Okami Yotsuki VS Toshiro & Kuro

Il suo colpo di Chakra andò a segno. Kuro sorrise imitato da altri centinaia di copie. Un altro colpo a segno, presto sarebbe crollato come un bufalo trafitto da mille frecce. Una sola ferita non sarebbe bastata contro quel ninja della nuvola, no, avrebbe dovuto farlo soffrire fino a quando non sarebbe crollato a terra sfinito. Si mosse negli specchi come un fantasma, rapido e veloce come una vipera mentre il suo avversario si girava dove ormai più lui non era e scagliava con potenza contro la sua parete di specchi due enormi pantere rosse. Rimase sorpreso della facilità con cui quel ninja si era adattato a Ketsuren, si ricordava che Toshiro ci avesse messo giorni prima di apprenderne le prorpietà e invece questo aveva già causato seri danni da scossa al suo braccio sinistro ed era grassa se riusciva ancora a muoverlo. Fortuna voleva che era destro e che i suoi Kenjutsu non erano stati compromessi. La cupola di specchi era crollata su un fianco, rivelando la luce del sole e gli edifici crollati intorno a loro. Lui non aveva finito però, ancora gli rimaneva del Chakra per metter a frutto la sua tecnica, prima che tutto crollasse in una nuvola di cristalli. Si lanciò in avanti, atterrando al fianco del ninja della nuvola. La mano sinistra stretta intorno al fodero della katana mentre lui stringeva i denti, la destra serrata sul manico. La velocità degli specchi lo lasciò, non poteva infatti sfruttarla quando non balzava da uno all'altro, ma lui non ne aveva bisogno. Accumulò una grande quantità di Chakra in tutto il suo corpo, partendo dalla punta della spada nel fodero e finendo a quella dei piedi. Era pronto per sfoderare il suo fendente più letale. Eseguì tre fendente di spada, uno verticale, e due orizzontali, destra sinistra e sinistra destra, cercando di distrarre lo shinobi per poi rinfoderare di nuovo l'arma e urlare:
Questa sarà la tua tomba, shinobi! A quel punto sfoderò rapidamente la sua Arma e menò un fendente così veloce da essere quasi impercettibile ad occhio nudo. Gli effetti della pillola cessarono subito dopo e il dolore della ferita al suo braccio tornò più prepotente ed aggressivo di prima insieme al tributo di chakra richiesto, per un attimo si sentì mancare con un live giramento di testa ma non gli importava, era troppo concentrato a finire il suo avversario.

Un linea precisa, bianca come la luce del sole, poi uno spruzzo di sangue. Kuro sorrise, i denti bianchi come perle che rifulgevano alla luce riflessa sugli specchi. Era atterrato al suolo, incapace di proseguire la sua corsa, non era più negli specchi, sebbene questi li circondassero era giunto il momento di finirla, lo sapeva, lo aveva fatto. Questo è per te, fratellino Aveva pensato il ninja dai capelli bianchi mentre tranciava con una riga perfetta il corpo del ninja della nuvola e quello veniva sbilanciato all'indietro per la forza del colpo.
Bene...il mio lavoro qui è fatto Aveva pensato mentre già il suo corpo si rilassava visibilmente, convinto della fine dello scontro. Aveva messo la parola fine all'omicida di suo fratello, non avrebbe avuto bisogno di altro, se non di qualche ora per piangere il suo corpo carbonizzato.
Qualcosa non andò come previsto però. Il ninja di Kumo non cadde. Non sembrò demordere mentre il suo corpo muscoloso, rivelato sotto il gilet aperto a metà dal suo colpo di spada, si fletteva macchiato di sangue e lo afferrava per i fianchi con violenza, sollevandolo in aria.
Ma che cazz... Il triste destino che aveva accolto il fratello si abbatté anche sul maggiore mentre le orecchie gli fischiavano per lo spostamento d'aria e si ritrovava a testa in giù a circa due metri dal suolo. La katana sempre stretta in mano ma inutile in quel momento. Fletté il busto, cercando di colpire con essa una delle gambe del suo avversario, indebolendolo, cercando di fermarlo a tutti i costi. Non fece in tempo a fare nulla di quello che si era prefissato. Il colpo lo schiantò a terra con una violenza inaudita, squassando il terreno mentre crepe si aprivano nel cratere creato da Toshiro creando un secondo buco circolare in esso, come i due occhi di una faccia perplessa.
Uno spruzzo di sangue sgorgò dalle sue labbra. Il suo corpo era stato devastato dal jutsu del suo avversario. Sapeva che la sua schiena era stata fratturata in molteplici punti, sentiva il sangue riempirgli i polmoni, le braccia ancora si muovevano, no solo il braccio destro, quello che impugnava la spada. Il resto del corpo era immobile, accasciato sul cratere di pietra e terra che ormai aveva ribattezzato nella sua mente, la sua tomba.
Sollevò la spada nel cielo, la punta di cristallo della lama blu scura che rifulgeva alla luce del sole. Gli specchi intorno a lui cominciarono a sciogliersi rilasciando nell'aria una polvere bianca come il nevischio della prima nevicata. Un manto bianco si depositò sul cratere avvolgendo ogni cosa di una brina leggera: il suo corpo macchiato di sangue, lo scheletro del fratello carbonizzato, il corpo ansimante e sfinito dello shinobi di Kumo.
Kekkyūtōhyō... Pensò osservando la spada dal cui pomolo pendevano due anelli di una catena rotta, là dove era un tempo legata la Ketsuren e che era stata dai ninja dell'Akuma, spezzata in due armi distinte per meglio soddisfare i loro requisiti.
Perdonami...avrei voluto usarti come era stato inteso...non sono stato all'altezza...Vai...trova un possessore più degno di me... Pensò mentre incanalava il rimanente Chakra rimastogli e la spada si sollevava dalle sue dita librandosi perpendicolare al terreno per qualche secondo, prima di schizzare nel cielo con un boato dell'onda d'urto e sparire tra le nuvole. Prima di sparire nel cielo una voce echeggiò brevemente nella sua testa. Non sei mai stato all'altezza... Non era una voce di sdegno, non era neanche iraconda o disprezzo in quelle parole. Erano...tristi, come una constatazione di una realtà che non poteva più essere cancellata.
Il demone della spada era sempre rimasto silente, sempre. "È come me" si era detto, non amava chiacchierare, per questo non lo aveva mai avvertito. Solo ora si rendeva conto che non era stato così. La vista gli si sfocò mentre lacrime riempivano i suoi occhi e l'ultimo respiro veniva esalato, faticoso e terribile, dalle sue labbra. Non era mai stato all'altezza, lo aveva sempre saputo.
Non era stato degno del suo clan, non era stato degno di quell'arma, non era stato degno di suo fratello. Non era stato degno di quell'avversario.
Indegno era stato e come tale moriva. Chiuse gli occhi lasciando che l'oscurità lo accogliesse.