Casa Kaede Nakayama

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    parlato signor Takamoto
    parlato Asuka
    parlato Kuro


    "Sembra che tu ti renda un po' meglio conto della gravità della situazione." disse il ragazzo rivolgendosi al maestro, per poi tornare a rivolgersi a me e dire :"Informazioni del genere... possono costarti il coprifronte, o anche la vita. Non trattarle con leggerezza." io non risposi a quest'affermazione la quale non era minimamente mio interesse, "Già è vero. In effetti hai parlato un po' troppo. colpa pure mia che non sapevo di cosa stavamo parlando... In realtà non avrei dovuto nemmeno chiedertelo. " disse poi il maestro, il quale stava facendo cosi per evitare problemi con l'altro otoniano, "Le chiedo scusa per la mia reazione." disse il ragazzo rivolgendosi al signor Takamoto che aveva assistito a tutta la scena dall'inizio, " È un bravo ragazzo... Un po' ingenuo magari..." rispose il signor Takamoto tentando di giustificare il mio comportamento, "Il mio nome è Kuro, del nobile Clan Hanashi di Otogakure no Sato." disse poi il ragazzo rivolgendosi a me ed Asuka, "Bene, son contento finalmente di fare la tua conoscenza Kuro. Io come già sai sono Goh del clan Asukae vengo dalla Foglia." rispose il maestro, dopodichè risposi io "Kaede Namayaka... non ho un clan di appartenenza." risposi io mantenendo il tono serio e distaccato, "Gradirei che mi chiariste il rapporto che c'è tra voi due, e anche cosa c'entra quel bastardo dell'Uchiha con voi." aggiunse Kuro, rivolgendosi a me ed Asuka, "Beh, come Kaede potrà confermare, il rapporto che c'è tra noi è quello tra maestro e allievo... Come puoi pure ben vedere da questa. " rispose il maestro estraendo il rotolo riguardante il suo incarico come mio maestro per la Kuchyiose no jutsu, "Si, lui è il mio maestro, per quanto riguarda Keito, l'ho semplicemente incontrato durante una perlustrazione e ci siamo scontrati, è scappato a causa della sconfitta ma sinceramente non ero intenzionato ad ucciderlo o altro, ero soltanto curioso di parlargli dopo lo scontro, ma non me ne lasciò il tempo... quindi non so cosa cerchi, ma non credo di esserti molto d'aiuto..." dopodichè tornai con il busto verso il bancone e finì la ciotola di ramen che era rimasta, ma molto differente da prima, se prima la ingurgitavo in mezzo secondo, ora ero lento e calmo, il modo in cui il mio comportamento cambia drasticamente in base la situazione è davvero strano, mentre mangiavo chiesi a Kuro, "Ma come mai sei tanto interessato a Keito...?"

    Chakra: 115
    Armi: borsa piccola sulla cintura:
    5 cartebomba
    10 Kunai
    20 shuriken
    2 palla di luce
    Accessori:
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    Stato fisico: illeso
    Stato mentale: annoiato


    Edited by Markodarko97 - 7/4/2016, 07:08
     
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    Domu - Armatura di Terra
    Domu
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Mediante questa tecnica si rende il proprio corpo duro come una roccia. In questo modo ogni danno derivante da tecniche Taijutsu di grado B e inferiore vengono completamente annullati. Qualsiasi arma metallica non potrà scalfire il Ninja. Stessa cosa vale per esplosioni derivanti da carte-bomba e da altri oggetti acquistabili in armeria purché non siano esplosioni derivanti da Ninjutsu. La tecnica può anche essere utilizzata per coprire parzialmente e non totalmente il corpo dell'utilizzatore. In questo caso il suo utilizzo sarà più veloce non necessitando di alcun sigillo ma semplicemente concentrando il Chakra nella zona interessata.
    Consumo: 8 (A Turno)

    Bene, son contento finalmente di fare la tua conoscenza Kuro. Io come già sai sono Goh del clan Asukae, vengo dalla Foglia. rispose il maestro per primo, dopo aver rimproverato l'altro di aver parlato troppo ed essersi scusato per la domanda inopportuna. Era un po' poco come giustificazione, ma a Kuro bastò. Dopotutto se davvero quel Goh intendeva spiare i segreti del Villaggio doveva essere un perfetto idiota per farlo tranquillamente seduto in un chiosco in piena Otogakure, mentre al Manipolatore d'Inchiostro era sembrato lui, quello con più sale in zucca dei due.
    Dopodiché rispose il suo allievo, lapidario per come era stato eloquente fino a quel momento. Kaede Namayaka... non ho un clan di appartenenza.
    Kuro annuì, con scarso interesse. Aveva già sentito i loro nomi e, per quanto fosse uno che apprezzava la formalità di una presentazione ben fatta e il rispetto che questa implicava, in quella situazione gli pareva inopportuno chiacchierare come se nulla fosse successo.
    Gradirei che mi chiariste il rapporto che c'è tra voi due, e anche cosa c'entra quel bastardo dell'Uchiha con voi. chiese loro, lanciando solo un'occhiata di sfuggita a Kaede.
    Goh s'irrigidì alla domanda, ma fu il primo a prendere la parola.
    Beh, come Kaede potrà confermare, il rapporto che c'è tra noi è quello tra maestro e allievo... Come puoi pure ben vedere da questa. disse questi, estraendo con gesti lenti e controllati un rotolo di pergamena. I suoi movimenti misurati rivelavano che, nonostante gli sforzi per minimizzare l'accaduto e l'apparente calma con cui aveva gestito la situazione, era pienamente consapevole di quanto fosse realmente delicata quella situazione. Un gesto inconsulto e l'Hanashi avrebbe potuto attaccare, tirando allievo e Sensei in mezzo a una battaglia che avrebbe potuto coinvolgere l'intero Villaggio. Se si fosse arrivati a quel punto, giustificare il tutto come una domanda inopportuna in buona fede non sarebbe certo bastato.
    Ancora avvolto nella Domu, il giovane respinse la pergamena con garbo, senza neanche esaminarla. Si era già convinto della versione del konohano, che non sembrava tanto stupido da raccogliere informazioni sotto il naso del Kokage, quando le stesse domande avrebbe potuto porle in posti più riservati.
    Si, lui è il mio maestro, confermò Namayaka, ancora con quel tono freddo, di superiorità, così irritante per quanto riguarda Keito, l'ho semplicemente incontrato durante una perlustrazione e ci siamo scontrati, è scappato a causa della sconfitta ma sinceramente non ero intenzionato ad ucciderlo o altro, ero soltanto curioso di parlargli dopo lo scontro, ma non me ne lasciò il tempo... quindi non so cosa cerchi, ma non credo di esserti molto d'aiuto... aggiunse.
    Mentre si voltava e riprendeva a mangiare, Kuro trattenne a stento l'impulso di tirargli un pugno sulla nuca e sbattergli il muso contro il bancone di legno fino a fracassargli la testa. O non si rendeva conto dei propri errori o era un autentico stronzo e quella era una provocazione in piena regola.
    Ma come mai sei tanto interessato a Keito...? aggiunse mentre rimestava la ciotola con le bacchette.
    Chiariamo prima una cosa, Namayaka. lo apostrofò l'Hanashi, che non aveva ancora finito con lui. Puoi raccontare i tuoi segreti a chi ti pare. I tuoi sogni, il triste passato e le tue ambizioni... Non me ne frega un cazzo. Ma se ti sento parlare ancora di segreti che sono anche MIEI, ti giuro sulla mia vita che solo uno di noi due continuerà a respirare. minacciò.
    Non stava assolutamente esagerando, non avrebbe permesso a quel tizio di rivelare in giro le sue capacità, per le quali aveva rischiato la vita e il cui segreto era stato gelosamente custodito per secoli dal Paese del Riso.
    Quanto a Keito, aggiunse, mentre la rabbia che già vibrava nella sua voce si faceva più intensa, il motivo per cui lo cerco ...
    S'interruppe, lanciando un'occhiata in tralice al konohano. Non aveva risposto sul suo rapporto con l'Uchiha, ma prima aveva detto di essere amico di un Keito, e si era irrigidito subito quando Kuro l'aveva chiamato bastardo. Era probabile che si trattasse dunque della stessa persona, ma Goh non voleva scoprire le sue carte. Per quanto fosse un'altro segno del suo buon senso ciò non significava affatto che ci si potesse fidare di lui. Per quanto ne sapeva l'Hanashi, poteva essere un bastardo al pari del suo amico, che astutamente si fingeva un po' ingenuo e che si comportava con tale gentilezza solo per cavarsi da una brutta situazione evitando i rischi maggiori.
    Posso davvero parlare davanti a lui? si chiese.
    Il motivo per cui lo cerco, decise di rivelare infine, è perché davanti ai miei occhi ha ucciso una mia nakama, una Kunoichi del Suono. disse. Fece una pausa, studiando le reazioni di entrambe. Da queste avrebbe capito se Kaede era un traditore e se Goh era già a conoscenza del fatto, nel qual caso avrebbe attaccato entrambi senza esitazioni.
    L'Impero aveva insabbiato il fatto, dicendo che Keito si trovava altrove e che Kuro evidentemente era stato vittima del Genjutsu di un Mukenin. Tuttavia era impossibile ingannare le mie creature d'inchiostro con un illusione, non possedendo loro un sistema circolatorio del Chakra, e i loro ricordi si sovrapponevano perfettamente a quelle del Chuunin. Mentre i suoi occhi saettavano dalla schiena di Kaede alla faccia di Goh i suoi muscoli s'irrigidirono sotto la Domu, pronto a scattare. I due erano ancora placidamente seduti, e una carica con l'Armatura di Terra li avrebbe facilmente sbattuti contro il bancone del chiosco. Da lì, non avendo armi con sé, avrebbe dovuto bombardarli di Jutsu e anche se non possedeva niente di realmente letale gli bastava tenerli impegnati qualche secondo, prima di ricevere rinforzi.

    Chakra: 101-8=93
    Fisico: Indenne
    Stato: Curioso.
     
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    Kaede Namayaka... non ho un clan di appartenenza. Disse in tono serio Kaede e con un certo distacco, ma lasciando un po' da parte quel tono fastidioso usato poc'anzi. Il nuovo arrivato annuì distrattamente alle parole dell'allievo. Così le presentazioni erano fatte e a quel punto Kuro voleva vederci chiaro riguardo i rapporti tra e il rosso e tra noi e il biondo Uchiha. Era ormai chiaro che tutti e tre stavamo parlando della stessa persona anche se ancora non comprendevo il rancore mostrato dal membro del clan Hanashi. Spiegai quindi a Kuro che ero stato incaricato dall'accademia di istruire il Namayaka nella tecnica del richiamo mostrandogli il rotolo con la richiesta. Si, lui è il mio maestro, per quanto riguarda Keito, l'ho semplicemente incontrato durante una perlustrazione e ci siamo scontrati, è scappato a causa della sconfitta ma sinceramente non ero intenzionato ad ucciderlo o altro, ero soltanto curioso di parlargli dopo lo scontro, ma non me ne lasciò il tempo... quindi non so cosa cerchi, ma non credo di esserti molto d'aiuto... Disse poi Kaede confermando la mia versione mentre raccontava del suo incontro passato con Keito. A quanto pare il portatore del rinnegan si era ritrovato a scontrarsi col biondo in una sfida inattesa scatenata da un qualche turno di ronda. Kuro rifiutò garbatamente il rotolo che gli porgevo sembrando fiducioso della mia versione mentre il mio allievo tornava, come nulla fosse, a trangugiare la sua porzione di ramen. La mossa del rosso ovviamente non piacque per nulla all'Hanashi che, anche se finse noncuranza, era indispettito da un tale atteggiamento. Ma come mai tanto interessato a Keito...? Chiese poi di colpo il ragazzo a Kuro, mentre consumava il suo pasto. Chiariamo prima una cosa, Namayaka. Puoi raccontare i tuoi segreti a chi ti pare. I tuoi sogni, il triste passato e le tue ambizioni... Non me ne frega un cazzo. Ma se ti sento parlare ancora di segreti che sono anche MIEI, ti giuro sulla mia vita che solo uno di noi due continuerà a respirare. Lo apostrofò duro il nuovo arrivato rivelandomi volontariamente, inconsciamente o forse solo trasportato dalla rabbia di essere in possesso anche lui del segno maledetto. O almeno così pensavo ascoltando le sue parole. Le sue parole non sembravano una frase tanto per dire ma una minaccia in piena regola. Quanto a Keito, il motivo per cui lo cerco... Disse il manipolatore di inchiostro la cui rabbia stava chiaramente crescendo. Keito che cosa hai combinato? Perché questo ce l'ha così tanto con te? Mi domandavo mentre il mio interlocutore si interrompeva mentre il rancore saliva in lui. Lo guardavo con faccia interrogativa, cominciando a temere che Keito, data la rabbia che permeava da Kuro anche da sotto alla domu, avesse commesso qualche atto di una certa gravità. Mi aveva lanciato un'occhiata abbastanza dura e seria, che feci finta di non avvertire rimanendo attento ad osservarlo attendendo che continuasse a parlare. Dopo attimi che sembravano un'eternità alla fine Kuro disse: Il motivo per cui lo cerco, è perché davanti ai miei occhi ha ucciso una mia nakama, una Kunoichi del Suono. Quelle parole risuonarono in me come una scossa riportando alla mia mente diversi ricordi. E' come... Quella volta a Suna... O, ancora peggio, come quella volta con quei mukenin... Dissi a me stesso mentre visualizzavo le scene durante le quali il mio amico si era ritrovato, senza batter troppo ciglio, a spezzare una vita. Il mio corpo si irrigidì leggermente, cercando comunque di non trasparire lo stato d'animo che provavo. Feci passare qualche secondo prima di rispondere per poi dire semplicemente: Mi spiace molto per la tua compagna... So che non serve a molto ma posso capire il tuo dolore... Anche io, diversi anni fa, ho perso un compagno... Dissi per poi fare una breve pausa. Sapevo che quelle parole di commiato non potevano bastare. Era tempo, se non di svelare il mio legame con Keito, quantomeno di sprecare qualche parola in più prima per fare luce sul fatto accaduto. Perdonami Kuro... Posso sapere come è accaduto? Dissi alla fine in tono sincero e pacato.

    Stato fisico: Ferita lievissima al pollice destro.
    Stato Psicologico: Agitato dalla notizia.
    Chakra: 105
    Note:

    Equipaggiamento:
    Borsa
    ArmiAccessori
    Kunai x10Radiolina
    Shuriken ad astro x20Specchietto
    Carta bomba x5Pillole del Soldato x3
    Palla di Luce x2Kit Grimaldelli
    Gilet
    ArmiAccessori
    Fumogeni x5Torcia elettrica
    //Binocolo
    Taschino da Braccio
    Armi
    Shuriken a Tre Punte x30
    Tasca Supplementare
    Armi
    Palla di Luce x2


    Abbigliamento ninja e armi indossabili:
    Indossato
    SlotOggettoDescrizione
    VoltoOcchialoniSulla fronte
    Collo/voltoCoprinasoIndossato
    Braccio sxCoprifronteIndossato
    Petto/addomeProtezione di CuoioIndossato - buono stato
    BracciaParabraccia AltiIndossati - buono stato
    Avambracci e maniAvambraccio e Guanti RinforzatiIndossati - buono stato
    StinchiParastinchiIndossati - buono stato
    Dietro la vitaFodero - NinjatoInfoderato
    AvambracciFori D'AriaIndossati - operativi
     
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    kuro


    "Chiariamo prima una cosa, Namayaka. Puoi raccontare i tuoi segreti a chi ti pare. I tuoi sogni, il triste passato e le tue ambizioni... Non me ne frega un cazzo. Ma se ti sento parlare ancora di segreti che sono anche MIEI, ti giuro sulla mia vita che solo uno di noi due continuerà a respirare." disse Kuro dopo la mia domanda, quando disse ciò, mi fermai un secondo dal mangiare, ed appoggiai la mano con la quale mantenevo le bacchette sul bancone, mentre socchiusi leggermente gli occhi, nel frattempo aggiunse il ragazzo:"Quanto a Keito, il motivo per cui lo cerco..." fece una leggerissima pausa e riprese il discorso :"Il motivo per cui lo cerco, è perché davanti ai miei occhi ha ucciso una mia nakama, una Kunoichi del Suono.", mi parve strano che Keito, il ragazzo che avevo incontrato durante una ronda qualche settimana prima fosse stato artefice di tale gesto, non mi diede minimamente l'aria di un ragazzo violento a tal punto da uccidere una ragazza, però... non potevo comunque definirmi uno che lo conosceva quindi non potevo lasciare che la mia prima impressione di lui potesse condizionarmi troppo, il maestro Asuka a tale affermazione rispose :"Mi spiace molto per la tua compagna... So che non serve a molto ma posso capire il tuo dolore... Anche io, diversi anni fa, ho perso un compagno..." dopo tali parole aspettò un po' e chiese: "Perdonami Kuro... Posso sapere come è accaduto?" dopodichè, alzai la mano sinistra verso il maestro col palmo verso di lui, come per indicare "aspetta, devo dire una cosa..." e parlai io, riaprii leggermente gli occhi e dissi :"Anche io... so benissimo cosa significa perdere qualcuno di molto caro, so cosa significa avere il sangue di una persona cara scorrere tra le tue mani... ed esser stato impotente, o almeno non abbastanza forte da poter evitare quell'incidente..." dissi abbassando lo sguardo, distaccandomi da quella mia freddezza e indifferenza, pensando al mio passato, alla morte dei miei genitori... "Padre... avrei voluto ci fosse stato un altro modo..." pensai prima di continuare il discorso, :" Tuttavia... " dissi cambiando totalmente tono, e girando lo sguardo verso Kuro, "Osa ancora mettere in mezzo a questioni che non lo riguardano minimamente il mio passato... e davvero... giuro che qualcosa di tragico oggi accadrà e non me frega un cazzo delle conseguenze che potrà portare!" continuai alzando il tono di voce, nel frattempo spezzai la bacchetta che avevo in mano contraendola violentemente per la rabbia, mentre avevo gli occhi completamente dilatati e stringevo i denti, a causa della rabbia che stavo provando al suono di quelle parole pronunciate poco prima dall'Hanashi.

    Chakra: 115
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    Gli occhi del konohano lo fissavano attenti, il ragazzo non perdeva una parola ma ascoltava col fiato sospeso.
    I suoi occhi si allargarono leggermente, ma era difficile dire quale fosse il motivo.
    Mi spiace molto per la tua compagna... disse.
    La sua reazione spiazzò totalmente Kuro. L'Impero, fino a quel momento, aveva negato ogni coinvolgimento dell'Uchiha, a dispetto dei due testimoni di Otogakure. Goh invece non aveva neanche messo in dubbio le sue parole, ma sembrava averle accettate immediatamente, anche se dolorosamente. La sua tristezza pareva sincera, mentre l'Hanashi si era aspettato parole di rifiuto e negazione, scuse e bugie.
    So che non serve a molto ma posso capire il tuo dolore... Anche io, diversi anni fa, ho perso un compagno... spiegò.
    Forse non serviva a molto, come diceva Goh, ma quelle parole placarono il Chuunin, spezzando lo schermo di rabbia su cui proiettava la realtà in quel momento. Trasse un profondo respiro, assaporando il caldo profumo dell'aria che gli riempiva i polmoni.
    Perdonami Kuro... Posso sapere come è accaduto? domandò poi inevitabilmente, ma con tatto.
    Kuro annuì, a malincuore. Era faticoso per lui rivangare ancora quella storia, ma se trovava qualcuno disposto ad ascoltare la verità non poteva tirarsi indietro, con tutte le bugie che circolavano sull'accaduto.
    Vennero però interrotti dal gesto di Kaede, che non aveva perdonato le parole irose del suo nakama poco prima.
    Anche io... so benissimo cosa significa perdere qualcuno di molto caro, so cosa significa avere il sangue di una persona cara scorrere tra le tue mani... ed esser stato impotente, o almeno non abbastanza forte da poter evitare quell'incidente... disse, rievocando a sua volta un doloroso ricordo.
    Le sue parole accesero una fitta di dolore nel petto del pittore, poiché sembravano ritrarre perfettamente quella volta, quando aveva potuto soltanto assistere. Inconsciamente alzò una mano, per poggiarla sulla spalla del compatriota, l'unico misero conforto che gli riuscisse di offrire.
    Tuttavia... sibilò con rabbia. La mano del Manipolatore d'Inchiostro si bloccò a mezz'aria, mentre Kaede voltava gli occhi violacei e concentrici verso i suoi, magnetici per la rabbia.
    Osa ancora mettere in mezzo a questioni che non lo riguardano minimamente il mio passato... e davvero... giuro che qualcosa di tragico oggi accadrà e non me frega un cazzo delle conseguenze che potrà portare! ringhiò spezzando le bacchette nel suo pugno.
    Il bastoncino sarebbe stato inutile contro la Domu, non intendeva procurarsi un'arma, il suo era semplicemente uno spasmo di rabbia che rivelava lo sforzo fatto per lanciare quell'avvertimento.
    La mano di Kuro ricadde lungo il fianco, mentre ora toccava a lui abbassare lo sguardo.
    Hai ragione. È stato un colpo basso. ammise, per quanto gli seccasse ricevere una predica sul dover stare attento a cosa diceva proprio da Kaede, che fino a quel momento aveva parlato troppo e troppo spesso a sproposito.
    Sta bene, io non parlo più delle cose tue, tu non parli più di quelle del Villaggio. Intesti? chiese, cercando di trovare un'accordo e sperando di ricevere almeno una piccola ammissione dall'altro, in tal senso, che sembrava non essersi reso conto della gravità di ciò che aveva fatto prima.
    Dopo aver ascoltato la sua risposta decise di rispondere a Goh, perché gli stava molto a cuore parlare di ciò che era successo, nonostante il dolore che gli provocava.
    È simile all'incontro che Kaede ha avuto con lui, o a quello che mi ha raccontato un kohai di Suna. disse riferendosi a Hisoka. Per quanto i ricordi del biondo fossero confusi, il principio e la fine della storia non cambiavano mai. Keito mi ha attaccato al confine di Konoha, mentre svolgevo una missione per conto di entrambi i Villaggi. spiegò l'Hanashi. Stava avendo la peggio, ma all'ultimo ha avuto un colpo di fortuna ed è riuscito ad immobilizzarmi. continuò, fermandosi ancora per fare un profondo respiro. Lei... Akane, è intervenuta per difendermi. E lui l'ha uccisa. disse, senza riuscire a scendere nei dettagli. Poi è scappato. trovò la forza di mormorare infine.
    Sapeva già cosa avrebbe potuto dire l'altro. Avrebbe potuto dire che Keito si era solo difeso, che erano due contro uno, perciò l'Hanshi cercò di anticiparlo, parlando finalmente col cuore.
    La cosa peggiore è che non c'era un vero motivo per questo scontro... esplose di getto, sembrava farlo per noia! Sembrava che volesse solo qualcuno da uccidere... continuò, senza riuscire a fermarsi. Lei è morta per difendermi, davanti a me!
    Sentì le lacrime appannargli gli occhi, ma cercò di trattenerle.
    Mi hanno detto che la colpa non è mia... Mi hanno detto che cercare vendetta non risolve nulla... non riporta indietro i morti, e non da felicità... sua madre Midori, suo zio Kuroshima, il Sensei Ichimaru avevano detto tutte cose molto logiche e, probabilmente, vere. ...tuttavia... Tuttavia il suo cuore non poteva accettarle, ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva la stessa scena, il Kunai che sporgeva dal petto di Akane, gli occhi rossi di Keito, la carta che mulinava attorno a lui, passando da bianca a rossa come fiocchi di neve che si trasformino in petali di ciliegio e poi in farfalle scarlatte. Le lacrime segnavano ora rivoli più scuri sulla pelle di terra che lo ricopriva ancora. ... Tuttavia, io non potrò mai perdonarlo.

    Chakra: 93-8=85
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    Le mie parole, in quel momento di tensione suprema, parvero fare breccia nella corazza alzata da Kuro. Delle semplici parole non potevano avere naturalmente effetto sulla protezione di terra utilizzata dal ninja del suono ma parvero fare effetto sulla corazza di "rabbia" che questi aveva innalzato fino a pochi istanti prima. Armatura che l'Hanashi aveva indossato per riflesso alla sventatezza dimostrata da Kaede nel rivelare informazioni riservate e l'odio che provava per l'azione compiuta da Keito. Notai come Kuro, ascoltando le mie sincere parole di cordoglio, fece un profondo respiro distensivo placando la sua ira. Infatti il ninja del Suono acconsentì persino, annuendo sommessamente, a raccontare come si era svolto il tutto. Poi ad un tratto fu Kaede però a intromettersi di nuovo rivolgendo il palmo della mano sinistra verso di me e dicendo:Anche io... so benissimo cosa significa perdere qualcuno di molto caro, so cosa significa avere il sangue di una persona cara scorrere tra le tue mani... ed esser stato impotente, o almeno non abbastanza forte da poter evitare quell'incidente... Furono le parole del rosso che stava abbandonando quella maschera fredda e distaccata per tornare più "caldo" e passionale. Abbassò lo sguardo per qualche istante salvo poi rialzarlo e dire a Kuro in modo molto deciso: Tuttavia... Osa ancora mettere in mezzo a questioni che non lo riguardano minimamente il mio passato... e davvero... giuro che qualcosa di tragico oggi accadrà e non me frega un cazzo delle conseguenze che potrà portare! Furono le parole che pronunciò Kaede in un crescendo del tono di voce mentre spezzava la bacchetta che aveva in mano per la rabbia che provava in quel momento. Ripensare a quegli eventi così nefasti, che lo avevano visto allo stesso momento in qualche strano modo vittima e carnefice, lo aveva scosso parecchio. Kuro, dal canto suo, ascoltando le parole del Namayaka, fermò la mano che stava per poggiare sulla spalla del compaesano a metà strada quando l'allievo terminò con rabbia il suo discorso. Il manipolatore d'inchiostro intese le reali intenzioni del portatore del rinnegan e, dopo aver lasciato cadere la sua mano ed aver abbassato lo sguardo, disse: Hai ragione. È stato un colpo basso. Sta bene, io non parlo più delle cose tue, tu non parli più di quelle del Villaggio. Intesti? Furono le sue parole come a suggellare un patto con lo shinobi dai capelli rossi che, fino a poco prima, non era stato in grado di tenere a freno la sua lingua. È simile all'incontro che Kaede ha avuto con lui, o a quello che mi ha raccontato un kohai di Suna. Keito mi ha attaccato al confine di Konoha, mentre svolgevo una missione per conto di entrambi i Villaggi. Cominciò con lo spiegare il membro del clan Hanashi mentre io annuivo per far capire che lo stavo ascoltando. Stava avendo la peggio, ma all'ultimo ha avuto un colpo di fortuna ed è riuscito ad immobilizzarmi. Disse ancora Kuro per poi prendere un profondo respiro; molto probabilmente stava per giungere al momento clou del racconto che non era così facile da ricordare. Lei... Akane, è intervenuta per difendermi. E lui l'ha uccisa. Poi è scappato. Disse infine quasi mormorando. Nella mia mente cominciò a disegnarsi un ipotetico scenario di cosa fosse successo dove mi immaginai l'Uchiha intento a combattere con il ninja del Suono arrivare a non fermarsi di fronte alla figura che si era interposta tra lui e l'avversario mettendo così la parola "fine" sulla vita della ragazza. Il suo racconto mi scosse fortemente pensando a quello che aveva combinato Keito. Purtroppo, dati alcuni eventi passati, non mi risultava così impossibile credere al racconto dello shinobi di Oto. La cosa peggiore è che non c'era un vero motivo per questo scontro... sembrava farlo per noia! Sembrava che volesse solo qualcuno da uccidere... Disse quindi poi Kuro in un crescendo, con il mio sguardo che si alzò nuovamente per osservare la sua faccia contratta nel dolore e nella rabbia che lo pervadevano. Non volevo credere che Keito cercasse veramente qualcuno da uccidere, non era da lui, ma i comportamenti del biondo erano di certo cambiati dopo le tragedie che l'avevano colpito. Lei è morta per difendermi, davanti a me! Mi hanno detto che la colpa non è mia... Mi hanno detto che cercare vendetta non risolve nulla... non riporta indietro i morti, e non da felicità... Proseguì a dire incessantemente il manipolatore d'inchiostro cercando invano di dar pace al suo animo straziato per la perdita. Alcune lacrime cominciarono ad appannare gli occhi dell'Hanashi nonostante cercasse di reprimerle con tutte le sue forze. Non ero riuscito ancora a trovare il momento per aprir bocca, del resto non sapevo nemmeno che dire. Perciò Kuro poté proseguire il suo lungo monologo dicendo ancora: ...tuttavia... Disse soltanto cercando di darsi pace, di trovare una giustificazione a tutto ciò, di convincersi che perdonare e non cercare la vendetta era la migliore scelta. ...Tuttavia, io non potrò mai perdonarlo. Disse deciso infine il ninja di Oto. Mentre osservavo le lacrime percorrere il viso di roccia del ninja del Suono allungai una mano verso la sua spalla nel tentativo di confortarlo per quanto potessi e dissi: Mi spiace veramente tanto... Anche io anni fa, come ti avevo già detto, vidi morire un compagno di fronte a me e non potei far nulla. Morì affogato, con me a qualche passo, che non avevo la forza di liberarlo. Raccontai mentre abbassavo lo sguardo ripensando alla morte di Ryu. Ritrassi la mano da Kuro dopo qualche secondo per poi dire ancora: Eravamo dei ragazzini io e i miei amici ed uno di noi venne rapito. Nel tentativo di liberarlo ci riuscimmo. Ma uno di noi... Morì. La mia mente si spostò quindi su quello che successe dopo. Nonostante dei ragazzini, forse non comprendendo ancora a pieno il valore della vita, giurammo vendetta. E vendetta avemmo. Al tempo poi sì, ci vendicammo... E devo dirti che è vero: non mi è servito a molto... Anzi... Feci una breve pausa, durante la quale pensai ai giorni successivi all'uccisione dei due mukenin. Feci molte domande a me stesso. Domande alle quali non trovai risposta. Non la trovai perché comunque, anche se "giustizia" poteva essere stata fatta, il timore che più mi attanagliava era: "e se succedesse di nuovo?". Proprio per questo feci una scelta: decisi di abbandonare la vendetta che non mi aveva portato a nulla e scelsi di diventare più forte così da non cadere più in una situazione simile. Alla fine mi resi conto che Ryu, il mio amico, mi mancava ancora... Non era servito a nulla vendicarsi ed anzi, un'altra paura mi assalì... La paura di perdere un altro amico così. Fu per questo che decisi di lasciare il mio piccolo villaggio e recarmi a Konoha. Ci sono andato per diventare più forte così da poterli proteggere. Dissi alla fine quasi come a aver detto tutto. Oltre quello non avrei saputo che aggiungere.

    Stato fisico: Ferita lievissima al pollice destro.
    Stato Psicologico: Agitato dalla notizia.
    Chakra: 105
    Note:

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    Abbigliamento ninja e armi indossabili:
    Indossato
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    VoltoOcchialoniSulla fronte
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    BracciaParabraccia AltiIndossati - buono stato
    Avambracci e maniAvambraccio e Guanti RinforzatiIndossati - buono stato
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    Le mie parole trapassarono quel carattere infuriato e serio che il ragazzo aveva, probabilmente perchè anche io smisi di esser serio ed indifferente una volta che il mio passato era stato messo in ballo, dopo le mie prime affermazioni il ragazzo provò a mettermi una mano sulla spalla per compatirmi, ma si bloccò quando mi girai di scatto infuriato, alla mia seconda affermazione risposa :"Hai ragione. È stato un colpo basso. Sta bene, io non parlo più delle cose tue, tu non parli più di quelle del Villaggio. Intesti?", "D'accordo..." risposi placando quell'attimo di rabbia che mi riscaldò completamente il sangue, per poi alzare una mano verso di lui in segno di pace, dopodichè iniziò a spiegare come il ragazzo di nome Keito avrebbe ucciso la sua amica, "È simile all'incontro che Kaede ha avuto con lui, o a quello che mi ha raccontato un kohai di Suna. Keito mi ha attaccato al confine di Konoha, mentre svolgevo una missione per conto di entrambi i Villaggi." cominciò a spiegare il ragazzo mentre io lo guardavo, ed il maestro faceva lo stesso annuendo, "Stava avendo la peggio, ma all'ultimo ha avuto un colpo di fortuna ed è riuscito ad immobilizzarmi." disse per poi soffermarsi un momento e fare un grosso e pesante respiro, segno che ciò che stava per dire era qualcosa di abbastanza doloroso ed importante, "Lei... Akane, è intervenuta per difendermi. E lui l'ha uccisa. Poi è scappato." quando disse cosi, mi si aprirono leggermente gli occhi, come un piccolo scatto, mi ricordò molto il modo di fare con me, prima mi sfidò pieno di se e con una leggera arroganza che con l'andare avanti dello scontro si placò del tutto, per poi scappare una volta in difficoltà, "La cosa peggiore è che non c'era un vero motivo per questo scontro... sembrava farlo per noia! Sembrava che volesse solo qualcuno da uccidere... " a queste parola abbassai leggermente lo sguardo, "Uccidere... per noia... ognuno vive la morte a modo suo ma... per quanto anche io sia molto indifferente ad essa, uccidere gente al di fuori di me ed un mio avversario... gente innocente... non fà parte minimamente del mio pensiero legato ad essa... " pensai, "Lei è morta per difendermi, davanti a me! Mi hanno detto che la colpa non è mia... Mi hanno detto che cercare vendetta non risolve nulla... non riporta indietro i morti, e non da felicità... " continuò iniziando ad infuriarsi pensando all'accaduto, nel contempo gli occhi gli divennero lucidi, ma non lacrimò, forse per non mostrare le sue lacrime a due perfetti estranei anche se, a parer mio le lacrime non sono sintomo di debolezza, sono un'esternazione dei propri sentimi come prima rompere una bacchetta con un impulso della mano era sintomo di rabbia, le lacrime lo sono per la sofferenza o la tristezza, o comunque fortissime emozioni, "...tuttavia... " continuò il ragazzo, " ...Tuttavia, io non potrò mai perdonarlo." finì il ragazzo con un tono parecchio deciso, vidi il maestro Asuka protrarre una sua mano verso la spalla del ragazzo come conforto, "Mi spiace veramente tanto... Anche io anni fa, come ti avevo già detto, vidi morire un compagno di fronte a me e non potei far nulla. Morì affogato, con me a qualche passo, che non avevo la forza di liberarlo. Raccontai mentre abbassavo lo sguardo ripensando alla morte di Ryu. Ritrassi la mano da Kuro dopo qualche secondo per poi dire anco" disse abbassando poi lo sguardo, probabilmente pensando a qualche avvenimento passato che gli provoca ancora sofferenze, "Eravamo dei ragazzini io e i miei amici ed uno di noi venne rapito. Nel tentativo di liberarlo ci riuscimmo. Ma uno di noi... Morì." continuò il suo discorso il maestro Asuka per poi aggiungere :"Al tempo poi sì, ci vendicammo... E devo dirti che è vero: non mi è servito a molto... Anzi... " continuò ma prima si fermò un attimo, pensando ad eventi passati o semplicemente a quello che voleva dire, non erano argomenti facili quindi non mi meravigliavo non fossero facili nemmeno da esternare ad altri, "Alla fine mi resi conto che Ryu, il mio amico, mi mancava ancora... Non era servito a nulla vendicarsi ed anzi, un'altra paura mi assalì... La paura di perdere un altro amico così. Fu per questo che decisi di lasciare il mio piccolo villaggio e recarmi a Konoha. Ci sono andato per diventare più forte così da poterli proteggere." finì il maestro Asuka, entrambi raccontarono quasi in breve anche se in modo coinciso il loro passato, e il loro trauma riguardante dei cari persi, cosi... mi feci un attimo forza e presi parola... "Come il maestro, anche io ho preso la decisione di diventare più forte proprio per proteggere i miei cari... " abbassai un attimo lo sguardo e feci una piccola pausa di mezzo secondo per poi riprendere, "Purtroppo... mia madre morì a causa di una malattia... mentre mio padre..." strinsi un pugno e chiusi gli occhi, come se stessi rivivendo leggermente la scena del passato, "Mio padre... morì a causa mia... fui io ad ucciderlo con un coltello da cucina... non ci fù altro modo... tornava ubriaco e mi malmenava ma quella sera provò lui ad uccidermi... so che non era ciò che voleva, non era ciò che desiderava... la mia morte, ma fui costretto a ucciderlo per difendere la mia di vita, mori quasi sul colpo... restai seduto sul pavimento col suo sangue tra le mani, in preda alla disperazione..." mi fermai un secondo, stringendo i denti e mettendo una mano dalla parte del palmo sull'occhio destro, come per sorreggere il capo da quel punto, "Se fossi stato forte, sarei stato in grado di stordirlo, fuggire o fare qualunque altra cazzo di cosa, ma sarebbe ancora vivo..." poi continuai dicendo... "Come Asuka... voglio esser più forte, voglio evitare che la mia debolezza... possa farmi perdere qualcuno di caro... ho rischiato la vita, facendomi imprimere il sigillo maledetto, per esser in grado di proteggere una persona a me molto cara..." dissi pensando ad Hanabi, l'unica persona che dalla morte dei miei genitori era riuscita a penetrare nel mio cuore facendomi provare emozioni che pensavo di aver dimenticato del tutto, "E... anche se la vendetta non serve a nulla, non ti ridà chi hai perso... se qualcuno dovesse mai farle del male... non mi darò pace, finchè non riuscirò a fargli provare tanto dolore quanto provocato a lei ed infine ucciderlo se in quel momento la mia rabbia mi renderà incapace di giudicare se ancora merita o meno di vivere... " finì il mio discorso cosi per dire a Kuro cosa ne pensavo della vendetta e raccontare anche io qualcosa del mio passato per ricambiare la loro fiducia riposta in me per aver parlato di cose cosi private e profonde mentre mantenevo uno sguardo serio con gli occhi lucidi, guardando un punto fisso nel muro pensando ad un casuale evento nel quale sarei stato costretto a togliere una vita per amore.

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    Kaede e Asuka ascoltarono in silenzio il suo sfogo, senza interromperlo, e quando Kuro terminò le lacrime sgorgavano ormai incontenibili dai suoi occhi, anche se non era un vero pianto. Non c'erano singhiozzi o sussulti a scuoterlo, solo le lacrime che correvano sulle guance ricoperte di terra marrone, scavando rivoli scuri sul volto prima di cadere a terra. Pian piano la corazza che lo ricopriva cominciò a ritirarsi, cancellando quei segni ben visibili.
    Anche se era rivolto dal lato del konohano sembrava non vederlo in quel momento, tant'è che sobbalzò sorpreso quando fu questi a poggiare una mano sulla sua spalla, come lui aveva voluto fare per Kaede poco prima.
    Mi spiace veramente tanto... Anche io anni fa, come ti avevo già detto, vidi morire un compagno di fronte a me e non potei far nulla. disse Goh, il primo dei due a prendere la parola. Morì affogato, con me a qualche passo, che non avevo la forza di liberarlo. raccontò, senza perdersi nei dettagli.
    Ascoltandolo Kuro non poté evitare d'immaginare l'angoscia che l'altro aveva provato. Si vide avvinghiato a Roshi, intrappolato sott'acqua, senza riuscire a tirarlo fuori mentre lentamente consumava l'ossigeno e la vita. Le budella gli si attorcigliarono ancora di più e dovette spostare lo sguardo da Asuka per distogliere la sua mente da quell'immagine. La mano scivolò via, mentre l'altro fondeva il dolore dell'otoiano con il proprio, rievocando i propri dolenti ricordi.
    Eravamo dei ragazzini io e i miei amici ed uno di noi venne rapito. Nel tentativo di liberarlo ci riuscimmo. Ma uno di noi... Morì. Al tempo poi sì, ci vendicammo... E devo dirti che è vero: non mi è servito a molto... Anzi... continuò.
    Kuro s'irrigidì. L'ultima cosa che voleva in quel momento era l'ennesima predica sulla futilità della vendetta.
    Alla fine mi resi conto che Ryu, il mio amico, mi mancava ancora... Non era servito a nulla vendicarsi ed anzi, un'altra paura mi assalì... La paura di perdere un altro amico così. Fu per questo che decisi di lasciare il mio piccolo villaggio e recarmi a Konoha. Ci sono andato per diventare più forte così da poterli proteggere. concluse.
    Ed è per questo che ammazzerò Keito da solo, senza l'aiuto di nessuno. pensò di dire, tacendo invece, l'Hanashi.
    Non aveva scordato che l'altro sembrava in qualche modo legato all'Uchiha, e anzi sospettava che gran parte di quella saggezza che sfoderava ora fosse anche un modo un po' subdolo per distoglierlo dai suoi propositi. D'altra parte, anche se il tono era completamente diverso, ascoltando quelle parole Kuro vi colse una minaccia. Se ciò che diceva era vero, e se davvero Asuka e Keito erano amici, questo significava che il ragazzo davanti a lui poteva essere disposto a battersi per proteggere il biondino. Il pittore sperò che non fosse questo il senso delle sue parole ma che l'altro avrebbe lasciato loro il modo di regolare i conti in maniera onorevole, senza mettersi in mezzo. In caso contrario non avrebbe avuto remore ad affrontarlo, anche se sperava che ciò non accadesse. Quel tizio gli piaceva sempre di più, ma non gli avrebbe fatto certo dimenticare anni di amicizia con Akane né impedito di vendicarla, anche a costo di picchiare qualcuno che fondamentalmente gli stava simpatico e non gli aveva fatto niente di male. Nonostante l'empatia che si era instaurata tra di loro, se si fosse rivelato un ostacolo il ragazzo avrebbe cercato di aggirarlo o rimuoverlo, nel modo meno doloroso possibile per entrambi ma senza alcuna intenzione di retrocedere.
    Come il maestro, anche io ho preso la decisione di diventare più forte proprio per proteggere i miei cari... prese parola Kaede, inaspettatamente. Mio padre... morì a causa mia... fui io ad ucciderlo con un coltello da cucina... non ci fù altro modo... tornava ubriaco e mi malmenava ma quella sera provò lui ad uccidermi... so che non era ciò che voleva, non era ciò che desiderava... la mia morte, ma fui costretto a ucciderlo per difendere la mia di vita, mori quasi sul colpo... restai seduto sul pavimento col suo sangue tra le mani, in preda alla disperazione... rivelò.
    Cazzo! pensò Kuro sorpreso. A quanto pareva, in quanto a traumi, la coppa andava al ragazzo con gli occhi viola.
    Se fossi stato forte, sarei stato in grado di stordirlo, fuggire o fare qualunque altra cazzo di cosa, ma sarebbe ancora vivo... Come Asuka... voglio esser più forte, voglio evitare che la mia debolezza... possa farmi perdere qualcuno di caro... disse.
    Ho rischiato la vita, facendomi imprimere il sigillo maledetto, per esser in grado di proteggere una persona a me molto cara... E... anche se la vendetta non serve a nulla, non ti ridà chi hai perso... se qualcuno dovesse mai farle del male... non mi darò pace, finchè non riuscirò a fargli provare tanto dolore quanto provocato a lei ed infine ucciderlo se in quel momento la mia rabbia mi renderà incapace di giudicare se ancora merita o meno di vivere... aggiunse poi, sprofondando anche lui nei propri pensieri. Kuro annuì, stavolta era totalmente d'accordo con lui.
    Anche se sembrava un tipo parecchio strano e probabilmente non aveva tutte le cose al posto giusto in testa, e ora che conosceva la sua storia l'Hanashi poteva intuire perché, aveva capito perfettamente i suoi sentimenti ed espresso quello che anche il Manipolatore d'Inchiostro pensava.
    È così. Non posso annullare il male che viene fatto, ma posso punirlo. concordò con Kaede, rivolto ad Asuka. Devo. rincarò.
    So che non è così che la riporterò indietro, ma non posso lasciar correre e basta. Glielo devo, a lei, a Keito, a me stesso. disse.
    Con ciò intendeva che avrebbe onorato la memoria e l'affetto di Akane vendicandola, che Keito si era meritato la sua punizione, e che lui non sarebbe riuscito a conoscere la pace se non avesse risolto la questione.
    D'impulso afferrò un tovagliolo dal bancone, tra Asuka e Kaede, e improvvisamente conficcò la bacchetta spezzata che ancora reggeva nella mano con cui stringeva il fazzoletto. La carta candida cominciò a bere il suo sangue, tingendosi di uno scarlatto intenso.
    Pensa quello che vuoi di me, prova a fermarmi se lo vuoi, ma ti chiedo prima una cortesia. disse fissando negli occhi il konohano.
    Dà questo al tuo amico. Digli che Hanashi Kuro non dimentica. Digli di prepararsi, perché lo troverò e chiuderemo il conto, una volta per tutte. disse togliendo la bacchetta dalla mano, con appena una smorfia di dolore, e porgendo il fazzoletto ad Asuka in modo che potesse afferrarlo dai bordi bianchi e non dal centro, bagnato del suo sangue. Non si aspettava certo che Keito venisse a cercarlo per pagare i propri crimini, d'altra parte era già scappato una volta da lui, ma voleva fargli sapere che si era fatto un nemico, che c'era qualcuno che desiderava la sua morte. Voleva che avesse timore a percorrere le strade buie, a ritrovarsi da solo la notte, ad addormentarsi tranquillo. Voleva che sapesse che lui stava arrivando e che avrebbe preso il suo sangue, come lui aveva preso quello di Akane, e quando ciò sarebbe successo avrebbe mantenuto quella promessa rivolta a lei, all'Uchiha e a sé stesso.
    Inoltre voleva dimostrare di essere diverso dall'altro, mettendolo in guardia e affrontandolo a viso aperto. Mentre porgeva il fazzoletto al Goh alcune gocce di sangue gli corsero lungo il palmo fino al polso per poi stillare lentamente a terra.

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    Il discorso tra me e i due ninja di Oto stava andando ormai avanti da diversi minuti. Era interessante come quello scenario fosse cambiato più volte nell'arco del tempo. Mi ero recato in quel piccolo chiosco con il rosso allievo per un momento di svago e riposo dopo l'addestramento svolto. Doveva essere un momento felice e divertente ed invece, tutto ad un tratto, tutto questo era mutato. Prima vi fu la rabbia che esplose da Kuro a "rovinare" quel momento data la parlantina esagerata di Kaede mentre ora si era passato, come se ci conoscessimo da una vita, a parlare dei nostri passati, delle nostre paure e disgrazie col cuore in mano. Dopo che l'Hanashi finì di raccontare accettò di buon grado il mio gesto sulla sua spalla mentre la corazza di chakra doton lentamente scompariva dal suo corpo. Come il maestro, anche io ho preso la decisione di diventare più forte proprio per proteggere i miei cari... Disse appresso a me l'allievo confermando quello che aveva detto poc'anzi. Purtroppo... mia madre morì a causa di una malattia... mentre mio padre... Mio padre... morì a causa mia... fui io ad ucciderlo con un coltello da cucina... non ci fù altro modo... tornava ubriaco e mi malmenava ma quella sera provò lui ad uccidermi... so che non era ciò che voleva, non era ciò che desiderava... la mia morte, ma fui costretto a ucciderlo per difendere la mia di vita, mori quasi sul colpo... restai seduto sul pavimento col suo sangue tra le mani, in preda alla disperazione... Disse l'allievo mentre, in preda ai ricordi, si struggeva dal dolore che era ancora vivo in lui. Il portatore del rinnegan sembrava davvero aver subito il maggior trauma tra i presenti a quel discorso. Se fossi stato forte, sarei stato in grado di stordirlo, fuggire o fare qualunque altra cazzo di cosa, ma sarebbe ancora vivo... Come Asuka... voglio esser più forte, voglio evitare che la mia debolezza... possa farmi perdere qualcuno di caro... ho rischiato la vita, facendomi imprimere il sigillo maledetto, per esser in grado di proteggere una persona a me molto cara... Disse infine Kaede mentre si sorreggeva il volto con la mano destra. Poi, senza che io e Kuro riuscissimo a metter bocca, Kaede proseguì ancora una volta: E... anche se la vendetta non serve a nulla, non ti ridà chi hai perso... se qualcuno dovesse mai farle del male... non mi darò pace, finchè non riuscirò a fargli provare tanto dolore quanto provocato a lei ed infine ucciderlo se in quel momento la mia rabbia mi renderà incapace di giudicare se ancora merita o meno di vivere... Vidi il manipolatore d'inchiostro annuire alle parole del ragazzo dai capelli rossi e feci altrettanto. Del resto il ragazzo non aveva espresso un punto di vista sbagliato. Era giusto fare giustizia. Certo in una cosa simile non era detto che fosse possibile "controllarsi" ma lo si poteva capire. I debiti del resto vanno sempre ripagati e questo mi era sempre stato insegnato fin da bambino. Mentre osservavo l'allievo perdersi nei suoi pensieri fu Kuro a prendere infine la parola: È così. Non posso annullare il male che viene fatto, ma posso punirlo. Devo. Rincarò con quell'ultima parola seria l'Hanashi chiaramente rivolto a me. Ovviamente non potevo aspettarmi che semplicemente con quello che era stato detto fin'ora il membro del clan Hanashi potesse rinunciare ai suoi istinti vendicativi. So che non è così che la riporterò indietro, ma non posso lasciar correre e basta. Glielo devo, a lei, a Keito, a me stesso. Disse a confermare quanto stavo pensando. Già... Capisco Dissi sincero mentre annuivo al ninja di Oto. Poi, inaspettatamente, Kuro prese un fazzoletto dal bancone del locale e lo mise sulla mano. Infine, con la bacchetta spezzata precedentemente, trafisse il fazzoletto e la sua mano con il tovagliolo che cominciò a tingersi di tinte rosse scuro. Rimasi interdetto ad osservare l'Hanashi che subito disse: Pensa quello che vuoi di me, prova a fermarmi se lo vuoi, ma ti chiedo prima una cortesia. Furono le sue parole mentre il suo sguardo era fisso sui miei occhi. Ricambiai il suo sguardo intenso mentre questi proseguiva: Dà questo al tuo amico. Digli che Hanashi Kuro non dimentica. Digli di prepararsi, perché lo troverò e chiuderemo il conto, una volta per tutte. Disse mentre mi porgeva il fazzoletto intriso di sangue, facendo in modo di porgermi una parte pulita. Presi il tovagliolo dalle mani del ninja di Oto e lo osservai per qualche secondo. Infine, fregandomene di macchiare le mie mani di sangue, lo afferrai con entrambe le mani per piegarlo con cura e riporlo in una tasca del gilet. Immagino che tu non possa dimenticare il tutto con un colpo di vento e lo capisco. Dissi rivolto all'Hanashi mentre il mio sguardo tornava a incrociarsi col suo. Sì, ti farò questa cortesia. Porterò il tuo messaggio a Keito. Continuai poi a dire mentre continuavo a fissare intensamente il ninja di Oto. Capisco pure che non sia facile farti cambiare idea e capisco come, in qualche modo, sia giusto che te e Keito sistemiate la faccenda ma... Dissi poi interrompendomi per qualche secondo. Volevo cercare un qualche modo di distogliere l'Otoniano da questo intento anche se sapevo che non era facile. In qualunque caso non smetterò mai di cercare un modo per rimediare a questo... Anche se non lo giustifica so a cosa è dovuto il comportamento di Keito... Ovviamente non ho il potere di cancellare tutto questo ma, dato che mi trovo qui, sono ben felice di fare tutto quello che posso al riguardo. Lo devo a Keito ovviamente, ma anche a te per compensare il suo errore. Conclusi infine con tono serio e quasi solenne. Non sapevo effettivamente cosa potevo fare per "placare" la sete di vendetta del ninja del Suono ma ero intenzionato assolutamente a fare qualcosa al riguardo. Se prendersela in qualche modo con me, sfogarsi in qualche modo con me poteva aiutare il mio amico, l'avrei fatto senza remore.

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    Dopo il mio discorso Kuro si trovò d'accordo con me riguardo la questione sulla vendetta, e disse :"È così. Non posso annullare il male che viene fatto, ma posso punirlo. Devo. " per poi continuare il discorso in modo pù diretto verso il maestro Asuka, "So che non è così che la riporterò indietro, ma non posso lasciar correre e basta. Glielo devo, a lei, a Keito, a me stesso." il maestro rispose "Già... Capisco" come se si trovasse d'accordo con quanto detto fino ad ora, poi con un movimento brusco Kuro prese un fazzoletto dal bancone del locale ed anche la bacchetta che precedentemente aveva spezzato, e si provocò una ferita con la quale tinse di rosso il fazzoletto, " Pensa quello che vuoi di me, prova a fermarmi se lo vuoi, ma ti chiedo prima una cortesia."[/color disse Kuro guardando intensamente e molto seriamente il maestro Asuka dritto negli occhi, mentre il maestro faceva la medesima cosa, [color=purple]"Dà questo al tuo amico. Digli che Hanashi Kuro non dimentica. Digli di prepararsi, perché lo troverò e chiuderemo il conto, una volta per tutte. " continuò Kuro porgendo il fazzoletto intriso di sangue al maestro, porgendoglielo da un lato non sporco di sangue, ancora bianco, il maestro senza fare storie per il gesto o per il sangue che poteva sporcarlo, prese il fazzoletto lo piegò e lo inserì in una tasca del suo gilet, "Immagino che tu non possa dimenticare il tutto con un colpo di vento e lo capisco. " disse il maestro prendendo parola, "Sì, ti farò questa cortesia. Porterò il tuo messaggio a Keito." continuò cosi per rispondere alla richiesta del ragazzo, per poi continuare dicendo" Capisco pure che non sia facile farti cambiare idea e capisco come, in qualche modo, sia giusto che te e Keito sistemiate la faccenda ma..." dopodichè si fermò un secondo, probabilmente per riflettere bene sul cosa dire, e continuò :" In qualunque caso non smetterò mai di cercare un modo per rimediare a questo... Anche se non lo giustifica so a cosa è dovuto il comportamento di Keito... Ovviamente non ho il potere di cancellare tutto questo ma, dato che mi trovo qui, sono ben felice di fare tutto quello che posso al riguardo. Lo devo a Keito ovviamente, ma anche a te per compensare il suo errore. " e dopo aver detto ciò si fermo, "So a cosa è dovuto...? Cosa potrebbe mai portare un ragazzo a divertirsi nell'uccidere e provocare sofferenza in gente a caso...? In più non esiste una giustificazione in tutto ciò... o almeno, non la vedo... ok cambiare carattere, diventare magari aggressivo con chi ti provoca o diventare taciturno in svariati contesti, ma addirittura come lo descrive Kuro, provare gioia nel fare del male... a gente che non ti ha fatto nulla... non saprei..."
    Dopo aver pensato un po', poggiai una mano sulla spalla del maestro Asuka e gli chiesi, "Maestro... dopo aver sentito ciò... come può giustificare Keito..? C'è qualcosa che potrebbe mai giustificare questo comportamento...?" dissi con tono particolarmente serio, io che avevo vissuto la morte in prima persona sapevo bene cosa dicevo, in più il Keito descritto sembra un'altra persona rispetto il Keito che ho conosciuto quel giorno durante il duello...

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    Asuka prese il fazzoletto e lo ripiegò con attenzione, senza badare al sangue che gli sporcava le mani, riponendolo con cura nel taschino del Gilet. Questo rassicurò l'Hanashi, in particolare il fatto che non avesse esitato a sporcarsi lo convinse che avrebbe consegnato il messaggio.
    Immagino che tu non possa dimenticare il tutto con un colpo di vento e lo capisco. Sì, ti farò questa cortesia. Porterò il tuo messaggio a Keito. disse infatti.
    Capisco pure che non sia facile farti cambiare idea e capisco come, in qualche modo, sia giusto che te e Keito sistemiate la faccenda ma... continuò, prendendosi qualche istante per formulare meglio il pensiero, ... in qualunque caso non smetterò mai di cercare un modo per rimediare a questo... Anche se non lo giustifica so a cosa è dovuto il comportamento di Keito... Ovviamente non ho il potere di cancellare tutto questo ma, dato che mi trovo qui, sono ben felice di fare tutto quello che posso al riguardo. Lo devo a Keito ovviamente, ma anche a te per compensare il suo errore. concluse.
    Kuro ci pensò su. Non capiva bene l'atteggiamento dell'altro. Se era una sindrome da buon samaritano, se lo stava ingannando o se semplicemente ragionava in maniera diversa da lui.
    I effetti poteva darsi che fosse un tipo dal cuore tenero, che si lasciava impietosire da tutti e finiva per farsi sfruttare da chiunque, ma la decisione e la calma con cui aveva affrontato la situazione sia prima che dopo la sua aggressione non davano l'impressione di un debole. D'altra parte se quel suo atteggiamento diplomatico e comprensivo era frutto di un calcolo ed era volta a ingannarlo l'interpretazione era magistrale. Non c'era il minimo segno che tradisse un atteggiamento falso o opportunista.
    No, credo sia sincero. rifletté il giovane, affidandosi all'istinto. Dev'essere uno di quei tipi pieni di valori e principi, che segue qualche concetto astratto tipo giustizia... si disse.
    Non riusciva infatti a conciliare la razionalità dell'altro con quello che per lui significava la parola "amico" e come avrebbe affrontato lui quella situazione.
    Ricorderò le tue parole. Se troverò mai un modo per rimediare a ciò che è successo, a farlo davvero, se avrò bisogno di aiuto, di un volontario, ricorderò le tue parole. promise, chiedendosi se, alla resa dei conti, non si sarebbero dimostrate solo parole.
    Maestro... dopo aver sentito ciò... come può giustificare Keito..? C'è qualcosa che potrebbe mai giustificare questo comportamento...? chiese Kaede, che fino ad allora se n'era rimasto così pensieroso che Kuro l'aveva dimenticato.
    Tsk. fece Kuro, senza bisogno di aggiungere altro per chiarire la sua opinione a riguardo, ma lasciò lo stesso che Asuka rispondesse alla domanda.
    Non che pensava che questi potesse aggiungere molto. Se Keito avesse avuto una valida motivazione e Asuka l'avesse saputa, l'avrebbe senz'altro difeso con più convinzione. Invece aveva subito creduto all'Hanashi e al suo racconto, pur senza riuscire a condannare Keito non aveva neanche tentato di discolparlo.
    Probabilmente era giunto il momento di andare a medicarsi la mano e riprendere l'allenamento, ma voleva rincontrare entrambi.

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    L'atmosfera continuava ad essere calda, la tensione alle stelle. Keito aveva combinato proprio un bel casino. Volevo in qualche modo cercare di proteggere il mio amico anche se si era cacciato veramente in un bel pasticcio. Keito... Ma come diamine hai potuto?!? Mi chiedevo nella mia mente mentre pronunciavo le mie ultime parole rivolte a Kuro cercando di non far trasparire dalla mia espressione i miei pensieri. Non che volessi indossare una maschera ma, per cercare di preservare il biondo, avevo deciso di intraprendere una strada difficile, quasi accollandomi io le sue colpe. E per questo motivo non potevo lasciarmi prendere ora dai pensieri e dalle mille domande, lecite per altro, che cercavano di affollare la mia mente. Sapevo che avrei dovuto parlare con Keito di questo suo atteggiamento. Sapevo che aveva bisogno di aiuto anche se non lo voleva ammettere. Anche se non lo voleva dare a vedere lo sapevo, lo "percepivo". Oltretutto mi stavo quasi colpevolizzando per non aver parlato prima con l'Uchiha ed ora ne vedevo i risultati: avevo atteso troppo ed avevo fallito. Un'altra vita era stata spezzata. Un'altra vita era terminata senza un motivo valido, peggio ancora delle volte precedenti. Del resto in passato sì Keito aveva commesso altri atti simili, a "sangue freddo", ma perlomeno coloro che ne avevano fatte le spese erano in quel momento delle minacce, dei "nemici" mentre qui la situazione era diversa. Non sapevo per quale strano motivo le strade di Kuro e di Keito si fossero incrociate, per quale strano atto dell'Impero avesse portato a questo, e cosa nascondesse. Fatto sta che qua questa volta ci aveva rimesso un'innocente. Dopo qualche secondo, mentre mille pensieri affolavano la mia mente, fu Kuro il primo a prendere la parola mentre Kaede sembrava essere completamente assorto nei suoi pensieri: Ricorderò le tue parole. Se troverò mai un modo per rimediare a ciò che è successo, a farlo davvero, se avrò bisogno di aiuto, di un volontario, ricorderò le tue parole. Furono le parole del manipolatore d'inchiostro al quale, prima di rispondere, feci un segno d'assenso come a "confermare" la mia disponibilità al riguardo. Poi, quando stavo per rispondere al moro, fu l'allievo dai capelli rossi, conosciuto proprio quella mattina, a pormi una mano sulla spalla per poi chiedermi: Maestro... dopo aver sentito ciò... come può giustificare Keito..? C'è qualcosa che potrebbe mai giustificare questo comportamento...? Furono le sue parole, accompagnate da un sonoro: Tsk. Di Kuro. Mi voltai verso il portatore del rinnegan mentre facevo cenno di "no" con la testa e dissi: No Kaede, non ho detto che lo giustifico infatti. Ho detto che purtroppo riesco a immaginare in piccola parte il motivo di questo gesto senza senso... Il tutto è legato a dei momenti negativi della vita di Keito che io dovrei affrontare con lui ma che purtroppo non vi sono riuscito fino ad ora... Dissi continuando a colpevolizzarmi per non essere riuscito ad aiutare l'Uchiha che era giunto a commettere un atto tanto grave. Alla fine, è proprio per questo, che me ne sento come "responsabile". Ed è per questo che non so, se volessi in qualche modo "sfogarti", puoi contare pure su di me. Dissi infine cambiando il soggetto al quale rivolgevo la mia ultima frase, girando la mia testa per andare nuovamente a trovare con lo sguardo i lineamenti del ninja del clan Hanashi.

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    Alla mia domanda il maestro Asuka rispose :"No Kaede, non ho detto che lo giustifico infatti. Ho detto che purtroppo riesco a immaginare in piccola parte il motivo di questo gesto senza senso... Il tutto è legato a dei momenti negativi della vita di Keito che io dovrei affrontare con lui ma che purtroppo non vi sono riuscito fino ad ora..." per poi girarsi verso Kuro e continuare dicendo :"Alla fine, è proprio per questo, che me ne sento come "responsabile". Ed è per questo che non so, se volessi in qualche modo "sfogarti", puoi contare pure su di me." dopo tale frase, cercando di compatire cosa provasse il maestro cercai di distoglierlo dal pensiero che lui fosse in un qualche modo responsabile del comportamento negativo ed aggressivo di Keito, "Maestro... se fosse davvero cosi, se voi foste davvero in un qualsiasi modo responsabile della faccenda, sicuramente Kuro avrebbe cercato vendetta anche verso di voi e non solo contro Keito, è inutile che continuate a darvi colpe che non avete, certo, magari potevate parlargli o non so... però a meno che non foste stato li in quella situazione, dubito avreste potuto fare qualcosa per evitare ciò, quindi non cercate inutilmente di darvi colpe che non avete e prendendo invece il carico di quelle di Keito, non avrebbe nemmeno senso sfogarsi su di voi perchè in quel caso non ci sarebbe nessuno sfogo... " dissi cercando di sollevare il maestro, volevo fargli capire che purtroppo era inutile darsi colpe perchè ora come ora non poteva fare nulla per calmare la situazione, Keito aveva commesso un gravissimo errore nei confronti di Kuro e quindi di conseguenza è normale che Kuro voglia punirlo per tale errore, e purtroppo il maestro si trascinava nella situazione per un legame affettivo con Keito, da un lato era comprensibile ma comunque non del tutto giusto. Si era fatta comunque una certa ora, vedevo il signor Takamoto iniziare a pulire il bancone dopo tutto il casino combinato, tra stecche rotte e trambusto vario, se avessimo voluto continuare la conversazione ci saremmo dovuti spostare visto che oramai il locale stava per chiudere.

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    No Kaede, non ho detto che lo giustifico infatti. Ho detto che purtroppo riesco a immaginare in piccola parte il motivo di questo gesto senza senso... Il tutto è legato a dei momenti negativi della vita di Keito che io dovrei affrontare con lui ma che purtroppo non vi sono riuscito fino ad ora... rispose infatti Asuka, che non sembrava affatto tipo da arrampicarsi sugli specchi. Kuro ormai propendeva ad inquadrarlo come un martire, che sentiva su di sé il peso della giustizia del mondo. Forse ciò era dovuto al legame con Keito, che magari era davvero speciale, ma aveva uno strano modo di dimostrarlo, almeno per l'Hanashi. Percepiva l'intensità dei suoi sentimenti, ma questi erano sempre vincolati alla logica, schiacciati da una moralità e da un autocontrollo di ferro. Kuro era un ragazzo molto intelligente e posato, ma in realtà agiva di cuore, seguendo l'istinto, specie quando i sentimenti si mettevano in mezzo.
    Alla fine, è proprio per questo, che me ne sento come "responsabile". Ed è per questo che non so, se volessi in qualche modo "sfogarti", puoi contare pure su di me. aggiunse in quel momento Asuka, in tono mesto.
    Kuro lo guardo senza vederlo mentre un misto strano di emozioni gli montava dentro. Kaede stava parlando, ma nelle sue orecchie in quel momento echeggiavano ancora le ultime parole del konohano. Il suo primo istinto fu di rabbia, nei confronti della sua remissività. Era come se si immolasse, per prendere su di sé la rabbia di Kuro. Ma come poteva pretendere che lui sfogasse la sua ira su un'innocente anziché sul colpevole?
    Gli venne da chiedersi se l'altro stesse nascondendo i suoi veri sentimenti. Forse covava una gran rabbia a sua volta, sapendo che Kuro stava minacciando il suo amico, eppure la sua razionalità gli impediva di attaccare l'otoiao. Forse sin dal principio conosceva la verità su quella storia, oppure non aveva motivo di dubitarne, ma in ogni caso sapeva che Kuro gli aveva detto la verità e che aveva ragione. L'unico modo di arrivare a uno scontro senza attaccare era quello di far sì che fosse l'altro a cercarlo. Eppure non aveva scelto di provocare Kuro, ma si era offerto quasi come se non intendesse reagire.
    Questo tipo è complicato... si disse mentre si scervellava sulla scelta giusta.
    Se davvero è una maschera ed è il suo piano per proteggere Keito, rilfetté, allora anche la sua ingenuità sul sigillo potrebbe essere falsa? si chiese.
    Se era così uno scontro poteva essere un modo per farsi mostrare il sigillo maledetto in azione. Forse. Ma accordarsi con Kaede a quel punto sarebbe stato più semplice.
    Se fosse, glielo mostrerà semplicemente lui... ragionò, ma sono migliorato parecchio. Se mostrassi un po' della mia vera forza, sarebbe come mandare un ulteriore messaggio a Keito? si chiese.
    Effettivamente se sconfiggeva Asuka avrebbe rafforzato la minaccia. Non era sua intenzione fargli del male gratuitamente, ma non era sciocco cercare di capire fin dove l'altro voleva spingerlo, a cosa mirasse in realtà. Le sue motivazioni gli sembravano troppo fredde, non riusciva ad entrarci in empatia e questo, a sua esperienza, significava che c'era dell'altro da scoprire.
    E va bene, Goh Asuka. Neanche io vorrei restarne fuori, se si trattasse di un mio amico. Ti do una chance, faremo a modo tuo. eruppe ad alta voce, ignaro di quanto fosse successo nel frattempo. Domani al campo numero tre, se vuoi, anche se temo non funzionerà. concluse.
    Infondo l'altro era stato accomodante, accontentarlo era giusto. Tanto più che avrebbe rafforzato il suo messaggio e soddisfatto la sua curiosità. Gli altri due dovevano essersi resi conto che non aveva ascoltato affatto l'ultima parte, perché sembrarono sorpresi dalla sua affermazione. Ne approfittò per congedarsi velocemente.
    Vorrei dirvi che mi dispiace del trambusto, ma siamo tre Shinobi. Sapete che è colpa vostra. disse Però mi ha fatto piacere avere occasione di conoscervi. Scegliete meglio i vostri argomenti di conversazione. li salutò.
    Fece alcuni metri, poi si ricordò del blocco da disegno lasciato sul bancone, nonché che doveva ancora saldare il conto, perciò fu costretto a tornare indietro.

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    Maestro... se fosse davvero cosi, se voi foste davvero in un qualsiasi modo responsabile della faccenda, sicuramente Kuro avrebbe cercato vendetta anche verso di voi e non solo contro Keito, è inutile che continuate a darvi colpe che non avete, certo, magari potevate parlargli o non so... però a meno che non foste stato li in quella situazione, dubito avreste potuto fare qualcosa per evitare ciò, quindi non cercate inutilmente di darvi colpe che non avete e prendendo invece il carico di quelle di Keito, non avrebbe nemmeno senso sfogarsi su di voi perchè in quel caso non ci sarebbe nessuno sfogo... Disse l'allievo che, dispiaciuto, tenteva in qualche modo di tirarmi su di morale spingedomi a non farmi troppo carico delle colpe del mio amico. Sapevo bene pure io in realtà di non essere colpevole degli atti commessi dall'Uchiha anche se, quello che era successo, mi aveva fatto rendere conto come il problema, che avevo già avvertito, fosse più grave di quanto mi aspettassi. Il biondo, a causa di eventi drammatici che lo avevano colpito dalla guerra di Suna in poi, si stava man mano chiudendo in se stesso e stava prendendo una bruttissima piega. Io stesso mi cominciai a rendere maggiormente conto di come, in qualche modo, non riuscivo più a "raggiungerlo". Proprio per questo motivo mi sentivo di aver sbagliato, di non essere riuscito fino a quel momento, ed ora qualcuno di particolarmente importante ci aveva rimesso la vita, ad aiutare veramente Keito ad uscire dall'oscurità. Mentre il signor Takamoto cominciava a pulire il gran casino che si era generato attendevo una risposta da Kuro. In quel momento avevo tralasciato di rispondere a Kaede, del quale avevo comunque apprezzato molto l'intervento. Volevo proteggere Keito per quello che possibile, o quantomeno volevo far cercare di "desistere" Kuro dai suoi propositi di vendetta. Sapevo che questo difficilmente sarebbe accaduto ma speravo comunque di riuscire veramente a farlo "sfogare" così che quell'odio profondo verso Keito potesse, pe lo meno, attenuarsi un po'. E va bene, Goh Asuka. Neanche io vorrei restarne fuori, se si trattasse di un mio amico. Ti do una chance, faremo a modo tuo. Disse ad un tratto con un tono di voce alquanto elevato Kuro. Istintivamente lo guardai di ricambio mentre annuivo leggermente con la testa. Domani al campo numero tre, se vuoi, anche se temo non funzionerà. Furono poi le parole del clan Hanashi che mi diede appuntamento ad un campo d'addestramento per il giorno dopo. Non mancherò. Dissi deciso allo shinobi del Suono che sosteneva che sarebbe stato un qualcosa di non risolutivo. Ovviamente non lo potevo sperare ma, in qualunque modo, avevo ormai deciso così. Tutto sommato, se non fossi riuscito ad aiutare Keito, in qualsiasi caso avrei avuto certamente una sfida di un livello superiore rispetto ad altre affrontate finora e questo era comunque per me uno stimolo oltre al voler proteggere il mio amico. Vorrei dirvi che mi dispiace del trambusto, ma siamo tre Shinobi. Sapete che è colpa vostra. Disse dopo Kuro riguardo a tutto il casino che si era generato a causa del troppo chiacchierare di Kaede. Però mi ha fatto piacere avere occasione di conoscervi. Scegliete meglio i vostri argomenti di conversazione. Disse infine il membro del clan Hanashi mentre si congedava da noi. Annuii alle sue parole dicendo: Già, la prossima volta faremo più attenzione. Non volevo davvero combinare un disastro "diplomatico". A domani. Furono le parole che rivolsi al manipolatore d'inchiostro che, fatti alcuni metri, tornò al bancone del locale. Mi rivolsi quindi verso il proprietario dicendo: Signor Takamoto mi scuso ancora per tutto il trambusto. Ditemi quanto le devo per il conto ed eventualmente anche per i danni al locale. Dissi in tono cortese al ristoratore.

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