Missione Daiki Nakamura & Supaku Handoru

Livello B

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    Missione Daiki Nakamura & Supaku Handoru
    Missione a Servizio di:Mercato Nero
    Livello:B
    Esecutori della Missione:Daiki Nakamura & Kohaku Kyofu
    Luogo d'Incontro:Porta Sud Iwagakure
    Appuntamento Ore:12.00
    Il signor Makugame esporta armi da Yamamichi a Tosi per incoraggiare il governatore della città a muoversi contro il Paese della Pioggia. Tuttavia gli ultimi due carichi di armi si sono volatilizzati nel nulla ed il signor Makugame sospetta sia a causa dell'intervento di uno shinobi di Ame che è stato visto muoversi sul confine. I nostri infiltrati ad Ame controllano i vari movimenti degli shinobi e ci fanno sapere che nessuno dei Jounin o Anbu di Ame risultano essere in missione per paura di un’eventuale guerra quindi è logico pensare si tratti, probabilmente, di uno Sp.Jounin, inviato ad indagare sui nostri commerci illegali.
    Il committente desidera sapere che fine hanno fatto quelle armi, dello shinobi non gli importa e per venirvi incontro è disposto a mandare un terzo carico come esca.

    P.S. I nostri contatti ad Ame ci assicurano che non sanno nulla di tutto ciò, in effetti hano mandato uno Shinobi ad indagare, ma è scomparso senza fare più rapporto. Si pensa che abbia tradito il Villaggio per mettersi in proprio, rubando le armi ai contrabbandieri. Ci hanno chiesto di eliminare per loro il traditore, una volta scoperto che fine hanno fatto le armi ci penseranno le autorità a mettere fine alla minaccia. Buona fortuna

    Hayato
    Inizia Red


    Edited by Masterzaga - 11/7/2014, 19:02
     
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  2. redwolf85
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    Narrato pensato Parlato Daiki Parlato Kohaku Parlato altri 1 Parlato altri 2

    Daiki srotolò la missiva. Come al solito le istruzioni erano di due tipi, il primo, l'incarico richiesto dal committente, non dubitava che molti Mukenin avrebbero trovato divertente quella missiva.
    CITAZIONE
    Il signor Makugame esporta armi da Yamamichi a Tosi per incoraggiare il governatore della città a muoversi contro il Paese della Pioggia. Tuttavia gli ultimi due carichi di armi si sono volatilizzati nel nulla ed il signor Makugame sospetta sia a causa dell'intervento di uno shinobi di Ame che è stato visto muoversi sul confine. I nostri infiltrati ad Ame controllano i vari movimenti degli shinobi e ci fanno sapere che nessuno dei Jounin o Anbu di Ame risultano essere in missione per paura di un’eventuale guerra quindi è logico pensare si tratti, probabilmente, di uno Sp.Jounin, inviato ad indagare sui nostri commerci illegali.
    Il committente desidera sapere che fine hanno fatto quelle armi, dello shinobi non gli importa e per venirvi incontro è disposto a mandare un terzo carico come esca.

    Daiki non era però un Mukenin comune, non gli piaceva affatto l'idea che ci potessero andare di mezzo i Ninja di Ame, nazione che lo aveva accolto dopo la sua fuga. D'altra parte neanche Hayato era un Mukenin comune e aveva lasciato a Daiki istruzioni leggermente diverse. Insieme alla missiva, c'era un foglietto contenente poche righe, scritte con la calligrafia dell'ex Shinobi di Suna.
    CITAZIONE
    I nostri contatti ad Ame ci assicurano che non sanno nulla di tutto ciò, in effetti hano mandato uno Shinobi ad indagare, ma è scomparso senza fare più rapporto. Si pensa che abbia tradito il Villaggio per mettersi in proprio, rubando le armi ai contrabbandieri. Ci hanno chiesto di eliminare per loro il traditore, una volta scoperto che fine hanno fatto le armi ci penseranno le autorità a mettere fine alla minaccia. Buona fortuna

    Hayato

    La missione era chiara e in fin dei conti abbastanza semplice, la parte che più lo preoccupava era la presenza del compagno, se incontrava il tipo giusto non sarebbe stato un problema, ma se fosse stato qualche pazzo esaltato....
    Finito di rimuginare su quella missiva Daiki si predispose per la partenza, tornato nel suo alloggio tirò fuori dall'armadio il suo zaino e vi infilò dentro tutto ciò che gli poteva servire, due cambi puliti e uno invece più consunto dotato di ampio mantello con cappuccio, in quella missione sarebbe stato essenziale immaginava, sapone, provviste. Non perse tempo a creare copie, mentre preparò il suo equipaggiamento, legò due cartabombe ad altrettanti Kunai e li rimise nella borsa, si tolse i pesi alle caviglie, per avere il massimo della mobilità fin da subito, poi si sistemò il resto dell'equipaggiamento, per ultimo la sua cintura, a cui erano appese le due spade, tra cui Keibatsu. Fatto ciò lasciò la base e si avviò verso il luogo dell'incontro, nell'oscuro cuore delle Terre di Nessuno, un viaggio di almeno due giorni tra montagne e valli della morte. Una normale passeggiata per un Mukenin. Pensò ironico.
    Il viaggio si rivelò noioso ma sicuro, aveva presto intuito che il modo più sicuro per viaggiare nelle Terre di Nessuno era stare in alto, Hayato aveva le sue creature svolazzanti, Daiki preferiva le montagne, con i loro nascondigli e la bella vista sul paesaggio ma anche sui possibili pericoli. Non gli dava fastidio la fatica, era abituato a faticare, anzi gli piaceva, senza i pesi alle gambe poi era ancora più piacevole. Evitò i centri abitati, mentre con sempre maggior cautela si dirigeva verso Iwagakure. Questo Makugame dev'essere un pezzo grosso per svolgere le sue attività in un posto del genere. Si diceva che nel vecchio villaggio si radunavano i più pericolosi Mukenin di quelle terre. Senza dubbio, il suo salvacondotto in quel posto sarebbe scaduto a fine missione e anche in quel caso non poteva permettersi di abbassare la guardia. Man mano che si avvicinava a Iwagakure un nodo gli salì alla gola, proprio tra quelle montagne i suoi genitori erano morti, Dov'era? Un po' più a Nord? O a Sud? Si chiese se non fosse il caso di fare una deviazione per ricostruire quei tragici momenti. No, non sono ancora pronto a rivivere l'incubo. Ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con il passato.
    Quando fu in vista del villaggio, gli si gelò il sangue. Il posto tetro gli comunicava una forte sensazione negativa, era irreale, come se si trattasse di un miraggio o un'illusione. Come sempre dovette ammirare la grande capacità dei costruttori del Paese della Terra che erano riusciti a costruire dal nulla quel capolavoro, in grado di sopravvivere inalterato per anni e che probabilmente sarebbe sopravvissuto per molto altro tempo ancora. Scese dalla montagna seguendo il corso di un torrente impetuoso, alimentato da una bellissima cascata. Arrivato a un centinaio di metri dalla porta Sud, si guardò intorno circospetto, non intravide nessuno, ma quello era uno dei pochi posti dove potevano crescere rigogliosi cespugli e qualche albero grazie alla quantità d'acqua riversata dalle cascate tutto attorno, anche se il terreno roccioso non offriva il massimo della presa per i vegetali. Davanti a lui, invece, stavano le porte di pietra del villaggio, davanti ad esse c'era invece un piazzale, su cui due uomini armeggiavano con un carro. Daiki pensò che si doveva trattare del loro carico. Si sistemò il cappello da deserto, con il velo aperto e acuni ciuffi di capelli neri che svolazzavano fuori, poi si avvicinò con passo determinato, la mano appoggiata all'elsa della Katana.
    Altolà! Chi sei? Gli chiese il più vicino dei due, mentre l'altro si accertava che le corde che tenevano le casse fossero ben assicurate.
    Mi chiamo Daiki. Disse semplicemente, lasciando che fossero i due a condurre il gioco.
    Nakamura? Hai qualche prova? Daiki estrasse la missiva e la lanciò all'uomo che la prese al volo e la lesse velocemente. Sembrò riconoscere il sigillo e la firma, quindi annuì facendogli cenno di avvicinarsi.
    Il tuo compagno non è ancora arrivato, intanto questo è il vostro carro. Mi hanno detto di fornirvi tutta l'assistenza possibile, quindi all'interno troverete anche viveri a sufficienza. Daiki annuì soddisfatto, il carro era in buone condizioni, così come gli animali che lo trainavano. In attesa che l'altro arrivasse continuò ad esaminare il loro mezzo di trasporto.

    Daiki "Hanketsu" Nakamura

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    Cartabomba 5Pillole del soldato 1
    Fumogeni 3Veleno debole 1
    Palla di luce 1Occhio cibernetico
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    RotoloDakoDietro la schiena
    CustodiaTirapugniAl fianco destro
    FoderoKatanaAl fianco sinistro
    Fodero minoreSpada di chakra "Keibatsu"Al fianco sinistro
    Gomitiere-----Ai gomiti
    Tasca SupplementarePupazzi esplosivi 5alla gamba destra
    Bende-----Polsi e caviglie
    Guanti chiodati-----alle mani
    Copricapo del deserto-----in testa
    Occhialoni-----sulla testa
    Pesi-----alle gambe
    Gilet di Konoha
    Armi da LancioAccessori
    palla di luce 2recipiente
    cimice 3
    Note2 cartabombe legate ad altrettanti Kunai
    pesi tolti – velocità aumentata di mezzo grado
     
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    La mandibola si serrò convulsamente, soltanto un lieve movimento tra il coprinaso in bende rivelò all'esterno quel segnale di irritazione crescente. Un compagno? Io non ho bisogno di un compagno! Fu quello il primo pensiero che gli salì alla mente. Sbuffò sonoramente fissando il rotolo appoggiato sul pavimento della sua stanza.
    Non era un locale molto, come dire, affollato. Si era trovato un rifugio in uno dei tanti palazzi abbandonati sparsi per la città. Nonostante fosse piena di vita e di malavita, era pur sempre un pallido fantasma rispetto a quello che era stata un tempo. Iwagakure pullulava di localetti chiaramente fuori da qualsias i legalità e molti edifici erano vuoti, regno del primo arrivato e della forza bruta. Kohaku aveva dovuto mettere fine alle sofferenze del vecchio che abitava in quel piano. Non ci era voluto molto, era un uomo ormai finito dagli anni e dalla droga della quale dipendeva e che lo aveva ridotto ad una palla ansimante di ossa e capelli. La palazzina era di sette piani. L'ultimo aveva il tetto crollato e il ragazzo la utilizzava soltanto per dare uno sguardo sulla città. Quello dove abitava era il sesto, un piano con le finetre rattoppate da assi di legno e poco più. Lo aveva eletto a dimora temporanea, fino a quando non si fosse guadagnato qualcosa per trovarsene una migliore. L'operazione non gli aveva lasciato neanche un soldo, per ora avrebbe dovuto accontentarsi del poco che aveva. Tornò con gli occhi sul rotolo appoggiato sulle assi di legno scheggiate. Maledizione, avrei preferito un'altra missione da solo...
    Era sempre stato un solitario. Avrebbe cento volte preferito continuare a svolgere una missione da solo, almeno fino a quando non sarebbe arrivato Arima, a quel punto avrebbero potuto aiutarsi a vicenda e cimentare la loro affinità muovendosi in coppia, ma era anche vero che...beh lui non era nella posizione di potersi permettere di rifiutare un lavoro. Aveva bisogno di soldi e di farsi un nome da far echeggiare nel Mercato Nero, così che potessero arrivare incarichi più importanti. Era lì che si giocava tutto. Forse farei bene ad ingoiare questo rospo...andiamo avanti a vediamo con chi abbiamo a che fare...magari non è male... Afferrò il rotolo con forza e lo infilò in una delle tasche della divisa nera.
    Aveva atteso fino all'ultimo minuto, sapendo che quel giorno, neanche un'ora dopo, sarebbe dovuto andare al punto di incontro della missione. Non ne aveva nessuna voglia, ma doveva mandare giù il rospo. Dette un ultimo sguardo alla stanza. Tre mobili, un letto a terra, macchie sul muro indefinibili, forse sangue, forse succhi gastrici oppure semplicemente vernice e intonaco venuto via a pezzi. Abbiamo davvero fatto un...salto di qualità... Un sorrisetto comparve da sotto le bende.
    Con un sospiro si issò in piedi dalla posizione del loto nella quale era ripiegato. La mano bendata passò rapida sopra il pavimento, prima di lasciarlo altrettanto rapidamente. In una delle assi di legno, la terza sulla destra a dieci metri dalle scale per la precisione. Aveva lasciato il suo fodero vuoto, l'omikarui si era infatti spostata nel rotolo minore per una maggiore comodità, un sacco con qualche vestito e il suo volume di appunti e tecniche che si era portato dietro da casa. L'altro sacco, quello per le missioni, era appoggiato poco vicino al letto a terra e dentro vi erano viveri per tre giorni, sufficienti, carne secca, gallette, pillole nutritive e due borracce d'acqua. L'abitudine di portarsi tranta acqua era l'unica cosa rimasta del suo retaggio in quanto abitante del deserto.
    La mano bendata afferrò il cappotto nero appoggiato ad un piolo, lo sollevò con un colpo secco e se lo legò intorno al collo. I tre bottoni per lato li chiuse fino al secondo, aveva paura di essere meno mobile se avesse chiuso anche il terzo. Le braccia scivolarono nelle maniche ampie con un gesto secco ed un movimento frusciante. Il cappuccio si sollevò sul volto.
    Era pronto per incamminarsi verso la porta sud.
    Afferò il sacco e se lo mise sulla spalla destra con un gesto fluido. Un attimo dopo scendeva i gradini, scendendo al quinto piano. Sia il quinto che il sesto avevano porte chiuse con assi di legno e il quinto aveva tre enormi armadi crollati l'uno sull'altro sulle scale, in pratica, anche se fosse una piccola zona sigillata. Come fare ad uscire? Era abbastanza facile, una delle finestre del quinto piano poteva aprirsi di lato, un asse che permetteva ad un ninja di uscire trovandosi una strada sul muro dell'edificio davanti, ma non una persona normale. Il ragazzo di solito lasciava una piuma sul pavimento interno per sapere se qualcuno si era infiltrato nelle sue stanze. Non che ci fosse nulla da rubare, ma meglio di niente.
    Tutto quello che aveva di valore lo aveva addosso, quindi era facile per lui trovarsi un'altra sistemazione in pochissimo tempo o spostarsi in una nuova città. La cosa che lo confortava di più e gli dava un senso di sicurezza era che in qualsiasi momento sarebbe potuto partire, gli basta prendere l'altro sacco nell'edificio abbandonato ed era pronto per trasferirsi in qualsiasi altro luogo. Era un sensazione quasi inebriante quella di avere tutto il proprio mondo raccolto in un sacco e poterselo portare dietro senza troppi problemi. Nessun legame, nessuna esitazione, poteva andare dove voleva, poteva essere finalmente libero di fare ciò che voleva.
    Spostò l'anta di legno e lasciò la piuma. Uscì sulla parete dell'edificio e la richiuse l'anta dietro di sé. Un attimo dopo scendeva con una serie di balzi da parete all'altra per atterrare sul vicolo fangoso.
    Aveva piovuto la sera prima, il fango era abbastanza umido, alcune pozzanghere rimanevano a testimoniare la serata di pioggia. Si mosse un passo dopo l'altro. Il sole era alto allo zenit e lui era, in ritardo molto probabilmente. Aveva calcolato male i tempi, si mosse rapido tra i vicoli, fortunatamente aveva già letto la traccia della missione, i kanji stampati bene in mente. Il cappotto nero si mosse tra le sue gambe. Kohaku storse leggermente il naso, sapeva che l'orlo si sarebbe macchiato di fango, lo avrebbe dovuto lavare per evitare che la macchia sarebbe rimasta.
    Le figure incappucciate che si muovevano per i vicoli erano quasi una normalità per Iwagakure no sato, così come altrettante appostate nei vicoli stessi, forse per cercare una persona fragile e colpire senza pietà. Spesso i locali buttavano fuori dalle porte di servizio ubriachi molesti abbastanza deboli da essere derubati.
    Kohaku non ci fece eccessivamente caso, sapeva che per evitare quei semplici tagliagole bastava mostrarsi sicuro di sé, senza lasciarsi intimorire dagli stessi e ogni tanto mostrare un kunai dalla manica nel caso fossero troppo aggressivi. Non vedo l'ora che Arima sia qui...così la smetterò di dovermi guardare le spalle in continuazione...e magari ci troveremo un covo degno di questo nome...
    Il piede destro affondò in una pozza di fango, imprecò sotto voce, era stato lievemente perso nei suoi pensieri, non doveva concedersi questi momenti di distrazione, almeno non in piena città. Svoltò in un vincolo senza pensarci troppo e cominciò a camminare a passo di marcia.
    Tornò ad immergersi nei suoi pensieri. Speriamo che Arima non rimanga sconvolto dal mio...cambiamento....
    Senza pensarci troppo si era ritrovato nei pressi della porta Sud dell'ex villaggio.
    Si fermò, il cappuccio calato sul volto bendato completamente se non per gli occhi e la fascia nera sulla fronte. Il resto del corpo coperto dal cappotto. Fuori dalla porta sembrava esserci un pò di gente e si fermò per osservare meglio la situazione da lontano. Nello spiazzo davanti alla porta vi era un carretto circondato da due persone, una si assicurava che i tiranti delle casse su di esso, l'altra si guardava intorno, forse cercando di individuare, forse, i due ninja che stavano aspettando? Quindi il mercante ha deciso di mandare un terzo carretto...interessante...
    Un attimo dopo dalla foresta apparve un altro individuo. Gilet di Konoha...copricapo del deserto...uhmmm siamo un pò confusi? Oppure vuole depistare sulle sue origini? È certamente un ninja...penso il mio compagno...
    Poco dopo il ragazzo si presentò all'altro, ma Kohaku era troppo distante per sentire il nome dello stesso. Bene, penso che ormai ci siamo... Uscì dall'ombra e si avviò verso la porta.
    Sollevò la mano fasciata in gesto di saluto mentre con l'altra abbassava il cappuccio nero sulle spalle. Il tizio nei pressi del carro si alzò di scatto, quasi preso alla sprovvista.
    Kohaku Kyofu....sono qui per la missione...
    Il tizio davanti al carro sollevò la mano ricambiando il saluto. Ci siamo tutti allora...
    Daiki, giusto? disse al ninja coperto con pezzi diversi provenienti da altri villaggi. Io sono Kohaku Kyofu...hai qualche idea su come gestire la cosa? disse accennando con la testa fasciata il carretto e gli altri due.



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    Armi da LancioAccessori
    Kunai x10Olio Infiammabile
    Shuriken x20Filo Metallico 10m
    Shuriken x20Filo metallico 30m
    Palla di Luce x2Torcia Luminosa
    Palla di Luce x2Occhio Cibernetico
    Cartebombax5Pillola del Soldato x3
    Equipaggiamento
    SlotOggettoLocazione
    Mecc. KunaiKunaiAvambraccio sx
    Tasca Supp.Kunai x7Coscia dx
    Fodero Min.WakizashiSchiena alla vita
    Rotolo Min.OmoikaruiCoscia sx
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    ParabracciaIntattiAvambracci
    Coprinaso bendeIntattoIndossato
    BendeIntattemano, braccio e pettorale dx
    BendeIntattetesta, polso sx, caviglie
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    Senbon x20Radiolina
    -Cimice x3
    Note Fascia nera legata sulla fronte.
    - 1 Kunai legato a 10m di filo metallico.
    - 4 Kunai legati a 4 palle di luce.
    - 3 Kunai legati a 3 cartebomba.
    - 3 Shuriken legati a 10m di filo metallico.
     
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  4. redwolf85
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    Narrato pensato Parlato Daiki Parlato Kohaku Parlato altri 1 Parlato altri 2

    Aveva appena iniziato ad esaminare i cavalli quando notò una persona che si avvicinava a loro, accarezzando il collo dell'animale, studiò il nuovo arrivato con attenzione. Era molto colpito dal fatto che uscisse dalle porte del caduto villaggio di Iwagakure, doveva avere le palle per vivere là. In effetti aveva un' aspetto abbastanza inquietante, con il mantello nero e il cappuccio calato, era come se facesse parte dell'ombra da cui era uscito, sotto al cappuccio si intravedeva un volto bendato, così come la mano che alzò per salutarli, quando si tolse il cappuccio poi, scoprì che l'unica parte visibile del suo volto erano i verdi e freddi occhi che li scrutavano, per Daiki era il prototipo dell'aspetto di un Mukenin. La cosa inquietò parecchio l'Eremita, che in fondo non si sentiva un traditore, come dimostrato dal coprifronte perfettamente intatto e lucidato che giaceva in fondo alla borsa. Si disse però che doveva abituarsi, a Konoha lo consideravano ormai feccia, si aggirava nelle Terre di Nessuno e lavorava per i peggiori affaristi del Mercato Nero. Non sarebbe stata l'ultima volta che si accompagnava a persone di quel tipo, si era sempre vantato di sapersi adattare ovunque, doveva quindi farlo anche lì. Anche se era terribilmente difficile.
    Kohaku Kyofu....sono qui per la missione... Disse il nuovo arrivato, che era riuscito a spaventare il secondo uomo, l'altro invece non si scompose e ricambiò con poco entusiasmo il saluto e disse: Ci siamo tutti allora... Con un tono di voce più basso, come se parlasse a se stesso. Intanto Kohaku li aveva raggiunti, e si rivolse a lui, che era rimasto vicino a uno dei cavalli con la mano appoggiata al collo. Daiki, giusto? l'Eremita lo guardò con estrema serietà. Daiki “Hanketsu” Nakamura, della Compagnia del Sole Rosso. Enunciò con altezzosità e un filo di orgoglio.Ma puoi anche chiamarmi semplicemente Daiki. Concluse con un sorriso per sdrammatizzare. Sperava in una qualche reazione dell'altro, tanto per capire che tipo era. Io sono Kohaku Kyofu...hai qualche idea su come gestire la cosa? Disse quindi accennando al carro e agli uomini.
    Daiki stava per rispondere di sì, quando un'ombra gli passò per la mente. Voi due venite con noi? Chiese all'uomo, mantenendo la voce calma, ma sentendo un brivido dentro. Aveva pensato quando aveva letto la missiva che avrebbero condotto loro il carro e affrontato lo Shinobi traditore, ma si rese conto solo in quel momento che stava ragionando ancora come un Ninja regolare, dove le perdite “civili” non erano accettabili. Come ho già detto, siamo a vostra disposizione, abbiamo l'ordine di fare tutto ciò che serve per aiutarvi nella vostra missione. Anche se aveva parlato con voce sicura, prima di concludere fece una pausa, come per farsi forza. Anche morire. Daiki rimase interdetto, come potevano delle persone arrivare a tanto? Per un mercante d'armi, perdipiù. Provò una gran pena per quegli uomini. Per te vale lo stesso? Chiese all'altro d'impulso. Il secondo uomo lo guardò senza rispondere. Lascia stare, il padrone gli ha fatto tagliare la lingua. L'eremita si prese qualche istante, non c'era dubbio che per trovare quelle armi dovevano lasciare il loro carro nelle mani del traditore, dovevano convincerlo di aver fatto altro bottino e seguirlo. Ma che fare? Affrontare direttamente un Ninja del suo stesso livello e far finta di scappare comportava un grosso rischio, troppe cose potevano andare storte e mandare all'aria la missione, quando avrebbe affrontato il traditore doveva farlo con l'intenzione di uccidere. Non c'era dubbio. In quel preciso momento capì cosa significava prendersi delle responsabilità, non poteva dare la colpa a qualcun'altro o al villaggio, per la prima volta da quando era entrato tra i ranghi della Compagnia, comprese appieno ciò che era diventato, e quello che ci si aspettava da lui. Per il buon esito della missione doveva fare dei sacrifici. Per evitare la guerra lo avrebbe fatto, ma nulla gli impediva di esserne addolorato. Abbiamo bisogno di informazioni, avete una mappa? L'uomo annuì, e avvicinatosi al carro tirò fuori una mappa raffigurante le Terre di Nessuno e i paesi confinanti, Iwa era proprio al centro, mentre Tosi molto più a Sud. Tra i due luoghi una lunga strada tra le montagne, piena di insidie. Qual'era il percorso degli altri carichi? L'uomo lo indicò con il dito mentre spiegava cosa avrebbero dovuto fare. Da qui la strada è abbastanza sicura, salvo qualche banda di predoni, è difficile che qualcuno si metta volutamente contro il padrone, ma più ci si allontana da qui più diventa pericoloso. La strada verso metà percorso diventa un po' tortuosa perché dobbiamo aggirare questa catena montuosa, poi riprende dritta attraverso una valle. Il padrone pensa che gli attacchi si siano verificati nella zona più a Sud, qui, vicino al confine. Disse infine. Ci sono strade alternative? Chiese tanto per avere un quadro completo. Si, ma richiedono almeno due giorni in più, il problema è questa gola, è la strada più diretta, altrimenti per aggirarla bisogna deviare a ovest e fare un lungo giro attorno a questo picco. Daiki annuì, cercando di studiare freddamente i dati che aveva. Nei precedenti carichi la scorta era di due uomini? L'uomo annuì, così Daiki si decise ad esporre il suo piano.
    Potremmo viaggiare tutti insieme fino a qui. Disse, indicando un punto a parecchie miglia dal confine. Dove pensiamo di trovare il nostro... regolare. A quel punto ci separiamo, loro due continuano come se si trattasse di un normale carico, noi li seguiamo tenendoci nascosti. Quando lo Shinobi di Ame interverrà, inizieremo a seguire lui. A quel punto decideremo che cosa fare. Continuò rivolgendosi al compagno. Ma dimmi cosa ne pensi, sono aperto a qualsiasi alternativa. Concluse, guardando con attenzione Kohaku.

    Daiki "Hanketsu" Nakamura

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    Silenzio. Kohaku resistette all'impulso di passarsi una mano tra i capelli ormai assenti. Si sarebbe potuto passare una mano sulla testa rasata e fasciata, ma non sarebbe stata la stessa cosa. Se c'era una cosa che gli mancava erano proprio i suoi lunghi capelli bianchi. Sapeva che quel gesto inconsulto avrebbe potuto tradirlo nel caso si fosse presentato davanti ad uno che conosceva Kohaku, quello era uno dei tanti motivi per cui si era tagliato i capelli e fasciato il viso.
    Mentre era ancora leggermente perso nei suoi pensieri e il suo quasi sconosciuto "compagno" aveva cominciato a intavolare una lunga conversazione con uno dei due, lui si era preso il tempo per osservare con cura il gruppo. A parte il tizio silenzioso che continuava ad aggiarsi intorno al carro gli altri due erano un mistero. Il mistero principale era l'altro mukenin, Daiki "Hanketsu" Nakamura come si era presentato. Anzi meglio ancora gli aveva dato il nome di quella che, pensava, doveva essere la sua organizzazione.
    Daiki...Hanketsu...Sentenza?...Nakamura...Del Sole Rosso... Troppi onorifici tutti insieme, troppe informazioni, nome cognome, soprannome, organizzazione. Kohaku fu tentato di sollevare la mano e di passarsi di nuovo le dita tra i capelli, se li avesse ancora avuti. La mano non si mosse. Nonostante fosse leggermente perso nei suoi pensieri, le sue orecchie non avevano smesso di ascoltare ogni cosa detta fino a quel momento.
    Il piano di Nakamura non è poi così male...anche se non capisco la sorpresa riguardo al fatto che questi uomini possano morire...È chiaro che bisognerà sacrificare il carro per scoprire in che modo questo regolare ha catturato i precedenti e poi seguirlo per il suo covo...E molto probabilmente dovranno davvero morire...sarebbe poco credibile se il ninja, assaltato il carretto, si vedesse le due guardie fuggire lasciando tutto il carico lì senza neanche combattere...senza dubbio se non è un incapace avvertirebbe subito che qualcosa non quadra... Si tenne ovviamente quelle osservazioni per sé. Non era il caso di aprire bocca per dichiarare ad alta voce il destino ormai segnato delle due guardie.
    Dimmi cosa ne pensi, sono aperto a qualsiasi alternativa Nakamura si stava rivolgendo a lui.
    Kohaku spostò rapidamente lo sguardo su tutti e tre gli individui che ora lo fissavano.
    Hai spiegato la cosa con chiarezza in tutti i punti...se vogliamo far uscire il Ninja di Ame, dobbiamo costringerlo a fare la mossa nella convinzione che sia tutto come i due assalti precedenti...Potremmo anche evitare di accompagnare il carro con i due e limitarci a seguirlo dalla distanza fin da subito, sopratutto nel caso il Ninja abbia un metodo per controllare o seguire dalla distanza i carretti in avvicinamento...Ma almeno per un pò penso non ci siano pericoli a muoverci in gruppo... L'indice della mano sinsitra si sollevò per grattarsi la tempia corrispondente fasciata. Quando il ninja atteccherà noi faremo la nostra mossa.
    Si voltò per guardare la strada davanti alle porte di Iwagakure. Penso che possiamo avviarci adesso.. Ad un suo cenno il muto si mise a cassetta del carretto e diede un colpo di redini ai due cavalli che lo trainavano avvertendoli che era il momento di mettersi in marcia. L'altro uomo annuì prima a lui e poi a Daiki e salì anche lui sul carro.
    Kohaku si girò cominciando a seguire il carro e piedi, convinto che Daiki lo avrebbe affiancato. A quel punto, una volta che i due erano sufficientemente lontani da loro parò con il compagno.
    Dovremo sacrificarli per dare al nostro ninja un senso di sicurezza...ti senti a tuo agio con questa idea? Chiese. Non sapeva perché ma quel Daiki gli sembrava sotto certi aspetti un pesce fuor d'acqua in quelle terre. Il gilet di Konoha, il velo di dolore che gli aveva oscurato gli occhi quando una delle due guardie gli aveva detto che sarebbero stati disposti a morire. Sembrava fin troppo un regolare capitato in quelle terre per sbaglio. O forse sta cercando di ingannarmi...potrebbe essere molto più pericolo e spietato di me e magari ha fregato il gilet da un regolare di Konoha e il copricapo da uno di Suna e viene da Kiri...in effetti con un abbigliamento del genere potrebbe puntare ad abbassare la guardia del proprio avversario... Oppure era semplicemente meglio evitare di pensarci troppo sopra o avrebbe finito per dubitare di qualsiasi cosa. E se magari il vero Daiki è stato ucciso mentre veniva qua e quello che ho davanti è il Ninja di Ame camuffato? Dannazione sarebbe proprio un bel colpo...almeno non morirei per mano di uno stolto...
    Subito dopo decise che era il caso di passare a cose più attinenti alla missione e di non rimuginarci troppo sopra. Non poteva dubitare del compagno di missione. Almeno non troppo.
    Hai una radiolina? Ti consiglio di indossarla subito, la frequenza penso vada bene la sessantotto... Estrasse la sua dal gilet sotto il cappotto e la indossò infilando l'auricolare tra le bende che gli fasciavano le orecchie e legando il resto al collo.

    Il viaggio proseguiva in silenzio mentre il carretto si muoveva in modo lento ma costante lungo il sentiero di terra battuta. Kohaku non aveva molto di cui parlare con il suo nuovo compagno e non aveva neanche molto con cui condividere. Non erano più nelle terre dei regolari dove potevi fare quattro chiacchere rilassati, quello accanto a lui un giorno avrebbe potuto essere un suo avversario e rivelare informazioni non era più una ipotesi contemplabile. Si chiese però se era il caso di stare comunque completamente in silenzio oppure se qualcosa avrebbe potuto dirla, senza rivelare troppo di sè. Beh, valeva la pena tentare.
    Hanketsu è un soprannome strano per uno shinobi...sentenza...perché ti hanno dato quel nome?

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    Il suo futuro compagno di missione rimase in silenzio ad ascoltarlo mentre Daiki elaborava e spiegava il suo piano, era molto controllato e se anche aveva reagito in qualche maniera alle sue parole o azioni, l'eremita non avrebbe potuto dirlo con le fasciature e tutto il resto a coprirgli il volto. Forse un tipo intuitivo come Taki Saisei, avrebbe potuto tirare fuori qualcosa solo dagli occhi, ma per lui non era così semplice, pur essendo un buon osservatore. Da quando sono qui le cose sono cambiate molto. I soliti metodi di valutazione vanno rivisti. Quando ebbe terminato Kohaku prese la parola, rispondendo alla sua domanda. Hai spiegato la cosa con chiarezza in tutti i punti...se vogliamo far uscire il Ninja di Ame, dobbiamo costringerlo a fare la mossa nella convinzione che sia tutto come i due assalti precedenti...Potremmo anche evitare di accompagnare il carro con i due e limitarci a seguirlo dalla distanza fin da subito, sopratutto nel caso il Ninja abbia un metodo per controllare o seguire dalla distanza i carretti in avvicinamento...Ma almeno per un pò penso non ci siano pericoli a muoverci in gruppo... Daiki annuì, gli piaceva la prudenza, e quella era una mossa prudente, quindi non aveva obiezioni. Quando il ninja atteccherà noi faremo la nostra mossa. Mi sembra ragionevole. Comunque il carretto ci offre la possibilità di riposarci ogni tanto. Forse dovremo combattere. Anzi, sicuramente.
    Penso che possiamo avviarci adesso.. Tutti e tre acconsentirono e il carro partì a passo d'uomo, con i due uomini davanti e loro due dietro, a piedi. Il compagno si lasciò distanziare un po' e pensò che forse voleva parlargli, così caricò il suo zainetto sopra il telo e raggiunse Kohaku, affiancandolo. Come si aspettava voleva chiedergli qualcosa.
    Dovremo sacrificarli per dare al nostro ninja un senso di sicurezza...ti senti a tuo agio con questa idea? Era evidente che avesse intuito la sua riluttanza, Daiki ci pensò un attimo ma alla fine decise che era inutile mentire, almeno non su tutto.
    Lo so, dobbiamo sacrificarli. E lo sanno anche loro. E' questo che mi turba. Per rispondere alla tua domanda, no la cosa non mi mette per niente a mio agio. Sono..... stupito. Daiki fece una pausa rimuginando sulle sue impressioni poi, infilando una piccola menzogna, aggiunse: Ma non ti fare strane idee, io faccio il mio lavoro e non esiterò quando arriverà il momento. Aggiunse con decisione. In effetti pensava davvero quelle cose, doveva impedire che le armi finissero in mani pericolose, era suo dovere fermare il traditore della Pioggia. Anche se era considerato a sua volta un traditore, non aveva scordato cos'era il senso del dovere, anche se ora la sua lealtà era verso se stesso e i suoi compagni, i suoi Fratelli.
    Hai una radiolina? Ti consiglio di indossarla subito, la frequenza penso vada bene la sessantotto... Continuò poi, ricordando a Daiki che la sua era ancora nella borsa. Imitando il compagno la prese e se la sistemò all'orecchio, sintonizzando la frequenza suggerita. Sessantotto.... fatto.

    La conversazione languì per un pò, evidentemente nessuno dei due voleva fare il primo passo ed esporsi, anche se sapeva che prima o poi sarebbe accaduto. Fu il compagno a cedere per primo alla curiosità.
    Hanketsu è un soprannome strano per uno shinobi...sentenza...perché ti hanno dato quel nome?
    Daiki non riuscì a trattenere un sorriso, ricordando l'incontro con Taki, aveva voluto fare il gradasso con quel nome, ma l'uomo della Cascata non si era fatto impressionare. "Un pò troppo evocativo" lo aveva definito Saisei. Ora quel nome aveva tutto un'altro significato.
    E' il ricordo di un errore passato e un augurio per il futuro. Disse un pò enigmaticamente. Poi si spiegò. E' una storia un pò complicata. Un pò di tempo fa ho incontrato un uomo che mi ha chiesto il mio nome. Mi aveva fatto incazzare e volevo impressionarlo, così mi è uscito questo Hanketsu. Inutile dire che mi sono solo reso ridicolo. Concluse stortando la bocca in una smorfia al ricordo del disappunto. Ha continuato a chiamarmi così finché non è morto. Era un Ninja da rispettare, anche se le sue ragioni mi erano oscure. Ho sempre pensato che non fosse giusto che non conoscesse il mio nome. Ricordava ancora quel giorno come se fosse il precedente. Il corpo di Taki e il sangue che usciva dalla ferita inferta dall'occasionale compagno. Pura determinazione e un gran colpo di fortuna. Nulla di più. Poi ho deciso di dare un nome alla mia spada. Keibatsu. Continuò Daiki dando un colpetto all'elsa della spada corta. A quel punto mi sembrava appropriato tenermi quel nome come fosse mio. Poi continuò. Ma la storia non è finita qui. Per non annoiarti oltre, sarò breve, il fatto è che ci sono persone con cui ho dei conti in sospeso. Spero solo che il mio nome e quello della mia spada arrivi a loro, perché sapranno che sono condannati e la punizione li attende. A quel punto tornò a sorridere. Non ti disturbare a nasconderlo, probabilmente tutto questo ti suonerà ridicolo, ma per loro sarà molto serio. Soprattutto quando trafiggerò i loro inutili cuori con Keibatsu. Solo allora ci saremo meritati i nostri nomi. Intanto... perchè non portarsi avanti? Concluse Daiki, lanciando uno sguardo al compagno. Aveva raccontato quella storia anche per aprirsi e far aprire Kohaku, voleva sapere di più sul compagno. Non era disposto a dare una fiducia incondizionata.
    Ti ho visto uscire dal Villaggio di Iwa, io non ci sono mai stato, ma ho sentito dire che è un luogo terribile, è vero quello che si dice? La domanda era posta proprio per capire meglio la personalità dello Shinobi bendato, forse dalla risposta si poteva capire che persona era.

    Daiki "Hanketsu" Nakamura

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    La storia di Daiki lì sul momento lo fece sorridere sotto il coprinaso. Kohaku dovette ringraziare che il suo volto era quasi del tutto nascosto sennò avrebbe potuto mancare di rispetto al suo compagno. Quando però il Nakamura parlò di persone con cui aveva dei conti in sospeso il sorriso scomparve rapidamente come era arrivato. Tutti abbiamo fantasmi dal passato... Molto probabilmente anche Daiki ne aveva di suoi, lui non lo sapeva ma era pronto a scommettere che la scelta del ragazzo e la sua decisione erano serie quanto quelle di Kohaku di eliminare i cinque che avevano sterminato la sua famiglia. Non avrebbe preso alla leggera una cosa del genere, non avrebbe deriso una persona che forse poteva condividere molto con lui.
    Certo la scelta...è un forte azzardo.. Anche Kohaku voleva saldare qualche conto, più di uno, ma la sua strategia era stata ben altra. Una scelta diametralmente opposta a quella di Daiki forse. Lui aveva scelto di sparire, di fingere la morte di Supaku Handoru e diventare così Kohaku Kyofu per celarsi nelle ombre delle terre di nessuno e far cullare i cinque nella sensazione che il pericolo era passato. Il ragazzo aveva deciso di guadagnarsi così l'effetto sorpresa in modo che non avessero saputo cosa li avesse colpiti fino a quando lui non glielo avesse detto sul viso prima di trafiggerli con un kunai nel cuore. Il suo compagno inveva aveva scelto di avvertire i suoi avversari, fagli sapere che sarebbe venuto. O è un folle oppure ha molte più palle di quanto non sembri... Far spargere il nome corrispondeva quasi sempre nell'avvertire l'avversario che si stava arrivando. Supaku lo aveva fatto e come conseguenza Isao aveva ucciso la sua sensei, l'ultima cosa cara rimastagli, ed aveva rischiato la vita insieme ad Arima in uno scontro tanto folle quanto azzardato.
    Il risultato era stata la sua convinzione che i cinque per ora erano fin troppo forti perché potesse permettersi di essere ancora sotto i loro occhi. Ormai sapevano, avevano saputo che lui era ancora vivo, pronto per farli pagare. Era per questo che Supaku era dovuto morire.
    E Kohaku nascere...
    Beh...non riderò delle tue scelte. Capisco cosa significhi avere dei conti da saldare. Ammiro il tuo coraggio piuttosto, non è da tutti annunciare al proprio avversario che si sta arrivando. Spero che tu possa mantere il nome dato a te e alla spada.
    Poco dopo Daiki gli chiese come era vivere dentro Iwagakure, la ex Iwagakure.
    Beh....Sono lì perché è lì che dovrebbe esserci il fulcro dell'attività delle Terre di Nessuno. È pericoloso perché dovrebbero esserci i più terribili tra i traditori...ma se uno riesce a tenere un profilo basso e a non farsi notare troppo...Non dico che sia piacevole, ma almeno le possibilità di trovare incarichi presso il mercato nero sono più alte...
    Non aveva molto altro da aggiungere, anche perché la sua vita in quella città era limitata al dormire e mangiare, il resto cercava di passarlo in missione. Aveva molto da fare e poco tempo per farlo.
    Sembra un'arma interessante quella Keibatsu...Non è la katana giusto? Non ne avevo mai viste di così...è una spada corta? Sei pieno di armi... Indicò il resto del vestiario del compagno. Immagino tu sappia come usarle tutte... Se questa missione andrà bene e Daiki si mostrerà abbastanza affidabile potrei proporgli un combattimento di allenamento...è tanto che non mi sgranchisco le gambe...
    Io non sono molto un entusiasta delle armi...anche se l'altro giorno ho visto in armeria una spada niente male...forse la coprerò... Glissò sull'omoikarui, che era stata occultata furbescamente all'interno di un rotolo minore così da non mostrare al mondo la sua arma e sollevare interesse nei suoi confronti. Preferiva passare inosservato il più possibile.

    Passarono qualche ora mentre camminavano e quando il sole ormai stava cominciando a scendere verso l'orizzonte e a tingere di rosso il cielo. Kohaku alzò la mano suggerendo di arrestarsi per preparare il campo.
    Penso sia il caso di fermarsi e riposarsi, non arriveremo a Yamamichi se non domani...ci siamo molto vicini ma meglio evitare di sforzarsi...
    Mentre i due mercenari assentivano e cominciavano a sistemare il campo, Kohaku si rivolse di nuovo a Nakamura dopo essersi seduto spalle ad un albero. Cercò di parlare di nuovo a bassa voce, in modo tale che i due non potessero sentirlo.
    Hai qualche ulteriore idea su come potremmo controllarli senza avvicinarci troppo al carro? Domani molto probabilmente non so quanto potremmo stare vicini a loro senza che il ninja di Ame possa avveritire la nostra presenza, sopratutto se ha qualche Jutsu particolare o qualche evocazione... Già mentre parlava aveva pensato che avrebbe potuto ricorrere a Feza così da tenere d'occhio il carro da lontano senza avvicinarsi eccessivamente. Era comunque una mossa rischiosa perché non si fidava del Nakamura così tanto da mostrargli il proprio contratto così senza motivo, ma allo stesso tempo era più interessato alla buona riuscita della missione che a nascondere maniacalmente ogni cosa di sè. Non era mai stato il tempo dal celare contratti o Jutsu, gli Hijutsu forse, visto che erano qualcosa di molto personale e, per l'appunto, segreto, ma il contratto era alla fine una cosa comune. Daiki poteva aver già visto i volatili e quindi tenere segreta una cosa che già conosceva poteva risultare insensato e comprettere più la missione che la sua incolumità.

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    Beh...non riderò delle tue scelte. Capisco cosa significhi avere dei conti da saldare. Ammiro il tuo coraggio piuttosto, non è da tutti annunciare al proprio avversario che si sta arrivando. Spero che tu possa mantere il nome dato a te e alla spada. Daiki rimase sorpreso dalle parole dell'uomo bendato. C'era qualcosa di strano, non sembrava proprio il tipo da affermazioni del genere, avrebbe pensato che lo stesse prendendo in giro, eppure non vide ironia negli occhi verdi di Kohaku. Sono i miei compagni a darmi coraggio. Quando ti puoi fidare di chi ti sta attorno, sapere che ti proteggerà sempre le spalle, nulla ti può far paura. Comunque non sono stupido. Cerco sempre di essere prudente, il fatto che sappiano che un giorno colpirò non gli sarà di alcun aiuto. Probabilmente il contrario. Disse deciso. Sperava che quando il suo nome fosse arrivato alle orecchie giuste, i nemici si agitassero tanto da fare un errore. Comunque ti ringrazio per l'augurio.

    La sua domanda ottenne il risultato sperato solo in parte. Beh....Sono lì perché è lì che dovrebbe esserci il fulcro dell'attività delle Terre di Nessuno. È pericoloso perché dovrebbero esserci i più terribili tra i traditori...ma se uno riesce a tenere un profilo basso e a non farsi notare troppo...Non dico che sia piacevole, ma almeno le possibilità di trovare incarichi presso il mercato nero sono più alte... Quella breve risposta insieme alla precedente gli aveva dato un certo numero di informazioni sul compagno. Ovviamente ammettendo che avesse sempre detto la verità. Si capiva chiaramente che diversamente da lui e la Compagnia, non ci teneva molto a farsi una fama in quel mondo, al contrario, preferiva restare in disparte nascosto nel buio, una vita che Daiki aveva affrontato da giovanissimo e che non ci teneva affatto a ripetere. Come Kohaku, anche lui aveva inizialmente nascosto il suo volto al mondo come forma di protezione, per tenere le distanze dagli altri, per non farsi ferire. Poi aveva deciso che non aveva senso continuare a scappare, meglio affrontare i problemi direttamente, guardandoli in faccia. Era dal torneo Chuunin che non indossava più niente del genere, se non il velo del copricapo, che portava però solo per necessità. Aveva così riscoperto valori come l'amicizia, la giustizia e che si poteva vivere per qualcosa di più alto della sola vendetta. Certo aveva portato anche a nuovi grandi dolori, come con Kyoshiro e Travis, ma anche a cose splendide come la Compagnia. Avrebbe sopportato un pò di dolore in più.
    In circostanze normali avrebbe magari affrontato il discorso con il compagno, ma quelle non erano circostanze normali, lo aveva appena conosciuto e in fondo si trattava di un Mukenin, non sapeva cosa aveva fatto per trovarsi in quel posto. Magari un giorno avrebbe dovuto affrontarlo e ucciderlo, doveva ammettere che la cosa non lo allettava, anche se dava l'impressione di essere estremamente cauto, non gli sembrava una persona cattiva. Di certo c'era che aveva qualcosa da nascondere, ma non era sicuro di volere sapere di cosa si trattava.
    Sembra un'arma interessante quella Keibatsu...Non è la katana giusto? Non ne avevo mai viste di così...è una spada corta? Sei pieno di armi... Altra cosa che ormai sapeva del compagno era la sua curiosità. Daiki non ci teneva a rivelare troppe informazioni su se stesso, ma finchè non avesse rivelato niente di compromettente era disposto ad assecondarlo, per migliorare i rapporti e portare a termine la missione. Immagino tu sappia come usarle tutte... Daiki annuì. Non porterei mai in battaglia un'arma che non saprei usare più che bene, anche se in realtà sto rivedendo un pò il mio arsenale. Comunque sì, è una spada corta, mi piace essere pronto a tutto e Keibatsu è leggera, maneggevole e letale. Concluse con un ghigno. Io non sono molto un entusiasta delle armi...anche se l'altro giorno ho visto in armeria una spada niente male...forse la coprerò...

    Penso sia il caso di fermarsi e riposarsi, non arriveremo a Yamamichi se non domani...ci siamo molto vicini ma meglio evitare di sforzarsi...
    Disse dopo alcune ore Kohaku. Daiki era d'accordo con lui anche se non sentiva granchè la fatica. Soprattutto visto che a turno potevano salire sul retro del carro. Il posto era poco e scomodo, ma almeno si poteva dare pace ai muscoli. Daiki fece approntare il campo a una trentina di metri dalla strada, nascosti alla vista. Per evitare guai era tornato indietro e nascosto meglio che poteva le traccie lasciate dal carro, poi scavò una buca per fare un fuoco basso e poco visibile, assicurandosi che la poca legna trovata fosse asciutta per evitare che facesse fumo. Una volta finito guardò il risultato soddisfatto, avrebbero potuto usarlo solo per la cena, ma le braci li avrebbero riscaldati anche durante la notte. Mentre gli altri due lavoravano Kohaku tornò a parlare della missione, esprimendo una domanda che aveva iniziato a farsi lui stesso. Hai qualche ulteriore idea su come potremmo controllarli senza avvicinarci troppo al carro? Domani molto probabilmente non so quanto potremmo stare vicini a loro senza che il ninja di Ame possa avveritire la nostra presenza, sopratutto se ha qualche Jutsu particolare o qualche evocazione...
    Ci stavo pensando, è un bel problema. Io non ho niente a disposizione. Potrei efficacemente nascondermi nel carro, ma così sarei cieco e sordo, potremmo tenerci in contatto con la radio, ma non risolveremmo certo il problema, a meno che tu non abbia un modo per tenerci sempre d'occhio. E poi sinceramente eviterei di restare ore o forse giorni nascosto. Lo farei solo all'ultimo momento. Concluse con disappunto Daiki. Non era mai stato tipo da nascondersi al nemico e la Gamakure era praticamente la sua unica arma di quel tipo. L'alternativa è restare in alto, sulle montagne vicino alla strada, potremmo stare lontani e vedere comunque cosa succede al carro. Concluse scettico.

    Daiki "Hanketsu" Nakamura

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    Kohaku ascoltò con attenzione le parole del compagno. Come aveva previsto o temuto, il Nakamura non aveva nessuna idea su come fare per cercare di controllare il carretto dalla distanza e quindi il loro ninja di Ame senza farsi vedere. L'alternativa di starsene abbarbicati su una montagna come delle capre monante non stuzzicava per niente il mukenin di Suna, anche perché c'era da considerare che il tratto sotto assalto poteva essere in uno dei vari boschi sparsi per le terre di nessuno, quindi probabile che anche arrampicati su una montagna non sarebbero potuto riuscire a vedere il destino del carro se fosse stato in mezzo alla foresta, almeno non da così lontano. In ogni caso era comunque difficile, perché se anche fossero stati in una zona libera da impedimenti visivi, poi il loro bersaglio si sarebbe mosso e loro dall montagna non avrebbero avuto modo di seguirlo agilmente senza perderlo di vista. Ancora una volta il dubbio serpeggiò sotto le bende.
    Mente per non mostrare possibili informazioni personali...o è sincero e non ha davvero un modo per affrontare la situazione? Non lo saprò mai... Poco importava, come aveva già riflettuto prima lui era qui per fare una missione, problemi come il non rivelare troppo di sé al compagno semi-sconosciuto erano marginali almeno fino ad un certo punto, perché la riuscita della missione dipendeva anche dalle sue capacità. Si sarebbe tenuto sull'attenti, ma qualcosa di sé era inevitabile che avrebbe dovuto mostrare.
    Non ti preoccupare, a quello penserò io...penso di aver la soluzione migliore per entrambi al problema.
    Detto questo si avvicinò al fuoco da campo allungando le mani per scaldarsi, ovvero la mano sinistra, quella libera da bendaggi era quella che più soffriva il freddo, l'altra fortunatamente grazie alle bende era abbastanza al caldo. Il ragazzo ammirò come Nakamura avesse scavato una buca per terra in modo che il fuoco al suo interno non fosse troppo visibile dalla distanza, visto che la luce era nascosta dentro la buca. Nonostante tutto il calore da esso emesso era di poco smorzato, ma sufficiente per scaldarli.
    Il muto aveva cominciato a cuocere dello stufato e l'odore era gradevole a sufficienza da risvegliare l'appetito del Kyofu. È quasi un peccato... Il gusto dello stufato era comparabile al suo buon odore e il moro gustò il pasto rapidamente, fu costretto a muovere un dito tra le bende del coprinaso per aprirsi un varco tra esse e lasciar passare il cibo ma ne valse la pena. Quando finirono ristemò il bendaggio rivolgendosi al gruppo. Dovremmo organizzarci per i turni di guardia. Io posso fare il primo, tu muto farai il prossimo e Daiki il successivo per finire con te...
    Neto
    Giusto, Neto, finiremo con te...domani mattina quando ripartiremo, arriveremo fino a Yamamichi, da lì faremo provviste e poi ci separeremo, in modo tale che voi partirete dalla città come un gruppo, all'apparenza, singolo, noi vi seguiremo successivamente...a modo nostro, proseguite per la strada che sapete dover tenere e aspettate l'attacco del nostro ninja ribelle. Afferrò una manciata di polvere fine da terra, con la mano sinistra lasciandola poi cadere al suolo lentamente. A quel punto noi entreremo in gioco e metteremo fine alla situazione...
    In quel momento realizzò che avrebbero dovuto prendere il ninja di Ame vivo, molto probabilmente, per farsi dire che fine avevano fatto gli altri due carichi se non li avessero trovati nel suo covo. Questo mi porta ad un altro interrogativo che dovrò porre a Daiki, cioè se prenderlo subito o dopo...è vero che se lo attacchiamo subito potrebbe sfuggirci, però se aspettiamo che torni al suo covo con la refurtiva potremmo trovare altre persone e le cose potrebbero complicarsi alquanto...Uhmmm penso che dovrò rifletterci sopra durante il turno di guardia e parlarne domani con Nakamura quando saremo soli...

    Il turno di guardia la notte non era nulla di eclatante, una volta comperto il fuoco e lasciate solo poche braci accese per il calore Kohaku si sistemò su un grosso albero nelle vicinanze. Avvolto nel suo cappotto nero era praticamente invisibili nell'oscurità di quella notte. Alzò lo sguardo costatando che la luna era una piccola e sottile falce nel cielo, questo avrebbe aiutato a nascondersi al meglio vista l'assenza di luce lunare la notte sarebbe stata più buia. Sollevò il cappiccio per nascondere anche quel poco del volto, consapevole che le bende bianche avrebbero potuto rivelare la sua presenza, poi attese.
    La notte era quieta e nell'aria echeggiavano il verso del gufo e i rumori degli insetti notturni, per non parlare dello squittire dei pipistrelli. Ciò era un bene, ovviamente, perché se la foresta era viva, voleva dire che molto probabilmente non c'erano persone in giro in quella zona, spesso cadeva il silenzio quando qualcuno si muoveva o si avvicinava. Quello era un buon modo per monitorare la situazione e per avvertirlo se qualcosa stava per accadere. Kohaku tenne duro fino a quando la Luna non era calata a sufficienza da fargli pensare che erano passate due ore. Erano in quattro del resto e avrebbero dormito otto ore al massimo, due ore a testa erano più che sufficienti.
    Scivolò giù dall'albero per scuotere la spalla del muto e indicargli che stava a lui fare il turno di guardia. Subito dopo scivolava nel suo sacco a pelo dopo essersi spogliato delle cose più scomode e cercò di prendere sonno. Molto probabilmente domani sarebbe stata una giornata dura.

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    Daiki venne svegliato dopo quattro, poco gratificanti, ore. Il calore sviluppato dalle braci aveva ormai iniziato a disperdersi e il terreno duro non era d'aiuto, anche se si era abituato a vivere così, le giornate passate nel comodo letto della base lo avevano forse rammollito un po', ma probabilmente era l'idea di dormire con tre persone che non conosceva, di cui un Mukenin dall'aria strana, a guastargli il sonno. Una volta in piedi, prese il posto occupato precedentemente dal compagno, sull'albero. Vide il muto sistemarsi per la notte mentre lui si stringeva nel mantello che aveva portato per quella missione. Era stato uno stupido, pensare di usarlo per prendere il posto dei carrettieri, un errore che non avrebbe più commesso, doveva iniziare a pensare come un vero Mukenin, almeno quando era al di fuori della Compagnia, in fondo era così che lo considerava il mondo. Aveva deciso di seguire quella strada e quel giorno ne aveva finalmente accettato le conseguenze. Ma è così dannatamente difficile. Pensò a quello che aveva dovuto passare il vecchio Hokage a prendere certe decisioni, decisioni che comportavano perdite accettabili. Che termine del cazzo. Decidere quali vite sono più importanti delle altre. Ma che diritto ne ho io? Due vite contro mille, diecimila, un milione. Sembrava un conto facile, ma non quando era lui a farlo. Daiki avrebbe voluto tirare un pugno all'albero, aveva pensato che passando il confine si sarebbe lasciato dietro tutti i dubbi, le incertezze e i dilemmi. Ma questi si erano solo nascosti in attesa di assalirlo, il suo animo era ancora diviso e confuso e non riusciva a rimetterne insieme i pezzi. Per la prima volta da molto tempo chiese aiuto alla persona di cui si fidava di più. Padre, cosa devo fare? Purtroppo non ricevette alcuna risposta, suo padre non c'era più, così come sua madre.

    La notte non lo aiutò, le stelle, il gufo e i pipistrelli non gli diedero consiglio e quando Neto venne a dargli il cambio non poté far altro che ricacciare quelle domande là da dove erano uscite, in quel vaso ammaccato che era la sua anima. Scese dall'albero affiancando l'uomo che era venuto a dargli il cambio. Vai pure a dormire qui ci penso io. Disse preparandosi a montare la guardia. Non ho più sonno. Se permetti rimango qualche minuto a farti compagnia. L'uomo scosse semplicemente le spalle appoggiando la schiena al tronco e coprendosi con una coperta. Daiki invece si sedette su un masso vicino alle braci ormai spente. Rimasero in silenzio un paio di minuti, poi Daiki parlò a bassa voce, per non disturbare i due dormienti. Da quanto fai questo lavoro?
    A te cosa interessa? Disse con lo stesso tono basso, ma deciso. Daiki lo fissò imperturbabile. Due anni, nove mesi e tre giorni ad oggi. Concluse con estrema precisione. Se a Daiki avessero chiesto lo stesso non lo avrebbe saputo dire. Conti i giorni? Chiese sorridente Daiki. Lo faresti anche tu se la vita di tuo figlio dipendesse da questo. L'eremita smise subito di sorridere. Cosa vuoi dire? L'uomo fece un'altra lunga pausa, fissando l'oscurità. Io sono uno schiavo, così come mio figlio e mia moglie. Cominciò tristemente. Per uno schiavo ci sono solo due modi per liberarsi. Servire il padrone o morire nel farlo. Dopo dieci anni il padrone libererà mia moglie e mio figlio, dopo venti me. Come vedi ho una buona ragione per contare i giorni. Daiki non sapeva cosa dire. E' per questo che rischi la vita. La sua non era una domanda. L'uomo annuì. Se morissi facendo il volere del padrone otterrei la loro liberazione più in fretta. Vorrei vedere mio figlio crescere, ma la sua libertà è più importante. Daiki non riuscì a trattenersi. Ma non pensi che sia tutta una menzogna? Neto scosse ancora le spalle. Anche se fosse? Sono disposto a rischiare. E poi è già successo, anche se a volte lo schiavo liberato resta a lavorare per il padrone, per soldi, opportunità, o forse per abitudine. Non saprei. Io voglio soltanto tornare a casa. Altra materia per riempire questo mio dannato vaso Si disse un po' scosso. Dov'è casa tua? Neto si spense nuovamente, pensando evidentemente alla sua domanda, forse immaginando davvero casa propria. Non mi va più di parlare. Buona notte. Disse infine con evidente fastidio. Daiki si rendeva conto che probabilmente aveva superato il limite. Annuì, alzandosi, poi si affiancò all'interlocutore, mettendogli la mano sulla spalla. Era il massimo che poteva fare per dargli conforto. Buona notte. Rispose semplicemente, anche se avrebbe voluto fare altre domande, poi si avviò verso il suo giaciglio. Di certo avrebbe parlato al Sole Rosso di quella faccenda, era una situazione che andava affrontata.

    Daiki "Hanketsu" Nakamura

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    Venne svegliato bruscamente quella mattina. Per essere più precisi, si lasciò svegliare, da quando era tornato nelle Terre di Nessuno aveva ripreso quella vecchia abitudine di dormire sempre in uno stato di dormiveglia. Non era ripostante quanto un profondo sonno inconsapevole del resto del mondo, ma riusciva quasi sempre a dormire con le palpebre semisocchiuse, la vista annebbiata dal sonno e la consapevolezza di sapere quello che accadeva intorno a lui era sempre vigile. Certo, un colpo di kunai lanciato dalla foresta lo avrebbe certamente ucciso però una persona che si fosse avvicinata con intenzioni sospette sarebbe riuscita a scorgerla prima che gli venisse tagliata la gola.
    Kohaku si tirò sù lievemente più riposato di come era andato a letto il giorno prima. Aveva scorto Daiki e gli era sembrato che il suo volto fosse crucciato, forse aveva qualcosa che lo preoccupava, lui non avrebbe certo saputo dire cosa. Si rivestì delle poche cose che si era tolto, strinse meglio il coprinaso in bende che nel sonno si era allentato così come la fascia nera sulla fronte. Poi arrotolò il sacco a pelo e lo infilò nella borsa insieme al resto delle cose. Decise anche di fare qualche esercizio per sciogliere la muscolatura, forse il mal di schiena che aveva appena alzato lo aveva avvertito che era il caso di sciogliersi un poco se non voleva farsi male nel vivo dell'azione.
    Nell'aria c'era già il cinguettare di uccellini e quella sensazione di umidità che andava via via scemando rimpizzata dal calore dei primi raggi del sole. I gli altri due guardiani del carretto si stavano apprestando a smontare il campo rapidamente. Kohaku notò con quale perizia riuscissero a muoversi e a sistemare le cose sul carretto. Avrebbe dovuto farsi dare lezioni da loro, lui raramente montava un campo quando era in missione, si limitava ad arrampicarsi su un albero, mangiare carne secca e adormire tra i rami. A proposito la prossima volta devo ricordare di legarmi al ramo sennò nel sonno potrei cadere di sotto...non mi sembra una grande idea precipitare da un albero mentre dormo...l'ultima volta sono stato fortunato..
    Detto questo il moro aspettò pazientemente che il carretto fosse pronto per rimettersi in marcia. Non aveva molta voglia di parlare quindi si limitò ad appoggiarsi schiena ad un albero e ad osservare il lavoro. Mentre aspettava fece di nuovo mente locale sulla situazione per pensare a come affrontare il viaggio. Molto probabilmente sarebbero arrivati a Yamamichi per pranzo o forse prima e da lì avrebbero mangiato, per poi avviarsi verso Tosi in due gruppi separati. Si chiese se era il caso di evocare Feza subito oppure no, decise di rimandare la cosa a quando lui e Daiki sarebbero stati soli, lo riteneva più saggio inoltre non voleva che magari il ninja di Ame prendesse uno dei due come ostaggio e lo torturasse per avere informazioni ulteriori e scoprisse che era stato seguito e in che modo lo stavano tenendo sotto controllo.

    Ripresero il viaggio poco dopo. La formazione era la stessa, il carro avanti, lui e Daiki leggermente dietro. Quel giorno tirava un pò di vento e qualche nuvola si stava ammassando nel cielo, nulla di preoccupante, le nuvole erano quasi tutte bianche e poche erano di un grigio più scuro. Il vento era sempre un caro compagno benvenuto nelle sue missioni, peccato che non avrebbe più potuto sentirlo tra i capelli o sul viso, si sarebbe accontentato di sentirlo agitare i propri abiti intorno al corpo mentre percorreva quel sentiero di terra battuta. Gli alberi intorno a loro muovevano le loro chiome, frusciando lievi mentre un refolo di vento sollevava le foglie verdi bottiglia agitandole sui rami sottili.
    Il gruppo rimase in silenzio per molto tempo, anzi quasi tutto il viaggio. Ormai non c'era più molto da dire, il piano era stato già elaborato ed esposto, adesso non rimaneva che attendere di arrivare a destinazione. Arrivarono nella città di Yamamichi verso l'ora di pranzo. La città era cinta da mura, anche se in alcuni punti le mura stesse erano crollate, nonostante tutto vi erano guardie alle Porte del villaggio. Il Mercato Nero aveva sotto controllo ogni cosa, pagando e assoldando mercenari per tenere una parvenza di ordine in quel caos che erano le città delle Terre di Nessuno. Le guardie osservarono il suo rotolo con la missione che recava il simbolo vergato di Sabunto. Subito dopo entrarono in città.
    Non era molto affollata come Iwagakure, vi erano sempre edifici diroccati rimessi a posto alla buona e il gruppetto si fermò in una locanda non troppo frequentata.
    Penso sia il caso di mangiare qualcosa prima di ripartire che ne pensate?


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    Il viaggio continuava come il giorno prima, fortunatamente non ci furono problemi, si trattava solo di tenere gli occhi aperti e continuare ad avanzare, il suo compagno non sembrava in vena di chiacchierare e Daiki ne era contento, si sentiva di cattivo umore. Nell'arco della mattinata, comunque, riuscì a farsi passare il malumore ed arrivati alle porte di Yamamichi era tornato a sopprimere quelle brutte sensazioni, anche se sapeva che presto sarebbero tornate a galla. Lasciò parlare Kohaku con le guardie, mentre lui restava vicino al carro in caso di problemi. Rieccomi di nuovo qui. Proprio a Yamamichi era iniziata quella nuova avventura. Conosceva bene la cittadina perchè il primo contatto con il Mercato Nero era avvenuto proprio fra le sue mura. Pensò anche che avrebbe dovuto evitare la zona a Sud, Shintaro avrebbe potuto anche risentirsi del suo nuovo incarico per la concorrenza. Daiki ne dubitava, da quando si trovava in quelle terre aveva notato come molti trafficanti, in apparente competizione tra loro, si davano una mano, formando varie alleanze. Se il suo nuovo "cliente" poteva farli entrare senza problemi a Yamamichi probabilmente Shintaro sapeva esattamente cosa faceva Daiki. Ora che ci penso, forse è stato lui a dare il contatto ad Hayato. Da quando aveva svolto la prima missione, aveva passato ogni contatto al Comandante della Compagnia. Quando entrambi fossero tornati dalle rispettive missioni ne avrebbe parlato con lui.
    Guidò gli altri per le strade non troppo affollate fino ad arrivare ad una delle sue taverne preferite, o meglio, l'unica taverna che proponeva una cucina decente.
    Penso sia il caso di mangiare qualcosa prima di ripartire che ne pensate?
    Daiki si disse d'accordo. Era solo per quel motivo che aveva acconsentito a fermarsi nella cittadina. Era stanco del cibo da campo, voleva carne fresca e un pò di vino per scaldare lo stomaco.
    Va bene, ma resta qui a curare il carro. Ti raggiungo subito con il miglior piatto della città. Disse sorridente. Poi si rivolse ai due carrettieri invitandoli ad entrare. E' inutile che ci affatichiamo tutti e quattro. Voi accomodatevi dentro e riposate. Avremo tutti bisogno di energia. Entrò nella locanda buia insieme ai due e si diresse al bancone metre Neto e il muto sceglievano uno dei tanti tavoli liberi. Daiki salutò il barista, un ex cuoco di Kusa che aveva avvelenato il padrone del ristorante che lo aveva, a suo dire, ingiustamente licenziato e che aveva pensato poi di mettersi in proprio nelle Terre di Nessuno per evitare la cattura una volta scoperto. Probabilmente era la sua fama a portargli così pochi clienti. Daiki non ci badava più di tanto, era disposto a rischiare anche l'avvelenamento per un buon piatto di Ramen. Quel giorno però ordinò due piatti di verdura in tempura e maiale grigliato con lo zenzero, non era al livello del suo ristorante preferito a Konoha, ma era quanto di meglio avesse trovato. Tratta bene i miei amici laggiù, ma bada che non si ubriachino.

    Con qualche difficoltà, uscì dal locale con i due piatti, una bottiglia di vino e acqua fresca, porgendo la sua parte a Kohaku. Non troverai di meglio in tutta Yamamichi. Disse con aria soddisfatta. La frittura appariva dorata e croccante, mentre il profumo del maiale gli faceva venire l'acquolina in bocca. Si issò quindi sulla cassetta del carro, appoggiando il piatto e le bottiglie sul telo del carico. Mangiò di gusto, bevendo piccoli sorsi di vino, solo per accompagnare il pasto, non voleva certo esagerare.
    Non appena ci saremo allontanati dalla città, metteremo in atto il nostro piano, quindi se ci sono ripensamenti o cambi di strategia questo è l'ultima occasione per parlarne. Disse, dopo aver controllato con disinvoltura che nessuno li stesse guardando. Sinceramente faccio affidamento su di te. Non sono il massimo nelle missioni di sorveglianza. Spiegò con franchezza. Preferirei combattere fin da subito ad essere onesto, ma non voglio rischiare di perdere tutto perché quello non vuole parlare o si fa ammazzare prima del dovuto. L'importante è trovare il nascondiglio o la sua base operativa, poi lo attaccheremo per avere ulteriori informazioni. In entrambi i casi ci sono dei rischi. Concluse, infine. Secondo me possiamo procedere come stabilito ma visto che sei tu a portare avanti la cosa, tocca a te decidere. Detto ciò chiuse la bottiglia e la allontanò da sé, lasciandola a disposizione del compagno, quindi passò all'acqua. Quando ebbe finito, riportò i piatti dentro, lasciandoli sul tavolo vicino all'ingresso e diede un'occhiata ai loro amici che se ne stavano in silenzio a mangiare. Tornato al carro si rivolse quindi a Kohaku: Attenderei ancora un'ora prima di ripartire. Non avremo altre occasioni di starcene così in pace.

    Daiki "Hanketsu" Nakamura

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    Il compagno lo lasciò al carretto, mentre si faceva seguire dai due mercenari in un locale lì vicino. Il bendato si issò sul carro, rimanendo sempre avvolto nel suo cappotto nero e lungo. Più di una persona passò di lì, allungano uno sguardo sul carretto e sulle casse accatastate. Daiki ha fatto bene a lasciarmi qui...molte di queste persone non ci penserebbero due volte a portarsi via una cassa...meglio uno come me a guardarla che il muto o l'altro. Sospettava infatti che il suo aspetto almeno in parte scoraggiasse le persone ad avvicinarsi. Fosse stato sempre così facile in quelle terre Kohaku avrebbe anche dormito con quell'equipaggiamento senza doversi sforzare per stare sempre in uno stato di dormiveglia. La verità era che l'abito non faceva il monaco, almeno non sempre, però i pesci piccoli sembravano sufficientemente intimoriti dall'abito stesso e non avevano voglia di provare a sbirciare chi si celasse davvero sotto di esso. Kohaku odiava ammetterlo, ma quando era arrivato nelle Terre di Nessuno ci aveva messo un poco per ambientarsi, e in quel periodo le ferite da pugnale erano all'ordine del giorno. Aveva collezionato un bel pò di tagli su quel corpo che, all'apparenza era stato liscio come la seta. Il vero corpo, quello di Supaku celato là sotto, era pieno di cicatrici già da prima, frutto dei suoi continui allenamenti con altri shinobi. Qualche taglio in più non gli avrebbe fatto male. La cosa che gli dava più fastidio era che quelle ferite non erano ferite ottenute in uno scontro da un valente avversario, erano pugnalate infiltte nei vicoli bui di Iwa, alle spalle con scarsa visibilità oppure nei bar nel bel mezzo della folla, cercando di liberarsi di lui per depredarne il cadavere. Erano quindi ferite per sua distrazione, portate da persone che non reputava degne di riuscire in tale impresa, cioè ucciderlo. Erano però servite a qualcosa, almeno aveva capito come orientarsi.
    Fissando con sguardo fisso qualsiasi persona si avvicinasse troppo o mostrasse eccessivo interesse per il contenuto del carro, ma al tempo stesso non perdendo mai d'occhio l'intera strada, tetti compresi, aspettò il ritorno dal suo compagno che si presentò con due piatti, vino e acqua. Kohaku stava per aprire bocca e farsi uscire un Non si dovrebbe bere in missione ma poi realizzò che non erano più regolari, erano mukenin delle terre di nessuno e qui non c'erano regole. La libertà comporta molti vantaggi pensò mentre afferrava il piatto che il compagno gli aveva porto e cominciava a piluccare il cibo dopo essersi fatto spazio tra le bende del coprinaso.
    Mentre mangiavano Diaki cominciò a parlare, Kohaku ascoltò con attenzione ogni parola del compagno mentre rimaneva in silenzio ad ascoltare. Una volta finito di mangiare afferrò un pò d'acqua bevendo avidamente, ne aveva altra nel sacco, ma se Daiki ne aveva presa un poco non vedeva perché non aprofittarsene. Una volta sazio, appoggiò il piatto tra i piedi e si abbassò il cappuccio per liberare un pò la testa e godersi quell'ora che il compagno aveva deciso di dare come tregua. Aveva deciso di non prendere il vino, nonostante fosse libero di fare come voleva, era sempre meglio non abbasare mai la guardia, anche se magari avesse bevuto poco non aveva intenzione di lasciarsi andare, non in quel momento.
    Dopo aver preso un sorso d'acqua porse la bottiglia al compagno e si rimise le bende sul volto in modo da tenerle ben strette, poi cominciò a parlare.
    Sì, capisco il tuo punto di vista, sarebbe molto più semplice prenderlo subito ma non sempre le cose possono esser fatte in quel modo, sopratutto perché dobbiamo essere sicuri di averlo con le spalle al muro. Se lo attaccassimo nel momento dell'assalto alla carovana, lui potrebbe riuscire sempre a darsi alla fuga e a quel punto non riusciremo mai a riprenderlo. Dovremo aspettare che ci porti al suo covo, a quel punto lo attaccheremo nella sicurezza della sua casa e potremo essere sicuri che non fuggirà o almeno sapere che fine hanno fatto gli altri carichi...lascia fare a me, mi occuperò io del pedinamento, quando arriremo alle mani pensa ad essere pronto al meglio, non dobbiamo lasciarli neanche una possibilità di fuga, quindi cerca di essere sicuro di riuscire a catturarlo al primo colpo, sennò le cose potrebbero complicarsi... Con questo lasciava intendere che non avrebbe potuto dare troppo aiuto al compagno in fase offensiva, era vero come no, Kohaku se la sapeva cavare benissimo in un combattimento, ma avrebbe comunque speso energie nel pedinamento, mentre Daiki no e lo stesso compagno aveva affermato che era più un tipo da combattimento, quindi perché non lasciare fare a lui i musoli mentre lui si prendeva in mano la parte in cui dovevano pedinare l'avversario? Non era affatto una cattiva idea.
    Aspettiamo che i nostri compagni tornino dal pranzo e poi faremo partire loro, mentre noi ci opereremo a seguirli dopo poco... Si grattò con l'indice della mano sinistra la tempia fasciata. A questo proposito...eccoli che arrivano...
    I due si avviarono verso di loro a quel punto Kohaku scese dal carro avviandosi e cominciando a parlare. Allora è deciso, vi lasciamo proseguire da soli, mi raccomando fate buon viaggio. disse porgendoli la mano fasciata, non aveva intenzione di parlare di come o se gli avrebbero seguiti, non in piena città con così tanta gente in giro. È stato un piacere. disse prima di congedarsi da loro. Gli altri due non dissero molto si limitarono a stringergli la mano e poi avviarsi verso il carro. Poco dopo erano fuori dalla porta Sud della città. Bene, ora è il momento di agire...
    Un attimo dopo Kohaku si girava e procedeva nella direzione opposta, sperando che il compagno lo seguisse. Camminò per un bel pezzo prima di arrivare alla porta Est della città e uscire verso il bosco che la circondava. Per fortuna qui c'è il bosco, a Suna non sarei mai riuscito a fare una cosa del genere.
    Corse tra i rami degli alberi per un bel pezzo prima di fermarsi ed essersi assicurato che nessuno tranne il compagno, li avesse seguiti. A quel punto estrasse un kunai dalla borsa con la mano destra e si punse il pollice della sinistra, procurandosi una piccola ferita. Poco dopo aver riposto il kunai, iniziò la serie di sigilli.
    Kuchiyose No Jutsu - Tecnica del Richiamo
    kuchyios_sennin_zpsc20f44cb
    Villaggio: Tutti
    Livello: C
    Tipo: Ninjutsu
    Quest'abilità viene appresa esclusivamente da Shinobi dal rango Chuunin in poi. Non per la complessità stessa dell'abilità, ma in particolare tale normativa tutela gli Shinobi privi d'esperienza in modo che non facciano una scelta avventata ed errata. Una volta stipulato un Contratto con una razza animale infatti, non sarà più possibile tornare indietro e vi si rimarrà legati a vita. Le evocazioni necessitano di una notevole quantità di Chakra emessa tutta insieme per esser evocate, e per questo può risultare di difficile utilizzo. Per utilizzare la tecnica bisogna versar anche una minuscola goccia del proprio sangue per poi formare la serie di Sigilli necessari per l'esecuzione del Jutsu, che sono i seguenti: Cinghiale, Cane, Gallo, Scimmia, Pecora.
    Per riuscire ad evocare taglie grandi è necessario essere almeno Sp Jounin; per le Leggendarie bisogna essere di grado ANBU
    Consumo: 10

    Uccello Viaggiatore: Fezā
    UccelloViaggiatore
    Questo uccello rapace si dimostra inutile in combattimento, ma la sua vera peculiarità è quella di poter comunicare telepaticamente con il proprio evocatore, il che la rende un' evocazione molto utile da mandare in avanscoperta. Questo rapace è in più dotato di un eccellente vista. La sua velocità è alta.

    Sbattè la mano sul legno del ramo sul quale si era accovacciato e subito fu avvolto da una nuvola di fumo bianco. Il verso di un piccolo uccello si fece strada nell'aria e subito dopo il suo compagno animale uscì dalla nuvola librandosi in aria e aggrappandosi su un ramo per poi fissarlo con i suoi occhi gialli.
    Piccolo pulcino, non è passato molto tempo, di cosa hai bisogno stavolta?
    Che il vento ti sia favorevole e il cielo sereno, Fezā iniziò Kohaku con il solito rituale mentale con il quale i suoi compagni animali volevano esser salutati nel momento in cui li richiamava al suo fianco. Ho bisogno che mi pedini un carro, sarà uscito da poco dalla porta Sud del villaggio alle mie spalle, dobbiamo seguirlo dalla distanza e attendere che un altro shinobi lo assalti per pedinare poi il bandito fino al suo covo.
    L'uccello sopra di lui non risposte neanche, si limitò ad aprire le ali e schizzare verso il cielo prima di sparire poco dopo.
    Bene, ora abbiamo degli occhi nel cielo che potranno tenere d'occhio il carro per noi...adesso non ci resta che seguirlo da lontano, senza doverci neanche avvicinare troppo. disse al compagno gli faceva cenno con la mano di proseguire verso Sud.



    ChakraFisicoMentale
    170-10=160Ferita lieve al pollice sinistro.Serio
    Doppia Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai x10Olio Infiammabile
    Shuriken x20Filo Metallico 10m
    Shuriken x20Filo metallico 30m
    Palla di Luce x2Torcia Luminosa
    Palla di Luce x2Occhio Cibernetico
    Cartebombax5Pillola del Soldato x3
    Equipaggiamento
    SlotOggettoLocazione
    Mecc. KunaiKunaiAvambraccio sx
    Tasca Supp.Kunai x7Coscia dx
    Fodero Min.WakizashiSchiena alla vita
    Rotolo Min.OmoikaruiCoscia sx
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    ParabracciaIntattiAvambracci
    Coprinaso bendeIntattoIndossato
    BendeIntattemano, braccio e pettorale dx
    BendeIntattetesta, polso sx, caviglie
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    Senbon x20Radiolina
    -Cimice x3
    Note Fascia nera legata sulla fronte.
    - 1 Kunai legato a 10m di filo metallico.
    - 4 Kunai legati a 4 palle di luce.
    - 3 Kunai legati a 3 cartebomba.
    - 3 Shuriken legati a 10m di filo metallico.
     
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  14. redwolf85
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    Narrato pensato Parlato Daiki Parlato Kohaku Parlato altri 1 Parlato altri 2

    Daiki guardò incuriosito il suo compagno scostare le bende per mangiare, pensando di riuscire, alla luce del giorno, a ricostruire l'intero viso di Kohaku. Il suo tentativo tuttavia risultò vano, il volto del Mukenin era ancora un mistero per lui. Non che avesse molta importanza, non era certo il primo Ninja che incontrava che preferisse tenere il volto coperto, anche se quelle bende continuavano in una certa misura ad inquietarlo, gli ricordavano troppo i fatti di Suna di molto tempo prima, appena dopo la sua promozione a Chuunin. “Il passato è passato” dicevano alcuni, ma non Daiki che viveva tanto nel passato quanto nel presente. Kohaku si dimostrò d'accordo con lui nel mantenere il piano originale. Non ti preoccupare. Lo prenderò. Rispose infine con un sogghigno. Vivo o morto. E poi ucciderò quel traditore venduto. Pensò quasi senza riflettere. Non importava che anche lui fosse a sua volta un traditore, lo aveva fatto per una giusta causa. Non per il vile denaro come il traditore di Ame.
    Aspettiamo che i nostri compagni tornino dal pranzo e poi faremo partire loro, mentre noi ci opereremo a seguirli dopo poco... Disse dopo un po'. A questo proposito...eccoli che arrivano... Daiki si voltò verso l'ingresso vedendo Neto e il muto che uscivano dalla locanda, così seguì l'altro giù dal carro e incontro ai due. Allora è deciso, vi lasciamo proseguire da soli, mi raccomando fate buon viaggio. Daiki aveva notato che mancava qualsiasi riferimento ai loro piani, così gli venne in mente che se qualcuno li fosse davvero stati a sentire forse era meglio cercare di sviarli. Noi abbiamo da fare sul confine di Kusa, ma ci rivediamo al vostro ritorno. Disse con tranquillità usando un tono rilassato e molto più alto rispetto ai sussurri di qualche minuto prima. Era quasi certo che nessuno li stesse ascoltando, a meno che non usassero qualche jutsu strano, ma se avesse avuto modo di mettere sulla cattiva strada il loro avversario, non costava nulla provarci. Daiki salutò i due dopo il compagno, all'apparenza rimanendo freddo e calmo, ma in realtà strinse la mano in due con particolare fervore, quasi per istillarvi un po' della sua forza. Poi si voltò per seguire il compagno senza esitare. La sua causa era giusta, la via dello Shinobi era una strada lastricata di sacrifici, per chi come lui aveva a cure il destino del mondo era difficile, ma aveva le spalle larghe e forti, ne avrebbe sopportato il peso.

    Come aveva detto si lasciò guidare dal compagno, certo non lo conosceva e l'aspetto non dava grandi garanzie, ma c'era qualcosa nel suo comportamento che gli ispirava fiducia. Daiki aveva girato il mondo e sapeva valutare abbastanza bene le persone, ma da Kohaku percepiva impressioni discordanti, dissonanti, conosceva abbastanza se stesso da sapere che anche in lui esistevano diverse anime, eppure non c'era traccia di quel conflitto interiore che caratterizzava l'Eremita. Allora perché queste sensazioni contraddittorie? Uscendo da Yamamichi e inoltrandosi nel verde attorno alla cittadina, iniziarono a correre tra i rami, per allontanarsi il più in fretta possibile dalle porte e da occhi indiscreti, finché non fu il compagno a fermarsi. Daiki si appoggiò con la schiena al tronco dell'albero e guardò con interesse Kohaku. E ora? Cosa vorrà fare? La risposta arrivò subito, dopo essersi autoinflitto una piccola ferita, poco più di una puntura, il compagno eseguì una serie di sigilli molto famosa, ma che tuttavia riservava sempre delle sorprese eccitanti.
    Dalla nuvola che si creò venne fuori una creatura che aveva già incontrato prima, un rapace di ridotte dimensioni, che aveva visto durante l'addestramento della giovane Uchiha, sapeva che poteva comunicare telepaticamente con l'evocatore e dovette ammettere che era proprio quello che faceva al caso loro. Mentre i due procedevano alla sicura comunicazione mentale Daiki chinò il capo verso il fiero volatile, in segno di rispetto. Aveva una predilezione per ogni Kuchiyose, ad eccezione delle serpi, con il quale il rapporto era conflittuale, anche se doveva ammettere che erano creature di una forza impressionante. Per un momento pensò a quell'oscura parte di sé che aveva scoperto grazie ad Hayter, il fratello di Shinsuke. Forse era per quello che odiava tanto i serpenti, o forse il suo alter-ego era fatto così proprio perché rappresentava le sue paure. Non era mai riuscito a capirlo fino in fondo. Dopo poco il volatile si staccò dal ramo su cui si era appoggiato e uscì dalla vegetazione verso il cielo blu. Bene, ora abbiamo degli occhi nel cielo che potranno tenere d'occhio il carro per noi...adesso non ci resta che seguirlo da lontano, senza doverci neanche avvicinare troppo. Daiki annuì senza fare domande, sapendo già come manteneva il contatto con il rapace.
    Benissimo, fammi sapere quando il nostro amico si fa vedere, voglio fare qualche preparativo appena avviene, poi ci avvicineremo abbastanza da poter intervenire in fretta, per qualsiasi motivo. Suggerirei di procedere parallelamente al carro, tenendoci nella boscaglia o sulle montagne, in mezzo alle rocce. Daiki era deciso a non affidarsi completamente al volatile, non per mancanza di fiducia, ma a volte potevano succedere cose aldilà del prevedibile e lui voleva essere abbastanza vicino da verificare subito di persona.
    Mentre procedevano verso Sud, Daiki decise di azzardare ancora. Era curioso. Lo sai che in realtà quei due non sono veri e propri mercenari? Sono schiavi che lavorano e rischiano la vita per guadagnare la libertà per loro e le famiglie. Neto ha anche un figlio. La sua era un'osservazione innocente, come se stesse facendo conversazione spicciola, una curiosità da condividere, voleva solo suscitare una qualche reazione emotiva nell'altro.

    Daiki "Hanketsu" Nakamura

    ChakraFisicoMentale
    160OttimoNormale.
    Doppia Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai 10Radiolina
    Shuriken 19Filo metallico (30 metri)
    Cartabomba 5Pillole del soldato 1
    Fumogeni 3Veleno debole 1
    Palla di luce 1Occhio cibernetico
    Bombe al peperoncino 3Torcia Luminosa
    Equipaggiamento
    SlotOggettoDescrizione
    RotoloDakoDietro la schiena
    CustodiaTirapugniAl fianco destro
    FoderoKatanaAl fianco sinistro
    Fodero minoreSpada di chakra "Keibatsu"Al fianco sinistro
    Gomitiere-----Ai gomiti
    Tasca SupplementarePupazzi esplosivi 5alla gamba destra
    Bende-----Polsi e caviglie
    Guanti chiodati-----alle mani
    Copricapo del deserto-----in testa
    Occhialoni-----sulla testa
    Pesi-----alle gambe
    Gilet di Konoha
    Armi da LancioAccessori
    palla di luce 2recipiente
    cimice 3
    Note2 cartabombe legate ad altrettanti Kunai
    pesi tolti – velocità aumentata di mezzo grado
     
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    narrato, parlati, pensati e cloni saranno nel colore corrispettivo del personaggio.
    Supaku/Kohaku, Telepatia Volatili, Altro 1, Altro 2 - Daiki, Altro 3 Altro 4, Altro 5


    Il rumore ritmato dei passi sui rami degli alberi era l'unica cosa che si udiva mentre i due ninja procedevano spediti seguendo il carro da lontano. Kohaku aveva sentito le parole del suo compagno, sul procedere paralleli al carro, ma lo stesso aveva cominciato con un netto vantaggio su di loro e per ora non erano riusciti a coprire ancora tutta la distanza che li sperava, quindi non potevano altro che procedere sepediti mentre Fezā lo teneva aggiornato. Il silenzio era in parte voluto dall'ex ninja di Sunagakure, forse perché era ancora indeciso su cosa rispondere a Daiki.
    Lo sai che in realtà quei due non sono veri e propri mercenari? Sono schavi che lavorano e rischiano la vita per guadagnare la libertà per loro e le famiglie. Neto ha anche un figlio. Aveva detto poco prima l'altro e Kohaku era rimasto in silenzio interrogandosi sul perché di quella uscita.
    Daiki lo stava forse in qualche modo mettendo alla prova? E se si, in che modo? Era pur sempre un mukenin, voleva sincerarsi se anche in Kohaku ci fosse una specie di totale indifferenza nei confronti del resto del mondo, oppure voleva invece cercare di capire se in lui era rimasto un qualche spiraglio che lasciasse passare qualcosa come l'empatia? Kohaku non aveva sufficienti informazioni sul ninja al suo fianco per stabilire quello che avrebbe potuto essere la sua inclinazione, se verso l'indifferenza oppure verso una empatia nei confronti della situazione disperata degli schiavi. Doveva ammettere però che la cosa lo aveva colto inaspettatamente alla sprovvista. Forse era anche per quello che non aveva risposto subito al compagno. Non sapeva bene neanche lui stesso cosa pensare. Sapeva che doveva aspettarsi situazioni del genere nelle Terre di Nessuno, ma non credeva che lo avrebbero mai toccato così, nè che qualcuno sarebbe venuto a chiedergli cosa ne pensasse.
    Se fossi ancora regolare molto probabilmente avrei lasciato correre, magari facendo rapporto al Kazekage sulla situazione della persona, in modo che questo potesse mandare altri ninja ad occuparsi della situazione, io sarei pur sempre in missione e non penso mi sarebbe concesso di deviare dall'obbiettivo per andare a liberare qualche schiavo...Ma ora come ora... Sotto sotto sapeva comunque la risposta alla domanda. A lui non importava. Non importava perché non avrebbe mai potuto farsi carico del dolore di ogni persona che avesse incontrato sulla sua strada. Non era un raddrizzatore di torti, non era un giustiziere mascherato che salvava i deboli dai violenti. Era un ninja in cerca di potere e significava che, molto probabilmente, lui avrebbe lavorato per i violenti, sempre che lo avessero pagato adeguatamente.
    Sono ancora troppo debole. Questo mantra ormai lo ripeteva da quando era uscito dall'accademia, era cresciuto si, era diventato più forte di quando era un semplice Apprendista, ma non era ancora abbastanza forte. Aveva bisogno di più potere, di più forza per riuscire almeno a sopportare il suo di dolore, non aveva le spalle abbastanza larghe per portarsi dietro anche quello degli altri, se non di due o tre fidati compagni.
    La vita in queste terre non è clemente con i deboli. Poche semplici parole mentre scendeva appoggiava un piede su un ramo e si dava lo slancio per saltare sul successivo. Al suo compagno sarebbe dovuto bastare, lui stesso non sapeva cosa Daiki si potesse aspettare. Cercò di guardarlo nello slancio per il ramo successivo, di studiarne il volto, sembrava turbato? Indifferente? Non lo poteva sapere. Se me lo ha detto...anche prima quando abbiamo parlato della morte degli uomini sembrava leggermente turbato...forse spera di salvarli? Se anche fosse perché non fa niente? Li sta lasciando andare verso la morte senza fare nulla... Tornò con la testa sulla direzione in cui dovevano muoversi, concentrandosi sul ramo successivo su cui avrebbe dovuto saltare.
    Proseguirono per un poco in quella direzione ad un certo punto la voce di Fe&257; lo raggiunse.
    Il carro si sta avvicinando ad una valle stretta...molto probabilmente l'assalto potrebbe avvenire di qui a poco...anche se non noto nessun movimento sulle pareti rocciose.
    Kohaku ringraziò il volatile e poi riferirì al compagno quello che gli era stato detto.
    La valle stretta dovrebbe essere vicina se non mi sbaglio, tra poco dovremmo essere arrivati.
    Come previsto, la foresta si interruppe rapidamente lasciando spazio ad una parte del terreno che scendeva verso il basso mentre ai lati della discesa vi erano due pareti di roccia sempre più spoglia che salivano verso l'alto.
    Cosa pensi di fare? chiese Kohaku appollaiato su uno degli ultimi rami degli alberi, nascosto tra le fronde per evitare di essere notato dalla distanza.


    ChakraFisicoMentale
    170-10=160Ferita lieve al pollice sinistro.Serio
    Doppia Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai x10Olio Infiammabile
    Shuriken x20Filo Metallico 10m
    Shuriken x20Filo metallico 30m
    Palla di Luce x2Torcia Luminosa
    Palla di Luce x2Occhio Cibernetico
    Cartebombax5Pillola del Soldato x3
    Equipaggiamento
    SlotOggettoLocazione
    Mecc. KunaiKunaiAvambraccio sx
    Tasca Supp.Kunai x7Coscia dx
    Fodero Min.WakizashiSchiena alla vita
    Rotolo Min.OmoikaruiCoscia sx
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    ParabracciaIntattiAvambracci
    Coprinaso bendeIntattoIndossato
    BendeIntattemano, braccio e pettorale dx
    BendeIntattetesta, polso sx, caviglie
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    Senbon x20Radiolina
    -Cimice x3
    Note Fascia nera legata sulla fronte.
    - 1 Kunai legato a 10m di filo metallico.
    - 4 Kunai legati a 4 palle di luce.
    - 3 Kunai legati a 3 cartebomba.
    - 3 Shuriken legati a 10m di filo metallico.
     
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