Addestramento Kohaku Kyofu

Segno Maledetto

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    GDR Staffer
    Posts
    8,070

    Status
    Anonymous
    Apprendista: Kohaku Kyofu
    Sensei: Ishui Baitei
    Attività: Impressione del Sigillo Maledetto
    Luogo: Otogakure no Sato, Campo d'addestramento numero 5
    Ora: 19.30


    OT:
    Quest'addestramento sarà simile ad una missione in singolo, poiché dovrete svolgere tutto in un unico post senza l'intervento di un esaminatore. Non sarà tuttavia necessario richiedere una correzione del post una volta terminato il post, che verrà svolta in automatico dallo Staff una volta che avrete postato. Non dimenticate dunque di segnalare quando il vostro post è ancora in fase di completamento per evitare eventuali incomprensioni. Una volta impresso il Sigillo dovrete raccontare la vostra lunga agonia in preda ad esso, i vostri sogni e sensazioni.
     
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Time to change...

    Group
    GDR Staffer
    Posts
    14,725

    Status
    Anonymous
    narrato, parlati, pensati e cloni saranno nel colore corrispettivo del personaggio.
    Kohaku, Volatili, Altro 1, Altro 2, Altro 3, Hinode, Altro 5, Altro 6, Ishui

    24.1. L'Anima Oscura





    Shinkū no Arashi - Vuoto Temporale
    G13e
    Sviluppatore: Supaku Handoru
    Livello: A
    Tipo: Ninjutsu
    Tramite questa tecnica, che necessita di un singolo sigillo, l'utilizzatore impiegherà una enorme quantità di Chakra per piegare il tempo in uno spazio ristretto intorno a sé stesso. La tecnica creerà un campo sferico dal diametro variabile a seconda del volere dell'utilizzatore, da un minimo di due metri ad un massimo di sei, attorno all'utilizzatore che però potrà anche non essere nel centro di esso; il tempo nel Vuoto si accellererà vertiginosamente, così tanto che un minuto passato al suo interno sarà pari ad un secondo passato fuori da esso. Il campo non potrà essere spostato una volta creato, coinvolgerà qualsiasi soggetto ed oggetto presente al suo interno, dall'interno tutto ciò che è all'esterno sarà visto al rallentatore, mentre dall'esterno tutto ciò che avviene all'interno del campo apparirà sfocato ed incredibilmente veloce. Armi e Jutsu utilizzati all'esterno del campo non subiranno nessuna deviazione una volta a contatto con esso, mentre invece Armi e Jutsu utilizzati all'interno di esso devieranno in maniera imprevedibile una volta usciti dal campo stesso, impedendo quindi di poter utilizzare la tecnica per sferrare una qualsiasi offensiva al di fuori del campo. La tecnica potrà essere interrotta in qualsiasi momento e mantenuta fino ad un massimo di cinque secondi (equivalenti a cinque minuti all'interno del Vuoto), in ogni caso non potrà durare più di un intero Turno.
    Non essendo un Jutsu A Turno, durante tutta la sua durata l'utilizzatore non potrà utilizzare altri Jutsu in successione.
    Consumo: 15

    Allora? Aveva detto Ishui mentre componeva un singolo sigillo e la sua bocca si apriva per mostrare un paio di canini aguzzi che per poco non fecero indietreggiare il bendato dalla sorpresa. Resistette all'impulso di allontanarsi e lasciò avvicinare il ninja di Oto a lui mentre quello chiedeva. Dove vuoi che ti morda? Senza pensarci troppo aveva sollevato la mano bendata e aperto parte della divisa rivelando la spalla sinistra, l'unica non bendata. Sulla spalla sinistra va bene... Il Baitei aveva inarcato il collo prima di affondare in avanti i canini sulla sua pelle. Il dolore era stato leggero, quasi lieve, come una puntura. Subito dopo era tutto finito.
    Kohaku osservò il nuovo alleato allontanarsi da lui mentre parlava di nuovo, la bolla temporale intorno a loro crollò proprio in quel momento e la musica, il vento e le foglie ricominciarono il loro percorso fino a poco prima interrotto brutalmente.
    Per il nostro prossimo tango ci vediamo all'Asino Ballerino, Bellino. Aveva detto Ishui, la cosa gli sembrava strana, si guardò intorno, era debilitato e molto probabilmente le forze ninja sarebbero arrivate da lì a pochi secondi, ma aveva ancora la forza per...Sentì la testa girargli lievemente, qualcosa stava accadendo.
    Intorno a loro il silenzio, solo un soffiare leggero tra le fronde. Si massaggiò il punto sulla spalla che adesso stava cominciando a frizzare lievemente.
    Respirò a fondo, il fruscio del vento tra gli alberi non riusciva a calmarlo come al solito, avrebbe però almeno dato una mano al suo alleato a scappare. Bene ora non mi resta che aspettare che, si facciano vivi....meh, pensavo fosse più doloroso da come me lo avevano raccont....Aaahhhhh
    Fu come se qualcuno gli avesse infilato due aghi roventi nella spalla. Si chinò di lato, reggendosi con la mano fasciata la spalla sinistra, un lieve grugnito di dolore mentre cadeva su un ginocchio nell'erba.
    Merda se fa male! L'urlo si alzò di tono, e improvvisamente li sentì, intorno a lui i rumori, rumori di passi, suoni e voci. Lo avevano trovato, dannazione, sollevò le mani per comporre i sigilli, un'altra fitta di dolore lo scosse. Cercò di rialzarsi di nuovo in piedi ma le gambe gli stavano cominciando a tremare. Improvvisamente sentiva la fronte imperlarglisi di sudore e vampate di calore attraversargli il corpo. Mi dispiace, devo togliermi di qui....Te la dovrai cavare da solo Ishui. Pensò prima di accumulare una enorme quantità di Chakra e sparire in un battito di ciglia dalla radura.
    Hiraishin No Jutsu - Tecnica del Teletrasporto
    GSrK
    Villaggio: Tutti
    Livello: S
    Tipo: Ninjutsu
    Questa tecnica inizia permettendo all'utilizzatore di creare dei Sigilli magici ed applicarli su qualsiasi cosa. Una volta applicati sul soggetto scelto sarà possibile usare il Jutsu teletrasportandosi in un punto a scelta nel metro quadro dov'è posto il Sigillo. Se applicato su un Ninja il sigillo rimarrà al massimo impresso per due turni incluso quello d'utilizzo. Se impresso su un oggetto invece, il Sigillo vi rimarrà fino alla fine della Quest. Ovviamente una volta usato il teletrasporto, il Sigillo svanirà automaticamente. E' possibile usare il Justu per trasportare altri soggetti insieme all'utilizzatore, semplicemente toccandoli.
    Il Jutsu non necessita di Sigilli.
    Consumo: 30


    Cadde, improvvisamente l'ambiente era cambiato. Si trovava nella stanza d'ingresso del Covo, là dove aveva lasciato il suo kunai shunsui. Si piegò sulle ginocchia urlando, uomini intorno a lui voltarono la testa fermandosi.
    Dioooooo!!! Cercò di rialzarsi, il bruciore era allucinante. Grugnì mentre barcollava in avanti e si sosteneva appoggiando una mano sulla parete. Uno degli scienziati si avvicinò, lo sguardo clinico mentre si sistemava gli occhiali sul naso. Sul suo volto non c'era preoccupazione per la vita della persona solo...curiosità. La mano sinistra si chiuse in un pugno, colpendolo diretto sul naso e mandandolo per terra. L'occhialuto urlò di dolore mentre si teneva con entrambe le mani il naso e schizzi di sangue sprizzavano tra le sue dita.
    Togliti dal cazzo! Urlò di nuovo mentre zoppicava un piede dopo l'altro, doveva andare verso la sua stanza, doveva andare là. Cosa aveva fatto? Sembrava che qualcuno lo avesse marchiato a fuoco sul collo, la mano destra, fasciata, cercava di tamponare il sangue che non c'era. Davvero era così doloroso? Merda, merda, merda. Cadde in ginocchio di nuovo, trascinando con sé un tavolino lì vicino, un vaso lo seguì infrangedosi a terra con fragore. Pezzi di cocci passarono attraverso le bende conficcandosi nel suo braccio destro. Non gli importava, con quel dolore che si stava rapidamente spandendo in ogni angolo del suo corpo, tre cocci nell'avambraccio erano come solletico. Si alzò gocciolante per l'acqua del vaso sul viso, tre passi in avanti, esitanti uno dopo l'altro, sbattè contro una porta, aprì nel corridoio.
    Altri scienziati lo fissavano, in un angolo una figura ammantata di nero, Jirama? Forse, vide uscire da sotto il mantello quattro paia di braccia, una reggeva un kunai. Lo sapeva fin troppo bene, dal modo in cui il corpo era teso in avanti, dalla presa sul kunai e lo sguardo determinato che si profilava sotto al cappuccio. Stava valutando se era il caso di ucciderlo. Merda, davvero lo ritenevano un pericolo per questo? Questo??
    Lo sapevo che lo avresti fatto...sei proprio un bastardo avido eh?
    AHAHAH, ma vai a fare in cu...AHHHHH Cadde di nuovo, la mano che reggeva il collo. Il rumore di passi, il suono di una sirena. Improvvisamente le luci intorno a lui si spensero, solo un lampeggiante ad intermittenza rosso illuminava il corridoio mentre il ritmico ululare della sirena ordinava agli scienziati ed assistenti di ritirarsi nelle loro stanze. Era l'allarme di primo livello, lo conosceva bene, aveva imparato i protocolli quando era entrato nel Covo ormai più di un anno fa. L'allarme di primo livello era uno dei più importanti, quando la minaccia era presente all'interno del Covo stesso e si temeva per l'incolumità dei progetti. Gli scienziati potevano morire ma i progetti, le provette e gli esperimenti in fieri dovevano essere allucchettati e impacchettati in zone sicure. Sentì il rumore scrosciante delle sarecinesche di ferro che cadevano una dopo l'altra davanti alle porte dei laboratori. Jirama imprecò grugnendo di rabbia mentre scattava in avanti, Kohaku sollevò le mani davanti al viso, steso per terra in quel modo, in preda al dolore era in vittima fin troppo facile. No, ti prego... Aveva pensato ma il kunai era scoparso nella manica e il mostruoso ninja lo aveva sorpassato senza neanche battere ciglio. Non era quindi lui la causa dell'allarme? Aveva bisogno di pensare a cosa potesse averlo scaturito ma il dolore era troppo per lui. Ancora la sua mente era rimasta alla comparsa del kunai nelle mani di Jirama.
    Erano stati pronti ad ucciderlo? Dentro di lui una voce gridava di no, che non era possibile, ma l'istinto gli diceva di sì, che se le cose si fossero messe male non avrebbero esitato a farlo fuori. Si alzò. Doveva andare nelle sue stanze, solo quello adesso aveva senso.
    Zoppicò altre quattro stanze prima di riuscire ad arrivare nella sua, si chiuse la porta alla spalle con un fragore violento, mosse i catenacci che gli avevano dato, non sapeva come sarebbe andata a finire, sapeva solo che doveva chiudersi dentro. Sentì rumori all'esterno, catene e lucchetti, lo stavano blindando dentro. Non gli importava, aveva altri modi per uscire da quel posto.
    Si lasciò cadere a terra, schiena contro la porta, seduto sul pavimento. Si reggeva ancora con la mano destra il lato del collo, con l'altra si tergeva le numerose goccioline di sudore che si erano ammassate sulla sua fronte. Stava sudando e copiosamente anche. Non era buono, o forse lo era? Sia dannato quello scienziato del cazzo che non dice mai nulla Con violenza si strappò la maglia rimanendo a torso nudo, spalla e braccio destro ancora avvolti dalle bende, il torace muscoloso e semifasciato si abbassava e alzava vistosamente. Urlò, artigliandosi la spalla sinistra, là dove sentiva quel dolore forte come un marchio rovente impresso nella sua carne mentre perdeva l'equilibrio e cadeva schiena alla porta.
    Sentiva che presto qualcosa sarebbe arrivato e non gli sarebbe piaciuto per nulla. Cercò di lottare, cercò di rimanere sveglio, dietro la porta sentiva il rumore di passi, un bussare frenetico, la maniglia che si abbassava e alzava con violenza, qualcuno chiamava la sua voce. Aprì le labbra per proferire parola ma improvvisamente tutto divenne buio.

    Aria, gli mancava, l'aria nei polmoni. Non c'era. Non la sentiva. Apriva e chiudeva la bocca, sentiva i muscoli del petto, del torace, alzarsi ed abbassarsi ritmicamente, nulla però entrava, nessun senso di sollievo, nessun vero momento liberatorio. Aprì e chiuse la bocca di nuovo, i muscoli del collo tesi, la faccia rossa, le vene pulsanti su fronte e occhi, in petto sentiva solo il bruciante e angosciante dolore dei polmoni che cercavano di afferrare ossigeno che non c'era. Si sentiva come un pesce, boccheggiante nel vuoto, incapace di respirare, ripeteva ritmicamente gli stessi movimenti, sperando da illuso qual'era, che ripetendo più volte lo stesso comportamento alla fine qualcosa sarebbe cambiato. Spalancò l'occhio guardandosi intorno, sbattè con la mano destra contro la porta, voleva gridare aiuto ma non ci riusciva. Sbatté ancora e ancora, fino a quando la forza nelle braccia non gli venne meno. Boccheggiò di nuovo crollando disteso sul fianco, le piastrelle sotto di lui bianche, macchiate di rosso...sangue? Era davvero sangue? Quando lo aveva perso? Sentiva il rumore di passi dietro al porta, una voce di donna.
    Le dita che artigliavano il pavimento liscio, le unghie che rasciavano contro la durezza della pietra. Sentiva ogni cosa scivolare intorno a lui, nonostante fosse immobile, aveva la sensazione che la gravità ruotasse intorno al suo corpo, la testa girava, le dita che scivolavano nel sangue mentre cercava di rialzarsi, il respiro che continuava a mancargli.
    Era così che ci sentiva quando si stava per morire davvero? Aveva provato sulla propria pelle numerose illusioni orrificanti che gli avevano fatto credere di morire, più volte era quasi morto per davvero, ma questo...questo era diverso, era terrore puro in ogni angolo del suo corpo, in ogni anfratto del suo spirito. Era come se sapesse, che se fosse morto adesso, la sua anima sarebbe perita con lui. Sentiva quel bruciore nella gola, quel senso di impotenza di star per scoppiare, quando invece ciò che davvero aveva bisogno non era di buttare fuori qualcosa ma di inserirla nel corpo, l'aria.
    Aria, aria! Avrebbe voluto gridarlo ma non aveva fiato nei polmoni. Incredibile come tutto questo fosse folle, surreale. Il sangue, il soffocamento, le vene che pulsavano, le unghie che raschiavano sul pavimento. Improvvisamente la vista gli si appannò, lampi di luce gialla e verde apparirono davanti ai suoi occhi, sapeva che era giunta finalmente l'ora, sapeva che erano i segnali innegabili della sua morte. Morte da soffocamento.
    Avrebbe voluto ridere, ridere sì, lui che moriva per mancanza d'aria. Il suo elemento che lo tradiva un'ultima volta così. Oh, dolce era l'ironia della sorte.
    La vista gli si appannò, tutto divenne buio, il corpo cedette, gli arti si irrigidirono e improvvisamente ogni cosa sparì.

    Era nel buio più totale, il nulla regnava intorno a lui, il suo corpo era al centro. No, non il corpo di Kohaku, il suo vero corpo era lì. Supaku, ciuffi di capelli bianchi che spuntavano dalle spalle. Sollevò le mani davanti al viso, pulite, lisce, il braccio destro era...era normale, non era più bianco e raggrinzito, la pelle indurita dalle cellule dell'impianto. Sollevò la mano sinistra sul viso, gli occhi erano liberi, entrambi, sbatté le palpebre, non c'era la tipica vista bifasica dello Sharingan, non c'era quella sensazione di sentire il proprio Chakra risucchiato, tastò il lato dell'occhio, là dove sapeva esserci la sua cicatrice, la prima cicatrice che avesse mai subito in un combattimento. Era davvero lui, Supaku Handoru, il corpo pulito dai marchi in quelle terre, era di nuovo...sé stesso.
    Inspirò ma il suo petto non si alzò nè si abbassò, doveva essere effettivamente inutile a questo punto, respirare, da morti non importavano queste cose.
    È tutto qui? La morte è questo? Il nulla non gli rispose, stava pensando ma non credeva di aver bisogno di parlare, quando si è morti queste cose non contano più, giusto?
    Si girò intorno, il nulla da ogni parte, sopra sotto, destra, sinistra. Eppure qualcosa di familiare gli stava venendo incontro. Qualcosa di....pulsante, ritmico, ferale.
    Lo poteva sentire, no, non veniva da fuori, veniva da dentro di lui. Abbassò lo sguardo solo per sentire qualcosa battere contro il suo sterno, il suo cuore? Appoggiò una mano sul petto, sentiva il battito, ritmico, pulsante, sempre più rapido, sempre più forte. Esplose. Il suo urlo silenzioso echeggiò nel nulla, sentì le ginocchia cedergli, il dolore esplodere dal suo petto mentre schizzi di sangue correvano ovunque, disperdendosi nel vuoto. Urlò di nuovo, gridando mentre sentiva le gambe cedergli, la testa rovesciandosi all'indietro, gli occhi appannati dallo sconvolgimento di ciò che avveniva al suo corpo.
    Una mano, rossa con lunghe unghie nere era appena emersa dal suo torace. Era uscita fin dal gomito, forte muscolosa. Urlò di nuovo mentre quella si muoveva. Il dolore era lancinante, il rumore di ossa che si rompevano lo schioccare secco delle costole che si spezzavano come fuscelli, la pelle che si apriva con un rumore di strappo, quasi fosse una tela. Un'altra mano uscì dal petto, poi una spalla e infine una testa. I capelli grigi, il volto non riusciva ancora a vederlo perchè di spalle. L'uomo dalla pelle rossa uscì strisciando fuori dal suo petto, cadde nel vuoto il corpo nudo completamente formato. Sembrò reggersi a qualcosa, come se ci fosse un pavimento. Supaku afferrò i lembi della propria pelle, sentiva parti del proprio intestino frusciare fuori, come mal contenute, serrò le braccia intorno al petto e al ventre, cercando disperatamente di rimettere tutto dentro, la nausea del maneggiare quelle cose viscide era vinta dal desiderio primordiale di rimettere gli organi dal proprio posto.
    L'uomo nel frattempo si era inginocchiato e ora aveva voltato lo sguardo verso di lui ed improvvisamente l'urlo di dolore gli morì sulle labbra. Lunghe corna spuntavano dalla fronte, denti appuntiti, occhi gialli, sorrideva mentre si rialzava.
    La bestia stette in piedi davanti a lui. Gli ricordava qualcosa, quel volto. Sì era il volto di Kohaku, sfregiato, sfigurato, plasmato in quello di un demone, il braccio destro era segnato da solchi, più grosso, più indurito, l'occhio sinistro sfoggiava tre tomoe nere. Era davvero lui?
    Il mostro sghignazzò leggermente mentre si grattava via dalla spalla un brandello di pelle e sangue. Pensavi di esserti liberato di me, non è vero? Non riusciva a rispondere, con entrambe le braccia ancora si teneva il petto, erano zuppe di sangue lo poteva sentire, il dolore era insopportabile ma non riusciva a svenire. Poteva solo soffrire.
    Non ti preoccupare, sono sempre qui, sempre al tuo...fianco Sorrise di nuovo, quel sorriso tremendo, feroce, le lunghe zanne macchiate del suo stesso sangue mentre la lingua usciva leccando il liquido rosso rimasto sull'avambraccio.
    Il sorriso sul volto del mostro scomparve all'improvviso, come se avesse appena realizzato qualcosa. Si avvicinò a lui, il dito sollevato a puntare al petto trapassato dello shinobi dai capelli bianchi. Tu... disse, ogni respiro, ogni parol che gli usciva dalla bocca carica d'odio e di spregio nei suoi confronti.
    Tu non sei stato gentile con me! Io ti ho aiutato tutto questo tempo e tu....tu mi hai rinnegato! Aprì la mano mostrando lunghe unghie nere per ogni dito, la mano di un mostro. Sembrò girarsi per voltargli le spalle ma invece scattò in avanti afferrandolo per il collo con una presa fulminea. La sua forza era allucinante, i muscoli dell'avambraccio si tesero mentre lo sollevava in alto. Supaku lottò, scalciò mentre sentiva di nuovo il respiro mancargli, sollevò una mano raspando inutilmente contro il dorso di quella presa demoniaca.
    Guardami....GUARDAMI! Urlò la bestia fissandolo dritto negli occhi. I suoi occhi, uno giallo dorato e l'altro rosso cremisi si concentrarono sul suo volto. La sua faccia era sfigurata dall'odio, la vena sulla fronte pulsava, i denti bianchi sfoderati e appuntiti mentre ringhiava a pochi centrimetri dal suo viso.
    Io ti ho portato fino a qui, io sono quello che ti ha fatto sopravvivere! Io! Hai capito? IO! Io sono quello che impugnava il kunai quando c'era bisogno di trafiggere i tuoi avversari! Io ero quello che si è macchiato di sangue le mani, che si è sporcato con la morte degli innocenti, con il furto, le menzogne e il tradimento! IO! E per quanto tu cerchi di nascondere ciò che sono sotto la pelle di un altro...Non potrai mai eliminarmi!
    Sputò le parole, il poco fiato che aveva in gola gli impediva di parlare per bene. Il demone piegò la testa verso di lui, avvicinandogli le labbra sporche di sangue all'orecchio. Cosa hai detto?
    Io....sono....Supak..
    NO! NO! Urlò la bestia scagliandolo lontano. Sbatté la schiena contro un pavimento duro, adesso erano in una stanza, pietra bianca dappertutto, sembrava una cella del Covo. Raspò sul pavimento, scivolò sul suo stesso sangue, prese ampi respiri mentre tornava a riprendere fiato. Si trascinò verso una parete, ansimante, lasciava una scia di sangue dietro di sé. Appoggiò una spalla al muro, prese un altro profondo respiro mentre deglutiva a fatica, il dolore era incredibile, dietro di lui il rumore dei passi del mostro echeggiava mentre si avvicinava inesorabile. Vide un'ombra stagliarsi sopra di lui mentre il demone dalla pelle rossa lo incalzava con altre parole, la sua rabbia era così furente che sputacchiava saliva alle labbra.
    Supaku è morto! Capito? Morto! Non è mai stato forte abbastanza, tu avevi bisogno di qualcosa di meglio, qualcuno di più forte, me! Io sono qui per te! Lui....lui era solo un debole lo hai sempre saputo ma non lo hai mai ammesso!
    Cercò di girarsi, appoggiò entrambe le spalle al muro, cercò di trovare gli occhi del demone nei suoi. Era chino davanti a lui, piegato sui talloni e lo fissava appoggiando gli avambracci muscolosi sulle ginocchia sollevate. Il suo volto sempre furente troneggiava sopra di lui. È tempo di ammetterlo! È tempo di fare i conti con...me!
    Era davvero così? La bestia era ferma, sembrava sapere, sapere che stava pensando.
    Era davvero troppo debole Supaku? Era davvero necessario perdere quella pelle per un'altra? Si!
    No! Rispose una voce, una voce dentro di lui, una voce che pensava aver dimenticato da anni. No disse anche lui, cercando di alzarsi in piedi.
    Dici così, eppure sei qua! Brami altro potere, altri pezzi per questo tuo corpo martoriato dalle mille cicatrici, mille segni sulla sua pelle: un occhio non tuo, un braccio non tuo, geni di un clan scomparso sulla tua pelle, e ora questo! Quanto è rimasto dentro di te di Supaku e quanto sono invece io?? Il mostro sorrise passandosi una lingua nera sulle labbra rosse. Ogni passo che fai...lo hai sempre fatto verso di me...
    Ammutolì. Era questo quello che quella bestia era? Il demone della sua avidità? La personificazione di ciò che era diventato? Se vuoi vincere...Devi accettarmi...devi lasciarmi il controllo... Quella voce, quel dolore dentro di lui. Supaku era morto, Reiko era morta, i suoi genitori erano morti, i suoi fratelli erano morti. Ogni persona a cui teneva moriva, ogni persona a cui avrebbe tenuto sarebbe morta e lui si sarebbe nutrito dei loro corpi, del dolore che gli avrebbero lasciato dentro per andare avanti, per distruggere quel mondo segnato dall'inferno e dall'avidità degli uomini.
    Sai che hai bisogno di me...lo sai che per proteggerli devi ricorrere a me! Il mostro si girò leggermente mostrando con una mano delle figure che prima di allora non aveva mai visto sulla parete opposta alla sua. Penzolavano dal soffitto, attaccati da catene d'acciaio macchiate di sangue, distolse lo sguardo. Non aveva bisogno di guardare oltre per sapere. Arima, Hinode, Karura, sì persino quella ragazzina insopportabile che Arima si era portato dietro. Le uniche persone che avevano significato qualcosa per lui in quel momento, erano state appese come maiali appena sventrati.
    Ti riempi la bocca di mille parole, gonfi il petto come un galletto ma poi, come ogni ragazzino spaventato, appena vedi l'ombra dell'uomo corri da me...da me! In cerca del potere necessario per affrontare i tuoi demoni...
    In quel momento capì, capì ogni cosa. Non era del mondo che aveva paura, non era di Akimiro, Isao o Ruriko, non era della Mano di Jirama, Kamai o Makui, non era dei ninja appostati nell'ombra che aveva il terrore. Il vero demone, il vero mostro che aveva sempre temuto e rifiutato con ribrezzo era sempre stato lì dentro, dentro il suo petto, nelle profondità della sua anima. Là c'era una oscurità che non aveva mai neanche affrontato, troppa era la paura di fronteggiare quella parte di sé stesso. Quella figura violenta, incapace di provare emozioni, concentrata così tanto su un solo scopo da esserne stato cambiato senza accorgersene. Aveva ignorato ciò che aveva fatto fino a quel momento, aveva fatto finta che non ci fossero, le emozioni, il dolore per le perdite che aveva subito, la rabbia verso la crudeltà del destino avverso, la sofferenza per ogni vita innocente che toglieva. Aveva sempre rifiutato ciò che era ma per vincere quella battaglia, per vincere la battaglia finale doveva fare i conti con sé stesso, con quella parte così oscura che regnava dentro di lui. Non poteva più fare finta che non ci fosse o, alla fine, sarebbe stato divorato dall'interno. Non poteva vincere la battaglia che lo aspettava se non accettava di essere il mostro qual'era. Non poteva semplicemente farlo, non sarebbe stato un tutt'uno, e l'indecisione, la mancanza di fermezza lo avrebbero condannato prima ancora di iniziare. Doveva abbandonare i pochi valori rimastigli, doveva buttarseli alle spalle, perché ciò che lo aspettava avrebbe richiesto ogni cosa da lui, per proteggere le poche persone care rimastegli doveva cedere.
    Se non puoi batterli...Unisciti a loro disse la bestia, rispondendo al pensiero inespresso e allungano la mano artigliata verso di lui. Non puoi vincere senza di me...lo sai... Alzò la mano, era vero, non poteva vincere, Supaku non poteva farcela da solo, non poteva. Era troppo debole, troppo inetto, troppo fragile. Avrebbe perso e con esso ogni cosa sarebbe stata vana. La vendetta, era davvero così importante per lui? Prendersi l'amina di tre uomini, solo tre uomini e poi?
    Poi rivolteremo l'odio e il dolore che il mondo ci ha inflitto su questa terra. Disse sorridendo la bestia.
    Sì. Poi rivolteremo il dolore su ogni uomo e donna di questo mondo. Ripetè Supaku, la voce storpiata ad ogni parola, il corpo cambiato ad ogni respiro. Per la fine della frase, il suo corpo non era più quello del fragile albino ma rosso e muscoloso del demone davanti a lui.
    Si sentiva...forte, più forte di quanto non fosse mai stato, eppure dentro di lui sentiva il sapore dolceamaro della corruzione. Come bere un vino pregiato ma arrivare all'ultima goccia e sentire l'amaro dell'aceto, i rimasugli del fondo, e rimanere con quel sapore in bocca di marcio e fetido.
    Sollevò le mani artigliate davanti a sé stesso. Era questo ciò che era disposto a diventare? Guardò il demone che lo fissava compiaciuto. Arrendersi è il primo passo per la vittoria disse il mostro.
    Sorrise, chiuse il pugno muscoloso e con la pelle indurita, battè le ciglia sentendo la rassicurante sensazione del Chakra che veniva risucchiato dall'occhio sinistro. Arima a volte lo aveva schernito dicendo che era come una vecchia coperta, rappezzata con tessuti diversi là dove si erano creati dei buchi per l'usura. Era ormai diventato questo, un ninja che non era mai stato nessuno ma che aveva raccolto sulla sua strada pezzi per costruirsi una identità. Si era sempre chiesto cosa però quello avesse comportato, se stava costruendo qualcosa è semplicemnete ammassando cose senza senso una sopra l'altra. La mia vera identità però non è mai venuta meno...no, io sono sempre io, qualsiasi sia la pelle, le cellule, il colore degli occhi o dei capelli...Io sarò sempre me stesso...perché io... Sollevò lo sguardo, sorrise fissando i suoi occhi dorati in quelli del demone.
    Io non mi arrendo mai.
    La bestia sembrò non capire, sbatté le plapebre confusa, lo sguardo dapprima felice ora era frastornato. Lei però non capiva che gli aveva dato il potere, e ora lui lo avrebbe usato. Era sempre stato veloce ad imparare, questo potere dolceamaro si piegò sotto la sua mano senza poter opporre resistenza una volta che ne aveva compresa la vera natura. Si scagliò contro il demone, l'afferrò con lo mano muscolosa e artigliata sul collo e strappò pelle e trachea con uno strattone violento. La bestia indietreggiò gli occhi dilatati dallo stupore, cascò seduta e un respiro rantolante alla volta, cercava di respirare ma non ci riusciva.
    Pensi di essere il primo a volermi usare? Pensi davvero che sia così ingenuo??? Tu mi obbedirai, come ogni parte del mio corpo ha fatto fin'ora, dalle cellule che non vedono l'ora di trasformarmi in un vegetale, ai geni che fremono alla prima brezza di vento, a questo dannato occhio che non si fermerà mai dal risucchiarmi Chakra! Tu mi obbedirai come ogni cosa...Perché loro non hanno il controllo, io ho il controllo!....Siete mezzi, per me, da essere usati. Urlò fissando il demone con rabbia, gli occhi dilatati, lo sguardo feroce. Ora non sembrava così terrificante, l'odio e la rabbia erano spariti dai suoi occhi e vi regnava soltanto la paura, il terrore più puro mentre rasapava il pavimento, cercando di respirare. Ogni respiro provocava uno schizzo di sangue sul pavimento bianco, allargando una pozza rossa sempre più grande sotto di lui.
    Kohaku, Supaku o chiunque egli fosse stato, prese un profondo respiro e chiuse gli occhi. Sentiva dentro di lui il dolore, la pena, l'odio, la rabbia, la sofferenza, tristezza, sconforto e paura che vorticavano in un tornado di emozioni. Espirò, inspirò di nuovo. Espirò. Ad uno ad uno prese quei sentimenti e li schiacciò come fossero state formiche moleste che provavano a salirgli sulla gamba. Ad uno ad uno passarono e quando riaprì gli occhi dopo il terzo respiro, il suo corpo era tornato...normale. Sollevò una mano, si afferrò una ciocca di capelli. Erano neri. Sembrava che ancora non avesse finito il suo lavoro. Cercò di sollevarsi dalla posizione seduta appoggiata alla porta della sua stanza, non ci riuscì. Cadde di nuovo, disteso su un fianco. Drighignò i denti con rabbia mentre urlava di dolore appoggiando il braccio destro sul pavimento e facendo leva per rialzarsi. NON...HO...ANCORA....FINITO! Urlò prima di svenire di botto sul pavimento.
    Avrebbe obbedito, tutti quanti o il mondo avrebbe saputo cosa significava mettersi contro di lui.

    Quando rinvenì si trovava sdraiato sul pavimento, la porta era aperta e, sebbene non li vedesse, riusciva a sentire lo scalpiccio delle scarpe infermieristiche dei medici intorno a lui. Sembravano sciamargli attorno come avvoltoi su un cadavere, solo che invece di piume nere e colletti bianchi portavano camici neri e vesti verde chiaro.
    Sentì una voce, la sua voce, poi capelli dorati apparvero al bordo del suo campo visivo. Per un attimo, riuscì a vederla, bella come mai era stata, con la fronte corrugata dalla preoccupazione e gli occhi arrossati dalle lacrime. Voleva sollevare una mano per toccarle quella guancia perfetta e liscia ma non ne aveva la forza.
    Una mano chiazzata di macchie e rughe spinse però quella visione lontano da lui e i capelli e gli occhi dorati vennero sostituiti da un paio di occhiali spessi e denti annerriti che spuntavano da sotto un sorriso.
    Sapevo che non ci avresti abbandonato, numero uno...eheheh


    ChakraFisicoMentale
    160-15-30= 115
    Kanji no Kaze: 32
    IllesoSerio, nervoso
    Doppia Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Kunai x10Perg. Min. x2
    Shuriken x20Recipiente
    Shuriken x20Filo metallico 30m
    Palla di Luce x2Torcia Elettrica
    Palla di Luce x2Occhio Cibernetico
    Cartebomba x5Pillola del Soldato x3
    Equipaggiamento
    SlotOggettoLocazione
    Mecc. KunaiKunaiAvambraccio sx
    Doppio FoderoLama Vibrante x2Schiena
    Taschino Supp.Antidoto x4Spalla sx
    Rotolo Min.OmoikaruiCoscia sx
    Abbigliamento
    OggettoCondizioniLocazione
    ParabracciaIntattiAvambracci
    Coprinaso BendeIntattoIndossato, sciolto intorno al collo
    BendeIntatteBraccio e Spalla dx
    BendeIntattecoscia & occhio sx.
    Guanti RinforzatiIntattiMani
    Anello KitaIntattoDito Medio Sinistro
    Sigilli di ProtezioneIntattiIndossati
    Divisa Alternativa
    Armi da LancioAccessori
    Shunsui Kunai x9Radiolina
    Bomba Fumogena x2Cimice x3
    Tasche
    TaschinoDoppia Tasca da Coscia
    Shuriken x20Kunai x9 - Palla Gelo x5
    Note Fascia nera legata sulla fronte.
    - 1 Kunai legato a 10m di Filo Metallico
    - 4 Kunai legati a 4 Palle di luce.
    - 2 Kunai legati a 2 Cartebomba.
    - 3 Kunai legati a 3 Palle Gelo
    - 3 Shuriken legati a 10m di filo metallico.
    - 10 Shunsui Kunai Impressi - 1 al Covo
     
    .
  3.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Jonin Supremo

    Group
    GDR Staffer
    Posts
    10,679
    Location
    Roma, Spinaceto

    Status
    Offline
    Correzione:
    - Qualche errore di battitura qui e lì.

    Post ben fatto e che al solito è inserito all'interno della trama personale aggiungendo così un di più. Scorrevole da leggere e molto dettagliato nella descrizione delle emozioni provate da Supaku/Kohaku. Detto questo non ho molto altro da dirti se non che puoi richiedere, in realtà aggiungere, il Segno Maledetto in scheda.
     
    .
2 replies since 12/7/2017, 20:06   126 views
  Share  
.
Top