|
|
Narrato, «Parlato», "Pensato", "Telepatia", «Parlato Copie», «Parlato Evocazioni», «Parlato Takehiko», «Parlato Ayumi», «Parlato Ryota», «Parlato Hajime», «Parlato Altri».
Lo sguardo attento e feroce dei mastini scolpiti sulle pareti sembrava essere puntato proprio su Kisuke Momochi. Quest'ultimo, alle otto ormai passate della mattina, si trovava chiuso nel piano interrato di casa sua, intento a selezionare ciò che avrebbe dovuto portarsi dietro nell'ennesima missione. Perché sì, ormai il motto della sua vita sembrava essere: nuovo giorno, nuova missione. E, per Kisuke, armi e abbigliamento ninja erano una componente fondamentale delle probabilità di sopravvivenza e successo, alla pari di preparazione mentale e fisica. Di conseguenza non avrebbe mai potuto lasciare al fato qualcosa di talmente importante. Prima di uscire verificò un'ultima volta che tutto fosse al proprio posto: abbigliamento ninja, sigilli d'evocazione, borse e tasche con il relativo contenuto, fascia con annessa Taglia Teste e il fodero piccolo. "Merda, quasi mi dimenticavo..." si rimproverò, e da sopra lo scrittoio prese il proprio coprifronte, allacciandoselo appunto sulla fronte, a differenza di molti altri suoi colleghi che per chissà quale motivo lo tenevano a ridosso di eventuali cinture, maglie e quant'altro. Sotto questo punto di vista, il kiriano rispettava le cose per quel che erano state create. Infatti, tenere un coprifronte a ridosso della vita per lui non aveva tutto questo senso, soprattutto se si considerava il coprifronte come un'ultima difesa per evitare che la punta di un kunai ti sfiorasse il cervello. "Altrimenti si chiamerebbe copri-vita, deficienti. Ah ah!" fu l'ultimo pensiero che gli attraversò la mente prima di lasciarsi casa sua alle spalle.
Villaggio della Nebbia, due giorni prima
«Mia signora.» Kisuke Momochi in veste di ANBU emerse dalle ombre nell'ufficio della Mizukage. «Benvenuto, Nishimura Hanzo» lo accolse la kunoichi dai capelli di fuoco, facendogli poi cenno di avvicinarsi alla sua scrivania. «Ho fatto quanto prima. Spero non sia nulla d'urgente perché non mi è stato detto dal postino.» «Tranquillo. Ho un compito da assegnarti. Un compito abbastanza... delicato.» «Sono a disposizione, come sempre.» «Allora ti farà piacere sapere che avrai da badare a badare a tre dei nostri Genin in una missione di scorta.» «Come, prego? Non bastava fare da guardia del corpo alla Jinchuuriki del Nibi no Nekomata, ora è questa la missione che devo fare?» chiese Kisuke senza nascondere un'evidente nota di scontento. «Quindi niente missioni di livello S: assassinii, furti, spionaggio, rapimenti?» «No, niente di tutto questo: babysitter. Forse non è di tuo gradimento?» «Lascerei volentieri questo genere di compiti a qualcun'altro, se mi è permesso dirlo» replicò il kiriano. Non era mai stato conosciuto per uno che non mostrava scontento, se ce n'era. Quando c'era il bisogno, parlava sempre senza peli sulla lingua, pur con i dovuti modi con chi era obbligato a portare rispetto. «Aspetta a parlare» disse la donna, allungandogli una busta con dentro la missiva e degli altri fogli. Kisuke afferrò la busta e ne estrasse il contenuto, cercando subito la missiva tra i molteplici fogli e passare quindi alla lettura. «Toshiaki Nomura? Mai sentito. Non che le carte in tavola siano tanto diverse rispetto a prima, ma va bene» disse Kisuke, una volta terminato di leggere. «Mi fa piacere che tu abbia un minimo riconsiderato l'idea. Però fai attenzione, perché sono sì dei Genin, ma non sono del tutto inesperti e alle prime armi: sono tra i più promettenti del penultimo anno.» «Lo terrò bene a mente. Piuttosto, con i tre Genin ho carta bianca?» «Sì, ma senza esagerare.» «D'accordo. Se non c'è altro...» fece l'ANBU di Kiri, evidente segno di chiedere congedo. «Nishimura, dove vai? Aspetta: prendi questa!» lo fermò la donna, passandogli poi un plico sigillato in ceralacca. «Sono dei dossier generici sui tre Genin. Il resto delle istruzioni per la missione sta nell'altra busta. Mi raccomando, se fai una scelta sbagliata il nostro Villaggio ci farà una pessima figura al prossimo esame davanti a tutti gli spettatori» concluse la donna, con un chiaro avvertimento e una minaccia sottintesa. «Puoi andare» aggiunse poi infine con un cenno della mano. "Quanta premura per questo Esame dei Chuunin. Ci tengono proprio a pararsi sia la faccia sia il culo, se mandano me a controllare sul campo i candidati. Che poi è strano... non è che negli ultimi anni abbiamo fatto una pessima figura agli Esami dei Chuunin. Tra le nostre fila contiamo diversi vincitori, tra cui la mia leonessa... lei forse è una dei pochi che ha fatto una gloriosa figura tra i vincitori di Kiri" pensò l'ANBU di Kiri svanendo dall'ufficio della Mizukage.
Villaggio della Nebbia, attualità
Kisuke arrivò al luogo dell'incontro con una ventina di minuti d'anticipo. A precederlo non vi era ancora nessuno dei Genin che doveva supervisionare. Nella zona circostante, il kiriano scelse uno degli alberi dalla chioma abbastanza folta e dai vigorosi rami, quindi lo scalò e andò ad appollaiarsi su uno dei rami, così da poter rimanere in incognito e tenere sotto controllo l'intera zona circostante, luogo d'incontro compreso. Di loro, il primo ad arrivare fu il ragazzo che di nome faceva Ryota Fukunaga. Kisuke lo aveva riconosciuto sin da subito grazie alle foto presenti nei dossier che gli erano stati assegnati. Quella particolare tonalità di capelli, un misto tra il rossiccio e il castano, non erano in molti ad averla. Kisuke continuò a rimanere per conto proprio senza avvicinarsi al suo compagno di missione, stando in attesa che arrivassero pure gli altri due. Questi arrivarono insieme, con un anticipo di circa cinque minuti: la dottoressa e il Kaguya. Kisuke ebbe come il sospetto che qualcuno aveva spifferato loro la sua mania per i ritardi e la puntualità, tant'è che tre Genin su tre erano arrivati in anticipo rispetto all'orario prestabilito. "Anche se è ironico, nonostante la mia mania per i ritardi, non manca ma l'occasione in cui sono proprio io a far ritardo" pensò, amaro e ironico al tempo stesso. "In ogni caso, a prima vista sembrano quasi essere più seri e professionali loro di me... quanta tensione e serietà gli si legge in viso..." rilevò il Momochi, saltando giù dal ramo e portandosi in direzione del trio che già si era riunito. «Buongiorno ragazzi» disse loro, una volta raggiunti. «Sono Kisuke Momochi e detto questo penso che voi già sappiate che quest'oggi saremo compagni di missione» si presentò come suo solito, il più breve possibile. «Sono uno Sp.Jounin e ho ventun anni» aggiunse infine, cercando di dare anche una sorta d'esempio agli altri tre per le presentazioni, quindi con un cenno della mano invitò i suoi compagni a presentarsi così come aveva fatto lui. «Takehiko Kaguya, piacere. Sono un Genin e ho tredici anni» disse, breve e conciso. Fu il primo a presentarsi prendendo spunto direttamente dalla presentazione di Kisuke. «Ayumi Kuramoto, piacere di conoscervi. Ho quattordici anni, sono una Genin e pratico le Arti Mediche. Mi auguro con tutto il cuore di non dover ricorrere alle mie abilità!» «E io sono Ryota Fukunaga, ho anche io quattordici anni e sono un Genin come loro due» si presentò per ultimo il ragazzo con lo sciarpone intorno al volto, indicando in contemporanea i suoi due compagni. «Tra voi tre vi conoscete già tutti? chiese il kiriano a puro scopo informativo. "Almeno così mi pare di capire." Subito dopo ricevette una risposta affermativa dal trio intero. «Ok, e avete pure già lavorato insieme, per caso? Pure missioni in squadra come quella che ci aspetta oggi?» «Sì, grossomodo ci conosciamo già: abbiamo lavorato diverse volte insieme e abbiamo svolto anche una missione in squadra!» replicò deciso, e gli altri due annuirono per confermare l'affermazione del loro compagno. «Quindi sono io l'intruso...?» chiese di rimando, grattandosi il capo. «Tornando alla missione: quali sono le informazioni in nostro possesso?» domandò loro in quanto voleva essere sicuro che tutti e quattro fossero a conoscenza dei dettagli riguardo alla missione da svolgere. «Dobbiamo scortare un certo Toshiaki Nomura da Modoroki a Banrai e ci sono forti pericoli che qualcuno attenti alla vita nel nostro cliente» rispose prontamente e con tono sicuro il ragazzo del Clan Kaguya. Gli altri tre non fiatarono nemmeno, neanche un cenno d'assenso; forse lo ritenevano superfluo. «Tutto qui?» domandò rivolto agli altri due. «Sì...» rispose prima uno. «Già!» confermò un istante dopo l'altra "Si vede che a loro non hanno detto niente di più di quanto hanno detto a me... come al solito..." si disse il kiriano limitandosi ad annuire. «Come siete abituati a lavorare? Qual è il vostro modo di combattere?» chiese quindi ai tre Genin. «Dobbiamo proprio?» chiese subito Ryota, evidentemente contrario alla cosa. «Non so, vedi un po' tu...» gli rispose il Momochi stringendosi nelle spalle, mostrandogli così l'inutilità della sua domanda. Certo, Kisuke non era la prima persona che poteva biasimarlo, essendo lui addirittura arrivato al punto di mentire sulla Kirigakure no Jutsu. Tuttavia, non vedeva quale fosse il reale problema del giovane. "Vuole evitare di spifferare i suoi segreti a me?" s'interrogò Kisuke, dato che se i tre avevano collaborato già un po' si conoscevano abbastanza. "Non pensa che in anni di carriera, qualunque cosa possa dirmi lui, di se stesse, per me non sarebbe mai niente di nuovo?" «Come ho già detto prima sono un Ninja Medico...» iniziò la dottoressa sbloccando la situazione in stallo. «Utilizzo l'Arte dell'Acqua e combatto prevalentemente a medio-lungo raggio, ma me la cavo anche nel corpo a corpo» concluse lei. "Poca roba, ma sufficiente per quel che serve" pensò Kisuke in merito, annuendo in risposta alle parole della giovane kunoichi. Forse così l'altro ragazzo avrebbe compreso che non doveva stilare una lista completa delle sua Abilità e delle sue Tecniche. «Prevalentemente, quindi, una combattente a cui piace mantenere le distanze... e in quanto ad armi, invece?» le chiese in aggiunta il Momochi. «Sì, esattamente. Come arma ho solo questa katana» disse, sfiorando l'elsa che spuntava da dietro una spalla. «In più possiedo le classiche armi da lancio» precisò, seppur la cosa potesse essere ovvia. «Ottimo!» le disse facendole l'occhiolino, poi con un cenno del capo indicò prima il Kaguya e poi Ryota, invitandoli ad imitare la dottoressa. «Ho anche io la padronanza dell'Arte dell'Acqua» iniziò il ragazzo del Clan Kaguya, prendendo la palla al balzo e accettando l'invito. «Non faccio uso frequente di armi. Anzi, praticamente nulla, ad esclusione di qualcosa di poco conto che tengo in borsa. Mi destreggio prevalentemente nel Taijutsu e nel corto raggio, però sfrutto anche abbastanza la Kirigakure no Jutsu per mettere in difficoltà i miei avversari» concluse il giovane Genin del famoso Clan Kaguya. Per ultimo rimase dunque Ryota Fukunaga. Sul volto mostrava ancora un pizzico di scetticismo in quello che avrebbe dovuto fare, ma all'ennesimo invito di Kisuke e grazie agli sguardi insistenti dei suoi compagni, finì per cedere. «Utilizzo sia l'Arte della terra sia l'Arte del Fuoco. Combatto prevalentemente a distanza, ed equilibrio potenziale offensivo e difensivo. La mia arma è una kusarifundo che ora tengo conservata e questa coppia di lame vibranti!» esclamò infine sfiorando l'elsa di entrambe le spade che teneva dietro la schiena, riposte in doppio fodero. A Kisuke sembrò quasi che il Genin, essendo riuscito a mettersi alla pari con gli altri due, tirasse un sospiro di sollievo. Inoltre, nonostante quelle che Ryota avesse fornito fossero informazioni non del tutto di rilievo, Kisuke rivide in lui una certa aria familiare. "Già, Ryota mi ricorda me un po' d'anni fa" pensò tra sé Kisuke, mentre l'abbozzo di un sorriso nostalgico gli affiorava sotto le bende. In realtà non sapeva cosa realmente glielo faceva pensare, forse per l'atteggiamento che il ragazzo aveva. "Fatto sta che mi ricorda me!" affermò mentalmente. Poi, subito dopo, tornò a familiarizzare con i suoi compagni. «Nella vostra missione in gruppo di cosa vi siete occupati, e chi di voi tre aveva il comando?» domandò il kiriano ai tre e la risposta gli venne subito data dalla dottoressa. «Takeshi era il Capitano e ci siamo dovuti occupare di aiutare il Villaggio durante l'ultimo attentato.» "Oh, addirittura? Un poco fuori norma per dei Genin, ma d'altronde sono tra i migliori della Nebbia e in certi momento c'è poco da fare..." rifletté Kisuke poco prima di dare una notiziona ai suoi compagni. «Va bene, allora. Io mantengo ufficialmente il mio ruolo di Capitano, tuttavia non ho intenzione di impartire ordini a destra e a manca. Ognuno di noi è libero di pensare con la propria testa, e nel caso organizzarsi con i propri compagni. Siamo d'accordo? Sappiate che, a meno di situazioni estreme, sarà così da adesso fino al nostro ritorno.» «D'accordo!» «Okay!» «Ma se è lei il Capitano dia lei gli ordini, no?!» ribatté Ryota. "Non vuole prendersi responsabilità e preferisce seguire le direttive di uno più alto in grado e con più esperienza" pensò il kiriano. "Comprensibile. Se si mette la missione come punto cardine in primo piano, perché compromettere la missione con le mie idee se posso andare sul sicuro?" «Innanzitutto dammi pure del tu, Ryota. E lo stesso vale per voi due» disse, buttando uno sguardo sugli altri Genin. «Non sono così vecchio come potete credere. Poi, per inciso, voi avete certamente più bisogno di fare esperienza, e in una missione come questa non mancherà l'occasione di maturarne a dovere. Inoltre, in tutta onestà, non credo che ci sarà il bisogno di vedermi intervenire per davvero. Azzarderei d'essere stato mandato insieme a voi solo perché quel riccastro ha richiesto espressamente la presenza di rlrmrnti abili per avere un assicurazione totale sulla sua vita. Il potere dei soldi» concluse Kisuke facendo spallucce. «Detto questo, c'è altro?» chiese infine, mesto. «Non ci avete dett... ehm, non ci hai detto come sei abituato a lavorare e combattere tu, Kisuke...» osservò giustamente la giovane kunoichi di Kiri. «Non che sia veramente importante, a dir la verità... ma in fondo hai ragione tu. Sono un combattente a raggio medio, medio-breve, anche se ritengo senza falsa modestia di potermi adattare ad ogni situazione. Utilizzo prevalentemente una spada corta e questo spadone come arma. Sono un utilizzatore del Suiton e del Doton, ma pur kiriano fino al midollo non sono un assiduo utilizzatore della Kirigakure no Jutsu, per intenderci» concluse esponendo il tutto con calma e tono neutro. In quel caso non aveva mentito ai giovani Genin; preferiva pensare d'aver omesso qualcosa che tanto non sarebbe mai stato costretto a mostrare, ed inoltre quella precisazione sulla Kirigakure aveva il preciso scopo d'evitare che i giovani utilizzassero tal Jutsu a sproposito anche quando non necessario. «In ogni caso, ripeto, non credo che ci sia davvero il bisogno che io faccia fondo sul serio alle mie risorse in missioni come queste!» Parlò per pura esperienza, in quanto più volte si era ritrovato a svolgere missioni di basso livello con suoi sottoposti e anche in quelle occasioni aveva lasciato loro il comando, seppur allora non fosse propriamente obbligato a farlo. «Ah, prima di partire, non dimentichiamo nulla?» chiese Kisuke ai giovani poco prima di mettersi in cammino. «No, cosa mai ci staremo dimenticando?» Kisuke, quindi, senza rispondere ancora tirò fuori da una tasca della divisa la propria radiolina e la indossò. «Ahhh, adesso ho capito. Be', non credo ci sia poi così utile adesso.» «Tanto per cominciare siamo un team e non sappiamo cosa possiamo trovarci ad affrontare durante il viaggio. A prescindere da questo, però, vogliamo farci trovare davanti al cliente a sintonizzare le radioline?» disse Kisuke, dando alle sue parole una punta d'ironia. «Hai ragione!» replicò il Kaguya, limitandosi ad una lieve risata che scatenò l'ilarità dei suoi compagni. Dopodiché, sotto comune accordo, tutti sistemarono le radioline sulle frequenza trentotto. "Che palle, io ho sempre utilizzato la ventuno... riprenderei il comando del gruppo solo per questo!" ironizzò tra sé e sé. «Comunque sia, io non muoverò nemmeno un dito, sappiatelo. Perciò vi conviene rimanere in guardia e fare in modo che al signor Nomura non venga torto nemmeno un capello» disse loro. "Anche se temo che abbia soltanto delle stupide paranoie e manie di persecuzione. Nessuno si interesserebbe davvero così tanto a lui, secondo me. Ma ormai siamo qui, perciò tutto questo non ha importanza" pensò rapido, quindi disse: «Bene, partiamo!» Superate le formalità e quel minimo di preparativi, la squadra si potè finalmente mettere in viaggio. Da Kiri fino a Modoroki sarebbe spettato loro un bel viaggio. "Chilometri e chilometri solo per andare a prendere il cliente" fu il pensiero scocciato di Kisuke. E lo sarebbe stato per chiunque sano di mente. "Ma quale cazzo è il senso di far andare noi fino a Modoroki per poi andare fino a Banrai? Ah ah, ma io c'ho i soldi, non schiodo il mio culo pesante dalla poltrona, che cazzo me ne fotte a me." Ovviamente era l'irritazione a fargli pensare così, perché sapeva che se aveva bisogno di una scorta, l'avrebbe voluta anche da Modoroki fino a Kiri. Attraversavano lande brulle e desolate degli isolotti, spostandosi di baia in baia, cambiando barca dopo barca, fino a raggiungere l'isola Nagi. Le imbarcazioni dei pescatori non erano il miglior mezzo di trasporto, ma il tratto in mare da percorrere era relativamente breve e un passaggio di quel genere era gratuito. Al massimo a Kisuke sarebbe bastato avanzare qualche minaccia. A nord di Modoroki le colline erano meno deserte ma più selvagge, circondate da infiniti alberi simili a un esercito di silenziosi soldati grigioverdi. Avevano ormai ridotto talmente tanto la distanza dalla principale città dell'isola che il gruppo poteva non perdere mai di vista la costa. Tuttavia, non era il mare la loro destinazione. Non ora, almeno. Prima di tutto avrebbero dovuto raggiungere il palazzo del cliente, poi avrebbero affrontato il mare. Fortunatamente - e com'era giusto che fosse - Kisuke aveva già ricevuto le informazioni riguardanti il palazzo del cliente, perciò ne conosceva l'esatta ubicazione e guidò la squadra tra le strade di Modoroki. Non ci volle molto a raggiungere la tenuta, soprattutto perché Modoroki non sembrava essere particolarmente affollata, come invece sarebbe altrimenti stata se in quel periodo fosse caduta la famosa gara. Il palazzo di Toshiaki Nomura a prima vista non sembrava essere nulla di speciale. Kisuke ne aveva visti di migliori da gente molto più povera. Con tutta probabilità quella non era la sua residenza principale. Cionostante, ai cancelli vi era un intero set di guardie poste di sorveglianza, e altrettante ve ne dovevano essere all'interno. «Ninja di Kiri, siete arrivati senza un giorno di ritardo.» «Gli dèi non hanno voluto metterci i bastoni tra le ruote.» «Ottimo! Il mio signore vi sta aspettando. Keiji!» chiamò l'uomo. «Avverti Nomura-sama dell'arrivo dei Ninja.» Keiji rispose semplicemente con un cenno del capo, quindi attese che fossero spalancati i massicci battenti del cancello, giusto il tanto di prmettere a lui e solo a lui di passare. «Se non vi dispiace, dovreste attendere fuori l'arrivo di Nomura-sama. Il mio signore vi attendeva ed è pronto a partire. Sarà qui a momenti.» «No, nessun problema, per fortuna non piove» disse Kisuke, liquidando il discorso, per non stare a discutere inutilmente. Mentre attendevano, Kisuke decise di approfittare del tempo libero per preparare i tre Genin. Da una delle sue tante tasche estrasse una mappa, che srotolò per terra, quindi chiamò a raccolta i Genin intorno a sé. «Passeremo per di qui» disse loro Kisuke, seguendo con il dito il percorso sulla mappa. «Attraverso i territori del Paese del Fuoco e poi quelli del Paese delle Terme, ci lasceremo alle spalle Shimo e la Repubblica dei Samurai fino ad arrivare a Banrai nel Paese del Fulmine, cioè la nostra meta» disse Kisuke, posando il dito sul puntino che indicava la cittadina in questione. "Ci sono varie arterie secondarie rispetto alla principale. Ci basterà percorrere a caso una di quelle, allungando un po', ma abbassando tuttavia le probabilità di un assalto. Anche se in quel caso, uno che vuole portare a termine l'obiettivo, studia in anticipo la sua zona di caccia e poi piazza cloni e trappole dove necessario" rifletté Kisuke. "Bene, pensandola sotto quest'ottica il compito si fa ancora più complicato... bah, al diavolo, potrebbero pur sempre essere le paranoie di un vecchio lardoso" si disse infine, certo che avrebbe comunque potuto far fronte anche alla peggiore delle ipotesi nel contesto. «Non sarà un compito semplice, vi avverto. Se non avete mai fatto una scorta, vi renderete conto che se fatta seriamente richiede un impegno non indifferente, seppur i pericoli in questo caso siano relativamente pochi, visto e considerato il più che probabile target dei nemici» concluse infine, per poi ripetere il passaggio altre due volte. Dopodiché arrotolò la mappa e la mise via, rimanendo in attesa che arrivasse il loro cliente. Toshiaki Nomura si presentò loro poco dopo, mentre Kisuke stava a braccia incrociate ad ascoltare le chiacchiere dei tre Genin. Arrivò a bordo di una carrozza abbastanza sfarzosa, in compagnia di soli due uomini di scorta più un terzo che faceva da cocchiere. Era un uomo sulla sessantina dal fisico robusto, lineamenti paffuti, capigliatura e lunghi baffi innevati, sopracciglia anch'esse bianchissime e talmente basse da far quasi scomparire gli occhi. «Toshiaki Nomura?» chiese Kisuke, una volta che l'uomo fu sceso dalla carrozza e si avvicinava verso di loro. «In carne ed ossa» rispose questi. "Tanta carne, oserei dire" ma trattenne quel pensiero per se e disse: «Salve, noi siamo la squadra che farà da scorta nel vostro viaggio a Banrai.» «Sì, lo avevo immaginato. Allora, partiamo subito? Volete che prenda dei cavalli per voi? Così starete al passo con noi e potremo andare tutti più spediti» propose Toshiaki Nomura, molto cordialmente. Kisuke e i tre Genin si guardarono tra loro, poi l'ANBU di Kiri disse: «No. Grazie, ma non è assolutamente nostra necessità andare veloci. Anzi, tutt'altro: la vostra carrozza, per questioni di sicurezza, dovrà quasi andare a passo d'uomo.» Kisuke avrebbe aggiunto che se avessero voluto procedere a cavallo, avrebbero preso tre cavalcature dalle scuderie di Kiri, ma nonostante questo la risposta lasciò comunque un'ombra di scontento nel volto dell'uomo in sovrappeso. "Ci sarà rimasto male perché abbiamo rifiutato la sua cortesia? Mi spiace per lui, ma questa è una scelta saggia sia tatticamente che non" ne convenne Kisuke, pur facendo in modo di non mostrare niente al suo compagno di squadra; nemmeno un cenno o un gesto d'approvazione. «Ma così impiegheremo più tempo» obiettò, quindi, il cocchiere. «Non per questo arriveremo in ritardo» lo rimbeccò allora Ryota. «Non ribattere sulle loro scelte, Atshushi. Sanno quel che fanno» disse il ricco mercante, rimproverando il suo uomo. Il cocchiere continuò a mantenere la sua espressione scettica e dubbiosa, ma fu il signor Nomura che con lo sguardo interrogò Kisuke come se volesse avere un 'ultima conferma. «Ci mettiamo in marcia, quindi?» domandò a quel punto il Momochi, parlando a tutti e nessuno. Tutti e tre i Genin risposero affermativamente alla domanda e anche il cliente acconsentì. "Non sono ancora divenuti ufficialmente dei Chuunin, ma se sono fortunati presto lo saranno, perciò devono abituarsi a tutto questo" disse mentalmente, e si avvicinò al cocchiere per informarlo del percorso che già in precedenza aveva illustrato al suo team e questi lo disse memorizzato molto in fretta. "Bene, speriamo che sia davvero così" pensò infine Kisuke. Il convoglio si mise in movimento, i cavalli che procedevano a passo d'uomo. Una volta usciti da Modoroki, si inoltrarono in una stradina di terra battuta; i cavalli alzavano a malapena uno sbuffetto di polvere mentre avanzavano. Procedettero camminando per le strade del Paese dell'Acqua mantenendo costantemente alta la guardia. Kisuke notò in loro il peso della responsabilità, e ciò era un bene. Avevano deciso di chiudere la scorta del cliente con una formazione a triangolo, dato che le due guardie personali di Nomura stavano dentro la carrozza con lui. Dal canto proprio Kisuke decise di non intromettersi, così da poter valutare in maniera ottimale le loro decisioni. D'altra parte, anche male andando le cose, avrebbe pure potuto risolvere da solo un eventuale guaio. Anzi, volendo avrebbe pure potuto evocare uno dei suoi cani immediatamente, in modo da tenere sotto controllo l'intera zona intorno a loro e sapere sempre quando qualcuno si avvicinava a loro. Tuttavia, sempre per poter valutare al meglio i tre Genin, risolse che non sarebbe stato saggio farlo. Preferiva aumentare la difficoltà per i tre Genin e vedere come reagivano in casi d'emergenza. "Mi limiterò a tenere occhi, naso ed orecchie ben aperte... e utilizzare saltuariamente la Muon Satsujin" si disse Kisuke, sperando vivamente di non doversene pentire in futuro. Anche quel giorno, la nebbia non risparmiava il Paese dell'Acqua. Seppur non tanto fitta, non mancava di rimarcare la propria presenza. Passo dopo passo, però, l'odore e il sapore dell'acque, del mare, del sale e delle navi, era sempre più palpabile. Questo perché, ovviamente, il convoglio si muoveva in direzione del porto: era pressappoco la routine per qualunque abitante delle isole dell'Acqua. D'altra parte, senza un mezzo per superare il mare, si poteva solo che rimanere confinati in quelle isole umide e nebbiose. Proseguendo su quella tratta, Kisuke di tanto in tanto, a rotazione, si spostava di fianco ad uno dei giovani Genin. In fondo era vero che se i tre Genin avevano la loro missione, anche lui aveva la sua, ed era perciò il caso che si mettesse all'opera. Sia Ryota che Takehiko non diedero molta importanza alla presenza di Kisuke; sembravano davvero concentrati sul loro lavoro. "Questo gli fa vincere un gettone d'oro, ma è uno di quelli che se lo si morde non reagisce proprio come l'oro zecchino" pensò l'ANBU. Se da un lato era vero che isolavano loro stessi per concentrarsi eccessivamente sul compito, dall'altro avrebbe anche potuto significare che l'eccessiva concentrazione ed attenzione avrebbe comportato il non accorgersi di qualcosa, anche un minimo dettaglio, che avrebbe potuto fare la differenza nella prevenzione di un assalto. Tra tutti e tre i Genin, Kisuke notò la superiorità di Ayumi in tale ambito. Era attenta e concentrata, i suoi occhi saettavano da una parte all'altra per seguire ogni movimento e rumore in zona, ma al tempo stesso era sciolta. Non aveva negato la sua attenzione a Kisuke, ma al tempo stesso non si era dimenticata del suo compito. "Questo è il giusto equilibrio" pensò Kisuke tra una chiacchiera e l'altra con la giovane kunoichi. Tra le tante, ad un certo punto Ayumi chiese: «Kisuke-san, posso farti una domanda?» «Me l'hai appena fatta.» «Ma... due domande?» «Prego.» «Non per farmi gli affari tuoi, ma perché ti porti dietro quello spadone enorme? Non è scomodo?» «Per vedere quanta gente non si fa gli affari suoi.» «Ma non volevo farmi gli affari vostri...» «Allora perché me l'hai chiesto?» «Curiosità...» Kisuke strozzò una risata. «Forza, tieni gli occhi ben aperti piuttosto e ricordati che puoi darmi del tu» disse Kisuke alla ragazzina, la quale s'era subito inconsciamente rinchiusa in un guscio di rispettosa distanza. "Se sapesse quali armi porto con me o quelle che sono in mio possesso, probabilmente si ritroverebbe sgomenta con il mento che sfiora il terreno" si ritrovò a pensare, e immaginando la scena surreale gli affiorò un leggero sorriso sulle labbra. Più tardi, mentre proseguivano con il viaggio verso il porto e tutto sembrava sotto controllo, Kisuke con un balzo raggiunse il cocchiere e si sedette di fianco a lui, lasciando i propri compagni a camminare. «Spero di non disturbare» gli disse prendendo posto. «No, si figuri.» «Il signor Nomura che tipo è?» «Come scusi?» «Le sto chiedendo: chi è, qual è la sua filosofia di vita, come e cosa fa per campare, ha mai avuto degli screzi con qualcuno e via discorrendo. Mi sa rispondere?» «Ah...» Kisuke rimase in silenzio, in attesa. «Il signor Nomura è nato come un semplice mercante, figlio di un umile pescatore» iniziò a raccontare l'uomo. «Con il tempo ha sempre fatto di tutto per cercare di reinventarsi e creare per sé una posizione stabile e sicura. Inutile dire che ci è riuscito, basta soltanto vedere dov'è arrivato. Ha tirato su un'impresa mercantile che piano piano è riuscito a far diventare sempre più grande ed influente. Inizialmente interessava soltanto la sua zona d'origine, ma il signor Nomura è stato in grado di cavalcare l'onda per arricchirsi e potersi permettere di approdare su un nuovo mercato e combattere la concorrenza.» «Io aspetto il solito però...» «Quando sbarcò sul mercato internazionale si trovò a combattere con una concorrenza spietata. Riuscì a sovrastare molti suoi avversari economici, ma uno in particolare no: Hideaki Kitamura. Dopo un po' entrambi arrivarono alla conclusione che era inutile continuare nel tentativo di far fuori l'altro, ma sarebbe stato più saggio fondere le due imprese e aumentare il loro dominio. Andarono avanti così per degli anni, fino a non molto tempo fa. I due si ritrovarono spesso e volentieri in disaccordo su alcune scelte e dopo l'inizio di alcune divergenze sul come gestire la società, durate anni, arrivarono alla conclusione che chiudere la società e crearne ognuna per conto proprio fosse la cosa più saggia da fare.» «E così fecero, giusto?» «Giusto» confermò l'altro. «Il signor Kitamura si stabili nel Paese del Tè, dove ora mantiene principalmente il suo impero commerciale, ma offriva servigi anche negli altri Paesi. Il signor Nomura dal Paese dell'Acqua faceva lo stesso, con la differenza che il signor Kitamura non riusciva a invadere il mercato del Paese dell'Acqua, mentre il signor Nomura riusciva a invadere il mercato del Paese del Tè. Dopodiché, l'influenza nel mondo commerciale, le conoscenze, i favori fatti ad amici, conoscenti e uomini influenti eccetera giovarono al signor Nomura la possibilità di entrare a far parte del mondo politico del nostro Paese. Da quel momento in poi, la sua attività ha come assunto una sorta di monopolio e per le altre è stato solamente il declino, compreso per il signor Kitamura.» «Quindi per questo ha sempre il timore che lo voglia fare fuori?» «Sì, e a buona ragione. Non è certo la prima volta che accade... e di due volte abbiamo la certezza che il mandante fosse proprio il signor Kitamura.» «Che bella storia...» «Non ci crede, forse?» «Oh, certo che ci credo» replicò il Momochi. "Ma non è proprio vero che lo avesse voluto ammazzare, altrimenti ora Nomura costituirebbe un lauto pasto per i vermi. È probabile che l'abbia solo voluto spaventare o qualcosa del genere per intimorirlo e farlo ritirare senza però ammazzarlo" pensò Kisuke. Era un ipotesi non tanto improbabile, se la psicologia del signor Kitamura fosse stata quella di un uomo che vuole ottenere la vittoria facendo arrendere l'avversario. L'ANBU di Kiri non fece altre domande né null'altro per far sì che il discorso continuasse. Aveva sentito quel che gli serviva, perciò aveva lasciato che tra lui e il cocchiere cadesse il silenzio. Tuttavia, il silenzio non durò a lungo. Infatti, dopo nemmeno due minuti gli disse: «Fermate la carrozza, devo parlare con Nomura.» «Che...? Non vorr...» tentò di dire, tirando le redini. «No, voglio solo chiedergli se ha già predisposto qualcosa per lo spostamento via mare» gli rispose Kisuke, scendendo al volo dalla carrozza ormai quasi ferma. Si accostò alla porta della carrozza, bussò e solo quando gli fu dato il permesso di aprire si permise di farlo. «Nomura-dono, presto arriveremo al porto. Mi chiedevo se aveste già pensato voi al mezzo di trasporto o...» iniziò Kisuke. «C'è la mia nave personale che ci aspetta» disse Nomura prima che Kisuke terminasse. «Ottimo» replicò Kisuke. "Avrei dovuto darlo per scontato non appena quello lì m'ha detto l'attività del riccastro. E ora ho pure una fottuta nave a cui far da scorta..." pensò però tra sé. Una nave pubblica sarebbe stata un conto, una nave privata e personale invece era tutt'altra responsabilità. «Con permesso» si congedò e chiuse la porta della carrozza. «Forza, non perdiamo altro tempo» disse Kisuke agli altri, e così si rimisero in marcia. I cancelli del porto si presentarono ai loro occhi dopo una ventina di minuti. Forse qualunque straniero si sarebbe lasciato stupire anche solo per qualche secondo dal frenetico andirivieni presente all'interno del porto, ma per ognuno di loro era semplice routine e continuarono a proseguire come se nulla fosse. Da lì in poi, a far strada fu il cocchiere, che li portò al molo numero tredici dove stava ormeggiata la nave di Toshiaki Nomura. La Signora del Mare, così si chiamava la nave del cliente, era una nave lunga almeno trenta metri, grossa, massiccia e robusta. A prua era montato un rostro rinforzato e una polena che raffigurava una sirena. "Questa però non ha per nulla l'aria di una nave mercantile" pensò Kisuke, accingendosi a salire a bordo. "Ma proprio per nulla." Quando furono tutti a bordo, e ormai il cliente negli alloggi della nave, Kisuke andò a perlustrare le nave. Aveva bisogno di sapere più nel dettaglio com'era fatta, così da non dover lasciare nulla al caso nell'eventualità di un'emergenza. Tuttavia, notò sin da subito, prima ancora di portarsi all'interno della nave, come i tre Genin fossero leggermente spaesati. A buona ragione, Kisuke lo comprendeva. Dover badare a una nave privata, non era la stessa cosa che imbarcarsi su un traghetto pubblico dotato di un intero staff, sicurezza compresa. "Dovranno fare da loro. Non dirò loro un bel niente, se non ce ne sarà l'estremo bisogno. A volte il modo migliore per imparare e sbatterci e risbatterci il muso" fu il pensiero di Kisuke a tal proposito. Quando ebbe terminato la sua analisi della nave si portò nuovamente all'aria aperta, sul ponte. Il mare era quasi del tutto piatto, color del zaffiro con qualche rara spuma. Non si vedevano altre navi a perdita d'occhio e oltretutto notò con piacere che i Genin avevano cercato di non farsi prendere troppo dall'inesperienza. Il Kaguya era salito in cima all'albero maestro e da lì osservava tutto quanto intorno a loro. "In questo modo abbassa le possibilità d'essere colti di sorpresa, anche da un eventuale incursione subacquea. Bravo" sentenziò Kisuke. Gli altri due - Ryota e Ayumi - avevano preso posto uno a poppa e l'altro a prua. "Be', in questo modo dovrebbero sempre tenere tutto sotto controllo. Posso anche prendermela comoda, allora" disse a se stesso, e andò a sedersi. Kisuke sentiva lo sciabordio del mare che si muoveva sotto la barca, il vento che gonfiava le vele, gli uccelli di mare che starnazzavano. Sbuffò. "L'acqua è il mio elemento naturale, ma non mi piacciono i viaggi in nave. È più forte di me, non ci posso fare nulla" si ritrovò a pensare l'ANBU di Kiri. Forse era perché ormai gli erano venuti a noia, in anni ed anni, e perché ognuno di essi era noioso sotto qualunque aspetto. "E speriamo che rimanga così anche stavolta. Non vorrei che il karma mi si rivoltasse contro proprio questa volta." In barba a quel pensiero, più tardi il destino mise sulla rotta della Signora del Mare un'altra nave. Il Kaguya dalla sua posizione rialzata l'aveva cista solo poco prima del nostromo. «Chiedono aiuto» spiegò il nostromo, ancora con il cannocchiale poggiato all'occhio. «Non è nostro compito avere contatti con nessuno, anzi...» disse Kisuke, col sentore di una probabile minaccia. "Potrebbe essere un semplice pretesto per avvicinarsi a noi e poi colpirci quando sono troppo vicini a noi e la nostra guardia è abbassata. Se così non fosse, mi dispiace, ma dovranno trovare qualcun altro che faccia loro da soccorsi" pensò il kiriano, il quale poi si rivolse nuovamente al timoniere nonché nostromo. «Lei è in grado di tenere la rotta in mezzo ad una nebbia fittissima?» «Ovvio, ragazzo. Se non ne fossi in grado, piuttosto che navigare in queste acque dovrei andare a fare il mendicante» rispose l'uomo di mare. «Bene, allora si prepari, perché sta per calare una nebbia ancora più fittà di quella che abbiamo incontrato finora. Proseguiremo ancora un po' il nostro viaggio in mezzo alla nebbia, ma stavolta sarà vera nebbia» disse allora Kisuke, il quale poi mosse rapidamente le dita a tracciare i dovuti Sigilli Magici, quindi evocò sul mare un fitto banco di nebbia grazie alla Kirigakure no Jutsu.
Kirigakure no Jutsu - Tecnica del Velo di NebbiaVillaggio: Kirigakure No SatoLivello: D Tipo: Ninjutsu E' una tecnica segreta del Villaggio della Nebbia, ed anche se di basso livello è una delle più rappresentative dell'intero paese. La tecnica genera una nebbia fittissima che si espande per un raggio di cento metri che delimita il campo visivo di coloro che sono al suo interno; i soggetti non vedranno nulla oltre i due metri; l'unico modo per vedere attraverso tale nebbia è essere in possesso del Byakugan. Pur trattandosi di un ninjutsu non basterà colpire la nebbia per annullare la tecnica. Infatti qualsiasi ninjutsu riuscirebbe a far disperdere la nebbia lungo il suo percorso ma subito questo spazio libero verrà nuovamente ricoperto da nuova nebbia continuamente generata dall'utilizzatore. A differenza di quasi tutti i ninjutsu questo non potrà espandersi/essere usato sott'acqua in quanto le particelle d'acqua sospese normalmente nelll'aria si mescolerebbero semplicemente con la massa del liquido diventando parte di essa. Consumo: 2 (A Turno)
"In questo mondo, si salvi chi può" pensò Kisuke, mentre navigavano ormai protetti dalla soffice nebbia lattiginosa che avrebbe seguito la loro nave fin quando il tributo di Chakra sarebbe stato pagato. «Ora non deve preoccuparsi d'altro se non di manovrare la nave» gli disse Kisuke, per poi allontanarsi e prendere posto sul ponte della nave. Fin quando non sarebbe giunto un acquazzone o una tempesta, non avrebbe avuto problemi a stare all'aperto e respirare aria di mare. Certo, non sarebbe stata una pacchia, avrebbero comunque dovuto stare attenti, ma con la nebbia tutt'intorno a loro, le probabilità che qualcuno potesse anche solo pensare d'attaccarli si abbassava drasticamente. Mentre il cliente se ne stava all'interno della nave tranquillo e spensierato, sicuro della sua scorta di guardie e di ninja, Kisuke immaginò puzza di guai quando vide due dei tre Genin - Ryota e Ayumi - abbandonare la loro posizione e muoversi verso di lui. «Perché hai rifiutato di prestare soccorso a quella nave?» gli chiese Ayumi col tono di un rimprovero. «Perché, salvo vuoti di memoria, non siamo stati incaricati per farlo. Capisco che sei una piccola crocerossina, ma non possiamo permettercelo.» «Che ti avevo detto, Ayumi? Kisuke ha ragione. E poi, se ci pensi, cosa ne sappiamo se quella non fosse soltanto il mezzo del nemico per avvicinarsi a noi e abbordarci? Difendere una nave non è semplice, e ad affondarla non ci vuole poi molto.» «Lo so, ma... addirittura la nebbia?!» «Ayumi-chan, sei un pezzo di pane, ma sono sicuro che se ci pensi, sai già la risposta. Non è così?» La ragazzina annuì, e Kisuke ne fu compiaciuto. Positivo o negativo che fosse, aveva dell'altro materiale per stilare il suo rapporto a fine missione. Dopo ore e ore di viaggio in pieno mare e in mezzo alla nebbia, la Signora del Mare avrebbe finalmente avuto la possibilità di attraccare al porto più vicino alla città di Sen. Sostarono lì, in modo da permettere al cliente di potersi ristorare per benino e tranquillità. Poi si rimisero immediatamente in viaggio, abbandonando Sen per immergersi nelle fitte foreste del Paese del Fuoco.
Nei pressi del Paese del Fuoco
Il tempo era ottimo. Non c'era umidità, soffiava un bel venticello, l'aria profumava di fresco e gli uccellini cantavano. Insomma, il viaggio non poteva andare meglio sotto quel punto di vista. Più avanti ancora nel loro percorso, giganteschi alberi s'allineavano fino a divenire una foresta. Gli smisurati rami gettavano ombra su tutta l'area circostante. "Il posto ideale per un'imboscata ai nostri danni" fu il pensiero di Kisuke Momochi a tal proposito. Se c'era un posto dove avrebbero dovuto tenere i sensi ben allerta, era proprio quello: la foresta del Paese del Fuoco. In mezzo a tutto quel verde, dietro ogni tronco, ramo, cespuglio si sarebbe potuta rivelare una minaccia. Per prevenzione, Kisuke decise di attingere alla Muon Satsujin.
Muon Satsujin - Tecnica dell'Omicidio SilenziosoVillaggio: Kirigakure no Sato Livello: B Tipo: Taijutsu Questa tecnica viene utilizzata in condizioni di visibilità scarsa o assente, come in un luogo buio o nei pressi di fitti banchi di nebbia. La tecnica consiste nell'individuare l'avversario utilizzando sensi alternativi alla vista, come l'udito o l'olfatto, e quindi muoversi silenziosamente attaccandolo, facendo leva sull'effetto sorpresa. Il fiuto dello Shinobi è paragonabile ad un neo Genin del Clan Inuzuka, non sarà dunque possibile identificare con precisione dov'è l'avversario ma si riuscirà a capire se è vicino o lontano. Nel caso si segua una traccia di sangue si potrà però individuare sempre grazie al fiuto, con massima precisione l'avversario. L'udito risulta essere maggiormente sviluppato, e permette allo Shinobi di percepire persino il battito cardiaco dell'avversario. La capacità nel focalizzarsi in un rumore è elevata ed una carta-bomba potrebbe distogliere l'attenzione dell'utilizzatore, ma solamente per pochi istanti. Nel caso vi siano presenti numerosi soggetti, come cloni d'entità fisica, l'utilizzatore potrebbe facilmente sbagliare bersaglio visto che sono rumori "simili". L' olfatto sottoterra o in acqua è completamente inutile e l'udito potra essere utilizzato solo contro avversari in movimento. Consumo: 8 (A Turno)
Senza eseguire alcunché, e senza mostrare alcun cambiamento esteriore, Kisuke concentrò il Chakra al fine di affinare udito e olfatto. In men che non si dica, a primo impatto il suo cervello si ritrovò a dover recepire tutta la mole di rumori e odori, per lo più provenienti dalla natura. Poi, mano a mano, riuscì a concentrarsi in modo da fare una netta scrematura, ma sarebbe comunque stato tutt'altro che semplice riuscire a percepire con certezza una minaccia in arrivo, senza che fosse confusa con qualche altro rumore. "Per fortuna non sono da solo, e non è la mia principale occupazione. Mi serve solo come asso nella manica, nel qual caso non riescano a reagire per tempo loro tre" si disse. Ad un certo punto del viaggio, mentre avanzavano per i sentieri del Paese del Fuoco, alle orecchie di Kisuke si presentarono dei rumori inusuali. Dei rumori che presero il sopravvento sopra a tutti gli altri, richiamando l'attenzione. Fino a quel momento aveva sentito il frusciare del vento tra le foglie, il tramestio degli animaletti che si muovevano di qua e di là in mezzo alla naturale via discorrendo, ma quel che aveva appena sentito era diverso. Era un rumore più violento, più rapido, come di cinghie in movimento, di materiale he sfrega su materiale, seguito da uno stormo di corvi che in picchiata passano attraverso le fronde degli alberi. Kisuke stava per urlare agli altri suoi tre compagni di stare attenti, ma Ryota lo anticipò. «Attenti! Trappole!» urlò, infatti. Takehiko e Ayumi si misero dunque in posizione, mentre il cocchiere fermava bruscamente la carrozza.
Kunai no Torappu - Trappola dei Kunai x2
Villaggio: Tutti Livello: D Tipo: Supplementaria Questa è una trappola di semplice preparazione e che richiede solo alcuni istanti per essere piazzata. Prima andrà occultato il flessibile che trattiene i Kunai, ad esempio dietro un masso, nella boscaglia o sotto la sabbia, poi, tramite un filo metallico questo verrà messo in tensione. Quando l'avversario calpesterà o urterà il filo metallico, sganciandolo da uno dei due supporti la trappola scatterà, attivando il lancio simultaneo dei 10 Kunai, che sarà molto difficile da schivare a meno che l'avversario non sia di almeno due gradi superiore al proprio. Per attivare la trappola è possibile anche recidere il cavo con un'arma da lancio o, se in possesso della Ayatsuito no Jutsu - Tecnica dei Fili Metallici, strattonarlo con un'altro cavo celato nella propria mano. Richiede la Tanjun no Torappu - Trappola Semplice in scheda. Richiede una confezione di Kunai e Filo Metallico acquistabili in Armeria Consumo: N/A
Su entrambi i lati della strada furono rilasciati una salva di kunai velocissimi. Non avrebbero avuto abbastanza forza per poter sfondare le pareti della carrozza, e quindi ferire il cliente, ma avrebbero potuto compromettere lo status di salute di chiunque ne stava al di fuori e capitava sotto quel fuoco incrociato. Kisuke, dal canto proprio, pensò subito a difendere se stesso e il cocchiere. Stessa idea venne a Takehiko, che fece lo stesso ma dal lato opposto rispetto a Kisuke. Ryota e Ayumi invece, sempre sui due lati, pensarono a proteggere se stessi e a fare in modo che nessun pugnale da lancio raggiungesse la carrozza. Kisuke sfoderò la propria spada corta e intercettò a suon di fendenti il maggior numero di kunai possibili, ovvero tutti quelli che avevano filtrato lo stesso processo attuato da Ayumi davanti a lui, ma con un kunai per mano. Dall'altro lato, seppur ci sia stata una reazione fulminea da parte di Takehiko, quest'ultimo non ebbe il bisogno d'intervenire, poiché davanti a lui la scarica di kunai fu arresta dal Doro Gaeshi richiamato da Ryota.
Doro Gaeshi - Tecnica del Muro di Fango
Villaggio: Tutti Livello: C Tipo: Ninjutsu Una tecnica puramente a scopo difensivo. L'utilizzatore colpirà direttamente il terreno senza usare alcun Sigillo con entrambe le mani aperte ed un muro s'alzerà davanti all'utilizzatore. La barriera può resistere a qualsiasi tecnica di livello C ed inferiore, ma anche ad esplosioni derivanti da una carta-bomba. Consumo: 4
Silenzio. Sembrava proprio che ognuno avesse preso la giusta decisione al momento giusto, e che la minaccia fosse sventata. Rimasero fermi e si guardarono l'un l'altro, come in attesa di conferme o di una seconda improvvisa salva di armi da lancio. Tuttavia, non arrivo nulla di tutto ciò e quando il pericolo sembrò essere cessato, Kisuke osservò meglio la kunoichi lì vicino a lui e la vide stringersi una mano. Essendo di spalle e più avanti a lui non ebbe la possibilità di vedere granché, ma ebbe il forte sospetto che si fosse ferita. «Ayumi, sei stata ferita?» chiese, infatti, avvicinandosi a lei. «Sì, ma non è nulla» rispose lei, mostrando la ferita alla mano, per poi sfruttare la sua conoscenza nelle Arti Mediche in modo da porvi subito rimedio.
Shōsen Jutsu - Tecnica del Palmo Mistico
Villaggio: Tutti Livello: D Tipo: Ninjutsu A livello Genin, sarà possibile curare una ferita di massimo media entità, che siano bruciature o escoriazioni. In tutte le opzioni, una volta curata la ferita risulterà come se non ci fosse mai stata. Servirà un intero turno per curare la ferita, tuttavia per ferite di entità medio-lieve o inferiore, basterà mezzo turno. Dal livello Chuunin basterà mezzo turno per utilizzare questo livello. Al livello Sp.Jounin basteranno pochi secondi. Consumo: 2
Il Chakra curativo iniziò a lavorare sulla ferita, lavorando su carne e tessuti per riportare il tutto allo stato originario. «Che cosa sta succedendo?» urlò intanto il ricco mercante da dentro la carrozza. «Nulla, siamo incappati in una trappola, ma non c'è più nessun pericolo» gli rispose Kisuke. «Possiamo proseguire, ma con cautela» disse poi Kisuke al cocchiere. «Io più di andare a passo d'uomo...» rispose questi, facendo mettere di nuovo in movimento i cavalli. E aveva ragione, nelle sue mani c'era ben poco. Cos'avrebbe potuto fare lui?, frenare, accelerare, fermarsi, sterzare, ma oltre lì aveva le mani legate. "Cautela o non cautela, dobbiamo occuparcene noi." Come se nulla fosse successo, il convoglio riprese ad avanzare. Con cautela, ovvio. L'intero team di Genin sembrava essere teso come la corda di un violino, e facevano bene. Un passo dopo l'altro, avrebbero potuto avere comunque un'altra minaccia davanti agli occhi e loro sarebbero dovuti essere pronti. Fu in questo frangente che si vide la differenza tra Ayumi contro Ryota e Takehiko. I due shinobi nonostante tutto riuscirono comunque con sangue freddo a mantenere la stessa concentrazione e attenzione che avevano in precedenza, la kunoichi invece sembrava essersi fatta colpire troppo dalla tensione e ciò influì sulla sua soglia ed efficienza di guardia. "Peccato, mi sembrava molto in gamba, avrei quasi scommesso un po' di monete d'argento su di lei..." pensò, ma non la diede subito per spacciata. Aveva ancora parecchio tempo per rifarsi. Dopo nemmeno dieci minuti di camminata, si ripresentò loro un caso d'allarme simile ma al tempo stesso differente da quello che si erano appena lasciati alle spalle. Ai sensi potenziati del Momochi ovviamente non era sfuggito, e non era sfuggito nemmeno ai tre Genin, ma Kisuke non seppe - a sangue caldo - spiegare a se stesso che cosa ci fosse di diverso ma che al tempo stesso lo avesse messo in allarme esattamente come prima. Era una trappola, senza dubbio, ma non ebbe tempo per poterci ragionare sopra. Dovette agire immediatamente, perché la risposta alle sue domande, si stava presentando loro con violenza. "Una trappola, come sospettavo..." pensò, scontato, senza nemmeno rendersene conto.
Yari 'o Tobu no Trappou - Trappola delle Lance Volanti
Villaggio: Tutti Livello: C Tipo: Supplementaria Questa è una trappola che richiede un intero turno per essere piazzata. Si possono utilizzare delle Lance o dei semplici bastoni appuntiti, che andranno disposti in un'area massima di 20 metri, legati ad un ramo o comunque a qualcosa di flessibile, tenuto in tensione. Grazie al proprio chakra, similmente all'uso delle cartebombe, si avrà un legame con la trappola. Quando l'avversario si troverà nel punto desiderato l'utilizzatore non dovrà far altro che trasmettere una piccola quantità di chakra alle lance e la trappola scatterà, attivando il lancio simultaneo di 20 lance, che sarà molto difficile da schivare a meno che l'avversario non sia di almeno due gradi superiore al proprio. Richiede la Kunai no Torappu - Trappola dei Kunai in Scheda. Consumo: N/AKaton: Goukakyuu no Jutsu - Tecnica della Palla di Fuoco Suprema
Villaggio: Tutti Livello: C Tipo: Ninjutsu La Goukakyuu No Jutsu è una delle tecniche più complesse di livello C e soggetta a costanti miglioramenti. Viene facilmente appresa anche da tutti i Genin dall'elemento Fuoco ma riusciranno "solamente" a creare una grossa nube infuocata che s'estenderà per sei metri dall'utilizzatore ed avente uno spessore di tre metri; ed oltre ad essere di medio/lunga esecuzione per via dei numerosi sigilli, l'utilizzatore dovrà rimanere fermo durante l'esecuzione. Al contatto essa causerà un ustione medio-lieve. Una volta raggiunto il rango Chuunin l'utilizzatore sarà capace d'eseguire in velocità media i sigilli e farla diventare una Palla di Fuoco grossa sempre sei metri per tre ma che potrà procedere fino a trenta metri dalla posizione dell'utilizzatore prima di spegnersi. Inoltre potranno eseguire la tecnica anche in movimento. Da questo livello la sfera causerà un ustione media. Consumo: 4
«Proteggere la carrozza!» urlò il Momochi, azionandosi prontamente insieme agli altri. Se prima c'era la certezza che i kunai non avrebbero potuto trapassare la scossa della carrozza... ora, con quelle lance acuminate, quella stessa certezza era svanita. Abbracciando tempestivamente l'ordine del Momochi, Ryota intrecciò le dita nella composizione dei classici Sigilli Magici, quindi gonfiò il petto e dalla bocca soffiò una fiammata che andò a costituire la Palla di Fuoco. Per quelle lance di bamboo non fu necessario l'intervento di nessun'altro: le fiamme bastarono perché le lance si fermassero a metà corsa, cadendo a terra abbrustolite. Il vero problema non erano però quelle lance, bensì ciò che le lance dovevano evitare che venisse subito individuato. Dalla parte opposta, infatti, un enorme tronco ricoperto di cartebomba e legato ad una fune oscillante si dirigeva contro di loro. "È un ariete pesante che viene usato come tramite per spedirci addosso tutte quelle cartebomba" fu il rapido pensiero di Kisuke, mentre con uno scatto felino si portava in difesa della carrozza. Si posizionò in modo da costituire l'ultima linea difensiva, nel qual caso i Genin non fossero riusciti a risolvere per conto loro.
Doro Gaeshi - Tecnica del Muro di Fango
Villaggio: Tutti Livello: C Tipo: Ninjutsu Una tecnica puramente a scopo difensivo. L'utilizzatore colpirà direttamente il terreno senza usare alcun Sigillo con entrambe le mani aperte ed un muro s'alzerà davanti all'utilizzatore. La barriera può resistere a qualsiasi tecnica di livello C ed inferiore, ma anche ad esplosioni derivanti da una carta-bomba. Consumo: 4Suiton: Mizuame Nabara - Tecnica del Campo di Sciroppo
Villaggio: Tutti Livello: C Tipo: Ninjutsu Tramite questo Jutsu un possessore del Suiton potrà creare un "manto" di liquido che ricoprirà un area di venti metri in lunghezza ed otto in larghezza. L'utilizzatore di tale tecnica saprà muoversi alla perfezione sull'acqua, a differenza di chi non è in possesso di questo jutsu. Questo infatti si muoverà a velocità dimezzata e per il primo turno sarà anche parzialmente immobile. Consumo: 4Suiton: Mizurappa - Colpo dell'Onda
Villaggio: Tutti Livello: C Tipo: Ninjutsu Tale tecnica permette all'utilizzatore di "sparare" un forte getto d'acqua dalla bocca una volta eseguiti i sigilli opportuni. La tecnica ha un raggio di otto metri per tre ed arriva a causare ferite medie. Consumo: 4
Ryota si attivò ancora una volta con prontezza, sollevando da terra un blocco di terra proprio sulla traiettoria del tronco. Non sarebbe stato sufficiente ad annullare completamente gli effetti della minaccia. Certo, avrebbe senza dubbio evitato che il tronco ricoperto d'esplosivo avanzasse e si avvicinasse troppo al cliente, ma non avrebbe potuto evitare pure che le schegge in seguito all'esplosione arrivassero alla carrozza. Questo perché il tronco in larghezza superava le dimensioni del muro. Tuttavia, Ryota non era da solo. C'erano anche il ragazzo del famigerato Clan Kaguya non era da solo e la dottoressa con lui. E anche loro si erano subito azionati per reagire alla minaccia. Il Kaguya tramite la Mizuabe Nabara ricoprì sia il muro sia il tronco con il liquido appiccicoso, così da attenuare la violenza dell'esplosione e il raggio d'azione di schegge e detriti. In tutto questo, l'unica ragazza della squadra aveva preso posizione davanti alla carrozza, vicino a Kisuke. Sembrava non ci fosse più nulla di fare, che la minaccia fosse stato sventata così. Invece no. Passarono pochi istanti, seppur per i membri del gruppo trascorsero lunghi come minuti, e poi l'enorme tronco per un solo attimo parve brillare, quindi si trasformò in un tugurio di schegge e fiamme. Fu in quel momento che finalmente anche Ayumi ebbe spazio nella scena. Similmente a come aveva già fatto Ryota con la Goukakyuu no Jutsu, la kunoichi gonfiò il petto e sputò dinanzi a sé la Mizurappa, come a voler formare una sorta di barriera. Così facendo, i tre Genin avevano fatto in modo che la carrozza fosse esposta ad una minima percentuale di pericolo. E il risultato fu addirittura migliore, poiché di pericolo vero e proprio a contatto con la carrozza non ne arrivò nulla o quasi. «Sembra che ce l'abbiamo fatta...» commentò Ayumi, come se fosse stremata. «Sembrerebbe di sì» disse Kisuke, con il tono di chi non dà troppa importanza. Questo non tanto perché non gliene fregasse alcunché, ma perché stava cercando di ragionare su quanto era appena accaduto. "Il lasso di tempo che è intercorso tra quando il tronco è stato fermato a quando è poi esploso, è quello che molto probabilmente gli sarebbe servito per arrivare più vicino alla strada una volta sganciato" ragionò, anche se non lo convinceva del tutto. La trappola non era stata precisissima e anche per fare qualcosa del genere, ci sarebbe voluta molta esperienza nella costruzione di trappole e congegni. "Ma si presuppone, o quanto meno si spera, che in questa missione non ci sia la possibilità d'incontrare nessuno in grado di costruire qualcosa del genere... quindi come diavolo ha fatto?" si chiese perplesso. Nonostante gli anni di esperienza e di studi, Kisuke non avrebbe mai potuto considerarsi una gran cima in fatto di trappole, ma non lo sarebbe dovuto essere nemmeno il loro aggressore, quindi c'era molto probabilmente solo un ragionamento logico di come per l'aggressore sia stato possibile organizzare l'agguato. "Che ci fossero delle lenze colorate è probabile, ma è anche vero che per di qui sarebbe potuto passare chiunque, seppur si tratti di una strada poco trafficata. Che abbia piazzato qualcosa con cui monitorare la zona?" si chiese. Era probabile, e questo avrebbe anche potuto spiegare le diverse trappole in successione, perché anche solo con delle cimici sarebbe stato possibile intuire cosa stesse accadendo e di conseguenza decidere quando far scattare le varie trappole - nel caso in cui fossero a comando con il Chakra, invece che ad attivazione automatica - o gli esplosivi. Tuttavia, anche tutto ciò risultava essere troppo macchinoso. "Possibile che non riesca a trovare una soluzione?" si domandò, finendo per grattarsi la cicatrice accanto all'occhio. «Abbiamo sbagliato qualcosa, Kisuke-san?» chiese Ayumi, forse preoccupata dal vedere un Kisuke troppo pensieroso. «Siete stati bravi. Più che altro avete reagito bene, e in tempo. Anzi, coordinati, direi. Probabilmente avete solo avuto fortuna» lì smontò Kisuke dopo essersi complimentato con loro, così da non farli sentire troppo sicuri di sé. «È stato tutto molto strano...» commentò la kunoichi del gruppo. «Più che altro la natura della trappola stessa ha fatto in modo che si tradisse da sola, e abbiamo potuto reagire in tempo. Però, non è proprio questo ciò che è importante. Pensandoci ora a sangue freddo, anche io ho trovato qualcosa di strano, e penso coincida con il pensiero di Ayumi-chan. Una trappola del genere, se anche fosse andata a segno, che cosa avrebbe ottenuto? Poco o nulla, oppure avrebbe dovuto sperare di essere molto fortunato per poter vedere morto il signor Nomura... sarebbe stato meno sospetto su un passo di montagna... lì l'esplosione avrebbe spinto la carrozza oltre un burrone. Ma se...» «Se invece che ucciderci, lo scopo di quelle trappole fosse tutt'altro?» lo anticipò Ryota. «Esatto, era proprio quello che stavo per dire.» «Direi proprio di sì. Potrebbero volerci spaventare per farci tornare indietro, o anche per farci cambiare strada!» «A questo punto potremo addirittura supporre che in questo momento altre trappole simili siano in attesa sui nostri più che probabili percorsi, e che questo non sia un percorso gradito a chi aspetta per farci la festa di benvenuto.» «Magari un po' troppo azzardata come ipotesi, ma non da escludere totalmente» fu il commento di Kisuke, il quale aveva apprezzato quanto meno per il non escludere nulla. «Però in effetti è vero, potrebbero volerci spaventare per farci cambiare strada...» «Non è impossibile, ma tanto noi proseguiremo su questa strada, no?» «Sì!» «Bene, allora. State attenti e aprite gli occhi, da questo momento in poi: più ci avviciniamo alla meta e più e probabile una vera e propria incursione.» «Non sarebbe nemmeno da escludere la possibilità che, grazie alle trappole o chissà cos'altro, ora il nostro aggressore anonimo sia venuto a conoscenza della nostra posizione.» «Giusta osservazione. Ma si tratta di un ninja o di un bandito, secondo voi?» «O è un bandito mercenario oppure è un ninja di basso livello.» «Perché escludi un ninja d'alto livello?» «Le cartebomba e il tipo di trappola rudimentale mi fanno pensare al massimo a un ninja di basso livello.» «Proprio per questo motivo, dovremmo escludere anche un bandito di qualsiasi genere. Sappiamo come funzionano le cartebomba, no? chiese loro Kisuke in maniera retorica. «Senza l'ausilio del Chakra è impossibile far detonare l'esplosivo, perciò... ehi, ma, Ryota, che cos'hai?» chiese Kisuke al diretto interessato, notando per un attimo il suo viso deformato da una smorfia di sofferenza. «Niente.» «Sei stato ferito?» chiese immediatamente Ayumi. «Non ho nulla!» «Questo lascialo decidere a me» replicò Ayumi con una certa autorità, per poi andare in cerca della fonte di dolore. Ryota, era stato colpito da alcune schegge di legno, ma aveva fatto in modo di strapparsele alla bell'e meglio e nascondere il tutto ai propri compagni. La sua compagna, però, le aveva scovate subito. «Lasciami in pace...!» «Fatti curare, deficiente!» lo rimproverò Ayumi, mettendo le mani in posizione. «Non ho bisogno d’essere curato, è solo un graffio!» sbuffò il giovane di Kiri, notevolmente indispettito come se colpito nell’orgoglio. «Ti ho detto di stare fermo!» intimò allora Ayumi con il tono e lo sguardo di chi non ammetteva repliche. Ryota, quindi, seppur con una sorta di broncio, rimase fermo a farsi curare da Ayumi.
Shōsen Jutsu - Tecnica del Palmo Mistico
Villaggio: Tutti Livello: D Tipo: Ninjutsu A livello Genin, sarà possibile curare una ferita di massimo media entità, che siano bruciature o escoriazioni. In tutte le opzioni, una volta curata la ferita risulterà come se non ci fosse mai stata. Servirà un intero turno per curare la ferita, tuttavia per ferite di entità medio-lieve o inferiore, basterà mezzo turno. Dal livello Chuunin basterà mezzo turno per utilizzare questo livello. Al livello Sp.Jounin basteranno pochi secondi. Consumo: 2
Il tipico Chakra curativo di colore verdino avvolse le mani di Ayumi. In questo modo, in breve tempo, una volta poggiate le mani sulla ferita, il ragazzo poté avere di nuovo una pelle liscia e rosea. «Visto, Ryota? Perché fare i duri, quando puoi tornare come nuovo in men che non si dica? Forza, rimettiamoci in marcia» disse Kisuke, prendendo un po' in giro l'utilizzatore di Doton e Katon. Per certi versi poteva anche capirlo. Lui era il primo che fin dove possibile preferiva evitare l'intervento di Arti Mediche e medicinali per lasciar spazio al naturale corso degli eventi. Questa però era una missione ancora in corso e per di più agli inizi, e per quanto una ferita fosse d'entità minima, andava curata per evitare che - in caso di un aggravamento o altro - andasse poi a pesare sul resto della squadra. "Se non ho capito male, il nostro buon Ryota mi sembra proprio il tipo che non vuole mai trovarsi dalla parte di quello che fa un errore" pensò Kisuke. <poteva anche sbagliarsi, ma quella era la sua deduzione da quel che aveva visto finora su Ryota. "Cerca di essere sempre attento, preciso, meticoloso e per di più quando in errore, seppur minimo, cerca di nasconderlo o di minimizzare la cosa" concluse mentalmente l'ANBU di Kiri. Altro materiale per il suo rapporto. In seguito a quel brutto episodio, sembrò che il convoglio poté proseguire il suo viaggio serenamente. Non per questo gli elementi della scorta abbassarono la guardia, anzi, al contrario. Il fatto che per lungo tempo non furono incappati più in nessuna trappola, fu proprio giusto motivo per non lasciare varchi nella difesa del cliente, poiché poteva proprio essere ciò a cui l'aggressore voleva arrivare. Ad ogni buon conto, tra una chiacchiera e l'altra, una sosta di tanto in tanto e via discorrendo, il gruppo attraversò il Paese del Fuoco per muoversi in direzione di quello delle Terme.
Nei pressi del Paese delle Terme
Il frinire ininterrotto delle cicale sembrava quasi scandire il loro passo di marcia, ma a breve avrebbero dovuto trovare un sito o una città in cui fermarsi. Il sole rosso e turgido iniziava a spegnersi e a calare di quota, irraggiando le infinite spighe delle risaie, e seppur ormai la prevalente area di campagna fosse lontana, non c'era aria di una città nelle vicinanze. Kisuke lo sapeva già da un pezzo, lo aveva anche detto a tutti gli altri, ma Toshiaki Nomura aveva insistito per procedere. Kisuke decise d'accontentarlo, quanto meno finché c'era possibilità di viaggiare con la luce. Tuttavia, quando questa iniziava a dar segno di voler abbandonare tutti loro, il kiriano decise di dare un taglio agli stupidi capricci di un grasso riccone. Sott'ordine del Momochi, il convoglio aveva dunque fatto sosta e si era accampato in mezzo a della rada vegetazione e in prossimità di uno specchio d'acqua. Tutti si mobilitarono per organizzare nel migliore dei modi quell'accampamento improvvisato, ad eccezione del cliente, che aveva semplicemente incrociato le braccia, ormai rassegnato a passare una notte nella sua carrozza invece che su un comodo letto. "Starà sempre meglio di noi altri qui all'aperto" fu il pensiero di Kisuke, il quale sapeva d'essere stato fin troppo tollerante riguardo le pretese del cliente. Ryota si era occupato d'accendere il fuoco, mentre Takehiko dopo aver procurato un po' di pesci controllava il perimetro e immaginava come sarebbe stato meglio organizzare dei giacigli. In tutto questo Aymi aveva preparato i pesci catturati dal Kaguya e Ryota insieme a lei aveva pensato alla cottura. Alla fine si ritrovarono tutti riuniti intorno al fuoco con uno spiedo rudimentale in mano, Toshiaki Nomura e guardie comprese. Quest'ultimi, però, si limitavano a mangiare il loro cibo, mentre tra i professionisti sembrava scorrere una sorta di spirito da camerata, con chiacchiere generali tanto per passare il tempo prima di lasciare il falò e passare ai turni di guardia. «Vi faccio un indovinello!» disse loro Kisuke, così da unire l'utile al dilettevole. «Un contadino deve attraversare un fiume e deve portare con sé una capra, un cavolo e un lupo. La barca è troppo piccola per portarli tutti insieme, decide quindi di fare più viaggi. Deve anche stare attento a non lasciare da soli la capra e il cavolo - perché la capra mangerebbe il cavolo - o la capra e il lupo - perché il lupo si mangerebbe la capra. Come fa, quindi, a portarli tutti dall'altro lato del fiume?» «Semplice! Il contadino crea dei cloni e ognuno di loro trasporta una cosa camminando sull'acqua» rispose subito Ryota, con una fierezza non da poco. Kisuke si chiese se fosse del tutto convinto di quella risposta o l'avesse sparata tanto per fare un po' d'ironia. «Mi spiace deluderti, ma la risposta è sbagliata. E poi, da quando un contadino sa creare cloni e camminare sull'acqua?» «Perché, da quando in qua i contadini trasportano un cavolo, una capra e un lupo?» «Domanda lecita, ma qui sono io che faccio le regole, quindi la tua risposta è sbagliata» gli disse Kisuke, osservando gli altri due intenti a ragionare sulla possibile soluzione. «Secondo me, quando si deve affrontare un problema, bisogna sempre chiedersi se davvero ne valga la pena affrontarlo e come. Gli basta farsi prestare una barca più grossa ed è fatta» fu la soluzione proposta da Takehiko Kaguya. Da un lato Kisuke apprezzò quella filosofia, ma non era la risposta all'indovinello. «Mi spiace, ma nemmeno questa è la risposta.» «Porta il cavolo e il lupo» esordì di punto in bianco Ayumi, quando ancora Kisuke non aveva finito di parlare. «Torna indietro con il cavolo. Porta la pecora. Torna indietro con il lupo. Porta il lupo e il cavolo insieme. Ho detto bene?» chiese infine, con gli occhi di non si aspettava altro che una risposta positiva. «Brava, Ayumi: risposta esatta! E voi due vergognatevi: siete per davvero delle capre. Voglio proprio vedere all'Esame Chuunin come ve la caverete con i test...» «Tsk...» fu l'unico commento di Ryota. «Io volevo solo fare una battuta, in realtà» disse invece Takehiko. «Dillo agli esaminatori del Chuunin quando ti manderanno a casa con un paio di orecchie d'asino sulla testa» lo prese in giro Kisuke «Non ho mai preso un voto negativo in Accademia! Non mi daranno orecchie d'asino da nessuna parte!» «Se lo dici tu» chiosò Kisuke con un leggero sorriso. «Tu invece? Mai avuto un voto negativo, eh?» Kisuke ebbe da sorridere. «Se intendi all'Accademia Ninja, no. Se intendi nella vita, allora sì. La parte scolastica è molto probabilmente quella più semplice di tutta la vita di un ninja. Basta avere un minimo di cervello e mettersi d'impegno per non poter fallire. Quello che viene dopo è tutt'altra cosa, però» gli disse Kisuke. L'aveva provato sulla sua pelle e lo poteva sapere benissimo. Inoltre, era certo quasi al cento per cento che anche i tre Genin se ne stavano già rendendo conto, seppur fossero appena all'inizio di una lunghissima strada. «Perché a lui non hai risposto di farsi gli affari suoi?» brontolò Ayumi. «Perché lui non l'ha usato come premessa. E poi non l'ho detto nemmeno a te, se vogliamo essere precisi.» «Non è giusto, allora. Mi devi una risposta anche a me!» «Io non ho firmato niente» scherzò Kisuke. «Forza, sentiamo la domanda. Vuoi sempre sapere di questa?» chiese Kisuke, sfiorando lo spadone accanto a lui. «No, ho capito che non mi risponderesti, altrimenti lo avresti già fatto l'altra volta.» «Interessante teoria» commentò Kisuke, con un pizzico di ironia. La ragazza non era stupida, e ci aveva preso. "Un punto per lei." «Quand'eri come noi, che cosa sognavi di fare?» «Perché, voi che cosa sognate di fare?» «Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda!» «D'accordo, d'accordo» si arrese Kisuke. «Non ho mai avuto grandi aspirazioni nella vita. Intendo dire, nessun piano di conquista del mondo o cavolate simili. Avevo un sogno, e l'ho realizzato. Fine della storia. Per il resto mi è sempre andato bene continuare ad essere uno tra i tanti shinobi dimenticati dagli uomini e dagli dèi. Fama e gloria non fanno per me. Lascio volentieri il tutto a qualcun altro a cui piace stare sempre sul palcoscenico.» «Che brutta cosa...» «Dipende dai punti di vista.» «Che cos'era questo sogno?» chiese la ragazza. «Ottenere la libertà di vivere come volevo» inventò su due piedi. In realtà non era una vera e propria bugia, poiché in parte aveva lottato sin da sempre contro la sua famiglia e il suo Clan. Tuttavia, non poteva certo andare a dire che il suo sogno fosse entrare nelle Forze Speciali della Nebbia e divenire uno dei Sette Spadaccini. «Sembrate uguali, tu e lui» disse la kunoichi indicando prima Kisuke e poi il Kaguya. Takehiko si voltò di lato proprio in quel momento, come a voler evitare il discorso. «Vivi all'ombra di qualcuno?» gli chiese Kisuke, senza troppi problemi. «Del mio intero Clan, per essere precisi» rispose questi, con forzato disinteresse. «Il tuo è un Clan elitario: è comprensibile. Se posso darti un consiglio... quando fai qualcosa, fallo per te stesso. Fallo per emergere, per annullare questo genere d'oppressione, altrimenti finirai soltanto per alimentare una catena infinita.» «In che senso?» «Se non apprezzi quell'aspetto del tuo Clan, cerca di distruggerlo, non di finire anche tu per fare quello stesso gioco» si limitò a dire, sperando che per il giovane fosse sufficiente. «Non è semplice. Se non sei tra i migliori, se non spicchi... non sei nessuno. Sei soltanto una pecora nera e sarai destinato a non concludere nulla nella vita...» «E tu dimostragli che si sbagliano. Non è semplice, vero, ma nemmeno impossibile. Non crederai che tutto ciò con cui avrai a che fare sarà semplice come far esplodere una cartabomba, mi auguro. Dovrai combattere, giorno dopo giorno, e questo vale anche per voi, qualunque cosa vogliate fare.» «Io voglio diventare un importante kunoichi esperta in campo medico e riconosciuta da tutti!» «Anche questo non è semplice, ma non è nemmeno impossibile. Non saresti la prima e né l'ultima. Inoltre, hai per me tutte le carte in regola per diventarlo» disse Kisuke, senza stare ad elencarle. L'avrebbe invece fatto nella stesura del suo rapporto. «E tu?» chiese infine a Ryota, il quale finora era rimasto in disparte da quel genere di chiacchiere. «Io?» domandò di rimando. «Io voglio soltanto vivere. Sono come te, il resto non mi interessa e lo lascio agli altri» rispose con noncuranza.
|
|