Esame Benkei Chinoike

Ragazzino hai il permesso? Disse la guardia con tono scorbutico. L'individuo era un omone avanti negli anni, indossava un elmo ed un corretto di cuoio ed al fianco portava una katana dal manico consunto. Aprii il mio mezzo kimono color perla e presi dalla tasca interna il rotolo che mi aveva consegnato l’accademia. Durante il breve viaggio che da Kumo mi aveva portato nella repubblica dei Samurai, lo avevo letto un paio di volte, dopotutto non era sigillato ed era chiuso solo da un laccio di corda. Eccolo qui, signore. Dissi in tono amichevole, sfoggiando un sorriso, anche se la cicatrice che mi attraversava il volto non avrebbe fatto risaltare a pieno la mia gentilezza. La guardia prese il rotolo con le sue mani callose, lo srotolò e lo lesse, intervallando la lettura con sguardi diretti alla mia persona. Il testo era di una semplicità disarmante, non che mi aspettassi chissà cosa. Un lasciapassare che permetteva a Benkei Chinoike, nella data odierna, il permesso di accedere alla Repubblica dei Samurai, per svolgere l'esame per diventare Genin al campo di addestramento numero quattro. Firmato dal Raikage in persona. Mhf. Un altro aspirante ninja. Borbottò la guardia. Arrivate tutti felici e carichi ma quasi nessuno se ne va sulle sue gambe. Ah ah. Non dissi nulla ma sostenne in suo sguardo con forte determinazione, tanto che fu l'omone, quasi imbarazzato, a terminare il contatto visivo. IDEO!! Gridò l'uomo con voce roca. Di lì a pochi istanti apparve un ragazzino della mia età, all'incirca, che indossava lo stesso corrotto di cuoio ed al fianco sinistro portava una katana ed una wakizashi. Accompagna Bonkei al campo di addestramento numero quattro. Aveva sbagliato di proposito il mio nome? Non potevo esserne sicuro, ma di certo non mi aveva fatto piacere avere il nome storpiato. Signor si. Disse il ragazzino dopo un inchino. Grazie signore. Comunque mi chiamo Benkei. Lo corressi, anche se ero sicuro che non sarebbe servito a nulla. Seguii il ragazzino attraverso un sentiero di terra battuta che serpeggiava all'interno di una foresta di abeti. Oltre ai suoni mattutini, come il cinguettio degli uccelli e le fronde mosse dal vento, regnava il silenzio. Troppo silenzio. Pensai lievemente agitato. Non che avessi paura di un’imboscata o chissà cosa, ma le parole della guardia, seppur affrontate con determinazione, mi avevano lasciato nel profondo una forte inquietudine. Ideo.. È vero quello che ha detto il tuo capo? Solo pochi superano l'esame? Chiesi al giovane samurai. Questo restò in silenzio per qualche istante poi rispose. Voi Shinobi ed i vostri esami siete solo una scocciatura per il nostro paese. Disse duramente. Chi esegue gli esami solitamente non è dello stesso paese dell'esaminando e molte volte ha conti in sospeso con la sua nazione. Sospirò. Non sarebbe la prima volta che un esaminatore si fa prendere troppo la mano. Poi tocca a noi rimetterci in sesto e spedirvi a casa. Terminò scocciato. Lasciai passare qualche secondo, assorbendo le parole che avevo sentito. Si, ma nonostante tutto, il vostro governo continua a mettere a disposizione i suoi campi. Vuol dire che le scocciature che dici tu, sono ben poca cosa, in confronto a quello che sborsano i paesi ninja. Altrimenti non verrebbero più fatti questi esami… Giusto? Risposi per le rime. Comunque non dovrai preoccuparti per me. Non finirò in quel modo. Dissi con sicurezza. Ideo al quel punto si fermò e si girò verso di me. Non sei un po’ troppo troppo sicuro di te stesso? Sorrise guardandomi dall'alto al basso. Devo esserlo. Questa è la strada che ho scelto. Non posso permettermi di fallire. Dissi sostenendo lo sguardo del giovane samurai, sorridendo a mia volta. Ero determinato, ma per quanto lo fossi, una parte di me aveva paura. Paura di fallire, paura di non essere all'altezza. Non voglio fallire. Devo dare tutto me stesso in questo esame. Pensai cercando di spronare il mio spirito. Il resto della camminata la facemmo in silenzio accompagnati dai suoni della prima mattina. Eccoci arrivati. Disse indicando l'ultimo tratto del sentiero. Benkei, non posso che augurarti buona fortuna. Ti aspetterò qui in ogni caso... Lasciò la frase aperta ma entrambi sapevamo a cosa si riferiva. Non ho bisogno di fortuna. Dissi spavaldamente. Puoi aspettarmi al confine, dove farò rimangiare le gufate al tuo capo. Ah ah. Dissi incamminandomi verso il campo. Dopo qualche passo alzai il pugno ad altezza della testa ringraziando il samurai. Grazie Idao!
Il campo di addestramento era molto simile a quello di Kumo. Un grande spiazzo di erba e terra battuta, circondato da un confine naturale di abeti molto alti. Nella parte centrale c’era un piccolo specchio d'acqua che mi avrebbe potuto aiutare con i Jutsu Suiton. Tutto normale se non fosse stato per l'esaminatore. Mi sarei aspettato chiunque ma non lui. Impossibile non riconoscerlo. Alto, ben prestante, con le bende che coprivano la bocca. Una benda dell’occhio e quegli strani orecchini. S… sen… sensei Momochi? Balbettai al ninja di Kiri: Kisuke Momochi.

Quel momento non mi resi conto della mia espressione facciale. Probabilmente avevo una faccia stupita per via della persona che avevo di fronte. Con tutti i maestri e gli esaminatori in circolazione non mi sarei mai aspettato di ritrovare il sensei che mi aveva addestrato durante il controllo del chakra. Eppure quello che avevo di fronte era proprio Kisuke Momochi lo Shinobi di Kiri. Il suono della sua voce mi diede la conferma definitiva, così come il suo modo schietto di parlare, senza fronzoli o giri di parole. Disse di non perdere tempo in convenevoli ed anche se ci conoscevamo dovevamo, da regole, dimenticarcelo. Nessun trattamento di favore? Pensai dopo aver sentito le sue parole. Meglio così, non mi sarei mai sognato di chiederglielo. L'orgoglio faceva parte di me e non avrei mai accettato trattamenti agevolati per nessun motivo. Non chiedo di meglio, maestro. Dissi esternando quello che avevo già pensato, con una punta di sfrontatezza. Sapevo che lo scontro sarebbe stato a senso unico. Cosa poteva fare uno studente ad uno Shinobi di alto rango? Nulla. Ma in quel nulla che avrei potuto fare, avrei voluto farlo impegnare almeno un pochino. Kisuke mi lanciò tre confezioni complete di armi. Kunai, shuriken e carte bomba. Aggiunse che quelle erano sue armi e che a fine esame avrei dovuto restituire le restanti, mi invito quindi, a non essere tirchio. Mi avvicinai qualche passo per raggiungere le armi, diedi la schiena al sensei e mi inginocchiai per esaminare e raccoglierle. Per me l'esame è già cominciato. Meglio sfruttare questo breve tempo per prepararmi al meglio. Potrei non averne dopo. Pensai mentre maneggiato con le confezioni. Cercando di essere il più discreto, ed allo stesso tempo, rapido possibile avvolsi tre carte bomba a tre rispettivi kunai. Poi misi il pacco di kunai nella tasca destra, quello di shuriken in quella sinistra e le carta bomba rimanenti all'interno del kimono. Un suono limpido e cristallino ridestò la mia attenzione e mi voltai, vedendo Kisuke con in mano due campanellini. Spiegò che avrei dovuto prenderne almeno uno per poter passare l'esame, aggiunse che solitamente l'esame andava fatto in coppia per questo erano due. Comunque li avrebbe tenuti entrambi per far aumentare le mie possibilità. Forse in cinque avremmo avuto più possibilità. Sdrammatizzai mentalmente. Non si faccia riguardi. Comunque vada avrò solo da imparare. Dissi ribadendo il concetto. Poi l'esame cominciò. Non avevo tempo da perdere. Dovevo sfruttare ogni più piccola cellula celebrale per creare strategie sempre varie per metterlo in difficoltà. Era l'unico modo che avevo per avere una minima probabilità. Sul piano fisico e di Jutsu non avevo speranze, dovevo solo affidarmi all’agenzia. Iniziai anche io. Posizionai le mani formando il sigillo a croce e subito d'innanzi a me apparvero altri due Benkei.

Comparirono giusto qualche passo più avanti rispetto alla mia posizione e tra di loro molto vicini. Non si mossero e non dovevano muoversi. Li avevo evocati così appiccicati in modo che oscurassero la mia persona, i miei movimenti e soprattutto le mie mani. Yarh! Con un verso di sforzo plateale lancia i uno dei kunai avvolto nella carta bomba verso il cielo, esso avrebbe effettuato una traiettoria a parabola dove la meta era proprio il maestro. Avevo fatto di proposito quel verso, volevo che focalizzare l’attenzione sue quell'esca. Perché di questo si trattava. Appena il pugnale iniziò la manovra discendente feci detonare la carta bomba. Era abbastanza alta da, non disturbare, con la sua onda d'urto la mia prossima mossa o i cloni illusori. Il boato fu devastante e squarciò il silenzio che regnava fino a quell'istante. Senza perdere tempo tirai fuori tre shuriken e li lanciai, in rapida successione, verso Kisuke.

Essi avrebbero attraversato i cloni, facendoli dissolvere in due piccole nuvolette di fumo grigiastro che avrebbero ulteriormente coperto il vero attacco che stavo per compiere. Due shuriken erano diretti rispettivamente verso la spalla destra e quella sinistra del kiriano. Il terzo era nascosto nell'ombra di quello sinistro ed il suo obbiettivo era tagliare di netto i fili che tenevano legati i campanelli alla cintura. Una tattica di semplice attuazione. Era solo la fase di studio preliminare per capire la reale differenza tra di noi. Probabilmente non avrebbe funzionato. Ma che altro potevo fare se non tentare?

Queste carte bomba non scherzano. Pensai dopo aver assistito all'esplosione della stessa. All’Accademia ci avevano insegnato ad usarle ed i pericoli che presentavano: portata, potenza e onda d’urto. Ma dalla teoria alla pratica c'era un mare di differenza che mai mi sarei aspettato. Non avevo mai perso di vista il mio avversario, era la prima regola da seguire in un combattimento. Da seguire soprattutto contro un nemico così abile come Kisuke. Gli shuriken mieterono i due cloni illusori facendoli dissolvere un paio di nuvolette di fumo. I miei occhi seguirono quelle tre stelle di metallo correre verso il Sensei, per germire le sue carni. Mi sarei aspettato che quest'ultimo le bloccasse con un arma o un qualche tipo di barriera ed invece stette completamente immobile. Perfetto! Pensai tra me e me. Mi ha dato delle armi che non sono nemmeno in grado di impensierirlo. Quando le tre stellette raggiunsero il bersaglio vidi quello che mai mi sarei aspettato. I primi due shuriken colpirono rispettivamente la spalla destra e quella sinistra, mentre quello nascosto nell'ombra non riuscì a tagliare il filo che legava i campanellini. Sii!! Esultai dentro di me. In realtà non volevo colpirlo, ma solo distrarre la sua attenzione per far cadere i campanellini. Devo aver sbagliato traiettoria. Proprio in quell'istante uno sbuffo di fumo rivelò quello che le mie armi avevano realmente colpito. Un tronco di legno che inerme cadde a terra con un tonfo sordo. Sono sicuro di non averlo mai perso di vista.. Quando caspita si è sostituito? Pensai irritato. È così grande il divario tra noi? Fino a quel momento sapevo della sua superiorità ma non avevo ancora capito fino in fondo, quanto fosse realmente. A cinque metri di distanza dal pezzo di legno martoriato ecco che Kisuke dopo essersi complimentato per l'inizio esplosivo passò al contrattacco. Prese uno shuriken e me lo lanciò contro diretto al centro del mio petto poi compose alcuni sigilli urlando il nome del Jutsu: la moltiplicazione degli shuriken. Merda che velocità nella composizione, non sono nemmeno riuscito a vederli tutti. Pensai stupito. Scattati subito verso destra per evitare la stella che si moltiplicò letteralmente in più di una decina di copie. Non riuscirò ad evitarli tutti. Pensai con la paura nel corpo. Il mio scatto era abbastanza per evitare il primo shuriken ma l'area del colpo di era incrementata esponenzialmente facendo si che almeno quattro di quelle stellette, quelle più esterne, mi avrebbero preso la parte sinistra del corpo. Strinsi i denti e mi preparai al doloroso impatto. Che però non arrivò. Le armi mi colpirono svanendo nel nulla. Fanculo! Mi sono fatto fregare come un pivello. Pensai arrabbiato. Kisuke aveva volontariamente urlato il nome di un Jutsu fasullo, in realtà aveva usato la tecnica degli shuriken fantasma, un Genjutsu che io stesso conoscevo bene. Se fossi riuscito a vedere tutti i sigilli l'avrei riconosciuto al volo. Dannazione. Non mi stava prendendo sul serio e questo mi bruciava. Eccome se bruciava. Non persi altro tempo. Composi una vera e serie di sigilli per usare a mia volta un Genjutsu.

Il Kyoukasui avrebbe limitato la vista del maestro, sempre se fosse riuscito, in modo da permettermi di cercare di impensierirlo. Terminata la serie di sigilli tirai fuori due kunai e li scagliai verso Kisuke. Uno era diretto, ancora una volta, ai campanellini, mentre l'altro era diretto al terreno vicino ai suoi piedi. Le è piaciuto il botto? Eccone un altro tutto per lei! Bleffai mentre componevo una seconda serie di sigilli. Erano solo due kunai normalissimi, ma volevo che pensasse fossero molto più pericolosi.

Una pioggia di olio infiammabile sarebbe caduta in un area di cinque metri attorno a Kisuke nella speranza che i Kunai ed il vortice di petali (sempre se fosse andato a segno) lo avessero distratto a dovere.

Entrambi i miei kunai fendettero l'aria senza nemmeno riuscire ad avvicinarsi a Kisuke. Con un balzo indietro era riuscito ad evitare le armi con facilità. Ma quelle erano solo un diversivo che unito ad Genjutsu serviva per distrarlo dal vero “attacco” che stava letteralmente piovendo dal cielo. Le gocce d’olio si distribuirono una maniera casuale sul terreno tappezzandolo di macchie nere ed alcune di esse andarono a posarsi sui vestiti del Momochi. Bene! Pensai soddisfatto. Allora è possibile colpirti. Quelle insignificanti ed al momento innocue macchie sulle sue vesti mi avevano donato un barlume di speranza. Il sensei apprezzò il mio impegno nel metterlo in difficoltà ma aggiunse che quello non sarebbe stato sufficiente per prendere i campanelli. Poi usando il Kai uscì dall'illusione sotto la quale era finito. Purtroppo Kisuke aveva ragione e lo sapevo bene ma il fatto che ora fosse più vulnerabile al fuoco mi dava la possibilità di osare qualcosa di più. Diciamo che il precedente attacco era la fase uno di due. Il Momochi aggiunse che se volevo i campanelli dovevo andare a prenderli. Cosa vera ma che mi spaventava molto. Non ero portato per i Taijutsu e la differenza tra di noi era abissale. Stavo solo rimandando l'inevitabile. Ecco che passa al contrattacco. Pensai mentre assisteva alla formazione dei sigilli. Subito dopo la terra iniziò a tremare. Enormi spaccature nel terreno si stavano aprendo ed grandi blocchi di pietra si alzavano dal suolo ed il tutto si stava dirigendo verso di me. Anche se ero affascinato da quel Jutsu tanto devastante ero riuscito a non perdere di vista il Sensei che dalla bocca sputo quelli che sembravano Senbon di vetro. Rapido tirai fuori uno dei kunai esplosivi e lo scagliai in direzione di quegli aghi accumulati, facendolo detonare. L'esplosione fu tremenda ma riuscii a bloccare i Senbon che vennero deviati e/o distrutti. Purtroppo nulla potevo contro la devastazione sismica che mi raggiunse prima facendomi cadere per poi sbalzarmi via come un sacco di patate. Una fitta lancinante al fianco destro, causata da un lastrone che sollevandosi mi colpì proprio in quel punto, mi fece letteralmente vedere le stelle. Inoltre la caduta dovuta allo sbalzo mi causò un’altra contusione alla schiena dovuta alla caduta. Il colpo mi fece perdere il respiro e di conseguenza tossí forte per riprendere fiato. Forse non dovevo sporcargli i vestiti. Pensai sarcastico. Il fatto che stessi scherzando in quel momento era un buon sintomo. Lo scontro per quanto a senso unico fosse, mi stava stimolando e mi spingeva a pensare fuori dai soliti schemi. Mi rialzai dolorante. Le gambe tremavano, un po’ per le botte ed un po’ per la paura. Ci sta andando giù pesante. Devo avvicinarmi. Pensai mentre riprendevo la normale respirazione. L'area macchiata dall’olio era completamente distrutta, non riuscivo nemmeno a riconoscerla. Il campo pianeggiante era diviso ora da una sorta di catena montuosa di lastre di pietra e terra smossa. Tutto questo avrebbe rallentato i miei movimenti, ma avrei potuto comunque usarla a mio vantaggio usando il nuovo terreno per nascondermi. Devo tentare il tutto per tutto. Pensai deciso.

Mi abbassai e cercai di muovermi il più velocemente e silenziosamente possibile attraverso il difficile percorso che Kisuke aveva creato. Serpeggiai attraverso i menhir artificiosi sperando che celassero la mia presenza fino quando non fossi stato abbastanza vicino. Le fitte ai fianchi ed alla schiena si facevano sentire prepotenti ma strinsi i denti e cercai di spingere oltre i miei limiti. Non posso mollare adesso! Mi spronai mentalmente per dare il massimo. Quando arrivai oramai a cinque metri dal maestro attuali il mio “debole” piano di contrattacco. Debole per il semplice fatto che cosa avrei potuto fare con Jutsu dell’ accademia contro un Ninja esperto? Devo comunque provarci. Mi diedi ancora una volta forza. Ne avevo bisogno.

Creai due cloni illusori mandandoli in due direzioni differenti: il primo sarebbe saltato in aria tenendo vistosamente in mano un kunai esplosivo, mentre il secondo sarebbe uscito lateralmente poco dopo il primo, dalla strada dissestata con anch'esso un kunai esplosivo in mano. Sensei dove guarda? Disse il clone mimando il lancio del kunai.

In realtà anche se il clone mosse le labbra da esso non uscirono parole, ma grazie alla tecnica della Manipolazione della voce potevo fare questa illusione. Ed infine toccava a me. Io proseguii sempre dritto, per l'ultimo tratto, celato dalle rocce. Quando fui fuori lanciai tre shuriken mirando la spalla destra e la caviglia sinistra con i due visibili, mentre il terzo celato nell'ombra era diretto verso i campanellini.

Che fossero andati a segno o no io avrei continuato la mia corsa con l'intento di recuperare i campanellini o almeno ci avrei provato.

Ding.. ding.. ding..
Il suono della vittoria. Per la prima volta dall'inizio dell’esame riuscii a dare una forma a quel suono cristallino. La frenetica azione che avevo compiuto era riuscita a fare i suoi frutti. Acerbi, amari, ma almeno avevo ottenuto qualcosa. I cloni illusori, sostenuti dalla tecnica della Manipolazione della voce, erano riusciti a distrarre il sensei. Gli shuriken ancora una volta colpirono solo l'aria ma i miei polpastrelli, per un solo ed insignificante attimo, erano riusciti ad assaporare la vittoria. Per poi vedersela togliere da sotto il naso. Appena Kisuke percepì il tintinnio anomalo dei campanellini, bloccò il mio braccio con una morsa d’acciaio. Provai a divincolarmi ma fu inutile. Dannazione ci ero quasi. Pensai deluso della piega che aveva preso il mio tentativo. Poi venni scagliato lontano da un calcio ad affondo preso in pieno addome. Persi il respiro. Caddi a terra e rotolai per qualche metro. A fatica mi appoggiai sui gomito e sulle ginocchia tessendo violentemente. Sputai saliva mista a sangue mentre cercavo di riprendere la normale respirazione. Non ha funzionato nemmeno questo. Pensai mentre cercavo di recuperare le forze. Sentii Kisuke complimentarsi con per il tentativo, aggiungendo però che non era abbastanza. Merda me ne sono accorto. Pensai sentendo il dolore diffuso tra fianco, schiena ed ora addome. Se non avessi avuto tutto questo male avrei accettato con gioia quei complimenti, ma il dolore mi impediva di apprezzare appieno. Il sensei aggiunse che se fossi stato in grado di mostrargli qualcos’altro del genere mi avrebbe fatto avere il coprifronte prima di quanto immaginassi. Fu proprio questa frase a darmi ancora lo stimolo per proseguire. Sputato ancora un altro grumo di sangue ed a fatica mi rialzai. Le gambe tremavano, non avrei resistito ancora a lungo. Non so quanto potrò continuare ancora. Dissi. Ma finché riuscirò a stare in piedi non mi arrenderò! Conclusi determinato. Eppure per quanto mi mostrassi risoluto, la cruda realtà era un’altra. Lo scontro era a senso unico ed inoltre non potevo più contare sui Genjutsu visto che entrambi erano conosciuti da Kisuke ed avrebbe potuto dissolversi in un attimo. Dovevo rischiare tutto. Feci qualche passo indietro incrementando la distanza dal Kiriano, mentre arrotolato una carta bomba ad un Kunai. Tra me e lui ora c'erano circa dieci metri. Dovrebbero essere sufficienti. Pensai mentre scagliai il pugnale esplosivo verso il maestro. Facendolo detonare circa a metà strada in modo che l'esplosione non colpisse ne me, ne lui. Doveva solo coprire i miei movimenti. È un po’ uno spreco usarla come fumogeno.. Ma vabbè. Pensai mentre componevo i sigilli necessari per creare due cloni illusori. Essi sarebbero apparsi entrambi alla mia destra poi tutti e tre partimmo di corsa, coperti dal fumo dell'esplosione. Senza perdere altro tempo composi di nuovo una serie di sigilli che avevo già usato nello scontro.

Una pioggia di olio infiammabile iniziò a cadere nell'area dove si trovava Kisuke. Nello stesso in cui terminali i sigilli, tirai fuori il mio ultimo kunai esplosivo e lo scagliai in cielo, diretto verso il mio stesso Jutsu e lo feci detonare. In questo modo l’olio si sarebbe infiammato. Kisuke si sarebbe trovato, non sotto una pioggerella di olio, ma sotto lingue di fuoco cadenti. Spero che questo riesca a distrarlo.. Pensai speranzoso. Nel frattempo io ed i miei cloni, sulla destra, saremmo usciti dalla coltre di fumo con il braccio teso, pronti per tentare, l’ennesima volta la presa dei campanellini. Noncurante della pioggia di fiamme che ci avrebbe colpito. Sono pronto ad ustionarmi per avere quei campanellini. Pensai stremato ma determinato.

Ero stremato ed ogni movimento mi provocava un dolore allucinante. Il solo correre poteva essere paragonato alla più infida delle torture. Sarebbe stato semplice arrendersi. Sarebbe stato semplice fermarsi e coricarmi a terra per riprendere le forze e cedere al dolore. Troppo semplice. Ma quella non era la vita che avevo scelto. La vita che avevo intenzione di vivere al servizio di Kumo per proteggere mia madre e tutti gli altri. La vita di uno Shinobi. Per questo invece che cedere al dolore deglutii l'ennesimo grumo di sangue e proseguii nella corsa. Quando uscii dalla nube fumosa creata dalla prima carta bomba vidi la pioggia di olio infiammato cadere come una pioggerella di fiamme danzanti. Essa senza alcuna pietà colpì me causandomi ulteriore dolore gratuito. Colpì i cloni che cedettoro svanendo sotto le fiamme. Ed infine colpì Kisuke che senza perdere tempo si protesse con un globo di acqua neutralizzando il resto dell’offensiva. Non avevo più la mia copertura, l'attacco era fallito e mi trovavo in un uno contro uno con un brutale attacco frontale. Che ovviamente fallì miseramente. Non riuscii nemmeno ad avvicinarmi. Kisuke dopo aver interrotto il globo d'acqua e dopo una rapida serie di sigilli espulse un geyser di acqua contro di me facendomi sballare indietro. Merda! Fu l'unica cosa che riuscii a pensare mentre venivo investito da quel getto d'acqua. Caddi terra rotolando in mezzo alla terra battuta che grazie all'acqua si stava trasformando in fango. Ero steso a terra con lo sguardo perso verso il cielo. Altri dolori iniziavano a farsi sentire: le bruciature sulle spalle e braccia ed il male diffuso per essermi preso mille litri d’acqua addosso. Come sarebbe facile restare qui a guardare il cielo. Pensai sconsolato. Non potevo fare altro per prendere quei campanellini. Era tutto inutile. Mi stavo quindi per arrendere? Avrei terminato la mia carriera di Shinobi ancor prima di iniziarla? Non oggi! Non volevo arrendermi. Non potevo. Anche se ogni fibra del mio corpo urlava a gran voce di lasciar perdere, di riposarmi, io non volevo dargli ascolto. Chiesi un ultimo sforzo al mio corpo. Non avrei potuto fare molto. Mi rialzai a fatica tra i dolori e l'acido lattico che si infiltrata nelle giunture. Avevo il fiatone ed i miei polmoni si riempivano e svuotavano avidi di ossigeno. Iniziai a correre. Nel mentre composi una sequela di sigilli che Kisuke conosceva fin troppo bene, visto che lui stesso l'aveva usata contro di me.

Terminato i sigilli scagliai uno shuriken diretto al petto del sensei, che se fosse caduto sotto l’effetto dell’illusione l'avrebbe visto moltiplicarsi. Ancora! Ancora! Pensai. Mentre proseguivo nella corsa composi nuovamente la stessa sequela di sigilli e lanciai ancora una volta una stella ninja diretta questa volta ai campanellini. Non potevo fare molto se non sommergelo con l'arte che trovavo più congeniale per me: i Genjutsu. E di nuovo composi l'ennesima serie di sigilli magici.

Lo specchio dei fiori d’acqua avrebbe dovuto portare ancora più caos nella visuale del Kiriano, sempre se fosse andato a segno. Dopo di che mi sarei spostato lateralmente, sempre avanzando, tentando di risultare meno visibile ai suoi occhi, per poi tentare di acchiappare quei maledetti campanelli. Non posso fare altro… Pensai mentre sentivo le forze abbandonarmi. Ero sul punto di svenire.