Il Rifugio di Iwagakure

Si grattò la tempia sinistra coperta da bene. Era leggermente stanco. Sto cominciando a credere che non verrà più...è passato troppo tempo da quando sono fuggito...forse il mio falco non lo ha raggiunto...oppure...oppure è morto nella fuga o catturato. Erano tutte possibili alternative in quello scenario che avrebbe visto Kohaku solo in mezzo a terra straniera. Era passato circa un mese da quando era fuggito, all'inizio la vita lì era stata caotica e confusionaria, con il neo mukenin che aveva avuto più problemi a sopravvivere e adattarsi alla nuova vita e non aveva avuto il tempo necessario per informare Arima del fatto che il piano era entrato in movimento. Quando però le cose si erano stabilizzate e lui era riuscito a guadagnarsi una piccola ed esigua posizione nel Mercato Nero e ad acquistare le cellule che tanto aveva bramato, aveva deciso di mandare Fez#257; a riferire ad Arima che era tempo per il compagno di Konoha di raggiungerlo. Non aveva mai saputo se Fez#257; era riuscito nell'intento o meno, l'uccello non aveva trovato Arima in casa e quindi aveva lasciato la missiva sul davanzale, che quella breve frase fosse giunta ad Arima? Non lo sapeva. Sapeva soltanto che si erano dati tempo prima come punto di ritrovo Yamamichi. Ogni tre giorni di ogni mese, si sarebbero ritrovati in quella città, avevano stabilito che avrebbero cercato rifugio fuori da essa, perché entrare dentro la città sarebbe stato troppo caotico e complicato trovarsi in mezzo a quella che era una città diroccata e cadente ma pur sempre piena di vita e energie. Il versante Ovest di Yamamichi, se ci fosse stato un luogo adatto sarebbero andati lì, un luogo riconoscibile. L'ormai defuto Supaku sapeva che nei pressi del versante Ovest vi erano delle rovine di un vecchio tempio buddista, lo aveva saputo da carte geografiche che parlavano della storia di Iwa e delle vecchie città. Pensava che molto probabilmente i resti di quel tempio sarebbero rimasti ancora lì quando avessero tradito il villaggio, nonostante i libro da cui aveva tratto questa informazione fosse parecchio anziano. Ma le rovine genericamente tendenvano a rimanere ferme dov'erano, nessuno cercava di spostarle. Quindi si sarebbero diretti lì.
Ora lui era nascosto tra le fronde di un grosso albero nei pressi delle rovine, abbastanza in alto da poterle vedere per bene, sufficientemente riparato da non attirare l'attenzione. Arima avrebbe potuto fare come lui e quindi non si sarebbero mai incontrati, ma lui aveva lasciato un segnale per il ninja dei rospi. Legato intorno ad una colonna infranta, aveva messo una fascia color verde scuro, che recava un singolo kanji: Kaze. Se Arima era intelligente quanto lui stesso pensava, avrebbe subito intuito che lui era lì, da qualche parte nascosto, in attesa che si rivelasse. Nonostante tutto nessuno era arrivato nei due giorni precedenti, così come nel mese prima e ora lui si trovava a sperare che il ninja dei rospi si facesse vivo l'ultimo giorno di quel mese.
Avanti...so che non sei morto...sei troppo capace per esserti fatto uccidere... Si ripeté dentro di sé il mukenin di Suna. Mostrati!
Quasi a risposta di quel pensiero una figura apparve tra le fronde che circondavano le rovine. Kohaku si tese sul ramo, il corpo rannicchiato, i muscoli in tensione. Era Arima? Non poteva saperlo, aveva il volto coperto da una strana maschera rossa con motivi neri e fumosi disegnati sopra di essa. Due fessure circolari all'altezza degli occhi erano tutto quello che si poteva vedere. Il ninja di Suna osservò attentamente il tizio mascherato trascinarsi verso un masso di rocce e lasciarvisi cadere sopra. Sembrava esausto. La mano dello shinobi si sollevò per rimuovere la maschera mostrando il volto alla luce del sole. Kohaku afferrò l'occhio cibernetico nella borsa che aveva legata alla schiena e se lo appoggiò rapidamente al viso mentre zoommava freneticamente, cercando di vedere il più da vicino possibile il volto del ninja.
La prima cosa che lo colpì fu il coprifronte di Konoha, rigato da una linea netta, orizzontale.
Un mukenin. Poi il volto di Arima, esausto, fiaccato, stanco e attraversato da rivoli di sudore. Ce ne hai messo di tempo! pensò sollevato il ninja della sabbia mentre riponeva l'occhio cibernetico e si apprestava a scendere.
Un movimento tra le rocce però lo fermò quando spuntarono tra esse soggetti non raccomandabili armati di tutto punto. Merda... I tizi accerchiarono Arima cominciando a parlare, il konohaniano sembrò parecchio scocciato e poco dopo, bum! Una enorme palla di fuoco partì dalle sue labbra ivestendo il primo tizio che aveva provato ad avvicinarglisi. Lui e le sue maledette Dai Endan...
Rapido come un furetto, Kohaku cominciò a scendere un salto dopo l'altro i rami dell'albero, portandosi a terra. Sarà il caso di andare a dargli una mano... Atterrò al suolo flettendo le gambe in un movimento atletico prima di scattare in avanti. Il cappotto nero che sbatteva intorno alle gambe mentre schizzava in avanti. I suoi occhi verdi sondarono la situazione, contando le minacce visibili e in cerca di altre possibili che potessero arrivare dalle rovine. Non trovò nessun altro appostato, almeno secondo lui e così uscì dalla foresta mirando rapidamente verso il gruppo. Arima era impegnato combattere contro un paio dei banditi quando uno di essi si esibì in una Mizurappa colpendo in pieno il suo compagno. Questo non fece altro che aiutare l'ex Suniano a passare inosservato mentre con un rapido movimento del polso estraeva dalla manica un kunai, afferrandolo e con uno scatto in avanti lo conficcava alla base del collo del primo bandito che aveva davanti. Non aveva il tempo di gioire per quell'assassinio silenzioso perché altri banditi si stavano scagliando verso Arima ancora leggermente stordito dal Jutsu subito. Doveva intervenire subito. Menò un calcio al cadavere che aveva davanti, mandandolo contro un altro bandito alla sua sinistra, poi scattò di nuovo in avanti. Colpì con un calcio l'incavo del ginocchio dello shinobi della cascata mentre lo sorpassava e rinfoderava il kunai nel suo meccanismo. Tre uomini si stagliavano davanti al compagno di Konoha, le spade sollevate pronte a colpire. Le sue mani furono più veloci.
Arima, giù! Fuuton Shunkuu Taigyoku! Inspirò con violenza prima di soffiare una sfera d'aria nella direzione dei tre. Il proiettile si mosse in avanti ad una velocità impressionante, spostando l'aria intorno a sé in scie a spirale mentre aumentava di dimensioni per colpire tutti e tre i banditi una volta raggiunti i tre metri di diametro e scagliargli lontano tra le rovine. Le urla di dolore degli uomini che si trovarono pieni di ferite da taglio in molteplici punti furono interrotte soltanto dal rumore dei loro corpi che si schiantavano sulla roccia frastagliata del vecchio tempio buddista.

Kohaku si girò improvvisamente, dando le spalle al compagno, pronto per fronteggiare i rimanenti banditi.
So che in questo momento potresti essere confuso...ma sono io... dire il suo vero nome così? Al vento davanti a possibili banditi che avrebbero riferito tutto se fossero sopravvissuti? Non ne aveva intenzione. Avrebbe dovuto trovare un altro modo, sperava che Arima capisse. Il tuo compagno di Suna...non dire niente...liberiamoci prima di queste seccature e poi troveremo un posto dove parlare, sei pronto?

Ti ringrazio molto, amico. Sono pronto, sì. Aveva risposto il Togetsu anche se Kohaku poteva leggergli negli occhi una incertezza che non poteva certo biasimare. Non si fermò però a spiegargli cosa era successo alla persona che conosceva come Supaku Handoru, non era il momento. Si girò a fronteggiare i suoi avversari in tempo per vedere uno dei tizi arrivargli contro e menare un fendente frontale verso il suo viso. Fortuna che aveva sempre la lama celata a portata di mano. La lama scattò fuori dal polso con un movimento fluido mentre Kohaku sollevava la mano a parare il colpo in un risuonare d'acciacio in mezzo alle rovine.
Chi è il prossimo? Aveva urlato Arima alle sue spalle. Kohaku sorrise sotto le bende che gli fasciavano il volto. Questo è l'Arima che conoscevo, irruento come sempre.
Un rapido pugno alla bocca dello stomaco bastò per far indietreggiare il suo avversario con un gemito e i polmoni svuotati.

La mano sinistra scattò di lato spostando la lama dell'avversario ancora leggermente sfasato dal colpo allo stomaco. La mano libera si ritrasse fulminea, afferrò la wakizashi che aveva sui reni e la estrasse in un colpo solo, scagliando un fendente di vento in pieno petto all'avversario e mandandolo lungo disteso al suolo. Un lungo schizzo di sangue bagnò le pietre polverose lì vicino mentre l'uomo cercava di rialzarsi dal suolo tenendosi con una mano la ferita al petto. La katana era caduta al suolo e adesso quello fuggiva temendo per la propria vita.

Il kunai tornò nel meccanismo del polso, la wakizashi venne rinfoderata mentre ancora correva, raccoglieva la spada da terra, menava un fendente di taglio contro un altro bandito troncandogli di netto la mano all'altezza del gomito e conficcava la katana nella schiena del fuggitivo. Un ultimo gemito poi essa fu estratta di nuovo e rinfoderata nel petto del compagno a cui aveva poco prima mozzato la mano.
Un tremore scosse il suolo, Kohaku si girò conoscendo molto bene una tecnica che iniziava in quel modo e si stupì di vedere uscire dal terreno proprio le lance Doton che lui stesso conosceva, lanciate da Arima verso un altro bandito che venne impietosamente impalato.
Con quello lo scontro si poteva dire finito.
Bel lavoro, Arima. Nel caso te lo stessi chiedendo, ho un messaggio da parte del tuo amico che ti aveva detto di aspettarlo qui. Lo shinobi del vento si è fatto chiamare. Sperava che questo bastasse a far fidare Arima di lui a sufficienza per seguirlo in un posto più sicuro.
Seguimi. Senza voltarsi a vedere se l'ex ninja della foglia lo stesse seguendo o meno, cominciò una corsa nel bosco. Un passo dopo l'altro, saltando da ramo in ramo mentre con le mani componeva i sigilli per un'altra tecnica altrettanto importante. Voleva essere sicuro di essere solo e non osservato quando avrebbe rivelato ad Arima la verità.

Proseguì per parecchie miglia, correndo nella foresta per parecchio tempo fino a quando non trovò un posto nel bosco dove era sicuro non esserci nessuno grazie alla Chakra no Kyshin e alla distanza che aveva messo tra loro e qualsiasi centro abitato. Alla fine si fermò in una piccola radura. Era artificale perché alcuni tronchi erano stati tagliati, forse una battaglia tra altri mukenin oppure semplicemente un allenamento perché gli alberi sembravano delimitare un preciso disegno sul terreno. Poco importava, la sua percezione gli diceva che ora lì non c'era più nessuno.
Si girò a fronteggiare Arima.
Sarò semplice: l'uomo che cerchi si chiamava Supaku Handoru, ninja di Sunagakure, fuggitivo come te dal proprio villaggio. Per fuggire e potersi tenere nascosto dal proprio villaggio e dai nemici che ha nelle terre di nessuno, tu sai bene di chi parlo, però, ha dovuto fare qualcosa che lo ha cambiato per sempre... Con un gesto secco si sciolse le bende che aveva legate sul viso, lasciando a mano a mano il viso libero, allentando anche lo stesso coprinaso.
Ha usato una tecnica molto complicata e difficile da utilizzare, la tecnica si chiama Kage Kagami Shinten no Hou, Tecnica dell'Alterazione Permanente del Corpo...con quella ha preso l'aspetto di un altro ninja di Suna iscenando la fuga dello stesso dal villaggio e fingendo la morte di se stesso per poter arrivare nelle terre di nessuno come ninja sconosciuto senza nemici. L'uomo di cui ho preso le sembianze si chiamava Kohaku Kyofu ed è morto nella mia fuga dal villaggio...Io sono Supaku Handoru, Arima....anche se da ora in poi dovrai chiamarmi Kohaku per tenere segreta la mia identità...questo è il mio nuovo aspetto adesso Una volta concluso, si risistemò il coprinaso in bende, tornando a fasciarsi la testa rapidamente. La Chakra no Kyshin non percepiva nessuno ma meglio essere sempre prudenti.
Una volta finito rimase in attesa delle parole del suo compagno. Sapeva che aveva tante cose da chiedergli molto probabilmente, o forse nessuna.

Arima sembrò realizzare tutto molto in fretta. Un attimo prima era guardingo e lo fissava con sospetto, un attimo dopo aveva capito chi si trovava davvero davanti. Era lui, il suo compagno, l'amico con cui si era ripromesso di vivere l'avventura in quelle terre, di guardarsi le spalle a vicenda mentre vivano la libertà che avevano sempre sognato. Il ninja di Konoha, ormai ex ninja di quel paese, crollò in poco tempo, lasciando andare tutta la tensione accumulata e afferrando Kohaku stretto mentre cominciava a piangere. Lui lo lasciò fare, era chiaro dalle parole di Arima che lo shinobi avesse bisogno di sfogarsi su una spalla amica. Gli dette qualche colpetto sulla schiena, era pur sempre lui e non si sentiva mai completamente a suo agio con le dimostrazioni di affetto, ma era pur sempre Arima, forse la persona di cui si fidava più in quel momento.
Li hanno uccisi.. Mia madre.. Il mio fratellino.. Quei bastardi di Konohagakure gli hanno fatto tagliare la gola come ai cani.. Cominciò il ninja tra i singhiozzi sulla sua spalla. Kohaku sapeva bene che l'unica cosa che aveva tenuto Arima ancora legato al villaggio erano stati i suoi familiari, capì subito cosa era successo. Come un fratello che aveva sentito lo stesso dolore del compagno non poté che provare compassione per Arima, perdere la propria famiglia e vederla morta davanti ai propri occhi era uan ferita che si segnava per sempre. Piano piano dalle parole del compagno aveva capito il perché Arima era fuggito e questo era dovuto principalmente ad un fatto personale non al messaggio che aveva cercato di mandargli, messaggio che forse non era neanche arrivato.
Capiva ora lo scoppio emotivo del Togetsu su di lui, adesso non gli era rimasto nessun'altro che Kohaku, così come a lui non era rimasto nessuno a proteggerlo se non Arima.
Il ninja si asciugò le lacrime mentre si riprendeva. Kohaku non sapeva cosa dire, non sapeva proprio come fare per alleviare quel dolore che conosceva fin troppo bene. Aprì la bocca nascosta delle bende, la richiuse poco dopo il silenzio che parlava quasi da solo.
Mi dispiace...la vita non ci lascia mai le cose belle troppo a lungo...non siamo ancora abbastanza forti per impedire al mondo di giocare con ciò che ci è più caro...un giorno lo saremo e allora nessuno potrà toglierci più niente.
Era una piccola promessa che forse avrebbe lenito, forse avrebbe solo fatto fare a Kohaku la figura dell'idiota, non gli importava.
Arima aveva continuato dicendo che aveva bisogno di riposare, Kohaku stava per parlare dicendo che erano troppo lontani da qualsiasi centro abitato e che il posto più vicino era Yamamichi, ma il ninja della foglia non lo ascoltò mentre si mordava il pollice e cominciava la serie di sigilli che Kohaku individuò subito.
Kuchyiose no Jutsu? A cosa servirà in questa situazione? Vuole forse volare da qualche parte? Solo allora si accorse che non sapeva di Arima il contratto a cui era legato, come Arima non sapeva del suo. Lo avrebbe scoperto subito.
Una manata a terra e uno sbuffo di fumo mentre i kanji neri si diramavano sull'erba fresca e un attimo dopo apparve un rospino dalle dimensioni minute.
A cosa gli servirà un rospo in questa situazione? ma Arima gli chiarì subito ogni cosa parlando con l'animale.
Gamamise. Questo è Kohaku, un amico. Abbiamo bisogno di riposare. Il piccolo rospo annuì sorridendo
e Kohaku sbarrò gli occhi quando lo vide crescere lentamente ma inesorabilmente, sempre di più e di più fino ad assumere le dimensioni di una imponente casa. Una volta formatasi davanti a lui con tanto di porta e battenti di vetro, il bendato sbatté gli occhi più volte non credendo a quello che aveva appena visto. Ma...cos...
Vieni Kohaku..
L'interno era quello di una vera e propria casa, il ninja di Suna era ancora leggermente stupito dalla cosa che non fece attenzione ad Arima che stanco morto si sdraiava sul divano e lasciava cadere la maschera sul tavolo. Dimmi, come ti sei trovato in queste terre dimenticate dagli Dei? Qual'è il nostro prossimo obiettivo? Lo interrogò il compagno.
Finito di guardarsi intorno come un ebete, Kohaku tornò con l'attenzione al suo amico e si sedette su una poltroncina verde dopo essersi tolto il cappotto nero e averlo appoggiato sul tavolo a sua volta. Aveva tanto da raccontare al suo amico.
È passato così tanto tempo da quando sono fuggito e ancora di più da l'ultima volta che ci siamo visti. Dopo che ci siamo salutati sono stato chiamato a svolger l'esame Sp.Jounin che ho passato pochi mesi dopo ho deciso di fuggire. Ormai più di un mese da quando ho camminato in queste terre...sono fuggito tempo fa, dopo che Isao aveva mandato un sicario di Iwa a prendere la mia testa, è allora che ho capito come neanche Suna avrebbe potuto proteggermi a lungo dall'ira del nostro nemico ormai comune...Così grazie al Jutsu di cui ti ho detto prima, che ho trovato nella biblioteca personale della mia ex maestra, ho ideato il piano perfetto per liberarmi di tutti e non essere inseguito da Isao. Ho inscenato la mia morte, fingendo che a fuggire fosse stato invece il mio caposquadra della guardia della porta Nord...A quel punto ne ho preso le sembianze e sfigurato i cadaveri fancendone indossare i miei vestiti...anche lui aveva l'omokarui quindi non è stato un problema fingere di essere lui. Una volta arrivato nelle Terre di Nessuno mi sono recato nella capitale. È stato molto difficile all'inizio, ma poi mi sono affermato come un ninja al soldo del mercato nero, ho iniziato prima con lavoretti, ma il vero colpo è stato quando mi sono sottoposto ad un esperimento degli scenziati del mercato nero. Cercavano volontari e io mi sono sottoposto impegnando gran parte degli averi che avevo, ma sapevo che era un tentativo che andava fatto...In fondo il motivo per cui sono fuggito, oltre alla libertà, era la possibilità di avere accesso al potere del mercato nero e dei suoi scenziati... Aveva così iniziato a togliersi la maglia e il gilet, appoggiandoli sul tavolo. A torso nudo non rimaneva altro che l'avambraccio, la spalla e il pettorale destro fasciati. Immagino tu abbia già capito dove voglio arrivare.... disse srotolando le bende. Inutile dire che sono sopravvissuto sennò non sarei qui...Il potere che il mercato nero mi ha dato è stata la possibilità di accedere alle cellule di un clan famoso a Konoha, il clan Senju....questo è quello che ho ottenuto dal mercato nero... A quelle parole il braccio destro era completamente rivelato e lui aveva mostrato al compagno il suo nuovo arto, completamente cambiato da come era quello sinistro. La pelle più pallida e all'apparenza più dura, così come la spalla trasfigurata in quello che sembrava un volto umano. Ora ho la possibilità di usare alcune delle tecniche del Clan, il potere del Mokuton...ovviamente c'è ancora molto da fare e vorrei un giorno, riuscire a padroneggiarlo al meglio, ma per ora devo accontentarmi di quello che posso fare. Una volta rivestitosi, riprese il suo discorso. Grazie all'esperimento, di cui sono stato uno dei pochi ad esser sopravvissuto, ho fatto la conoscenza di uno scienziato del Mercato Nero, Hagoromo della Mano Blu. Con lui ho potuto avere accesso a missioni più remunerativa del Mercato Nero e ora ho un rifugio in un appartamento abbandonato ad Iwakagure...penso che il nostro prossimo piano sarà quello di conquistarci una posizione sempre più elevata all'interno delle fila dei Mukenin per cercare di spremere da queste terre più potere possibile... Si fermò osservando il compagno e aspettando che dicesse qualcosa, gli aveva già lanciato addosso fin troppe informazioni e voleva sapere cosa ne pensasse ora che avea finito.

24. Il Ritorno dell'Eremita

Lucidava il filo dei suoi kunai Shunsui ben disposti in fila uno accanto all'altro su un panno bianco. Ormai non percepiva più neanche il peso maggiorato che quelle armi avevano rispetto ai normali, anzi spesso gli sembravano quelli troppo leggeri. Erano già tutti marchiati, ormai era un'abitudine automatica che aveva interiorizzato. Oggi non era in missione, era a riposo. L'ultima missione gli aveva preso parecchio tempo ed energie, ora si godeva il meritato riposo mentre sistemava il proprio equipaggiamento.
Era lì, seduto su una seggiolina di legno nella sua cella con quattro mura e una branda. La cassa che conteneva i suoi pochi averi aperta, l'equipaggiamento sparso sul letto. Indossava soltanto una maglia nera a mezze maniche e dei pantaloni anch'essi neri, le bende bianche sulla mano e sul viso spiccavano ancora più lucide del solito.
Sollevò il kunai alla luce della torcia che emanava un fioco bagliore sulla parete. Ottimo, adesso erano tutti sistemati, ora non gli restava che controllare il resto degli shuriken e poi..
Un rumore di passi interruppe il suo treno di pensieri oziosi, si fermò leggermente, la mano intorno al kunai si serrò mentre questo scivolava di centoottanta gradi permettendogli di impugnarlo con la punta verso il basso e l'indice infilato nell'anello. Di solito molte persone passavano di là, ma nessuna correva in quel modo. Pericolo? Isao era forse tornato a prendere quello che la prima volta aveva mancato di notare? Una punta di panico lo travolse mentre i muscoli sulle cosce si tendevano leggermente. Appoggiò la mano libera sul tavolo mentre i passi si facevano sempre più vicini alla sua cella, sempre più rapidi. Ultimamente aveva avuto dei seri problemi a rilassarsi, dopo che lo Shinigami aveva aperto un buco nella parete del Covo aveva sempre avuto paura che quello uscisse fuori dal soffitto o dal pavimento sorridendogli con i suoi occhi rossi e la lucente katana tra le mani pronto a sgozzarlo come un capretto.
Si rilassò non appena vide una chioma bionda apparire sull'uscio. Il kunai scivolò via mentre tornava ad appoggiarsi sul tavolo, accanto agli altri.
L'odore di lavanda invase la sua piccola cella mentre Hinode faceva il suo ingresso in quello spazio angusto.
Che ci fai sveglia a quest'ora? disse con un sorrisino il bendato, la ragazza amava dormire fino a tarda mattinata, complice forse dell'abitudine che aveva di svolgere la maggior parte delle sue missioni con l'oscurità. Non aveva mai capito perché lo facesse, diceva che la notte le piaceva di più, ma forse c'era qualcos'altro in mezzo che non gli aveva mai voluto rivelare.
Ohhh sei spiritoso oggi eh? Vedo che stai risistemando le tue vecchie carabattole. Hai finalmente deciso di rottamare quelle due spade giocattolo che ti porti appresso?
Ehi, guarda che sono utili.
Pfff, sono più corte di una spada normale e troppo lunge per maneggiarle bene quanto un kunai, la combinanzione perfetta per piantarsele su un piede nel momento sbagliato.
Ma sono più leggere di una spada normale e si lanciano che è una bellezza.
Ma se le lanci poi devi andarle a riprendere visto che non sono rimpiazzabili come dei semplici kunai.
Touché disse sollevando le mani in segno di resa. Sei venuta a fare altro oltre che prendermi in giro? Non che mi dispiaccia vedere il tuo bel visino.
La ragazza sorrise leggermente. Il tuo complimento si salva in corner dal farmi arrabbiare per trattarmi come un messaggero.
Cosa intendi? disse mentre afferrava un altro kunai dal tavolo e si apprestava a lucidarlo.
Ti ricordi che mi avevi chiesto di monitorare il tuo vecchio rifugio non poco lontano da qua?
Sì, mi ricordo bene, è entrato qualcuno?
Sì
Sarà il solito ladruncolo, lascialo girellare e se ne and
Non esattamente. Alcuni degli informatori che ho messo lì intorno mi riferiscono che questo intruso sembra più un ninja che un semplice ladro
Fermò le mani dallo sfregare il kunai. Un ninja che sta cercando rifugio?
Sembra più un ninja che sta tornando a casa...coincide con la descrizione che mi hai dato
Il kunai cadde sul tavolo con un tonfo. Non era possibile, no non era possibile affatto. Quella sensazione, quella insinuazione mentre il pensiero prendeva forma rapidamente nella sua testa. Era possibile? Arima?
Si alzò di scatto, doveva andare a controllare.
Hinode indietreggiò di un passo, sembrava spaventata dall'espressione che aveva assunto la sua faccia. È ancora lì? Devo andare a controllare...è ancora là vero? Diceva mentre raccoglieva ogni pezzo del suo equipaggiamento e si cominciava a vestire. Prima la borsa sulla cintura, poi le bende intorno alla coscia, poi la doppia tasca supplementare. Un dopo l'altro ogni pezzo prendeva il suo posto sul suo corpo.
Sì, è ancora là, sembrava ridotto male, biondo ti sconsiglio di
Devo andare a controllare, capisci? Potrebbe essere lui. Afferrò il doppio fodero e lo infilò sulla schiena con un rapido movimento. Dove era il suo cappotto, diamine, l'aveva lasciato nell'ingresso giusto.
Si finì di vestire ed uscì di lì in uno turbine di vesti nere e metallo scintillante. Hinode lo seguì. Lui? Dopo quasi un anno che mi conosci ancora non mi hai mai detto chi fosse sto tizio? Era del Sole?
Lo conosco da molto prima, un tempo eravamo amici...dopo la guerra...Pensavo fosse morto.
Girò l'angolo, percorse il lungo corridoio ad ampie falcate. Ko, fermati, aspetta. Cercò di afferrarlo per un braccio. Il bendato si fermò non appena la sua mano lo toccò.
Hinode io devo..
Come la notizia è giunta a me, è giunta anche a loro, lo sai che non ti faranno andare... disse la ragazza con i suoi stupendi occhi velati di preoccupazione.
Giusto, si era dimenticato di loro. Jirama e Kamai, due dei quattro sottoposti insieme a Toroki ed Hantazu, tutti shinobi più capaci di lui. I suoi guardiani che Makui gli aveva messo alle calcagna. Makui, era tempo che non lo vedeva, l'ombra che governava la sezione ninja di quel posto, l'uomo che reclutava shinobi promettenti per il Covo e li usava come marionette e cavie per gli esperimenti della Mano. Tutti lì avevano qualcosa che il Mercato gli aveva donato, tutti avevano ovviamente pagato per averla, pochi l'avevano ricevuto gratis, tutti erano stati irretiti da minacce e atti di forza per servire sotto Makui e rendere quel posto ciò che era. Nonostante tutto il loro potere però, ad Isao erano bastati cinque minuti per far precipitare ogni cosa nel caos.
Beh, provino a fermarmi, quanto è vero come l'aria che respiro io andrò là.
Allora stai raccontando una grossa balla.
La voce di Jirama alle sue spalle lo fece irrigidire. Si girò lentamente fronteggiando l'uomo ammantato con un nero impermeabile e una maschera bianca che raffigurava un orso. Guardati, vestito di tutto punto, dove pensi di andare coglioncello?
Fuori di qui e se pensi di potermi fermare...
Non penso, posso disse l'uomo allargando le mani verso l'esterno. Fili neri sembravano uscire fuori dall'impermeabile anch'esso nero. Mi hai visto all'opera, sai bene che posso...Non ti ucciderò, vali troppo, ma posso sempre ridurti in una poltiglia semi svenuta.
Kohaku serrò la mascella, la mano destra si sollevò per andare ad afferrare una delle lame che aveva sulla schiena. Si fermò a metà strada, la mano di Hinode sul suo braccio.
Non deve andare così. gli bisbigliò la ragazza. Segui le loro regole, fallo venire da te..non ci vorrà molto.
Esitò, riflettendo sul da farsi. Alla fine cedette. Il braccio venne lasciato andare tornando al suo fianco. Jirama sogghignò leggermente i fili neri tornarono da dove erano venuti. Richiedo un allenamento.
L'uomo improvvisamente interruppe il suo gongolare. L'uomo con cui voglio allenarmi si trova nel mio vecchio covo di Iwagakure, avete la posizione.
Jirama sibilò leggermente. Sapeva che non poteva fermarlo, sapeva che era un suo diritto richiedere di potersi allenare con chiunque avesse richiesto in una delle sale da combattimento qualche piano sotto il suo. Era parte dell'accordo, lui avrebbe nominato una persona e loro gliel'avrebbero portata. Kohaku sorrise lievemente, una piccola vittoria.
Portatemi Arima Togetsu.

Si era appena legato le ultime bende sul viso prima di sentire la chiamata da una voce metallica sulla parete. L'interfono che era stato installato in ogni stanza del Covo gracchiava la sua presenza al piano inferiore, immediatamente. Emergenza. Si alzò di scatto dal lettino d'ospedale pensando ad Isao, subito afferrò il doppio fodero che riposava sullo sgabello, con un rapido movimento lo infilò sulla schiena, borse e doppia tasca da coscia attaccate con due piccoli click. Lasciò indietro il resto dell'equipaggiamento mentre una sirena cominciava a suonare, illuminando di rosso la stanza. Emergenza di secondo livello, non di primo. Non era un attacco al Covo era qualcosa di interno. Si mosse rapido uscendo subito dalla stanza, un'ombra lo affiancò quando arrivò all'ascensor, Jirama. L'uomo incappucciato ridacchiò. Eheh, il tuo amico l'ha fatta grossa...la Mano sembrava contenta disse mentre scivolava dentro l'abitacolo d'acciaio. Kohaku lo fissò stranito. Arima? Cosa c'entrava l'eremita in tutto questo?
Poi realizzò quello che era successo pochi giocni prima, quando lo aveva lasciato nelle mani degli scienziati, troppo debole per opporsi, troppo debole per aiutarlo. Improvvisamente ogni cosa gli tornò alla mente. Solo quella mattina si era ripreso dalle ferite e aveva chiesto del compagno. Gli avevano detto che era stabile e stava bene. Bugie, soltanto bugie erano state allora. Improvvisamente si sentì animato da una irrequietudine, voleva sapere come stava il compagno, voleva sapere cosa era successo.
Forza, forza... Disse mentre batteva ritmicamente le mani sulla parete d'acciaio. Jirama ridacchiò, sembrava divertito da tutto ciò, come sempre. Le porte si aprirono e lui schizzò subito fuori. Il corridoio portava alle stanze/laboratori dove La Mano eseguiva i suoi esperimenti. C'era stato due volte, una per sé l'altra per Hinode. Entrò nella prima stanza, quella dove gli scienziati monitoravano la stanza d'operazione attraverso una parete a vetro chiusa ermeticamente da una porta d'acciaio. Lo spettacolo che vide dall'altra parte lo paralizzò. La Mano era seduta alla sua sinistra, davanti ad uno schermo luminoso, i grossi occhiali spessi che riflettevano numeri e codici verdi. Sollevò gli occhi spiritati e fuori proprozione fissandolo con il tipico sorriso folle. Che cos... Ciò che lo sconvolse fu però lo spettacolo al di là del vetro. Sangue, schizzi di sangue e corpi aperti a metà. Quasi tutto il vetro era stato macchiato dalla sostanza rossa, gocce spesse e pezzi solidi che forse erano stati un tempo parte del corpo di qualcuno, colavano dalla superficie trasparente. Una figura troneggiava al centro, muovendosi come una furia, sollevando lettini e tavolini, schiantando lampade a terra mentre cadaveri di scienziati disseminavano la stanza: Arima.
No non era Arima, era qualcosa di diverso. Il suo corpo era mutato, più ferale anche se non riusciva a vederlo bene, si muoveva come un animale. Una bestia selvaggia.
Fammi entrare. disse, neanche una esitazione, nulla. Ahahah, sei sicuro? È un po'....aggressivo eheheh...
Arima era stato vittima di una altro esperimento. Aveva ucciso delle persone ma non era davvero lui, e il suo amico aveva bisogno di lui. Si avvicinò alla porta, mano sulla maniglia. Aprila...no! Solo io disse fermando Jirama dall'avvicinarsi. La Mano ridacchiò di nuovo, premendo il pulsante di attivazione e sbloccando la porta.
Kohaku entrò chiudendo la porta saldamente alle spalle. La mano sinsitra sul volto, sfilandosi le bende con un movimento fulmineo. Il compagno si mosse come un animale, urlando di rabbia e furia, sbatacchiando via vassoi, strumenti e letti uno dopo l'altro. Una furia. Liberò lo Sharingan in un baglione rosso fuoco fissandolo negli occhi altrettanto rossi del compagno.

Arima, sono io...fermati.

A quanto pare è proprio così... disse con un sospiro il bendato mentre si passava la mano fasciata in mezzo ai capelli neri. Ancora non riusciva a capacitarsene. Quando la Mano aveva provato a spiegarglielo gli ci era voluto qualche minuti per comprendere e aveva dovuto farlo ripetere un paio di volte. Pseudo-jincuriki...sembra che abbia deciso di fare il passo più lungo della gama...come al solito... Figuriamoci se la Mano stessa non era capace di quello. Aveva sviluppato su di lui le prime cellule del Mokuton, aveva studiato sul loro adattamento le basi per sviluppare una teoria del trapianto, e ora aveva ricevuto quello di cui più aveva bisogno. Chakra di un Bijuu, coltivato e trapiantato in un ospite a quanto pare per donargli parte del potere. Non tutto il Bijuu solo una parte, non era quindi un vero Jinchuriki? Non ci capiva molto. Si era ritenuto quasi un esperto in materia, anche se solo per sentito dire. Un po' come se uno si ritenesse un esperto delle donne solo dai racconti fatti dagli amici. Diciamo che era molta teoria e poca pratica. Per questo forse il concetto di poter prendere il Chakra quasi infinito di una quelle entità e separarlo e metterlo dentro un altro ospite gli sembrava quasi alieno. Sospirò.
La Mano non aveva dato altre informazioni, il demone era il Kyuubi, ovviamente non era interessato a nessun altro, voleva il più forte. Ora però erano impegnati a fare altro. Arima doveva imparare a domare quel potere e per farlo doveva spingerlo a manifestarlo, ancora non lo controllava bene a quanto sembrava, lui era lì per dargli una mano. Come? Rabbia Aveva detto lo scienziato con un sorriso folle stampato in faccia mentre se ne era andato ridacchiando. Rabbia...e rabbia sia. Doveva fare arrabbiare Arima e quale modo migliore per farlo se non prendendolo a cazzotti?
L'eremita però non sembrava affatto contento della cosa e aveva come al solito, richiesto un combattimento, forse anche per vedere fin dove le sue capacità si sarebbero potute spingere contro di lui ora che gli era stato dontato questo strano e oscuro potere. Sorrise. Sì, sarebbe stato senza dubbio interessante vedere dove il compagno lo avrebbe potuto spingere. Era sempre stato chiaro che il potenziale dell'eremita era superiore a quello dell'ex albino, ma come spesso accadeva il primo era propenso a non raffinare gli elementi che aveva e a ricorrere sempre alla forza bruta, mentre l'altro conscio dei propri limiti si era dovuto spingere verso un più preciso e accurato dispendio di energie e azioni. Nonostante tutto, era preoccupato che quel potere potesse divorare il compagno appena ritrovato. E se in realtà, invece di aiutarlo lo corromperà? La tentazione di un potere più grande anche se più oscuro... Beh chi era lui per fare le ramanzine sull'usufruire di un potere non suo. Scosse la testa, doveva avere fiducia del compagno, che non cadesse preda del potere, che non sparisse lasciando solo un guscio vuoto davanti a lui.
Oltretutto forse avrebbe potuto usufruire dell'allenamento che aveva passato nelle settimane in cui Arima era stato in convalescenza. Allenamenti lunghi ed estenuanti per sviluppare un altro elemento, putacaso proprio l'elemento del compagno eremita. Forse avrebbe potuto provare qualcosa di nuovo anche lui.
Cominciamo...
Liberò lo Sharingan insieme a quello del compagno e due occhi cremisi che si fronteggiavano nella penonmbra della stanza. Arima si mosse più veloce mentre lui lanciava un kunai Shunsui diretto sul pavimento al fianco del compagno. Vide il sigillo del compagno, lo vide inspirare aria nei polmon, un attimo dopo non era più lì ma al suo fianco, il pugno sollevato pronto a menare un destro sul viso di Arima.
Vediamo se questo ti fa incazzare..