narrato,
parlati,
pensati e
cloni saranno nel colore corrispettivo del personaggio.
Supaku,
Telepatia Volatili,
Altro 1,
Altro 2,
Altro 3,
Altro 4,
Altro 5,
Altro 6 Hiraishin no Burēdo - Sigillo del Teletrasporto delle ArmiSviluppatore: Supaku Handoru
Livello: C
Tipo: Ninjutsu
Questa tecnica è un derivato della Hiraishin no Jutsu, che non necessita di Sigilli, tramite la quale si potrà apporre un Sigillo magico caratteristico, di dimensioni variabili a seconda della superficie su cui viene apposto, su un pacco di Armi da Lancio Piccole o Minori o una singola Arma Media o superiore ad utilizzo. Il Sigillo così apposto durerà fino alla fine dell'incontro. Una volta apposto il marchio sarà possibile pagare di nuovo il consumo della tecnica per teletrasportare un qualsiasi numero di Armi marchiate per volta, fino ad un massimo di tre metri di distanza dal corpo dell'utilizzatore o sulla persona dello stesso, tipo all'interno del proprio equipaggiamento o in mano, oppure verso un qualsiasi oggetto o persona marchiata a sua volta con l'Hiraishin no Jutsu. Oggetti con il marchio dell'Hiraishin no Jutsu potranno essere teletrasportati con questa tecnica, senza che sia necessario apporvi il Sigillo sopra, fintanto che mantengano il Sigillo dell'Hiraishin.
Necessaria la Hiraishin No Jutsu - Tecnica del Teletrasporto in Scheda.Consumo: 1 per l'impressione del Sigillo
Padronanza della TecnicaL'utilizzatore ha passato anni della propria vita a praticare le proprie tecniche Preferite, incamerandone il potere, rendendole parte di lui al punto che ormai richiamare il Chakra per essa è diventato naturale come respirare. Le tecniche scelte da quel momento in avanti potranno essere eseguite con un singolo Sigillo, anche ad una mano se necessario, invece che con il numero di Sigilli necessari per perfezionare la tecnica. Inoltre le tecniche Preferite di livello C e B, sono il frutto di anni di pratica del ninja che gli hanno permesso all'utilizzatore di massimizzarne gli effetti al minor dispendio possibile, permettendogli di fare cose che nessun altro sarebbe capace, assegnando alla tecnica le seguenti due caratteristiche: aumento dei danni di mezzo grado e considere la tecnica di mezzo grado superiore (quindi una B sarà considerata B+ e così via).
Tecniche Prescelte:
[Fuuton: Daitoppa; Fuuton: Shāpu Shinkū; Fuuton: Fūhakujun] &
[Raiton: Hebi Mikazuchi; Raiton: Ryu Mikazuchi; Iton Raiha]Hiraishin no Ninshiki - Marchio dell'HiraishinSviluppatore: Supaku Handoru
Livello: S
Tipo: Supplementaria
Tale Tecnica si concretizza in una vera e propria capacità di padroneggiare la Tecnica Hiraishin no Jutsu ad un livello successivo, dovuto alla pratica consumata del ninja e si manifesta in benefici particolari nell'apposizione del marchio dell'Hiraishin con Armi Forgiate di Chakra Base od altri ninja. Questa capacità permette al ninja di utilizzare e ritenere più a lungo il proprio Chakra all'interno di un'Arma Forgiata di Chakra Base, nello specifico il ninja non dovrà pagare il costo della impressione del marchio dell'Hiriashin no Jutsu su Armi Forgiate di Chakra base e lo stesso non si dissolverà dopo avervi utilizzato la Tecnica dell'Hiraishin. Questa capacità ha una funzione addizionale che permette di sfruttare gli stessi benefici anche su un altro ninja capace di manipolare il Chakra, ma non un Clone né una qualsiasi copia fisica dell'utilizzatore, di solito l'utilità è quella di marchiare un alleato in battaglia poiché questo deve essere consapevole del marchio e di fatto continuare ad alimentarne la presenza con una infinitesimale quantità di Chakra proprio, su avversari o bersaglio ignari, il marchio scadrà nel normale temine ed effetti. In ogni caso il marchio si dissolverà sempre alla fine di ogni ruolata.
Necessaria la Tecnica Hiraishin no Jutsu ed un'Arma Forgiata di Chakra Base.Consumo: N/A
Shinokaze - Vento PuroSviluppatore: Supaku Handoru
Livello: S
Tipo: Supplementaria
L'affinità dell'utilizzatore con l'Arte del Vento lo ha reso capace, dopo innumerevoli anni di studio e pratica, di rendere tale elemento unico nelle sue mani. Nello specifico questa tecnica deriva da un attento studio nelle Arti Magiche delle proprietà di una tecnica Katon, la Zanmai no Shinka - Vera Fiamma di Samadhi, e della sua capacità di neutralizzare possibili effetti rigenerativi del bersaglio, ha portato l'utilizzatore ad analizzarne le proprietà e riportarle nei Jutsu Fuuton tramite una ricomposizione più attenta delle tecniche Fuuton. Grazie a numerosi allenamenti ciò ha fatto sì che i danni da Taglio delle tecniche Fuuton dell'utilizzatore siano diventati così incapaci di perdere la loro penetrazione e ciò principalmente al fine di tranciare così in profondità i centri nervosi del Chakra da renderli tessuto morto, insensibile al Chakra curativo anche se per un breve lasso di tempo. Le tecniche Fuuton che causano danni da Taglio dell'utilizzatore di fatto diventano affilati come rasoi al punto tale che le ferite causate da essi non potranno essere ridotte nel danno e, se subite, non potranno essere curate fino alla fine dell'incontro.
Necessaria la Specializzazione Secondaria in Maestria Elementale - Fuuton e la Zanmai no Shinka - Vera Fiamma di Samadhi in Scheda.Consumo: N/A
Il vento fischiava quel giorno. Il gracchiare dei corvi echeggiava nella grossa piazza malmessa. Era stata una bella piazza dovevano riconoscerlo. Al centro c'era una grossa fontana dalle decorazioni rinascimentali, con volte e riccioli scolpiti in quello che doveva essere stato marmo e che, probabilmente, con il passare del tempo e dell'usura era stato rimpiazzato da un materiale inferiore che ora stava cominciando a sgretolarsi e sbriciolarsi sotto la base originaria. Il resto della piazza era piastrellata da lastroni di pietra lavica, nera come la pece e segnata da tagli, solchi e fango. Anche il resto della piazza aveva visto giorni migliori. Sulle piaestrelle nere il fango si mescolava alla polvere e creava una poltiglia scura e appiccicosa. L'uomo incappucciato era chino ai piedi della fontana di marmo che spiccava in quella piazza così particolare. Allungò una mano per passarlo sui segni lasciati dal sangue rappreso. Erano chiare e distinte lettere di un rosso ormai scurito dal passare dei giorni.
"INVASORI" era scritto a chiare e grosse lettere sulla base quadrata della fontana. Sangue, chiaramente. La mano sfiorò la sostanza, sentendola ancora lievemente umida. Sangue e qualcos'altro, un anticoagulante che era stato aggiunto per fare sì che esso rimanesse più fresco e rosso il più a lungo possibile. Sollevò la testa coperta verso l'alto, là dove in cima alla fontana ormai spenta da anni, era stato fissato un grosso palo con quattro rami orizzontali, da cui pendevano quattro figure.
Erano due uomini e due donne. Ninja.
Un brivido gli scorse lungo la schiena mentre il suo occhio dorato sotto il cappuccio analizzava i corpi di entrambi e analizzava cosa doveva essere successo. I corpi erano stati perforati in diversi punti, ognuno di loro era morto in modo differente. Tutti dovevano essere morti tra dolori atroci e sofferenze. Le donne sopratutto, non riusciva a poggiarvi la vista sopra, troppo era il dolore. Abbassò lo sguardo tornando a fissare la scritta. Erano due gli indizi in quella piazza: i cadaveri e i corpi. Un movimento al suo fianco sinistro mentre un'altra figura incappucciata si apprestava ad avvicinarsi ai corpi, afferrandone uno per un piede e cominciando a girarlo per vedere meglio le ferite mortali.
Dissanguato....Gli hanno tagliato le arterie femorali...il sangue ha impiegato qualche minuto a fluire fuori, poi è morto...Probabilmente è riuscito a fare solo una decina di passi prima di crollare...I tagli sono stati netti, precisi, una incisione di un esperto che sapeva quello che stava facendo. Kunai, al più una Wakizashi.La voce calma di Yutaka era un contrasto con quello che stava provando nel suo petto. Quelle morti, così crudeli e deliberate avevano scosso in lui qualcosa, qualcosa di profondo. Chiuse gli occhi massaggiandosi il cavallo del naso e poi le tempie. Flash apparvero nella sua mente, un volto pallido, una lacrima. Cosa avrebbe potuto fare? Il sangue scivolò dal foro circolare in mezzo ai suoi seni stretti da una fascia bianca. Di rosso si tinsero le mani, le vesti e il suo viso. Poi la luce negli occhi di lei si spense e con essa la sua. Rabbrividì, sentendo goccioline di sudore imperargli la fronte. Non si era ancora ripreso del tutto. Dopo lo scontro con Kaede le cose erano precipitate rapidamente al Covo. Non era inusuale che degli Shinobi della stessa fazione si menassero tra di loro o provassero addirittura ad uccidersi a vicenda, alcune organizzazioni lo tolleravano, altre lo incitavano proprio, per spingere una "selezione naturale" del più forte. Il Covo al momento aveva atteggiamenti discordanti sul problema. Era vero che volevano Supaku morto, ma volevano ancora di più che Kaede passasse dalla loro parte e, siccome questo non sembrava voler collaborare in nessun modo, l'unica soluzione era stata quella di provare a fargli vedere la luce in fondo al tunnel nella speranza che rinsavisse.
Non ha funzionato per niente...Io l'ho salvato e ora l'ho rivoltato contro di loro...il vero problema è sempre il solito: per quanto potrò fidarmi di lui davvero? Grattò via un po' di sporcizia dal bordo della fontana, immerso nei suoi pensieri. Stava cercando di scappare dalla realtà che lo circondava, stava cercando di non ricambiare lo sguardo con le orbite vuote degli uomini e donne appesi sopra di lui.
Deglutì a fatica, sentendo ancora il dolore alla base della gola. Lo avevano marchiato, non aveva potuto fare molto davanti alla loro richiesta. Ancora la lingua gli faceva male, e aveva visto il tatuaggio allo specchio con non poca preoccupazione. Un altro anello nelle catene che lo stavano cambiando per sempre, imprigionando quasi. Opporsi sarebbe stata una vera e propria insubordinazione generale, che gli avrebbe rivoltato contro l'intero Covo in pochi secondi e lui non era ancora pronto per quella guerra. Non una battaglia ma guerra vera e propria. Yutaka gli aveva detto che doveva fare buon viso a cattivo gioco, eppure sempre più si sentiva come un agnello spinto sulla rampa del mattatoio. Accetta questo, accetta quest'altro, abbassa la testa, fatti andare bene questa cosa, sopporta quest'altro, tieni gli animi quieti, in attesa di colpire quando le cose si faranno favorevoli.
Alza la testa al momento sbagliato e la punizione sarà soltanto la morte. Nelle Terre di Nessuno non c'erano seconde opportunità. O imparavi in fretta o morivi. Almeno aveva sempre creduto fosse così. Eppure sempre più Ninja dall'animo tracotante e baldanzoso sembravano aggirarsi per quelle terre, come se fare il traditore fosse un gioco da ragazzi, una bazzecola e loro fossero i leoni della savana. Lui non lo aveva mai fatto, si era sempre tenuto defilato, contando sul fatto che, non attirare gli animi avrebbe rappresentato una copertura anch'essa. Fino a quando non si era stancato di vivere. Gli avevano portato via tutto una seconda volta nella vita ed allora aveva cominciato a non tollerare le ingiustizie e i torti subiti. Aveva cominciato ad uccidere per rabbia non più per necessità. Eppure una parte di lui sarebbe sempre rimasta quella che era sempre stata. Sebbene in questi ultimi anni l'intolleranza per l'idiozia e la rabbia nei confronti dei soprusi lo avesse spinto a muoversi fuori dai suoi limiti autoimposti, aveva sempre cercato di riprender il controllo.
Così fece ora.
Prese un respiro profondo. Era arrivato così lontano in quelle terre sapendo quando tenere la testa bassa. Non era il momento di fare il gradasso come molti Mukenin erano soliti fare, sopravvalutandosi così tanto da poi rimanere sorpresi quando vedevano una lama spuntargli dallo stomaco. Era sopravvissuto a pugnalate alle spalle, esplosioni, assalti improvvisi, Ninja in possesso delle capacità e tecniche più strane ma a volte continuava a sentirsi un novellino. Uno shinobi fresco di accademia che guardava alle crudeltà di cui erano capaci certe persone con gli occhi colmi di incredulità.
Uno sfarfallio nell'aria ed uno stormo di corvi si sollevò in volo dal tetto di una casa vicina, strappandolo dai suoi pensieri.
L'unico occhio sbirciò fuori dal cappuccio.
...Rimozione delle falangi, dislocamento di entrambe le spalle, questa è stata torturata prima di venire uccisa. Parlava Yutaka ma lui non gli dette attenzione. Le altre due figure incappucciate dietro di lui stavano guardando i corpi come ipnotizzate dalla situazione. A lui non importava. Qualcos'altro aveva attirato la sua attenzione.
Un movimento in un vicoletto laterale. Impercettibile se non fosse stato per il rumore dei corvi e per la sua incapacità di guardare i corpi mutilate delle Kunoichi.
Xersi sputò a terra. Poteva vedere il sangue arrossargli le guance e le orecchie sotto il cappuccio. Era furibonda per quello che era stato alle donne. Sembrava che fossero state stuprate entrambe prima di essere appese.
Si sollevò in piedi e si mosse verso il vicolo mentre Yutaka continuava il suo elenco scabroso sui corpi martoriati.
Camminò verso il bordo avvolto dall'oscurità. Il suo occhio blauginò nell'ombra per un'ultima volta mentre il piede destro si infilava nel buio. La pupilla si dilatò, cercando di scorgere le sagome in mezzo al nero. Vide casse, cassoni dell'immondizia, sacchetti e rifiuti sparsi sul pavimento. Poi un colore nel vuoto.
Il bianco della sclera ed il verde dell'iride. Due occhi immersi nel buio.
Aprì la bocca per parlare ma gli occhi vennero oscurati dal baluginio freddo dell'acciaio. Mosse all'improvviso la testa di lato mentre un Kunai volava a pochi centimetri dal suo orecchio destro, impigliandosi nel cappuccio e lasciando un piccolo taglio sul suo bordo.
Ehi! Gli sfuggì dalle labbra mentre l'arma finiva per sferragliare sul selciato della piazza, attirando l'attenzione dei suoi compagni.
Yutaka, Xersi e Namida si voltarono di scatto, come gatti messi in allerta dallo squittire di un topo.
Supaku si lanciò all'inseguimento della sagoma nell'oscurità.
Ferma! Urlò.
Sfrecciò nel vicolo buio, scavalcando sacchi di sporcizia e schivando un gatto terrorizzato dal suo avanzare improvviso. La figura si girò di scatto, il volto coperto da un cappuccio scuro, prima di alzare la testa e saltare in alto. Schizzò di almeno tre metri, toccò il muro di mattoni e poi si spinse nella direzione opposta, verso il muro dall'altra parte del vicolo. Un altro balzo di circa tre metri, poi un'altro ancora. Un balzo dopo l'altro si stava facendo tutto il vicolo verso l'alto.
Supaku rallentò, osservandone i movimenti ondeggianti. Due Kunai scivolarono fuori dalla tasca del suo kimono, serrati tra pollice, indice e medio, baluginando nell'oscurità del vicolo. Tirò indietro la mano e la rilasciò in avanti come il laccio di una fionda.
I kunai volarono in avanti fischiando ma la figura ruotò a mezz'aria, colpendo le armi da lancio con il braccio destro e scacciandoli come se fossero stati mosche. Scintille si sollevarono dal suo braccio mentre le armi ruotavano all'indietro, finendo per piovere di nuovo nel vicolo.
Supaku però era già in ascesa. Era saltato anche lui sulla parete del vicolo, utilizzando il controllo del Chakra per poi eseguire un singolo sigillo e convogliare una grande quantità di vento a mezz'aria. L'aria turbinòe cominciò a comprimersi, i flutti di vento ruotarono, distorcendo il mondo sotto di essi, non poteva vederlo con precisione ma sapeva che l'aveva posizionata a sei metri di altezza da terra. L'albino ci saltò sopra, flettendo le gambe prima di distendere di nuovo i muscoli in uno scatto che lo fece schizzare verso il cielo in un balzo di circa nove metri. Ruotò a mezz'aria, sentendo il mantello nero sbattere dietro le spalle.
Fuuton: Toppa - Rottura del VentoVillaggio: Tutti
Livello: D
Tipo: Ninjutsu
Questa Tecnica Fuuton ha un utilizzo versatile, infatti può essere utilizzata per scopi difensivi o di supporto. Nel primo caso, al termine della serie di Sigilli, l'utilizzatore soffierà una grande quantità di aria dalla bocca, provocando un forte getto di vento nella forma di un cono ampio due metri e profondo dieci, capace di sollevare e spazzare via chiunque si trovi coinvolto. Il getto non provoca alcun danno, ma sbalza fino a due metri di distanza e potrà essere utilizzato per allontanare avversari o spazzare via armi da lancio o persino oggetti di piccole dimensioni come tavoli o sedie. Le persone sbalzate via potranno riportare eventuali danni da caduta. La seconda alternativa è di convogliare in una superficie, massimo a cinque metri dal ninja, un vortice di vento compatto che solleverà una grande quantità d'aria, potendo frenare una caduta senza risentire di alcun danno o aiutando lo shinobi durante un salto andando anche a triplicare i metri percorsi dal salto stesso.
Consumo: 2-1= 1
Atterrò rotolando sul tetto dell'edificio sulla destra proprio mentre la figura incappucciata vi balzava con l'ultimo salto.
Il tetto era piatto se non per l'interruzione di qualche comignolo qua e là. La distanza tra loro era di circa sei metri. L'albino scattò in avanti, il vento che sollevò il cappuccio dal suo viso, ribaltandolo sulle spalle.
I capelli bianchi si agitarono nella luce del tardo pomeriggio mentre un terzo kunai baluginava tra le sue dita, impugnato a rovescio. Calò il colpo verso la spalla dell'uomo, non aveva intenzione di ucciderlo, gli sarebbe bastato ferirlo un po' per non farlo scappare oltre. L'uomo fermò il suo colpo a mezz'aria, serrando la mano guantata all'altezza del suo polso.
Supaku lasciò la presa sul kunai, che cadde verso il basso per poi esser afferrato al volo dall'altra mano che cercò di menare un fendente orizzontale contro il ninja avversario all'altezza del fianco. L'uomo eseguì un magistrale colpo di reni all'ultimo che fece fischiare la punta acuminata del coltello a pochi millimetri dal suo ventre. Uno squarcio si aprì sulle vesti di cuoio rinforzato.
L'assalto riprese. Un calcio laterale all'altezza del ginocchio dell'incappucciato, parato dal dorso della mano. Una rapida serie di pugni diretti verso le spalle. Scansato uno e deviato il secondo con un colpo dell'avambraccio.
I due danzavano sul tetto in silenzio. Solo il rumore dei colpi sferrati, delle vesti che venivano mosse, di braccia e gambe che si scontravano, in suoni attutiti di stoffa e cuoio.
Supaku apprezzò la bravura di quell'uomo nell'arte del Duello Ninja. Era stato addestrato, non era un semplice uomo di strada, né un mercenario. Era un vero e proprio Ninja. Tutti i suoi colpi venivano deviati con precisione, ogni suo attacco nullificato. Era così capace e agile che non era neanche riuscito ad intuire trattarsi di un uomo o donna.
Avrebbe dovuto ricorrere ad un altro espediente. Tre colpi il suo incappucciato aveva sferrato e tre colpi aveva deviato con la mano libera. All'ultimo afferrò il polso della figura misteriosa, con un rapido movimento tirò verso di sé l'uomo, per poi sferrargli un colpo di ginocchio diretto sotto lo sterno. Sentì uno sbuffo e della saliva schizzò sul pavimento. La figura incespicò e lui colse l'opportunità per montare con il piede sul suo ginocchio piegato, darsi lo slancio all'indietro, colpendo due volte la sua spalla e schiena e piroettare all'indietro, lanciando il Kunai che aveva tra le dita diretto verso il suo viso.
L'albino atterrò sul pavimento piatto eseguendo un paio di saltelli all'indietro per smorzare l'inerzia della caduta. Nello scendere non aveva mai perso di vista la possibile posizione dell'avversario. La figura aveva fatto scattare la testa di lato all'ultimo secondo ma il Kunai era riuscito a procurare un buco all'interno del cappuccio nero.
Sei chiaramente un Ninja, cosa stavi facendo lì ad osservarci? disse senza mezzi termini facendo ruotare un nuovo Shunsui Kunai intorno all'indice, prima di impugnarlo con la lama rivolta verso il basso.
Uno sbuffo derisorio della figura. Cavolo, ancora non era riuscito a capire se trattava uomo o donna e questo lo mandava su tutti i nervi. Quello fece per girarsi e dargli le spalle. Supaku sorrise mentre tre figure incappucciate apparivano ad ogni lato del tetto. I suoi alleati avevano accerchiato perfettamente l'uomo misterioso.
La figura si fermò, voltò la testa incappucciata verso ogni direzione, realizzando subito la situazione. Rise. Stavolta riuscì a cogliere meglio il tono della risata e a scorgere un ciuffo di peli scuri sul mento sotto il cappuccio. Era un uomo, almeno qualcosa era riuscito a scorgerlo.
Ero venuto a vedere i nuovi arrivati...Ahah...A quanto pare la vostra reputazione non è gonfiata... Sghignazzò di nuovo, volgendo di nuovo il viso incappucciato verso Supaku.
Siete ancora in tempo per voltare le spalle ed andarvene...Questa non è la vostra terra.Neanche la tua, se è per questo. Dove sei stato addestrato? Kiri? Kumo? Konoha?L'uomo rise ancora scuotendo la testa, in un moto dondolante.
Ahhh, chi sono io non importa...Sono solo un mezzo, la personificazione dell'odio di questa gente per gli invasori che hanno preso piede in questa città...Oni aveva bisogno di un salvatore, e le grida dei morti e dei sopraffatti hanno evocato me...Io sono la gente, io sono il mercante nella piazza che perde soldi mentre i vostri uomini offrono merci a prezzo ribassato e di qualità scadente; io sono la prostituta che viene seviziata e torturata dai vostri mercenari facili all'ira; io sono il contadino a cui è stata strappata la terra per due soldi perché non riesce ad arrivare a fine mese... sollevò di nuovo un dito verso Supaku, rivelando che uno dei guanti si era rotto durante lo scontro e ora l'indice mostrava un'unghia smaltata di blu scuro. L'ultimo sole cominciava a calare rapidamente e Supaku risuciva con sempre più difficoltà a scorgere la figura sul tetto. Ad ogni parola di quell'uomo sembrava che il cielo stesso facesse eco ai suoi oscuri propositi, togliendo la luce intorno a loro. Forse era per quello che le parole dell'uomo gli sembravano così cariche di significao che quasi lo facevano rabbrividire. O forse perché c'era una sicurezza nella sua voce, calma e decisa, che aveva sentito in pochi altri Shinobi. La sicurezza di un uomo che era più che in controllo delle proprie capacità e che lo aveva dimostrato per anni sul campo di battaglia. Non era superbo, non era tracotante, né isterico nelle proprie affermazioni. Era quasi stanco ma allo stesso tempo determinato, mosso da un odio profondo che lo scuoteva dall'interno.
Siete arrivati qui, avete cambiato ogni cosa e per il peggio. Adesso Oni ha deciso di ribellarsi e la voce della folla si farà sentire con il sangue. Andateve e non vi sarà fatto del male. Lasciate queste terre già ferite e sanguinanti e non costringetemi ad aggiungere le vostre teste a quelle che stanno appese in quella piazza.Supaku inspirò con attenzione. I muscoli tesi. Si chiese come aveva intenzione quell'uomo di scampare al loro accerchiamento. Forse aveva una idea, forse era in grado di ricorrere ad un Jutsu di teletrasporto come lui o forse sarebbero arrivati degli alleati a dargli man forte?
Non so da che Villaggio tu provenga ma di sicuro saprai da dove veniamo noi. disse aprendo la bocca e rivelando una lingua tatuata da segni neri orizzontali. Ognuno di loro aveva subito quel tatuaggio prima di partire, nuova pratica standard del Covo avevano detto. Questo era un problema. Adesso poteva solo confidare negli uomini che aveva accanto, perché rivelare ad un estraneo informazioni sul Covo sarebbe stato impossibile.
Tornare indietro o restare, il destino è lo stesso. La morte ci attende ad ogni angolo. Fece ruotare di nuovo il Kunai, afferrandolo tra indice e pollice e rivolgendo la punta affilata verso il volto dell'uomo incappucciato.
Non posso difendere le azioni dell'organizzazione, perché non sono qui per questo, io sono solo stato pagato per fare un lavoro...E lo farò bene, mi dispiace ma uno di noi due non arriverà alla fine di questa storia.L'incappucciato scosse la testa, sembrava quasi sconsolato ma non potè fare a meno di vedere un balugino bianco sotto il cappuccio. Stava sorridendo.
E sia, il sangue scorrerà ancora... sollevò le mano ai lati prima di sparire in uno sbuffo di fumo.
Supaku sbatté le palpebre sconcertato.
Era un clone? Pensavo lo avessi ferito...Infatti è così, che diamine sta succedendo...Namida, hai colto traccia del suo Chakra?La ragazza era ferma, le mani congiunte in unico sigillo.
Niente, era schermato....Questo è bravo...Cloni in grado di resistere ai danni fisici...sarà un problema...Supaku sbuffò, notando solo ora che Xersi gli tenendeva i Kunai che aveva lanciato pochi secondi prima. Li aveva raccattati per lui. Annuì in cenno di ringraziamento, li prese e li infilò nella tasca supplementare da coscia.
Muoviamoci ad arrivare alla base, voglio sapere cosa è successo e se hanno informazioni su questo tizio...Aninochi - Fratelli di SangueSviluppatore: Rokuto
Livello: A
Tipo: Ninjutsu
Il Ninja è un esperto nell'arte delle Tecniche di Clonazione, al punto che ha dedicato gran parte del suo tempo su come mantenere il più a lungo possibile i propri Cloni e la loro resistenza. Tramite l'apporto di una grande quantità di Chakra egli potrà influenzare e rafforzare i Cloni creati con qualsiasi Jutsu di livello A od inferiore, rendendoli in grado di resistere ad una singola ferita di media entità prima di venire dissolti. Il Consumo va pagato all'inizio della giornata e influenzerà la creazione di qualsiasi clone creato nelle 24h successive.
Necessaria la Tajuu Kage Bunshin no Jutsu - Tecnica Superiore dei Cloni d'Ombra in scheda.Consumo: 15
Mossa azzardata e stupidaMossa intelligente invece...Ho scoperto più cose su di loro con questo piccolo incontro che osservandoli di nascosto per le prossime settimane a venire...Kurenai scosse la testa. Era una ragazza alta dai lunghi capelli neri che le scendevano fino ai fianchi ed ondeggiavano in una massa aggrovigliata, cadendo persino sul viso.
Continuo a pensare che sia stata stupida...Solo perché hai quella Tecnica Segreta che ti permette di rendere i tuoi cloni più resistenti del normale, non significa che puoi fare quello che ti pare...Gli hai rivelato una carta che non dovevi. Pensi che siano stupidi?Al contrario, penso che siano i più difficili mandati sin'ora. Il Covo non fa le cose a caso, questi saranno senza dubbio molto più letali e preparati di quei quattro scappati di casa che abbiamo affrontato tempo fa.Kurenai si mordicchiò l'unghia del pollice. Era nervosa, poteva sentirlo nell'aria, il suo odore acquisiva note acide quando si innervosiva. Forse era dovuto alla sua genetica? Probabilmente. Rokuto inspirò continuando a sistemare le cartebomba con precisione millimetrica.
Ma noi saremo più forti di loro, più furbi...più scaltri...Non hanno idea di chi siamo, il popolo ci ama e ci protegge...Non possono rintracciarci mentre siamo schermati e abbiamo messo già in moto molte cose in queste settimane...Se anche avessero un Ninja percettore non sarebbe in grado di trovarci, non qui. sorrise, distenendo le braccia dietro la testa, e intrecciando le dita proprio dietro la nuca. Osservò il suo lavoro, un'opera magnifica. Era proprio soddisfatto. Sorrise, mostrando i canini appuntiti. Le numerose cicatrici bianche segnate sul viso si tesero diventando, se possibile, ancora più bianche e sottili.
Il loro avamposto è ormai agli sgoccioli. Ancora un paio di colpi e tutte le operazioni che hanno imbastito in questa città saranno totalmente smantellate. A quel punto non ci resterà che ucciderli ogni volta che proveranno a prendere il controllo della nostra città.La ragazza annuì in silenzio, portandosi al suo fianco. Seduto sul piccolo sgabello sgangherato di legno davanti a quel lungo tavolo, osservando accanto a lui la sua opera d'arte.
Non sono bellissimi? Ci ho messo tre settimane, ma ne è valsa la pena...Sarà un'opera d'arte che verrà vista da kilometri e kilometri di distanza! la donna gli passò una mano sulla spalla e lui mosse la sua, passandola sul suo fianco, avvolgendosi intorno alle sue natiche e stringendola forte a sé. Sentì le sue dita delicate tra i capelli, mentre la cascata di capelli mori di lei scivolava davanti al suo viso. Fu inebriato dal suo profumo, dall'odore acido e ferroso della sua pelle. Sangue e Ferro. Così si facevano chiamare, e a ragione. Lei era sangue, lui era ferro.
Dimmi che andrà tutto bene...Le prese il mento tra pollice ed indice ed avvicinò le sue labbra a quelle carnose di lei.
Andrà tutto bene...moriranno come tutti gli altri e finalmente il nostro nido sarà in pace. Le loro labbra si incontrarono in un bacio tenero e delicato, le lingue si mossero l'una contro l'altra mentre lui le afferrava entrambi i fianchie e se la portava sopra le ginocchia con un movimento improvviso.
La luce del neon accesa sopra di loro sfarfallò qualche secondo prima di spegnersi ad uno schiocco di dita dell'uomo.
Che posto di merda borbottò l'albino mentre scivolava oltre gli scaffali polverosi di un robivecchi. Le indicazioni erano giuste, così aveva accertato Yutaka. Nonostante tutto, odiava il modo in cui il Covo riusciva a scegliere sempre i posti peggiori dove stabilire le proprie operazioni. Si spinse attraverso un corridoio stretto, ricavato tra due scaffali pieni di riviste, vecchi macchinari ormai rotti e rotoli muffiti. Davvero era incredibile pensare che quel piccolo negozietto con i vetri anneriti dallo sporco e dal fumo ed una insegna che penzolava sbilenca fosse il lugo principale da cui il Covo aveva deciso di estendere i propri tentacoli.
Arrivò in fondo al corridoio in un piccolo pianerottolo. Inspirò, tossì, aveva inspirato troppa polvere. Cazzo come odiava quel posto. Sentiva il tetto che gli sfiorava i capelli, le spalle spremute tra il metallo dello scaffale e la pietra fredda del muro. Odiava stare strizzato in quel cunicolo. Che stesse diventando claustrofobico? Sentì l'aria mancargli di poco nel petto. Allungò la mano destra, sfiorando con le dita quello che altri non sembrava che un mattone dismesso. Questo fece un *click* appena percettibile. Lo scaffale davanti a lui ebbe uno scossone e poi si mosse di lato, scivolando all'interno di una fessura nella pietra alla sua sinistra. Improvvisamente nel pavimento sudicio si profilò una scaletta di metallo illuminata da lunghe luci al neon. Finalmente si ragionava. Si calò nella scaletta insieme ai compagni che lo seguirono uno dopo l'altro. Non appena tutti furono dentro, la scala tornò sù lentamente, chiudendosi sopra il tetto con un clangore metallico, prima di venire sigillati di nuovo. Si avvicinò ad uno schermo piatto e nero, estrasse la lingua dalla bocca, rivelando allo schermo i segni neri. Un lieve suonino echeggiò nell'aria. Non aveva capito che razza di Jutsu fosse ma aveva funzionato. La carrucola in cui si erano infilati ora poteva muoversi.
Adesso si trovavano in una scatola di metallo compatta. Davanti a loro c'era uno specchio a parete. Alla loro destra, ricavati nel metallo lucido, una pulsantiera con quattro numeri. Solo quattro piani. Poca roba. Dopo il suonino i pulsanti presero vita, illuminandosi di verde.
Premette il pulsante con il piano -4, dove erano stati indirizzati. Il blocco ebbe uno scossone e poi iniziò la sua discesa.
Nel mentre che aspettavano Supaku osservò il suo viso riflesso nello specchio e le figure dei suoi compagni. C'era Yutaka, un uomo di mezza età, forse sulla cinquantina. Capelli e folta barba castani, con spruzzi di grigio ed occhi color nocciola. La faccia era sempre contratta in una smorfia e le rughe intorno agli occhi gli disegnavano una intricata ragnatela quando sorrideva. Supaku lo aveva affrontato anni prima, quando era stato mandato dal Covo stesso catturarlo. Il Ninja era noto come "Il Due Anime" per la sua straordinaria quanto rara capacità di essere riuscito a padroneggiare due innate dal sapore leggendario: il Mokuton e lo Youton. Lava e Legno. Un risultato che forse nessun altro era riuscito a raggiungere. Era sempre pronto alla risata, nonostante le situazioni terribili in cui si trovavano e le missioni ancora più tristi di cui erano incaricati. Tendeva a lamentarsi della sua età, ma a parte questo era più affidabile di una quercia e più inarrestabile di un getto di lava. Tendeva a vestirsi sempre con toni scuri, divisa ninja anonima, gilet alternativo, parabraccia e parastinchi. Uno stile da Shinobi dei tempi dimenticati, quando l'onore era ancora considerato una merce di valore.
I suoi occhi si spostarono sulla sua spalla sinistra. Poco più bassa di lui c'era una ragazza dai capelli biondi che crescevano solo su un lato del viso, in un ciuffo lungo che le cadeva davanti e sopra l'occhio sinistro. Era stata una bellissima ragazza, con occhi color del cielo e un paio di labbra carnose. Peccato che il lato destro della faccia, orecchio, fronte, nuca e occhio erano stati sciolti e ricoperti di vescicole che ormai non sarebbero più guarite, nè l'avrebbero riportata al suo splendore di un tempo. Xersi era il suo soprannome, non aveva mai saputo il suo nome vero. Era una Kunoichi che aveva incontrato in una Missione, come avversaria nel recupero di una gemma preziosa. Era stata assoldata dalla concorrenza ma gli aveva dato un gran filo da torcere e, per questo, Supaku invece di eliminarla l'aveva risparmiata e reclutata forzatamente nel Covo. Dal loro incontro aveva perso il braccio destro che infatti non era più umano ma bensì meccanico, composto di legno e cuoio, con quei meccanismi che ricordavano le giunture di una Marionetta dei ninja di Sunagakure. Era in possesso dell'Arte del Bakuton, l'esplosione dell'argilla e tendeva sempre a masticare nervosamente una piccola porzione di argilla. Non si poteva mai sapere, diceva lei. Aveva uno sguardo folle negli occhi ed una decisione perversa quando combatteva che la rendeva imprevedibile ma altrettanto instabile. Tendeva sempre a vestire con ampi kimoni dalle maniche larghe mentre intorno alla vita il kimono era stato stretto notevolmente, rivelando un rombo all'altezza dell'ombelico, dove si potevano vedere altre ferite da ustione. Non gli aveva mai raccontato come si era procurata quella cicatrice, non pensava che glielo avrebbe mai detto.
Infine dietro tutti c'era una donna longilinea con un viso ovale e lunghi capelli rossi che le incorniciavano il viso. Portava una divisa aperta sui fianchi e sulle cosce, una scollatura che le rivelava i seni fasciati con bende grigie. Namida. Era stata una regolare, Supaku l'aveva catturata e portata al Covo come merce di scambio, su loro stesso ordine. Lei non aveva avuto scelta. Era l'unica dei quattro che ancora portava il suo coprifronte rigato stretto intorno al collo, a mo' di sciarpa. Sebbene sembrasse la più normale tra di loro, Supaku aveva sentito voci sugli esperimenti che il Covo aveva fatto su di lei, dicerie che gli avevano fatto accapponare la pelle. Era la loro ninja sensoriale, la loro esperta di ricognizione e di perlustramento. L'aveva reclutata proprio per quello scopo e per l'odio che nutriva nei confronti del Covo stesso, più di quanto ne nutrisse nei confronti di Supaku per averla catturata e consegnata a loro. Incredibile come il nemico del tuo nemico potesse essere amico.
Infine c'era lui. Osservò il suo riflesso con aria quasi contrita. Un ninja dal fisico muscoloso ma asciutto. I capelli bianchi corti e spinosi che gli ricadevano in parte sul viso. Il kimono nero con gli orli verde scuro, le occhiaia profonde. L'unico occhio dorato che rifletteva quasi la luce del sole come una moneta, l'altro completamente bardato. Non voleva guardare l'occhio bendato, era da troppo tempo che odiava quella parte di sé. Lì dietro risiedeva un potere così grande ma così abusato da tutti i traditori che aveva conosciuto, che gli aveva fatto sospettare che, presto o tardi, tutti i Mukenin di Iwa sarebbero andati a giro con un occhio solo. Inspirò. Ricordava ancora quando era l'unico con quel potere. Dopo la scomparsa di Hayato, non aveva incontrato più nessuno Shinobi con lo Sharingan per moolto, molto tempo. Poi erano comparsi Kaede, Arima e persino Yogan. Uno dopo l'altro avevano inseguito quel potere. Due erano scomparsi nessuno era riuscito a raggiungere però il potere del Mangekyo però. Poteva consolarsi con quella notizia? Non molto.
Cazzo come siamo cattivi! Esclamò Xersi, strappandolo dai suoi pensieri.
Ne riparliamo se usciamo di qui vivi, ragazzina La rimbeccò Yutaka con decisione, grattandosi il mento barbuto.
Con uno scossone alla scatola di metallo e tutto riprese a scorrere. La porta dello specchio si aprì rivelando un corridio bianco e asettico. Sembrava il marchio di fabbrica di ogni rifugio del Covo. Quasi come se avessero reclutato lo stesso architetto per tutte le loro basi e che questo architetto avesse una specie di mania perversa per gli ambienti ospedalieri. Si incamminarono a lunghe falcate.
Il corridoio si snodava in avanti. Supaku non mancò di notare come molte stanze ai lati del corridoio fossero vuote. Le scrivanie deserte. Nessun rumore di attività. Arrivò in fondo alla stanza e bussò con decisione.
Una voce ovattata venne dall'altra parte.
Avanti! Spinse con decisione la porta di metallo, che scivolò sui cardini con un silenzio quasi mortale.
Erano in quello che si poteva definire un ufficio. Dall'altra parte della stanza c'era una grossa scrivania di vetro. Una figura era appoggiata alla scrivania, le natiche ben piazzate sopra il vetro. Era una donna oltre i quaranta anni, avvolta in un camice immacolato e con una gonna color antracite e un girocollo giallo.
Vi aspettavo, prego!Supaku prese posto nella stanza. Come da ordini ormai collaudati tra di loro, Yutaka si piazzò sulla destra, Xersi sulla sinistra e Namida rimase indietro, le mani infilate nelle ampie maniche e congiunte. Era sempre in allerta. Fossero state sorprese, sarebbero stati i primi a saperlo. Era abbastanza difficile perché i luoghi del Covo erano sempre terribilmente schermati con Sigilli di contenimento che impedivano a chi era al loro esterno di percepire il Chakra a chi vi si trovasse all'interno, ma viste le condizioni in cui versavano era meglio non rischiare.
Sai già perché siamo qui, vogliamo un rapporto dettagliato sulla situazione.Non mi aspettavo altro da voi...Ho sentito parlare della vostra reputazione ed efficienza. Ogni cosa di cui potete avere bisogno la troverete in questo fascicolo.. disse la donna indicando un grosso faldone composto da tre rotoli e numerose cartellette accatastate su un angolo della imponente scrivania.
Supaku non perse tempo ed afferrò il faldone, passando i rotoli a Namida, la loro ricercatrice del gruppo. La donna scivolò via in silenzio in un'altra stanza cominciando a rovistare sulle informazioni raccolte.
Ora, voglio capire cosa è successo, come stava andando la situazione e cosa ha portato a tutto ciò. disse l'albino cominciando a mettersi comodo su una sedia davanti alla scrivania. Xersi si appoggiò schiena ad un muro, continuando a masticare rumorosamente la sua argilla a bocca aperta e Yutaka si sedette al fianco dell'albino in silenzio.
La capo-reparto rimase silente per qualche secondo, inspirando profondamente prima di spingere gli occhiali sul cavallo del naso ed alzare la testa.
Va bene! esclamò come se stesse parlando più a sé stessa che agli Shinobi che aveva davanti. Si sollevò dalla posizione appoggiata e rilassata, girò intorno alla schivania e tornò a sedersi dal suo lato.
Allora, devi capire come opera il Covo dal punto di vista economico, inizierò con una breve piccola lezione riassuntiva...L'operato della nostra organizzazione consiste nell'immetterci nel substrato cittadino, cominciando a comprare attività lecite, spesso risollevando le attività i sull'orlo del fallimento, immettendo nuove risorse e comprando i cittadini che sono più vulnerabili. Così abbiamo fatto. Abbiamo rilevato l'attività di un paio di commercianti, principalmente roba di bassa lega, come questo robivecchi sotto cui ci siamo sistemati. Abbiamo lasciato l'originario proprietario in mano all'attività, in modo che nessuno potesse sospettare del nostro arrivo. A quel punto avevamo la nostra copertura, le nostre basi operative. Eravamo dentro la città e ancora nessuno poteva sospettare di niente. Questa prima immissione è stata indolore. Nessuno ha subito perdite e l'attività economica della città è rimasta come era. Dopo ciò abbiamo cominciato la nostra attività di studio del substrato cittadino ed economico della regione. Questa attività è durata mesi, mandavamo uomini e donne in giro per la città, raccoglievamo informazioni sul funzionamento della società e delle attività in tutta la città e regione. Piano piano abbiamo cominciato a roccogliere sempre più informazioni e ad immettere nella città stessa il nostro sistema di spie e informatori. Anche qui è stato abbastanza indolore. Abbiamo avuto un paio di incidenti, ma abbiamo soffocato ogni singola possibile fuga di notizia nel modo più veloce ed efficiente possibile. Supaku annuì sapendo bene di cosa si trattasse. Lui stesso era stato mandato in missione, quando era ancora un piccolo novellino nelle Terre di Nessuno, a compiere più di un omicidio di quel tipo. Erano missioni relativamente semplici, avevi un bersaglio dovevi eliminarlo facendolo sembrare un incidente, ed il più velocemente possibile.
Il terzo passo è stato quello che ha creato maggiori problemi: dovevamo immetterci nella attività principale della città. Fin'ora avevamo solo speso soldi per creare la struttura, ora era giunto il momento di farli, prima poco alla volta e, una volta creato il nostro mercato, in maniera sempre più massiccia. L'albino si mise comodo, stava cominciando a capire come davvero operava il Covo, anni di lavoro e di governance aziendale avevano reso quella macchina tremendamente efficiente in quello che faceva.
Nel momento in cui abbiamo cominciato a rilevare le attività più importanti, avevamo bisogno di una facciata, abbiamo quindi creato una nuova compagnia, denominata "Tokei", Orologio. L'obiettivo della compagnia era quello di fungere da cooperativa, con lo scopo di sostenere il lavoro locale degli artigiani e commercianti, immettendosi nella loro stessa attività con ingenti sostegni economici in cambio di una parte del loro profitto. L'obiettivo era quello di apparire come una operazione perfettamente lecita nella propria attività di supprto, ta le giustificare alle autorità competenti la propria presenza in molteplici realtà economiche....Un colpo di genio, che ci permetteva di esser ovunque alla piena luce del sole. Devi ringraziare Takematsu Renzou per questo, è il nostro guru nell'ambito dell'economia. Lui ha preso la guida dell'Orologio e ha cominciato ad immettersi nell'alta società della città. Abbiamo inoltre avuto grande successo nell'ambito dell'attività di costruzione e ristrutturazione, sopratutto dopo l'evento della "Rinascita del Mouryou" che ha gettato la città nel Caos più assoluto. Abbiamo dovuto eliminare la concorrenza scomoda, questo è certo, ma alla fine ci siamo accreditati molti contratti, importanti. Da lì in poi il nostro potere ha cominciato a salire in maniera esponenziale, avevamo occhi ed orecchie ovunque. A quel punto abbiamo cominciato a fare leva sulle nostre informazioni, a richiedere pagamenti, occhi chiusi quando passavano certi carichi, abbassare regolamentazioni sulla qualità di alcuni prodotti, chi non era d'accordo spariva e rapidamente. Ciò ha reso le nostre attività le migliore e più competitive della città, il risultato: tutti gli artigiani ed i liberi professionisti non erano più in grado di competere con noi, piano piano, hanno cominciato a fallire e a rivolgersi all'Orologio per avere salva l'attività. Chi non era nostro, stava diventando nostro debitore. Ognuno lavorava non più per mantenere sé stesso ma per pagare noi. A quel punto le nostre vere attività sono cominciate a fiorire: prostituzione, droghe, contrabbando di merci rare e di armi, ogni cosa stava cominciando ad esser venduta sempre più in maggiori quantità....Più ascoltava quella donna, più Supaku si sentiva un assoluto idiota. Era lì, seduto in quella stanzetta illuminata dal neon, sulla sedia foderata di stoffa. Un ninja che aveva alla cintura più di cinquanta uccisioni confermate. Una forza della natura incarnata in ossa ed acciaio ed era assolutamente impotente. Voleva uccidere lei, ogni scienziato in quella stanza e lasciare dietro di sé una scia di sangue così lunga da non poter essere lavata via se non dopo anni. Eppure era lì, immobile, fermo, impassibile, come un cagnolino ben addestrato. Per un secondo la palpebra sotto l'occhio sinistro tremò leggermente. L'occhio che ora era coperto da una sottolissima membrana che faceva sparire il Doujutsu del Clan Uchiha ed apparire come se l'intero bulbo oculare fosse velato di grigio. Sollevò la mano per toccarsi il muscolo tremolante. Spostò le dita lungo lo zigomo, fino all'angolo dell'occhio. Un movimento lento e calcolato. Non doveva lasciar intendere niente, né la rabbia che infuriava dentro di lui, né la frustrazione della situazione.
La donna gli stava raccontando tutto, informazioni, modus operandi, nomi, luoghi. Più che andava avanti più che il bruciore alla gola, che pensava essere sparito del tutto da quando gli avevano impresso quel fottuto sigillo, si accentuava. Era impossibile. Nessun Fuuinjutsu impiegava così tanto a guarire, era chiaro che quel dolore, quel fastidio, fosse soltanto una cosa mentale, eppure, eppure era quasi convinto fosse davvero così.
Per anni aveva lavorato come il braccio armato del Covo e mai lo avevano messo a parte di niente, ora che finalmente lo avevano marchiato, ecco che gli raccontavano ogni cosa. A chi avrebbe potuto dirlo del resto? A nessuno. Supaku capiva cosa fosse quello che stavano facendo, non lo avevano mandato in quella missione perché si fidavano di lui, lo avevano mandato per dargli un'ultima dimostrazione della loro potenza, della capacità di infiltrarsi nei villaggi così capillare e metodica che lo stava terrorizzando e infuriando al tempo stesso.
Solo ora tutte le frase di Yutaka che un tempo erano sembrate vuote, stavano acquisendo una realtà fin troppo concreta. Il Covo era a pochi mesi da un fusione che avrebbe trasformato radicalmente l'organizzazione in una superpotenza. Quello che stava vedendo ora era soltanto un decimo della loro forza e ne era già terrorizzato. Cosa sarebbe successo dopo la fusione? Sarebbe riuscito a sopravviere a loro? Probabilmente no, era fottuto. Era assolutamente ed allegramente fottuto.
Sorrise, una risatina gli sfuggì dalle labbra.
...Scusa? Ho detto qualcosa di divertente?Nono, assolutamente, vai pure avanti...Mi sono...distratto per un secondo, non succederà più.....Bene...ad ogni modo cercherò di essere breve, capisco il tuo scarso interesse per la parte prettamente economica e di sviluppo... Supaku annuì cogliendo quell'insulto velato come un campione. La scienziata gli stava infatti dicendo: sei solo un assassino.
La droga aveva cominciato a girare per le strade, le attività non sotto la nostra protezione a fallire, le guardie a chiudere gli occhi quando dovevano, insomma tutto stava andando per il meglio, poi sono iniziati i problemi. Tutto ha avuto il suo incipit con la morte di Renou. Il nostro uomo principale, l'amministratore delegato della Tokei, fu ritrovato morto in casa sua. Appeso per i piedi e dissanguato come un animale. Numerose punture all'altezza dei polsi e dei fianchi. Il fascicolo venne spinto in avanti lungo la scrivania immacolata.
Sospettiamo che i nostri avversari abbiano passato mesi a fare ricerche fino a capire chi fosse il capo dell'organizzazione. Renzou è stato trovato con numerose ferite oltre quelle che ne hanno decretato la morte. I nostri Ninja più esperti hanno avuto difficoltà ad accedere alle sue memorie, ai suoi ricordi. Chi lo ha sondato ha fatto le cose per bene, non entrati, lo hanno torturato e gli han strappato dalla mente tutta l'organizzazione e il meccanismo e sono usciti senza fare rumore.Supaku aggrottò le sopracciglia.
Non aveva guardie del corpo? Aprì il fascicolo osservando le fotografie agghiaccianti del corpo dell'imprenditore.
Due, entrambi Mukenin di livello A, traditori di Konoha e Kumo. Uno è stato trovato morto nella villa, il corpo del secondo è stato ripescato da un peschereccio al largo delle nostre acque tre settimane dopo... Sospettiamo che chi aveva preso di mira Renzou avesse fatto i compiti, ucciso la prima guardia, preso le sue sembianze e poi attaccato la seconda quando meno se l'aspettava.Supaku chiuse il fasciolo per passarlo a Yutaka. L'uomo lo aprì per poi lasciarsi sfuggire un fischio lungo e sorpreso.
Quindi stiamo parlando di almeno uno Shinobi in grado di possedere Jutsu di interrogatorio avanzato, manipolazione della memoria dei cadaveri, manipolazione del Chakra e in grado di assumere facilmente l'aspetto di un altro ninja al punto da ingannare persino un Mukenin di alto livello...Non ho finito...dopo la morte di Renzou non abbiamo preso subito rimedi, l'uomo era ricercato in quattro stati, sospettavamo potesse essere solo un omicidio di qualche trascorso passato oppure un Ninja che aveva deciso di raccogliere la taglia sulla sua testa. Quindi abbiamo atteso per vedere se nelle Terre di Nessuno si faceva avanti il malfattore...Dopo un mese di silenzio abbiamo capito che doveva esserci qualcosa di poco buono. A quel punto sono cominciati a morire i nostri dirigenti più avanzati. I carichi di droga sono affondati misteriosamente, i bordelli sono stati dati alle fiamme, le guardie corrotte trovate morte nei vicoli. Piano piano abbiamo perso il controllo che avevamo guadagnato.Avevate ancora però il controllo economico della città, insomma avevate crediti nei confronti della maggior parte delle attività locali no?La donna lo guardò con un sopracciglio sollevato. Sì, pensò Supaku sorridendole di rimando, non era così stupido come pensava. Non era un cima in materia, ma aveva seguito il discorso perfettamente. Sapeva cosa il Covo avesse fatto ed aveva capito che, anche uccidendo la gran parte dei membri corrotti e delle spie, il Covo avrebbe comunque continuato a mantenere le zanne conficcate nel collo di quella città, grazie al mero potere economico.
Esatto, avevamo ancora il potere di stangolare le aziende con i nostri crediti...Anche se fossero riusciti a eliminare qualche membro corrotto o distruggere qualche bordello o carico di droga, la città era sempre in ginocchio davanti a noi...Invece la cosa più strana è avvenuta: gli imprenditori hanno cominciato a saldare i loro debiti...Uno dopo l'altro tutti i nostri debitori sono spariti, abbiamo raccolto un sacco di denaro sì, ma esser pagati non era certo il nostr maggior interesse...Interessante...quindi questo o questi Shinobi sono dalla parte del popolo...Hanno probabilmente venduto la droga o svaligiato il bordello e usato i soldi per passarli agli imprenditori e così saldare i loro debiti?Potrebbe essere, ma non sappiamo per certo...se fosse davvero così...Significherebbe che è stato il popolo stesso ad ingaggiarlo...Un'altra domanda, nella missiva c'è scritto che temete l'influsso del Chakra Demoniaco degli incidenti avvenuti sull'Isola della Luna, perché?La donna annuì e qui Supaku la vide sbiancare leggermente e le mani tremarle.
Bene...ecco...Ogni omicidio commesso recava scritte con il sangue, un sangue che, dall'analisi dei nostri esperti...Non si coagulava mai.La donna annuì, alzando ed abbassando la testa freneticamente.
Scommetto che i vostri scienziati hanno trovato all'interno del Sangue una traccia di un Chakra sconosciuto, qualcosa che ha fatto presumere l'influsso di una entità malvagia, mi sbaglio?La donna annuì di nuovo.
Non avevamo mai visto nulla del genere. Il sangue, all'analisi al microscopio...è vivo.Yutaka annuì, sogghignando.
Vi posso far stare tranquilli. Quello non è un Charka Demoniaco, è un Kekkei Genkai molto raro...Ma non è qualcosa che abbia a che fare con il nefasto Mouryou...sebbene questa sia la sua terra.Supaku si girò sulla sedia per fissare meglio il vecchio Shinobi.
Ah sì? E tu che ne sai adesso?Ah, ragazzo! Non sono mica nato ieri....Ti ricordo con chi stai parlando, ho camminato su questa terra per anni, cazzo forse è quasi... Il vecchio fece una smorfia sul viso.
Ti basti sapere che lo so.Cazzo, e io che pensavo di avere accanto uno Shinobi anziano...Almeno l'esperienza serve a qualcosa. Sai come possiamo gestire questo kekkei genkai?L'uomo si grattò il mento barbuto striato di grigio.
è una rogna bella grossa...Nella mia vita l'ho visto una sola volta ed ha a che fare con la manipolazione del Sangue...Sarà dura cercare di metterlo alle strette, perché sono in grado di manipolare lo stesso sangue per cambiare sembianza...Se poi si è addestrato nell'arte dell'Interrogatorio e del Manipolare le informazioni...Sarà un vero e proprio incubo.Supaku abbassò la testa e la rialzò sbattendo le mani l'una contro l'altra ed alzandosi in piedi. Stiracchiò la schiena e sospirò.
Solo buone notizie insomma...Beh, mettiamoci all'opera. Avremo giornate di lavoro davanti. Ho bisogno di tutti i fascicoli sulle vostre attività, su cosa Renzou e gli uomini uccisi potevano sapere e se attaccaranno di nuovo...Ah e il fascicolo dei rapporti della squadra uccisa fuori nella piazza cittadina. Di sicuro hanno scoperto qualcosa.Non si fermò neanche a chiedere perché i cadaveri non fossero stati tolti, era chiaro che gli assassini volessero mandare un messaggio e che la città intera avesse intenzione di lasciarlo il più a lungo possibile.
Muon Satsujin - Tecnica dell'Omicidio SilenziosoVillaggio: Kirigakure no Sato
Livello: B
Tipo: Taijutsu
Questa Tecnica viene utilizzata in condizioni di visibilità scarsa o assente, come in un luogo buio o nei pressi di fitti banchi di nebbia. La Tecnica consiste nell'individuare l'avversario potenziando l'udito e l'olfatto, potendosi muovere e attaccare anche senza l'utilizzo della vista, facendo leva sull'effetto sorpresa. Finché resta attiva il fiuto dello Shinobi è paragonabile a quello di un Genin del Clan Inuzuka, non sarà dunque possibile identificare con precisione dov'è l'avversario, ma si riuscirà a capire se è vicino o lontano. Nel caso in cui si segua una traccia di sangue, si potrà invece individuare con la massima precisione la sua posizione. L'udito risulta essere maggiormente sviluppato e permette allo Shinobi di percepire persino il battito cardiaco dell'avversario. La capacità nel focalizzarsi sui diversi rumori è elevata, ma rumori molto forti, come l'esplosione di una carta-bomba, potrebbero distogliere l'attenzione dell'utilizzatore, anche se solamente per pochi istanti. Nel caso in cui ci siano numerosi soggetti, come cloni d'entità fisica, l'utilizzatore potrebbe facilmente confondere i bersagli visto che producono rumori "simili". L' olfatto sottoterra o in acqua è completamente inutile e l'udito potrà essere utilizzato solo contro avversari in movimento.
Se utilizzata a fini investigativi durante le Missioni, la Tecnica non avrà Consumo.Consumo: N/A
Pioveva. Incessantemente. La città sotto di lui era una macchia grigia e sfocata tra l'acquazzone di pioggia fitto e inarrestabile. Prese un respiro, vedendo delle nuvolette di vapore condensarsi davanti al suo viso. Il cappuccio gli proteggeva la testa dal picchiettare deciso delle lacrime del cielo, tamburellandogli sul collo e sulle spalle. Era chino sopra il tetto di una città. I suoi compagni erano sparsi in posizioni diverse.
Avevano passato tre giorni a controllare ogni scartoffia, libro contabile, rapporto, diario e appunto lasciato sia dalla squadra che era venuta prima di loro, sia dai dipendenti di Renzou.
Il dato era ancora confuso ma, se non si erano sbagliati di quattro Ninja che erano morti neanche una settimana prima, le cose potevano essere riassunte in un modo non particolarmente succinto ma sufficientemente affidabile.
A seguito della morte di Renzou, gli omicidi erano stati mirati, calcolati, solo chi era sospettato di dentere informazioni apicali o essenziali per il funzionamento del complesso meccanismo messo in atto da Renzou era stato torturato. La tortura era stata spietata. Dalle foto e dai rapporti non si era fatta distinzione, non c'era stata pietà, né rimorso. Ad un certo punto questo gruppo di Ninja si era persino abbassato a torturare il bambino di un informatore. Un bambino.
Il disgusto affiorò di nuovo in gola all'albino. Quando aveva visto le foto aveva vomitato. Sì, era stato un assassino spietato, aveva fatto fuori più di cinquanta ninja tra uomini e donne ma mai un bambino. Persino i Ninja più giovani che aveva incontrato nella sua carriera, tredicenni, aveva lasciato vivere. Non ce l'aveva fatta e, recentemente, non riusciva più nemmeno ad uccidere le donne. Un bambino però. C'era qualcosa di profondamente sbagliato nell'anima di una persona che si spingeva fino a quel punto. Qualcosa di marcio e terribile. Lui aveva detto a sé stesso e a chiunque incontrata che era un mostro, una bestia terribile partorita dal dolore di una Iwagakure ormai tramontata. I mostri veri però erano altri. Strinse i pugni sotto il mantello nero. Il giorno che fosse riuscito a mettere le mani su quel gruppo di sovversivi....Avrebbe fatto rimpiangere loro di essere nati.
Un lieve gracchiare alla radiolina. Supaku sollevò la mano verso l'orecchio, sistemando meglio la cuffietta.
Sono in posizione. La voce di Xersi era lontana, lievemente gracchiante. Supaku annuì in silenzio.
Era solo questioni di secondi.
Dalle notizie raccolte quell'edificio semi-abbandonato doveva essere l'ultimo posto in cui la squadra massacrata aveva trovato informazioni sugli assassini. Una trappola, chiaramente. Una trappola in cui erano caduti consapevolmente. Supaku si passò l'unghia del pollice tra i denti, mordicchiandola nervosamente. Sapevano che era stata una trappola e si erano preparati a tutto ed erano morti lo stesso. Strinse gli occhi. La pioggia continuava a cadere incessante sul suo cappuccio. I loro avversari erano preparati, capaci e in grado di gestire ogni cosa. Aveva letto le loro schede, erano di poco meno capaci di loro quattro ma avrebbero dovuto gestire quello che gli informatori avevano descritto come pochi Ninja disorganizzati. Erano stati fatti letteralmente a pezzi.
Si chiese quante e quali trappole ci sarebbero state lì dentro per loro. Non era preoccupato tanto per la sua, di vita, ormai aveva fatto il callo all'idea di morire, ma più per i suoi compagni. Il Due Anima era coriaceo come una vecchia quercia ma stava perdendo colpi ultimamente, Xersi e Namida erano giovani, imprecise a volte. Il rischio che uno solo di loro potesse mancare il bersaglio e decretare la morte di tutti era calcolabile come una probabilità non troppo bassa.
Nami? disse con un filo di voce. La donna non rispose per qualche secondo e l'albino si tese, volgendo lo sguardo verso un punto imprecisato a circa qualche centinaio di metri sui tetti alla sua sinistra.
Nessuna presenza...ma non vuole dire niente... non rispose già sapeva.
Vado! Il suo Chakra aveva impregnato i sensi da ore ormai, inspirò sollevandosi, senza aspettare risposta.
Si lanciò in avanti. Uno scatto improvviso che richiese ai suoi muscoli accovacciati in quelle ultime tre ore una violenza improvvisa. Sentì una fitta decisa ma ignorò il dolore. Era abituato a molto di peggio. Saltò in avanti oltre il bordo del tetto, le mani aperte sotto la pioggia, gli schizzi d'acqua che scivolavano tra le dita. Precipitò nell'aria mentre sentiva il mantello sbattere alle sue spalle come le ali di un corvo nella notte. Sentì il cornicione sbattere contro i palmi delle mani, serrò le dita callose contro il bordo di pietra. I muscoli delle spalle e della schiena si tesero, attutì leggermente la caduta mentre i piedi si appoggiavano decisi contro il muro di pietra scalcinato. Il controllo del chakra fece presa e lui cominciò la corsa come un ragno verso l'alto. Silenzioso, la pioggia che batteva contro il cappuccio ancora calato sul viso, i sensi tesi al massimo. Sentiva la pietra sgretolarsi in polvere sotto i polpastrelli, l'odore del legno marcio che proveniva dalla finestra pochi metri sopra di lui, l'umido che penetrava nelle ossa, il rumore infuriante di miliardi di gocce d'acqua che battevano su ogni superficie.
Era un ragno su una parete nera, il mantello che oscillava alle sue spalle. Arrivò con decisione alla finestra puntata e passò sopra le assi marce. Aveva visto una fessura dall'ampiezza di circa trentacinque centimetri, la sorpassò con le braccia, si afferrò al cornicione sopra e si spinse indietro con le gambe e dondolò in avanti, facendole passare attraverso la fessura. In un secondo era scivolato all'interno della stanza buia. Piroettò a mezz'aria atterrando sul pavimento con un movimento flessuoso. Non un rumore. Era da tempo che non si lanciava in una simile missione. Sentì il mantello sbattere contro il pavimento sollevando della polvere con l'impatto. Non si fece sfuggire alcun suono ma una smorfia attraversò il suo viso.
Un atterraggio altrimenti perfetto. Scivolò in avanti, annusando, tenendo i sensi tesi, in cerca di qualsiasi cosa. Si mosse tra le stanze polverose e vuote. Le pareti erano piene di graffiti e in alcuni angoli c'erano dei materassi distrutti e consumati. Non gli ci volle molto per capire che razza di posto fosse quello. L'odore di sangue, liquido seminale, sudore e vomito aleggiava nell'aria nonostante fossero passate settimane da quando qualcuno era entrato lì dentro. Si mosse una stanza dopo l'altra, scivolando tra le ombre in cerca, a caccia.
L'odore si faceva pungente più si addentrava nelle profondità di quel condominio abbandonato. Un odore predominava sopra tutti.
L'odore del sangue rappreso e seccato dal calore. Un odore che aveva imparato a riconoscere grazie agli allenamenti con Kaori. Annusò più a fondo prima di realizzare da dove provenisse, si fece guidare. Il tamburellare dell'acqua sul tetto e le finestre di legno socchiuse lo accompagnava ad ogni passo.
Arrivò nella stanza e prima ancora di entrare, l'odore del sangue lo colpì ai seni nasali come una martellata.
Disattivò la concentrazione di Chakra sull'olfatto, era troppo forte, non riusciva a concentrarsi. Varcò la stanza e uno spettacolo inquietante gli si fece davanti. Sangue, sangue ovunque, rappreso in ogni angolo. Era lì che i quattro erano stati fatti a pezzi. Poteva vedere le catene, le funi rapprese di rosso, due tavoli e due sedie. Perlustrò ogni cosa, ogni angolo. Trovò le unghie estratte sul pavimento di legno, due falangi e una manciata di molari.
Trattenne i conati di vomito. Aveva visto di peggio ma tutto quello ancora lì, lasciato come se fossero stati pezzi inanimati e non parti umane lo disgustava.
Ma doveva andare avanti, doveva spingersi oltre, ogni piccolo seppur insignificante indizio poteva esser vitale. Cominciò a perlustrare le pareti ed i pavimenti. Notò sulle pareti segni, graffi e perforazioni. In una parete l'intero legno e pietra erano stati affossati come da qualcosa di grosso, tipo un maglio, no, un pugno. Avevano combattuto, poi erano stati sopraffatti. Tornò verso il centro della stanza. Cominciò a girarsi, chiuse gli occhi, concentrandosi, immaginando la situazione. Conosceva gran parte dei Jutsu presenti nel mondo intero, aveva visto di tutto. Poteva immaginarsi cosa era successo, vide le figure muoversi nella sua testa, tre o quattro volte provò delle situazioni, fino a quando non riuscì a capire con una buona probabilità cosa doveva essere successo davvero. La missione imperativa del Covo era non fare casino, uccidere i bersagli silenziosamente. Difficile per ninja abituati ad utilizzare i Jutsu esplosivi e rumorosi come il Katon od il Raiton. Quindi i loro uomini dovevano aver utilizzato semplici colpi fisici: Taijutsu, Kenjutsu e Shurikenjutsu. I loro avversari avevano fatto sparire le armi utilizzate, ma non i pezzi di corpo. Interessante. Non volevano lasciare tracce del combattimento ma tracce della tortura, chiaramente. Eppure non gli era sfuggito niente.
Passò ai tavoli. Sia i tavoli che le sedie non erano attrezzi di tortura, bensì semplici tavolacci e sedie prese da qualche altra parte. Studiò il primo tavolo. C'erano delle manette di ferro arrugginite che avevano tenuto fermi mani e piedi. Osservò i bordi, cercò di capire cosa era successo.
Nulla, passò al secondo tavolo. Notò che qui c'erano ciuffi di capelli incrostati tra le assi insieme ad un pezzo di cuoio capelluto. C'era stata della violenza, qualcuno aveva provato a ribellarsi. Perché? Osservò la linea della testa su cui era appoggiata la e cercò di capire cosa stesse vedendo. Nulla. Si avvicinò alle sedie. Erano rovesciate, studiò il pavimento, i segni del legno contro il legno. Capì che erano state spostate dalla posizione originale. Le rimiste a posto.
Tornò al tavolo e finalmente le cose tornavano: la testa di quella vittima era diagonalmente in linea con una delle due sedie.
Si avvicinò alla sedie, altri capelli, stavolta più lunghi intrecciati tra lo schienale e le giunture della seduta.
Era stata l'amante dell'uomo steso sul tavolo? O era stato qualcosa di più? Cercò di ricacciare il primo pensiero, non perché non potesse esser vero ma perché lo toccava troppo da vicino e lui non voleva riaprire quel vaso di pandora, non dopo così tanti anni passati a cercare la morte per seguirla oltre la luce. Ora era ancora vivo, vivo a metà ma vivo.
Si concentrò, afferrò la sedia, la mano tremava leggermente, la sollevò e la fece ruotare. A quel punto si accorse, sotto la seduta, scavato tra il sangue e un'unghia, c'era un kanji. Scavato a mano. Era forse riuscita la vittima a lasciargli un segnale? Si chiese quanta e quale dovesse essere la disperazione per continuare a lottare mentre vedevi i tuoi compagni venire fatti a pezzi e dentro di sè strisciare la consapevolezza che di lì non saresti uscita viva.
Siamo Mukenin, traditori della patria, assassini e ladri...Sappiamo tutti quale è il prezzo da pagare...E sappiamo anche che sopravvivere è l'imperativo...Questa sapeva che il Covo sarebbe arrivato e ha lasciato un segnale per chi sarebbe venuto dopo di lei, vendetta...e vendetta sia.Osservò il Kanji lo assimilò e poi rimise a posto la sedia. Tornò a perlustrare tutto e poi uscì di lì con un brivido lungo la schiena e il bruciore alla bocca dello stomaco.
Tabacco? Interessante... Yutaka osservò il piccolo foglietto su cui era stato iscritto il Kanji che l'albino aveva trovato nella loro perlustrazione.
Quanti commercianti ci sono che commerciano Tabacco a Oni? Fece scrocchiare il collo, ultimamente gli dava fastidio, forse era stato per colpa di quelle ultime tre ore passate accucciato immobile come un gufo sul tetto del palazzo di fronte sotto la pioggia. Era difficile capire cosa potesse essere, il suo corpo raramente gli dava problemi, anche ora che doveva cominaciare ad avvicinarsi verso la piena maturità, aveva scoperto che i Geni del Serpente Bianco su di lui avevano un effetto quasi ringiovanente. Il che era un bene ed un male al tempo stesso.
Qui. disse Namida tirando fuori un grosso libro da contabile.
Renzou aveva tenuto traccia di tutte le attività commerciali della città. C'è una ex fabbrica di tabacco, principalmente a conduzione familiare, la stessa fabbrica ha un negozio di tabacco in centro. Non sono mai riusciti ad entrare nelle tasche del Covo...hanno sempre resistito alle influenze dell'Organizzazione anche se sono stati costretti ad accendeere due ipoteche sul terreno e sulla fabbrica. Supaku si grattò la grossa massa di capelli bianchi, riflettè sul da farsi.
Possibile che siano loro la facciata dietro cui si nascondono i nostri assassini? Sembra strano...Namida cominciò a sfogliare con decisione un altro librone. Sembrava un grosso diario.
Eccoli! Il negozio si chiama "Fumo e Stelle", i due proprietari sono marito e moglie: Kimoto e Nobuo. Fanno parte della città da oltre dieci anni. Vengono dalla campagna. Nobuo era un mercenario itinerante e ha venduto tutto per stabilirsi ad Oni con la moglie...Non ci sono altre informazioni...stranoStrano? In che senso?Namida si spostò dagli occhi una ciocca di capelli, cercando di infilarsela dietro un orecchio. La ciocca scivolò di nuovo in avanti ma lei non ci fece caso.
Strano nel senso che Renzou era molto preciso, ci sono pagine e pagine di informazioni personali e aziendali su tutte le attività ma qui ci sono solo due righe su ognuno di loro...Come se non avesse trovato altro. Immagino che, essendo venditori di tabacco di bassa lega non gli fosse importato più di tanto...Eppure proprio loro sono la facciata dietro cui opera il nostro gruppo rivale...interessante. Pensate che li ospitino oppure che siano proprio loro i nostri ricercati?Se sono loro, dovremmo agire con calma e cautela. Non vogliamo spaventarli né dare a vedere che sappiamo qualcosa. Dovrmemo muoverci cautamente. Yutaka parlava mentre nel frattempo sfogliava altre pagine di un libro, svogliatamente. non stava davvero cercando qualcosa, sembrava più assorto e il movimento di muovere le pagine lo faceva quasi con inerzia.
Potrebbe anche essere una trappola.Supaku annuì additando Xersi appoggiata al muro che stava tirando via dalla bocca un lungo filo di argilla bianco e gommoso.
Esatto, non dobbiamo dimenticarcelo. Sono sempre stati molto scaltri fin'ora. Pensare che abbiano lasciato quel massacro di carne e sangue potrebbe essere intenzionale, ma che non si siano accorti di un kanji inciso a sangue sul bordo di una sedia mi sembra impossibile...Namida annuì, passandosi la mano sul mento. Supaku indugiò con lo sguardo sulle sue labbra. Erano carnose e rosse come una rosa. Indugiò con lo sguardo sui seni appoggiati sulla base del libro. Da lì poteva vedere bene dentro la sua scollatura, scorse una grossa cicatrice sul corpo della ragazza, le passava sopra il seno sinistro come una linea bianca e frastagliata e le scendeva verso l'ombelico. Per un secondo si dimenticò cosa davvero di letale aveva quella ragazza poi si riprese. Non era da lui indugiare sull'altro sesso. Non era più tentato da quelle cose da quando lei era morta ma a volte la "fame" lo prendeva di nuovo. Scosse la testa e si alzò di scatto dalla sedia di legno.
Beh, non ci resta che scoprirlo...Dite che questa sezione del Covo ha ancora un CambiaVolti? Yutaka annuì, alzandosi a sua volta e seguendolo. Xersi sorrise e aprì la porta per lasciarli passare. Namida rimase ferma per qualche secondo, continuando la sua lettura prima di alzarsi e portarsi dietro due libri che infiò in fretta e furia nella sacca da viaggio.
Muon Satsujin - Tecnica dell'Omicidio SilenziosoVillaggio: Kirigakure no Sato
Livello: B
Tipo: Taijutsu
Questa Tecnica viene utilizzata in condizioni di visibilità scarsa o assente, come in un luogo buio o nei pressi di fitti banchi di nebbia. La Tecnica consiste nell'individuare l'avversario potenziando l'udito e l'olfatto, potendosi muovere e attaccare anche senza l'utilizzo della vista, facendo leva sull'effetto sorpresa. Finché resta attiva il fiuto dello Shinobi è paragonabile a quello di un Genin del Clan Inuzuka, non sarà dunque possibile identificare con precisione dov'è l'avversario, ma si riuscirà a capire se è vicino o lontano. Nel caso in cui si segua una traccia di sangue, si potrà invece individuare con la massima precisione la sua posizione. L'udito risulta essere maggiormente sviluppato e permette allo Shinobi di percepire persino il battito cardiaco dell'avversario. La capacità nel focalizzarsi sui diversi rumori è elevata, ma rumori molto forti, come l'esplosione di una carta-bomba, potrebbero distogliere l'attenzione dell'utilizzatore, anche se solamente per pochi istanti. Nel caso in cui ci siano numerosi soggetti, come cloni d'entità fisica, l'utilizzatore potrebbe facilmente confondere i bersagli visto che producono rumori "simili". L' olfatto sottoterra o in acqua è completamente inutile e l'udito potrà essere utilizzato solo contro avversari in movimento.
Se utilizzata a fini investigativi durante le Missioni, la Tecnica non avrà Consumo.Consumo: N/A
Shoushagan no Jutsu - Tecnica del Viso TramutatoVillaggio: Iwagakure no Sato
Livello: B
Tipo: Ninjutsu
Questa è una Tecnica proibita nei villaggi ninja per la sua crudeltà. Si potrà infatti strappare la pelle dal viso di un morto, per poi crea una specie di maschera da indossare per potersi infiltrare senza il minimo problema. Non essendo una trasformazione i Jutsu non riusciranno a capire l'inganno e anche combattendo non si perde la forma della vittima. Se si incontra un conoscente della vittima il Jutsu perde di efficacia in quanto i movimenti e le conoscenze non saranno gli stessi. La "maschera" si deteriora solamente se l'utilizzatore viene ferito al viso.
Consumo: N/A
Il negozio era molto più grande di quanto non avesse dato a vedere dalle piantine. Supaku osservò l'ingresso dalla parte opposta della strada, riflessa contro uno dei vetri di un negozio davanti al quale si era posizionato. Aveva un soprabito bianco e rosso, una maschera facciale che ritraeva il volto di un uomo di mezza età con lunghi baffi grigi che scendevano ai lati della bocca ed un pizzetto altrettanto lungo che calava dal mento fino allo sterno. Sotto quei voluminosi abiti bianchi e rossi, con ricamature dorate ed i sandali dai calzini bianchi c'era la sua divisa da Ninja. Un travestimento decente, ottimo sotto molti punti di vista, se non per il fatto che, senza strappare il soprabito, era per lui praticamente impossibile muoversi agilmente. Doveva fare passi piccoli e leggeri. Al suo fianco c'era Namida, anche lei con il viso tramutato ed un kimono coordinato. Si fingevano la classica coppia felice in visita dall'occidente. Portava un ombrellino di carta di riso che serviva a schermarla dal sole.
Yutaka e Xersi erano appostati in posizioni strategiche intorno al negozio, il primo appoggiato ad un tavolino sulla strada, fingeva di spiluzzicare qualcosa. La seconda appostata sui tetti a tre edifici di distanza.
Supaku e Namida si intrattenevano parlando di cose comuni, avendo rivisto tra loro una storia dei due innamorati che impersonavano, dovevano cercare di essere il più realistici possibili nel caso qualcuno ascoltasse. Si spostarono da un negozio all'altro fino ad arrivare ad attraversare la strada e portarsi davanti alla vetrina della Tabaccheria.
Le Tabaccherie Orientali in quelle terre erano particolari. Innanzitutto erano accessibili solo agli uomini e non alle donne. Secondo di poi erano quasi più dei salottini addobbati con alcool e varie tipologie di attrezzi da fumo: nargilè, sigari, pipe lunghe, tavolini bassi e divani imbottiti.
Supaku finse interesse e provò ad avvicinarvisi, spingendo la porta a vetri per entrare nel negozio.
Un uomo dal viso segnato dal sole e con lunghi capelli neri striati di grigio raccolti in una crocchia sulla parte posteriore della nuca lo accolse. Era vestito con abiti aderenti, una blusa blu con ricami rossicci, quasi marroni chiari, che ricordavano delle volute di fumo. Bottoni d'argento ed una spilla anch'essa d'argento all'altezza del collo che ricordava un piccolo colibrì.
Benvenuto, signore! Supaku ricambiò il saluto, tenendo la porta aperta per Namida mentre quella si faceva avanti chiudendo l'ombrellino da sole.
Oh, mi scusi, signore, le donne non sono ammesse in questo locale.. disse l'uomo abbassando la testa in segno di scusa, indicando un piccolo cartello posizionato al lato destro dell'ingresso.
Supaku sollevò le sopracciglia ma non obiettò, si avvicinò a Namida e le bisbigliò qualcosa all'orecchio. La donna annuì in silenzio prima di sollevare un ventaglio aperto e portarlo davanti alla bocca e rispondergli nascosta dal ventaglio stesso. Era tutto calcolato, tutto già pianificato. Lui annuì e tornò a rivolgersi verso il negoziante.
Devo insistere buon uomo, la mia signora non può rimanere sola per strada. Avete per caso una stanza in cui può rimanere mentre io mi godo i passatempi di questo negozio? Ho sentito parlare di voi in città e sarebbe un peccato perdere l'opportunità di assaporare del buon tabacco. L'uomo riflettè per qualche secondo prima di annuire, abbassando ed alzando la testa con decisione.
Ma certo, mio signore, abbiamo una stanza nel retro bottega dove mia moglie gestisce gli affari del negozio, è umilmente decorata, ma se alla signora non disturba è sempre meglio della strada.Supaku tornò ad avvicinare l'orecchio a Namida e quella sussurrò due parole prima di annuire.
Andrà bene...se potete chiamare vostra moglie, così da far accompagnare la mia consorte nella stanza, prenderò posto su uno dei vostri divanetti non appena lei sarà accomodata.L'uomo si girò per avviarsi verso la stanza sul retro. Supaku colse quei pochi secondi per studiare la stanza. Era un grande salone composto da due piccoli salottini. Uno a destra e l'altro a sinistra, ogni salottino aveva due piccoli tavolini da caffé intorno al quale erano posizionate quattro poltrone imbottite. In quel momento nel locale c'erano otto persone. Quattro erano posizionate intorno ad un tavolino sulla sinistra, quello più vicino alla vetrina, altri due sempre sulla sinistra però vicino al bancone, mentre sulla sua destra c'erano altri due più vicini al bancone stesso. Uomini tutti di un certo ceto sociale, distinti con abiti puliti ed ordinati. Fumavano e discutevano dei problemi del giorno. Uno di essi aveva sulle ginocchia un giornale piegato e stava picchiettando con il beccuccio della pipa un articolo con insistenza.
Inspirò a fondo, assaporando nelle narici potenziate dal Chakra l'odore del tabacco e dell'alcool che proveniva dai bicchieri posati sul tavolo o scaldati dalle dita degli avventori. Le pareti di destra e sinistra erano ricoperte di scaffali su cui erano posizionati vari articoli: bottiglie di liquore invecchiato, libri di romanzi e novelle storiche, armi ornamentali in esposizione, cimeli di animali tra cui zanne e corna. Predominante in ogni scaffale c'erano scatole e cassettini con piccole etichette scritte a mano, ognuna di esse racchiudeva un tipo di tabacco diverso in altre cassettine c'erano pipe, sigari, narghilè, beccucci di ampia scelta per capire cosa e come fumare. Sulla destra c'era una piccola scala a chiocciola che saliva al piano di sopra mentre in fondo sulla sinsitra e posizionato verso il centro un piccolo bancone con numerosi scaffali con bicchieri puliti alle spalle, proprio sopra un grosso specchio rettangolare posizionato attaccato alla parete che si estendeva dal muro fino alla porta. Dietro il bancone c'era anche una piccola porta aperta su cui era stesa una tenda ornamentale dipinta con un paesaggio bucolico che raffigurava uno stagno su cui erano posizionati un airone intento a mangiare una grossa carpa. Il pesce era sollevato in aria e si dibatteva tra schizzi d'acqua tra preso a pinza dal becco dell'uccello.
Poteva avverire il rumore di piedi sul soffitto sopra di loro, il movimento di una poltrona, il piccolo clangore di bicchieri. Al piano di sopra c'erano altri avventori. Sapeva, dalle ricerche del Covo, che quel posto era ricercato, qui venivano svolti i discorsi della nobiltà, ma anche che il costo dell'importazione dei tabacchi e liquori più fini erano esponenziali e che il commerciante era stato messo in ginocchio dai prezzi più di una volta. Renzou aveva provato a rivelare l'attività ma non c'era mai riuscito. Sembrava che i cittadini più abbienti della città amassero quel posto e spesso si offrivano di saldare i debiti del commerciante di loro sponte, senza chiedere nulla in cambio. Era un'isola felice non ancora toccata dai tentacoli del Covo che mostrava uno scorcio sulla nobiltà di Oni come mai l'aveva vista.
L'uomo tornò sfregandosi le mani ed inchiandosi di nuovo a Supaku, accompagnato dalla moglie. Una donna abbastanza giovane, con qualche striatura di grigio tra i capelli ed un volto severo. Il kimono era marrone con tracce di verde, quasi a replicare un motivo rovesciato degli abiti del marito. La donna sorrise a Namida e le porse il braccio, facendole cenno di seguirla.
Supaku attese, aspettando di vedere Namida sparire dietro la tenda, prima di rivolgersi al negoziante e farsi guidare verso il tavolino vuoto. Chiaramente il piano superiore era riservato a clienti ben diversi da quelli al piano terra e lui non si permise nemmeno di chiedere di poter andare lassù, sarebbe stato troppo impiccione nonché sospetto.
L'uomo a quel punto cominciò ad elencargli l'assortimento di liquori e tabacchi. Supaku optò per un brandy invecchiato ed un tabacco delle terre di Yasai, era tabacco asciugato al sole e fatto essiccare appositamente in piccole foglie piegate. Perfetto per essere fumato in una pipa dal beccuccio lungo, o almeno così diceva il negoziante.
L'uomo se ne andò per prepare il tutto e Supaku si accomodò meglio sulla poltrona continuando ad osservare gli avventori intorno a lui. Notò che nessuno degli uomini seduti lo aveva degnato nemmeno di una occhiata, nonostante il soprabito appariscente ed i colori impressionanti ed il fatto che fosse completamente fuori luogo in quel posto. Questo lo fece mandare leggermente in allarme; era una persona che spiccava e quindi un elemento interessante per i locali, perché nessuno lo considerava e tutti si comportavano come se nulla fosse?
Il negoziante tornò con il liquore ed il tabacco in una scatolina.
Nel momento in cui l'uomo gli porse la pipa lunga, appena pulita le sue dita incrociarono quelle dell'uomo e l'albino non poté fare a meno di notare le unghie laccate di blu dell'uomo.
Nel caso in cui avesse bisogno di qualcos'altro, non avrà che da contattarmi, sarò...Perché non ti siedi e mi intrattieni?L'uomo rimase per un secondo interdetto ma poi si ricompose subito.
Oh ma certo, non vedo nessun cliente che richieda la mia attenzione quindi posso...con permesso.. Si sedette sulla poltrona diametralmente opposta alla sua, a separarli c'era solo il tavolino da caffé.
Dimmi, buon uomo, quale è il tuo nome?Nobuo, signore.Non sembri proprio di queste terre, o mi sbaglio?L'uomo aggrottò le sopracciglia curate e rispose esitante.
Non capisco cosa intenda, sono nato e cresciuto in queste terre, non sono originario di Oni, se è questo che intende, ma sono cresciuto nei campi di riso a sud di Akuma...No, non è a questo a cui mi riferivo...Tu e tua moglie non siete di qui, ad un occhio poco attento potreste sembrare perfettamente autoctoni ma ad un occhio allenato si possono scorgere subito delle piccole incrongruenze. disse Supaku afferrando la pipa e cominciando a caricarla svogliatamente.
Incongruenze?Sì certo, come la spilla che porti appuntata, il metallo potrebbe sembrare un semplice argento ma in realtà ha venature azzurrine, quasi impossibili da scorgere, ma notevoli. Un metallo del genere non viene da queste terre. Viene da Ovest.Oh, questo? Un ninnolo comprato al mercato mesi prima.No, non credo. Quel ninnolo non è una cosa da poco, comprarlo ad un mercato, per quanto improbabile, avrebbe potuto essere possibile per molte altre cose ma non per un metallo del genere. Vedi io conosco bene quel metallo così come riconosco la postura di una persona che è abituata ad uccidere per vivere.A quelle parole l'uomo si irrigidì, mentre il volto sbiancò notevolmente.
Un metallo del genere è originario dell'Ovest ma non a caso, era parte di un oggetto non solo più grane ma anche inusuale e rarissimo che viene assegnato solo a soggetti particolari per le sue proprietà estremamente rare e potenti: è un metallo da forgitura del Chakra...Così come la tua postura, sebbene servile non hai mai lasciato rilassato un muscolo, non hai mai piegato la testa troppo in basso da permetterti di non scorgere le mie mani, in caso di un attacco, non hai mai dato le spalle a me, senza avere un riflesso da cui tenermi d'occhio. disse indicando con il beccuccio della pipla il grosso specchio che stava dietro al bancone.
Tu e tu moglie non siete di qui e siete anche Shinobi. Il che mi fa pensare che ho trovato quello che stavo cercando, non è vero? disse sporgendosi in avanti ed accendendo la pipa per tirare con decisione dal beccuccio. I suoi sensi sviluppati avevano annusato il tabacco con decisione, non era stato drogato, poteva permettersi una lieve tirata per mantenere le apparenze, anche se non era intenzionato ad andare oltre.
Con un causale movimento della mano fece uscire dalla manica un Kunai Shunsui per appoggiarlo con decisione sul tavolino, accanto alla scatola del tabacco. Il movimento era stato così veloce che nessuno degli altri avventori aveva dato segnale di essersi accorto di nulla.
La mia collega si starà occupando di tua moglie...non muoverti. L'uomo si irrigidì ancora una volta e fece per alzarsi ma Supaku afferrò con rapidità il kunai, sporgendosi in avanti e sfiorando con la punta affilata il fianco delle blusa dell'uomo seduto.
Il motivo per cui non ti ho ancora ucciso qui sul momento è perché devo sapere quanti siete e tua moglie sarà la mia garanzia...Quindi ti conviene parlare...L'uomo tornò a sedersi sullo schienale della poltrona, la faccia sconfitta.
Non ci sono altri, siamo solo io e lei...Supaku fece schioccare leggermente le labbra tra loro, non gli credeva.
Due Shinobi improvvisatisi commercianti di tabacchi e liquori? Come mai?L'uomo lo guardò dritto negli occhi, c'era una furia oscura in quegli occhi neri come la pece.
Ci eravamo ritirati, questa era diventata la nostra terra, avevamo usato i soldi per mettere su una attitivà dignitosa, in una terra priva dalla piaga degli Shinobi e dalle loro insulse guerre. Il sangue aveva macchiato troppe volte le nostre mani, eravamo diventati gli strumenti di morte che ogni Shinobi è...come tu ed i tuoi colleghi. Pronti a servire per una Organizzazione che ci vedeva solo come degli attrezzi. Delle vanghe o delle cesoie buone solo a potare i rami secchi e pregni di sangue corrotto...Eravamo in pace. E poi...poi è arrivato il Covo.Supaku fu quasi sorpreso e l'uomo lesse subito la sorpresa nel suo sguardo.
Pensavi non sapessi di che organizzazione facessi parte? Certo che lo sappiamo. Eravamo in pensione, ritirati in un modo idilliaco, ma non appena il Mouryou si risvegliò e quegli incapaci degli Shinobi delle Cinque Grandi Nazioni erano venuti a bussare alla nostra porta avevamo capito che ogni cosa sarebbe cambiata. Quindi abbiamo cominciato a parlare con i nostri clienti e a costruire una relazione salda e reciproca. Mentre parlava la sua voce si faceva sempre calma e determinata. Gli uomini intorno a lui si girarono, ora tutti fissavano Supaku con determinazione. Qualcosa si agitò dentro il petto dell'albino. L'istinto ferale di ogni traditore abituato a sopravvivere non per logica ma per pura sensazione. Era una trappola.
L'uomo però continuava a parlare ed ogni parola era come una melodia ipnotica che lo attirava verso il basso, nei suoi occhi da cui non riusciva a distogliervi l'attenzione.
Watashi ni totte me wa - A me gli occhiSviluppatore: Rokuto
Livello: C
Tipo: Genjutsu
Il Ninja è un esperto nell'arte del depistaggio e della manipolazione. Questo Genjutsu inizia con l'uso di particolari toni melliflui e decisi e si propaga dalle corde vocali nelle orecchie del bersaglio. Per attivarlo è necessario che il Ninja chiuda le mani in un singolo sigillo, ed incanali il Chakra nelle corde vocali verso il bersaglio più vicino che possa sentirlo. A quel punto per la vittima sarà impossibililitata fare movimenti, come alzarsi, combattere, muoverse il proprio corpo più di qualche millimetro o reagire fintanto che il Ninja continui a parlare, rimanendo paralizzato dalle sue parole. L'illusione impedisce anche l'uso della voce della vittima, impedendole quindi di chiamare aiuto ma non la immobilizza completamente, permettendo alla vittima di continuare a muovere gli occhi, anche in direzione diversa dall'utilizzatore, realizzando però sempre più velocemente di essere ormai caduta preda del Ninja. L'unico inconveniente è che per mantenere attiva l'illusione l'utilizzatore deve esporre un discorso concreto e logico, non potrà quindi continuare a far uscire parole senza senso.
Consumo: 4 (A Turno)
Yutaka era nervoso. Sedeva su quel tavolino circolare di legno su uno sgabello a tre piedi. Stava grattando nervosamente il legno consumato dall'uso del tavolo con l'indice destro. Da dove era seduto poteva avere con precisione una visuale perfetta del negozio di Tabacchi. Ogni fibra del suo istinto gli diceva che era una trappola. Doveva esserla. Nessuno era così letale e potente da uccidere quattro ninja d'avanguardia del Covo, quattro Esecutori, così li chiamavano, e da lasciarsi sfuggire sulla parte inferiore di una sedia un kanji del genere. Gli Esecutori erano Shinobi addestrati in gruppi di quattro. Ninja appartenenti a divisioni diverse del Covo ma con capacità e tecniche complementari che venivano raggruppati per comporre delle letali squadre omicide. Un po' come erano loro quattro. Solo che la loro composizione era stata messa dal Covo insieme controvoglia. Non era loro intenzione permettere a loro quattro di allearsi e di unirsi, non se l'idea era di ucciderli tutti e quattro per la loro mancanza di "fedeltà" alla Organizzazione stessa. Ancora Yutaka non aveva capito come il Covo facesse i propri conti, come mai avesse deciso di marchiarli senza dare loro alcuna chance di redenzione. Non che la volessero. Ognuno di loro voleva esser libero, ognuno di loro voleva scappare dalle grinfie di quell'avida organizzazione che non aveva altro scopo se non asservirli ad un rigido schema e compiti che nessuno di loro voleva davvero. Erano pronti a morire per questo e probabilmente oggi sarebbe successo.
Supaku lo sapeva, Namida e Xersi lo sapevano. Ma dovevano giocare la mano in quel modo, era necessario. Ora non gli restava che rimanere vigile e prepararsi a qualsiasi cosa quegli assassini avevano intenzione di lanciarli contro. Un'ombra venne proiettata sul tavolo e lui sollevò la testa quasi colto di soprassalto. Era stato così concentrato sul negozio da non aver visto la cameriera arrivare a lui con un piatto di Takoyaki ancora fumanti. Cavolo ci avevano messo davvero poco. Oppure era solo lui che si era immerso nei suoi pensieri troppo a lungo? Ultimamente la vecchiaia gli stava facendo brutti scherzi.
La donna gli porse insieme alla vaschetta di carta anche delle bacchette infoderate in un involto con tovagliolo. Lui le prese ed appoggiò la vaschetta sul tavolo, estraendo le bacchette e cominciando a sfregarle tra di loro.
I suoi occhi non si distolsero dal negozio, cercava qualsiasi cosa, anche un segnale flebile per intervenire. Non si sentiva affatto tranquillo. Afferrò un Takoyaki e lo portò alla bocca prima di rendersi conto di una cosa e paralizzarsi. Davanti a lui, oltre la vaschetta di carta c'erano già delle bacchette infilate in un tovagliolo. Le aveva già prese.
Cazzo! Mosse la mano lontano dal viso ma le bacchette e il boccone di polpo e pasta esplosero in una conflagrazione di fiamme arancione che prese parte del suo viso e si avviluppò intorno al suo petto. Urlò dal dolore, cercò il potere del Clan Senju dentro di sé per curare l'ustione ma, irrodito, realizzò che non era in grado di rigenerare quelle cellule. Le fiamme lo avvilupparono ed il dolore si fece accecante. Il vecchio provò ad alzarsi, fece due passi ma poi cadde riverso in avanti, dibattendosi mentre le persone intorno a lui urlavano e scappavano da tutte le parti.
La cameriera fu su di lui in un attimo mentre in uno sbuffo di fumo si rivelava essere un altro Clone di Nobuo. L'uomo afferrò un grosso coltello da cucina e lo conficcò nel petto del Due Anime. Lo Shinobi ancora avvolto dalle fiamme afferrò il braccio del Clone che, cercò di divincolarsi ma, colpito anch'esso dalla fiamme si dissolse in una nuvola di fumo. Yutaka non vedeva più nulla, il dolore era oscurità nei suoi occhi.
Tra un urlo ed un singhiozzo, il suo corpo smise di muoversi.
Zanmai no Shinka - Vera Fiamma di SamadhiVillaggio: Tutti
Livello: S
Tipo: Ninjutsu
Questa tecnica si esplica in due fasi. La prima consiste nell'immettere una considerevole quantità di Chakra Katon all'interno di un oggetto o di una creatura sacrificabile, dopodiché si dovrà far entrare tale oggetto in contatto con il proprio bersaglio ed eseguire un singolo sigillo con una mano sola. L'oggetto o la creatura a quel punto esploderà in una nuvola di fiamme dal diametro di un metro e dalle qualità più che letali. Le fiamme così sprigionate si attaccheranno a qualsiasi cosa con cui entreranno in contatto per continuare a bruciarlo, provocando nel complesso una ferita gravissima nel primo Turno ed un ulteriore ferita grave per ogni Turno successivo in cui la tecnica continua a protrarre i suoi effetti per i prossimi due Turni. Le fiamme non possono essere spente in nessun modo, da un Jutsu Suiton neanche di livello S, sarà quindi necessario utilizzare un Jutsu di Sigillo per confinarle e quindi rimuoverle. Le ferite provocate da queste fiamme non possono essere rigenerate, né curate in nessun modo.
Necessaria la Specializzazione in Ninjutsu o possedere almeno 3 Jutsu per livello da C ad A di tipo Katon in Scheda.Consumo: 30
Sentiva una rigidità nelle sue membra ma non riusciva a capire cosa fosse. Il terrore serpeggiò dentro di lui mentre osservava gli uomini intorno a lui sollevarsi in piedi. Uno di essi si avvicinò alla porta e chiuse a chiave mentre l'altro chiudeva leggermente le tende. Una volta immersi solo nella luce delle lampade ad olio sulle pareti ognuno di loro mutò la forma, diventando delle copie identiche di Nobuo.
Merda. Si rese conto che ogni cosa era stata pianificata da quel figlio di puttana e che era caduto nella sua trappola mani e piedi come un idiota. Beh, c'era da aspettarselo.
Purtroppo le parole di Nobuo continuavano a fluire nelle sue orecchie e, sebbene potesse guardarsi intorno, era assolutamente immobile. Cazzo, quell'uomo amava davvero parlare e sentire il suono della propria voce.
Ho parlato con gli uomini più potenti della città, quelli non ancora nelle tasche del tuo misero contabile. Ho convinto loro della minaccia, della realtà della situazione non appena l'Orologio non ha cominciato a mettere le grinfie su tutto. Gli uomini sono deboli quando si tratta di vedere minacciate le loro ricchezze. Hanno capito che l'unico modo per eliminarvi era affidarsi a me, in cambio hanno saldato i miei debiti, hanno offerto a me e mia moglie un posto dove stare e noi abbiamo assunto il mantello della faccia vendicativa di questa città sotto la loro benedizione. Abbiamo strappato dalla testa del tuo uomo tutto quello che ci interessava ed ora ci troviamo a capo di una organizzazione molto più potente di quanto il Covo possa pensare. Ogni imprenditore, ristoratore, negoziante della città che era nel plamo del Covo stesso è venuto da noi, in cerca di salvezza e la rete da voi costruita si è rivoltata contro di voi, divenendo una forza al nostro servizio. Devo rendervi grazie, ci avete dato più potente di quanto non potessimo pensare... Mentre quell'uomo continuava a blaterale Supaku osservava i suoi Cloni accerchiarlo e strappargli il kunai di mano. In quel momento la rabbia cominciò a ribollire dentro di lui e con essa la voglia di fare a pezzi quell'uomo.
Un tonfo avvenne alla sua destra e, colse con la coda dell'occhio il corpo svenuto di Namida sbattere sul pavimento di legno della sala.
La puttana ha provato a resistere...Ma nessuno puà resistere a me... la moglie dell'uomo aveva scaraventato il corpo di Namida su una delle poltroncine ore liberate. La sua alleata era legata mani e piedi ed aveva uno sguardo vitreo negli occhi mentre dalla bocca le colava un rigoletto di bava.
Cosa le ha fatto? Droga? Ninjutsu? No...Genjutsu!Nel momento in cui vide Namida capì. Capì cosa stava succedendo e realizzò che in quella stanza Nobuo e sua moglie lo avevano sottovalutato per un breve ma vitale momento. Negli occhi vitrei della compagna poteva vedere lo spettro di una illusione che si stava ripetendo in un loop continuo, un brivido scosse la donna per un secondo, mentre un altro rivolo di bava le uscì dalla bocca. Gli occhi erano spalancati, immobili fissi su un sogno inarrestabile, non sbatteva nemmeno le palpebre. Una illusione potente, letale quasi. Però ora sapeva, sapeva che la donna era una Illusionista e, probabilmente lo stesso effetto paralizzante del marito era a sua volta una illusione. Un errore mostrargli Namida così, gli aveva dato lo spiraglio sufficiente per realizzare cosa stesse succedendo. Se non gliel'avessero mostrata non avrebbe avuto alcun indizio sulla situazione. Erano stati arroganti, avevano voluto mostrargli Namida, sperando di portare sconforto nel suo cuore, invece avevano soltanto acceso la speranza.
Avevano pensato di averlo ormai nel sacco e questa sarebbe stato il loro errore più fatale.
Come puoi vedere, la tua collega è caduta e così stanno facendo i miei Cloni con la tua amica appostata sul tetto a qualche isolato più in là ed il vecchio seduto al ristorante all'aperto qua fuori. Ognuno di loro sarà la mia vittima e con la vostra caduta il Covo stesso crollerà, noi utilizzeremo la vostra stessa base come luogo..La donna nel frattemp osi era avvicinata a Supaku e lo aveva afferrato per il mento, sollevandogli il viso verso il suo. In quel momento in cui gli occhi della donna mutavano di colore e la sclera e la pupilla si irroravano di un rosso intenso mentre l'iride diveniva nero come la pece, Supaku sbattè a sua volta la palpebra dell'occhio sinistro. La pellicola bianco latteo che copriva il bulbo oculare scivolò verso l'alto rivelando sotto di esso la vera identità dello stesso ed incrociando lo Sharingan con il Doujutsu misterioso della Kunoichi.
KetsuryūganLivello: D
Tipo: Doujutsu
Tecnica simbolo del Clan Chinoike, il Ketsuryūgan si presenta come una trasformazione dell'occhio dove la sclera e la pupilla diventeranno rosse mentre l'iride assumerà un colore nero, inoltre la pupilla diventerà una linea orizzontale. Una volta attivato si può utilizzare qualsiasi Genjutsu semplicemente con il Ketsuryūgan senza usare alcuna impostazione delle mani, se la vittima ne incrocia lo sguardo. È inoltre possibile, nel caso si accorga di essere preda di un Illusione, dissolverla istantaneamente, anche se a base uditiva nel caso in cui le suddette Illusioni coinvolgano il senso della vista. Per illusioni di livello C o superiore, quando disperse, l'utilizzatore dovrà pagare un surplus di Chakra pari al costo del Genjutsu disperso a cui andrà sottratto il costo del Ketsuryūgan.
Se attivato solo per lanciare Tecniche a scopo narrativo che non hanno consumo, neanche il Ketsuryugan avrà consumo.Consumo: 2 (A Turno)
Sharingan Tre Tomoe (Sp.Jounin)Livello: B
Tipo: Doujutsu
Sviluppata la terza Tomoe l'Uchiha può, nel caso si accorga di essere preda d'un Illusione, dissolverla istantaneamente, anche se a base uditiva nel caso in cui le suddette Illusioni coinvolgano il senso della vista; per illusioni di livello A o superiore, quando disperse, l'utilizzatore dovrà pagare un surplus di Chakra pari al costo del Genjutsu disperso a cui andrà sottratto il costo dello Sharingan. Può inoltre utilizzare qualsiasi Genjutsu semplicemente con lo Sharingan senza usare alcuna impostazione delle mani, se la vittima ne incrocia lo sguardo. Lo Sharingan dona capacità di preveggenza permettendo all'Uchiha di prevedere qualunque attacco fisico, movimento, Taijutsu e Ninjutsu e capire se è una tecnica a base elementale o meno, e di conseguenza l'elemento utilizzato per la tecnica. Tuttavia, ogni schivata o contromossa è vincolata ai limiti fisici dell'utilizzatore. E' possibile inoltre copiare qualsiasi Taijutsu, Ninjutsu e Genjutsu visto ed utilizzarli in combattimento fino al termine dello stesso.
Se attivato solo per lanciare Tecniche a scopo narrativo che non hanno consumo, neanche lo Sharingan avrà consumo.Consumo: 10 (A Turno)
Xersi era sdraiata pancia a terra su un tetto basso lì vicino. Osservava il negozio con attenzione ed ogni tanto lanciava qualche occhiata a Yutaka che era seduto a dei tavolini molto più in là. Osservava ed aspettava. Nella sua tasca aveva preparato dell'Argilla C1 per ogni evenienza e già masticato e preparato per terra accanto a lei un volatile d'argilla che avrebbe preso vita ove ci fosse stato bisogno di muoversi nell'aria. Era pronta tutto, appena avessero mandato il segnale si sarebbe mossa e avrebbe fatto piovere l'inferno su quel negozietto. Odiava fare le cose con calma, era il motivo per cui il Covo aveva deciso che lei sarebbe stata sacrificabile, era il motivo per cui spesso si infilava in guai peggiori da cui potesse uscirne. Abbassò lo sguardo per un secondo sul suo braccio destro, inguantato e fasciato. Solo Supaku sapeva che sotto il cuoio e le bende non c'era più il suo vero braccio ma una struttura di legno con una lama avvelenata che riposava all'interno dell'avambraccio. Aveva perso il braccio all'altezza del gomito anni prima, proprio mentre aveva affrontato l'albino. A quel tempo lei e lui erano traditori ingaggiati per lo stesso colpo. Lei aveva perso ma lui non l'aveva uccisa, ma quando dei Regolari avevano provato a darle il colpo di grazia, era intervenuto per salvarle la vita e portarla al Covo dove avrebbero potuto trattarne le ferite. Doveva quindi la sua vita a quel ninja ma anche tutte le disgrazie che gli erano venute appresso. Il Covo l'aveva irretita con il loro solito modus operandi. Lei ci era cascata. Le avevano persino procurato un nuovo braccio e sottoposta ad un paio di trattamenti sperimentali. Ancora non voleva pensare a cosa le era successo. Le bruciava la pelle al solo pensiero. Nonostante tutto era sopravvissuta ed aveva passato il resto della sua vita in cerca di una via d'uscita. Quando Supaku l'aveva reclutata non aveva credito alle sue parole ma aveva ritenuto opportuno che l'albino stesse provando a farla uscire dalla fossa in cui l'aveva gettata.
Oggi era lì a fare la vedetta e da retrovia. Il suo ruolo migliore considerato quanto odiasse operare come infiltrata o spia.
Andiamooo muovetevi, voglio fare saltare coseee.. si disse agitando leggermente le gambe sull'arenaria gialla del tetto. Sentì la polvere frusciare contro i suoi sandali ed un refolo di vento portò alle sue narici un odore particolare. Ruotò su sé stessa con un movimento repentino mentre sollevava il braccio fasciato davanti al viso.
La lama di una katana affondò attraverso il legno cavo diretta nel suo petto. L'uomo incappucciato sopra di lei sorrise. Lei sputò sangue. Come aveva fatto ad arrivare così velocemente e silenziosamente sopra di lei? Non poteva saperlo, non le interessava.
Aprì l'altra mano, facendo sputare dalle labbra presenti sul palmo una piccola cavalletta bianca che si attaccò al viso dell'uomo esplodendo subito dopo. Il corpo dell'uomo si rivelò essere un clone che esplose in una nuvoletta di fumo. Xersi sputò altro sangue, sentendo che la katana aveva trapassato un polmone. Non sarebbe stata in grado di assistere nessuno. Afferrò la radiolina e cominciò a borbottare qualche parola indistinta. Una esplosione provenne dal basso, sporse il viso trascinandosi oltre il parapetto per vedere il corpo di Yutaka cadere a terra tra le fiamme.
Merd...cough...aiuto...sia...cough...compromessi...Yutaka è a ter...chough...Sono ferit.. il mondo cominciò a ruotare intorno a lei mentre l'ossigeno smetteva di arrivare al cervello e lei sveniva in una pozza di sangue.