Esame Sanaki Yoshino Chikamatsu

Non era passato nemmeno un giorno dall'addestramento per il controllo del chakra e Sanaki era già andata a lamentarsi con l’accademia per aver mandato un ninja di Konoha a farle da maestro. Non aveva avuto peli sulla lingua, era andata su tutte le furie facendo quasi una scenata. Fu del tutto inutile. La direzione le disse che era una normale prassi per rafforzare il rapporto tra i paesi. Fu proprio in quel momento che la responsabile, per placare l'ira dell'apprendista, le consegno la pergamena che conteneva tutte le informazioni per l'esame di Genin. Mai mossa di più azzeccata, la giovane prese il rotolo e la rabbia sembra sparire come acqua nel caldo deserto del vento. Strinse tra le mani quella pergamena come se fosse il tesoro più prezioso al mondo e dopo aver ringraziato la responsabile si avviò verso casa. Stringeva la missiva con entrambe le mani tenendola all'altezza del petto mentre scivolava tra le vie laterali di Suna. Non vedo l'ora di leggerla, questo è il primo passo per diventare una vera Konuichi. Pensò carica di emozioni. L'eccitazione era grande, ma voleva aspettare di essere a casa per poterla aprire, nella sua cameretta, da sola, dove avrebbe potuto godersi ogni singolo kanji nel luogo che più amava al mondo. Entrò in casa, dove non sembrava esserci nessuno, si diresse rapida nella sua stanza, accese la candela e dopo aver sotto il sigillo di cera lacca, srotolò delicatamente la pergamena di carta di riso.
Il suo esame per il passaggio al rango di Genin si svolgerà tra due settimane nella repubblica dei Samurai, ore dieci, al campo di addestramento numero cinque. Il suo sensei sarà un onorevole Shinobi di Kumo, Okami Yotsuki. Attendiamo il suo ritorno con indosso il coprifronte.
Buona fortuna.
Sanaki rilesse più volte il semplice testo della missiva, fino ad assimilare ogni sua parola o significato nascosto (se mai ve ne fossero stati). Ancora una volta avrebbe dovuto avere a che fare con un ninja di un paese straniero, ma soprattutto con un altro uomo. Sospirò ma senza perdere l’entusiasmo, almeno non era di Konoha. Avrebbe superato le sue diffidenze senza remore, quello era solo un altro ostacolo per raggiungere il suo sogno. Avrebbe dato tutta se stessa per arrivare al meglio all’esame, si sarebbe guadagnata il coprifronte, meritandolo. Sarebbe tornata vincitrice.

Una settimana dopo
Sanaki era pronta, aveva passato ogni singolo giorno di quella settimana ad allenarsi duramente ed a ripete fino alla sfinimento ogni singola tecnica di sua conoscenza, creando sinergie e varie strategie pronte per ogni evenienza. Sono pronta! Si rassicurò asciugandosi la fronte da alcune goccioline di sudore. Aveva appena terminato una lunga sessione di allenamento in solitaria e sentiva ogni muscolo del corpo dolorante, ma appagato per il lavoro svolto. Tornò in casa e dopo una bella doccia bollente si cambiò per tornarsene in camera sua, quando la vecchia Chyo le si parò di fronte invitandola a bere una tazza di tè. Sanaki accettò con piacere, era un evento raro vederla sorridere, la sua maschera di rughe perennemente accigliata era il suo marchio di fabbrica, ma quando la giovane le comunicò la data del suo esame per diventare Genin un debole sorriso fece capolino in quel viso segnato dal tempo crepando quella maschera seriosa. La ragazza non avrebbe mai dimenticato quel momento. Si sedettero al grande tavolo di legno rettangolare, una di fronte all'altra. Ognuna aveva di fronte una tazza ricamata a mano, dentro un liquido verde spento fumava vapore ed inondava la stanza di una fragranza esotica. «Sei pronta per l'esame?» Chiese telegrafica l'anziana. «Certo. Ho dato il massimo in questi giorni, potrei affrontare chiunque.» Disse Sanaki fin troppo sicura di se. «Non sottovalutare mai l'avversario.» Disse dura, nel suo solito modo di fare da insegnante mai in pausa. Sanaki annuì. «Non ti ho chiamato per questo.» Disse ponderando bene le parole. «Ti ricordi il giorno in cui ti ho preso con me?» Chiese retoricamente. «Certo. Ricordo ogni istante di quel giorno. Mi avete salvata. Non potrei mai dimenticarlo.» Disse con il cuore in mano. La vecchia Chyo era riuscita a trovarla in mezzo alla miriade di profughi, feriti e orfani. Non fu un incontro piacevole, “sei debole” furono le prime parole rivolte alla piccola. E lei lo era, lo sapeva bene, incapace di reagire alle violenze del padre affidatario, incapace di chiedere aiuto, un'incapace completa. “Io non ti proteggerò ma farò in modo che tu riesca a farlo da sola”. Fu la frase successiva pronunciata dalla Chikamatsu. Non dovette nemmeno attendere la risposta, Sanaki le se butto al collo in lacrime, accettando il suo invito. I ricordi sbiadirono man mano e l'immagine della vecchia con qualche riga in più di fronte alla tazza fumante torno impetuosa nella sua vista. «Ogni giorno che passa mi ricordi sempre di più “lui”.» Disse a Sanaki. Sembrava voler aggiungere molto altro, ma o ricordi le bloccarono le parole. «Ti auguro buona fortuna per l'esame. Mangiali poco prima dell'inizio ti aiuteranno con quella tecnica. Domani partirai con un nostro fornitore di legname diretto verso la Repubblica. Non deludermi.» Concluse lapidaria la vecchia dopo aver allungato un fazzoletto ricamato contenente alcuni dolcetti di riso. Poi si alzò rapida per sparire nelle sue stanze, non finì nemmeno la tazza di tè, Sanaki la guardò allontanarsi con l'occhio lucido e bisbiglio un “grazie” sincero, solo una parola che ben presto si sarebbe trasformata in fatti, quando le avrebbe portato il coprifronte del villaggio della Sabbia.

Un'altra settimana dopo
Sanaki salutò il fornitore di legname della repubblica dei Samurai, un vecchietto simpatico, che pur essendo del genere maschile l'aveva trattata come una figlia. Erano anni che procurava il legno che veniva usato per la costruzione delle marionette della vecchia Chyo e la giovane apprendista lo aveva visto molte volte portare il legno pregiato nella residenza. Durante tutto il viaggio aveva tenuto un trattato su ogni tipologia di albero che cresceva in ogni paese che avevano attraversato, tessendone i pregi ed i difetti e la giovane stette molto attenta perché presto si sarebbe dilettata nella costruzione di marionette e quelle nozioni le avrebbero fatto molto comodo. Avevano fatto un lunghissimo viaggio attraversando una miriade di paesi minori e non. Avevano evitato Konoha aggirandola attraverso, Ame, Kusa, Taki e Oto passando per il paese delle Sorgenti termali e Shimo. Ad ogni confine mostrava la missiva che spiegava il suo viaggio, spesso riceveva sonore risate solo per il fatto di essere donna, ma Sanaki rispondeva con il suo viso privo di espressione, come una maschera di porcellana priva di imperfezioni. Il suo viso dai lineamenti delicati cozzava con quell'espressione priva di sentimenti, incorniciato in quel caschetto biondo come un angelo maledetto. Arrivò senza intoppi al campo di addestramento dove attese l'arrivo del sensei seduta su una roccia in mezzo alla radura che avrebbe fatto da arena. Immersa dell’erba verde e circondata da grandi alberi sempreverdi. Non me ne andrò di qui a mani vuote. Pensò determinata. Nulla l'avrebbe fermata.

Sanaki apprezzava anche il tempo della repubblica dei Samurai, certo, non faceva il caldo di Suna, ma quel clima temperato non gli dispiaceva affatto. Seduta sulla roccia di colpo, come colpita da un fulmine, si ricordò dei mochi che la vecchia Chyo le aveva dato. Palline di pasta di riso leggermente zuccherate e ripiene di Azuki, dei fagioli rossi. Aprì il fazzoletto ricamato e un leggero aroma dolciastro sfiorò delicatamente le sue narici. Sorrise quasi senza nemmeno accorgersene. Una delle tecniche che l’anziana Chikamatsu aveva insegnato alla giovane prevedeva avere lo stomaco pieno e quindi l'aspirante Kunoichi non se lo fece ripetere e per ingannare l'attesa ne mangiò un paio. Un Jutsu semplice, basilare ma che apriva una delle strade che avrebbe voluto percorrere: i veleni. Con quel gusto dolciastro e la consistenza gommosa, i mochi, scesero rapidi nello stomaco, poi richiuse il fazzoletto e lo rimise nello zaino, giusto in tempo per l'arrivo del Sensei. Questa volta arrivava da Kumo, come dimostrava la placchetta sul suo coprifronte. Alto ben più di Sanaki, capelli corvini ed occhi blu. La muscolatura era ben sviluppata, sembrava un vero e proprio guerriero. Uff. Un altro uomo. Lo aveva capito dal nome sulla missiva, ma in cuor suo aveva sperato che per un colpo di fortuna o un cambio di programma, di trovare una Kunoichi al suo posto. Gli era andata male. Lo Shinobi si avvicinò al masso dove era seduta e lei istintivamente si alzò allontanandosi. La sua diffidenza verso il genere maschile era più forte di lei, giustificata ed istintiva. L'esaminatore si presentò e poggiò una borsa a terra. Fu diretto e questo piacque particolarmente a Sanaki che voleva sbrigare questa pratica il prima possibile. L'obbiettivo era recuperare i campanellini che Okami si era legato al fianco sinistro. Più facile a dirsi che a farsi. Pensò. Per quanto fosse semplice l'esame aveva pur sempre dinnanzi uno Special Jonin e quest'ultimo non l'avrebbe promossa solo per la sua simpatia. «Ho capito!» Disse telegrafica muovendosi verso la borsa appena il Sensei si mosse verso il centro della radura, pronto per la prima mossa dell'esaminanda. Devo agire in anticipo, ancor prima che l'esame inizi. Pensò mentre piegando le ginocchia si abbassò ad esaminare la borsa, dando le spalle al maestro. Ne tastó il contenuto che recava dieci kunai, venti shuriken a quattro punte e cinque carte bomba. Fingendo di controllare ancora l’equipaggiamento arrotolò due carte esplosive ad altrettanti pugnali da lancio, in questo modo avrebbe risparmiato tempo durante la prova. Prese infine un Kunai e tramite il controllo del chakra lo applicò alla suola del sandalo destro. Fece tutto con movimenti calmi e difficili da rilevare, legò infine la borsa e si girò verso Okami. «Sono pronta!» Avvertì mentre si preparava a fare la prima mossa. Prese due Shuriken dalla borsa e li lanciò verso lo special Jonin utilizzando due traiettorie curve diametralmente opposte, ma entrambi puntavano alle spalle dell'uomo. Senza perdere altro tempo compose rapida una serie di sigilli ed impastò il chakra per usare uno dei suoi Jutsu.

Il Genjutsu si espanse cercando di alterare i sensi di Okami che tra la tempesta di petali e l'abbassamento della visibilità non avrebbe visto arrivare il vero attacco. Ed ecco che Sanaki scagliò, infine, il kunai nascosto sotto la pianta del piede. Un lancio preciso verso il filo che teneva appesi i due campanellini. Sperava nell’effetto a sorpresa, sperava che il Jutsu e gli shuriken fossero sufficienti a mascherare quel colpo basso. In tutti i sensi.

Gli shuriken roteando rapidi percorrendo feroci la distanza che li separava dalla loro preda. Ma la loro fame di sangue si estinse lasciando loro solo l’acquolina ed un amaro sapore di terra ed erba. Le stellette di metallo non arrivarono mai a ghermire le spalle di Okami che le evitò semplicemente facendo qualche passo in avanti. Palese. Pensò scocciata Sanaki. Sapave perfettamente che quegli astri sarebbero stati evitati, ma era fastidioso lo stesso vedere la scena. Sperava almeno che il kunai nascosto dal Genjutsu arrivasse a recidere il filo del campanellino, ma poco prima di arrivare a toccarlo ecco che una flash di scariche azzurre lo respinse facendolo volare lontano. Dannato! Imprecò mentalmente vedendo la sua tattica andare in fumo insieme alla sua illusione prontamente dissolta. Erano fulmini quelli che ho visto avvampagli attorno? Si chiese curiosa. Non ne era sicura, erano durati il tempo di un battito di ciglia, se non fosse stata cosi concentrata ad osservare l'esito della sua tattica, probabilmente nemmeno si sarebbe accorta di quell'energia che aveva respinto il pugnale. Sanaki rapida prese un altro kunai impugnandolo dal manico ma al contrario e posizionandolo tra lei ed Okami, pronta ad un eventuale contrattacco che mai sarebbe arrivato. Nessuna reazione eh… Mi sta sottovalutando più del dovuto. Trasse le sue conclusioni visto la sua ignavia. Nella sua mente rapidi pensieri si accavallavano cercando di prendere il primo posto, ma tutti erano futili al momento. Tutti riguardavano il perché non aveva contrattacato: Perché era una donna? perché era un incapace? Perché voleva stimolarla a dare di più? Inutili congetture al momento che l'apprendista allontanò rapida. E se invece non fossero tanto stupidi come quesiti? Se gli sono venuti in mente, forse c'era un valido motivo. Una lampadina metaforica si accese sopra fa testa dell'apprendista. Non vuoi attaccarmi? Sfrutterò la cosa a mio vantaggio. Pensò maliziosa, anche se sul suo volto non vi erano tracce di emozioni. Una bellissima maschera di porcellana, ecco come si presentava il viso di Sanaki. «Nessun contrattacco? Deduco che il mio esame sia finito allora...» Disse sfrontata mentre muoveva lenti passi verso Okami. Lei che mai avrebbe voluto nemmeno avvicinarsi ad un uomo, stava invece accorciando le distanze. Si parò a circa cinque metri di distanza. «Con il suo permesso vengo a prendere il campanello.» Disse mentre rapida componeva una breve serie di sigilli.

I mochi erano serviti al loro scopo, oltre al sollazzo palillare della giovane erano diventati la fonte della Sumerudama, il Jutsu basico di chi ha scelto i veleni come strada maestra. Una nube maleodorante e di colore violaceo sarebbe fuoriuscita dalla buccia di Sanaki ed avrebbe cercato di investire Okami per stordirlo. Ma quella era solo un diversivo, sperava che lo Sp. Jonin fosse fuggito in una qualche maniera all'indietro per evitare la nebbia miasmatica, che in realtà era solo una copertura. Il secondo attacco avrebbe puntato a destabilizzare l'equilibrio del Sensei smuovendo il terreno con un onda che impediva il controllo del chakra. Poi la giovane si sarebbe gettata a capofitto per cercare di raccogliere il campanello seguendo il suo suono, come un marinaio attratto dalla voce della sirena.

Dannato. Imprecò mentalmente la giovane apprendista, seccata per il suo ennesimo fallimento. Ancora una volta la sua combinazione era andata a vuoto. La nube miasmatica era solo un diversivo e grazie alla velocità dello Sp. Jonin non fu un grosso problema. L'onda di terra invece sembrò dargli qualche problemino che però risolse grazie alla sua agilità superiore. Sanaki resto quindi con della sola e para aria nel palmo della mano. Non c'è storia. Non riuscirò mai ad avvicinarmi abbastanza a quel maledetto campanello. Pensò arrabbiata. Sanaki non era il tipo da demoralizzarsi alla svelta ed infatti questa sfida stava stimolando la sua mente a creare strategie sempre più elaborate per riuscire nell'intento. Okami quindi ruppe il silenzio e rispose alle provocazioni di Sanaki, dicendo che non riusciva ad “andarci leggero” e di conseguenza si stava limitando. Poi accontentò l'apprendista contrattaccando, proprio come lei desiderava. Alzò una mano al cielo ed una scarica elettrica partì dal quel punto fino ad investire in pieno l'aspirante Genin che nemmeno provò ad evitarla. Il lampi scossero il suo corpo ed un dolore abbastanza intenso si espanse attraverso i muscoli. Il dolore fu forte ma durò un istante. Al termine di esso sentiva i muscoli meno reattivi, cosa che avrebbe influito ancora di più sull'esito dello scontro. Okami avrebbe avuto la possibilità di vedere il dolore attraverso gli spasmi del corpo, ma non attraverso il viso della giovane che rimase bloccato come in una fotografia persa nel tempo. Sanaki aveva subito dolori sia fisici che psicologici ed una scossa elettrica non aveva lo stesso peso di una violenza perpetrata da una persona che credevi di amare. «Sono qui per guadagnarmi il coprifronte, non per riceverlo senza aver dato il massimo.» Disse acida come sempre. «Se non vuoi andarci pesante, fai come credi.» Aggiunse distogliendo lo sguardo e pettinandosi il caschetto biondo, leggermente increspato dopo la scossa. «Ma non potrò mai diventare una vera Kunoichi se non mi trovo di fronte a difficoltà sempre maggiori.» Disse terminando il discorso e puntando i suoi occhi verso il ninja di Kumo. Parole dettate dell’orgoglio e dal fastidio di essere sottovalutata, ma oltre a questo Sanaki aveva in mente qualcosa di più subdolo. Un Chikamatsu non muove solo i fili delle proprie marionette, ma cerca di manipolare ogni situazione a suo vantaggio riuscendo a trasformare un punto di debolezza in uno di forza. Devo sfruttare il suo vantaggio a mio favore. Se lui non riesce a trattenersi, devo fare in modo che si scateni conscio del fatto che non può veramente uccidermi. Pensò macchiavellica. Se non poteva andarci piano, per farlo doveva per forza compiere un qualche errore, giusto? Supposizioni. Ma che altro aveva veramente in mano oltre a quelle ipotesi? Nulla. Lo Sp. Jonin le era superiore in tutto, fisicamente, come esperienza e come reparto Jutsu. Non aveva speranze, ma doveva comunque provarci. Non si sarebbe mai arresa ed Okami avrebbe potuto notare la sua determinazione brillare nei suoi occhi, assieme al sole della repubblica dei Samurai. Sanaki estrasse dalla borsa il kunai con arrotolata la carta bomba, lo riconobbe al volo dentro la borsa , perché stava in una tasca differente dal resto dei pugnali da lancio e se lo mise tra i denti. Doveva avere le mani libere per compiere i sigilli. Di nuovo la stessa serie di sigilli venne utilizzata e dalla bocca della ragazza fuoriuscì nuovamente la mefitica nube tossica. Essa venne, questa volta sparata verso i suoi piedi, e si espanse attorno all'apprendista occultandola. L'odore non era certo dei migliori, ma gli effetti negativi non funzionavano sulla Chikamatsu. Rapida, complice della copertura, compose ancora un'altra serie di sigilli per ben due volte, una tecnica base che chiunque voglia intraprendere la carriera ninja deve conoscere. La tecnica della clonazione, mere illusioni atte a distrarre e confondere.

Gli ordini delle false Sanaki erano semplici, prendere il Kunai dalla bocca alla mano e correre verso Okami per poi fermarsi a circa cinque metri e mimare il lancio del pugnale. Mimare, perché solo quello in mano alla vera aspirante Genin sarebbe partito veramente, visto che le illusioni non potevano fare alcun danno, ma almeno potevano bluffare. Insieme alle copie anche l'apprendista sarebbe uscita sincronizzandosi con la posa delle altre quattro. Lei era quella più a sinistra di tutte. Quando arrivarono al punto prestabilito tutte e cinque le Sanaki alzarono in braccio destro e lanciarono il Kunai, ma solo quello della ragazza più a sinistra sarebbe partito e proprio lei avrebbe fatto detonare la bomba su di esso cercando di investire il sensei con l'esplosione.

Quando Sanaki stimolò la propria impronta di chakra impressa sulla carta bomba essa deflagrò riempiendo l'aria del suo suono forte e minaccioso. L'esplosione fu tremenda e l'onda d'urto spostò notevole quantità di aria che andò ad investire la giovane senza causare alcun danno. Anche le copie vennero colpite dall'urto e svanirono in tante piccole nuvolette. Il kunai era andato a segno ma purtroppo per l'apprendista il bersaglio non era quello pianificato. Pezzi più o meno grandi di pietra sparsi qua e là annunciavano una triste verità: la tecnica della sostituzione. Più di una volta sia i Sensei dell’accademia che la vecchia Chyo avevano usato questa basilare tecnica per schivare in extremis i colpi, ed ancora una volta la ragazza di Suna restò con un nulla di fatto e zero punti dalla sua parte della lavagna. Altre idee, devo farmi venire altre idee. Pensò la giovane senza demoralizzarsi. Il suo reparto Jutsu era veramente limitato e tutte le sue tecniche più forti erano già state usate. Cosa poteva fare? Intanto Okami fece dei sinceri complimenti a Sanaki per la fantasia nello svolgere le offensive. La ragazza fu felice di quegli apprezzamenti, ma era solo uno zuccherino per mandare giù un boccone ben più amaro: il fatto che il campanellino era ancora in mano sua. Il suo volto ancora una volta restò impassibile tanto da sembrare veramente finto. Non me ne faccio nulla dei tuoi complimenti. Commentò internamente. Osservò ancora quel dannato campanellino scintillante sotto il sole mattutino della repubblica dei Samurai, era il suo oggetto del desiderio, il suo lasciapassare per la carriera di Konuichi, tanto piccolo quanto irraggiungibile, soprattutto ora che era nella mano del ninja di Kumo. Stretto in quella morsa di carne restava alla stregua di un desiderio irrealizzabile. Ma il suo animo non vacillò, non aveva alcun motivo per arrendersi, anzi il fatto che non provasse nemmeno a contrattaccare poteva essere giocato a suo vantaggio. Devo andare in corpo a corpo, devo incalzarlo, deve sentirsi costretto ad evitarmi o a colpirmi. Spero nella prima, visto che non sa andarci piano. Pensò con una ritrovata speranza. Compose rapida i sigilli della Sumerudama, gli serviva un po’ di confusione, doveva offuscare i dettagli della sua vista. Vomito quindi la nube violacea e velenosa che si espanse nell’area.

Offuscata dalla nube prese il secondo kunai con allegata la carta bomba e lo piantò nel terreno, proprio in mezzo alla nube, poi rapida corse verso il Sensei. Durante la corsa compose i sigilli ed impastò il chakra per utilizzare il suo unico Genjutsu. Doveva distrarlo in un qualche modo.

Che fosse stato dissolto o no, a Sanaki poco importava, questa volta il suo assalto sarebbe stato fisico. Lanciò due shuriken mirati a colpire il braccio destro di Okami. Anche quelli erano solo un diversivo per farlo muovere sulla sinistra dove Sanaki una volta avvicinatasi avrebbe tentato di prendere il campanellino nella mano sinistra del ninja di Kumo. E la carta bomba? La ragazza non se ne era dimenticata, poco prima del tentativo di presa del campanellino avrebbe stimolato il chakra presente dentro di essa per creare un ulteriore distrazione.

Un altro tentativo a vuoto. Un altro fallimento. Un'altra delusione. Ne il Genjutsu, ne gli shuriken, ne l’esplosione avevano avuto effetto. Semplicemente, Okami, era troppo forte, fuori dalla portata di una semplice apprendista. La mano di Sanaki non arrivò nemmeno al campanello ed invece venne intercettata dall'altro braccio dello Sp. Jonin, che roteando il corpo accompagnò la giovane a razzolare per terra qualche metro più avanti. Nessun danno fisico rilevante per l'aspirante Genin di Suna, a parte qualche escoriazione qua e là, ed allora perché aveva perso la sua impassibile espressione apatica? Perché il suo volto da bellissima bambola di porcellana si era trasformato in un ghigno arrabbiato? Gli occhi ridotti a fessure lasciavano appena vedere il colore dell’iride, la bocca contratta in un espressione irata. Qualcosa doveva averla veramente scossa. Che fosse stato quel ruzzolone? Poco probabile, non aveva fatto una piega di fronte ad una scarica elettrica, seppur leggera, come poteva averla scossa qualche escoriazione. No, forse era stata la presa al braccio a smuovere le fondamenta della sua anima. La stretta del maestro non aveva causato danni, nemmeno un segno visibile, ma aveva risvegliato in lei ferite troppi profonde per essere dimenticate. La forza con il quale il padre affidatario che avrebbe dovuto proteggerla la costringeva a perdere la sua innocenza. Notte dopo notte la sua anima era andata in frantumi, come uno specchio rotto, possibile da riparare ma impossibile farlo tornare a riflettere un'unica persona. La ragazza passato il momento di perdizione persa nei dedali oscuri dei suoi ricordi, si ricompose tornando pian piano alla solita espressione priva di emozioni. Come è successo durante l’addestramento. Non posso continuare a perdermi nei ricordi. Devo concentrarmi. Si spronò mentalmente cercando di riacquistare la lucidità che la contraddistingueva. Il campanellino era ancora in mano ad Okami che non aveva alcuna intenzione di mollare. Devo fargli compiere dei sigilli, magari mollerà la presa da quel dannato campanello. Pensò ancora non completamente nelle migliori condizioni mentali. Doveva dare il massimo, giocarsi ogni carta possibile a costo di giocarsi tutto. Gli venne in mente una tattica pericolosa ed alquanto suicida, ma doveva provarci. Infilò le mani nella borsa ed estrasse un kunai arrotolandoci attorno al manico una carta bomba. Se lo infilò in bocca, aveva bisogno delle mani libere. Poi prese la borsa e facendola roteare più e più volte per caricarla di forza concentrica la lanciò verso l'alto. Rapida scagliò anche il kunai verso Okami mirando ad un altezza di due metri. Poi compose rapida un singolo sigillo e poggiò la mano destra a terra scatenando l'onda di terra.

Okami si sarebbe trovato a contrastare un onda di terreno che si muoveva verso di lui, un kunai esplosivo ad un’altezza tale che se avesse evitato il Jutsu si sarebbe trovato alla mercé di esso. Ed una borsa ancora più in altro. Già ma che ci faceva una borsa lassù. E se fosse stata proprio quella il vero attacco. Sanaki fece quindi esplodere il kunai. No, quello era solo un diversivo, non sarebbe mai esploso. La borsa. Deflagrando le due carte bomba al suo interno avrebbe creato una vera e propria bomba di pezzi di metallo. Schegge di shuriken e kunai si sarebbero espanse nell'aria e nemmeno Sanaki sarebbe stata al sicuro. Ma chi non risica non rosica e poi non voleva far tornare nulla di quell'equipaggiamento, indietro con Okami. Sarebbe stata la sua piccola vendetta per averla presa al braccio.