Addestramento Sora Darima

Hijutsu di livello D - Ninpou: Shinkū burō

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    Sensei: Supaku Handoru
    Allievo: Sora Darima
    Villaggio: Sunagakure no Sato
    Luogo d'Allenamento: Campo di Addestramento di Sunagakure no Sato
    Ore: 10:00

    Solite regole, si parte da dove abbiamo lasciato.
     
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    L'accordo era stato preso. Tutto era stato deciso. Oggi era il grande giorno in cui la mia potenza offensiva poteva dirsi completa per quanto riguardava il Fuuton. Era stata una vera fortuna trovare Supaku Handoru, il miglior utilizzatore del Vento in circolazione e convincerlo a farmi da maestro. Forse il merito non era neanche tutto mio. La nostra vera conoscenza era avvenuta in modo rocambolesco a causa dello Shukaku. Il demone che dimorava dentro di me e che meditava ancora vendetta nei confronti dell'albino. Era lui il demone del vento. Era lui il vero demone di Suna. Le distese aride del deserto ed i venti che trasformavano queste in pericolose trappole mortali battute costantemente da tempeste di sabbia. Il Bijuu si era perso più e più volte in sproloqui contro l'albino. Se l'era presa abbastanza a male questa situazione. La sua voglia di primeggiare però non gli aveva permesso di arrestare la mia voglia. Non mi piaceva ammetterlo ma il demone quando voleva sapeva come farmi cambiare idea. Il suo influsso su di me aumentava quasi costantemente a passi piccoli ma terribilmente costanti. Il luogo d'incontro con il mio Sensei doveva essere uno dei semplici campi d'addestramento all'interno di Suna, il campo numero Quattro. Gli scontri con il Ninja dai capelli bianchi erano serviti per farmi capire quanto le mie tecniche non potevano andare lontano a livelli alti. Seppur ero ancora un Genin mi sentivo debole ed io, come l'Ichibi dentro di me, odiavo sentirmi fragile. Forse era uno degli influssi dello Shukaku che mi dimorava nella mente e nello spirito ma non potevo dare la colpa di ogni mio minimo cambiamento al Demone. Questo mio bisogno di sicurezza e di sentirmi forte l'avevo provato sin dalla mia infanzia. Forse la mia condizione di orfano mi aveva lasciato questo profondo segno che poi mi aveva spinto ad accettare l'impianto del Bijuu. Stavo diventando un maledetto complessato. Avevo così deciso di spegnere il cervello fino al mio arrivo al campo di allenamento dove avevo bisogno di tutta la mia concentrazione per poter apprendere il primo Hijutsu. Questo era una sorta di primo step per il mio vero obiettivo, la Ninpo: Shinkū Iki - Arte Ninja: Respiro dell'Aria. A passo lento ma costante mi ero portato verso il campo. Sapevo che nella zona vi erano vari campi d'addestramento in cui si tenevano sia esami Genin sia Addestramenti di ogni genere. Contando i numeri dei campi nella mia mente avevo calcolato il tempo che mi restava. Non ero ne in anticipo ne in ritardo. Avevo calcolato ogni centesimo di secondo così da arrivare nello spiazzato centrale della zona a me assegnata all'orario preciso. In assenza di sonno per passare le nottate si poteva fare questo ed altro. Come previsto avevo spaccato il secondo. In vero non avevo un orologio con me ma potevo ben essere certo di questa cosa dai miei calcoli. Anche se poi mi interessava veramente essere stato così puntuale? Forse era proprio vero, stavo diventando sempre più un maledetto complessato. Un rapido sguardo intorno a me prima di accovacciarmi su uno dei tre pali lignei posti al limitare della radura principale. Lo spiazzato era circondato dal deserto e poche e radi alberi dalle foglie gialle dal calore. Quello non era il loro habitat naturale e si vedeva. Seduto sul tronco centrale, spalle all'ingresso del campo mi ero messo in attesa dello shinobi che doveva farmi da sensei. Mentre aspettavo avevo poggiato la mia giara al suolo, sorretta dal tronco centrale. Non avevo bisogno della sabbia ma oramai portavo la pesante giara sempre con me. In attesa mi ero messo a guardare il cielo mentre dondolavo lentamente le gambe da destra a sinistra. In un solo fiato, preso dalla distrazione del momento, avevo dato voce ad un unico e solo pensiero.
    Ed ora aspettiamo Supaku.
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    Supaku era in ritardo. Oggi sarebbe stato il giorno in cui Sora Darima sarebbe diventato a tutti gli effetti un suo allievo. Almeno di questo giorno me ne ricorderò, e non come quell'esame genin che lui continua a ripetermi di essere stato un mio allievo.... pensò il ragazzo affrettandosi verso il campo di addestramento. Il ragazzo aveva ancora le idee un pò confuse su come avrebbe svolto l'addestramento, ma questo non importava. Per prima cosa doveva arrivare al luogo dell'appuntamento, da lì in poi il ragazzino avrebbe fatto esattamente quello che voleva lui, senza i suoi soliti colpi di testa, in cui cerca di dimostrargli non si sa bene cosa. Supaku aveva notato che Sora, nonostante si fosse sottoposto volontariamente come uso allievo, continuava a comportarsi come se non fossero in un rapporto di subordinazione, uscendosene spesso con atteggiamenti aggressivi, cosa che Supaku aveva tollerato un poco all'inizio ma che adesso avrebbe troncato sul nascere. Eccolo lì... pensò il ragazzo guardando il giovane genin mentre apriva il cancello della recinzione e si avviava verso il piccolo ragazzo dai capelli castani.
    Vedo che sei puntuale, ottimo...Allora voglio subito iniziare con il mettere dei punti fermi in questo addestramento. Punto primo, dei nostri millecinquanta ryo pattuiti ho intenzione di suddividerli in questo modo: trecento ryo adesso e il resto dopo, siamo d'accordo? il ragazzo attese di ricevere risposta dal proprio allievo prima di continuare. Punto secondo: sono io il sensei, tu l'allievo, quindi mi aspetto assoluta obbedienza e nessun tentativo di fare di testa propria. Scordati qualsiasi comportamento individuale per dimostrarmi che sei "grande" o cose simili, qui comando io...Eseguirai le mie istruzioni senza obiettare o controbattere in alcun modo, sopratutto perché, i miei jutsu, se non usati nel modo corretto possono provocare seri danni all'apparato respiratorio, quindi non ti distrarre e segui con attenzione quello che ti dico...tutto chiaro?
    Supaku squadrò il ragazzino con fermi occhi azzurri, facendogli capire che non avrebbe tollerato insubordinazioni di alcun tipo né una risposta diversa da un assenso.



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    Pochi minuti d'attesa mi avevano separato dalla venuta si Supaku, il mio sensei. I ricordi dell'albino erano quasi tutti chiari in me tranne quelli di una singola notte di assoluta follia. Di quella notte in realtà non ricordavo nulla a parte i pochi stralci mostratimi dallo Shukaku. L'uomo dai bianchi capelli mi si era mostrato nei suoi nuovi abiti, che già avevo visto il giorno prima. Seppur gli abiti erano visibilmente nuovi erano ancora i soliti. Kimono bianco ed un semplice e comodo paio di pantaloni monocolore. Uno stile senza fronzoli contraddistingueva Supaku. Io, invece, avevo indossato un completo pantalone e maglia rossa spezzati da una cintura azzurra. Il torace era coperto oltre che dalla maglia rossa anche da una sorta di giacchettino a mezze maniche nero e bianco con il cappuccio. Terminava il tutto un paio di guanti bianchi e le scarpe nere e gialle, scarpe molto diverse dai sandali ninja che si utilizzavano a Suna ma che comunque non impacciavano i miei movimenti. Il Sensei aveva fatto ora la sua entrata in scena parandosi difronte a me. Con un rapido movimento delle braccia mi ero dato una piccola spinta per scivolare dal tronco su cui ero poggiato e portarmi sul piano di calpestio dove si trovava Supaku. Il Chuunin di Suna aveva cominciato a parlarmi con voce serena. La prima parte del suo discorso verteva sul mero denaro che avevamo concordato. Dei millecinquecento Ryo richiesti lui ne desiderava solo trecento alla fine di questo poi il resto con il prossimo insegnamento. Un cenno d'assenso prima di far riprendere a parlare l'albino. Al contrario del suo tono di voce, pur sempre sereno, le parole che stava pronunciando si erano rivelate autoritarie ed in un certo senso antipatiche. Richiedeva costante dedizione alla sua persona. A me non interessava molto dover far ciò che lui mi diceva di fare, era lui il sensei e lui conosceva il modo per sbloccare il Jutsu. Non potevo far altroma credevo che questo era una cosa oramai certa. Volevo imparare e glielo avevo detto. Quello a cui proprio non andava a genio questa storia era lo Shukaku. Un suono improvviso e cavernoso proveniente dal mio animo aveva per un momento cancellato le parole dell'albino. Il ringhio dell'Ichibi mostrava tutto il suo disappunto per le parole del Suniano che mi stava difronte. Disappunto ribadito con un'aulica metafora.
    Ma chi cazzo si crede di essere questa minuscola merda di piccione?!
    Ringraziavo i Dei che il demone che mi dimorava dentro non aveva preso ancora il controllo delle mie labbra. Poteva essere un qualcosa di molto spiacevole lasciar parlare lui. Intanto Supaku era andato avanti senza sosta nel suo discorso. Si stava dimostrando più autoritario del solito. Forse per riconoscermi come suo degno successore voleva avere una sorta di prova di fiducia. Non capivo il suo comportamento ma questa era una cosa che mi capitava abbastanza spesso. L'ultima frase era stato un avvertimento. I suoi Jutsu erano pericolosi. Erano indirizzati in una delle zone più sensibili del corpo umano, i polmoni, e utilizzarli in modo sconsiderato poteva portare a serie lezioni. Sapevo che i Jutsu ad espulsione orale erano qualcosa di complesso da eseguire, significava sforzare i propri polmoni con una quantità d'aria eccessiva e caricare il tutto di chakra. Forse erano più rischiosi e difficili da utilizzare dei Jutsu a concretizzazione esterna come, ad esempio, i Doro Bunshin. Una parola di Supaku aveva bloccato i miei pensieri, voleva un mio cenno d'assenso. Era meglio non far aspettare molto l'autoritario Suniano. Così avevo cominciato a parare con voce calma, serena e sincera.
    Certo... Il mio cenno d'assenso era arrivato mentre annuivo con rapidi movimenti del capo. Subito dopo avevo bloccato la mia testa, tenendola leggermente piegata verso destra, ed avevo ricominciato a parlare. E' logico, l'Hijutsu è tuo e sarai tu a spiegarmi come poterlo concretizzare al meglio. Tu mi dici quello che devo fare ed io lo faccio.
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    L'allievo annuì confermando quindi la sua proposta sulla quantità di pagamento, poi dopo le sue parole sull'obbedienza che il chuunin desiderava avere dal genin durante quell'addestramento gli rispose guardandolo con sguardo inebetito.
    Certo disse Darima come se fosse la cosa più naturale del mondo. E' logico, l'Hijutsu è tuo e sarai tu a spiegarmi come poterlo concretizzare al meglio. Tu mi dici quello che devo fare ed io lo faccio. Supaku lo guardò con occhi di ghiaccio. Non credeva ad una sola parola del ragazzino. Ormai aveva imparato a conoscerlo e sapeva che era tutto ma non accondiscendente. Dentro di lui c'era un'anima oscura accuratamente celata. La stessa anima oscura che nel loro combattimento aveva provato a soffocarlo con la sabbia in un attacco alle spalle. Quel ragazzino davvero gli dava sui nervi. Il vuoto dentro di lui però gli impediva di farsi coinvolgere troppo dai propri sentimenti. Lui era freddo acciaio e l'acciaio non aveva emozioni. Spero abbia capito, poi saranno cavoli suoi se gli esploderanno i polmoni mentre tenta di fare di testa sua.
    Vieni con me...ho cambiato idea su questo campo di addestramento...non mi piace come zona. Non voleva che qualcuno passasse per caso e ascoltasse tutto l'addestramento, sebbene fosse solo un semplice Hijutsu di basso livello, avrebbe odiato uno spione. Detto questo Supaku cominciò a camminare a passi spediti verso la città di Suna. Facendo ben attenzione che Sora lo seguisse, cominciò a camminare sui tetti della città fino ad arrivare sulla zona di roccia che circondava in modo quasi protettivo tutta Suna. Da lì cominciò a scalare i grossi pilastri di roccia che si sollevavano verso l'alto fino ad arrivare sulla punta di uno di essi, troncata come se una lama ne avesse tagliato la cima. Il ragazzo si sollevò osservando la città parecchi metri sotto di loro. ottimo, qui siamo abbastanza in alto e nessuno potrà ascoltarci, oltretutto c'è anche uno splendido panorama.

    Si girò verso il suo allievo e aspettò che fosse salito anche lui prima di cominciare a parlare
    Benissimo, adesso iniziamo dalle basi. Prima cosa, ho visto che conosci la Kyoryokuna, sei a conoscenza di altri jutsu Fuuton da inspirazione? Bada bene, non voglio sapere tutti i tuoi jutsu Fuuton, ma solo quelli che richiedono l'utilizzo di aria nei polmoni.


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    Edited by Supaku - 11/7/2013, 16:53
     
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    Supaku aveva ascoltato le mie parole con attenzione, dopo un poco l'albino si era guardato intorno. Con il suo solito tono di voce sereno ma senza emozioni, quasi come quello che veniva risputato fuori dalle radioline Ninja, il Chuunin mi aveva invitato a cambiare zona. Non gli piaceva questo campo seppur era stato lui a scegliere il luogo. O almeno così credevo, di solito quelle strutture erano prenotate dai vari shinobi che ne avevano bisogno o assegnate direttamente dal KazeKage in caso di esami o addestramenti Ninja base. Dopo aver preso questa decisione il Ninja aveva cominciato a muoversi verso l'uscita del campo e verso la città. Mentre già cominciavo a camminare mi ero legato in spalla la pesante giara. Dopo un paio di minuti di difficoltà mentre cercavo di legare la mia fascia, con annesso coprifronte, alla bene e meglio. Avevo imparato ad assicurare quella pesante struttura alla mia schiena come un paguro si lega saldamente al suo nuovo guscio. Non volevo perdere la giara o farla cascare per nessun motivo. Così avevo cominciato a seguire il giovane di Suna camminando al vertice dei tetti del villaggio. Le strade della città intanto scorrevano sotto i miei occhi affollate e caotiche. Un caos che però non mi tangeva, ero distante dalle loro voci e dalle loro persone più di chiunque altro. Non sapevo dove voleva portarmi Supaku ma a quanto pareva per lui era una sorta di posto speciale. Nulla nel villaggio però attirava lo sguardo dell'albino che tirava dritto dinanzi a se convinto del luogo in cui voleva condurmi. Intanto anche il centro di Suna era passato sotto i nostri passi spediti. Forse il Sensei voleva condurmi all'esterno delle mura, li nel deserto dove la desolazione e la sabbia la faceva da padrona, luogo in cui mi sentivo veramente a casa. Ed infatti senza quasi fermarsi Supaku aveva cominciato a scavalcare le alte rocce che circondavano completamente la città formando delle solide mura difensive intorno al centro. Concentrando il chakra nelle piante dei piedi avevo cominciato anche io la mia scalata. L'obiettivo era sempre più in alto, sempre più in alto. Se voleva fuoriuscire dal villaggio c'erano le apposite porte. Non riuscivo a comprendere il motivo del suo gesto ma doveva esserci una spiegazione. Ancora più in alto, sempre più in alto senza fermarci. Oramai il villaggio sembrava grande come una casa delle bambole e le persone piccole come delle formiche, un enorme e brulicante formicaio. Dopo un bel pò di cammino, sulla sommità di uno dei pilastri del muraglione, uno dei più alti, ci eravamo fermati. Uno sguardo intorno a me mi aveva lasciato senza fiato. Da quell'altezza tutto il villaggio si poteva vedere chiaramente, potevo indicare quasi a memoria tutti i luoghi intorno alla mia abitazione anche senza vederli chiaramente. Quel luogo era un incanto sospeso tra il fascino selvaggio ed indomabile del deserto e l'irrefrenabile vita della città. Mentre ancora mi guardavo intorno, stavolta soffermandomi su di un'oasi che si stagliava in lontananza, l'Albino aveva cominciato a parlarmi. Una domanda semplice inerente alla nostra situazione. Mentre richiamavo nella mia mente la mia esperienza con l'elemento in questione il demone aveva cominciato a parlarmi. La voce era irritata. Non da me ma dal mio interlocutore.
    Affidati a me ed il tuo Fuuton può ricevere vantaggi inimmaginabili. Posso fare di te il miglior utilizzatore del Fuuton che il mondo Ninja abbia mai visto. La promessa del Bijuu sapevo che non era del tutto vana ma comunque ero convinto a non cascarci. Cedere al suo potere significava ben altro che riuscire a gettare potenti Jutsu. Era qualcosa di estremamente pericoloso e che richiedeva una certa dose d'impegno. Non dar ascolto a questa merdina di piccione!
    Beh... Avevo cominciato a grattarmi la nuca con fare pensieroso, mi vergognava un pò ammetterlo ma non conoscevo Jutsu Fuuton da inspirazione oltre quello che Supaku aveva già visto. Devo dirti che nella mia formazione da Ninja il Fuuton è sempre stato leggermente defilato. La mia predisposizione primaria è assimilabile al Doton mentre il Fuuton è qualcosa che ho riscoperto di padroneggiare solamente di recente. Quindi come puoi immaginare il mio intento è migliorare anche con quest'ultimo elemento. Solo che fino ad ora non avevo mai incontrato nessuno con la mia stessa propensione da poter considerare mio Sensei, contrariamente a quanto mi è successo con il Doton e con la Sabaku. In sintesi, l'unico Jutsu elementare Fuuton che conosco è la Kyoryokuna. Jutsu che, inoltre ho imparato da solo. Comunque ho intenzione di eccellere in tutti i campi che ho a mia disposizione.
    Avevo messo tutto nelle mie parole, mi ero lasciato trasportare ed avevo rivelato le mie vere motivazioni che mi avevano spinto ad effettuare l'apprendimento. Per fortuna non avevo rivelato alcun che sul mio status da Jinchuuriki ma se la mia conoscenza con Supaku andava ancora oltre non credevo di poter tenere il segreto per molto.
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    Beh... Devo dirti che nella mia formazione da Ninja il Fuuton è sempre stato leggermente defilato. La mia predisposizione primaria è assimilabile al Doton mentre il Fuuton è qualcosa che ho riscoperto di padroneggiare solamente di recente. Quindi come puoi immaginare il mio intento è migliorare anche con quest'ultimo elemento. Solo che fino ad ora non avevo mai incontrato nessuno con la mia stessa propensione da poter considerare mio Sensei, contrariamente a quanto mi è successo con il Doton e con la Sabaku. In sintesi, l'unico Jutsu elementare Fuuton che conosco è la Kyoryokuna. Jutsu che, inoltre ho imparato da solo. Comunque ho intenzione di eccellere in tutti i campi che ho a mia disposizione.
    Supaku annuì dopo tutto il discorso del suo allievo. Beh, almeno è un punto da cui partire... pensò il ragazzo mentre cercava di riflettere su come iniziare l'addestramento. Bene, quindi hai già più o meno una idea grossolana su come funziona l'immissione del chakra nei polmoni per utilizzare quei Jutsu Fuuton, in pratica si concentra il chakra Fuuton e lo si mescola con l'aria nei propri polmoni, in modo da amplificare l'effetto e potenziare il tutto. Supaku inspirò cercando di pulire la mente e riassumere in concetti semplici quello che avrebbero fatto con il loro addestramento. Il primo Jutsu che andremo ad affrontare consiste nel manipolare il chakra ad un livello differente...quasi superiore per dire...cioè intorno ai polmoni, per aumentare la loro resistenza e quindi dilatarli oltre il normale in modo da accoglier più aria del solito....in questo modo l'aria raccolta si mescolerà con il chakra Fuuton e il jutsu aumenterà di dimensioni...come hai visto nel nostro piccolo scontro...Siccome come processo questo non è immediato, in quanto la manipolazione deve essere molto sottile...inizieremo piano...
    Detto questo Supaku si sedette a terra nella posizione del loto facendo cenno all'allievo di sedersi davanti anche lui. Subito dopo riprese a parlare.
    La prima cosa da fare è degli esercizi di respirazione per preparare il tuo corpo allo sforzo e oltretutto per farti prendere consapevolezza di quella parte del corpo...Inizierai con il prendere dei grandi respiri cercando ad ogni respiro di accogliere più aria possibile, in modo da sentire il polmoni dentro di te dilatarsi il più possibile....cominciamo...


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    Supaku aveva ascoltato senza interrompere. Credevo di suscitare in lui una qualche reazione ma il tutto si era risolto con l'albino che annuiva alla fine delle mie parole. In realtà non sapevo quale reazione aspettarmi da tutto ciò ma di sicuro qualcosa più di un cenno con il capo. Finalmente l'albino, però, aveva cominciato a parlarmi. A quanto pareva una certa idea di base sull'utilizzo dell'Hijutsu che volevo imparare. In sintesi dovevo concentrare il chakra nei polmoni dove dovevo mescolarlo all'aria, come già facevo in un certo senso per la Kyoryokuna. Solo che grazie a questo Hijutsu potevo amplificare l'effetto dei Jutsu Fuuton. Finalmente potevo ricevere una spiegazione dettagliata sull'utilizzo della tecnica che stavo andando ad apprendere. Avevo scoperto a cosa serviva ma non ancora il come metterla in pratica. Il primo Jutsu serviva a manipolare il chakra nei polmoni ad un livello superiore. Cioè non più, e non solo, impastare il chakra all'interno dei polmoni ma anche intorno. Il senso di ciò era aumentare la loro resistenza e dilatare oltre il normale la quantità d'aria incamerata. L'aria in più si doveva andare a mischiarsi con altro chakra Fuuton così da aumentare le dimensioni del Jutsu. Il processo però era estremamente sottile e complesso. Detto questo Supaku incurante della sabbia al suolo si era accomodato al suolo in una posizione molto strana. Le gambe erano poste in una posizione quasi innaturale storte. Il suo invito a sedermi mi aveva leggermente inquietato. Voleva far sedere anche me in quella estrosa posizione? No, io ci stavo a spezzarmi le gambine. Con calma mi ero tolto la giara dalle spalle poggiandola a pochi metri da me prima di accomodarmi per terra in una posizione di sicuro più comoda di quella assunta dall'Albino. Non appena mi ero accomodato Supaku aveva ricominciato a parlarmi. Il Chuunin aveva cominciato a spiegarmi come eseguire gli esercizi preparatori all'apprendimento dell'Hijutsu. Dovevo prendere dei grandi respiri con cui cercare di raccogliere sempre più aria possibile. La spiegazione era stata abbastanza chiara, dovevo riuscire a dilatare i miei polmoni aumentando la quantità di aria che potevo respirare. In sintesi qualcosa di semplice a dirsi ma complicato a farsi. Certo, per farlo bisognava avere una grande conoscenza di se e del proprio apparato respiratorio. Così da conoscerne limiti e deficit. Non credevo di aver qualche sorta di problema legato ai polmoni, di solito quei problemi precludevano l'utilizzo di questi Jutsu orali proprio per non affaticare gli organi. Comunque avevo imparato ad utilizzare la Kyoryokuna da solo, apprendere questo Jutsu poteva essere anche più semplice. Ero guidato passo passo da qualcuno che c'era già passato oltre che portato di mio. Così, con rinnovato vigore avevo cominciato a parlare all'Albino.
    Ok proviamoci. Avevo detto convinto di riuscire in poco tempo. Respiravo da una vita quanto poteva essere difficile questo esercizio? Sono pronto.
    Dopo aver detto ciò avevo cominciato a respirare sfruttando sia il naso sia la bocca. Per prima cosa inspiravo con il naso quanta più aria mi era possibile per poi espellerla con forza dalla bocca. Questo era uno dei modi che mi avevano insegnato durante gli allenamenti per accogliere più aria nei polmoni e favorire l'afflusso di ossigeno ai muscoli. Tutto ciò serviva per non risentire dell'acido lattico accumulato nei muscoli e poter durare più a lungo. Non sapevo se questo modo poteva essere il corretto ma ad occhi chiusi avevo cominciato a inspirare ed espirare seguendo un ritmo costante scandito nella mia mente. Per fortuna il Monocoda non si era intromesso in questa situazione e ciò mi permetteva di restare più concentrato su ciò che facevo.
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    Sora sembrava abbastanza fiducioso di quello che stava facendo. Supaku lo osservò curioso cercando di capire quello che stava facendo, concentrandosi il più possibile sui movimenti del bacino e del petto. Come aveva intuito Sora stava facendo dei grossi respiri. Troppo semplici.
    Stai prendendo dei respiri troppo semplici e corti...il concetto di tutto ciò è aumentare i respiri fino a dismisura. Devi riempirti tutti i polmoni fino a sentire quasi male. Per questo ci vorrà un pò perché i respiri ti toglieranno quasi il fiato...comincia a riempirti d'aria. Avanti, riprova.


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    Stavo continuando a respirare con movimenti lenti e costanti del diaframma. Il lavoro che stavo eseguendo era monotono e semplice e mi stava portando lentamente a spingermi verso il sonno. Mentre ancora respiravo, ora incerto sulla buona riuscita del mio metodo, avevo visto che il mio sensei mi stava guardando con attenzione forse per comprendere i miei movimenti. Ed infatti dopo pochi minuti Supaku aveva cominciato a parlarmi dandomi nuovi consigli e direttive. A quanto pareva il ritmo dei miei respiri era troppo corto e semplice e non si sposava con il concetto di ciò che dovevo apprendere. La vera essenza di questa parte dell'apprendimento era aumentare l'aria incamerata effettuando dei respiri ampi. Dovevo sentire la tensione del polmone che si espandeva frenato dalla mia gabbia toracica.
    Ok, quindi devo eseguire respiri più profondi. Avevo detto con voce dubbiosa, non perché non mi fidavo del Sensei ma perché non sapevo cosa intendeva l'albino con la frase "fino a sentire quasi male". Però non potevo mostrarmi molto dubbioso ed indisponente. Le sue prime parole erano state chiare. Così con voce leggermente più sicura avevo ricominciato a parlare. Ci riprovo.
    Non mi piaceva soffrire, forse ancor meno di quanto piaceva alle persone normali, ma la mia condizione di Jinchuuriki del monocoda, demone molto protettivo con il suo portatore, mi aveva reso ancor più suscettibile riguardo al dolore fisico. Chiudendo gli occhi, per concentrarmi meglio, avevo cominciato ad respirare come quando volevo lanciare la Kyoryokuna ma prolungando i momenti. Avevo fatto un unico grande respiro che ad un certo punto si era bloccato automaticamente, avevo raggiunto il limite della mia raccolta di fiato. Spiazzato da questa cosa avevo espirato con tutta la mia forza. Dovevo continuare, forse avevo trovato una soluzione al problema. Nuovamente, sempre ad occhi chiusi, avevo cominciato ad inspirare aria utilizzando solamente il naso. Quando la respirazione nasale si era bloccata con un rapido movimento della bocca avevo continuato ad aspirare aria. Sentivo una sensazione di fastidio salire dai polmoni fino al cervello. Il mio apparato respiratorio lanciava impulsi al cervello per far cessare questa follia. I polmoni erano oramai saturi ed espansi alla loro maggior estensione. Con un nuovo espiro avevo lasciato uscire aria sia dalla bocca sia dal naso. Non potevo abbandonare già i miei tentativi. Così, con un nuovo respiro, sempre dal naso per cominciare, avevo deciso di riprovare. Quando l'aria raccolta con il naso si era rivelata troppa avevo ricominciato ad aspirare con la bocca concentrandomi sempre di più per cercare di ignorare i segnali del mio corpo. Mi sentivo la testa pesante ed il corpo ricolmo d'aria ma non volevo fermarmi. Dovevo raccogliere sempre più aria.
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    Sora sembrava aver preso molto sul serio la sua lezione in quanto cominciò a prendere respiri sempre più profondi e concentrati. Supaku notò il cambio della situazione sopratutto quando il volto del suo allievo cominciò a variare su un colorito prima pallido e poi sempre più rosso quando arrivò a prendere un respiro che non sembrava più finire. Lo senti? Senti i muscoli tendersi? Senti i polmoni farsi spazio nel tuo corpo? Senti l'aria bruciare dentro di te come se stessi per scoppiare? Questo è il potere del vento...questa è la sua vera forza. disse l'albino preso nell'impeto dell'insegnamento.
    Bene, ora che hai iniziato a fare i primi passi, vediamo di insegnarti a concentrare il chakra intorno ai muscoli del torace...nello specifico intorno ai muscoli intercostali. disse il ragazzo toccandosi il petto con l'indice e facendo una lieve pressione tra costola e costola. Il concetto di questo altro breve addestramento è semplice: dovrai concentrare una grande quantità di chakra intorno ai muscoli, forzandoli dal muoversi e allargandosi verso l'esterno, così da assecondare l'enorme respiro che prenderai. Genericamente la quantità di aria richiesta varia a seconda della potenza del Jutsu, quindi per ora ci concentreremo su un Jutsu di basso livello, ci basterà muovere i muscoli di qualche millimetro...Per cominciare inizia con il focalizzare il chakra nella parte interessata, un pò come il controllo del Chakra sulle piante dei piedi. Solo che stavolta dovrai concentrarti sui muscoli. disse il ragazzo aspettando da parte del proprio allievo che iniziasse a concentrare il chakra.
    Ti consiglio di chiudere gli occhi e concentrarti....poi di prender un profondo respiro...noterò subito se il controllo del chakra starà funzionando o meno.


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    Ero riuscito nella mia impresa. Avevo attirato molta più aria nei miei polmoni ed ora sentivo un vivido bruciore nella gabbia toracica. L'aria dentro di me lottava per fuoriuscire ma io bloccavo le sue vie di fuga aspirandone altra a forza. Mentre ancora respiravo Supaku aveva cominciato a parlarmi con voce fiera. Stava descrivendo esattamente come mi sentivo, cioè ricolmo d'aria fino a scoppiare. Finalmente quella parte dell'apprendimento però era terminata. E volevo aggiungere per fortuna visto che la mia testa si era fatta così pesante che mi sentivo quasi da svenire. E per me perdere i sensi significava liberare il demone dentro di me. E non sapevo cosa poteva fare lo Shukaku a Supaku. Mi era chiaro, oramai, che il demone desiderava solo poter mettere la sua sabbia su di lui. Finalmente l'Albino mi aveva invitato ad utilizzare il chakra. La testa mi girava lievemente e forse anche per questo non avevo ancora compreso il perché dell'esercizio. Dovevo portare il chakra nei muscoli intercostali. Per essere ancor più chiaro il sensei si era portato l'indice tra le due costole facendo una certa pressione. Neanche questo però era lo stadio finale della tecnica. Il concetto di questo secondo allenamento era quello di concentrare il ckara intorno ai muscoli per forzarli a muoversi ed allargarsi verso l'esterno. Il senso finale di tutto ciò era quello di riuscire ad unire il precedente respiro, quello che mi aveva quasi portato al limite, con l'espansione dei polmoni così da rendere il procedimento più agevole. Il chakra da concentrare nella gabbia toracica variava in relazione al respiro ed al Jutsu da utilizzare. Il procedimento doveva essere semplice. In fin dei conti era come camminare sulle pareti portando il chakra sulle piante dei piedi. In realtà l'unico problema che avevo veramente era la concentrazione del chakra in quella zona dimenticata dall'uomo. O meglio credevo che nessun altro aveva mai pensato a canalizzare il chakra in quella zona per renderla più elastica. Infatti, quando pensavo alla zona dei pettorali con l'aggiunta del chakra subito potevo pensare ad un Jutsu che induriva i muscoli in fase difensiva. O qualcosa del genere. Invece io dovevo attingere al mio chakra per rendere più malleabile i muscoli, azione che non avevo mai compiuto in vita mia. Secondo me dovevo limitare l'utilizzo del chakra elementale Doton, anche perché quell'elemento mi sembrava veramente poco adatto in questa situazione. Stavo andando ad imparare un Jutsu basato sul Fuuton, seppur non si era mai parlato specificamente di Chakra Futton per questa tecnica. Un nuovo respiro, profondo ma stavolta umano, era penetrato su per il mio naso per poi fuoriuscire in un rapido e possente getto dalle mie labbra. Era il momento di provare. Sempre seduto mi ero portato il dito nella zona del torace, come avevo visto fare poco prima a Supaku pronto a canalizzare il chakra. Il flusso era rapido ma poco abbondante, stavo utilizzando circa la stessa quantità di chakra che adoperavo per tecniche di basso livello come la Suna Shigure o la creazione di un Doro Bunshin. Questi non erano propriamente dei paragoni logici da fare ma mi sembravano le tecniche più rappresentative al momento. Mentre cominciavo a canalizzare il chakra Supaku aveva parlato di nuovo. Ad occhi chiusi avevo cercato di focalizzare il flusso del chakra così come mi aveva spiegato Teddy nell'addestramento al controllo del chakra. Concentrandomi avevo cominciato a dirigere una lieve quantità d'energia nei miei pettorali e nella zona del torso. La mano lasciata sul busto per cercare di avvertire un qualche cambiamento mentre respiravo come avevo imparato poco prima. Potevo solamente sperare di riuscire nell'impresa.
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    L'allievo prese un profondo respiro prima di cominciare a canalizzare il chakra. Uhmm...dovrebbe metterci poco...l'unico problema sarà riuscire a trovare i muscoli giusti in cui canalizzare il chakra. Come aveva sospettato Supaku infatti il suo allievo cominciò ad immettere chakra ma sbagliò muscoli in quanto il chuunin potè chiaramente vedere i pettorali del ragazzino gonfiarsi ma inutilmente. Hai sbagliato a canalizzare il chakra nei muscoli...devi concentrarti sui muscoli intercostali non sui pettorali e su quelli che stanno sopra...riprova, stavolta fai attenzione...di solito non sono facili da percepire perché si usano così poco che sono quasi atrofizzati, ma penso che con la giusta quantità di chakra potrai dargli una scossa...lo sentirai subito per via del dolore...riprova... disse il ragazzo mentre invitava l'allievo a ritentare.


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    Il primo tentativo era andato storto. Nessun cambiamento nella zona su cui avevo posto la mano. I miei pettorali si erano modellati grazie all'influsso del mio chakra ma il respiro era stato comunque difficoltoso e soprattutto doloroso. La sensazione provata poco prima, testa pesante e vertigini, si era ripresentata stavolta leggermente aggravata dalla concentrazione necessaria a portare il Chakra nei pettorali e dall'affaticamento già provato poco prima. Stavolta però l'obbiettivo non era raccogliere più aria possibile ma riuscire a modellare il mio corpo attraverso il chakra. Avevo smesso di respirare inglobando l'aria dentro di me per un paio d'attimi. Questo gesto era stato abbastanza, una strana sensazione si era impadronita del mio corpo. Mi sentivo ingombro, pesante e leggero allo stesso tempo. Sul il mio volto si poteva osservare una certa policromia, rapidi passaggi di colore dal bianco pallido quando aspiravo aria al rosso dovuto all'abbondante afflusso di aria, e quindi sangue, nel cervello. L'aria era dentro di me pronta per essere espulsa con forza. La sensazione di libertà, dovuta al repentino rilascio d'aria, era stata però soffocata dall'intervento di Supaku. L'albino aveva osservato tutta la scena prima di parlare. Alle prime parole del mio sensei avevo aperto i miei occhi cerulei spostando lo sguardo sul volto, stranamente familiare, dell'albino che stava continuando. Il mio errore era un errore di fondo, avevo sbagliato il punto in cui avevo canalizzato il flusso del chakra. Un errore da principiante aveva compromesso la riuscita del mio esercizio. Il mio obiettivo era un altro gruppo muscolare, i muscoli intercostali. Questi stando alle parole del chuunin erano difficilmente percepibili e quasi atrofizzati nella maggior parte degli uomini. Ora avevo compreso di quale zona muscolare parlava. Il plesso solare, me ne aveva parlato Teddy a suo tempo durante una sessione d'allenamento. Quel piccolo Nara amava il combattimento corpo a corpo ed a dispetto della sua stazza era senza dubbio molto portato per i Taijutsu. Comunque l'ex special Jounin si era lamentato della difficoltà riscontrata nell'allenare quel piccolo muscolo posto tra i pettorali ed i muscoli addominali. Ero stato uno stupido a non prendere in considerazione quel muscolo. In fondo era quello più adatto ad assolvere questa funzione. Il Plesso Solare, infatti, era un muscolo semivolontario che controllava il respiro automaticamente. La volontarietà si rivelava nei momenti in cui il nostro cervello voleva bloccare il respiro di sua iniziativa. Ora sapevo dove concentrarmi, avevo focalizzato bene quella zona nella mia mente. Secondo Teddy quello era il punto giusto dove colpire sempre. Anche se allenato il Plesso Solare non raggiungeva mai la durezza degli addominali o dei pettorali che vi erano sotto e sopra. Lo ammettevo, ne sapevo molto poco sull'anatomia ma queste erano le mie informazioni ed intendevo utilizzarle al meglio. Così, seguendo le indicazioni del Sensei avevo chiuso nuovamente gli occhi. L'indice ed il medio della mano destra posti sulla zona del plesso solare mentre con un certo sforzo convogliavo i flussi di chakra, la stessa quantità di poco prima. Forse in questo modo potevo scuotere quel muscolo assopito e sottoporlo al mio controllo. Il nuovo respiro era stato improvviso e rapido quando tutto il chakra che volevo utilizzare si era spostato nel Plesso Solare.
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    Il suo allievo non pronunciò parola e si limitò a formare di nuovo le mani a sigillo e a riprendere la concentrazione. Supaku si grattò un orecchio sotto la folta chioma bianca, cercando di capire cosa stava facendo. Era chiaro che l'ultimo tentativo del ragazzo lo aveva portato allo stremo, si vedeva dalla sua faccia a chiazze e dagli occhi leggermente iniettati di sangue. Allora perché non aveva proposto una pausa? Il ragazzo fece spallucce, tralasciando quell'aspetto e tornando a concentrarsi su quello che Sora stava facendo. Il ragazzo prese un respiro e lui osservò come il tuo petto sembrasse contorcersi in modo strano per qualche secondo, prima di allargarsi sensibilmente e gonfiarsi per accogliere più aria. Supaku annuì, osservando come il piccolo Darima avesse capito quasi subito come funzionasse la situazione. Basta così...non ti sforzare troppo...penso tu abbia capito come funzioni questo controllo del chakra... disse il sensei alzando una mano.
    Ora prima di continuare il nostro addestramento...volevo sapere un paio di cose da te e farti prendere un attimo di pausa dallo sforzo a cui ti stai sottoponendo...Che cosa significa per te il Fuuton? Perché possiedi questo elemento? disse il ragazzo decidendo così di interrompere per qualche attimo l'addestramento in modo che Sora potesse riprendere fiato e allo stesso tempo lui potesse capire di più su quel ragazzino.


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