vasta scala. Forse la più grande guerra mai vista dal mondo Ninja. Non si sarebbe trattato solo di un manipolo di Ninja sfuggiti al controllo o una scaramuccia di confine. Migliaia di persone avrebbero combattuto e sarebbero morte in ogni paese. Il conflitto si sarebbe esteso ai piccoli paesi, che sarebbero ripiombati nella miseria dalla quale si erano appena ripresi. Il mondo come lo conoscevano sarebbe cambiato completamente. Amici che fino al giorno prima combattevano fianco a fianco sarebbero diventati nemici giurati. Per un momento la mente vagò per le terre Ninja devastate dallo scontro fraticida fino a fermarsi su un singolo volto abbronzato dal sole, contornato da folti capelli neri incrostati dal sangue rappreso. Scacciò il pensiero infastidita.
    «E' la guerra signore?» Chiese Enneh, infine.
    «No. Almeno per il momento, probabilmente riusciremo a venirne fuori, l'Hokage sa che le nostre forze congiunte possono tenere testa alle sue, anche con l'aiuto di Kiri. E in fin dei conti le cose non cambiano poi molto, è il solito gioco, se arriviamo a un accordo pacifico non ci sarà nessuna guerra. Ma non sono diventato Kage con i se.» Concluse il Raikage con voce ferma.
    «Mobilita tutte le forze che puoi senza sollevare polveroni, rafforza la sorveglianza nel villaggio e lungo i confini e poi preparati a partire, farai da collegamento con Oto e Suna. Abbiamo poco tempo. Dobbiamo fermare questa follia.» Poi, come un ripensamento aggiuse: «O prepararci ad affrontarla.»

    Grazie a Red per il post :)
     
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    L'Imperatore



    Poco prima dell'avvento dell'Impero del Fuoco.

    La riunione dei grandi e potenti Damyo si era dilungata oltremisura, le decisioni da prendere erano tante e molto importanti, poiché quelli erano tempi oscuri per le grandi nazioni.
    Dovevano mandare le congratulazioni congiunte alla nuova Mizukage, magari con un dono per le recenti nozze. Quell'unione aveva colto favorevolmente il Damyo del paese del fuoco che vedeva l'occasione di accrescere il prestigio e le ricchezze della sua casata tramite quel legame con il paese dell'acqua. Grande imbarazzo era calato sulla sua persona a causa del vecchio Senjuu e della sua incapacità a governare, ma le cose erano cambiate con Hayter, la sua era stata un'ottima scelta e, anche se ora almeno tre degli altri lo guardavano con un certo risentimento, si era riguadagnato il suo prestigio, la cosa più importante in quel mondo. Ora era tornato ad essere il centro di quelle discussioni e poteva guardare gli altri dall'alto in basso, come aveva sempre fatto e come intendeva continuare a fare.
    Terminata la riunione, il potente Damyo del Paese del Fuoco, tornò nei suoi lussuosi appartamenti nel palazzo di sua proprietà. Raramente lasciava le sue stanze, se non per partecipare a quelle estenuanti riunioni, una vera seccatura, ma era il dovere imposto dal suo rango.
    «Prepara il bagno e le stanze per la notte» Disse, con il tono di chi è abituato a comandare, al maggiordomo di camera che si era inchinato profondamente al suo arrivo.
    «Sì, mio signore. Gradisce qualcosa dalle cucine?» Chiese questi, servilmente.
    «Portami della frutta fresca.» L'uomo si inchinò ancora di più e uscì dalla stanza senza mai voltargli le spalle. Il Damyo era abituato a tutto questo fin da piccolo, quindi non si accorse neanche di quel gesto di incredibile dedizione. Uscito il maggiordomo entrarono nella stanza due giovani e bellissime fanciulle, vestite con abiti riccamente decorati ed estremamente provocanti, le trasparenze erano state inserite dal sarto nei punti giusti, salvando la decenza solo in apparenza poiché qualsiasi uomo le avesse viste, sarebbe impazzito dal desiderio. Tutti, tranne il Damyo, che anche a questo era ormai abituato. Certo, ogni tanto aveva ceduto all'esigenza della carne, soprattutto da giovane, ma ora l'unica cosa che lo interessava davvero era il potere e il desiderio di avere la meglio sui quattro vecchiacci pomposi con cui doveva confrontarsi, era un gioco per loro, e lui era sicuro di stare vincendo nonostante alcuni contrattempi.
    Le ragazze lo spogliarono, togliendogli i vestiti con le loro esperte mani, educate fin da bambine a servire il loro padrone, in ogni sua esigenza. Una volta nudo, le giovani gli misero sulle spalle uno Yukata di incredibile valore, confezionato con la migliore seta e decorato con pietre preziose. Niente di più che un banale accappatoio per uno come lui.
    «Potete andarvene, lasciatemi solo.» Disse una volta finito. «Avvertitemi quando il bagno è pronto.»
    Le ragazze uscirono nello stesso modo in cui era uscito il maggiordomo, ma lui non le degnò neanche di uno sguardo. Si sistemò sulla scrivania, poiché intendeva controllare i conti prima di rilassarsi con un bagno. I conti erano molto importanti, testimoniavano la sua grandezza e la sua bravura nel gioco che conduceva con gli altri.
    Aveva appena preso la prima pergamena, quando una risata oscena e sconcertante alle sue spalle lo fece trasalire. Si girò di scatto, solo per vedere che la porta alle sue spalle era di nuovo aperta, nell'altra stanza erano appena visibili i corpi senza vita delle due giovani serve e del maggiordomo. Le guardie che sorvegliavano la camera dovevano aver fatto la stessa fine. Appoggiato al muro con le braccia conserte un uomo sghignazzava compiaciuto, teneva il capo chinato, invisibile sotto al grande cappello. Ma gli abiti che portava, compreso il particolare copricapo, lo identificavano come l'Hokage, Hayter Uchiha.
    «Hayter?! Cosa hai fatto? Come ti sei permesso!» Era furioso più che spaventato, era sempre stato convinto di essere intoccabile nel suo palazzo, protetto dalle sue guardie, era irraggiungibile, invulnerabile. Non concepiva minimamente l'idea di essere in pericolo in qualche modo. Ed ora quel traditore entrava impunemente nelle sue stanze uccidendo la sua servitù, indossando gli abiti che lui stesso gli aveva concesso, per giunta! Inaccettabile.
    L'uomo non si mosse, ma la risata si fece ancora più alta.
    «Permesso? Io?» Chiese divertito il capo di Konoha. «Io non ho bisogno del permesso di nessuno.» Concluse con voce più bassa e ben diversa, terribile. Per la prima volta in vita sua il Damyo iniziò a capire cosa significava la paura, che si faceva largo nella sua mente insieme alla consapevolezza che aveva perso il controllo della situazione.
    «Va bene Hayter, cosa vuoi? Soldi? Potere? Te li concederò.» Tentò il signore del Fuoco, ma la voce dell'uomo che stava alla porta si fece imperiosa, come se fosse un gigante a parlare. «Concedere?!?!?!» Urlò l'Hokage. «Non hai bisogno di concedere proprio nulla! Io mi prendo quello che voglio!» Il Damyo si fece più piccolo, come una diga che si spezza, il terrore invase i suoi pensieri, impedendogli di pensare a nient'altro che uscire da lì. Ma non poteva. La via di fuga era bloccata e non sarebbe mai riuscito a raggiungere l'altra porta.
    «Pppp-perché?» Riuscì a chiedere infine. «Sono stato io a metterti dove sei.» Hayter rise di nuovo oscenamente.
    «Ooooh certo, e di questo ti ringrazio vivamente. Ma in tutto questo tempo non hai fatto altro che avvantaggiarti con le mie azioni. I miei rapporti con Kirigakure hanno arricchito le tue casse, i miei successi hanno aumentato il tuo prezioso prestigio. Hai cavalcato il cavallo vincente, ma ora mi sono stancato.» Cocluse l'uomo scutendo il capo. «Immagino che tu conosca la storia del cavallo ed il Re. E' il momento per me di diventare il Re.» Il Damyo rimase zitto per un lungo momento, poi trovò il coraggio di parlare.
    «E io dovrei diventare il tuo..... cavallo?» Questa volta la risata si protrasse a lungo, isterica, ma sinceramente divertita.
    «Tu? Credi davvero che voglia una cavalcatura vecchia e inutile come te? Sei divertente, vecchio bavoso. Tu non sei degno di fare neanche la merda del mio cavallo. Tu sarai solo il cadavere del vecchio Re» Terminò terribilmente.
    «Non puoi uccidermi!!! Gli altri si ribelleranno! Ti cacceranno!» Quel traditore non poteva pensare di passarla liscia. Se gli avesse fatto qualcosa il paese del fuoco si sarebbe rivoltato, le altre nazioni avrebbero reagito.
    «Infatti non sarò io ad ucciderti.» Disse infine staccandosi dal muro e portandosi la mano destra al copricapo. L'uomo che lui stesso aveva elevato al rango di Hokage si avvicinò. «Conosci un certo Asuma? Quel terrorista brutto e cattivo non ha proprio limiti. Scommetto che potrebbe anche decidere di uccidere un Damyo se ne avesse voglia. E chi potrebbe mai fermarlo? A chi si rivolgeranno quando avranno bisogno di essere confortati?» La sua voce, che era un sussurro, scoppiò in un nuovo urlo di autoglorificazione. «Ma certo! All'Hokage! O meglio, al grande Imperatore del Fuoco!» Il tempo, in quell'attimo, rallentò. Il capo di Hayter si alzò, rivelando un viso sconvolto dalla sete di potere. Ma la cosa più terribile era il ghigno divertito e terribili e profondi occhi rossi, su cui spiccavano evidenti tre tomoe nere.
    «Sha-Sha-Sharingan!»

    Grazie a Red per il post!
     
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27 replies since 31/3/2012, 10:53   2872 views
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