Missione Takehiko Chikamatsu

Missione C

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    Missione Takehiko Chikamatsu
    Missione a Servizio di:Sunagakure No Sato
    Livello:C
    Esecutore della Missione:Takehiko Chikamatsu
    Recentemente una coppia di Mukenin ha praticamente raso al suolo la cittadina di Hoshi, che separa noi dalla oramai defunta Iwagakure no Sato. La tua missione sta nel dirigerti in quel territorio e stilare un rapporto sulle attuali condizioni della cittadina. Noi in particolare con i nostro fondi ci siamo impegnati ad aiutarli e vogliamo dunque che verifichi che i lavori stiano procedendo per il meglio. Prendi nota di qualsiasi o comunque eventuale anomalia che riscontri.
    Buon Lavoro.
     
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    Narrato / Pensato / Parlato / Parlato altrui / ambasciatore Mokoto

    Takehiko, credo sia arrivato qualcosa per te. Gli annunciò la madre rovistando nella buchetta della posta, un semplice contenitore rosso munito di coperchio issato su di un palo collocato nei pressi dell'abitazione. In quel frangente il Chuunin si trovava in casa: aveva appena concluso una missione piuttosto impegnativa lungo la Via del Sale, nella zona meridionale del Paese, ove era riuscito a ripristinare l'ordine scacciando i banditi che vi si erano insediati. Per la prima gli era capitato di affrontare un Mukenin, ossia un ninja che aveva rinnegato il proprio villaggio intraprendendo un percorso fatto di crimine e clandestinità. Dendaro si era rivelato un avversario ostico ma alla fine il Marionettista era riuscito ad avere la meglio ponendo fine alla sua vita. In occasione di tale battaglia aveva avuto modo di conoscere l'Arte dell'Argilla Esplosiva, la quale si poneva in netta contrapposizione con il suo stile. I numerosi incarichi gli avevano insegnato che in quel mondo nessuno shinobi rientrava propriamente nella categoria di "ordinario": le abilità piu' variegate si manifestavano in loro consentendo di utilizzare Tecniche uniche nel loro genere, proprio come le sue. Da qualche tempo il ragazzo aveva cominciato ad armeggiare con le Marionette nel tentativo di capirne non solo i meccanismi ma anche il funzionamento: in questo senso, Naoko aveva svolto un ruolo cruciale fornendogli diverse informazioni circa la costruzione e l'elaborazione di un Congegno in grado di essere utilizzato in battaglia. Con l'aiuto della madre, Takehiko si era promesso di realizzarne una di suo pugno, sfruttando l'esperienza maturata negli scontri per compensare le proprie vulnerabilità. Nella fattispecie, egli aveva sentito la necessità di dar vita a due Marionette umanoidi che potessero aiutarlo sia dalla lunga che dalla corta distanza, tramite l'impiego di armi da lancio e spade. Nella testa aveva già qualche idea ma nulla di concreto. Grazie! Si limitò a rispondere facendo le scale di corsa per poi afferrare la missiva con una mano. Il simbolo di Sunagakure No Sato in ceralacca rossa impresso sulla busta era inconfondibile: si trattava di un altro incarico. All'insaputa della famiglia, Takehiko aveva rappresentato al Villaggio la disponibilità a fronteggiare un maggior numero di incarichi contemporaneamente: se da un lato tale prassi lo affaticava nel corpo e nello spirito, dall'altro attirava su di sè le attenzioni dei vertici, i quali avrebbero potuto considerare la possibilità di candidare il giovane per il tanto agognato esame da Special Jounin. Si trattava di un titolo estremamente ambito e particolarmente desiderato dal giovane, tanto da esser disposto a tutto pur di partecipare. Per questo motivo, mettendo da parte l'ozio, lo shinobi si faceva in quattro quotidianamente. I genitori e la sorella non avevano preso bene l'atteggiamento del ragazzo, mostrandosi visivamente preoccupati. Takehiko si stava facendo trascinare dall'ambizione e dalla voglia di scalare i vertici della propria scala gerarchica divenendo piu' forte. Il Marionettista aveva dunque aperto la lettera in camera sua, una stanza piccola ma accogliente, piena dei suoi Trofei: titoli, diplomi e certificati erano appesi alle pareti suscitando sempre grande orgoglio. Interessante... Commentò il giovane leggendo tra le righe della pergamena, l'inchiostro del calamaio era ancora fresco sulla carta. Il Marionettista muoveva leggermente le labbra, una voce appena percepibile fuoriusciva dalla sua bocca, gli occhi intenti a catturare qualunque parola chiave. Sembra che mi abbiano rivestito di una funzione ispettiva. Sentenziò avendo cura di leggere piu' volte il contenuto della missiva, onde evitare fraintendimenti. Il villaggio si era espresso in maniera breve e concisa, senza dilungarsi troppo in inutili digressioni. Aveva in sostanza ricevuto ordini semplici, diretti e specifici, esenti da ogni possibile dubbio. Mukenin... Una coppia di ninja traditori, verosimilmente in concorso tra loro, avevano arrecato ingenti danni ad una cittadina situata a Nord, oltre i confini del Paese del Vento. L'insediamento urbano prendeva il nome di Hoshi e risultava essere collocato in un territorio terribilmente vicino ad Iwagakure No Sato. Il suo compito consisteva nel recarsi sul posto e redigere una relazione in merito alle conseguenze derivanti dal passaggio di tali Mukenin, con particolare riferimento ai lavori di ripristino intrapresi dalla stessa Sunagakure No Sato nella speranza di risollevare la popolazione locale. Apparentemente banale, quella missione richiedeva una grande capacità di analisi e sintesi. Il suo rapporto sarebbe stato letto direttamente dai suoi superiori per cui avrebbe dovuto agire con meticolosità e trasparenza. Egli rappresentava il villaggio stesso in funzione ispettiva, provvedendo eventualmente a segnalare anomali e problemi nelle operazioni di recupero della cittadina in questione. Takehiko avrebbe dovuto mettere da parte i combattimenti e le infiltrazioni per rivestire un ruolo atipico, molto piu' simile ad un burocrate che ad uno shinobi in erba. Nonostante ciò, abituato a vedere sempre l'aspetto positivo delle cose, il giovane si sentiva orgoglioso e non vedeva l'ora di partire. Avrebbe pensato ai dettagli in un secondo momento. Madre, Padre...sto partendo! Annunciò affrettandosi a raccogliere tutto l'equipaggiamento necessario per il viaggio. Per scrupolo, lo shinobi ritenne opportuno armarsi di tutto punto in caso di incidenti di percorso. Loro malgrado, i genitori furono costretti ad accettare la sua decisione di partire immediatamente lasciando di nuovo casa. Apparivano avviliti, trascurati dai comportamenti egoistici del figlio e quest'ultimo ebbe modo di percepirlo. L'aria era tesa, il silenzi lunghi ed irritanti. P...prometto di tornare presto. Disse guardandoli negli occhi: erano stanchi e provati dal lavoro ma soprattutto in pensiero per le sorti del figlio. Vi assicuro che andrà tutto bene, come sempre! E' solo per qualche giorno, nulla di impegnativo... Si giustificò avvicinandosi all'uscita. Erano circa le sette del mattino, la sorellina stava ancora dormendo mentre il Sole si elevava nel cielo. Abbi cura di te...e non fare cose avventate. Gli aveva risposto il padre con una freddezza innaturale per il suo carattere affettuoso e giocherellone. La madre si era limitata a restare in silenzio. Giuro che dopo questa mi prendo una pausa, trascorreremo una bella settimana tutti insieme... In quel momento tutti, persino Takehiko, sapevano che non si trattava della verità. Una missione tirava l'altra, un incarico giunto all'improvviso e tutto sarebbe andato in fumo, di nuovo. Mi spiace, vi prego di perdonarmi. Riflettè senza riuscire a dire quelle parole mentre si lasciava alle spalle la propria abitazione. Shinobi: una vita di sacrifici e responsabilità, potenzialmente in grado di compromettere i propri equilibri: che siano personali, sociali o familiari... Gli vennero in mente le frasi che ascoltava in Accademia, quando i Maestri facevano i loro discorsi costringendo i meno motivati a congedarsi prima del tempo.
    Diligente e volenteroso, lo shinobi si era procurato una Mappa raffigurante il Paese del Vento ed i territori confinanti. La cartina mostrava sia le caratteristiche fisiche che politiche delle zone in questione senza tuttavia andare troppo nei dettagli. Con un segno rosso, il giovane aveva tracciato una linea che partiva da Juuguu, luogo ove attualmente si trovava, e si arrestava ad Hoshi, meta della sua missione. Il percorso appariva piuttosto lineare e si proiettava verso Nord Ovest. Sarebbero stati necessari diversi giorni di cammino, circa dieci secondo le sue stime, escludendo le soste. Dalla sua posizione, il giovane avrebbe attraversato il deserto, superato la Sunagakure, passato Satetsu ed infine varcato i confini per raggiungere quello che era chiamato il Paese degli Orsi, di cui Hoshigakure no Sato costituiva la Capitale. Gli toccava un viaggio lungo, faticoso e potenzialmente pericoloso. Non aveva detto niente ai suoi genitori ma era la prima volta che si spingeva cosi' lontano, oltre i confini del Paese del Vento, per eseguire una missione. Certo, gli era capitato di visitare Konoha per via dei suoi rapporti con Azula Shimura ma adesso era da solo, incaricato di svolgere un compito delicato per conto del villaggio. Sentiva su di sè il peso della responsabilità. L'idea di affrontare l'ignoto gli metteva un po' di paura e tensione. Andrà tutto bene.. Si ripeteva nel tentativo di farsi coraggio. Takehiko si era preoccupato di noleggiare un cavallo a lungo termine direttamente presso la cittadina di Juuguu, ove il suo stalliere di fiducia, nonostante le iniziali perplessità, gli aveva affidato un destriero particolarmente veloce e robusto. Mi raccomando, vedi di tornare tutto intero. Te ed il cavallo. Gli aveva detto l'uomo intascando dal giovane una lauta somma di denaro come anticipo, senza la quale probabilmente non avrebbe permesso al suo bellissimo animale di compiere un simile viaggio fuori confine. Mi prenderò cura di lui. Rispose il Marionettista senza entrare nel merito. Nessuno doveva sapere del suo incarico, nemmeno i suoi genitori. Le ispezioni necessitavano per definizione di discrezione e riservatezza al fine di ottenere il miglior risultato possibile, basato sull'obiettività degli elementi da sottoporre a giudizio. Montando sul suo destriero, un giovane cavallo pezzato dalla folta criniera e le zampe possenti, lo shinobi si lasciò la cittadino di Juuguu alle spalle trottando verso Nord Ovest, in direzione del deserto. Aveva con sè un gran numero di borse e zaini rispetto al normale al fine di fronteggiare il viaggio: sui lati pendevano borracce ricolme d'acqua, alle spalle abbondavano le scorte di cibo quali pane azzimo e carne essiccata. Avrebbe approfittato della presenza delle cittadine poste lungo la via per fare rifornimento, in modo da non restare mai a secco. Egli aveva volontariamente evitato le zone piu' periferiche preferendo di gran lunga sentieri noti e largamente utilizzati per il commercio e la migrazione. Gli incontri con i beduini del deserto erano possibili ma avrebbe fatto di tutto per evitarli, risparmiando cosi' le forze. In virtu' del compito assegnatogli, il giovane aveva indossato per l'occasione le sue vesti ufficiali: un paio di comodi sandali da viaggio, un paio di pantaloni neri attillati, una maglietta blu a maniche corte ed un gilet di colore grigio topo, tipico dei ninja. Il simbolo di Sunagakure No Sato brillava sulla sua fronte sotto i raggi del Sole. Takehiko non conosceva l'identità dei Mukenin che avevano danneggiato la cittadina e non aveva la piu' pallida idea delle conseguenze derivanti dalle loro azioni. Una volta giunto sul posto, egli avrebbe avuto modo di constatare in prima persona quanto accaduto, magari ritrovando cose o tracce pertinenti il passaggio dei criminali in questione. L'iniziativa da parte del villaggio di finanziare le operazioni di ripristino era lodevole ma il giovane riteneva che non si trattasse soltanto di un aspetto umanitario quanto politico e strategico. Del resto, Hoshi restava una cittadina appartenente ad un Paese straniero, vicino ma comunque autonomo sotto molti aspetti. Avrebbe avuto un quadro piu' chiaro della situazione una volta varcati i confini. Il primo ostacolo che il giovane fu costretto ad affrontare fu il deserto: lande desolate si estendevano a vista d'occhio, basse dune di sabbia si intravedevano all'orizzonte. La fauna del posto era ridotta a poche specie mentre la flora consisteva in piante grasse ed arbusti secchi e spinosi. Di tanto in tanto una carovana incrociava il suo cammino, piccoli insediamenti sorgevano in prossimità di alcune oasi mandando avanti attività di sussistenza. Il cielo era privo di nubi e la temperatura aumentava man mano che ci si avvicinava allo zenit. Piccole soste vennero poste in essere a cadenza regolare in modo da consentire al giovane e soprattutto al cavallo di ripristinare le energie. La coppia riposava spesso a ridosso di ammassi rocciosi, protetti dal vento ed in parte occultati dalla vista di possibili nemici. Nel giro di circa quattro giorni, Takehiko giunse a Sunagakure ove ebbe modo di ricaricare le scorte. Sebbene il luogo in questione garantisse tutta una serie di comodità, lo shinobi ritenne opportuno trattenersi per il tempo strettamente necessario, senza fare deviazioni rispetto all'itinerario che si era prefissato. Il panorama non cambiò molto sino a Satetsu, ultima cittadina di rilievo situata a Nord del Paese, raggiunta nel giro di altri quattro giorni. Anche in questo caso, Takehiko preferi' limitarsi alle operazioni essenziali di rifornimento senza avere altri contatti con i civili del posto. Durante il suo viaggio, qualcuno gli aveva chiesto ove fosse diretto ma egli si era limitato a fornire delle risposte vaghe ed in alcuni casi inesatte. Piu' volte si era girato alle spalle per scongiurare eventuali tentativi di pedinamento da parte di terzi. Fino a quel momento, nessun problema si era prospettato. Nonostante ciò, i quasi dieci giorni di cammino si rivelarono comunque pesanti per il giovane ed il suo destriero, costretto a proseguire in solitudine ed in silenzio. Di tanto in tanto sussurrava all'orecchio del suo cavallo parole confortanti ma gli venivano restituiti soltanto nitriti e sbuffi. Non conosceva molto del Paese degli Orsi. In accademia gli era stata fornita qualche nozione ma trovandole insufficienti il ragazzo si era preso la briga di consultare la biblioteca locale nel tentativo di trovare informazioni degni di nota. Alla fine Takehiko era riuscito a scovare un volume che parlava del Villaggio nascosto della Stella. Secondo alcune leggende, in passato un meteorite si era abbattuto sulla locale cittadina portando con sè un potere misterioso. Allo scopo di preservare quest'ultimo, i confini del Paese erano stati resi impervi ed inospitali, facendo cosi' desistere i visitatori indesiderati. Soltanto negli ultimi tempi il Paese si era mostrato piu' aperto nei confronti dei territori limitrofi, ponendo in essere diverse azioni commerciali. Non era molto ma il giovane adorava studiare le origini dei posti che visitava, al fine di comprenderne meglio i costumi e le usanze. Mi chiedo come un Paese cosi' chiuso abbia acconsentito ad accettare dei finanziamenti da parte di Suna... Riflettè il ragazzo con spirito critico: forse i danni causati erano talmente gravi da richiedere un supporto immediato e consistente, impossibile da soddisfare con le sole risorse locali. In ogni caso, Takehiko fu in grado di comprendere l'essenza delle parole di quel libro soltanto dopo aver visto con i suoi stessi occhi le particolari caratteristiche del luogo. Il confine tra il Paese del Vento e quello degli Orsi era netto dal punto di vista territoriale: un fossato piuttosto profondo e largo all'incirca cinquanta metri separava i due Paesi impedendo a qualunque civile di procedere oltre se non attraverso dei ponti di recente costruzione i quali, eretti ad una certa distanza gli uni dagli altri, consentivano ai viaggiatori di oltrepassare la voragine dopo un attento e rigoroso controllo da parte delle guardie. Il terreno circostante era brullo ed accidentato, i sentieri si interrompevano bruscamente costringendo mezzi, animali e uomini a passare dal ponte. Non tutti riuscivano tuttavia ad ottenere il permesso di varcare il confine: molti individui infatti venivano invitati a girare a largo poichè sprovvisti delle relative autorizzazioni. Il Paese degli Orsi stringeva rapporti diplomatici di rado ed accettava gli estranei solo per giustificato motivo, preventivamente accordato dai vertici. Una lunga fila si era formata dinanzi al giovane: l'ansia e la paura cominciavano a farsi sentire. Le mani tremavano come foglie mentre il sudore gli imperlava la fronte. Quando giunse finalmente il suo turno, lo shinobi venne temporaneamente privato del suo equipaggiamento, perquisito ed infine sottoposto al controllo dei documenti da parte delle guardie. Gli uomini in questione indossavano pesanti armature ed erano armati di lancia. I loro sguardi erano fieri e risoluti, le loro operazioni rapide e ben coordinate grazie ad un Capitano che gestiva le attività dei suoi sottoposti. Si trattava di un gruppo formato da circa dieci elementi, ben addestrati e particolarmente giovani. Mantelli violacei erano fissati alle loro spalle, muscoli tonici e reattivi si intravedevano dalle rifiniture delle protezioni. Per le attività logistiche, i militari si servivano di un basso edificio in legno adibito a mensa e dormitorio. Ciascun ponte era presieduto da una guarnigione, cartelli di ammonimento invitavano i viaggiatori a non cercare di corrompere le guardie, pena multa salatissime. Takehiko non biasimava tali procedure di sicurezza e fu ben felice di collaborare con le guardie affinchè fosse autorizzato ad oltrepassare il ponte senza riscontrare problemi di sorta. Del resto, oltre quel Paese incombevano le Terre di Nessuno, arcinote per i Mukenin e le numerose attività illecite. Può passare. Si limitò a dire il Capitano del contingente provvedendo a consegnare al giovane la missiva che lo autorizzava a compiere le attività ispettive presso il Paese degli Orsi. Il ponte di legno appariva piuttosto robusto, largo circa una ventina di metri e munito di barriere laterali per scongiurare cadute accidentali. Al suo passaggio, Takehiko non potè fare a meno di affacciarsi per scrutare il fondo del fossato. Ma che diavolo... Un odore acre e nauseabondo proveniente dal basso gli arricciò il naso, costringendolo a fare un passo indietro. Densi vapori si elevavano dal burrone disperdendosi nell'aria. Sul fondo, tra le rocce acuminate, Takehiko potè scorgere un denso liquido di colore verde scorrere lungo tutto il perimetro della voragine. Le malcapitate creature che avevano avuto la sfortuna di finirci dentro si erano liquefatte. Ossa umane ed animali erano sparpagliate un po' ovunque fornendo uno spettacolo raccapricciante. AVANZARE! Lo ammoni' il Capitano notando il giovane immobile sul ponte in prossimità del parapetto, impegnato a contemplare quel fiume dai letali fluidi che si illuminava a ritmo irregolare. Si trovava in un posto davvero speciale ma soprattutto pericoloso. Da quel momento in poi, in territorio straniero, nessuno avrebbe potuto proteggerlo. Speriamo bene... Pensò lo shinobi deglutendo per poi proseguire la marcia verso il capo opposto del ponte, ove un'altra guarnigione di uomini armati lo attendeva. Una volta varcato il confine, il paesaggio mutò progressivamente. Per volere dei vertici locali, da quel momento in poi Takehiko sarebbe stato scortato sino a raggiungere la meta. Il recente attacco dei Mukenin aveva destabilizzato la cittadina di Hoshi costringendo l'adozione di misure di protezione eccezionali. Nessuno poteva entrare ed uscire da quel luogo senza scorta sino al ripristino delle sue normali funzioni. Allo stato attuale la cittadina era estremamente vulnerabile agli attacchi esterni e la sua popolazione necessitava di aiuto e sostentamento. Senza protestare, Takehiko segui' gli uomini armati procedendo a passo lento verso il cuore del Paese. Qui la temperatura si era abbassata notevolmente rispetto al Paese del Vento. Montagne alte e frastagliate circondavano il perimetro impedendo al vento di penetrare nella boscaglia. Il terreno era verde e soffice: massi di medie dimensioni spuntavano qua e là fornendo riparo agli animali selvatici, cespugli sempreverdi fiancheggiavano il sentiero mentre gli alberi crescevano rigogliosi mostrando chiome estese e variopinte. La scorta di Takehiko proseguiva senza proferire parola seguendo una formazione specifica: due guardie si erano posizionate alle sue spalle, due gli coprivano i lati ed altre due facevano da avanguardia ponendosi a qualche metro di distanza frontalmente. Poteva fidarsi di quegli uomini?! Essi sembravano conoscere perfettamente la strada e comunicavano tra loro tramite segni e versi. Non erano previste soste lungo il tragitto. Il cavallo era stato lasciato in custodia alla guarnigione del ponte ove uno stalliere lo aveva condotto in un recinto momentaneo per essere accudito e sfamato sino al ritorno dello shinobi. Il gruppo proseguiva dunque a piedi. Il paesaggio somigliava per certi versi a quello del Paese del Fuoco ma qui la boscaglia appariva piu' fitta e selvaggia. Se non fosse stato per la scorta, Takehiko avrebbe corso il rischio di perdersi piu' volte in quel dedalo naturale. Man mano che si avvicinavano alla cittadina, il territorio diventava piu' impervio: in alcuni tratti, lo shinobi fu costretto ad avanzare a tentoni spostando gli intricati rami con le braccia. Nell'aria si poteva percepire un odore dolciastro, strani fiori violacei dai petali arcuati spuntavano dal terreno in grande quantità formando dei prati piuttosto estesi. Lo shinobi aveva cercato di entrare in contatto con la scorta nel tentativo di scambiare qualche parola ma non aveva ottenuto molto se non qualche grugnito. Nessuna minaccia si prospettò lungo il sentiero che consenti' nel giro di qualche ora di raggiungere finalmente il luogo d'interesse. Ci siamo... La cittadina di Hoshi era circondata da una cinta muraria di forma circolare che si estendeva per centinaia di metri attorno al Villaggio nascosto. Le mura, costituite prevalentemente in pietra levigata chiara, raggiungevano i quattro metri di altezza ed avevano uno spessore di circa un metro e mezzo. Robusta ed imponente, la costruzione in questione separava la zona urbana da quella selvaggia del bosco, permettendo alla popolazione locale di difendersi dagli attacchi di uomini ed animali, in teoria. Uh?! Takehiko non potè fare a meno di notare l'ingresso principale: quello che all'epoca era stato un grosso portone in legno era stato letteralmente sfondato. Il Villaggio presentava in origine un unico accesso: il portone, alto all'incirca tre metri e largo cinque, permetteva agli estranei di entrare all'interno dopo aver ottenuto il permesso delle guardie. Ora, un grosso buco sorgeva in prossimità di quel luogo presieduto da un manipolo di uomini che fungevano da vera e propria difesa umana contro le possibili minacce. Assi di legno spezzate, cardini rotti e ferro piegato erano stati accatastati in un angolo consentendo ad una squadra di operai di allestire una impalcatura. Le mura che sorgevano rispettivamente alla sinistra ed alla destra del portone avevano risentito dell'evento frantumandosi in piu' punti e crollando in altri. Un gruppo di individui con indosso tute blu da lavoro e caschi stava cercando di rinforzare la cinta e di erigere un nuovo portone tramite un sistema di funi e carrucole. Diverse carriole ricolme di pietre grezze venivano trasportate a ridosso delle mura nella speranza di riparare i danni. La nostra scorta finisce qui. L'ambasciatore seguirà il suo giro d'ispezione. Annunciò il capo della scorta per poi congedarsi. In attesa che tale individuo sopraggiungesse, il giovane aveva messo mano all'occhio cibernetico fissato all'orbita sinistra allo scopo di documentare lo stato dei luoghi. Una prima foto venne dunque realizzata tramite lo strumento in dotazione grazie alla pressione di un semplice tasto sul dispositivo. Egli aveva provveduto a manipolare lo zoom mettendo a fuoco lo squarcio verosimilmente provocato dai Mukenin. Non vi erano segni di esplosione sul terreno che costeggiava le mura ed in prossimità delle assi di legno; sembrava piuttosto che il buco fosse stato provocato da un oggetto contundente o comunque da un'azione fisica talmente violenta da distruggere l'intero ingresso principale e le sue pertinenze. Le guardie mi hanno avvisato del suo arrivo, shinobi. Esordi' l'ambasciatore presentandosi al cospetto del giovane: si trattava di un uomo di mezza età, con lunghi capelli corvini che gli scendevano dietro la schiena, carnagione chiara ed occhi verdi. Alto ed emaciato, dalle dita lunghe ed affusolate, l'ambasciatore indossava un kimono di colore bianco al quale si associava una cintura di colore viola in stoffa annodata. Il suo tono di voce era calmo e pacato, i suoi modi formali e cortesi. Il mio nome è Takehiko Chikamatsu, Chuunin di Sunagakure No Sato. Disse ricambiando l'inchino con educazione e compostezza. Sono stato incaricato dal Villaggio per verificare le condizioni della cittadina e lo stato dei lavori. Spiegò mentre l'ambasciatore gli faceva strada oltre cinta muraria passando dallo squarcio. Un uomo con indosso una divisa raffigurante il simbolo di Suna lo salutò con riverenza: si trattava di un capo cantiere, incaricato di seguire i lavori alle porte coordinando gli operai del posto i quali mai si erano ritrovati a fronteggiare simili incombenze. In sostanza, il Villaggio aveva contribuito a spedire ad Hoshi fondi, materiali e uomini allo scopo di finanziare le operazioni di ricostruzione e bonifica. Oh, Hoshi vi è grata per il sostegno che ci state fornendo. Il mio nome è Jokoto Kishimoto, rappresentante politico del Villaggio e responsabile dei rapporti con i Paesi esteri. Sarò felice di accompagnarla nel suo giro d'ispezione anche se la avverto, lo spettacolo non sarà dei migliori e l'umore non è alle stelle, come potrete immaginare. Gli anticipò l'ambasciatore facendosi largo tra le impalcature ed i lavori che procedevano regolarmente senza sosta. Intanto il Chuunin aveva estratto dalla borsa matita e taccuino per annotare qualunque tipo di informazione di rilevanza. Che cosa è successo ai cancelli?! Domandò il giovane andando dritto al punto, senza troppi giri di parole. Era li' per ottenere un quadro chiaro della situazione e sperava nella collaborazione dell'ambasciatore. Sfondato dieci giorni fa a seguito dell'ingresso dei Mukenin all'interno della cittadina. Alcuni testimoni, sopravvissuti all'attacco per miracolo, hanno riferito di aver visto tre orrende creature dalle fattezze umanoidi colpire ripetutamente il Portone fino a farlo crollare. E' accaduto nel cuore della notte. Un incredibile tonfo seguito da tanti altri ha messo in allerta le guardie che si sono riversate in gran quantità ai cancelli nel tentativo di fermarle. Raccontò con freddezza e dovizia di particolari Jokoto mentre indicava un fossato alla sua sinistra, di recente riempito di terra. Una grossa lapide in pietra sorgeva nei pressi del campo: i nomi dei caduti in battaglia erano stati incisi su di essa dando vita ad un interminabile elenco di uomini e donne in uniforme. Alcuni sono stati schiacciati dal portone in fase di caduta, altri son stati tramortiti dalle schegge e dai cardini esplosi a causa della pressione esercitata sull'ingresso. Alcuni testimoni hanno giurato di aver visto le creature ergersi innanzi a loro sino a raggiungere i quattro metri d'altezza. Essi impugnavano falci e mazze come se fossero stati umani, anche se nei loro occhi non sembrava esserci alcun briciolo di umanità. Ammise l'ambasciatore facendo accapponare la pelle del giovane che teneva la testa bassa e rimaneva in religioso silenzio per rendere omaggio ai caduti. Armature, elmi e spade giacevano a ridosso del campo in memoria del loro sacrificio. Solo quella notte, oltre trenta guardie sono morte per difendere l'ingresso, massacrate dalla dirompente forza delle creature le quali apparivano guidate dal suono di una fastidiosa melodia. Poco piu' avanti, Takehiko ebbe modo di scorgere quelli che un tempo erano dei rigogliosi campi coltivati. Intere distese di terreno erano state date alle fiamme, volate di fumo nero salivano tutt'ora in cielo disperdendosi nell'aria. Il terreno era stato reso sterile: nulla sarebbe piu' cresciuto nel raggio di centinaia di metri. Ortaggi e verdure carbonizzate si intravedevano nel campo, alberi sradicati e frutti strappati prima della maturazione giacevano inermi al suolo divenendo pasto per gli insetti. Il vento, qui piu' marcato, soffiava impetuoso portando con sè un fastidioso odore di bruciato misto a marciume. Con amarezza, Takehiko scrollò il capo. Al loro passaggio, la terra veniva bruciata senza pietà, in presenza dei contadini intenti ancora a lavorare nei campi. Sono stati arsi vivi insieme al raccolto, di cui non è rimasta traccia. Erano in due, entrambi celati da larghe vesti scure. Il primo portava sulla testa il coprifronte rigato di Kumo mentre il secondo quello di Oto. Takehiko non potè che provare disprezzo e risentimento per quegli individui. Le loro azioni erano imperdonabili. Sotto la guida di alcuni emissari di Suna, degli esperti agricoltori delle terre del deserto, un manipolo di contadini del posto era stato radunato nel tentativo di ripristinare il raccolto. La loro proposta era quella di coltivare i terreni fertili che sorgevano piu' ad Ovest, non intaccati dalla furia dei Mukenin. Per far ciò, numerosi sacchi di frumento e sementi erano stati portati da Sunagakure nella speranza di incentivare le operazioni. Un'altra foto venne scattata dal Chikamatsu. Nemmeno il bestiame era stato risparmiato: i recinti all'interno del quale fino a pochi giorni prima gli animali scorrazzavano erano ora silenziosi ed emanavano un tanfo di morte incredibile. Carcasse di bovini, ovini e caprini davano banchetto ad uno stormo di avvoltoi che si cibavano avidamente delle loro carni ammassandosi al centro della zona adibita al pascolo. Alcuni uomini cercavano di scacciarli sbracciando ma inutilmente. Senza trascurare l'allevamento, Sunagakure aveva provveduto ad inviare alla cittadina un cospicuo numero di pollame, cavalli ed altri animali da soma, in procinto di essere collocati in diversi recinti, lontano da quella devastazione. Nonostante ciò, le bestie apparivano nervose e si agitavano alla vista delle carcasse dei loro simili, circondate da vischiose pozze di sangue rappreso. Come stanno i civili?! Aveva chiesto il giovane provando un certo fastidio allo stomaco per ciò che aveva appena visto. Metà delle abitazioni sono state barbaramente distrutte. Gli sfollati sono stati temporaneamente collocati in alcune tende ma la gran parte dei civili non ce l'ha fatta ed è finita coinvolta nei crolli. Abbiamo tentato di recuperare i cadaveri dalle macerie, ma i danni sono ingenti e probabilmente qualcuno è ancora sepolto li' sotto. Rispose l'ambasciatore sollevando le spalle in segno di rassegnazione. Takehiko ebbe ben presto modo di assistere di persona a quello scempio: gran parte del quartiere urbano era stato raso al suolo. Un terremoto o comunque una scossa sismica sembrava essersi abbattuta di recente sul villaggio, tanto da far crollare su loro stesse numerose abitazioni in grado di estendersi fino a tre piani verso il cielo. Ai suoi piedi, il suolo presentava profonde spaccature piu' o meno estese dando vita a terribili voragini. Uno di loro ha fatto largo uso di jutsu Doton particolarmente potenti ed a lunga gittata. Spiegò l'ambasciatore lasciando il giovane basito: egli stesso era un manipolatore di tale elemento eppure non sarebbe stato mai capace di provocare simili danni all'ambiente circostante. Ciò lasciava in qualche modo presumere il livello di combattimento di tali Mukenin. Incredibile... Il terreno era cosparso di assi di legno spezzate, vetri infranti e chiodi. Le abitazioni, un tempo raffinate e ricche di vita, erano ridotte a cumuli di macerie. Li' dove sorgeva una costruzione si stagliava adesso un agglomerato di pareti sfondate, colonne mutilate e tetti sbriciolati. Di molte vittime non si riusciva a trovare il corpo. Alcuni volontari di Sunagakure, affiancati dalla gente del posto, tentavano di rimuovere le macerie servendosi di badili e carretti nella speranza di riesumarne i cadaveri per affidarli alle loro famiglie. Maledizione... I civili innocenti coinvolti in quello che sembrava essere a tutti gli effetti un genocidio erano numerosi. Un'altra fossa comune sorgeva in prossimità della zona urbana, mazzi di fiori e monili erano stati adagiati intorno alla buca da parte di amici e parenti. Takehiko era incollerito ma anche ricolmo di tristezza per tutte quelle vittime mietute. La zona commerciale aveva patito la stessa sorte subendo in pieno l'ira dei Mukenin: negozi, botteghe, empori e locande erano del tutto irriconoscibili. Costoni di roccia acuminati erano emersi prepotentemente dal terreno perforando alcune costruzioni ed abbattendone altre sotto il peso di enormi macigni di pietra. Il sangue impregnava il terreno assieme ad altri residui organici. E' possibile parlare con i testimoni? Azzardò lo shinobi provvedendo a documentare con il suo dispositivo tutto ciò che vedeva. Lo escludo. Ho impiegato giorni per racimolare le informazioni di cui sono in possesso e che le sto comunicando. Alcuni cittadini dopo l'attacco si sono dati alla fuga abbandonando il villaggio mentre altri sono ancora sotto shock per l'accaduto. Sembra che i Mukenin si siano serviti dei morti per sterminare la popolazione locale. Alcuni individui hanno parlato di scheletri animati in grado di brandeggiare katane e coltelli... Effettivamente tutto il perimetro presentava segni di lotta: tra le macerie figuravano impronte, schizzi di sangue, brandelli di vestiti ed armi di qualunque genere. La popolazione aveva cercato di ribellarsi ma invano. I civili continuavano a menzionare una melodia che echeggiava nell'aria e che accompagnava ogni spostamento dei Mukenin. Uno di loro suonava uno strumento musicale: un flauto traverso per la precisione. Takehiko annotava ed annuiva cercando di assimilare qualunque dettaglio utile. Egli desiderava ardentemente vendicare le vittime di quelle atrocità e scovare i responsabili. Non si trattava piu' delle condizioni del Villaggio, c'era di mezzo la giustizia e la volontà di perseguire i Mukenin per le azioni commesse. Io li troverò. Promise a se stesso serrando con forza i pugni mentre scorgeva in lontananza un manipolo di uomini armati intenti a pattugliare le zone circostanti. Sunagakure ha pensato di inviare una unità di supporto che potesse fronteggiare i tentativi di sciacallaggio. Spiegò l'ambasciatore con riconoscenza e gratitudine. Non possono definirsi shinobi ma hanno piu' volte impedito ad eventuali soggetti di compiere atti riprovevoli come la profanazione dei cadaveri, il furto presso gli esercizi commerciali miracolosamente rimasti in piedi ed il saccheggio delle case abbandonate. Nel complesso, si poteva affermare che Sunagakure stesse facendo il possibile per aiutare la popolazione locale a risollevarsi. La cittadina non era stata dunque abbandonata al suo destino, ricevendo supporto sia in termini economici che sociali. In particolare, le risorse destinate al Villaggio in questione stavano dando i loro frutti permettendo alle attività di procedere senza intoppi. Takehiko vide alla sua sinistra diversi operai intenti a ricostruire delle abitazioni tramite un complesso ed intricato sistema di impalcature ed architetture di sostegno. Mi chiedo solo cosa abbia portato i Mukenin a compiere una simile devastazione... Si domandò il giovane avvilito. Mi segua e lo scoprirà. Fu cosi' che la coppia, tramite una serie di scalinate in marmo bianco, giunse al cospetto di un tempio situato sulla sommità di una collina: si trattava di una struttura imponente, alta una dozzina di metri e larga circa quaranta, un tempo meta di monaci e pellegrini, ora in parte distrutta. Di che cosa si tratta?! Takehiko aggrottò la fronte ed aguzzò la vista nel tentativo di comprendere la natura di quell'edificio dai tratti eleganti ed eccentrici. La struttura, originariamente costruita su tre piani, presentava sul tetto un enorme stella a cinque punte in pietra, adesso precipitata sull'androne e ridotta in mille pezzi. Due statue raffiguranti splendidi pavoni dalle ali spiegate fiancheggiavano l'edificio accogliendo i visitatori. Sfortunatamente, una di queste era stata recisa di netto ed i suoi resti giacevano a terra in un cumulo di pietre di forma irregolare. Il complesso era formato da ampie vetrate che davano la sensazione di trovarsi al cospetto di un tempio diafano, trasparente. Esse sostituivano le normali pareti provvedendo ad assorbire la luce del Sole. Una terribile onda d'urto aveva contribuito a demolire la struttura infrangendone la superficie: cocci di vetro dai bordi smussati erano sparpagliati un po' ovunque. L'ingresso del tempio era bloccato a seguito del crollo delle sue colonne portanti e risultava essere di fatto inaccessibile. Mi permetta di raccontarle una storia. In passato, molto tempo fa, un meteorite si è abbattuto su questa cittadina. All'epoca Hoshi non era ancora la capitale del Paese degli Orsi e viveva di agricoltura ed allevamento, molto spesso ritrovandosi vittima degli attacchi dei Mukenin e dei Territori confinanti. L'impatto del meteorite con il terreno allarmò tutti gli abitanti che si riversarono sul punto di collisione per stabilire l'entità dei danni e comprendere la natura di quel misterioso corpo celeste proveniente dal cielo. Lo stesso emetteva una luce violacea, sinistra eppure bellissima. I frammenti del corpo celeste vennero raccolti dalla popolazione locale per farne pietre preziose, monili e porta fortuna. La caduta del meteorite costituiva per alcuni un segno di buon auspicio. Nel giro di breve tempo, i frammenti si rivelarono in possesso di un potere formidabile che consenti' ai guerrieri del villaggio di sopraffare i nemici. Ciò permise alla cittadina di Hoshi di imporsi sugli altri Paesi sino a diventare la Capitale. Il meteorite precipitò proprio qui, in questa collina ove adesso sorge il Tempio, o meglio ciò che ne rimane... Gli occhi dell'ambasciatore erano rossi e pieni di lacrime, singhiozzava come un bambino senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle macerie. Nel timore di esser privati di un simile potere, il Villaggio ha eretto intorno a sè numerose barriere sia naturali che artificiali, estraniandosi dal mondo. Con il passare degli anni Hoshi divenne conosciuta in tutti i Paesi per la potenza dei suoi uomini, pervasi da un'aura sacra dal caratteristico colore viola. In cambio del potere tuttavia, la pietra richiedeva un prezzo assai elevato: la vita dei suoi possessori. Capimmo troppo tardi che quello strumento non era una benedizione bensi' una maledizione poichè corrompeva i suoi possessori prosciugandone lentamente l'energia. Fu cosi' che i suoi frammenti vennero banditi e distrutti dal Villaggio. Il tempio rappresentava un monito per i posteri, affinchè gli uomini desistessero dall'utilizzo di tali strumenti di morte per ricorrere alla meditazione. Gran parte di quei frammenti sono stati polverizzati in occasione di un rituale che si è tenuto proprio all'interno di quel Tempio. Non escludo tuttavia che alcuni di questi siano in qualche modo caduti nelle mani sbagliate, finendo nel Mercato Nero. Nonostante gli effetti nocivi manifestati dalla pietra, alcuni schieramenti politici si sono opposti con forza alla sua distruzione e diversi furti sono stati perpetrati nel tempo... Takehiko ascoltò la storia con il cuore in gola. Mai si sarebbe aspettato di conoscere simili retroscena. Quei mukenin cercavano i frammenti del meteorite. Hanno tentato di estorcere informazioni alla popolazione locale con la forza, hanno profanato il tempio nella speranza di ottenere le pietre per i loro scopi ma alla fine si sono ritrovati con un pugno di mosche. Il Villaggio di Hoshi, per quanto abbia goduto in passato del favore delle pietre, le ha esiliate da questi territori. La notizia non ha reso i Mukenin particolarmente felici. Quest'ultimi hanno infatti scaricato tutta la loro rabbia e frustrazione sul villaggio riducendolo in questo stato. Soltanto allora Takehiko comprese la ragione di tali azioni efferate. I Mukenin tuttavia non si sono limitati a radere al suolo il territorio circostante. Hanno inflitto ad Hoshi una punizione di gran lunga peggiore... Spiegò l'ambasciatore scortando il ragazzo verso l'ultimo punto d'interesse, quello piu' drammatico. Con solennità, l'uomo cominciò a scendere i gradini del Tempio sino a raggiungere la parte posteriore del Villaggio, quella piu' esterna ed isolata, limitrofa alla cinta muraria. Non è possibile... Takehiko sgranò gli occhi e spalancò la bocca ancor prima di arrivare a destinazione: un enorme, incredibile squarcio sorgeva nel bel mezzo della barriera che si affacciava verso Iwagakure No Sato. Le pietre che costituivano il muro non erano state semplicemente distrutte bensi' liquefatte. Una sostanza sconosciuta, dapprima in stato liquido, aveva sciolto la barriera per poi solidificarsi alla base dell'estinto muro. Alcuni testimoni hanno visto il Mukenin di Kumo generare lava dalla bocca per farsi strada verso le Terre di Nessuno. Rivelò l'ambasciatore raccogliendo tra le mani alcuni resti di quella singola materia, ora inoffensiva, di colore grigio scuro. Essa emetteva ancora un lievissimo calore. Hanno sentito un clamoroso fragore, simile ad una esplosione. La notte, ad un tratto, si è illuminata di giallo, rosso ed arancione seminando ovunque distruzione... Lo shinobi non riusciva a credere ai suoi occhi: quel gesto costituiva un affronto, una punizione poichè esponeva l'intero Villaggio alle Terre di Iwagakure, le quali si stagliavano in lontananza trasmettendo desolazione e sgomento. Bisogna immediatamente chiudere lo squarcio... Borbottò lo shinobi provvedendo a rimboccarsi le maniche mentre chiamava a raccolta tutti gli uomini che riusciva a vedere nei paraggi. Diversi operai avevano già cominciato a tappare il buco con massi e pietre pesanti ma i lavori richiedevano tempo ed energie. Alla vista di quel gesto, l'ambasciatore si commosse. Per tutto il resto della giornata, sino a notte fonda, Takehiko coordinò personalmente le operazione allo scopo di impedire ad eventuali malintenzionati di accedere all'interno della cittadina. Uomini armati vennero altresi' collocati a ridosso delle mura allo scopo di presiedere lo squarcio. Farò rapporto a Sunagakure richiedendo ulteriori fondi ed interventi urgenti, in modo da scongiurare qualunque problematica. Assicurò all'ambasciatore dopo averlo salutato con una stretta di mano all'alba. Confidiamo nel vostro supporto. Rispose l'uomo con sincerità nella speranza di veder presto realizzate tali promesse. Io vi troverò. Sentenziò facendo ritorno a Sunagakure No Sato: aveva ormai raccolto abbastanza materiale da ottenere un quadro completo della situazione. Ora non doveva fare altro che raggiungere il villaggio nel piu' breve tempo possibile in maniera tale da rappresentare l'accaduto ai suoi superiori diretti. Il suo incarico d'ispezione era giunto al termine e bisognava correre ai ripari...
    Chakra: 150
    Condizioni fisiche: Ottimali
    Condizioni mentali: Concentrato
    Equipaggiamento:
    Divisa Alternativa: indossata a protezione del corpo
    - radiolina (orecchio destro)
    - olio infiammabile 1/2
    - cartabomba fasulla 1/5
    - cartabomba 5/5
    Tripla Borsa: fissata alla cintura
    - maschera respiratoria superiore
    - lima
    - occhio cibernetico (occhio sinistro)
    - cimice
    - matita e taccuino
    - fili metallici x9
    - pietra focaia
    - tonico del sangue 2/3
    - kunai 5/10
    - makibishi 30/30
    - palla bomba 5/5
    - shuriken a tre punte 30/30
    - kunai 0/10
    - shuriken 11/20
    - senbon 7/20
    - palla luce 2/2
    - palla gelo 1/5
    Doppia tasca da coscia: fissata alla gamba destra
    - cartabomba 0/5
    - gokan 4/5
    Taschino da braccio: fissato al braccio sinistro
    - fumogeno 2/5
    Fascia con Tasche: fissata lungo il torace
    - veleno debole 3/3
    - veleno intermedio 2/2
    Tasche aggiuntive: fissate alla cintura
    - pillole del soldato 0/3
    - rotolo cadaveri 5/5
    - antidoto 5/5
    Sigilli d'evocazione: ai polsi coperti da bende
    - shuriken 20/20
    - shuriken astro 20/20
    - kusarigama
    - shuriken vento demoniaco
    Rotoli marionette:
    - Rotolo 1: Karasu
    - Rotolo 2: Kuroari
    - Rotolo 3: Akagahara
    - Rotolo 4: Mokujin
    Protezioni:
    - Coprifronte Suna: sulla testa
    - Scarpe con lama: ai piedi
    - Coprinaso: indossato
    - Lame retrattili da polso: stipate ai polsi, meccanismo non attivo


    Edited by Weapon - 26/2/2024, 18:23
     
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    Correzione:

    - Mi sembra un po' strana la cautela di Takehiko ad inizio missione. Si cautela di non dire a nessuno dove è diretto, di non essere seguito, di non incontrare viandanti, come se fosse diretto verso una missione segretissima di livello S dove anche il minimo spostamento può essere compromettente; Ma come prima cosa è atteso in città e si presenta come chuunin di Sunagakure.
    Se uno deve stilare un "rapporto a sorpresa", mi aspetto per lo meno che non sia annunciato, specie da come avevi impostato l'inizio della missione. Quando uno va ad indagare se ci sono ad esempio: traffici interni, giri di droga, magari qualcuno fa il furbo sui materiali aumentando il prezzo degli stessi o traffica i sopravvissuti..
    Potenzialmente, se la missione non fosse "scritta", il rapporto di Takehiko potrebbe essere parecchio falsato. Non si è accertato di praticamente nulla se non delle parole di Jokoto, il quale potrebbe tranquillamente essere in combutta con i mukenin ed intascarsi parte delle somme inviate da Suna per finanziare i suoi giri di fresca privati e concedere il minimo indispensabile per la ricostruzione della città. Magari il vero Jokoto è morto e Takehiko ha parlato esclusivamente con un mukenin per tutto il tempo.
    Per farti un paragone è un po' come i giornalisti inviati in corea del nord, dove ovviamente vedono solo quello che gli viene permesso di essere visto. E' un rosso perché in pratica metà missione è stata il viaggio e quando Takehiko è arrivato, non ha parlato con alcun testimone, anzi si è fidato del fatto che non ve ne fossero disponibili.
    Non penso che un agente dell'FBI mandato a verificare un omicidio, parli col primo "testimone" e prenda per buono tutto quello che gli viene detto senza accertarsi di null'altro.

    - Non è un errore, semplicemente un consiglio da giocatore a giocatore: Aggiungi le spaziature fra una riga e l'altra quando cambia il contesto o comunque cercare di dare più "aria" al testo. Vedere un gigantesco wall of text di 40k o più caratteri un po' spaventa te lo dico. Serve a dare almeno il colpo d'occhio ed aiuta nella lettura. Per dirti mi è capitato più volte di perdermi semplicemente scorrendo lungo la pagina, il ché è scomodo perché devo appena capire dove ero rimasto.
    "Dove sono arrivato?"
    "Ah si, proprio qui"
    Però è ovviamente meramente un consiglio personale non una critica o quant'altro.
    - Qualche errore di battitura qua e là
    - Capisco che Takehiko sia prudente come shinobi, però la vedo dura essere pedinati quando hai bellamente le vesti di uno shinobi di Sunagakure in pieno sole
    - Ho in particolare apprezzato l'uso che hai pensato per l'occhio cibernetico

    Sunto:
    Che dire, il numero di caratteri è buono, mi è sempre piaciuto il tuo stile di narrazione: scorrevole e piacevole da leggere, se non fosse che in pratica è un blocco unico. Apprezzo molto il fatto che tu abbia trattato anche il background del personaggio nella missione, perché oltre a costruirne una storia fa sembrare la storia più "viva".
    In ogni caso, mi rendo conto che l'incipit della missione di per sé sia alquanto noioso ed ho apprezzato il fatto che tu non abbia voluto metterci dentro combattimenti, trappole mortali o cose del genere, ma ti sia attenuto al testo della missione.
    Avrei apprezzato però una maggiore attenzione relativamente a quanto ho commentato nell'errore, perché avrebbe dato molta più verosimiglianza, oltre che far apparire Takehiko un chuunin molto più maturo e prossimo all'esame Special Jounin, piuttosto che magari un ragazzo giovane e con ancora quella "fiducia" che viene riposta nel prossimo indiscriminatamente.
    Detto questo, per me la missione è promossa con un bel +1 e 740 ryo

    Per qualunque cosa, resto a disposizione :cipo25:
     
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2 replies since 22/2/2024, 11:19   81 views
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