Ci è stato riferito che in un tempio alla periferia di Sumon, nel Paese delle Colline, un antico tempio sacro sia stato assaltato da un gruppo di pirati che farneticavano riguardo al ''Re dei Demoni''. Secondo quanto riferito dalle autorità, il tempio era luogo di culto di un'antica religione e custodiva una reliquia antica di secoli. Il vostro compito è quindi di recarvi immediatamente sul posto, rintracciare il gruppo e di neutralizzarlo. Se possibile cercate di recuperare la reliquia, in modo che sia fatta chiarezza sull'interesse che questi soggetti avevano nei suoi confronti.
Non era la prima volta che mi ritrovavo ad leggere farneticazioni su qualcuno che credeva d’essere un demone; quella descritta sulla pergamena era qualcosa di più complesso: dei pirati - predatori del mare - avevano assaltato un antico tempio nei pressi di Sumon e vi si erano stabiliti farneticando il nome di un enigmatico Re dei Demoni. Il jonin che m’aveva dato in consegna l’incarico non aveva saputo darmi ulteriori spiegazioni da quelle descritte sui documenti datemi. L’unica cosa che stuzzicava un po’ la mia anima da investigatore mancato era la nota circa un’antica reliquia che dovevamo cercare di trarre in salvo e riportare alle autorità di Kumo affinché venisse analizzata. Per il resto, era una missione come le altre: in gruppo con un altro shinobi, avrei dovuto neutralizzare dei pirati da strapazzo. C’era però un altro elemento della missione che catturava la mia attenzione: il Paese delle Valli. Non ero mai stato in quella regione. Avevo sentito alcune storie riguardanti quello strano continente, ma nulla che mi facesse venire voglia di passarci qualche giorno in vacanza. L’unica cosa che potevo sperare era che il mio compagno di missione, proveniente dal Villaggio della Foglia, sapesse darmi qualche indicazione in più sul luogo. Io avevo dovuto sostituire, all’ultimo secondo, un collega che aveva subito un grave infortunio durante un’esercitazione militare, dunque avevo avuto solo pochi minuti per prendere il necessario e recarmi puntuale alla porta est del Villaggio della Nuvola. Questo voleva dire che non ero riuscito a studiare al meglio il luogo di destinazione né il migliore itinerario da fare per arrivarci nel minor tempo possibile (ed incolumi). Avrei dovuto contare solo sulle mie conoscenze della regione del Fulmine, ed anche a un po’ di fortuna. Non sapevo nulla neanche del mio compagno di missione - Goh Asuka -, anche se il cognome e la provenienza mi facevano venire in mente il maestro Yuzin. «Sarà la prima cosa che gli chiederò durante il viaggio - cominciai a pensare ad alta voce, arrivando a destinazione - magari sono parenti o giù di lì». Il maestro Yuzin non lo incontravo dai tempi del grande Torneo nella Repubblica dei Samurai: contro di lui ero riuscivo a vincere e da quel momento non l’avevo più visto. Una sua lettera mi aveva tranquillizzato sul fatto che non portava alcun rancore nei miei confronti, ma che si sarebbe allenato per riprendersi, al più presto, una rivincita.
La giornata al Villaggio era fredda, come sempre; il sole era coperto da nubi, ma per esperienza potevo dire che difficilmente avrebbe piovuto. L’unica cosa che mi preoccupava era l’umidità che avrebbe dato più di qualche problema durante il viaggio, soprattutto di notte. Per rimediare alla temperatura esterna, indossavo una coperta marrone sopra al Kimono, che mi copriva fino alle gambe. Per il resto, il vestiario era il solito, con il mio copri fronte stretto al capo e la mia Zeus - la mia adorata e fedele katana - legata al fianco. A volte non mi rendevo conto di quanto potessi sembrare ridicolo conciato in quel modo, all’uso dei Samurai del Paese del Ferro; anzi, andavo completamente fiero del mio Hakama con il simbolo del Ciliegio stampato sulla schiena. Era per me un segno di vanto, anche una scusa per attaccare bottone con le ragazze. Forse era per quel motivi che non rimorchiavo quasi mai.
La coperta teneva al caldo i muscoli del Samurai; con le mani cercava di tenerla stretta alle spalle, per evitare che il vento la portasse via, ma facendo ciò scopriva il fodero di legno della sua spada. Nonostante la sicurezza (o la speranza) che il tempo non sarebbe peggiorato, il freddo e il vento erano fastidiosi tanto da farlo imprecare più volte. Non una bella presentazione agli occhi dei passanti, che incrociavano la propria strada con quella di un soldato bestemmione. Stava quasi per allontanarsi dalla via principale e cercare un riparo al vento nelle vicinanze, quando una voce attirò la sua attenzione. Alle sue spalle, ecco comparire un uomo ricoperto di nero, con volto e corpo coperti. Nonostante l’aspetto sinistro, la voce sembrava affabile: «Sei Hanzo Kawabata non è vero?» A quelle parole, Hanzo squadrò meglio il nuovo arrivato e trovò il coprifronte della Foglia legato al braccio sinistro. A quella vista, lasciò la presa sulla coperta per stringergli la mano. «Io sono Goh Asuka della Foglia pronto a partire. Da qui seguirei volentieri te dato che sarai sicuramente più informato di me sul modo più veloce per raggiungere il Paese delle Colline. Andremo a Raiden o a Banrai per imbarcarci?» Dopo aver passato una turbolenta avventura con Takeshi - shinobi del Suono che voleva tutto tranne che lavorare -, era stimolante aver trovato uno stacanovista come Goh, il quale sembrava subito voler decidere il da farsi, senza neanche aspettare la presentazione del Samurai. Hanzo gli sorrise, notando, nell’aspetto del suo compagno, che non era solo il cognome a ricordare il maestro Yuzin. Ma quella era una curiosità che avrebbe risolto più tardi. «È un piacere conoscerti, Goh», esordì Hanzo con un sorriso affabile. Molti passanti, presi dall’aspetto sinistro del ninja della Foglia, lo guardavano in maniera torva; il Samurai volle quindi equilibrare le cose per non metterlo a disagio e lo prese sottobraccio cominciando a camminare verso il grande cancello a Est. «Quello che conviene fare è procedere verso la città di Banrai, e da lì raggiungere il porto. Non dovremmo impiegarci molto, se teniamo un buon passo. Dovremmo anche prendere qualche carta geografica, una volta arrivati al porto, per regolarci meglio una volta sbarcati al Paese delle Colline». Detto questo prese una tasca interna dell’Hakame un foglio con su scritte le informazioni geografiche per raggiungere il tempio: senza una mappa, quel foglio era carta straccia. «Forza andiamo!»
L’idea che aveva in mente Hanzo era molto semplice, e a tratti banale: partire dalle porte a Est del Villaggio della Nuvola proseguendo lungo il grande sentiero lastricato che collegava Kumo a Banrai; lì avrebbero dormito la notte per poi riprendere il cammino, all’alba, verso uno dei porti sulla costa est del Paese del Fulmine. Il Samurai, che sicuramente avrebbe dovuto fare da guida durante il cammino, aveva già in mente un percorso da fare - passando da sud le montagne che dominavano la città da Banrai, ma avrebbe scelto al momento la strada da percorrere, anche a causa del meteo. Invece, quello che non riusciva a comprendere era cosa avrebbe consigliato di fare una volta al porto. Certamente, come aveva suggerito, sarebbe stato saggio procurarsi una cartina del Paese delle Colline, ma restava comunque l’incognita del posto: Hanzo non aveva mai messo piede in quel continente, tanto meno nella regione di Sumon. Le informazioni del Villaggio erano state scarne e non aveva avuto in alcun modo tempo per prendere qualche dato in biblioteca. L’unica speranza era che il misterioso Goh Asuka, sotto quella maschera, nascondeva anche una grande conoscenza in fatto di geografia fisica. Avevano da poco le mura di Kumo e Hanzo aveva suggerito un’andatura più sostenuta per raggiungere entro il tramonto la città di Banrai; presi dalla corsa, Hanzo non aveva certamente modo da fare gli onori di casa illustrando all’ospite le meraviglie naturali a cui poteva assistere alla sua destra e alla sua sinistra: le catene montuose di Kitai, alla sinistra e le grandi foreste di Potai alla destra; ma gli sembrava il momento adatto per comprendere la sua conoscenza delle missione. «Scusa, Goh», disse. «Noi ci stiamo per avventurare nel Paese delle Colline, ma almeno io non so assolutamente nulla di questo posto. Tu ci sei mai stato? Sai darmi qualche informazione in più?»