Casa Supaku Handoru

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    13. Cadere



    Pioveva quel giorno. Era un fatto insolito per essere così vicini al deserto. L'acqua cadeva in grossi scrosci verso il terreno, sollevando schizzi di fango su quella terra non abituata a tutto quel liquido. Il ticchettio delle gocce sui tetti di legno echeggiava nella cittadina ormai deserta a causa della tarda sera. Reiko si calò il cappuccio nero ancora di più sugli occhi. Odiava la pioggia, le dava un senso di umidità, di marciume che scivolava lungo la sua schiena facendole venire i brividi. Eppure era strano. L'acqua di solito era simbolo di pulizia di freschezza e rinnovamento, ma la pioggia in quel momento, quella pioggia calda che trasformava le strade in fiumi di fango e sollevava dal suolo un'aria afosa e appiccicaticcia, non la sopportava proprio. La ragazza si strinse di più nel suo mantello nero, era appostata da più di tre ore ormai e ancora nulla si era mosso, tutto ciò era strano, molto strano.
    Stava seguendo quella pista da ormai tre settimane, i suoi informatori le avevano dato informazioni sempre frammentarie e poco utili ma lei non aveva perso tempo e pian piano, quelle che erano state mere briciole lasciate dalla sua preda si erano trasformate in frecce che le avevano indicato la giusta direzione in quella terra dimenticata dagli Dei. Dove ti stai nascondendo? pensò la ragazza mordendosi il labbro inferiore immersa nei suoi pensieri. Perché arrivare sino a qui? Questo villaggio è misero, sudicio...sono a malapena quattro baracche di legno tenute in piedi con lo sputo...non c'è nulla qui....allora, perché? Si morse l'unghia del pollice cercando di capire che cosa l'uomo avesse in mente. Cercò di rievocare alla mente tutte le informazioni che sapeva e aveva raccolto sul suo conto fino a quel momento. Isao, lo Shinigami, l'Omicida Bambino... Questi erano i due soprannomi con cui era noto alle Cinque Grandi nazioni. Il primo, lo Shinigami risaliva ad un periodo più recente. Isao era un killer su professione, il nome di Dio della Morte se lo era guadagnato non sbagliando mai un incarico fin da quando si era messo in affari. Il secondo, era più vecchio, risaliva alla sua infanzia, alcuni lo chiamavano anche il Demone Bambino, ma i rapporti in materia erano piuttosto confusionari e poco precisi. A quanto pareva il ragazzino si era guadagnato questo soprannome a causa della precoce età a cui aveva compiuto il suo primo omicidio, che lo aveva condannato fin dalla tenera età ad una vita di fuga dall'autorità. Alcuni rapporti cercavano di condannare Isao, dicendo che la sua brama di uccidere era innata, utilizzando quell'episodio omicida come prova per la loro tesi. La ragazza non credeva a queste fandonie, per lei Isao era solo lo Shinigami, il secondo soprannome non veniva più usato da molto tempo. Lei non era qui per un ragazzo con la predisposizione ad uccidere fin dall'infanzia, era qui per il killer su professione che le organizzazioni di tutti i Paesi e quelle dei ninja traditori di Iwa utilizzavano per eliminare le posizioni politiche scomode. Il suo incarico era iniziato quando, una notte di luna piena si era imbattuta nel mukenin durante una missione di pedinamento, aveva dovuto lascia fuggire Isao perché questo aveva ferito gravemente il suo allievo, Supaku, ma subito dopo aver ristabilito il ragazzo, gli alti vertici della Sabbia l'avevano incaricata di rintracciare e uccidere lo Shinigami. Il traditore era in possesso di preziosi rapporti e informazioni vitali della Sabbia, come l'identità del nuovo Jinchuriki del Monocoda, e non si poteva permettere che li vendesse al miglior offerente, lasciando così Suna esposta ad un qualsiasi possibile attacco nei suoi punti deboli. Così dopo mesi di rapporti di raccolte di informazioni, la ragazza aveva trovato una traccia. Era flebile certo, però era pur sempre una traccia. Qualcuno aveva provato a vendere a Kagero un documento segreto della Sabbia. Gli informatori aveva subito riferito alle spie del Kazekage e lei era stata mandata il prima possibile. Era partita, senza nessun sostegno da parte di compagni o di una squadra, solo lei aveva visto alcune delle mosse dello Shinigami e molte forse erano impegnate su un altro fronte: Takigakure e Kusagakure. Ripensandoci, le seccava non poter partecipare alla guerra che ora infuriava nei paesi Minori. Aveva mandato il suo allievo a combattere ed era proprio curiosa di vedere come se la sarebbe cavata in quel frangente. Peccato...quando tornerò mi farò raccontare come è andata... pensò la kunoichi facendo lievemente spallucce. Ora era ferma, sopra un tetto, la pioggia pioveva sulle sue spalle mentre aspettava appostata a cinquanta metri dalla porta sul retro di una casa di piacere. Le spie avevano riferito di aver visto un ninja dalle fattezze di Isao entrarvi, lei era arrivata in pochi giorni, sicura che il mukenin non avrebbe lasciato la città molto presto: ancora nessuno aveva comprato le informazioni. Oltretutto Reiko aveva pagato due prostitute del bordello affinché adescassero il ragazzo e lo facessero ubriacare, così da fargli abbassare la guardia e renderlo indifeso ad un suo attacco.
    Dopo un'altra ora di attesa, qualcosa si mosse. La porta sul retro si aprì di scatto e tre figure uscirono fuori, incespicando nella notte. Reiko drizzò le orecchie e per un attimo il baluginare della luce lunare rifletté il volto di un ragazzino dai capelli neri legati in fluenti treccine. Il ragazzo teneva sotto braccio sia a destra che a sinistra due belle donne dai corpi formosi che ridevano sommessamente mentre questo cercava di tenersi in piedi appoggiandosi a loro. Una voce melliflua echeggiò per il vicolo. Avanti gattine...ancora un alllltro pò! Non mi avete ancora fatto vvedere il trucco della p-pallina...me lo avevate promessho! disse il ragazzo con aria palesemente ubriaca mentre le due donne lo facevano cadere nel vicolo. Avvantiii!! Ho ancora tanti ssholdi qui dentro! disse sollevando un sacchetto che tintinnava di monete nell'aria, un sorriso stupido gli si allargò sul volto. La porta della locanda si chiuse con un suono forte e il ragazzo fu lasciato solo a giacere seduto nel vicolo. Ohhhh disse deluso picchiando un pugno in una pozzanghera lì vicina. Maledisshione...
    Penso sia tempo di agire... pensò la ragazza mentre serrava i muscoli delle gambe e delle braccia. Era rimasta ferma per troppo tempo, ora avrebbe dovuto muoversi un poco oppure le gambe ne avrebbero risentito troppo. Si alzò con un movimento leggermente impacciato dalla postazione e scivolò sui tetti avvicinandosi all'obbiettivo. Quella che le si parava davanti era una ottima opportunità, una opportunità di finire la missione in un colpo solo.
    La figura si alzò barcollante appoggiandosi con una mano al muro e scivolando in avanti con passi esitanti. Mai sarebbe stato più esposto di così. Reiko aumentò il passo e quella che era una camminata silenziosa divenne una corsa sul tetto. La figura sputò nel vicolo e afferrò una bottiglia rovesciata per portandosela alla bocca, prima di scoprire con disappunto che era vuota e lanciarla lontana con un grido di rabbia. Una corsa ritmata, rapida e subito dopo un salto. Rapido silenzioso nella notte, sotto la pioggia battente, nell'aria solo il rumore delle gocce che cadevano sui tetti e lo svolazzare ovattato del suo mantello. Reiko sentì le gocce d'acqua picchiarle sul viso mentre estraeva un kunai a tre punte impugnandolo con la mano destra e appoggiando il palmo della sinistra sulla base dell'elsa. Un colpo preciso al collo e tutto sarebbe finito. Il mondo si sarebbe liberato finalmente di uno dei più grandi criminali del mondo ninja.
    Un rapido movimento nel mantello. Rumore di passi sul selciato e la pioggia battente sui mantelli neri. Subito dopo il silenzio. Il mantello sulle spalle di Reiko si afflosciò. Il kunai tridente cadde sul selciato con un suono metallico.
    Ciao piccola Gattina. il sorriso si piegò sul volto di Isao. Ti sono mancato? Reiko si contorse, la presa ferrea dell'uomo sul suo collo mentre l'altra mano del ninja stringeva un kunai insanguinato. I suoi piedi si agitarono a pochi centimetri sopra la pietra mentre le mani si serravano sopra la presa dell'uomo. La mano sinistra era resa viscida dalla ferita con cui il mukenin l'aveva trafitta deviando l'affondo del suo kunai. È inutile che agiti il tuo bel corpicino sinuoso, micetta...ormai sei mia. la presa si fece più forte e la donna sentì l'aria mancarle.
    Un istante. La mano di Isao strinse l'aria mentre le dita si chiudevano nel suo pugno vuoto. Il mukenin sbarrò gli occhi.
    Reiko si alzò raccogliendo il kunai tridente ormai bagnato dalla pioggia. Isao sorrise di nuovo Mi ero dimenticato di quanto fossi...agile... La mano del ragazzo spostò con decisione il mantello nero dal fianco, lasciando libera l'impugnatura cesellata con intarsi dorati della Katana. Lo...sapevi...
    Certo che lo sapevo...pensavi che due culi potessero distrarmi? Io sono lo Shinigami, ragazza, non sono uno dei migliori sicari a pagamento solo per aver ucciso una persona a cinque anni...e ora.. la katana uscì con un sibilo dal fodero, rilucendo sotto la pioggia. L'acqua si raccolse sull'elsa e cominciò a scivolare lungo la lama argentata. Danziamo di nuovo gattina...ma questa sarà la nostra ultima danza.
    Morirai stanotte Isao...non avevo neanche sperato di colpirti con quel tentativo, ma valeva provare...molti shinobi sono stati distratti fatalmente da un paio di tette e un bel culo...Ho sperato che tu fossi uno di loro...avrebbe reso la mia serata più semplice dopo tutto...
    Isao sorrise, i suoi denti erano perle bianche sotto la luce della notte.
    Ahahah gattina, sai cosa succederà se perdi vero? Io non ti ucciderò...almeno non subito. Il sorriso prese una piega malvagia.
    I loro passi scattarono. Si lanciarono l'uno contro l'altra, sollevando i loro mantelli e facendo schizzare via le gocce di pioggia dal loro cammino. Il kunai cozzò contro la katana in affondi rapidi, il suono dell'acciaio riecheggiò nel vicolo mentre le due figure si affrontavano, allontanandosi e avvicinandosi uno all'altra. Le lame stridettero per un'ultima volta poi Reiko indietreggiò di un paio di passi, il kunai lasciò le sue mani, mirando al volto di Isao. Il mukenin si abbassò con rapidità, lasciandosi scivolare l'arma alle sue spalle per lanciarsi di nuovo verso la sua avversaria che nel frattempo aveva composto una serie di sigilli.
    Isao alzò la mano libera componendo a sua volta sigilli e sputando dalle labbra una gigantesca palla di fuoco. Le fiamme si agitarono nell'aria impetuose prima di estinguersi. Isao sbarrò gli occhi. Reiko non era più lì.
    L'aria fischiò alle sue spalle. Merda. Il mukenin si lanciò in una capriola in avanti mentre una serie di senbon compatti d'aria compressa passavano fischiando intorno a lui. L'uomo si esibì in una capriola dopo l'altra, saltando su una parete lì a fianco e cominciando a correre verso l'alto. I senbon sfrecciavano tutt'intorno, tagliando a brandelli il mantello e sfregiando il kimono, aprendo linee rosso sangue sulla pelle candida.
    Maledetta... furono le parole dell'uomo mentre si lanciava all'indentro in un'ultima capriola e atterrava su un ginocchio dopo una serie di piroette. Il suo corpo era cosparso di ferire aperte e il sangue cominciava a colare sporcando il kimono verde scuro.
    Reiko raccolse il kunai tridente da terra e lo posizionò davanti al viso in posizione di combattimento. Isao sorrise ferocemente. È tempo di finirla qui.. disse il mukenin alzandosi e tenendo la katana davanti a sè, la punta rivolta al petto della ragazza. Tsume stasera assaggerà il tuo sangue...
    Tu parli troppo.
    Passi di nuovo in avanti uno dopo l'altro sulle pietre bagnate. Un piede affondò in una pozzanghera sollevando spruzzi d'acqua lungo la gamba di Reiko. I due ninja si lanciarono l'uno contro l'altra, le lame sollevate nel chiaro della luna pronte ad assaggiare il sangue dell'avversario. Isao si esibì in un fendente diagonale che Reiko parò agilmente. La mano libera della ragazza scattò lateralmente facendo comparire un kunai da dentro la manica che afferrò mentre portava già la mano in direzione del collo del mukenin. La punta del kunai si fermò a pochi centimetri dal collo dello shinobi. Isao sorrise, la mano che tremava leggermente per lo sforzo dal tenere lontano la punta dell'arma dalla sua pelle candida. Questi inganni non sono da te...gattina...ti facevo una persona onesta. Reiko sorrise, lasciò andare il kunai e serrò con forza la mano sul braccio di Isao, immobilizzandolo, per poi di sputare dalle labbra un senbon diritto al viso del ninja.
    Isao sbarrò gli occhi, il tempo di spostare la testa di scatto e di sentire il senbon lasciargli una scia nella pelle della guancia. Ah! furono le uniche parole che uscirono dalle sue labbra prima che la ragazza si divincolasse dalla presa e indietreggiasse di cinque metri. I due si fissarono intensamente per qualche secondo.
    Isao sorrise appoggiando una mano sulla ferita e portando via una goccia di sangue che gli aveva solcato la guancia. Il ninja succhiò il dito assaporando il suo stesso sangue. Uhmmm...veleno eh? Astuta. disse il ninja mentre già sentiva le forze cominciare a scemargli per la presenza della tossina nel sangue. Allora dovrò finire questo scontro in fretta.
    Reiko scattò in avanti, aveva indebolito l'avversario, non gli avrebbe dato il tempo di fare alcunché. Poi gli occhi dello Shinigami divennero rossi e la ragazza fu investita da una presenza opprimente. La kunoichi sbarrò gli occhi mentre, osservando quegli occhi cerulei, sentiva la forza schiacciante del chakra dell'avversario sbatterla a terra. Reiko cadde su un ginocchio, sollevando spruzzi d'acqua dalle pozzanghere, sentiva la propria forza mancare improvvisamente. Ti piace? Assaggia il mio Chakra, assapora la mia potenza! Questo è il potere del mio sangue! disse Isao mentre sollevava di nuovo la spada e si lanciava in avanti. La vista dello shinobi era appannata leggermente, ma poteva ancora distinguere la sua avversaria, gli basta capire dove fosse la testa e il corpo, poi non ci sarebbe voluto molto alla sua katana per sperare le due parti. La lama fischiò nell'aria sotto la pioggia pronta a colpire.
    Il suono metallico dell'acciaio risuonò nell'aria. Mi ero dimenticato... disse lo shinobi mentre premeva la propria lama contro la pelle ormai scurita e dura come la roccia della sua avversaria. Oh, poco male. la lama assunse un colorito rossastro, diventando subito incandescente e ricominciando la corsa da dove prima era stata interrotta. Ma cosa... Isao sbarrò gli occhi di nuovo mentre la sua spada mordeva si ritrovò a tranciare l'aria davanti a lui. Reiko comparve alle sue spalle affondando la lama verso il basso. Isao urlò mentre la lama gli affondava nella spalla. Reiko sorrise, ce l'aveva fatta, l'aveva finalmente colpito. Il mukenin singhiozzò, la testa abbassata per il dolore mentre si serrava con una mano il petto, proprio dalla parte dove era stato pugnalato.
    Scherzavo disse lo shinobi alzando la testa sorridente. La lama sprofondò nel corpo del ninja, passandogli letteralmente attraverso. Reiko rimase immobile, sorpresa e stupita dalla mossa del ninja. Il kunai tridente uscì dal fianco dell'uomo, il tempo sufficiente perché questo si girasse e colpisse Reiko duramente alla bocca dello stomaco con un calcio piazzato. La ragazza fu sbalzata indietro di una decina di metri, rotolando sulle pietre bagnate. Il colpo fu duro e oltre al dolore la Kunoichi stava accusando tantissimo la stanchezza del combattimento e dell'enorme quantità di chakra che aveva consumato fino a quel momento.
    Sai, avevo pensato che ti avrei lasciato in vita prima di ucciderti definitivamente...di solito gioco un pò con le mie giovani e belle prede...ma alla fine ho riflettuto che anche da morta potresti essermi utile. Oltretutto provare a non ucciderti mi sta complicando la vita enormemente e io non ho tutta la notte da perdere dietro a te, ragazzina. Isao compose una serie di sigilli e appoggiò le mani al suolo. La terra intorno a loro si mosse rapida, sollevandosi, chiudendo i vicoli ai loro lati e alle spalle della ragazza. Quando il suolo smise di tremare la ragazza, ancora sconvolta, osservò quello che era successo. Isao aveva appena costruito con la roccia una trappola di terra intorno a lei da cui non sarebbe potuta fuggire.
    Il mukenin rinfoderò la lama con un gesto secco e si tolse il mantello che teneva sulla schiena, ormai ridotto a brandelli. L'abito del ragazzo era un classico vestito nero rinforzato con del cuoio dove vi erano le giunture e con una fascia da cintura in cui era infilato il fodero della spada. Un'altra fascia gli correva per tutta la schiena, legando all'altezza del bacino dietro di lui, un grosso rotolo.
    Sentiti fortunata, oggi mi sento epico e come tale...ho intenzione di darti una morte degna di questa epicità che mi pervade...
    Il rotolo venne fatto uscire dalla sua sede e aperto con uno scatto secco. In uno sbuffo di fumo il ninja dagli occhi rossi afferrò un grosso ventaglio di legno su cui erano dipinte le stesse Tomoe nere che apparivano sull'iride del ragazzo. Ritieniti fortunata, ragazzina, stai per assistere ad un evento che pochi hanno visto...e sempre prima di morire... disse il ninja facendo roteare il ventaglio in posizione di combattimento, arrestandolo nell'incavo del gomito con la testa rivolta verso il basso e la fine dell'asta sotto l'ascella.
    Questa è Saigo, l'Ultimo Sospiro. disse il ninja sorridendo follemente. Preparati ad essere ridotta in cenere dalle mie fiamme.
    Reiko si alzò in piedi, osservando il suo avversario con sguardo fermo. Il ninja l'aveva messa in trappola. Le pareti di roccia erano troppo alte perché lei potesse usare uno dei suoi kunai per farla uscire di lì. Lo scontro finiva lì. Un mero combattimento di Jutsu. Ninjutsu contro Ninjutsu. Il più forte avrebbe vinto.
    Iniziarono quasi insieme all'unisono i sigilli. Reiko si accorse subito dai sigilli del ninja che il ragazzo stava componendo un Jutsu di elemento Katon, la ragazza decise di optare per il Suiton, il suo terzo elemento, prima che le cose si mettessero male. Avrebbe contrastato l'avversario con il favore elementare. Eppure era strano che avesse tirato fuori il ventaglio se adesso intendeva usare un jutsu Katon, quelli erano per il Fuuton, che avesse intenzione di usare subito dopo un Jutsu Fuuton? Non avrebbe avuto il tempo. Reiko compose i sigilli per il suo Jutsu Suiton più potente.
    Katon: Gouka Mekkyaku
    Suiton: Suijinchū
    Un attimo dopo Isao sputava lingue di fiamma dalle labbra mentre Reiko emetteva un potente getto d'acqua. I due Jutsu si scontrarono uno davanti all'altro, infrangendosi e dibattendosi mentre nell'aria si levava il vapore acqueo che inondava ogni cosa. Un attimo dopo Isao afferrava il ventaglio con la mano mormorando. Finisce qui, gattina. un attimo prima di agitare un enorme folata di vento davanti a sè e ingrandire la forza del jutsu Katon davanti a lui. La Gouka Mekkyaku inglobò il Pilastro Acquatico in pochi secondi, avvolgendo il cunicolo di fiamme purpuree. Un attimo dopo l'inferno infuocato si estingueva e il mukenin estingueva lo sharingan. Te lo avevo detto mia piccola gattina che questa sarebbe stata la tua fine...nessuno può resistere alle mie fiamme.
    Reiko era distesa di schiena il corpo cosparso di bruciature e ustioni, i vestiti inceneriti in più punti. La donna respirò affannosamente, cercando di riprendersi ma il suo corpo urlava dal dolore impedendole i movimenti. Il ragazzo appoggiò la testa del ventaglio al terreno e si chinò davanti alla kunoichi moribonda.
    Non sei ancora morta, bene La sua testa si piegò avvicinandosi all'orecchio della donna le labbra piegate in un sorriso malvagio. Perchè io e te non abbiamo ancora finito.



    Edited by Supaku - 17/1/2014, 00:38
     
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    14. Aiuto



    Supaku prese un profondo respiro. Il suo volto impassibile era liscio come la pietra davanti alle parole dell'uomo. Cosa vorrebbe dire, deceduta in servizio? disse il ragazzo, una vena di rabbia percorse la sua gola. Se la sentiva chiusa, come se non riuscisse a tirare fuori la parole per bene. Non poteva essere, no non poteva essere davvero. Il ragazzo guardò l'uomo davanti a lui, lo sguardo inespressivo di chi è solito recare queste notizie senza la minima idea dell'impatto che potevano avere a coloro che erano legate a sentimenti. È morta, deceduta in servizio contro un Mukenin di livello S. altro non posso dirti mi dispiace ragazzino. disse l'uomo agitando una mano, come a fargli cenno di andarsene da lì.
    Il ragazzo sentì lo stomaco fargli male e la testa girargli, doveva sedersi. No...no... Il ragazzo era appena tornato dal suo ultimo scontro nei Paesi Minori, Elle, il dittatore di Taki era stato sconfitto sebbene lui non avesse svolto nessun ruolo rilevante nella sua sconfitta. Era tornato nonostante tutto più forte di prima, un pò più sicuro di sé stesso e pronto per condividere le sue esperienze con la sua sensei. Si era recato all'appartamento della sua sensei e tutto quello che aveva trovato era stato quel ninja burbero e un appartamento vuoto pieno di scatoloni in cui erano stati riposti gli averi della sua sensei. no...è un incubo questo... il ragazzo sentì un nodo allo stomaco, come se qualcuno avesse infilato una mano la sotto e avesse cominciato a strizzare con forza. No, no, no, no, no il ragazzo indietreggiò fino a sbattere con la schiena contro un muro e scivolare verso il basso, cadendo seduto a terra. Il ragazzo si appoggiò una mano sul viso, stravolto, incapace di metabolizzare a pieno la cosa. Come poteva essere accaduto, come?
    Il ragazzo appoggiò la testa sulle ginocchia. Non voleva pensare in quel momento, non voleva pensare a niente, voleva solo lasciarsi abbandonare a quel dolore nel petto, sentire di nuovo una sofferenza che ormai gli era amica da tempo. Il dolore, il dolore era di nuovo suo, lo avvolgeva dentro come un riccio pieno di spine nere che si divincolava dentro di lui. Il ragazzo scosse la testa, sorpreso delle lacrime che solcavano il suo viso. Non le aveva viste da tempo, perché ora comparivano, perché? Forse perché quella donna per lui era stata l'unica cosa che aveva potuto definire una famiglia, una cosa che lui non aveva avuto per molto tempo. Di colpo si sentì vuoto solo, smarrito davanti all'immensità del mondo là fuori senza nulla a cui aggrapparsi. Perché era successo?
    È la vita di un ninja...morire per servire il proprio villaggio...dovresti esserci abituato disse una voce maligna dentro di lui. Il ragazzo batté il pugno verso il pavimento di legno, emettendo un forte schiocco.
    Ehi tu...ma tu sei Supaku Handoru? disse la voce dell'uomo sopra di lui. Il ragazzo alzò il viso rigato dalle lacrime fissando con i suoi occhi celesti gonfi di lacrime l'uomo. Si.
    Allora ho sbagliato a mandarti via, firma questo. disse l'uomo porgendogli una cartellina su cui era appoggiato un foglio. Il ragazzo firmò rapidamente con la mano ancora tremante.
    Che cosa è?
    Reiko Yakushi ti ha nomiato suo erede universale in tutti i suoi beni, congratulazioni, l'appartamento e tutto quello che contiene sono tuoi...stavamo imballando perché quando abbiamo aperto il testamento tu non eri presente e pensavamo non fossi interessato. il ragazzo
    Ero in guerra L'uomo fece spallucce, ritirò la cartellina, lasciò cadere in mano al ragazzo un mazzo di chiavi e si allontanò per la sua strada come se nulla fosse.
    Supaku si asciugò di nuovo gli occhi, così come il momento di smarrimento era arrivato il suo istinto lo aveva subito represso. Si fece forza, inspirò a fondo e si alzò in piedi. Non era tempo di pensare, almeno ringraziava gli spiriti che gli avessero dato qualcosa da fare. Entrò nell'attico di Reiko, non lo aveva mai visto per bene ma era enorme. Grande e imponente all'ultimo piano di uno di quei condomini tipici a forma di sfera che tanto andavano in voga nella città della Sabbia. Il ragazzo osservò il tavolo centrale rettangolare all'interno dell'ingresso, pieno di scatoloni tutti ordinati ed impilati.
    Il chuunin prese una delle scatole portandole su una scrivania incassata nel muro lì vicina. Aprì la scatola una dopo l'altra cominciando a tirare fuori a arredare la casa della sua sensei come la ricordava. Intatta nel suo passato come se lei dovesse tornare da un momento all'altro. Il ragazzo ci mise tre ore e quando aveva finito la casa era di nuovo arredata e gli scatoloni accatastati in un angolo. Il ragazzo si sedette alla scrivania, osservando la casa di nuovo integra, riempita di nuovo della presenza di Reiko. Il ragazzo si appoggiò di schiena alla poltrona di legno imbottita prima di alzarsi e avviarsi verso l'uscita. Il suo piede urtò contro qualcosa posizionato sotto la scrivania. Era una scatola. Il ragazzo si chinò per osservare meglio. Essendo già chiusa e sigillata e posizionata sotto la scrivania forse gli imballatori l'avevano lasciata fare. Il ragazzo estrasse un kunai dalla tasca e l'aprì con gesti precisi. Erano grossi involti su cui era scritto "Ricette in Cucina" Il ragazzo sbuffò, capendo il motivo per cui gli imballatori avevano lasciato perdere la scatola. Erano appunti di cucina, inutili. Si alzò in piedi per avviarsi alla porta, ma una foto uscì dagli appunti dda cucina. Era una foto di un ninja che Supaku conosceva bene. Isao Il ragazzo si paralizzò afferrando la foto e tirandola fuori dal fascicolo prima di aprire la copertina. Era piena di fascicoli. Fascicoli riguardanti...missioni. Supaku osservò i fascicoli uno dopo l'altro riguardavano missioni segrete che la sua sensei aveva svolto durante la sua carriera, erano tutte fotocopie, e questo fece intuire al ragazzo che quelle copie non erano del tutto...lecite. Quello più grosso era senza dubbio il fascicolo riguardante Isao Lo Shinigami, il sicario di Iwa che si aggirava per le terre prestando la sua lama per gli omicidi più difficili ed efferati. Il ragazzo sollevò il fascicolo sulla scrivania cominciando a sfogliare febbrilmente ogni pagina riguardante uno dei cinque uomini che aveva ucciso la sua famiglia e sterminato il suo villaggio. Il ragazzo accese la luce sulla scrivania e si immerse nelle pagine.
    Alla fine della lettura la sua mente era piena di informazioni e il suo cuore era in tumulto. Ora il panico era ingigantito, schiacciandolo sulla sedia. Aveva scoperto la verità. Reiko aveva seguito, negli ultimi anni, i passi di Isao passo passo, con il compito di eliminare il sicario una volta per tutte. I documenti risalivano a poche settimane prima, durante lo scoppio della guerra, c'era stato un avvistamento di Isao e la sua sensei era stata mandata subito. Avvistato nei pressi di Kagero, cercando di vendere delle informazioni riservate della Sabbia.
    È morta per questo, cercando di uccidere lui.... il ragazzo si alzò di scatto dalla sedia. Doveva fare qualcosa doveva andare a prendere Isao, doveva cercare vendetta. Poi si fermò, la mano sospesa sopra il pomello della porta. Di sicuro il villaggio avrebbe mandato qualcun altro a prendere Reiko, lui non avrebbe potuto fare nulla, sarebbe stato solo di intralcio. Ma...doveva sapere.

    La porta del Kazekage si aprì di scatto, e il giovane albino entrò di corsa dentro di essa. Il vecchio signore rimase perplesso di vederlo e subito dopo dietro a Supaku comparvero due shinobi che non sembravano essere riusciti a trattenerlo in tempo. Ecco. disse il ragazzo gettando sulla scrivania dell'uomo il rapporto su Isao. Le pagine si sparpagliarono sulla scrivania, il vecchio uomo sollevò la pagina su cui vi era una foto in bianco e nero dello Shinigami.
    Ah...sapevo che Reiko non si sarebbe tenuto tutto ciò per sé, questo macchia la memoria della ragazza...mi aspettavo che fosse una kunoichi seria...
    Non mi importa nulla di tutto questo, voglio saper se avete mandato qualcuno a giustiziare quel bastardo!
    Il Kazekage alzò lentamente gli occhi guardandolo da sopra gli occhiali con uno sguardo leggermente perplesso.
    Perché avremmo dovuto mandare qualcuno? I piani segreti di Sunagakure no sato sono stati venduti e ormai Isao sarà fuggito a mille miglia di distanza, non abbiamo più nessun motivo per ucciderlo. Prima dovevamo fermarlo dal vendere quei piani, adesso sarebbe solo uno spreco di uomini mandare qualcuno dietro, sopratutto quando ormai i nostri piani difensivi sono stati scoperti. Ora più che mai le nostre difese sono scoperte. Non possiamo permetterci di perdere uomini.
    Supaku avrebbe spalancato la bocca se non fosse stato controllato. Quindi la morte di Reiko rimarrà impunita? disse il ragazzo.
    Sì, e posso sperare che non ci saranno tentativi di farsi giustizia da soli vero? disse il Kazekage fissando Supaku con sguardo duro.
    Il ninja dai capelli bianchi guardò con aria smarrita il capovillaggio prima di riacquistare il controllo. Ovviamente fece per avvicinarsi per recuperare i fascicoli, la il Kazekage appoggiò la mano venosa sui fogli. Penso che questi stiano meglio qui. Supaku si fermò, osservò il Kazekage negli occhi poi annuì serio ed uscì dalla porta. Il ragazzo era furente, una kunoichi era morta, vittima di un mukenin spietato e loro avevano intenzione di fare nulla, nulla! La memoria della sua sensei sarebbe scomparsa nel dimenticatoio insieme a quelle di molto altri ninja morti in servizio per quello stupido paese.
    Mentre scendeva le scale dell'edificio del Kazekage una frase gli riecheggiò nella testa.
    Fingono di essere buoni con i loro stupidi pensieri sull'amore e quant'altro, quando le alte sfere di Konoha sarebbero pronte a dare in pasto ogni cittadino per qualche Ryo o per qualche potere in più... Supaku si sarebbe fatto vendetta da solo. Poi realizzò che non avrebbe potuto mai affrontare Isao in uno scontro uno contro uno. No, ma non ce l'avrebbe mai fatta solo con le proprie forze, aveva bisogno di aiuto. Sbatté con violenza la porta alle spalle, sapeva dove andare.

    arenaimg
    ChakraFisicoMentale
    130Ottimale.Sereno.
    Doppia Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai x10Radiolina
    Shuriken x20Rotolo Minore
    Senbon x20Filo metallico 30m
    Palla Luce x2Torcia Luminosa
    Cartebomba x5-
    --
    Equipaggiamento
    SlotOggettoLocazione
    FoderoOmoikaruiSchiena
    Fodero min.WakizashiVita dest.
    Tasca Supp.Kunai x10Coscia dx.
    Rotolo Min.-Doppia Borsa
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    ParabracciaIntattiAvambracci
    Coprinaso-Collo
    Bende-Polsi e caviglie
    Gilet Suna
    Armi da LancioAccessori
    Kunai Kiri x1Pillole Soldato x3
    //-
    Note Coprifronte legato sulla fronte.
    - 2 kunai legati a 2 cartebomba.
    - 2 kunai legati a 10m di filo metallico.


    Edited by Supaku - 7/11/2013, 22:10
     
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    1. Una Notte senza Vento.

    Silenzio. Era questo che contraddistingueva più di qualsiasi altro elemento quella notte: silenzio. Il vento soffiava leggero ma non emetteva alcun suono. Sembrava strano, irreale, quasi innaturale ma era così. Riccioli di sabbia si alzarono sospinti dal vento, silenti, muovendosi nell'aria come una nuvoletta di sabbia giallastra. La luna era una sottile falce nel cielo mentre le stelle splendevano più che mai, grazie alla quasi assenza della compagna più grande. I suoi capelli bianchi si agitarono sulla schiena, producendo un lieve suono, quasi inavvertibile. Poi tutto tacque. Si guardò intorno. Le finestre degli edifici più in alto erano spente, solo poche luci solitarie risplendevano dagli oblò circolari sporchi di sabbia. Gli occhi azzurri scrutarono il cielo, studiarono minuziosamente l'aria, in cerca di altro vento che potesse incoraggiarlo in quel folle atto che aveva intenzione di compiere.
    Niente.
    Sembrava che tutto il mondo stesse trattenendo il fiato, che il vento stesso fosse...non contrariato ma...in attesa. Sì, in attesa di vedere la prossima mossa. Era lì, poteva quasi avvertirlo, come sospeso tra le nuvole, lo spirito del vento, in attesa della sua mossa, incerto se incoraggiarlo o meno, per qualche oscuro motivo. Aveva viaggiato fino alla Montagna del Vento tempo addietro, era arrivato fino alla sua cima, nella quale un tremenda tempesta di sabbia infuriava ogni giorno, senza mai smettere. Il Sunarashi no Choro gli aveva detto che era quello il suo destino, la fine del suo percorso e l'inizio di un nuovo viaggio. Si era inginocchiato in mezzo a quella tempesta di sabbia e aveva scoperto che il vento aveva un nome, una identità, una fattezza. Alcuni lo disegnavano come un Oni, uno spirito demoniaco, dalla pelle verde con zanne lunghe e i capelli arancioni intento a soffiare nel mondo, su quella terra mortale, la sua rabbia e la sua ira. Altri lo definivano come uno spirito capriccioso, un ragazzino che si divertiva a far volare via il capello dei signori e a sollevare le sottane delle signore. Lui Lo aveva sentito, intorno a lui, forte, potente come non mai. Lo Spirito del Vento, il Fuujin. Aveva sentito la sua benedizione su di lui, la sua forza tra i suoi capelli e il suo impeto mentre lo spingeva avanti, verso il passo successivo. Il vento era sempre stato al suo fianco, in ogni azione, in ogni momento. Durante gli esami ninja, durante le dure lotte nella Guerra di Takigakure, durante le missioni e gli scontri clandestini con Isao. Il vento lo aveva seguito in ogni passo ma adesso taceva. Disapprovava forse? Non era d'accordo con lui sulla strada da intraprendere? Non poteva saperlo. Ma lui doveva farlo, c'era un limite a quanto poteva essere appreso e un limite a quanto si poteva avere vivendo nella luce. Adesso era il momento di entrare nell'oscurità e attingere ai poteri che essa offriva. Aveva attinto alla luce, bagnandosi dei suoi raggi e nutrendo le proprie foglie, adesso avrebbe affondato le radici nell'oscurità più profonda per prendere una nuova forza, il necessario per essere più grande e più potente di quanto non fosse mai stato in quel momento. Solo che...nulla sembrava al posto giusto.
    Il ragazzo prese un profondo respiro, cercando di scacciare il senso di oppressione che aveva sul petto. Era come se qualcuno gli avesse posato un macigno là sopra e ad ogni respiro poteva quasi sentirlo. Lì che premeva sul petto come la mano di un spirito che cercasse di trattenerlo, di riportarlo verso casa, di impedirgli di fare quella follia. Sei forse tu? Pensò sollevando il volto verso il cielo coperto di piccole nuvole. Ma il vento non rispose. Ormai era troppo tardi.
    Aveva già deciso da tempo, aveva appreso quanto più poteva dai rotoli della sua sensei, aveva risistemato quell'appartamento che lui trovava così difficile da gestire, aveva lasciato un foglio sulla scrivania che congelava i suoi beni passandoli sotto la cura e la custodia del suo unico allievo, Sora Darima, nel caso fosse morto o scomparso. Aveva pensato quasi a tutto. Spero che i rotoli lì contenuti possano servire a lui quanto sono stati utili a me...spero che possa apprendere e diventare un ninja forte e recare al mondo l'operato del suo sensei, oscurando con la sua grandezza quello che mi appresto a fare. Erano tutte belle parole quelle che gli ronzavano nella testa. Non credeva neanche ad una di esse. Erano stupide e ridicole, certo, ma sempre un barlume di speranza. Follia, per convincersi che non tutto era perduto, non tutto era corrotto.
    Almeno poteva aggrapparsi all'idea che il suo nome come ninja sarebbe passato tramite le gesta dell'allievo. Ma perché mi preoccupo così tanto? Perché mai dovrebbe importarmi di quello che farà Sora? Io ho la mia strada...farò echeggiare il mio nome nel mondo in un modo o nell'altro...Anche se...da oggi in poi per molto tempo...Il mio nome dovrà sparire... Ma anche quelle erano bugie, solo che ancora non le aveva accettate del tutto e preferiva mascherarle da verità piuttosto che affrontare tutta la realtà in quel momento.
    Un altro respiro. Un altro respiro costretto da quella mano invisibile. Sei forse tu padre? Oppure tu madre? Siete voi che cercate di trattenermi, con le vostre mani spettrali, da quello che sto per fare? Si chiese il ragazzo, leggermente turbato da quella sensazione. Una tempesta di emozioni infuriava in lui. Lo lasciava paralizzato sul terrazzo del condominio mentre intorno a lui l'aria sembrava immobile e il villaggio come congelato nel tempo. Ma voi dovete capire...io devo farlo...non sono mai appartenuto a questo posto, non è la mia vita, non è la mia casa. Io appartengo a un'altra terra, appartengo alla roccia e alle montagne. Io sono un figlio di Iwa e, come tutti i figli, anelo a tornare a casa. Altre bugie? Non lo sapeva con certezza. Sapeva solo che da molto tempo a questa parte la sua presenza in quel posto, in quel villaggio, si era resa insopportabile. La sua sconfitta contro uno degli scagnozzi di Elle, durante la guerra di Takigakure, lo aveva reso fin troppo consapevole delle proprie debolezze e di come il Villaggio stesso potesse fare poco per aiutarlo a diventare più forte. Alla fine quella strada gli offriva pochi sbocchi e lui li aveva percorsi tutti. Ora non rimaneva che cercare il potere altrove. Perché era sempre stato quello che aveva voluto: il potere. Era stato il suo obbiettivo, il suo scopo iniziale e la sua meta finale. Lui era un uomo in cerca di potere. Lo aveva cercato nel villaggio per apprendere le arti ninja e diventare più forte, poi si era reso conto che il Villaggio stesso poteva aiutarlo fino ad un certo punto e come il vero potere si celasse altrove. Il potere proibito, quello che ti corrompeva, ti stregava, lasciandoti il corpo segnato ma tre volte più forte di quanto non fosse stato prima, era altrove. Ironicamente era proprio nel posto da cui era scappato più di dieci anni prima. E adesso il destino beffardo mi richiama a sè. La mia terra mi rivuole indietro. Quella terra che io avevo lasciato in preda al caos e al dolore. Adesso tornerò a lei, cercando qualcosa di diverso, non più dolore, non più sofferenza...ma la forza che anni prima essa mi ha strappato con violenza dalle mani. disse il ninja a se stesso, cercando di calmarsi, di rassicurarsi.
    Lo sguardo si alzò sulla luna alta nel cielo e si accorse che se non si fosse mosso per tempo sarebbe arrivato in ritardo. Si girò rapidamente e tornò verso l'ingresso che portava alle scale interne del condominio. Scese rapidamente i gradini, portandosi nel suo appartamento. Le stanze erano spoglie e pulite, tutto rimesso in ordine con precisione. Solo una nota stonata: un mantello e un borsone neri appoggiati svogliatamente su una delle poltrone dell'ingresso. Il ragazzo prese un altro respiro, davvero quella sensazione era terrificante, non sembrava riuscire a riempire i suoi polmoni mai a sufficienza. Scosse la testa e cercò di rinsaldare la propria determinazione. Era il momento giusto, aveva aspettato, ragionato e riflettuto. Era il momento giusto. Compose il singolo sigillo per una tecnica conosciuta da non molto tempo ma, come aveva scoperto dopo, fondamentale come poche altre.
    Kage Bunshin no Jutsu - Tecnica dei Cloni d'Ombra
    kagekakashi_zpsdca6ff1b
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica è più avanzata rispetto alla Bunshin no Jutsu, infatti consiste nella creazione di copie dotate di consistenza fisica e in grado di provocare danni reali. I cloni svaniscono in una piccola nube di fumo non appena vengono feriti, quando l'utilizzatore decide di annullarli oppure quando non ha più chakra. Il vero punto di forza però è che i cloni, non appena vengono annullati, trasferiscono tutte le conoscenze e le capacità acquisite al proprietario, che esse siano informazioni segrete o conoscenze riscontrate durante un allenamento. Questi cloni hanno la facoltà di utilizzare qualsiasi Abilità o Jutsu.
    - Il Chakra utilizzato dai cloni viene ovviamente scalato dall'originale e si dissolvono se subiscono una qualsiasi forma di ferita.
    Il clone gode in tutto e per tutto dello stesso equipaggiamento dell'originale, a partire dagli indumenti fino agli oggetti di natura metallica. Fanno eccezione Armi Leggendarie ed oggetti monouso come Carte-bomba e Kit di Pronto Soccorso.
    Consumo: 8 (A Clone)

    Un singolo clone comparve in uno sbuffo accanto a sé. Si girò verso di lui annuendo determinato. Estrasse dalla borsa radiolina e cimice. La prima venne inserita all'orecchio, la seconda fu infilata all'interno del polso, attaccata tra le bende per poi sintonizzarle sulla frequenza quarantadue. Il clone fece lo stesso, però solo con la radiolina. Dopo un paio di prove, per verificare la corretta ricezione e il collegamento con il clone. Un attimo dopo quest'ultimo afferrava mantello e borsa e li indossava, calandosi il cappuccio sul viso, oltre al coprinaso e al coprifronte, che però venne rigirato all'incontrario, in modo che la placca venisse rivolta verso la fronte e il tessuto verso l'esterno. L'originale annuì determinato di rimando e insieme uscirono dalla porta di casa. Non si fermò a osservare per un'ultima volta l'appartamento, non sapeva se sarebbe stato in grado di sopportare ancora a lungo e non voleva avere ripensamenti.
    Il clone cominciò a scendere le scale rapidamente, cercando di tenersi il più coperto possibile dal mantello, mentre lui uscì sul tetto. L'aria era di nuovo ferma, non c'era caldo, solo una leggera frescura dovuta all'escursione termica del deserto quando scendeva la notte.






    2. La Guardia del Cancello Nord.

    Kumoi era seduto su una roccia. Il deserto di Suna si stendeva davanti a lui come una distesa grigia ondeggiante. Il ragazzo dai capelli castani stava giocando con un kunai; infilava l'indice nell'anello alla base lo faceva roteare a lungo prima di lanciarlo in aria dove l'arma ruotava velocemente prima di essere riafferrata al volo per il manico. Un attimo dopo l'indice tornava nell'anello e nell'aria si spargeva il frullare del metallo che fendeva l'aria prima di essere di nuovo lanciato in alto nel cielo. Ti taglierai un dito se continui così, ragazzo. disse in tono burbero Ubashi, che stava in piedi sul ponte a circa dieci metri da lui. Kumoi alzò la testa sorridendo. È così che ti sei fatto quel taglio vecchio? Giocavi con armi che non sapevi da che parte impugnare? disse indicando con la punta del kunai la lunga cicatrice che fendeva il volto di Ubashi, partendo dalla tempia sinistra e finendo alla mascella dello stesso lato. Uboshi aveva ricevuto quel regalo durante l'assalto a Sunagakure no sato, anni prima, quando i morti si era risvegliati per camminare sulla sabbia rovente del deserto e tutti gli shinobi della sabbia si erano fatti avanti per ricacciarli dalle tombe da cui erano usciti. Kumoi lo sapeva, ma non rimarcava mai di prendere il giro il compagno di ronda quando ne aveva l'occasione. Forse era soltanto geloso del fatto che Uboshi, un veterano ormai, aveva visto più guerre di quante lui potesse sognarne. Il vecchio sogghignò prima di rimarcare l'ovvio. Ho avuto questa cicatrice prima che tu venissi al mondo...comunque se ci tieni così tanto a sentire la morsa dell'acciaio sulla tua pelle fai pure...Almeno nel villaggio si spargerà la voce del famoso Kumoi Nove Dita, il ninja più stupido della sabbia... disse tornando a guardare l'orizzonte stellato davanti a loro. Kumoi rise con il naso, tornando a far ruotare il kunai intorno all'indice.
    Aveva diciassette, era stato assegnato ai turni di notte quest'anno, alla fine toccava un po' a tutti a girare. Ma lui pensava che il suo compagno di ronda non fosse casuale. Ubashi era sulla quarantina, mascella squadrata, barba corta e curata, coprifronte di Suna e gilet anche lui, un vero ninja di Suna che ne aveva viste di tutti i colori e di cui lui era particolarmente geloso. Eppure era lì insieme a lui a fare la guardia al cancello Nord. Un veterano con un novellino, avevano davvero paura che Kumoi la facesse grossa? Il ragazzo non poteva saperlo ed era sinceramente scocciato dalla situazione. Voleva anche lui poter sfoggiare una cicatrice da battaglia, una che gridasse al mondo "Sono un uomo duro, ho fatto la guerra, ho visto in faccia la morte e sono tornato indietro", qualcosa del genere insomma. In quel modo le ragazze lo avrebbero di sicuro preso in considerazione, e invece era stato messo accanto ad un vecchio che doveva fargli da balia. Lui poteva cavarsela anche da solo. Senti vecchio.. incominciò il ragazzo quando la mano di Ubashi gli fece cenno di zittirsi improvvisamente.
    Un'altra figura si era aggiunta con loro sulla cima delle mura. Era un più grande di Kumoi ovviamente e più giovane di Ubashi, eppure comandava lui in quel momento. Alcuni dicevano fosse molto più di uno Special Jounin, forse perché persino ninja come Ubashi, veterani di molte battaglia, gli davano retta e gli obbedivano senza fiatare. Altri dicevano che era semplicemente uno dei migliori del suo corso, un genio della sua generazione, un ninja che sarebbe andato molto lontano. Aveva guidato un plotone di ninja di Suna nella guerra contro Takigakure alle porte di Kusagakure, era uno dei migliori insomma. Il ninja dai capelli neri si avvicinò ai due al suo fianco mentre sia Kumoi che Ubashi facevano un cenno di saluto a Kohaku Kyōfū, ninja di Sunagakure no Sato e supervisore della Porta Nord durante le ore notturne. Kohaku non aveva nessuna cicatrice di guerra, il suo corpo era come una pergamena non segnata ma il suo viso parlava di morte più di quanto lo facesse l'unico occhio di Ubashi. Portava al fianco l'omoikarui, una reliquia che pochi ninja di Suna potevano vantare di possedere e per la quale bisognava distinguersi durante l'esame Chuunin davanti ai cinque Kage. Era un ninja con cui non si doveva scherzare insomma.
    Kumoi deglutì con forza mentre Kohaku camminava sul bordo alto trenta metri delle mura, mentre lui e Ubashi stavano fermi in posizione di saluto. Alla fine la sua voce, affilata, sottile dura come l'acciaio, si fece strada fino alla loro orecchie. Nulla di nuovo. Kumoi si trattenne, ben sapeva che non si stava riferendo a lui ma ad Uboshi, il più alto di grado tra loro. No, signore, tutto tranquillo. disse il vecchio drizzando, se era possibile, ancora di più la schiena.
    Bene...ci sono altri due Chuunin giù ai piedi delle mura che controllano la situazione...la luna è sorta da neanche mezz'ora e abbiamo davanti una lunga notte. Ubashi, io e te staremo in cima alle mura. Kumoi, tu e il nuovo arrivato prenderete posizione uno per lato su uno dei gradini intermedi...a proposito...è già arrivato?
    Kumoi sollevò un sopracciglio mentre si girava a guardare Ubashi che, continuava a fissare dritto davanti a sè.No signore, non è ancora arrivato. disse Ubashi con l'eccessiva rigidità che lo contraddistingueva quando si trattava di aver a che fare con superiori di grado. Un nuovo arrivato? Questa mi è nuova...
    Un nuovo arrivato? Che fine ha fatto Akatsui? chiese prima di accorgersi di aver pensato ad alta voce. Ubashi gli gettò uno sguardo gelido mentre Kohaku girava intorno a loro per porsi di nuovo davanti ai due ninja. Akatsui ha chiesto il trasferimento e per fortuna, abbiamo avuto un rapido rimpiazzo dal cancello Ovest.
    Il cancello Ovest? Ma lì e pieno di smidollati! disse di nuovo Kumoi. Il Cancello Ovest guardava verso, appunto, l'Ovest, in cui non c'era altro che deserto a perdita d'occhio, nessuno veniva mai da quel cancello e alla sua guardia venivano messi i ninja più inesperti o quelli meno capaci. Qui erano al Cancello Nord, quello che guardava in direzione delle Terre di Nessuno, qui solo i ninja migliori venivano assegnati. Il ragazzo dai capelli castani non fece caso allo sguardo di Ubashi che se avesse potuto incenerire, lo sarebbe già reso polvere sulla cima di quelle mura, pronta per essere spazzata via dal vento. Peccato che di vento, quella notte, non se ne vedeva l'ombra.
    Kohaku abbassò lo sguardo verso di lui, aprì bocca per parlare ma una figura era apparsa dal lato interno delle mura. Un ninja dai capelli bianchi era inginocchiato a terra, un pugno al suolo, l'altro sul ginocchio. Supaku Handoru a rapporto, signore. disse con voce neutra la figura alle spalle del Kyōfū.
    Ah, bene sei arrivato. disse il Capitano mentre si girava per fissare il nuovo arrivato. Kumoi sposto la testa di lato, cercando di vedere da dietro la spalla del Capitano, Ubashi gli dette una gomitata nel fianco, cercando di richiamarlo all'ordine. Il ragazzino mosse la mano cercando di scacciare il gomito mentre si sollevava sulle punte dei piedi per vedere meglio.
    Il nuovo arrivato aveva una chioma di capelli bianchi lunghi fino alle spalle o poco più, tenuti dietro con una coda, il coprifronte che brillava lucidato sulla testa legato con un nastro nero, come quello del loro capitano. E questo chi è? pensò il ragazzo mentre il capitano parlava.
    Sei in ritardo.
    Mi scuso profondamente, ho avuto un contrattempo. disse il ninja senza alzare lo sguardo, il pugno serrato sulla roccia gialla sabbiosa, la testa reclinata verso il basso a mostrare sottomissione. Kumoi cercò di abbassarsi leggermente per guardare in faccia l'arrivato ma Uboshi lo afferrò sotto l'ascella sollevandolo e dandogli una zuppa sulla testa. Il ragazzino gli dette un'occhiataccia, ma non ebbe tempo di dire nulla che Kyōfū si girò di scatto, riportandoli all'ordine.
    Ci divideremo su due fronti delle mura, visto che siamo due Special Jounin e due Chuunin, faremo in modo da mescolare le squadre, Kumoi e Supaku sorveglieranno la cima delle mura, mentre io e Uboshi andremo alla base, turneremo ogni ora, possiamo iniziare fin da subito. Kumoi ricordati di obbedire a Supaku in quanto tuo superiore.
    Fu un attimo e Uboshi, dopo aver annuito, sparì insieme al Capitano giù per le mura. Kumoi rimase solo lì con il nuovo arrivato ancora inginocchiato sulla roccia. Il ragazzo attese qualche secondo ma ancora l'albino non si alzava.
    Allora? chiese il ragazzo con aria leggermente scocciata. Una parte di lui moriva dalla voglia di vedere in faccia il nuovo arrivato, di capire chi fosse questo pivellino venuto dal cancello Ovest. Poi l'Handoru si alzò. Mancò poco che Kumoi non cadesse per terra alla vista del volto del compagno di veglia.
    Capelli bianchi, occhi grigi di un colore quasi scuro e...segni di guerra sotto entrambi gli occhi, una cicatrice sul volto che partiva dalla tempia e finiva poco sotto lo zigomo. Il ragazzino deglutì a fondo, una parte di lui stava nutrendo un nuovo rispetto insperato un'altra moriva semplicemente di gelosia nel vedere un altro ninja sfregiato dalla guerra e dal combattimento. Gli occhi freddi del ragazzo lo fissarono a lungo, squadrandolo dalla testa ai piedi, quasi come se stesse soppesando il suo valore come ninja. Poi parò.
    Tu tieni il versante Est e io l'Ovest. poche semplici parole che scossero subito il ragazzino e lo fecero riprendere in quello che era il suo compito quel giorno. Sissignore. disse rizzandosi subito sulla schiena e scattando alla sua postazione con un salto atletico.
    Il muro che proteggeva gli ingressi di Sunagakure no Sato era fatto a gradoni. Ogni scalino più piccolo del precedente di qualche centimetro, ma perfetto per permettere ai ninja in cima ad esso o a metà per tenere una posizione difensiva e di vantaggio nei confronti di eventuali aggressori. Non avevano una porta vera e propria, ma questo non era importante in quanto il villaggio era nel bel mezzo del deserto di Suna, solo i veri ninja di Sunagakure no sato e pochi altri erano capaci di trovare la strada per esso e altrettanto pochi erano in grado di valicarne le mura e i difensori. Kumoi aveva prestato sufficientemente servizio da capire che un assalto era molto difficile da portare sia per la situazione logistica, sia perché, venendo dal deserto, gli aggressori sarebbero stati avvistati da miglia di distanza, senza avere nessun posto in cui nascondersi e questo avrebbe permesso al villaggio di attrezzarsi al meglio per la difesa. Quella sera era una delle più tranquille, e il ragazzino stava spendendola più a gettare occhiatine al suo nuovo compagno dall'altra parte delle mura, piuttosto che a fissare l'orizzonte in cerca di possibili aggressori. Kumoi aprì bocca per parlare, cercare un timido inizio di conversazione nei confronti del nuovo arrivato. Non uscì nulla. Cosa avrebbe potuto dirgli? L'albino fissava l'orizzonte con sguardo serio, sembrava che gli avessero scolpito il volto nella roccia da quanto era fermo e immobile. Quante battaglie avrà affrontato? pensò il ragazzino mentre i suoi occhi non facevano altro che saettare verso il superiore cercando di carpire un qualsiasi altro dettaglio che potesse rivelargli qualcosa sul suo passato. Ma quella è davvero...l'omoikarui? pensò il ragazzo mentre osservava il compagno di veglia. Solo adesso l'aveva notata, lì sulla schiena, attaccata quasi in bella posta, ma nonostante tutto era riuscita a passare inosservata. Il ragazzo dai capelli bianchi aveva quindi vinto anche lui durante un torneo? Strano che non l'avesse sentito, del resto non erano molti quelli di Suna ad aver vinto un torneo Chuunin, strano che il nome di questo ragazzino non fosse altrettanto conosciuto come quello di Kohaku. Kumoi era sempre più interessato ed intrigato da quella figura impassibile che scrutava l'orizzonte con sguardo serio, da non accorgersi subito che essa si era girata per squadrarlo, accorta di essere fissata.
    Il ragazzo cercò di rimediare con una frase banale. Non c'è un filo di vento oggi, strano non trovi? stranamente quelle parole non suscitarono altro che far incupire ancora di più il volto dell'Handoru che si limitò ad un semplice e sbrigativo Già prima di voltarsi e tornare a scrutare l'orizzonte. Ma....che cazz?? pensò Kumoi aprendo di nuovo la bocca per parlare, ma l'albino fu più veloce. Piuttosto che pensare al vento, io mi concentrerei sulla guardia e sull'orizzonte, Kumoi-san. Il castano ammutolì. Quella parola, il modo in cui aveva staccato il Kumoi dal san era stato netto, marcato, indicavano la ristretta formalità che voleva porre tra lui e Kumoi. Era come se gli avesse detto in modo indiretto "pensa ai fatti tuoi, non sono qui per chiacchierare con te, non ho interesse a conoscerti". Tutto concentrato in quel semplice distacco tra il nome e l'onorifico. Kumoi si rimangiò qualsiasi cosa stesse per uscire dalle sue labbra e tornò a fissare il sole davanti a lui, il lieve pizzicore sulla palle intorno al collo e sotto le orecchie gli dicevano che era arrossito, forse anche violentemente per quel piccolo rimbrotto.
    Quella notte di guardia si preannunciava molto silenziosa.


    Edited by Supaku - 23/6/2014, 14:29
     
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    3. Fuggitivo nel Deserto.

    Silenzio. Il silenzio era al centro di tutto quel giorno. Il ragazzo dai capelli bianchi era teso come la corda di un violino. Se avesse potuto si sarebbe dato una manata sui capelli per farli ondeggiare almeno un poco e illudersi che fossero mossi dal vento. Perché non c'era quel giorno? Cosa voleva significare? Cosa diamine voleva significare? Era partito determinato ma, come in tutte le cose, i dubbi e le ansie erano tornate ad assalirlo più di prima. Aveva vissuto con se stesso gran parte della propria vita, niente e nessuno su cui fare affidamento, i pochi che c'erano erano morti tutti da tempo ma il vento, il vento era sempre stato al suo fianco. E adesso non c'era. Perché? Cosa vuoi dirmi con questo silenzio? Cosa? pensava mosso leggermente dall'ansia, dall'ira per quell'elemento che era stato quasi come un padre adottivo. Quella era una domanda che si stava ripetendo troppo spesso nella sua testa. Ora non farti prendere dal panico perché non soffia il vento, rimani concentrato, non possiamo permetterci esitazioni, qui sono in gioco troppe cose. Si redarguì cercando di prendere un profondo respiro e tornando a guardare sereno l'orizzonte. Un rumore di passi pestati alla sua destra gli diceva che Kumoi era irrequieto. Quel ragazzino potrebbe essere un problema.. pensò il ragazzo tra sé e sé cercando di non fissarlo. Non era sembrato, ma come Kumoi lo aveva fissato da capo a piedi, e poi successivamente, quasi con insistenza, cercando di carpire il più possibile da lui, lo stesso aveva fatto l'Handoru. Ovviamente non si era fatto notare troppo ma anche lui aveva cercato di capire che tipo avesse davanti, sia lui che il vecchio sfregiato. Da quello che aveva capito Kumoi era un giovane ragazzino a cui piaceva giocare con i kunai e poco altro. Sapeva molto su quel gruppetto, su ognuno di loro, sapeva fin troppo. Questo perché aveva lasciato un Kage Bunshin nelle precedenti tre settimane, a controllare ogni giorno e ogni ora l'avamposto da lontano. La guardia alta, così veniva chiamata quella composta da sp.Jounin e chuunin capaci e che rivestivano i punti in cima e a metà delle mura protettive dei cancelli di Suna, era composta da loro quattro.
    Kumoi, ragazzo più giovane di lui, aveva un animo inquieto quasi da adolescente, si divertiva a scherzare, fare battute e vantarsi di quanto fosse capace nel combattimento. Un pivellino alle prime armi insomma, che non aveva ancora visto la morte in faccia come invece era accaduto a molti soldati di guardia a Suna. Nonostante tutto i suoi test teorici erano stati quasi inappuntabili e la sua famiglia era influente quasi quanto quella del capitano, era stato assegnato per questo al cancello Nord, nella speranza che un compito così onorevole lo migliorasse e smorzasse un poco quel suo orgoglio tronfio che spesso aveva.
    Il secondo era Ubashi. Quel ninja si poteva definire e racchiudere in un'unica parola: veterano. Non era mai eccelso in nulla, non era capace, né bravo a tal punto da riuscire a passare oltre il grado di Chuunin, ma ci sapeva fare, aveva una montagna di esperienza e il suo lavoro era sempre stato quello di guardia della porta e lo svolgeva egregiamente. Se era lì era perché si era guadagnato quel posto a differenza del ragazzino anche se, nonostante tutto, non nutriva odio nei suoi confronti, piuttosto si limitava a trattarlo in modo molto paterno.
    Per ultimo veniva l'elemento più pericoloso del gruppo e il centro focale dell'interesse dell'Handoru: Kohaku Kyōfū. Il giovane e promettente shinobi che un giorno avrebbe fatto strada per arrivare se non ad essere Kazekage, almeno membro del consiglio ristretto dello stesso. Era a lui che Supaku mirava era per lui che adesso era a quel posto di guardia. Il ragazzo aveva vagliato molti fascicoli di shinobi di Suna, non c'era scritto molto ovviamente, anzi praticamente niente di utile tutto per mantenere la privacy degli stessi, solo al Kazekage era permesso conoscere i dettagli più importanti di ogni shinobi, ma era sufficiente per capirci qualcosa e un seguente pedinamento ad esami di apprendisti o addestramenti per le tecniche più elementari gli avevano fatto capire e stilare una sua personale lista dei ninja che potevano interessargli.
    Alla fine sei toccato tu, Kyōfū. Giovane rampollo di una casata nobile ormai quasi del tutto decaduta, figlio unico di Hanzo e Tofume Kyōfū, di cui il primo nel consiglio di Sunagakure no Sato. Era nato tardi e la coppia di genitori era ormai molto anziana, nonostante tutto si era subito distinto nelle fila dei ninja. Era capace, intelligente, pronto ad obbedire e, sopratutto, era intraprendente. Era quello che Supaku aveva preso in considerazione prima di ogni cosa, Kohaku si sarebbe gettato avanti in qualsiasi momento, pur di farsi notare, era sicuro di sé e confidente nelle proprie capacità come pochi altri ninja. Sapeva dove spingersi ma non perdeva mai l'occasione per prendersi qualche rischio pur di far sentire il suo nome. Alcuni lo definivano un giovane prodigio, un genio della sua generazione, una speranza per molti, in realtà era stato solo fortunato. Fortunato che il destino non gli avesse posto davanti un mazzo truccato e non lo avesse pestato ad ogni passo sospinto troppo in avanti, troppo oltre. Era stato fortunato che molti dei rischi che si era preso, delle persone contro cui aveva scommesso si fossero rivelati soltanto dei bluff. Fortunato, o forse no, quella sera Supaku lo avrebbe scoperto scommettendo contro quel ragazzo. Fin'ora non ha mai perso, fortuna o meno dovrò stare attento...potrebbe essere semplicemente il mio odio nei confronti di questo privilegiato a parlare, non devo farmi accecare dall'invidia.
    La realtà era che in quel momento i suoi pensieri si muoveva incontrollati, abbracciando ogni cosa, mossi dalla stessa ansia del loro proprietario, agitati da quello stato di inquietudine che lo pervadeva. Calmati, fai un respiro profondo... si disse mentre inspirava con decisione osservando l'orizzonte. Doveva concentrarsi, senza perdere di vista l'obbiettivo, doveva continuare a rimanere freddo. La caduta nel vuoto fu una conseguenza logica e quasi istintiva che lo portò di nuovo in quel posto freddo e allo stesso tempo sicuro. Sentì le ansie e le paure venire scacciate fuori lasciando lo spazio al....nulla. Era sempre stato così, nei momenti peggiori aveva cacciato via i suoi pensieri, i suoi dubbi, le sue emozioni, rimpiazzandole con la freddezza del vuoto cercando di appigliarsi ad esso con tutte le sue forze, perdendo lentamente quel poco di umanità che in tutto quel tempo si era costruito. Se lo farò davvero....niente sarà più come prima...non sarò capace di rivedermi allo specchio....ma del resto che scelte ho? La logica regnava su ogni cosa, ogni cosa aveva un suo essere un suo inizio e una sua fine. Devo farlo...il Villaggio non è più una scelta utile per me, l'ho usato finché è servito, ma ora non è più il mio posto. Lo aveva saputo fin dal momento in cui era andato a caccia di Isao con Arima, fin dal momento in cui aveva ucciso quel sicario che lo stesso Akimiro gli aveva mandato contro. Loro sapevano. Sapevano di lui, di chi era, sapevano che li avrebbe cercati per ucciderli per cercare la sua vendetta, e non avevano intenzione di lasciarglielo fare. Lo avrebbero ucciso prima che lui se potesse accorgere. Non poteva rimanere al Villaggio della Sabbia, lasciarli con un bersaglio così visibile davanti a gli occhi, non poteva. Era ancora troppo debole per loro, se voleva vincere, se voleva davvero compiere il destino che si era posto davanti all'età di dodici anni, allora doveva usare tutto quello che aveva a disposizione, doveva ritornare nelle ombre per non dare a loro un bersaglio da colpire. Sarebbe stato lui a colpire dove e quando avrebbe voluto lui, a le sue condizioni, non alle loro, non nel suo letto nel pieno del villaggio della Sabbia con un coltello piantato nella gola da qualche sicario. Si ricordava ancora come era stato quando era tornato da quella missione. Il panico lo aveva preso, si era insinuato nel suo corpo, agitandolo come cento termiti che banchettassero sulla sua pelle. Tanto era il prurito e l'ansia il ragazzo non era riuscito a stare fermo per un giorno interno né a dormire. Il vuoto era tornato a lui nel momento del bisogno e lui ci si era tuffato senza esitare, la sua voglia di fuggire da tutto quello era stata troppo forte. Il panico era stato schiacciato, l'ansia era scomparsa, ma il problema rimaneva e andava risolto. Si era alzato e aveva pianificato l'unico modo che gli era venuto in mente per sfuggire da tutto quello, per tornare ad essere al comando della situazione.
    Devo farlo... Si ripeté il ragazzo mentre ripassava le sue scelte. La prima era sparire, togliersi da quel villaggio che ora non aveva più nulla per lui. Come ne aveva parlato con Arima sapeva che l'opzione di diventare traditore e tornare nelle terre di nessuno aveva sfiorato più di un ninja. Perché? La risposta era sempre stata piuttosto semplice: più potere. Più potere di quanto se ne potesse ottenere restando tra le fila dei regolari. Ovviamente più potere se si era disposti a fare quel passo in più, quel passo che andava oltre la legalità e che poteva compromettere l'incolumità di vite altrui. Una vita per una vita....rischiare per qualcosa di più grande di te... Non credeva che si sarebbe spinto fino a tanto, non lo aveva creduto possibile fino a quando non si era scontrato contro la donna in rosso durante la sua missione di ricognizione nelle terre di Taki. La Guerra nei Paesi Minori lo aveva cambiato. Davanti a quella forza distruttiva ma potente che era riuscita a trasformare dei semplici civili in corpi incapaci di sentire il dolore e in grado di superare lui in quanto a velocità e forza, era rimasto allibito, ma anche affascinato. Quel fascino oscuro che era stato il richiamo nelle Terre che un tempo erano la sua patria. Alla sua eterna domanda, alla sua mai estinta fame di potere e di conoscenza una risposta si era palesata: la strada nell'ombra che conduceva ad un potere più grande di lui, un potere proibito e grazie a quello adempiere al suo destino. Quindi era stato deciso: tornare ad Iwa, o almeno a quello che ne restava. Il passo successivo sarebbe stato sparire, celare se stesso in attesa di un momento migliore per rivelarsi e eliminare i cinque. Non avrebbe potuto andare nelle terre di nessuno, proprio dove stavano loro con il suo nome. Lo avrebbero ucciso appena fosse giunta la notizia, forse non sarebbe stato capace di poggiare neanche il piede oltre i confini. No, aveva bisogno di un far sparire Supaku Handoru. Quello era il passo successivo, il passo finale. Per questo era lì, per il folle piano che aveva ordito, per l'atrocità che si era deciso a compire. Tutto per quello. Sopravvivere. Era stato il suo mantra fin da quando era rimasto solo a vagare per le Terre di Nessuno ancora segnate dalla vecchia Guerra. Sarebbe sopravvissuto, qualsiasi fosse stato il costo. Sarebbe sparito come i monsoni del Sud che se ne andavano alla fine dell'estate, per tornare più gelidi e forti nel pieno dell'inverno dal Nord. Se avesse portato via qualche vita in più al suo passaggio ne sarebbe valsa la pena se significava avvicinarsi di un altro passo alla sua meta. Questa è stata la mia scelta. si disse il ragazzo mentre sollevava la testa davanti all'orizzonte.
    Fu allora che giunse la notizia. L'allerta era stato più mentale che altro ma aveva coinvolto tutti. La voce calda di una persona estranea gli aveva invaso la testa insieme alla consapevolezza che ogni cosa era partita. Allarme! Una entità non identificata è appena uscita dal villaggio vicino al versante Nord. Guardie del Cancello Nord, formate una truppa di avanguardia per accertavi sulla situazione...se si tratta di uno shinobi iniziate l'inseguimento. Un semplice messaggio mentale, rapido e conciso. Supaku raddrizzò la schiena, quelle semplici parole lo avevano appena avvisato che il suo piano era stato messo in moto.






    4. A Caccia.

    Atterrarono sulla sabbia fredda della prima notte uno accanto all'altro. L'albino e Kumoi si avvicinarono a Kohaku intento a parlare con Ubashi e gli altri chuunin che facevano la guardia ai piedi delle porte. Noemi e Ibizu, entrambi Chuunin promossi da poco, non capaci quanto noi quattro... pensò il ragazzo mentre Kumoi al suo fianco parlava.
    Capitano cosa facciamo? Ci avviamo per controllare chi sia? disse il ragazzo mentre sorrideva leggermente. L'albino notò come il ragazzino fosse più entusiasta che spaventato all'idea di andare a vedere chi fosse appena uscito dal Villaggio senza permesso. Kohaku alzò la mano, intimando il silenzio. Andremo a vedere di cosa si tratta, siamo quelli più vicini, in base alle informazioni che ho ricevuto dal quartier generale, la persona è una sola ed è uscita passando per Nord, Ovest, ha sfruttato bene la conoscenza che da quel lato la guardia è più bassa e allentata, sopratutto per via delle Guardie al Cancello Ovest.
    Kumoi sputò a terra pronunciando Il Cancello Ovest con disprezzo. Supaku vide Ubashi stringere le labbra in segno di disapprovazione. Proprio come un padre che disapprova il figlio.
    Kohaku continuò come se niente fosse. Il gruppo ha mandato noi, io so già chi scegliere, noi quattro andremo bene, voglio anche tu Supaku, ho letto il tuo fascicolo e so che hai scritto tu stesso di possedere un qualche Jutsu Percettivo che potrebbe tornarci utile per l'inseguimento. disse il moro fissando l'albino che annuì silenziosamente. Bene, mettiamoci subito in marcia, Ibizu, Noemi state a guardia della situazione con gli altri e attendete i rinforzi che ci copriranno nel caso in cui non torniamo in tempo. I due Chuunin annuirono in silenzio mentre si appostavano al cancello. Fortunati. pensò l'albino mentre si girava per seguire i suoi compagni di guardia.
    La corsa sulla sabbia fu rapida e silenziosa, si muovevano a rombo, con Kohaku in cima al gruppo e Supaku sulla destra, Kumoi sulla sinistra determinato e Ubashi a chiudere la fila proteggendo le spalle. Corsero sulle dune un passo dopo l'altro producendo quel rumore attutito dei sandali sulla sabbia mentre correvano a perdifiato cercando di capire dove fosse il loro bersaglio. Supaku era determinato, gli occhi socchiusi, convinto che tutto sarebbe andato per il verso giusto. L'agitazione era scomparsa e adesso non restava che giocarsi ogni carta possibile. Camminarono per quasi un'ora in silenzio senza che nessuno dicesse nulla, solo il ritmo dei passi a spezzare quello che sarebbe stato un vuoto cosmico tra quei quattro ninja.

    Il Kage Bunshin proseguiva silenzioso sulla sabbia. Il vento non c'era quella sera, era una cosa che lo angosciava e incuriosiva al tempo stesso. Forse perché, in quanto clone, non aveva paura di quello che sarebbe successo se avessero fallito, e quindi che il presagio potesse essere buono o cattivo a lui non importava più di tanto. Non aveva paura di morire. L'originale si, tanta, lui neanche un filo. Forse il vero Supaku avrebbe dovuto prendere un po' di spunto da lui, solo per imparare a scacciare la paura e cercare di mantenere la mente lucida così da non cadere preda del panico come succedeva ogni volta. Il bunshin proseguiva avanti di corsa, spedito, un passo dopo l'altro, sapeva che presto o tardi lo avrebbero raggiunto, era per quello che si sarebbe dovuto preparare, in effetti non c'era una strategia troppo affinata dietro anzi era, a suo dire, abbastanza semplice ma certe volte la semplicità era la chiave per il successo e le cose troppo complicate finivano solo per creare altra confusione. O peggio, ritorcersi contro il loro creatore. Non si sentiva stanco, no l'adrenalina che scorreva nelle sue vene lo teneva vivo e pimpante, pronto per qualsiasi cosa gli potesse essere posta davanti. Il Bunshin si era quasi macchiato di sangue quella sera, quando aveva dovuto attraversare le mura a poche miglia dalla porta Nord. Non era stato facile, perché sapeva che ogni tot metri sulle mura erano posizionati dei ninja di guardia, per fortuna non ce ne erano molti e questo lo aveva aiutato ad eliminare la sua guardia nel modo più silenzioso possibile. Era stato difficile riuscire a coglierla alla sprovvista, ma alla fine ci era riuscito. Aveva innanzitutto creato un Kage Bunshin che aveva atteso insieme a lui su un tetto lì vicino, nei pressi di un posto di blocco sulle mura.
    Kage Bunshin no Jutsu - Tecnica dei Cloni d'Ombra
    kagekakashi_zpsdca6ff1b
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica è più avanzata rispetto alla Bunshin no Jutsu, infatti consiste nella creazione di copie dotate di consistenza fisica e in grado di provocare danni reali. I cloni svaniscono in una piccola nube di fumo non appena vengono feriti, quando l'utilizzatore decide di annullarli oppure quando non ha più chakra. Il vero punto di forza però è che i cloni, non appena vengono annullati, trasferiscono tutte le conoscenze e le capacità acquisite al proprietario, che esse siano informazioni segrete o conoscenze riscontrate durante un allenamento. Questi cloni hanno la facoltà di utilizzare qualsiasi Abilità o Jutsu.
    - Il Chakra utilizzato dai cloni viene ovviamente scalato dall'originale e si dissolvono se subiscono una qualsiasi forma di ferita.
    Il clone gode in tutto e per tutto dello stesso equipaggiamento dell'originale, a partire dagli indumenti fino agli oggetti di natura metallica. Fanno eccezione Armi Leggendarie ed oggetti monouso come Carte-bomba e Kit di Pronto Soccorso.
    Consumo: 8 (A Clone)

    Successivamente avevano atteso in silenzio che la guardia da loro presa di mira che pattugliava la zona del ponte, si distraesse e poi uno di loro aveva colpito, prendendola alla sprovvista con un salto preciso e un colpo con l'elsa del kunai all'altezza del collo. La guardia era crollata distesa per terra e il clone aveva l'aveva lanciata verso l'altro in attesa sul ponte. A quel punto il primo Kage aveva ripreso a fare la guardia al posto del ninja di cui aveva preso le sembianze, mentre l'altra estraeva del filo metallico e legava saldamente il ninja svenuto e lo imbavagliava con fermezza, prima di lasciarlo nascosto e avvolto in un telo presente su un tetto lì vicino. Da lì, il clone ancora sul tetto, aveva atteso pazientemente qualche minuto prima di gettarsi in avanti, sorpassare il Kage Bunshin di guardia e cominciare la sua corsa verso nord. L'altro Kage Bunshin sarebbe rimasto lì, in attesa del momento giusto per partire, esattamente quando il Kage Bunshin fuggitivo si sarebbe dissolto, in quel modo avrebbe saputo quando era il momento giusto di lanciarsi in avanti e tentare la fuga anche lui.
    A quel punto, aveva presunto, l'originale di guardia al cancello sarebbe stato avvertito che qualcuno era fuggito e, subito dopo, sarebbe partita la caccia all'uomo. A lui non restava che fare la sua parte, ovvero correre nel deserto fino a quando non sarebbe stato abbastanza lontano da tutto e da tutti. A quel punto si sarebbe giocato ogni cosa in pochissimi secondi, non c'era altro modo di farlo, non potevano metterci troppo visto che quella non sarebbe stata l'unica squadra a mandargli dietro, avrebbero dovuto concentrarsi in quei pochi secondi per sferrare il loro attacco, poi avrebbero scelto gli spiriti se tutto sarebbe andato secondo il piano oppure no. Ma lui del resto era solo un clone, e non aveva interesse nel futuro prossimo, era pur sempre una vita breve la sua.
    Penso che ormai dovremmo esserci. si disse il Kage bunshin mentre si assicurava che il coprinaso e il cappuccio fossero bene sistemati sul volto a coprire il suo aspetto. Un attimo dopo si fermò per girarsi e aspettare l'arrivo dell'originale e della sua squadra. Compose un unico sigillo per creare un Kage Bunshin al suo fianco, continuò con un altro sigillo per usare un poco del suo Chakra e manipolare la voce e cambiarle aspetto in una più roca per poi finire con il ricorrere alla Henge no Jutsu.
    Kage Bunshin no Jutsu - Tecnica dei Cloni d'Ombra
    kagekakashi_zpsdca6ff1b
    Villaggio: Tutti
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tale tecnica è più avanzata rispetto alla Bunshin no Jutsu, infatti consiste nella creazione di copie dotate di consistenza fisica e in grado di provocare danni reali. I cloni svaniscono in una piccola nube di fumo non appena vengono feriti, quando l'utilizzatore decide di annullarli oppure quando non ha più chakra. Il vero punto di forza però è che i cloni, non appena vengono annullati, trasferiscono tutte le conoscenze e le capacità acquisite al proprietario, che esse siano informazioni segrete o conoscenze riscontrate durante un allenamento. Questi cloni hanno la facoltà di utilizzare qualsiasi Abilità o Jutsu.
    - Il Chakra utilizzato dai cloni viene ovviamente scalato dall'originale e si dissolvono se subiscono una qualsiasi forma di ferita.
    Il clone gode in tutto e per tutto dello stesso equipaggiamento dell'originale, a partire dagli indumenti fino agli oggetti di natura metallica. Fanno eccezione Armi Leggendarie ed oggetti monouso come Carte-bomba e Kit di Pronto Soccorso.
    Consumo: 8 (A Clone)

    Henge No Jutsu; Tecnica della Trasformazione
    hengeD_zps86cc694a
    Villaggio: Tutti
    Livello: E
    Tipo: Ninjutsu
    Grazie a questa tecnica il Ninja potrà assumere l'aspetto d'una qualsiasi persona o oggetto, ma il peso e le dimensioni reali dell'utilizzatore rimarranno invariate e non potrà trasformarsi in nulla di più piccolo d'un cucciolo di cane ne tantomeno nulla di più grande d'un orso.
    Siccome la tecnica non cambia anche il peso dell'utilizzatore, bisogna fare attenzione. Ad esempio sarà si possibile tramutarsi in uno Shuriken Gigante, ma di certo lanciarne più di uno nello stesso turno sarà impossibile per via dell'immenso sforzo richiesto per lanciare un soggetto che pesa dai 50 kg in su. Eventuali armi possedute dal soggetto saranno utilizzabili solo se non camuffate tramite questa tecnica. Questa è considerata la tecnica di livello E più difficile da apprendere, difatti solo un Genin molto abile sarà capace di replicare alla perfezione l'aspetto di qualcuno mentre inizialmente sarà possibile ad un occhio attento notare diverse imperfezioni.
    La tecnica si dissolve dopo aver subito un danno lieve.
    Consumo: 1 (A Turno)

    Utsusemi no Jutsu - Tecnica della Manipolazione della Voce
    UtsuseminoJutsu-TecnicadellamanipolazionedellaVoce
    Villaggio: Tutti
    Livello E
    Tipo: Ninjutsu
    Tramite l'ausilio del chakra, convogliato nelle corde vocali, sarà possibile per qualunque ninja modificare la propria voce, facendola assomigliare ad un'altra già udita o semplicemente rendendola irriconoscibile. La tecnica ha inoltre il vantaggio di poter essere usata come un vero e proprio ventriloquismo, facendo sembrare che la propria voce provenga da un punto qualsiasi a scelta dell'utilizzatore in un'area di 20 metri.
    Consumo: 1

    Adesso i suoi capelli bianchi, la cicatrice, i segni di guerra sotto gli occhi, erano tutti spariti e rimpiazzati da un volto anonimo con il naso a patata ben visibile sotto il coprinaso e corti capelli rossi. Conosceva il volto dell'uomo, ovviamente, era Shunoi Utanasi, ninja di guardia alla porta Ovest con cui aveva passato molte delle sue ore in appostamento e anche la voce era la sua. Si girò per osservare il Kage Bunshin che invece aveva mantenuto l'aspetto originale del vero Supaku Handoru e quello, annuito, cominciò a camminare avanti.
    Cinquanta metri avanti e due metri sulla destra, sarò lì. disse il clone appena creato tirandosi su il cappuccio e iniziando a correre. In quel momento, il clone avvistò quattro puntini all'orizzonte.
    Il Kage Bunshin con le fattezze di Shunoi fece cenno all'altro di partire, prima che qualsiasi cosa potessero fregarlo come magari un binocolo troppo potente e quello annuì in silenzio cominciando a correre. Quello camuffato rimase immobile per qualche tempo, aspettando che i quattro puntini all'orizzonte si facessero più vicini, calcolato il tempo che ci avrebbero messo a raggiungerlo con quello che ci avrebbe messo lui ad arrivare al posto dove l'altro clone si era nascosto. Arrivato alla tempistica giusta, si girò e cominciò a correre lentamente. Uff...stanno arrivando...prepariamoci a recitare la nostra parte... pensò il clone, avrebbe messo convinzione nella corsa, ma avrebbe anche finto stanchezza per tutto il lungo viaggio, così da non destrare sospetti quando si sarebbe fermato di lì a poco più avanti. L'obbiettivo qui era farsi raggiungere.




    Edited by Supaku - 23/6/2014, 14:27
     
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    narrato, parlati, i pensati e cloni saranno nel colore corrispettivo del personaggio.
    Supaku, Telepatia Volatili, Altro 1 - Kumoi, Altro 2 - Kohaku, Altro 3 - Ubashi, Altro 4 - Ninja sensoriale


    5. Una Nuova Alba.

    I passi sulla sabbia si fermarono. Silenzio, i loro vestiti mossi solo dall'impeto della corsa fatta fino a quel momento. Il bersaglio stava al centro, il mantello nero, il cappuccio sollevato, il volto nell'ombra.
    Erano arrivati di corsa, avevano accerchiato l'avversario prima che questo potesse farcela, non era stato veloce quanto loro, sebbene ci avesse provato fino alla fine. Kohaku era quasi soddisfatto del lavoro, aveva ancora un lieve collegamento con la base tramite il legame mentale. Lo abbiamo preso, adesso ci accertiamo sulla sua identità. la voce che gli giunse di rimando nella testa era calda e femminile. Bene, una squadra ANBU sta giungendo sul posto, assicuratevi su chi sia prima di ingaggiare il combattimento, poi, se potete, catturatelo e riportatelo al Villaggio per un interrogatorio. Se non ci riuscite cercate di trattenerlo fino all'arrivo della squadra ANBU.
    Kohaku annuì silenziosamente. I suoi uomini erano intorno alla figura incappucciata, disposti uno per ogni punto cardinale, i volti determinati, pronti a non farselo sfuggire. Erano tutti buoni uomini, anche il nuovo arrivato, l'Handoru sembrava capace e promettente. Sapeva di poter contare su di loro. Altro che squadra ANBU se riporto questo ninja al Villaggio senza di loro, la mia fama crescerà ancora di più e vuoi che un giorno non mi faranno aspirare a qualcosa di più che fare la guardia alla Porta Nord. pensò mentre un'ombra di un sorriso si affacciava sulle sue labbra sottili.
    Identificati, shinobi, chi sei e perché sei uscito dal Villaggio senza autorizzazione? disse il moro con aria dura. Kumoi alla sua destra era impaziente, si vedeva da come faceva roteare intorno all'indice un kunai appena estratto. Questo ragazzino è troppo impaziente, finirà per farsi uccidere un giorno. pensò con aria distratta senza distogliere lo sguardo dalla figura incappucciata davanti a lui. Ubashi alla sua sinistra era teso, i suoi occhi saettavano dal loro avversario a Kumoi, come se volesse controllarlo. La mano destra era affondata nella tasca dietro la schiena, la sinistra libera. Solo l'Handoru, che copriva il lato opposto al suo, sembrava più tranquillo, ma Kohaku non si faceva ingannare così facilmente. Anche se sembrava rilassato, aveva notato la postura in avanti, il corpo leggermente teso, non aveva nulla in mano, ma la vicinanza tra le mani e la loro posizione sollevata con i gomiti quasi a novanta grandi, presagiva che avrebbe aperto con un ninjutsu se fosse stato necessario.
    La figura sollevò una mano dal mantello e il kunai roteante nelle mani di Kumoi si fermò improvvisamente, l'impugnatura ora salda e ferma, le nocche sbiancate dalla forza con la quale stringeva l'arma. Ubashi si irrigidì improvvisamente, smettendo di guardare Kumoi e focalizzando l'unico occhio sull'incappucciato. Kohaku giurò che Supaku avesse avvicinato un altro poco le mani, anche se impercettibilmente. La mano fasciata della figura salì al cappuccio sollevandolo e facendolo cascare dalla testa. Il volto che avevano davanti era quello di un uomo sulla prima trentina, capelli rossi riccioluti e grosso naso che non veniva nascosto minimamente dal coprinaso. Il mio nome non è importante in questa conversazione. Disse con voce profonda, baritonale. Mi avete inseguito per un bel pezzo, cosa volete da me? Lasciatemi libero e nessuno si farà male.
    Kohaku sorrise leggermente, un angolo della bocca sollevato verso l'alto e simboleggiare tutto lo scherno che riteneva fosse celato in quelle parole della figura ormai non più incappucciata. Devi tornare con noi al Villaggio, è necessario sapere perché sei uscito senza permesso e la squadra di interrogatori vorrà sapere perché tu sia uscito così in piena notte e sopratutto non da una porta.
    La squadra interrogatori eh? Beh non credo proprio. Disse il ninja aprendo il mantello di lato e rivelando un armamento degno di un ninja. Gilet di Suna sotto a cui c'era una serie di tasche e borse. Davvero un avversario che era partito preparato. Un kunai apparve nella sua mano, estratto dalla borsa sulla sua schiena. L'arma volò in avanti, verso il volto di Kohaku mentre la figura scattava in avanti verso di lui. Kumoi si mosse in avanti, un kunai lanciato a fermare quello indirizzato contro il caposquada.
    Il suono di metallo contro metallo, un pugno scansato portato dal moro contro il ninja incappucciato, un altro colpo portato da Kumoi mentre il ragazzo scattava indietro. Il grido di Ubashi mentre i suoi passi pestavano sulla sabbia e l'abbassarsi rapido del rosso che scivolava di lato lanciando un altro kunai. Il suono di metallo contro metallo, una scintilla nella notte fredda, poi i kunai atterrarono nella sabbia con tonfi attutiti. Supaku si lanciò avanti, con l'omoikarui estratta menò un fendente, ma anche quello fu scansato. La figura incappucciata scivolò indietro di un altro paio di passi prima di parlare di nuovo.
    Ahahah...ho capito, ho capito...siete tosti... I quattro si girarono a fronteggiarlo, ormai uno accanto all'altro. Ma...il mio compito qui è finito...ho chiacchierato abbastanza per i miei gusti. A quelle parole sollevò la mano in un cenno di saluto prima di scomparire in una nuvoletta di fumo.
    Che cos...?
    Kage Bunshin?
    Che fine ha fatto lo stronzo? Kumoi lanciò nella sabbia uno dei suoi kunai con violenza.
    Era davvero un Kage Bunshin? Supaku controlla la zona intorno a noi, assicurati non ci siano altri ninja nascosti qua intorno.
    L'albino con un cenno del capo compose i sigilli immediatamente.
    Chakra No Kyshin - Risonanza del Chakra
    chakra_emiss_zpsc0a1f7fa
    Sviluppatore: Supaku Handoru
    Livello: B
    Tipo: Ninjutsu
    Tramite questo Jutsu l'utilizzatore farà fluire il Chakra dal proprio corpo emettendo, costantemente, delle lievi onde di Chakra, impercettibili se non per chi è capace di vedere i flussi o di percepirle altrimenti. Queste onde si propagheranno nell'aria, risuonando con qualsiasi altro soggetto o evocazione che sia in possesso o sia composta di Chakra, permettendo al Ninja di percepirne dimensioni e posizione esatta. Le onde di Chakra copriranno un'area dal raggio di cinquanta metri e saranno molto precise, permettendo di distinguere chiaramente un'entità di Chakra dall'altra senza alcuna difficoltà anche se non si potrà capire a chi esso appartiene. Sarà solo possibile distinguere il numero delle fonti di Chakra, quindi non si potrà distinguere un clone fisico dall'originale.
    Consumo: 8 (A Turno)

    Negativo, non c'è nessun altro qui intorno. scosse la testa l'albino.
    Ci ha fottuti davvero, non ci posso credere! Che scherzo è questo?
    Kumoi, calmati.
    Come cazzo fai a dirmi "calmati"? Ci ha presi in giro! disse il ragazzo gesticolando, il volto rosso dalla rabbia.
    Kohaku si voltò, dando le spalle al gruppo mentre il contatto mentale che aveva con la squadra di Suna si faceva di nuovo strada nella sua mente con un Qui è la squadra di supporto. Notizie?. Kumoi e Ubashi continuarono a parlottare mentre Supaku, che aveva iniziato a camminare verso Kohaku, si era improvvisamente fermato per girarsi e guardare gli altri due, forse per lasciare un po' di privacy al capitano. Istintivamente il moro portò le dita della mano sulla fronte, come se potesse in qualche modo aiutarlo a connettersi, per poi camminare di un altro paio di lontano dagli altri per concentrarsi al meglio. Qui è la squadra di avanguardia, il bersaglio inseguito era un Kage Bunshin, ripeto era un Kage Bunshin.
    Un Kage Bunshin? Ah, diamine, era come sospettavamo...poco fa i nostri percettori hanno avvisato che un altro punto vicino alla porta Nord è stato superato senza permesso. Richiamiamo subito indietro la squadra ANBU inseguiranno loro il fuggitivo, il Bunshin che avete inseguito non era altro che un'esca, rientrate appena possibile.
    Ricevuto, torniamo alla porta.
    La comunicazione silenziosa si era interrotta e Kohaku era stato l'unico molto probabilmente ad aver sentito la conversazione per intero. Annuì al deserto davanti a lui prima di girarsi e aprire la bocca per ordinare al gruppo di fare marcia indietro. Spostò i piedi sulla sabbia, girandosi verso gli altri tre e un lampo trasparente e un basso ronzio lo accolsero prima che si potesse rendere conto di cosa stesse succedendo. Seguì un dolore improvvisamente forte e violento alla base del collo, poi più niente. Sbatté le ciglia, sorpreso, prese fiato per parlare.
    A....
    La bocca si fermò, l'aria non sembrava arrivare. Boccheggiò, cercò di dire qualcosa, ma il mondo intorno a lui cominciò a muoversi improvvisamente ruotando su se stesso e un attimo dopo la sabbia gli colpì con violenza la guancia. Sbatté le ciglia di nuovo. L'ultima cosa che vide fu il resto del suo corpo cadere in ginocchio accanto a lui, poi tutto divenne buio.

    Supaku era teso. Sapeva che tutto dipendeva da così poco, un attimo di distrazione, un lieve movimento della testa di lato, qualsiasi cosa poteva far saltare il suo piano e far scattare l'allerta da parte di uno solo dei tre. Il suo Kage Bunshin si era appena dissolto in una nuvola di fumo e Kohaku gli aveva detto di utilizzare il suo Jutsu di percezione. Jutsu che aveva ancora attivo. L'albino aveva percepito con chiarezza l'altro Kage Bunshin sotto la sabbia a qualche metro alle loro spalle, proprio la direzione in cui il clone camuffato aveva voluto che si girassero mentre si era spostato indietro prima di dissolversi. Adesso stava tutto a loro. La memoria del clone lo avvolse, insieme alla consapevolezza certa di sapere cosa era successo in tutto il tempo prima, con la stanchezza della corsa fatta dallo stesso. Si sentiva leggermente più spossato ma non troppo, del resto era abituato a marce nel deserto. Sentiva ancora con chiarezza dove fosse il suo clone e quando Kohaku si era girato per comunicare con il gruppo, lui si era girato di spalle allo stesso per guardare Kumoi e Ubashi, che lo fronteggiavano mentre ancora chiacchieravano.
    Ti ho detto di calmarti, non puoi sempre reagire in questo modo...
    Mi calmo un cazzo, vecchio! Io non ne posso più di fare la guardia. Per una volta che c'era un po' di azione...fanculo... disse chinandosi per afferrare il kunai che aveva lanciato prima a terra. L'albino li osservava in silenzio, indeciso su quale dei due avrebbe attaccato per primo, quale dei due era la minaccia più grande?
    La voce di Kohaku giungeva lontana da loro, ma abbastanza netta. Ripeto era un Kage Bunshin. Bastò solo questo e l'albino poté vedere dalla sabbia alle spalle di Kumoi e Ubashi sollevarsi. Un altro Kage Bunshin avvolto in un mantello nero anch'esso, apparve nel deserto, sollevò uno shuriken estratto dalla tasca, e ci soffiò lievemente soffiarci sopra. La stella di metallo cominciò a girare, poi fu avvolta da Chakra Fuuton e la rotazione divenne impressionante. ...calma... pensò l'albino appena in tempo per vedere il clone scagliare con precisione lo shuriken avvolto da ben due Jutsu ad una velocità impressionante in una traiettoria diritta che avrebbe coinvolto i due Special Jounin di spalle, l'originale e poi Kohaku.
    Fuuton: Kaze No Buredo - Lama del Vento
    WindBlade 830px-Wind_Release_Wind_Enhanced_Tools
    Villaggi: Tutti
    Livello: A
    Tipo: Ninjutsu
    Questa tecnica è utilizzabile in due modi, rispettivamente con soluzioni per il breve e lungo raggio. Su armi da combattimento ravvicinato sarà infatti possibile, senza l'utilizzo d'alcun Sigillo, soffiarvi sopra e generare uno strato, ben visibile ad occhio nudo, d'elemento Fuuton che impiegherà circa due secondi per prendere forma sull'arma. Una volta creato tale strato esso rimarrà sull'arma per un turno prima di svanire; ma è necessario tenere l'arma sempre impugnata. Lo strato Fuuton sarà lungo circa ottanta centimetri, allungando dunque notevolmente un arma se si sta impugnando una Wakizashi. Nel caso si usi una Katana o superiore, l'arma sarà semplicemente circondata dallo strato Fuuton e non allungata. Medesima soluzione è applicabile su Shuriken di qualsiasi taglia. Infatti verrà generata un aura circolare intorno all'arma da lancio dal raggio d'un metro, che svanirà solamente dopo due turni. Ciò richiede ovviamente che lo Shuriken venga ben impugnato e tenuto in verticale, altrimenti l'utilizzatore si ferirebbe da solo. Utilizzarla su Senbon e simile è impossibile, se usata su un Kunai esso avrebbe le stesse caratteristiche come se usato su una Wakizashi.
    L'arma così potenziata potrà tagliare difese di livello B e rocce come se fossero di burro.
    Consumo: 15

    Kaiten Shuriken - Shuriken Rotante
    kaiten_shuriken_zps7beb0215
    Villaggio: Tutti
    Livello B
    Tipo: Ninjutsu
    Attraverso il proprio Chakra di tipo Fuuton, il ninja è in grado di lanciare fino a cinque armi minori o da lancio in direzione dell'avversario, comandandone sia la traiettoria che la velocità che grazie all'elemento vento raggiunge picchi altissimi rendendole assai impegnative da schivare. E' possibile comandarle liberamente finché si paga il consumo della tecnica.
    Consumo: 8 (A Turno)

    Ricevuto, torniamo alla porta. La voce del caposquadra alle spalle era indice che si stava per girare. Dannazione è stato troppo lento. Fu il primo pensiero dell'albino mentre si abbassava, lasciando passare sopra di sé lo shuriken infuso di Fuuton che emetteva un lievissimo, seppur udibile, ronzio. L'arma però era stata però un fulmine Supaku fece appena in tempo a girare la testa, per vedere con la coda dell'occhio lo shuriken colpire con un colpo netto il collo di Kohaku e passare oltre come se carne e ossa fossero state carta. Ma l'albino non aveva il tempo per osservare la scena. Davanti a lui, Kumoi era stato preso alla spalla e il suo braccio sinistro era stato troncato di netto con precisione. Ubashi era saltato di lato appena in tempo, scansando la tecnica, o forse era stato graziato da una decisione del Kage Bunshin? L'albino non poteva saperlo.
    UHAAAA Urlava il ragazzo caduto a sedere mentre con la mano si premeva sulla ferita. Ubashi appena alzatosi si era voltato verso di lui. Kumoi! Urlò mentre si rimetteva in piedi. Non fece caso a Supaku che lo superava per gettarsi contro l'avversario, la lama sguainata. Il vecchio si avvicinò al ragazzino per cercare di aiutarlo, proprio quello che l'albino aveva sperato. Il padre che viene in soccorso del figlio. Il momento di debolezza che aveva visto tempo prima, un colpo da maestro se pensava che il suo Kage Bunshin aveva già deciso dove mirare e cioè al ragazzino per rendere l'altro vulnerabile. Ubashi si chinò afferrando la spalla mozzata dal ragazzo, cercando di tamponare il sangue mentre quello ancora urlava. Non è successo nulla, dobbiamo fermare l'emorragia.
    La corsa in avanti si interruppe un attimo dopo mentre il ragazzo dai capelli bianchi faceva perno sul tallone destro, girandosi di centottanta gradi. L'omikarui fendette l'aria in un movimento preciso trapassando la schiena del vecchio chino sul ragazzo, convinto che Supaku avesse le sue spalle. La lama bianca passò il petto dell'uomo con un colpo solo, spuntando dall'altra parte a qualche centimetro dal volto di Kumoi. Un fiotto di sangue colpì gli occhi del bruno.
    Due.. Il corpo del vecchio cadde di lato mentre un lieve gemito esalava dalle sue labbra.
    TUU! Cosa hai fatto? Urlò il ragazzo mentre un altro fiotto di sangue sgorgò dalla spalla sulla sabbia bianca. L'albino non risposte limitandosi a fissarlo. Kumoi portò la mano verso la sacca alle sue spalle il volto deformato dal dolore e dalla rabbia. Lo Shuriken di vento tornò indietro e staccò di netto il collo del ragazzo in un battito di ciglia prima che quello potesse accorgersene. E tre. disse l'albino mentre puliva la lama dell'omoikarui su una manica di Ubashi e la rinfoderava con un gesto secco. Spense la tecnica di percezione, non ne aveva più bisogno. Il Kage Bunshin si avvicinò lentamente, lo shuriken era volato lontano quando quello aveva sciolto la tecnica con cui lo stava controllando, ormai inutile.
    Hai tutto?
    In tutta risposta quello gli lanciò il sacco nero che si era portato l'altro Kage Bunshin dal suo appartamento. Bene cominciamo...non abbiamo molto tempo. pensò l'albino mettendosi all'opera. Dentro al sacco ve ne erano altri due vuoti e più i suoi pochi averi essenziali. Tirò fuori gli altri due sacchi lanciandoli al clone prima di appoggiare il suo sulla sabbia lì accanto. Nel farlo si accorse che le mani gli tremavano un poco.
    Era ancora leggermente scosso. Davvero non credeva di averlo fatto. Era stato tutto così facile, così...incredibilmente facile. Eppure non era stato così complicato o terribilmente irraggiungibile. Aveva semplicemente deciso di farlo e...quello era accaduto. Così. Del resto, se ci pensava non era così differente dal combattere uno dei molti banditi che aveva affrontato nelle missioni. Era così simile eppure così differente. Pensava a questo mentre il suo clone spogliava Kohaku e lui stesso si toglieva le vesti. L'albino si tolse ogni cosa, lanciando i suoi vestiti al Kage Bunshin che di rimando gli aveva lanciato quelli del caposquadra. Lasciò i vestiti del morto insieme al suo equipaggiamento per terra sulla sabbia. Ormai nudo osservò con attenzione il corpo del suo ormai ex capitano, cogliendone ogni dettaglio, poi si apprestò a compiere i segni necessari per iniziare la parte successiva del suo piano. Il colpo finale.
    Sopravvivi....sopravvivi e combatti...o te o loro...ricorda perché lo fai... si ripeteva dentro di sé il ragazzo, ogni mossa, ogni segno tracciato, rinsaldavano la sua determinazione in quello che aveva intenzione di fare, in quello che era il suo scopo. Una volta compiuto il cerchio non fece altro che porvisi al centro. Aveva cominciato a comporre la lunga serie di sigilli mentre il clone lì accanto non si era fermato e aveva cominciato a fare a pezzi i cadaveri lì rimasti, tagliando anche la testa di Ubashi con un colpo netto della sua katana e raccogliendo tutto l'equipaggiamento ninja degli stessi in una delle due sacche.
    Kage Kagami Shinten no Hou - Tecnica dell'Alterazione Permanente del Corpo
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    Villaggio: Tutti
    Livello: A
    Tipo: Ninjutsu
    L'utilizzo di questa tecnica richiede un'alta dose di concentrazione e determinazione, per cui non sarà possibile utilizzarla in battaglia. Dopo aver tracciato sul terreno un cerchio di circa cinque metri di diametro, lo Shinobi dovrà portarsi al centro dello stesso e, chiamate a raccolta le energie, comporre un grande numero di sigilli. Quasi immediatamente l'intero corpo dell'utilizzatore verrà ricoperto da bianche bende luminose che ne andranno ad alterare irreversibilmente l'aspetto fisico, mutandolo in quello di una persona precedentemente scelta dal ninja. Una volta effettuata l'operazione non sarà più possibile tornare alle proprie sembianze originali, almeno che non si riutilizzi il medesimo Jutsu, ed il nuovo aspetto dovrà obbligatoriamente appartenere ad una persona conosciuta dall'utilizzatore. L'unica cosa che andrà a mutare sarà l'aspetto esteriore, non si acquisiranno quindi l'esperienza, tecniche o abilità speciali possedute dall'individuo di cui si sono copiate le fattezze. E' impossibile distinguere l'originale da colui che ne ha preso le fattezze, persino l'odore del soggetto è lo stesso, dunque una versione perfetta della Henge.
    Consumo: 15

    La scena macabra che aveva davanti agli occhi venne coperta da bende bianche che avevano cominciato ad avvolgerlo. Bende strette, bianche come il latte, forti, lo avvolsero come calda stoffa. Adesso era completamente avvolto, rinchiuso in quelle bende bianche e sentiva le ossa sotto di esso muoversi, mutare, la pelle scivolare via e spostarsi in posti diversi, i muscoli contrarsi e ritrarsi. Il dolore era quasi assente e ogni cosa sembrava scivolare via mentre la sua mente si estraniava dal resto del corpo.
    La tecnica finì così esattamente come era iniziata. Supaku aprì gli occhi, i suoi nuovi occhi, mosse i piedi sulla sabbia nel suo nuovo corpo. Il clone si era fermato un attimo per fissarlo. Sei la copia sputata... commentò prima di rimettersi al lavoro. Supaku, anzi Kohaku, non disse nulla. Afferrò i vestiti del ninja ormai morto e cominciò a rivestirsi per poi mettersi il proprio equipaggiamento. Un attimo dopo era di nuovo vestito.
    Il Kage Bunshin gli porse un altro sacco nero, che all'inizio di quella sera era stato vuoto e conservato dentro all'altro. Adesso era pieno e bagnato del sangue delle sue prime vittime. Sono un omicida. Aveva pensato improvvisamente in quel passaggio di testimone. Afferrò con forza la mano intorno al sacco che conteneva le tre teste degli shinobi uccisi poi il Kage Bunshin davanti a lui si dissolse e Supaku rimase solo.
    Osservò i corpi. Quello di Ubashi, quello di Kumoi e quello di Khoaku con i suoi vestiti. Erano tutti e tre senza testa, disposti casualmente sulla sabbia. Il sole cadente di Suna e i mangiacarogne, faranno di loro uno scempio adatto a renderli riconoscibili solo dai vestiti o poco più... pensò il ragazzo mentre sospirava leggermente.
    Mi dispiace... Mormorò ai tre cadaveri con un filo di voce. Ma ho dovuto farlo. Non c'era bisogno di altro, nessuna giustificazione. Si morse con decisione il pollice destro, facendo uscire un po' di sangue dal dito. Appoggiò la sacca a terra, accanto alle altre due, quella contenente i suoi averi e quella contente l'equipaggiamento ninja dei suoi ex compagni. Compose i sigilli in silenzio per poi appoggiare la mano a terra.
    Kuchiyose No Jutsu
    kuchyios_sennin_zpsc20f44cb
    Quest'abilità viene appresa esclusivamente da Shinobi di rango Chuunin in poi. Non in particolare per la complessità stessa dell'abilità, ma in particolare tale normativa tutela gli Shinobi privi d'esperienza, in modo che non facciano una scelta avventata ed errata. Una volta stipulato un contratto con una razza animale infatti, non sarà più possibile tornare indietro e vi si rimarrà legati a vita. Le evocazioni necessitano d'una notevole quantità di Chakra emessa tutta insieme per esser evocate, e per questo può risultare di difficile utilizzo. Per utilizzare la tecnica bisogna versare, anche una minuscola, goccia del proprio sangue per poi formare la serie di sigilli necessari per l'esecuzione della tecnica, che sono i seguenti:
    Cinghiale, Cane, Gallo, Scimmia, Pecora.
    Per riuscire ad evocare taglie grandi è necessario essere almeno Sp Jounin; per le Leggendarie bisogna essere di grado ANBU
    Consumo: 30

    Grande Aquila: Suisei
    EagleEvocation_zpsdaa6ff0f
    Di dimensioni circa due volte superiori a quelle di un semplice Falco Maggiore può comunicare verbalmente con qualsiasi essere umano, ma a differenza delle precedenti evocazioni non avrà la facoltà di comunicare telepaticamente con il proprio evocatore. E' dotato di un possente fisico che lo rende molto utile in fase offensiva, fase in cui grazie ai suoi affilatissimi artigli può creare tagli molto profondi di grave entità. Inoltre, avvalendosi del becco acuminato, è in grado di abbattere facilmente difese di livello A. La Grande Aquila possiede un carattere fiero e non ama essere sottomesso a nessuno che non sia il suo evocatore; proprio a causa di ciò, tende a farsi cavalcare unicamente da chi lo ha evocato, impedendo a qualunque altra persona di salirgli in groppa. Una grande forza non sempre si accompagna ad un'egual resistenza, difatti questo volatile è capace di resistere soltanto a due jutsu di livello B oppure uno di livello A prima di essere abbattuto. La sua velocità è alta, e tale rimane con una persona in groppa.

    Uno sbuffo di fumo. Il possente e grande volatile appena evocato era tra le taglie più grosse che potesse permettersi e anche la più veloce. La voce dell'animale lo raggiunse con forza dentro la sua testa. Piccolo Pulcino, come mai questo piumaggio nero?
    L'occhio di Suisei era grande quasi quanto la sua testa e lo scrutava dorato e rapace dall'alto. Il Piccolo Pulcino ha messo le piume, ora porta le piume nere di un Giovane Falco...da oggi andremo a caccia, Suisei. disse con serietà all'evocazione.
    L'animale non rispose ma si limitò ad abbassare un'ala permettendogli di salire. Supaku raccattò le tre sacche, salì con un balzo sulla schiena dell'animale. Si sentiva esausto. Lo stress e il consumo ingente di Chakra che aveva fatto fino a quel momento si era fatto strada dentro di lui, per richiedere il prezzo e il ragazzo non poté che accogliere il sostegno sotto di lui dell'animale con gratitudine. Si sedette comodamente mentre ripassava il piano mentalmente. Si sarebbe fermato nel primo villaggio disponibile nelle Terre di Nessuno per liberarsi dell'equipaggiamento dei defunti, lo aveva tolto dai cadaveri semplicemente per rendere il riconoscimento più difficile, sperando che l'illusione della morte di Supaku Handoru avrebbe convinto qualcuno, così come sperava che il deserto, il caldo e i mangiacarogne facessero il loro sporco lavoro sui resti dei tre prima che qualcuno si accorgesse di loro. Le teste le avrebbe seppellite lontano nelle terre della ex-Iwa, in modo che nessuno avrebbe mai più potuto trovarle.
    A Nord. Fu il solo comando che riuscì a pensare. L'aquila aprì le ali, sollevandole verso il cielo stellato, poi le abbassò innalzando intorno a loro una nuvola di sabbia. L'albino ormai moro sentì il proprio stomaco abbassarsi per la violenza del decollo prima che il vento tornasse a fischiare tra i suoi capelli neri. Poco dopo volavano verso Nord, verso Iwa.
    Si girò un attimo per contemplare la scena del massacro dove ormai non c'era più traccia di lui, solo i tre cadaveri immobili nella sabbia macchiata di sangue. Chiuse gli occhi, colpito dall'atto, ma determinato. Non scalfito dal senso di colpa più di quanto non fosse turbato dalla ferita che aveva sul pollice.
    Voleva fuggire, doveva andarsene da quel posto e compiere il suo destino, quello di vendicare la sua famiglia. Altri ninja erano morti in modi diversi e meno orribili. La memoria di Supaku Handoru sarebbe morta con loro quel giorno e Kohaku sarebbe stato noto nel mondo ninja come un Mukenin della Sabbia. Questo era il suo destino, questa era la sua scelta. Prendere il posto di un altro, fare sparire il suo ricordo per illudere i cinque che lui era sparito, che la minaccia era scomparsa con lui. Avrebbe riguadagnato il controllo, sarebbe tornato nelle ombre e da esse avrebbe portato a compimento il destino come aveva giurato tempo addietro sui cadaveri dei suoi genitori e dei fratelli.
    Piccolo pulcino è morto...ora un Giovane Falco ha spiegato le ali per il suo primo volo, in cerca della preda...si va a caccia... A quel pensiero Suisei si lasciò sfuggire il tipico verso dell'aquila a caccia mentre si sollevavano in alto nel cielo tanto che i corpi lasciati dietro di loro erano puntini neri sul mare dorato che era il deserto. Supaku affondò le dita tra le piume del suo compagno mentre i capelli ora neri gli sbattevano sul coprifronte furiosamente.

    Qualche minuto prima
    Il clone era steso di pancia sulla sabbia. Aveva camminato esattamente per i cinquanta metri che l'altro Kage Bunshin gli aveva detto di percorrere, poi aveva cominciato a spostare la sabbia su una zona del terreno che stava a fianco di una duna. Aveva scavato un poco, il giusto, poi si era appoggiato al fianco della duna, mantello steso sopra di lui e la sabbia era crollata dall'alto della duna, progressivamente ricoprendolo per intero. Con il cappuccio sollevato sul volto uno shuriken stretto in una mano, l'altra appoggiata sotto il petto con le dita sul bottone della trasmittente della radiolina nel caso ci fosse bisogno e solo uno spiraglio tra i granelli di sabbia, si era messo in attesa dell'arrivo dell'originale e del primo Kage Bunshin. Per il Kage Bunshin non era un problema molto rilevante, perché si era posizionato leggermente alle spalle della duna, laddove sperava che il suo clone si sarebbe posizionato, cioè leggermente alle spalle di essa, quindi anche se il suo nascondiglio non fosse stato ottimale, i ninja avrebbero dovuto aggirare l'intera duna per scoprirlo.
    Il clone attese parecchi minuti, non sapeva cosa stesse succedendo ma era quasi del tutto sicuro che il piano sarebbe andato a buon fine, per lui l'alternativa migliore era rimanere fermo e in silenzio, aspettando l'arrivo del gruppo. Il vento iniziò a soffiare ad un certo punto, sollevando riccioli di sabbia dalla punta della duna e spostando altra sabbia sopra di lui, ricoprendolo di altra sabbia oltre che cancellare quasi parzialmente le sue rimanenti impronte sul manto dorato. Il clone sollevò gli occhi verso lo spiraglio di cielo che riusciva a vedere tra i granelli di sabbia, non una nuvola nel cielo stellato, ma riccioli di sabbia si sollevavano da ogni cima di qualsiasi duna riuscisse a vedere. Finalmente ti sei fatto vedere eh? pensò con un moto di gratitudine nei confronti del vento. In tutta risposta, sembrò sollevarsi una piccola tempesta di sabbia, mentre il vento sferzava un altro poco sulle dune, spostandole e mutandole nella loro posizione, spruzzi di sabbia che colpivano il clone, ponendo altra sabbia su di lui. Ora non esageriamo però...
    Pochi minuti dopo la tempesta di sabbia si era calmata e il clone era perfettamente camuffato sotto uno strato di sabbia, anche se questo gli aveva reso molto difficile vedere, ora che lo spiraglio da lui lasciato si era chiuso del tutto. Fortunatamente la vista non sarebbe stata così fondamentale, grazie alla radiolina che aveva attivato e con la quale poteva sentire, grazie alla cimice addosso all'originale, quasi ogni cosa accadesse intorno a lui.
    Poco dopo un rumore di passi si fece strada sulla sabbia davanti a lui e l'aria si fece tesa. Il Kage Bunshin si irrigidì leggermente, sperando che il proprio nascondiglio non si rivelasse troppo presto e si mise in ascolto tramite la radiolina. La loro mossa era stata infatti ragionata attentamente. Il clone avrebbe potuto sentire ciò che accadeva intorno all'originale in qualsiasi momento grazie alla cimice sintonizzata sulla frequenza giusta, e allo stesso tempo avrebbe potuto parlare con lo stesso parlando nella sua ricetrasmittente se ne avesse avuto bisogno, infatti anche l'originale era sintonizzato sulla stessa frequenza. In questo modo non c'era il rischio che l'originale si facesse sorprire a parlare con il clone perché la cimice lo avrebbe fatto al posto suo.
    Così il Kage Bunshin rimase in attesa, ascoltò con attenzione tutto il discorso fatto dal Kage Bunshin mentre attendeva il momento d'oro, sapeva che una volta che il Kage Bunshin si sarebbe dissolto, i ricordi dello stesso si sarebbero trasmessi anche a lui e avrebbe capito con perfezione la posizione dei suoi avversari e con essa se lui avrebbe avuto un qualche effetto sorpresa. Gli ho detto che mi sarei posizionato verso Est, speriamo abbia capito e si sia saputo orientare grazie alle stelle. Per loro abitanti del deserto non era così difficile orientarsi grazie alle stelle nel cielo e Supaku aveva imparato da tempo a usarle come bussola per scovare i punti cardinali in poco meno di un secondo.
    Un attimo dopo udì un *puff* alla radiolina e i ricordi del Bunshin appena dissolto si trasmisero a lui come all'originale. La prima cosa che avvertì fu la stanchezza del viaggio fatto fino a quel momento, fortunatamente per lui non aveva percorso così tanta strada e aveva passato gli ultimi venti minuti sdraiato immobile, era abbastanza riposato per non sentirla troppo sul suo corpo. Poi giunsero i ricordi, nitidi come se fossero stati i suoi.
    Vide il clone farsi raggiungere, cominciare a correre come un forsennato, per coprire quegli ultimi cinquanta metri necessari per portare i suoi avversari al posto giusto. Vide il suo sguardo andare alle stelle e cercare la costellazione del Tanuki, alcuni la chiamavano la Cintura del Cacciatore, ma a Suna era semplicemente nota con quel nome particolare: "Costellazione del Tanuki". Supaku non aveva mai capito perché, ma dopo aver conosciuto Sora Darima che gli aveva rivelato le fattezze del Bijuu contenuto dentro di lui, un Tanuki appunto, qualcosa gli diceva che qualcuno aveva voluto mettere sotto gli occhi di tutti quel segreto così importante. La costellazione si estendeva verso Est, era quindi perfetta per individuare la posizione del clone, in un attimo gli occhi del Bunshin si posarono ai piedi di una duna, non riuscendo a distinguere nulla a causa della tempesta di vento avvenuta poco prima, aveva deciso di fidarsi dell'altro Bunshin e sperare, correttamente, che il clone si fosse nascosto da qualche parte lì intorno.
    Poco dopo si era spostato correttamente, attaccando quello dei quattro ninja che era nella posizione diametralmente opposta a quella del clone nascosto. Poco dopo lo sorpassava e i quattro erano spalle rivolte a lui. Il clone rimpianse di non aver saputo che quell'occasione gli si era profilata davanti poco prima, sarebbe stata utilissima per decapitare due dei tre con un colpo solo. Ma poco serviva.
    Finiti i ricordi ora poteva quasi del tutto essere sicuro di essere in una buona posizione, anche se il pericolo che uno di essi si fosse voltato per guardare nella sua direzione poteva dirla lunga.
    Subito dopo dalla cimice sentì Kohaku ordinare all'originale di controllare la zona in cerca di altre persone e l'originale mentì in risposta. Se l'originale ha usato la Chakra no Kyshin, saprà dove mi trovo, questo aiuterà molto la situazione. Si mosse leggermente, scuotendo di poco la propria sabbia intorno a sé per avere una visuale migliore e un piccolo spiraglio gli apparve tra i granelli di sabbia, sufficiente per capirci qualcosa. Scorse Kumoi e Ubashi che gli davano la schiena mentre litigavano, senza perdere di vista il loro capitano che era anch'esso di schiena, mentre l'originale era voltato proprio nella sua direzione, tra i due gruppetti. Il bushin non esitò neanche un momento. Adesso. si disse sollevandosi dalla sabbia e cominciando ad impastare Chakra Fuuton nello shuriken che aveva già in mano.
    Un attimo dopo una lama di puro Chakra Fuuton si creava intorno allo shuriken mentre quello ruotava ad una velocità impressionante verso i suoi avversari grazie ad altro Chakra Fuuton sopra impressovi. Il clone decise di muovere la lama posizionandola leggermente di sbieco all'inizio, mirando alla spalla di Kumoi per poi subito dopo ribaltare la lama in orizzontale, rispetto al terreno, sollevarla leggermente per non prendere l'originale, anche se questo si era abbassato e poi colpire con un colpo netto la base del collo di Kohaku.
    Subito dopo esplose il caos.

    av_sp_zpsdb51e9ee
    ChakraFisicoMentale
    170-8-8-8-1(x5)-1-8-8-15-15-30=64AffaticatoStanco, provato
    Doppia Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai x10Olio Infiammabile
    Shuriken x20Filo Metallico 10m
    Shuriken x20Filo metallico 30m
    Palla Luce x2Torcia Luminosa
    Cartebomba x5Occhio Cibernetico
    -Pillola del Soldato x3
    Equipaggiamento
    SlotOggettoLocazione
    FoderoOmoikaruiSchiena spalla sx
    Fodero min.WakizashiSchiena alla vita
    Tasca Supp.Kunai x7Coscia dx.
    Mecc. KunaiKunaiAvambraccio sx.
    Rotolo Min.-Coscia sx.
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    ParabracciaIntattiAvambracci
    Coprinaso-Collo
    Bende-Polsi e caviglie
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    Senbon x20Radiolina
    -Cimice x3
    Note Coprifronte legato sulla fronte.
    - 1 Kunai legato a 10m di filo metallico.
    - 2 Kunai legati a 2 palle di luce.
    - 4 Kunai legati a 4 cartebomba.
    - 3 Shuriken legati a 10m di filo metallico.


    Edited by Supaku - 23/6/2014, 14:24
     
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    Ora era pronto. Sora era teso. Sapeva cosa significava la fine della guerra. Si era informato, da quando era tornato a Suna, della situazione del suo Sensei. Supaku era tornato sano e salvo dal campo di battaglia. La guerra dei paesi minori era terminata e il Darima poteva finalmente andare a cercare l'albino. Qull'incontro era programmato ormai da troppo tempo. Era l'ora di prendere il coraggio a due mani ed affrontare tutto ciò che poteva accadere dopo. Erano poche le persone che si erano guadagnate la fiducia di Sora tanto da venire a conoscenza della sua vera natura. Ad ogni modo non poteva più aspettare. Prima di uscire aveva indossando il suo equipaggiamento al completamento, Giara, Katana, vari ed eventuali. Non che si aspettava di essere certamente attaccato. La sua era solo una precauzione in più. Ciò che doveva dire all'Handoru era strano a credersi e poteva scatenare le più strane reazioni. Oltre a questo aspetto precauzionale Sora voleva mostrare "casualmente" l'Omoikarui all'Albino. Quella spada li accomunava e voleva dimostrare al giovane che era riuscito a primegiare anche senza utilizzare il suo Hijutsu. Ricordava dalla sua prima visita dove si trovava l'abitazione del Chuunin. Quindi a passo sicuro si era diretto verso la porta che già aveva varcato per un breve periodo. Una volta arrivato alla porta del ragazzo deglutendo aveva cominciato a bussare con le nocche alla porta. Due colpi prima di parlare.
    Supaku sei in Casa? Aveva detto alla porta mentre bussava con le nocche della mano destra un altra volta. "Spero solo che a quest'ora Supaku non sia già in missione."
    Per l'occasione indossava un pantalone nero con le gambe a sbuffo lungo fino al ginocchio. Al di sopra di quel comodo indumento vi era una maglia bianca a mezze maniche coperta dal gilet del villaggio.

    NarratoSoraShukakuAltro
    ChakraFisicoMentale
    115IllesoNervoso
    ~Borsa
    ArmiAccessori
    Bombe Fumogene [3/3]Palla Luce [2/2]Torcia LuminosaOcchio Cibernetico
    Palla Gelo [5/5]Senbon [20/20]Radiolina
    ~Fascia
    PosizioneOggettoNote
    SpalleGiara
    [10/10 m³]
    [Chiusa]
    Imboccatura [S]
    ~Gilet
    ArmiAccessori
    Bomba Carta [2/2]Occhiali con Seghetto Segreto
    ~Fodero
    PosizioneOggetto
    Spalle [D]Omokarui
    ~T. Sup.
    PosizioneOggetto
    Coscia [D]Kunai [9/9]
    ~Note
    SabbiaAltro
    Sabbia Totale ≈ 10 m³
    Sabbia Estratta ≈ 0 m³
    Sabbia Utilizzata ≈ 0 m³
    Fascia ≈ Coprifronte
    Due Palle Luce ≈ Legate a Due Kunai [2/2]
    Due Palle Gelo ≈ Legate a Due Kunai [2/2]
     
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    narrato, parlati e i pensati saranno nel colore corrispettivo del personaggio.
    Supaku, Altri, volatili, Altri 2


    Il giovane ragazzo dai capelli castani stava davanti ad una porta di metallo leggermente macchiata dalla ruggine. Era stato un appartamento piccolo, misero, solo una stanza dove erano concentrati cucina, salotto e camera da letto, un buco in un angolo dove c'era il bagno, separato dal resto della "casa" solo da una porta di plastica pieghevole. La vecchia Katsumo fissò il ragazzino con la solita aria da avvoltoio, pronto a balzare sulla preda appena questa avesse mostrato un momento di debolezza. Si aggiustò gli occhiali rettangolari macchiati dalla polvere che sferzava quelle strade da quando lei aveva memoria e si avvicinò al ragazzino appoggiandosi al suo fido bastone metallico.
    Bel giovanotto....bel giovanotto davvero che sei! disse ridendo con quella risata secca e acuta, tipica delle streghe radunate intorno ad un falò la sera sotto la luna. Cosa ci fa qui un bel giovanotto come te? Sei in cerca di una stanza? Vuoi che la vecchia zia Katsumo ti procuri una casa? Non saresti il primo a chiedere rifugio sotto la ala della vecchia zia Katsumo...ihihih...
    La donna osservò la porta e un cipiglio di disappunto si disegnò sul suo volto. Dove era finito il cartello? Ah eccolo lì, era caduto di nuovo...la donna lo indicò al giovane con il bastone di metallo. Ah, giovanotto è cascato il cartello di nuovo...potresti raccoglierlo per favore? disse la signora indicando un cartello di metallo su cui era scritto a lettere rosse "AFFITTASI".
    Sai...ihihih...sei un ninja anche tu non è vero bel giovanotto? Come il precedente inquilino di questo appartamento. Un ragazzo dai capelli bianchi...silenzioso come la morte...ma pagava regolarmente bada bene...la zia Katsumo offre protezione ma solo a chi si sa guadagnare il pane....ma lui ora non ha più bisogno di me...è andato a vivere in un attico a due isolati dall'ufficio del Kazekage....però ciò che non serve più a lui potrebbe servire a te no? ihihih...allora bel giovanotto? Cosa ne dici? Abbiamo fatto un affare? disse la vecchina porgendogli la mano rugosa e chiazzata dalla vecchiaia.

     
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    Speranzoso Sora aveva guardato la porta metallica che lentamente si spalancava. Invece, però, del suo Sensei Supaku dal piccolo monolocale era fuoriuscita una donna anziana. Forse la nonna dell'albino eppur la faccia da avvoltoio mal si accostava ai lineamenti dell'Handoru. Ad ogni modo la donna, poggiata su di un bastone metallico, aveva cominciato a parlare. La risata secca ed acuta della donna anziana, insieme al suo aspetto, aveva un non so che di inquietante. Ricordava una strega che durante un Sabba ballavano intorno ad un falò sotto i raggi della luna nel bel mezzo del deserto. I complimenti erano esagerati e ripetitivi. L'Alzheimer stava forse facendo il suo corso nella vecchietta li ed ora? Il Darima non ne sapeva nulla su quell'anziana signora. Forse aveva sbagliato strada o palazzo. Gli sembrava strano aver sbagliato in quel modo. Il continuo del discorso di Katsumo, era questo il nome della donna, però gli aveva fatto comprende che forse qualcosa era cambiato. Aveva chiesto se il Jinchuuriki era in cerca di una camera o una casa più in generale. Voltandosi verso la porta in metallo, però, un cipiglio di disappunto le era apparso sul volto. Puntando il bastone, senza cambiare espressione, aveva chiesto al chuunin di raccoglierle un cartello metallico. Accovacciandosi, senza perdere d'occhio la donna, il giovane manipolatore della sabbia aveva raccolto il cartello su cui vi era scritto, in lettere cubitali, "Affittasi". Consegnando il cartello alla donna il Darima aveva poi ascoltato ciò che questa aveva da dire.
    "Ma che sta succedendo? Supaku quindi non abita più qui oppure ho sbagliato completamente. Mi sembra quasi di essere in una Locanda nel Deserto." La mente del Darima aveva cominciato a viaggiare mentre la donna continuava a parlare. Le parole "Capelli Bianchi" avevano fatto breccia nella mente del portatore riportandolo all'attenzione. "Forse non sono andato così fuori strada come credevo..." Ora tutto stava diventando più chiaro. Quello descritto dalla donna era proprio lui, Supaku Handoru, l'Albino Sensei del Jinchuuriki. Il ragazzo, di qualche anno più grande del Darima, aveva lasciato la stanzetta in cui abitava per trasferirsi in un attico nei pressi del palazzo del Kazekage. "Sangue e Ceneri chi si aspettava un cambio d residenza... Soprattutto in questo momento di incertezza economica."
    Così Sora aveva ringraziato formalmente la donna definendosi non interessato. Shinzo, comunque, non gli avrebbe mai permesso di vivere da solo. Lo sguardo della megera era cambiato improvvisamente. Ora sembrava veramente un avvoltoio pronto a scendere in picchiata azzannarlo. Promettendo, però, di parlare di quest'appartamento a qualche proprio collega o amico, inesistenti a parte Teddy, il Manipolatore era riuscito a strappare alla donna ciò che sapeva. Con il nuovo indirizzo di Supaku scritto su un biglietto Sora si era precipitato verso il nuovo appartamento. Una volta essere arrivato all'ultimo piano, dinanzi alla porta dell'attico, il Darima aveva deglutito un attimo per mandar giù la tensione per poi cominciare a colpire la porta con le nocche. Questa poteva essere la volta buona.

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    Edited by Lord ‚-‚ - 7/1/2014, 01:36
     
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    Supaku era disteso sul divano. Il braccio sinistro appoggiato sugli occhi mentre respirava regolarmente. Intorno a lui c'erano rotoli di ogni tipo, libri e fogli di carta accatastati sul tappeto ai piedi del divano o sul tavolino basso davanti ad esso. Il ragazzo aveva passato l'intera notte a studiare. Reiko aveva collezionato nel corso degli anni innumerevoli rotoli di Jutsu per non parlare di informazioni segrete e tante altre belle cose che il ragazzo aveva trovato subito interessanti e non aveva perso tempo di spulciare. Erano così tanti. L'attico era diviso in quattro stanze. L'ingresso dove c'era il divano con un tavolino basso e un tappeto, su cui erano appesi quadri, armi esotiche recuperate in battaglia dalla sensei e una piccola mensolina con circa una trentina di rotoli che parlavano di geografia e storia, oltre che libri sempre sugli argomenti più vari. Una cucina piccola ma efficiente, la stanza da letto e poi...il sancta sanctorum per Supaku: lo studio. Ogni parete era ricoperta da una libreria, rotoli e libri sporgevano da esse come se si tenessero dentro a malapena, fogli di carta erano sparsi tra le fessure libere che c'erano tra i vari volumi e il ragazzo non aveva perso tempo a capire quale era la libreria dedicata ai Jutsu. La sua preferita ovviamente. Molti erano Jutsu troppo complessi o da lui ritenuti inutili al momento, ma tra questi aveva trovato un Jutsu molto efficiente che aveva studiato e imparato quasi subito: il Drago di Terra. Era uno studio complesso e aveva richiesto al ragazzo parecchi sforzi sia fisici che mentali ma alla fine ci era riuscito e l'aveva appreso. Adesso aveva cominciato a leggere periodicamente un nuovo volume o rotolo dallo studio portandoselo nell'ingresso dove di solito pernottava perché dormire nel letto della sua sensei gli faceva troppo senso e i ricordi erano troppo vividi. Quindi aveva eletto il divano imbottito come sua dimora permanente e lì dormiva e studiata nei ritagli di tempo. La cucina non era stata mai usata visto che aveva poco tempo per cucinare e, a quanto aveva potuto notare, neanche la sua sensei ne aveva avuto visto che i fornelli erano praticamente nuovi e vi era anche un piccolo strato di polvere sopra a testimoniare quanto fossero stati usati. Il ragazzo aveva ritenuto però opportuno fare almeno una spesa di elementi essenziali come biscotti, bustine di té, latte a lunga scadenza e cibo in scatola di facile preparazione nel caso in cui fosse rientrato troppo tardi e troppo scocciato per andare a finire di mangiare in un ristorante. Questa era la sua nuova vita.
    Da quanto era tornato dalla guerra tutto era cambiato. Era cambiato lui, era cambiata la sua abitazione, era cambiato il suo modo di vedere le cose. Adesso non era più il ragazzino che pochi mesi prima ciondolava nella propria senza sapere cosa fare. Adesso era un giovane uomo che aggrediva la vita, cercando di studiare, di raccogliere informazioni, rinnovato dal proprio obbiettivo e rinfocolato da un nuovo vigore.
    Ma tutto questo in quel momento era quiescente. In quel momento lui stava solo dormendo. Il sonno leggero degli shinobi ovviamente, visto che non era possibile per un ninja dormire della grossa e rimanere vivo troppo a lungo, ma era un sonno piacevole dopo tutto, scomodo ma piacevole.
    Il leggero bussare alla porta fece drizzare le orecchie del ninja dai capelli bianchi. Il ragazzo sollevò il braccio, interdetto, dubbioso. Chi poteva essere? Chi mai aveva saputo della sua nuova dimora? Forse Arima? Doveva averglielo detto in qualche modo, anche se non era del tutto sicuro, sì aveva saputo di Reiko quindi poteva sapere quale era la sua nuova abitazione. Forse Maky? Il ragazzo dai capelli bianchi sbuffò. Aveva visto fin troppo quel giovane ragazzino dai capelli rossi, era improbabile che si facesse di nuovo vivo.
    Si alzò con un movimento leggero e silenzioso. La mano che tastava la tasca da coscia, unico indumento che non lasciava mai la sua persona a differenza del resto dell'equipaggiamento. Sbottonò la custodia, pronto a tutto e avvicinò l'occhio allo spioncino. La sorpresa lo colse quasi alla sprovvista lasciandogli aperta la bocca per un lunghissimo secondo. È cresciuto dall'ultima volta che l'ho visto...giovane ragazzino della Sabbia...mi chiedevo quando sarebbe tornato a trovarmi...non so come è andato il suo esame Chuunin... si domandò Supaku mentalmente, ancora indeciso se aprire o no a Sora Darima. Il suo allievo. Di colpo quella realizzazione lo colpì in pieno.
    La mia sensei è morta e ora abito nel suo appartamento...ora il mio unico allievo si fa vivo? Ora sono io il sensei? Quale è il mio destino? Che fosse un segno?? troppi dubbi si aggiravano nella mente del giovane ragazzo mentre questo allungava la mano verso la porta per aprirla con decisione.
    Sora Darima. disse con voce neutra senza mostrare stupore al giovane ragazzo che stava davanti a lui.
    È Piacere rivederti. Qual buon vento ti porta alla mia soglia?

     
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    Sora aveva bussato alla porta del suo sensei. Supaku Handoru aveva fatto un grande salto di qualità nella scelta della sua casa. Dal buco, perché quella casa poteva essere considerata solo in quel modo, in cui alloggiava prima ora aveva preso possesso di un attico apparentemente lussuoso. L'edificio era ben curato e ricco di Shinobi di grandi qualità. Su un paio di targhette sulle porte il Darima aveva potuto scorgere nomi di Ninja della sabbia che avevano compiuto grandi gesta. Anche Supaku, insieme a Teddy, aveva praticamente fermato un invasione ma quegli altri avevano fatto molto meglio. Al di fuori dell'appartamento aveva aspettato non più di qualche minuto prima di vedere un ombra avvicinarsi alla porta. Un altro minuto era trascorso mentre il giovane dai capelli bruni stava immobile ed in attesa di essere accolto. Se la persona dietro alla porta era Supaku doveva averlo riconosciuto seppur i vari cambiamenti fisici che aveva subito. I più significativi erano le occhiaie, più pronunciate, ed i capelli oramai portati lisci dietro la testa. Oltre a questi meri cambiamenti fisici due oggetti dovevano proclamarlo come Chuunin a tutti gli effetti. Il Gilet di Suna che lo riconosceva come Un Chuunin e l'elsa dell'Omoikarui che svettava dalla sua spalla destra. Quella spada lo consacrava come Il Chuunin vincitore del dodicesimo esame di selezione Chuunin. Ad ogni modo Supaku aveva spalancato la porta interamente prima di parlare con voce neutra senza mostrare stupore alcuno. Con una sorta di sorriso, il meno finto d strano gli ero possibile, Sora aveva guardato il suo interlocutore.
    Ciao Supaku... Aveva detto il Jinchuuriki. "E' giusto che lui condivida il nostro segreto?" Si era chiesto certo di non ricevere risposta. Anzi si era sforzato a chiudere i ponti con il Demone per non ricevere una risposta. "Oramai glielo devo... E poi può sempre non credermi." Con quest'ultima speranza nel cuore il Darima aveva continuato a parlare. Beh... Sai ti avevo preannunciato che sarei venuto a trovarti. Devo parlarti ormai da troppo tempo ed ora non voglio più aspettare. Mentre parlava aveva, distrattamente, toccato la fascia che gli poggiava sulla spalla destra per sistemarla meglio e non farla scivolare. Se per te non è un problema vorrei entrare... Devo parlarti di una cosa importante e non vorrei rischiare di essere spiati o ascoltati per caso.
    Così dicendo aveva guardato il suo Sensei sperando di poter entrare nella sua nuova abitazione come aveva già fatto una volta nella sua vecchia. Aspettando una risposta aveva lisciato il suo Kimono nero con una larga striscia bianca sui bordi. Aveva scelto quel vestito perché si avvicinava abbastanza a quello dell'Handoru. I due Shinobi erano diversi sotto molti punti di vista ma il Darima si sentiva sempre più simile e l'abbigliamento era solo l'ultima delle loro somiglianze.

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    Sora iniziò subito a parlare, rivelandogli il bisogno di parlare in privato in casa sua. Questa non è casa mia...non hai bisogno di chiedere per entrare.... pensò il ragazzo, ma si trattenne dal dirlo. Quella era la casa di Reiko...la sua sensei avrebbe voluto quel ragazzino sporco di sabbia tra i capelli e con due profonde occhiaie dentro casa sua? Supaku sospirò, non lo sapeva. Non poteva saperlo. Si rilassò abbassò la testa Devi andare avanti con la tua vita... poteva sentire le parole di Reiko nella sua testa. Perché? Io...non voglio... improvvisamente una profonda depressione lo prese, trascinandolo verso il basso, facendogli sentire il corpo pesante e il cuore vuoto. Doveva riscuotersi, doveva riprendersi. Non poteva avere questi momenti davanti al suo allievo. Certo, entra pure. disse il ragazzo aprendo la porta e facendo cenno al Darima di entrare.
    Subito il ninja dai capelli bianchi si accorse che il salotto era diventato la sua "tana" in quei giorni, questo significava che non c'era molto posto dove stare. Si girò e corse ad afferrare rotoli, libri e fogli di carta, andando a portarli tutti nello studio dopo aver lasciato a Sora il divano e un rapido Aspetta un attimo. subito dopo aveva finito e si sedeva su una poltrona poco spostata davanti al divano a confrontare il Darima.
    Allora...che cosa volevi dirmi? Ha ho notato l'omoikarui...hai vinto il chuunin quindi...hai mantenuto la promessa?

     
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    Sora aveva cominciato a parlare ancora sul pianerottolo del palazzo. Sperava di essere accolto nell'abitazione del suo Sensei seppur poteva sapere di non essere il benvenuto. Un attimo di incertezza mentre l'albino si trovava evidentemente preso nei suoi pensieri. Subito dopo, però, Supaku aveva invitato il suo allievo ad entrare nella propria nuova abitazione. Il salotto in cui si accedeva era ricolmo di cianfrusaglie ed oggetti. Rotoli, libri, fogli e fogliettini erano stati raccolti tra le braccia del Chuunin per poi essere portate in un altra camera. Invitando il giovane ad attendere. Prima di sedersi sul divano al centro della stanza Sora aveva slacciato la giara che portava dietro le spalle per poi poggiarla al suolo accanto al divanetto. Il resto dell'armamentario con tanto di fodero ed Omoikarui, invece, erano stati mantenuti visto che non davano particolare impiccio. Dopo una decina di secondi l'Handoru era ritornato per prendere posto sulla poltrona difronte al divano su cui si era seduto l'imbarazzatissimo Sora. Un complimento velato e sotto inteso aveva accompagnato l'accenno all'Omoikarui ed alla promessa di non utilizzare lo Shinku Iki durante l'esame di selezione chuunin. Arrossendo per la fama che aveva ricevuto dopo la vittoria Sora aveva cminciato a parlare mentre con uno sforzo cercava di tenersi fermo e di non far trasparire l'ansia del momento.
    Certamente... Sono stato fedele alla promessa. Aveva risposto annuendo. "Bhe... Via il dente via il dolore." Deglutendo, con aria grave aveva guardato fisso il suo sensei per un paio di secondi prima di cominciare a parlare. Beh Supaku... Mi spiace essere così diretto ma non posso più aspettare... Una pausa per saggiare il territorio e l'espressione dell'Albino prima di ricominciare. Io... Io... Aveva cominciato cercando le parole nella sua mente. "Beh non credo di poter trovare un modo diverso per dirlo..." Così con un ultimo slancio aveva continuato rapido. Sono un Jinchuuriki... Forse non conosci neanche il significato di questa parola ma, ti prego, non allarmarti per ciò che stai per ascoltare. Nel nostro mondo esistono delle forze diverse da voi comuni umani. Il Darima si era dissociato dalla classe degli umani non a titolo dispregiativo nei confronti dell'intera classe ma solamente disprezzando se stesso. Infatti nel tono di voce con cui aveva proferito quelle parole vi era una qualche velata traccia di desiderio. Forze che i paesi utilizzavano e forse utilizzano ancora come armi. I Bijuu sono dei particolari demoni caratterizzati dal numero delle proprie code. Le sue parole forse erano confusionarie ed effettivamente poco chiare. Parole che però continuavano a sgorgare senza quasi alcun freno. Stava vomitando tutto ciò che sapeva sul povero Handoru che oramai Sora non riusciva più a guardare in faccia. "Forse è meglio non parlare ancora in dettaglio delle code... Anche perché non ne so molto neanche io. L'unico altro portatore che ho conosciuto era Maky con il quattro code. Quindi di sicuro, come minimo, siamo in quattro. Ma chi sa se siamo in più o in meno?" Preso da questo pensiero aveva continuato a parlare per concludere il suo primo approccio al discorso. Non conosco molto su ciò che ti sto rivelando tranne ciò che la mia condizione mi porta a saper di essere... Giuro che tutto ciò non è una finzione.
    L'ultima frase era stata aggiunta per mettere ben in chiaro la sua posizione. Stava dicendo la verità ma stava parlando di una verità che all'apparenza poteva essere falsata e ridicolizzata in niente. Nessuno o pochi credevano nell'esistenza dei demoni. Neanche Sora dopo gli undici anni aveva cominciato a convivere con l'idea del mondo reale piatto e monotono. La sua vita, però, l'aveva portato a scoprire risvolti impensabile nel mondo. Così, alzando il capo verso Supaku il Darima aveva arreso la reazione del suo Sensei.

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    Supaku sorrise leggermente. Sora si era seduto, aveva risposto nervosamente alle sue parole di congratulazioni sulla vittoria del Chuunin e altrettanto frettolosamente aveva accennato ad essere riuscito a mantenere la promessa. Poi dopo un breve sospiro aveva cominciato a parlare. Supaku aveva aggrottato le sopracciglia inizialmente, incapace e incerto di capire dove il castano volesse andare a parare, poi i suoi occhi si rilassarono non appena videro quel che Sora stava cercando di dirgli. "Nel nostro mondo esistono delle forze diverse da voi comuni umani." Supaku all'udire quelle parole stava per ridere di gusto davanti al ragazzo, ma non lo fece. Il suo volto sempre impassibile, immobile attento a non tradire nessuna emozione. Eppure siamo noi comuni mortali ad aver confinato dentro al corpo delle persone i nove Cercoteri....non dovremmo essere così tanto da disprezzare alla fine. pensò il ninja dai capelli bianchi mentre un leggero sorrisetto increspava il suo volto. Alla fine di tutto ciò concluse con una frase che fece riflettere l'albino. Non avevo mai contemplato che una persona potesse mentire sulla propria identità di Jinchuriki. Davvero questo è strano. pensò il ragazzo passandosi una mano sul mento con fare riflessivo. Ma se così fosse....le prossime volte devo stare più attento a chi rivelo le identità dei miei compagni forze portanti. pensò il ragazzo. Qualche malintenzionato potrebbe approfittarne per ingannarmi...e ora come faccio a sapere se Sora sta dicendo o meno la verità? Semplice, più o meno ho una vaga idea della situazione....farò delle domande mirate per chiarirmi la situazione....Certo avere avuto come allievo un Jinchuriki....questa è una cosa davvero notevole. pensò Supaku mentre prendeva un respiro e iniziava a parlare.
    Oh, non ti preoccupare, tutto questo racconto non mi sembra alquanto strano...anzi....ti dirò che sono a conoscenza di molte cose in merito...nonostante non sia io stesso un jinchuriki ho conosciuto molte persone che lo sono state, ne ho affrontate due durante il mio esame chuunin....anche se queste due non so che fine abbiano fatto...uno era di suna pensa un pò te ma non l'ho più visto dopo l'esame. il ragazzo si passò una mano nella folta chioma di capelli bianchi prima di parlare. Neanche io so molto. mentì il ragazzo Ma so che ogni demone ha un numero di code che testimonia la propria forza...anche se non penso che un demone in se e per sè possa considerarsi....debole anche con una coda sola...spesso non importa quanto è grosso il martello ma come batti il chiodo...Nonostante tutto questo sono curioso di sapere...quale è il tuo demone? queste Supaku sorridendo lievemente. Potrei avergli dato un ulteriore motivo di apprensione, sapere che io so....ma se ha raccolto il coraggio per dirmelo di sua spontanea volontà non penso si spaventerà così facilmente.

     
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    Con un respiro Supaku aveva cominciato a parlare. La reazione a quelle parole non era stata la grande risata che Sora si aspettava. Fermandosi a riflettere per qualche momento l'Handoru si era poi grattato il mento evidentemente assorto nei suoi pensieri. Quando aveva cominciato a parlare nuovamente l'Albino aveva stupito il suo allievo. Lui sapeva. Aveva conosciuto molti più Jinchuuriki di quanti ne aveva visto Sora stesso. Come minimo più di due cioè un infinità rispetto al solo Maky conosciuto dal Manipolatore. Continuando Supaku gli aveva dato qualche informazione su uno dei due portatori. Uno dei due era uno Shinobi di Suna. Quell'informazione poteva essere importantissima per comprendere se esistevano altri Jinchuuriki a Suna oltre se stesso e l'Uryuu. Il rosso era un chuunin proprio come il sensei e forse stava parlando proprio di lui. Sapere che il Demone non aveva lasciato tracce non era una gran scoperta. Anche lui aveva incontrato molti Shinobi ma con quasi nessuno era rimasto in contatto. Subito dopo aver detto di conoscere molte cose, però, Supaku aveva cambiato registro asserendo di non sapere molto di tuta la faccenda. Quel comportamento aveva stupito molto Sora che aveva per un attimo guardato il suo maestro per poi continuare ad ascoltare il suo discorso sulle code. Forse era un modo di dire o una coincidenza fortuita ma Supaku aveva detto una frase che aveva attirato la sua attenzione. Una sola coda. Era proprio il numero delle code del suo demone. Il discorso intavolato dal giovane Albino piaceva al Darima che quasi si era dispiaciuto quando questo aveva cambiato metafora passando a quella del Martello che batte sul chiodo.
    "Se ha veramente conosciuto anche il precedente portatore dello Shukaku devo informarmi..." Aveva pensato il giovane dai capelli bruni mentre ascoltava l'ultima domanda del suo Sensei. "Le probabilità di avere in comune il solo Maky, però, sono comunque alte... Troppo alte." Così deglutendo Sora aveva cominciato a parlare facendo il gesto del numero uno con le mani mentre rivelava la quantità delle sue code. Beh io posseggo il demone da una sola coda. Questo è il momento della presentazione ufficiale... Aveva detto alzandosi in piedi per poi eseguire un profondo inchino. Sora Darima... Chuunin di Sunagakure no Sato... E Jinchuuriki dell'Ichibi. Dopo questa sceneggiata si era accomodato nuovamente prima di cominciare a parlare di nuovo. Se vuoi sapere qualcosa sul mio Bijuu chiedi pure... Su altri Jinchuuriki non so nulla. Infatti, nella mia carriera da Ninja ho incontrato solamente un altro portatore. Un ragazzino dai capelli rossi... Per caso tu lo conosci?
    Con questa domanda mirava a comprendere se Supaku avesse veramente incontrato il vecchio Jinchuuriki del monocoda oppure Maky Uryuu il portatore dello scimmione della lava a quattro code. Sora era curioso di scoprire i nomi e le identità degli altri Jinchuuriki. Non voleva più sentirsi solo e di una razza sconosciuta. Stava per scoprire di avere dei fratelli e delle sorelle in giro per il mondo. Persone che forse potevano aiutarlo a comprendere il demone che ora si risvegliava dentro di lui. Lo Shukaku stava per far sentire la sua prepotente presenza.

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    Imboccatura [S]
    ~Gilet
    ArmiAccessori
    Bomba Carta [2/2]Occhiali con Seghetto Segreto
    ~Fodero
    PosizioneOggetto
    Spalle [D]Omokarui
    ~T. Sup.
    PosizioneOggetto
    Coscia [D]Kunai [9/9]
    ~Note
    SabbiaAltro
    Sabbia Totale ≈ 10 m³
    Sabbia Estratta ≈ 0 m³
    Sabbia Utilizzata ≈ 0 m³
    Fascia ≈ Coprifronte
    Due Palle Luce ≈ Legate a Due Kunai [2/2]
    Due Palle Gelo ≈ Legate a Due Kunai [2/2]
     
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    narrato, parlati e i pensati saranno nel colore corrispettivo del personaggio.
    Supaku, Altri, volatili, Altri 2


    Una coda sola...il demone monocoda...non so cosa dovrebbe essere...almeno non che mi ricordi.... Le sue informazioni erano frammentarie, venivano da altri Jinchuriki che molto spesso non avevano capito bene neanche loro il mondo che li aveva fatti nascere così come erano. Il ragazzo dai capelli bianchi scosse la testa, passandosi una mano nella folta capigliatura. Era tempo di chiarire molte cose.
    Un ragazzino dai capelli rossi dici? Jinchuriki di Suna, ne conosco solo uno e non l'ho incontrato al mio esame chuunin...era l'allievo di un mio amico del Suono, il suo nome è Maky Uryuu...non so se lo conosci è il portatore del Quattro Code...parlami di più di te...Questo demone che hai dentro cosa è? Supaku prese un profondo respiro, si sentiva a disagio a ficcanasare in una cosa che poteva immaginare essere così intima per un Jinchuriki come il tipo del demone che si possedeva, però era troppo incuriosito dal potere delle Forze Portanti, era troppo assetato di conoscenza per lasciarsi sfuggire l'opportunità di capirne di più sul monocoda. Così cominciò a domandare.
    Mi è parso di capire che ogni demone a modo suo rappresenti un animale, il monocoda che animale sarebbe? Quali poteri avrebbe? Le leggende dicono che ognuno è diverso dall'altro...quindi mi chiedo di cosa sei capace tu come Jincuriki del Monocoda....sempre se non ti dispiace parlarne con me.
    Supaku si grattò la testa, aspettando delle risposte dal suo ospite. Attese un tempo considerevole prima di continuare a parlare. Immagino vorrai sapere dei Jincuriki che ho incontrato sulla mia strada...Erano quattro in totale...ne ho conosciuti due più o meno da vicino... altri due li ho affrontati solamente all'esame e ho scoperto solo successivamente che erano anche loro forze portanti, ma non ho mai saputo che demone avessero dentro...uno era un ninja di Oto si chiamava Henry Wong...non ho visto nulla di speciale in lui anzi si è ritirato dal torneo piuttosto precocemente...non ho mai capito perché...l'altro era di Suna...si chiamava Juuken Kimura...anche lui...era in grado di manipolare la sabbia come fai tu... Il giovane albino si stava chiedendo proprio in quel momento se la connessione dell'abilità di Sora con quella di Juuken fossero legate da più di una semplice abilità innata come aveva pensato all'inizio. Entrambi infatti avevano anche delle profonde occhiaie nere che circondavano i loro occhi. Forse era un altro collegamento? Juuken aveva un tatuaggio rosso sulla fronte mentre Sora nessuno in vista. Il ragazzo dai capelli bianchi doveva cercare di capirne di più.


     
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