Kyoshiro Tsuuya vs. Supaku Handoru

Buio, solo oscurità lo circondava. Da quanto tempo andava avanti questa manfrina? Si chiese se era il caso di fare qualcosa. Una settimana? No, deve essere senza dubbio di più. Si grattò il bordo del naso cercando di rilassarsi. Non ci riusciva. Se ne stava seduto a gambe incrociate tamburellando impaziente le dita sulle ginocchia.
Sapeva che un tempo, l'uomo che era stato era più che capace di immergersi in lunghe ore di riflessione e concentrazione. Quell'uomo però era morto.
ALLORA???? ABBIAMO FINITO CON STA CAZZATA? Urlò alle pareti che non poteva vedere. Sputò davanti a sé, il suono di qualcosa che veniva colpito, piatto e duro, era il muro che si trovava a, stimò approssimativamente, circa due metri dalla sua faccia. Chiuse l'occhio, li riaprì. Che differenza faceva? Nessuna.
Qualcosa, percepì qualcosa, si stava avvicinando. Finalmente! Il rumore di metallo che sfregava l'uno contro l'altro, poi uno spiraglio di luce abbagliante. Chiuse gli occhi urlando di dolore, cadde all'indietro battendo la schiena sul pavimento. Urlò di nuovo portandosi la mano davanti all'occhio destro. Cazzooooo...me ne è rimasto solo uno, smettila di fargli prendere questi shock, o finirò per andarmene a giro cieco! AHAHAh Rise, la figura che si stagliava in ombra davanti alla porta era la stessa, quella che negli ultimi mesi a questa parte aveva imparato a conoscere con il nome di Hogo-sha, Custode, anche se più correttamente erano più di uno. Lui ne vedeva sempre uno alla volta ma, ci poteva scommettere, erano decine se non centinaia.
Con un potente colpa di reni si sollevò da terra, atterrando con entrambi i piedi sulla pietra liscia e aiutandosi con il controllo del Chakra per non cadere di nuovo a terra. Ridacchò mentre agitava le braccia per riprendere l'equilibrio. L'uomo, la donna, la cosa davanti a lui non diede alcun cenno di divertimento.
La faccia era bianca con il latte, il naso assente tranne che per due fessure, gli occhi gialli come quelli di un serpente, la testa pelata. I lienamenti sottili potevano farlo sembrare una donna, ma le spalle larghe quanto le anche suggerivano un uomo effemminato. La voce era diversa, ogni volta aveva un tono differente. Era per questo che poteva dire con certezza che non erano mai la stessa persona, oltre al fatto che, non si ricordava quando, ma era piuttosto sicuro di averne spogliata una e aver verificato di persona che non fosse un'uomo, mentre un'altra volta gli era stata riservata una brutta "sorpresa". Rise di nuovo al ricordo.
Il Custode parlò interrompendo i suoi ricordi "felici".
E' tempo. disse con voce atona.
Si lo so, era tempo di farmi uscire.
Seguimi
Non disse altro, si incamminò subito dietro di lui, pensò fosse il caso di fischiettare un motivetto allegro ma qualcosa lo turbava. Dietro il Custode, un altro era presente. Non era mai successo. Il sopracciglio libero si corrucciò, il sorriso si allargò sulla faccia.
Voltarono un altro angolo di quel corridoio giallo fatto di molteplici mattonelle a spirale ed illuminato da lampade ad olio. Un altro custode si unì alla coda. Stavolta portava i suoi abiti e il suo equipaggiamento accuramente ripiegato nelle braccia. OHOHOH! Pensò gioioso Supaku, questo ben prometteva. Cosa lo attendeva? Un'altra prova molto probabilmente, oh sì, era pronto a farne un'altra.
Arrivarono nella stanza delle Udienze. Buia come quella precedente. L'unica parte illuminata era una piccola mezzaluna che proveniva dalla porta alle loro spalle. Si fermarono, alle sue spalle, tutti e tre in un semicerchio. Supaku non perse tempo, si inginocchiò subito a terra, mani con i palmi rivolti verso l'alto, straiate in avanti, la fronte che toccava il terreno.
Non si poteva parlare all'Altissimo senza assumere una posa servile, questo lo aveva imparato con le cattive. Più volte. Un frusciare contro la roccia, il rumore, tanfo quasi, tipico di quegli animali, faceva accapponare la pelle ad ogni primate che lo sentisse, del resto un tempo i serpenti erano i predatori naturali dei loro antenati. Un reazione chimica forse, innestata con continue evoluzioni all'interno dell'uomo che, evolvendosi per sopravvivere a quel terribile predatore aveva imparato ad associare quell'odore al pericolo.
Nonostante tutto però, lui non era più solo un uomo, era trasceso e ormai quell'odore non era quasi più nemmeno percettibile al suo naso. Era diventato...familiare. Dentro di lui non suscitava più il terrore di un tempo ma solo...disprezzo? Si, quasi. Del resto, un Drago non poteva che provare pena per un Serpente, il suo fratellino minore.
Due occhi gialli grandi quanto medaglioni apparvero a pochi metri da lui. Il sibilare di un lingua guizzò sopra la sua testa. Le parole furono brevi e concise. Non uccidere...Umilia soltanto...Il mondo è pronto per vederti...Vai
Un guizzo, lo spostamento d'aria mosse i suoi lunghi capelli bianchi sulle spalle. Aveva parlato. Si sollevò ed indietreggiò sempre a testa bassa. La portava a due ante davanti a lui si chiuse con un clangore sonoro.
Seguici... disse uno dei Custodi.
Si incamminarono per altri cinque minuti buoni, fino a quando non arrivarono ad una porta. Questa venne aperta, dentro c'era solo un tavolo di acciaio su cui era ripiegata una divisa di Otogakure no Sato ed un Coprifronte nuovo fiammante, insieme ad un piccolo fascicolo marrone. Su di esso era iscritto il nome "Gajin Koura".
Chi era? Chiese più incuriosito che altro mentre afferrava il fascicolo e lo sfogliava.
Uwaki. Fu la risposta lapidaria: infedele.
Ridacchiò. I Custodi erano piuttosto netti nel giudicare coloro che erano e non erano degni di appartenere alla loro setta. Alcuni membri dei Geni del Serpente Bianco morivano nel tentativo di provare, chi invece rifiutava era bollato come Uwaki e per tanto, sacrificabile al momento del bisogno.
Una rapida occhiata al fascicolo gli disse tutto quello che c'era da sapere. In silenzio lo richiuse e cominciò a spogliarsi. Non gli dava fastidio che loro lo stessero vedendo, ormai ci era abituato. Si infilò la divisa di Otogakure che gli calzava come un guanto, sistemò il copfronte sulla testa e indossò il resto del suo equipaggiamento. Appena ebbe finito di marchiare gli Shunsui kunai e gli altri oggetti, estrasse uno dei suoi fedeli Kunai a tre punte e lo piantò con decisione al centro del tavolo. Nessuno disse niente, un attimo dopo gli Hogo-Sha lo guidarono verso un altra stanza. Sapeva cosa lo avrebbe atteso, mentre si sdraiava sul lettino per sottoporsi all'operazione che avrebbe applicato sulla sua pelle quella del defunto Gajin, riflettè mentalmente sulle informazioni ricevute.
Il ninja di Otokagure era stato un membro della squadra ANBU prima di ritirarsi da essa e dedicarsi al banali missioni di ricognizione e protezione per il villaggio. Una cicatrice aveva solcato il lato sinistro del suo volto, simile alla sua ma questa era lunga quasi quanto tutto il viso e non era opera di un Jutsu ma di una lama. Dopo quell'incidente, l'uomo aveva perso l'occhio sinistro ed era diventato instabile. Aveva preso ad indosse una benda sull'occhio e ad impiegare sempre più tempo in missione, alcuni avevano sospettavo bevesse nell'ultimo periodo e che sperperasse i soldi del Kokage, ma non c'erano prove. Nell'ultima missione, tenuta non meno di due settimane fa, era stato catturato ed ucciso dai Custodi per il piano che sarebbe venuto. Nel frattempo avevano provveduto a sostituirlo con un Custode camuffato che l'aveva impersonato negli ultimi giorni.
Quando la maschera fu applicata ed i suoi capelli tagliati e tinti di nero poté alzarsi per contemplare l'opera allo specchio. Otimo lavoro...Sono pronto direi...Qualche calcio in culo ai regolari non me lo toglie nessuno...ahahah! Andiamo!
I Custodi si assieparono intorno a lui, un secondo dopo un lampo li avvolse e si trovarono in una stanza grigia, piena di armadietti d'acciaio e con un panca, su cui era seduto un uomo. L'esatta copia di sé stesso. Il Gajin davanti a lui annuì e lasciò passare Supaku al suo posto, mentre si infilava tra gli altri Custodi. Uno di loro rimase con lui, eseguendo subito una rapida serie di Sigilli e vedendo il suo corpo mutare come se la pelle fosse stata acqua.
Vigileremo su di te... disse prima che gli altri sparissero in un lampo anch'essi e il Custode ora travestito cominciasse ad affondare nella pietra della parete alle sue spalle.
Un attimo dopo la porta si spalancò ed uno Shinobi di Suna lo fissò dall'alto in basso. Sta a me?? chiese senza degnarlo di un secondo sguardo.
L'uomo annuì e lo invitò a seguirlo. Un attimo dopo si ritrovò nell'arena. Palazzi diroccati, edifici crollati, case semi distrutte e strade sterrate lo popolavano. Si mosse tra esse senza voltarsi indietro. Un suono arrivò dietro l'angolo. Due persone parlavano. Udì un nome familiare ma solo quando arrivò al centro dello spiazzo e poté finalmente guardare il suo sfidante, realizzò come mai. Per poco non scoppiò a ridere convulsamente.
Ma guarda chi c'è!!! Pensò mentre un largo sorriso si faceva strada sul suo volto emaciato ed una lingua saettava fuori per leccargli le labbra con fare lascivo. A volte non riusciva a controllarlo.
Io mi ricordo di te...Eri...Eri... Si schiaffò una mano sulla testa, cercando di ricordare. A volte i ricordi del suo passato erano confusi. Prima di trascendere. Tutto era confuso. Ultimamente le cose stavano cominciando a tornare, insieme ad altre facce familiari. Cercò di ricordare se era Kyoshiro l'uomo che doveva temere, l'unico in grado di sconfiggerlo. No, non doveva essere lui. Improvvisamente ricordò chi fosse quel ninja della nebbia. Ricordò il loro scontro come un lampo davanti agli occhi.
A volte tornavano a sprazzi, tante informazioni tutte insieme, racchiuse nella sua testa che nulla aveva dimenticato da molto tempo e che si era divertita soltanto a scombinargli le idee. Ridacchiò. Solo allora si accorse che l'arbitro lo stava fissando.
Ah, si scusate...Gajin Koura, Otogakure no Sato, presente! Presentissimo...hihi.. L'arbitro, disse due cose, lui attese in silenzio. Il suo unico occhio dorato non si staccò neanche un secondo dal suo avversario. Notò i piccoli cambiamenti dall'ultima volta. Quella grossa spada sulla schiena? Una novità, ma anche un altro paio di spade, che quello teneva sulle spalle sembravano nuove. Anche il portamento dello Shinobi che aveva davanti, era diverso. Sembrava più, forte, più fiero di sé. Forse era solo una impressione, o forse no. Il sorriso sul suo volto si allargò ancora di più, se mai era possibile. La lingua guizzò di nuovo. I sei metri che li separavano l'uno dall'altro e l'arbitro erano l'unica cosa che lo frenavano dall'iniziare le danze.
Poi quella sparì in uno sbuffo di fumo. L'incontro era ufficialmente iniziato.
Andiamo Kyoshiro! Mostrami cosa sai fare! AHAHAHA Rise la mano destra scattò sulla spalla, là dove teneva le lame, ne afferrò una. La sinistra aveva già in mano un Shunsui Kunai. Aveva fatto in tempo a concludere la frase ed iniziato a ridere che lo Shunsui Kunai aveva già lasciato la sua mano, diretto verso il petto del ninja di Kiri. Il kunai non fece in tempo a fare un metro che subito venne moltiplicato, ed altri quattro apparvero al suo fianco. Due per lato, i più esterni non avrebbero rappresentato un problema per il ninja della nebbia, i due più interni sì. Secondo i suoi calcoli quelli sarebbero dovuti arrivare a colpire le due braccia dello Shinob, all'altezza dell'attaccatura delle spalle. A lui però non importava così tanto, erano in fondo soltanto un diversivo. Non appena aveva lanciato i kunai si era subito mosso in avanti, scattando come un fulmine con il corpo, già alleggerito mentre l'arbitro aveva parlato, che ad ogni balzo sembrava farlo schizzare in aria.

Colmò la distanza tra lui ed il ninja, un formicolio alla spalla sinistra gli disse che il Kaze no Kanji si era attivato, era pronto a dare il tutto per tutto, subito, niente riscaldamento. "Il mondo è pronto per vederti..." Le parole dell'Altissimo ancora risuonavano nella sua mente. Sapeva molto bene cosa volevano dire, era pronto per mostrare al mondo la sua venuta. La lama vibrante si mosse in avanti, avvolta da folgori elettriche menò un fendente laterale, dal basso verso l'alto in una diagonale cercando di colpire l'avversario prima di far apparire in un attimo nell'altra lo Shunsui Kunai appena lanciato ed avvolgerlo con il suo vento e cercare di colpire, poche frazioni di secondo dopo, l'anca sinistra del ninja.