«Masuta-san, che cosa mi significa questo?» Kisuke aveva in mano un biglietto tutto spiegazzato, mentre lo sventolava verso l'uomo che stava raggiungendo. «Come hai fatto a trovarmi?» chiese l'anziano Ninja Medico. «Ho il dono della chiaroveggenza» tagliò corto Kisuke, il quale di certo non doveva dare spiegazioni. «E comunque ho fatto prima io una domanda.» «Beh, innanzitutto grazie per aver ascoltato la mia richiesta. Comunque... conosco una persona che avrebbe bisogno di una mano e...» «Ti sembro forse un istituto di carità?» lo interruppe immediatamente Kisuke, stizzito. «No, aspetta: non gli ho mai detto che l'avresti fatto senza guadagnarci qualcosa. Vedilo come un ricambio anche solo per tutte le volte che ci hai creato casini.» «Siete pagati dal Villaggio, per questo.» «Per sorbirci lavate di capo, ore e ore di rogne burocratiche, complicazioni e tutto solo perché tu non volevi farti curare o ricucire?» «Tsk!» Kisuke sollevò gli occhi al cielo. «E, sentiamo, cosa dovrei fare?» «Quello che ti riesce fare meglio. Parla con lui, ascolta di cosa sente il difetto nell'Arte dell'Acqua ed aiutalo a colmare quella lacuna.» «I Ninja Medici non dovrebbero combattere, ma stare nelle ultime linee.» «Sarà un Ninja Medico fuori dalla norma, che vuoi che ti dica?» gli disse il vecchio facendogli un sorriso sornione. A quella risposta, Kisuke sollevò gli occhi al cielo e fu così che si ritrovò qualche giorno dopo a dirigersi verso uno dei tanti campi di addestramento di Kirigakure no Sato. Gli era stato dato un orario indicativo, che Kisuke - se possibile - cercò di rispettare al meglio. Quando varcò i pesanti cancelli metallici, Kisuke vide che ad attenderlo vi era già il ragazzo di cui gli aveva parlato il vecchio Masuta. Era lui, almeno in apparenza: capelli di quello strano rosso porpora e sigaretta in bocca. "Già che fumi, non mi piace." «Ciao! Mishu Ameki, dico bene?» gli chiese Kisuke, ancora in lontananza. «Sono qui sotto richiesta del vecchio Masuta.»
- Sedici metri di Filo Metallico sono legati agli Shuriken Maggiori: otto ciascuno; - Quattordici metri di Filo Metallico sono legati a due Shuriken: sette ciascuno; - Trenta metri di Filo Metalico sono legati ad un Kunai; - Tre Cartebomba sono legate ad altrettanti Kunai; - Due Cartebomba Fasulle sono legate ad altrettanti Kunai; - Due Gokan Sakusou sono legate ad altrettanti Kunai; - Due Palle di Luce sono legate ad altrettanti Kunai; - Simulacro dello Squalo applicato sulla Taglia Teste;
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II: alla ricerca di un maestro
La sigaretta era ormai praticamente finita quando un ninja, circa mio coetaneo, si avvicinò al campo d'addestramento. Ciao! Mishu Ameki, dico bene? Spensi velocemente la sigaretta e osservai attentamente quel soggetto: se infatti dimostrava più o meno la mia età con i suoi lineamenti adulti ma ancora privi di segni dell'invecchiamento, quello che lasciavano trasparire alcuni dettagli era molto diverso. Il suo occhio, coperto da una benda, gli conferiva un aspetto quasi intimidatorio e mi facevano capire quanto potesse essere bravo per riuscire a combattere come ninja con un solo occhio; ma anche i suoi capelli, tagliati in modo molto regolare, facevano trasparire la sua appartenenza alla vita militare. Sono qui sotto richiesta del vecchio Masuta. Ero contento che alla fine il vecchio avesse mantenuto la sua parola, in fin dei conti questo tizio sembrava affidabile. Mi mossi nella sua direzione e, arrivato a circa un metro da lui mi piegai in un inchino in segno di rispetto. Si...piacere! Il sensei non mi aveva detto molto su chi mi sarei trovato davanti ed infatti, nonostante quei pochi dettagli carpiti da un primo sguardo, osservarlo era come cercare di ottenere informazioni da un sasso. Non so se il vecchio Masuta le abbia spiegato perchè ho richiesto questo addestramento...ma in ogni caso è perchè vorrei essere in grado di migliorare le mie capacità offensive e difensive mediante l'utilizzo del suiton. Per tutto il tempo cercai di mantenere un linguaggio dignitoso ma, soprattutto, di sporzarmi di essere più eloquente di quanto non fossi normalmente. Speriamo che accetti...ho un solo elemento a disposizione e devo imparare ad utilizzarlo al meglio... Mi misi fermo, con le braccia in basso,distese e incrociate dietro la schiena: così mi era stato insegnato, dal vecchio, si attendevano gli ordini da parte di un sensei all'interno delle scuole marziali e, sebbene quello non fosse esattamente il caso, mi sembrò il gesto più appropriato.
Stato fisico: illeso Stato mentale: rilassato Chakra: 135 Equipaggiamento: -Sigarette [tasca destra della giacca] -Accendino [tasca destra della giacca] -Fascia: >bastone del chakra suiton >antidoto [4/4] -Gilet: >pillole del soldato [3/3] >Fumogeni [5/5] -Borsa: >shuriken [40/40] >kunai a 3 punte [5/5] >Palle di luce [3/3] -Rotoli minori: >guanti chiodati
"In quante persone ormai mi hanno già rivolto queste stesse parole?" si ritrovò a pensare Kisuke, non appena ascoltate le parole del Ninja Medico di Kiri. Oramai non erano più semplici casi isolati, quelli che in un modo o nell'altro avevano richiesto il suo aiuto e la cosa sotto un certo punto di vista - per quanto potesse fargli comodo - iniziava a non piacergli affatto. «Da quanto sei un Ninja Medico? Non mi pare di averti mai incrociato da qualche parte qui a Kirigakure no Sato... e sì che di occasioni dovrei averne avute per incrociare un Ninja Medico anche solo di sfuggita. E uno con dei capelli come i tuoi mi rimarrebbe impresso.» Kisuke scrollò il capo, che gli rispondesse in merito oppure no era indifferente, avrebbe trovato quelle risposte da solo. «Comunque il vecchio Masuta non mi ha spiegato esattamente i motivi che ti hanno portato a chiedere aiuto, il mio aiuto. Mi ha detto che sei un Ninja Medico, uno fuori dalla norma ha precisato in risposta alle mie contestazioni, ma nulla di più. Allo stesso tempo, invece, non so se a te ha comunicato con chi stai avendo a che fare» preannunciò il Sennin. «Il mio tempo ed i miei segreti hanno un prezzo e delle condizioni insindacabili. Più precisamente parliamo di duemilaottocento Ryo subito ed in contanti più la promessa che non parlerei né insegnerai a nessuno i miei segreti. Anche perché, se tradirai la mia fiducia, io ti posso garantire che lo scoprirò subito e non ci sarà angolo nel nostro mondo in cui tu possa andare a nasconderti» minacciò Kisuke, il tono che si fece duro sul finire della frase, quindi accompagnò la conclusione di quelle parole da un rilascio di Chakra anomalo.
Iden no Chimamire Kiri - Eredità della Nebbia Insanguinata
Sviluppatore: Kisuke Momochi Livello: E Tipo: Ninjutsu Questa Tecnica altro non è che il frutto degli anni passati nell'ombra, come elemento della Squadra Speciale, e dei numerosi omicidi oltre ad una predisposizione naturale alla freddezza per l'utilizzatore che lo ha reso in grado di emanare e manifestare tutto il proprio Chakra nella sua vera forma, rendendolo visibile persino alle altre persone. Il Chakra così manifestato assumerà dietro le spalle dell'utilizzatore una forma demoniaca che potrà causare svariati effetti, tra cui paralisi, brividi, sudori freddi, giramenti di testa per arrivare fino allo shock per svenimento. La Tecnica ha lo scopo di intimidire e funziona meglio con gli inferiori di grado. Ovviamente, gli effetti peggioreranno più un avversario è debole e incapace di gestire psicologicamente e fisicamente la presenza del Chakra, tant'è che i Civili quasi sempre sverranno per lo shock o al più potrebbero addirittura avere arresti cardiaci. La manifestazione dura fino alla fine del Turno, a meno che l'utilizzatore stesso non la interrompa, ed ha effetto su chiunque possa vederla nel raggio di dieci metri, alleati inclusi. Non conferisce alcun vantaggio in combattimento. Consumo: 1
Un'aura demoniaca si palesò a ridosso del kiriano, trasudando svariate vibrazioni negative che avrebbero dovuto colpire l'animo del Ninja Medico. Il Sennin voleva che per Mishu fosse più che chiaro il messaggio, poiché ormai aveva imparato che delle parole non sempre potevano bastare con certi soggetti. Lasciò, dunque, che la presenza della sua aura demoniaca pesasse ancora per qualche secondo sul suon interlocutore, quindi si dissipò e scomparve del tutto per volontà dello stesso Kisuke. "Adesso sai bene con chi hai a che fare." «Allora: affare fatto?» gli chiese Kisuke, adesso in tono mesto, tendendo la mano destra in avanti. «Se stringerai questa mano, non potrai più tornare indietro. Ci vediamo sempre qui, sempre a quest'ora, tra due giorni. Un patto è sacro, ricordatelo. Soprattutto se lo fai con uno come me.»
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Il ninja sembrò spazientito e malriposto verso questa mia richiesta ma, nonostante tutto, rimase e mi incalzò con una serie di domande. Ahi ahi sensei... chi mi hai mandato per aiutarmi? Nonostante il mio bisogno trovarmi a che fare con qualcuno così scontroso era contro alla mia natura e la cosa iniziò a pesarmi. Sono un ninja medico da poco... Dissi per iniziare a rispondere nell'ordine che mi aveva fatto. E no, in effetti non ho ricevuto alcun tipo di informazione su chi è lei... Mentre pronunciavo queste parole sentii una pressione, quasi un malessere colpirmi mentre, dietro al mio interlocutore, iniziò a formarsi una strana figura di chakra. Che presenza pesante... ma chi è quest'uomo? Mentre finiva di parlare spiegandomi i termini dell'accordo che mi avrebbero consentito di accedere alle sue tecniche ed esperienze vidi finalmente formarsi alle sue spalle quella che era senza ombra di dubbio la figura di un demone; il mio petto, così come la mia testa, iniziarono a pesare e quasi dovetti inginocchiarmi al suo cospetto tanta era la paura che mi causava quella bizzarra emanazione di chakra. Questo chakra... è...è... La parola la conoscevo, ma mi suonava così strano associarla ad un ninja del mio villaggio che il mio cervello si dimostrò riluttante. la sua presenza è una minaccia... chi è questo ninja? le sue parole suonarono come una sentenza alle mie orecchie. ...se tradirai la mia fiducia, io ti posso garantire che lo scoprirò subito e non ci sarà angolo nel nostro mondo in cui tu possa andare a nasconderti. Non si trattava di vane minacce, il pericolo era reale e, accettare il suo aiuto, era come firmare un contratto vincolante dove la posta in palio era la vita. Sentii chiaramente la parte più istintiva del mio corpo ordinarmi di scappare ma purtroppo non mi era possibile. ...anche se dovrò sottostare a questo pericolo il suo aiuto mi è necessario. Strinsi forte il pugno destro e lo portai lentamente al petto. Se voglio diventare abbastanza forte da proseguire la carriera ninja e diventare un medico in grado di accedere a tutte le cure dovrò migliorare anche le mie abilità combattive. La mia testa per qualche secondo rimase fissa con gli occhi sbarrati e bassi a fissare il terreno ma, quando finalmente raccolsi le forze, alzai la testa e guardai dritto negli occhi quel ''mostro''. Accetto! Non aggiunsi altro, e strinsi la mano che nel frattempo mi aveva posto. Ormai il dado è tratto, non potrò più tirarmi indietro da questo patto.
Stato fisico: illeso Stato mentale: impaurito/motivato Chakra: 135 Equipaggiamento: -Sigarette [tasca destra della giacca] -Accendino [tasca destra della giacca] -Fascia: >bastone del chakra suiton >antidoto [4/4] -Gilet: >pillole del soldato [3/3] >Fumogeni [5/5] -Borsa: >shuriken [40/40] >kunai a 3 punte [5/5] >Palle di luce [3/3] -Rotoli minori: >guanti chiodati
«Accetto!» La stretta di mano tra i due fu solida così come lo sarebbe dovuto essere il patto che legava loro, nel bene e nel male, in maniera indissolubile. Kisuke annuì con decisione, quindi lasciò la presa. Il ragazzo dagli strambi capelli aveva non solo accettato le sue condizioni, bensì aveva pure superato il primo esame immediato a cui Kisuke lo aveva sottoposto. "È riuscito a reggere il confronto con il mio Chakra piuttosto discretamente. Non ha retto in piedi, ma la sua testa sembrava invece aver retto il peso al punto giusto da non crollare. Avrebbe potuto svenire o perdere il controllo per un po'... invece è riuscito a controllarsi" realizzò il Sennin, che in realtà si aspettava di vederlo perdere i sensi. A prima vista quel ragazzo non gli sembrava così forte. Avrebbe comunque dovuto fare le dovute indagini nei prossimi giorni su quel tizio, le sole parole di quel vecchio non erano sufficienti per uno come Kisuke che aveva un costante bisogno di monitorare quanto più possibile di ciò che lo circondava. «Comunque non mi sono presentato e... dici che il vecchio non ti ha detto nulla sul mio conto. Non so se il vecchio ti ha detto come mi chiamo: il mio nome è Kisuke. Kisuke Momochi» si presentò il Sennin. Quel nome poteva voler dire tutto e poteva voler dire niente. Tutto dipendeva se la sua nomea era giunta in qualche modo alle orecchie del ragazzo. Kisuke ci teneva a rimanere nel suo status di anonimato, uno sconosciuto per la maggior parte della società. A maggior ragione ora che la Nebbia lo riconosceva come un Ninja Leggendario. «Allora ci vediamo qui, tra due giorni. Ricordati tutti i soldi in contanti, non uno di più né uno di meno» gli ricordò Kisuke con fare meticoloso. Al che, non essendoci altro, gli fece un cenno di saluto con la mano e prese ad allontanarsi, dicendo: «Ci vediamo, Mishu!» Dopo aver percorso una decina di metri in direzione del cancello, a Kisuke venne in mente un'ultima cosa come un fulmine a ciel sereno. Tuttavia, non si fermò e prese a camminare senza voltarsi. «Ah, un'ultima cosa...» disse, attirando l'attenzione del ragazzo. «Vedi di fumare il meno possibile quella merda che ti porti appresso, finché sei in mia presenza. Rovina l'olfatto... e non solo.»
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7.1: primo incontro
Guardo stufo fuori dalla finestra, le gocce d'acqua stanno formando rivoli sulla finestra di vetro trasparente che da sul rio di ciottoli e terra battuta che portano fino all'ingresso dell'ospedale. Questo tempo mi sta uccidendo... Penso contraendo il diaframma e facendo fuoriuscire un lungo sospiro dalle mie labbra; in effetti il tempo invernale, nel paese della pioggia, rispecchia parecchio il nome e di rado lascia intravedere un raggio di sole o, comunque, un'intera giornata asciutta. Mi dirigo a piccoli passi nel corridoio deserto che mi condurrà fino agli spogliatoi. E' una domenica pomeriggio, potrebbe vederlo chiunque, corridoi deserti, pochi ninja medici che visitano i pazienti e, ancor più strano, nessuno in attesa di essere visitato. In realtà quasi nessuno. Passando per la hall del pronto soccorso, l'ultimo tratto che mi divide dal mio meritato riposo, noto una ragazza in sala d'attesa. Con lei, steso sulle sue gambe e ripiegato con le ginocchia al petto, vedo un bambino di diversi anni più piccolo. Cavolo... Il mio sguardo la sorpassa ma poi torna indietro, come a ricercare l'origine della mia esclamazione. Non sono solito farmi trasportare dalle emozioni ma quella scena non può che riportarmi alla mente i pomeriggi passati nella stessa identica situazione con Kira. Tiro dritto cercando di evitare di farmi coinvolgere e arrivo finalmente a destinazione. Con gesti lenti, in contrapposizione con la mia genuina voglia di tornare a casa, mi fanno perdere altri minuti preziosi. Nella mia mente però torna l'immagine di quella ragazza: c'è qualcosa, oltre alla scena di per se, che me la fa pensare. Dai... non abbiamo tempo da perdere in questioni romantiche... richiedono tempo e voglia... e in questo momento non ho ne l'uno ne l'altra... Un secondo sospiro e poi finalmente mi chiudo la porta dello spogliatoio alle spalle. Ripercorro quell'ultimo corridoio senza accelerare. Allora qualcuno si degna di farsi vedere? Una voce cristallina mi risveglia dal mio torpore. Che sia lei? In effetti il timbro di voce lascia trasparire un certo nervosismo e, fino a quel momento, in sala non c'erano altri in attesa. Beh... sarà un problema dei miei colleghi... Continuo il mio tragitto con un pizzico di curiosità e finalmente, oltrepassata la penombra del corridoio, arrivo di nuovo nella stanza luminosa in cui, la ragazza dai capelli corvini, si sta spazientendo. Davanti a lei un mal capitato assistente che cerca di giustificarsi al meglio delle sue possibilità. Signorina... Una delle mani protesa a palmo aperto verso la ragazza e la seconda intenta ad accarezzarsi la nuca. ...cerchi di capire...è domenica pomeriggio... ci sono pochi medici e, quei pochi, sono intenti a visitare i pazienti più critici... appena si libereranno sarà la prima a cui presteranno le loro cure. La situazione, nonostante tutto, mi causa una leggera ilarità: vedere quell'uomo così intimorito dalla ragazza mi stupisce. osservo lo scambio di sguardi ed in effetti noto la forza che lei sta cercando di esprimere. Cerchi di capire COSA? Ringhia improvvisamente la giovane mentre le sue sopracciglia si aggrottavano in quella che, presumo, vorrebbe essere un'espressione infuriata. Non c'è nessuno in attesa eppure nessun medico ha avuto la decenza di farsi vedere! Sbuffo, ancora una volta, ultimamente sono molte, troppe, le occasioni in cui mi ritrovo a farlo. Stupido Mishu... Faccio qualche passo nella loro direzione e, con poche sillabe, evito ulteriore grane all'assistente. Signorina, io sono un medico... Prima di girarsi verso di me ci pensano i suoi occhi a puntarmi. Il suo sguardo si sposta un paio di volte tra me e l'assistente finché, probabilmente convinta, si volta verso di me lasciando libero il pover'uomo. Ah... allora finalmente qualcuno si è deciso a farsi vivo! Le sue parole vorrebbero farmi sentire in colpa ma non ci riescono. In realtà avrei appena finito il turno ma ho voluto evitare che quel pover'uomo perdesse la testa... Dissi indicando con il pollice l'uscita da cui era scappato il moro. Bah... comunque... non perdiamo altro tempo. Non potrei essere più d'accordo e quindi inizio a chiedere cosa l'avesse portata li.Lui è il mio fratellino... è da questa mattina che si lamenta di star male... Poggio delicatamente una mano sulla fronte mentre il mio orecchio continua ad ascoltare il racconto della ragazza. Pensavamo fosse solo una scusa per saltare l'accademia ma poi ha iniziato ad essere stanco e si addormentava di continuo... quando ha iniziato a scottare ho deciso di portarlo qui... circa un'ora fa! Puntualizza quest'ultima frase con particolare enfasi. In effetti è caldo...
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I: i caduti della luna
Mishu... La voce spezzata dalla corsa appena terminata proveniva da un mio collega, Sora; non era il tipo, solitamente, da mettersi a correre per l'ospedale quindi quella scena attirò fin da subito la mia attenzione. Ehi... Chiesi piegandomi in avanti per raggiungere la sua faccia, ancora piegata verso il basso nel tentativo di recuperare aria. Che succede? Il ninja, con il petto che continuava ad espandersi e a contrarsi in modo frenetico, raccolse le forze e mi consegnò il messaggio per cui aveva tanto faticato. Si tratta del vecchio Muten, sembra che le sue condizioni siano precipitate drasticamente nelle ultime ore... A quel punto i miei occhi erano serrati e le mie orecchie ritte ad ascoltare tutto quello che usciva dalle labbra del giovane genin. Lo stanno trasportando qui ma la situazione sembra decisamente grave... Finalmente il ninja sembrò aver ritrovato un po' di serenità e dopo aver finito di parlare si lasciò cadere su una seduta metallica poco distante dal muro. Cazzo.... Passai una mano sulla spalla del medico per ringraziarlo di avermi avvisato e mi precipitai verso l'entrata dell'ospedale dove, probabilmente, di li a poco avrebbe fatto il suo ingrasso l'Hozuki. Il piazzale di cemento però, quando arrivai, era sgombro se si faceva eccezione per due ninja della squadra medica che sembravano intenti a chiacchierare tranquillamente. Ehi voi... Senza prestare attenzione a quanto strana sarebbe potuta apparire quella scena agli occhi di qualcuno di esterno alla vicenda, mi lanciai in una corsa verso di loro. Per caso è appena entrato un vecchio qui? Il suo nome è Muten Hozuki, sapete che ne è stato di lui? I due si guardarono con uno sguardo stupito e subito dopo, rivolgendosi verso di me si fecero più scuri in volto. Si è appena entrato... Con una voce evidentemente contaminata da una sensazione di disagio il più alto dei due, con ancora un plico di documenti in mano, si decise a parlare. Lo abbiamo trasportato qui noi, non sappiamo dirti cosa sia stato a rendere la situazione così grave ma purtroppo credo che ci sarà ben poco da fare per lui... Chiesi di indicarmi la stanza in cui era stato portato e subito dopo corsi in quella direzione nella speranza di arrivare prima che fosse troppo tardi. Forza vecchiaccio... non ti hanno ammazzato i demoni e te ne vai così? In realtà non potevo sapere se fosse davvero ''sopravvissuto'' ai demoni; da quando eravamo tornati da quella missione il vecchio era stato congedato dalle forze di Kiri ma aveva dovuto osservare una lunghissima degenza per via delle numerose ferite. Dalla sua dimissione non avevo più avuto sue notizie. Arrivai davanti alla stanza che, purtroppo, era assediata da un gran numero di ninja medici. Era evidente la drammaticità della situazione: troppe persone attorno a quel letto, se non fosse stato in pericolo di vita probabilmente non avrei trovato proprio nessuno al suo fianco. La certezza però, che il ninja avesse ceduto nella sua battaglia arrivò quando, quasi venti minuti dopo, di colpo tutti i ninja, avvolti nelle divise bianche, uscirono in contemporanea dalla stanza. Tra di loro riconobbi l'andatura incerta e zoppicante del mio vecchio sensei: Masuta in effetti non appena mi vide, appoggiato sul lato della porta si avvicinò e senza aprire bocca mi fece capire che il mio vecchio compagno di missione non era più con noi. Non capivo perchè quella perdita facesse così male, in fondo non avevo mai davvero legato con lui, neanche in occasione del disastro che ci aveva visto entrambi partecipi. Percorsi i corridoi fino all'entrata principale della struttura che conteneva l'ospedale e mi accesi una sigaretta pensando al da farsi. Forse sarebbe il caso di informare ''gli altri''... alla fine sono sicuro che anche loro vorrebbero saperlo. Il giorno stesso scrissi a mano una lettera per ogni caduto della luna indicando il luogo e l'orario della sepoltura del nostro compagno. Magari questa idea è stupida e non si presenterà nessuno...
Un vento tagliente sferzava il Villaggio della Foglia con le sue grida stridule, le folate stranamente gelide che si infrangevano contro i volti scolpiti sulla parete di roccia. I grandi Hokage del passato gettavano il loro sguardo spento su un orizzonte grigio, dominato da un esercito di nuvole plumbee. Sembrava che l’intera regione fosse piombata di colpo in una stagione che non le apparteneva, colta da un freddo improvviso che poco aveva a che fare con il clima solitamente mite del Paese del Fuoco. Yusuke Uchiha reggeva tra le mani un foglio spiegazzato, i lunghi orecchini di carta che gli sbatacchiavano contro le guance, sospinti dalle correnti d’aria che mulinavano dispettose intorno a lui. Se ne stava in piedi sul capo del Secondo Hokage, immobile contro il vento, niente più che un puntino rosso e nero per lo sciame di persone che si ammassava nelle strade di sotto. Dicevano che il Secondo fosse stato l’Hokage più duro, tra i grandi capi del passato; quello disposto a fare ciò che andava fatto, quando vi era costretto. Gli sembrava il tipo d’uomo più adatto a fargli da guida, dopo che il suo desiderio di ispirarsi al Terzo si era infranto sulle coste dell’Isola della Luna. Era stato proprio lì, sul quel volto di roccia lì accanto, che aveva maturato la folle idea di tornare laggiù insieme a Nobuo. Una decisione scellerata che entrambi avevano pagato a caro prezzo. A chi dei due fosse andata peggio, restava ancora argomento di discussione con sé stesso, quando faticava ad addormentarsi la notte. Abbassò lo sguardo sul foglio che stringeva tra le dita. Una lettera da parte di Mishu Ameki, il Ninja Medico venuto con lui a Tsuki. Era uno di nove, gli Shinobi noti come i Caduti della Luna. Stando a quanto diceva Ameki, erano appena diventati in otto. Lo stringato messaggio recava la notizia della morte di Muten Hozuki, insieme alle indicazioni di data e luogo in cui sarebbe avvenuta la sua sepoltura. Yusuke avvertì un raspare negli angoli della mente. "Aspetta… quale di quegli altri idioti era, questo?" "…il vecchio", mugugnò in silenzio. "Ah, giusto", rispose Baku, la cui voce calda e tagliente echeggiava dentro di lui. "Credevo fosse morto dopo l’esplosione". Yusuke serrò la mandibola. "Pare che ci abbia messo più tempo del previsto". Il messaggio di Ameki non spiegava quale fosse la causa del decesso. Ad essere sincero non aveva più avuto contatti con nessuno degli altri membri della squadra, fatta eccezione per Tae, da quando erano rientrati dalla missione. Non aveva la benché minima idea di come si fossero evolute le condizioni di salute di Muten; se fosse mai riuscito a riprendersi del tutto dalle gravi ferite che aveva riportato quella notte. Sospirò. Aveva già inviato un clone a Kirigakure, perché facesse ricerche più approfondite su Kaori Mitarashi. Se anche fosse riuscito a mettersi in contatto con lui, sarebbe stato meglio non rischiare di far saltare la sua copertura nel Villaggio. Se voleva partecipare a quel funerale, doveva andarci di persona. "Aspetta: hai intenzione di andare fin laggiù…?", lesse Baku nei suoi pensieri, sorpresa. "Non pensavo ti importasse nulla di quel vecchio ammuffito". "Mi importa… del suo demone". Puntualizzò Yusuke. " Ora che Muten è morto, qualcuno cercherà di impossessarsene ". Ripensò al momento in cui l’anziano Ninja aveva indossato l’amuleto per la prima volta, stringendo il patto con uno dei Demoni Rinnegati. "Devo impedire che cada nelle mani sbagliate". "Intendi in mani diverse dalle tue?" L’Uchiha notò una strana intonazione nella voce del demone. "Perché, è possibile stringere un patto con più d'uno? Ottenere due poteri demoniaci…?" "Impossibile", ribatté in fretta Baku. "Un semplice umano non può sostenere la presenza di due entità demoniache dentro di lui. O meglio, non credo… nessuno ci ha mai provato, prima d'ora". Yusuke ricordò la brama distruttrice che aveva provato, impugnando la spada maledetta che ora apparteneva a Tae. Ricordò le vite che aveva preso con quell’arma, e quanto gli fosse piaciuto massacrare quei poveracci nella taverna. Aveva pensato che tutto ciò che aveva provato fosse causato dalla possessione del demone, eppure non era stato poi così diverso quando aveva annientato il campo degli adoratori di demoni, dopo la morte di Nobuo. Accantonò in fretta quel pensiero, prima che Baku potesse accorgersi di ciò che si agitava dentro di lui. "Non importa. L’unico potere di cui mi interessa è già alla mia portata. Ho te". Mollò la presa sul foglio di carta, che prese il volo sospinto dalle folate di vento. Rimase per qualche secondo a guardarlo dibattersi in volo, sbatacchiato di qua e di là da correnti contrarie. "Una volta recuperato l’amuleto, lo distruggeremo".
Erano circa le nove del mattino. Yuzin era in piedi ad osservare confuso lo strano tempo che c'era nel cielo di Konoha: Non ho mai visto un tempo del genere... così tutto d'un tratto poi... pensava l'eremita mentre sorseggiava da una tazza di tè osservando le foglie roterare in cerchio mosse dalle folate di vento. Improvvisamente apparve un uomo che infilò quello che sembrava una lettera nella cassetta della posta, per poi sparire nel nulla come era arrivato, il mezzo demone della foglia attese qualche minuto prima di uscire osservando la situazione, credendo fosse qualche tipo di trappola degli abitanti del villaggio per attirarlo fuori ed aggredirlo come ormai succedeva dal ritorno da Tsuki: Mah... non mi sembra di vedere nessuno là fuori. Meglio che vado a prendere quella lettera prima che voli via. borbottò Yuzin mentre posò la tazza di tè sul tavolino al salotto, così indossò i sandali e prese di corsa la lettera rientrando pochi secondi dopo dentro la sua abitazione. Una volta dentro si fermò in piedi davanti al tavolino dove c'era la sua tazza di tè, che prese con la mano sinistra dopo aver aperto la lettera ed iniziò a leggere il contenuto, pochi istanti dopo la tazza scivolò dalla mano di Yuzin frantumandosi a terra: Ma cosa... mi ricordo di questo Mishu, era uno dei... si interruppe l'eremita poco prima di nominare quell'orribile soprannome che tutto il mondo aveva ormai associato al gruppo dei ninja mandati in missione quel giorno, poi continuò a leggere: Muten è morto? Ma cosa... come...? balbettò il mezzo demone della foglia mentre si lasciò cadere su una poltrona dietro di lui mentre la lettera scivolò dalle sue mani svolazzando a mezz'aria finchè non toccò il pavimento: E se aveva anche subito anche lui il mio stesso destino in quell'isola? Se è così allora un giorno morirò anche io a causa di quello che ho nel mio corpo! No, no non ci voglio credere, NO! esclamò nella sua mente bombardandosi di mille domande chiedendosi cosa fosse stata la causa della morte di uno dei suoi compagni, mentre nei suoi occhi il puro terrore iniziava a crescere sempre di più: Devo andare lì, a prescindere se sia morto o meno perchè avesse qualcosa di non umano dentro di lui, è comunque morto e mi sembra giusto andare a porgergli l'ultimo saluto... pensava l'eremita mentre si passò le mani sulla faccia non credendo ancora a quello che era successo, prese quindi un respiro profondo per calmarsi e poi andò a prepararsi. Arrivato in camera da letto prese dall'armadio un kimono da cerimonia funerale e lo indossò, poi indossò anche il suo coprinaso ed i sandali ed uscì di casa chiudendo la porta a chiave dietro di lui. Affrontando il forte vento andò in cerca di un fioraio dove comprò un mazzo di fiori da mettere sulla tomba del compagno deceduto, quindi una volta aver preso tutto iniziò a dirigersi verso il luogo del funerale stabilito, come c'era scritto nella lettera.
Bene, disse Otomo con la solita voce melliflua Abbiamo quasi finito il nostro tempo insieme. C’è qualcos’altro che vorresti dirmi prima di salutarci? Tae era titubante, ancora non era riuscita ad inquadrare quello che era il suo punto di vista sul terapeuta e sulla terapia in generale. Non riusciva a fidarsi di quell’uomo: i suoi modi affabili, sempre irritabilmente gentili e comprensivi le davano una stana sensazione di disagio, ed ogni volta che si trovava chiusa in quella stanza con lui, si sentiva come un animale che annusa l’aria e che sente una tempesta in arrivo…e tuttavia, ogni qualvolta non si trovasse lì non vedeva l’ora di tornarci. In quella stanza d’ospedale percepiva ordine, logicità e protezione, tutte situazioni estranee alla sua normale routine, e trovarsi lì le permetteva, o quantomeno le dava la sensazione, di tornare in controllo di sé stessa e che le sue paranoie, poste sotto un occhio estraneo perdessero forza e fossero meno ossessive. Otomo le parlava come un padre, una guida, l’ascoltava e contraddiceva e forse, anche per la totale assenza di persone vicine nella sua vita fuori da quel reparto, Tae iniziava a sviluppare una sorta di dipendenza. Effettivamente si…disse con voce tremante la kunoichi Diverse, in realtà, non saprei quale scegliere. Mh…scegli l’argomento che senti più…come posso dire…incombente, il preferito. Il preferito? Rispose Tae un po’ perplessa e accigliata Be…ho…ho ricevuto una lettera l’altro giorno… Immagino non siano state buone notizie, giusto? Tanto per cambiare…no, non necessariamente…non lo so. Dimmi allora, vediamo se possiamo impostare la prossima seduta già adesso. Questa lettera…disse tirando fuori una busta dalla tasca della felpa, me l’ha spedita un ninja che…è stata inviata da un mio commilitone, ex per meglio dire…tagliando corto, è morto uno degli shinobi con i quali sono stata inviata…lì. Lì? Rispose lo psichiatra con tono fintamente confuso Diavolo, lo sai no?...a…a Tsuki. È morto uno dei Caduti della Luna? Non dire quel nome cazzo…odio quel nome. Non appena furono pronunciate quelle tre parole l’intera aria nella stanza sembrò cambiare e fu come se i due fossero stati immediatamente circondati da cumulonembi; Tae squadrò in cagnesco l’uomo, sfoggiando una smorfia sufficientemente pronunciata da far vedere i canini aguzzi della kunoichi; Otomo però, che non sembrava essere rimasto particolarmente impressionato da quella volgare pseudo minaccia, la incalzò. Ne abbiamo parlato molte volte no? È solo un nome, e non significa niente se non sei tu stessa ad affibbiartelo. Tsk…cazzone ignorantenon voglio parlare di questo…devo andare via. No, aspetta. Finisci quello che stavi dicendo. …mmm…uno dei miei ex compagni e morto e questo tizio che mi ha spedito quella diavolo di lettera vuole che vada ad un maledetto funerale…ecco tutto. Lo conoscevi? Mi riferisco al morto. No..si, un poco. Arrivati sull’isola siamo stati divisi in gruppi e non so bene cosa gli sia successo. Durante l’estrazione però era ridotto male. Lo incontrai nuovamente qualche mese dopo…per dello sparring. Cosa pensavi? Quando? In entrambi i casi, durante la ritirata e dopo averlo rivisto in allenamento. Niente di che. Cosa pensavo quella notte, sulla barca, non saprei dirlo. ȅè tutto molto confuso. Immaginavo sarebbe morto prima di tornare a Kiri, era un ninja vecchio, magrolino, secco e basso. Questa la dice lunga sulle intenzioni dei villaggi Quando mi scontrai con lui invece…mi diede… mi sentii molto frustrata. Non riuscii a colpirlo neanche una volta. Combattemmo per una decina di minuti e non riuscii mai a toccarlo. Mi sentii molto debole. Cosa hai intenzione di fare? Andrai? Non lo so…non me ne frega niente di lui…non sento nessun legame con loro. Non li conosco e non li voglio conoscere. Esserci trovati nello stesso cesso nel momento sbagliato non fa di noi una squadra e quindi se uno di quei perdenti dovesse morire non mi terrebbe sveglia la notte un minuto di più… Ma? Ma potrebbe esserci Yusuke lì. Niente…ora vado. Alla prossima.
---- Non sapeva dire il perché avesse cambiato idea, non aveva volutamente più pensato a quella lettera dall’ultima seduta, ma il giorno del funerale Tae era pronta: con il capo coperto dal suo distintivo cappuccio blu notte si avviò verso il tempio.
I membri del Clan Inuzuka risulteranno avere un fiuto incredibilmente sviluppato, che in base al loro livello risulta essere sempre più fine ed efficace. Potranno a qualsiasi livello tracciare con facilità odori come il sangue; per quanto la percezione d'odori neutri e dunque scovare con precisione un eventuale avversario, il raggio varia in base al livello. Genin: 10 metri; Chuunin: 30 Metri; Sp Jounin: 60 Metri; ANBU: 100 Metri - Una volta Sp Jounin potranno seguire efficacemente le traccie come un vero cane. - Una volta ANBU, concentrandosi e rimanendo immobile per un turno l'Inuzuka potrà percepire con la massima precisione qualsiasi odore nel raggio di cinque chilometri.
I
l cielo era cupo e le nuvole cariche di pioggia erano pronte a riversarla sul mondo. Tamashi ed Amina erano nella loro baracca a riposare, si erano allenati tutto il giorno ed ora si godevano il tempo che li separava dalla cena. Nonostante la vita sembrava essere tornata alla normalità, non lo era affatto, il demone legato all’Hakemono era sempre presente e si manifestava attraverso incubi ricorrenti. Gli era stato ordinato di non muoversi da un area di circa tre chilometri quadrati dalla sua abitazione, l’avevano chiamata “misura precauzionale” ma il chuunin sapeva bene la verità e gli stava anche bene. Essere isolato da tutti era il modo migliore per non fare male a nessuno, avendo pochi stimoli era più facile controllare Waira e il suo istinto predatorio. Nonostante questo spesso riceveva visite, soprattutto comunicazioni da parte del villaggio e provviste, ed anche oggi, nonostante il brutto tempo, qualcuno era venuto. Tamashi non credeva ai suoi occhi, era Hanzo, l'assistente del funzionario incaricato a sorvegliarlo, se era qui voleva dire che stava succedendo qualcosa di grave. Se ha alzato il culo dalla sua poltrona per arrivare fino a qui, con questo tempaccio, deve essere successo qualcosa di grosso. Pensò l’Inuzuka mentre apriva la porta per accoglierlo. «Tieni Tamashi.» Nessun saluto, nessun convenevole, solo una mano allungata che stringeva due lettere. «Cosa sono? È successo qualcosa?» Chiese preoccupato il chuunin mentre prendeva le lettere. «Una è la lettera di tuo fratello, ci siamo permessi di leggerla per una questione di sicurezza. Mentre l’altra è il permesso di raggiungere Kiri, nel caso tu voglia partire. » L’espressione era neutra come di chi sta leggendo la lista della spesa. Tamashi era confuso e si prese il tempo per leggere la lettera di Mishu, dimenticandosi perfino della violazione della privacy che aveva appena subito. «Morto? » Si lascio scappare. La lettera parlava chiaro era un invito per il funerale di Muten, uno dei compagni che avevano mandato a Tsuki con lui. Fece mente locale cercando di focalizzarlo meglio, ma oltre a qualche parola di circostanza non aveva avuto modo di conoscerlo a fondo. In condizioni normali avrebbe ignorato l’invito, ma non si trattava di un compagno qualunque, lui come Tamashi aveva ricevuto il “dono” un oggetto posseduto. Se fosse morto per colpa del demone? Fu il primo pensiero. Doveva vederci chiaro e l’unico modo per capire meglio la situazione era andare. «Se possiamo partire allora andiamo subito.» Disse ad Hanzo che per tutta risposta scosse la testa con fare negativo e rispose. «No, non ci siamo capiti, il permesso è valido solo per te, il tuo cane deve restare qui.» Fu allora che Tamashi aprì la seconda lettera che confermò le parole dell’assistente. «Ma non posso lasciarla… » Il suo discorso per convencerlo venne troncato ancor prima di iniziare. «O così o non partire nemmeno.» Chiuse il discorso e se ne andò come era arrivato, senza salutare. «Fanculo! » Disse calciando un ramo secco. Voleva, anzi doveva andare, ma non poteva lasciare Amina senza qualcuno a proteggerla, non si fidava del villaggio. Si morse il pollice facendo fuoriuscire il sangue e dopo una serie di sigilli poggio la mano sul terreno evocando una delle sue creature.
Quest'abilità viene appresa esclusivamente da Shinobi dal rango Chuunin in poi. Non per la complessità stessa dell'abilità, ma in particolare tale normativa tutela gli Shinobi privi d'esperienza in modo che non facciano una scelta avventata ed errata. Una volta stipulato un Contratto con una razza animale infatti, non sarà più possibile tornare indietro e vi si rimarrà legati a vita. Le evocazioni necessitano di una notevole quantità di Chakra emessa tutta insieme per esser evocate, e per questo può risultare di difficile utilizzo. Per utilizzare la tecnica bisogna versar anche una minuscola goccia del proprio sangue per poi formare la serie di Sigilli necessari per l'esecuzione del Jutsu, che sono i seguenti: Cinghiale, Cane, Gallo, Scimmia, Pecora. Per riuscire ad evocare taglie Grandi è necessario il grado Sp.Jounin, per le Leggendarie quello ANBU.
Consumo: 10 / 20 / 30 / 40
Falco Maggiore: Yoroi
Questo rapace è di dimensioni molto superiori rispetto ad un Uccello Viaggiatore. Dimensioni tanto grandi, da potergli permettere di portare in volo con sé una persona, raggiunge infatti i tre metri di lunghezza, per un'apertura alare di circa otto metri. Se affrontata in battaglia, grazie al suo possente becco, questa creatura sarà capace, tramite gli artigli affilati, di infliggere fino a danni di media entità. Per metterla fuori combattimento saranno necessari tre Jutsu di livello C o due di livello B. Come la maggior parte dei suoi simili, è capace di comunicare telepaticamente con il proprio evocatore. La sua velocità è alta, medio-alta se porta una persona.
Yoroi era l’ideale per proteggere la sua compagna, forte, fiero e protettivo. Il suo spirito indomito e selvaggio lo rendeva la scelta migliore in quella situazione. Buona sera Yoroi, ho un compito da assegnati. Disse telepaticamente nel modo più rispettoso possibile. Tamashi, cosa devo fare? Rispose lui, ma con un tono di superiorità che non lascia dubbi su chi fosse il padrone il quel momento. Devo allontanarmi da Amina e voglio che tu la protegga ad ogni costo. Non permettere a nessuno di farle del male o di portarla via, anche se sono shinobi della Foglia. Il tono preoccupato non lasciava dubbi sulla paranoia che attanaglia a Tamashi, tanto da non fidarsi nemmeno dei suoi stessi paesani. Farò come chiedi. Forse colto dalla preoccupazione del suo evocatore per la sorte della cagnolina, Yoroi non replicò nonostante fosse un compito di quart ordine per un volatile della sua caratura. «Amina, tornerò il prima possibile, intanto tu difendi la casa.» Disse grattandola dietro le orecchie per poi dargli un bacio sul tartufo nero. Sentì una stretta al cuore quando si allontanò da casa per raggiungere il limitare della foresta, qui, stimolando nuovamente la ferita per far uscire ancora del sangue evocò un secondo volatile.
Quest'abilità viene appresa esclusivamente da Shinobi dal rango Chuunin in poi. Non per la complessità stessa dell'abilità, ma in particolare tale normativa tutela gli Shinobi privi d'esperienza in modo che non facciano una scelta avventata ed errata. Una volta stipulato un Contratto con una razza animale infatti, non sarà più possibile tornare indietro e vi si rimarrà legati a vita. Le evocazioni necessitano di una notevole quantità di Chakra emessa tutta insieme per esser evocate, e per questo può risultare di difficile utilizzo. Per utilizzare la tecnica bisogna versar anche una minuscola goccia del proprio sangue per poi formare la serie di Sigilli necessari per l'esecuzione del Jutsu, che sono i seguenti: Cinghiale, Cane, Gallo, Scimmia, Pecora. Per riuscire ad evocare taglie Grandi è necessario il grado Sp.Jounin, per le Leggendarie quello ANBU.
Consumo: 10 / 20 / 30 / 40
Gru Bianca: Hikari
Questa evocazione si presenta come una Gru dal corpo bianco con la testa, le zampe e la coda nera. Le sue dimensioni saranno di poco più grandi rispetto a quelle di un Falco Maggiore, raggiungendo i quattro metri di lunghezza per un'apertura alare di dieci metri. A differenza degli altri volatili, i suoi artigli saranno meno sviluppati e potranno infliggere solo danni di lieve entità. La sua velocità è medio-alta e sarà capace di portare fino a due persone e la sua velocità sarà media, sia che sia una sola o due, rendendola utile per i viaggi in coppia, anche se solo per brevi distanze. Per metterla fuori combattimento saranno necessari due Jutsu di livello B oppure uno di livello A. Come la maggior parte dei suoi simili, è capace di comunicare telepaticamente con il proprio evocatore.
Una gru bianca dall’eleganza innata apparve da uno sbuffo di fumo bianco. Hikari portami a Kiri il più velocemente possibile. Brusco e schietto, Tamashi si rivolse alla splendida gru bianca affinché lo trasportasse a KKiri Ed Amina dov’è? Il volatile solitamente educato e gentile, vendendo la preoccupazione negli occhi del suo evocatore, capì subito quale fosse il problema, ed evitò i convenevoli Non può venire, per questo voglio fare alla svelta, non mi piace lasciarla da sola. La preoccupazione dell’Inuzuka era considerevole, non amava lasciare la compagna, ma dopo essersi fuso con lei ed aver percepito i suoi sentimenti, mescolati ai propri il loro rapporto era divenuto simbiontico e la lontananza faceva male ad entrambi. Hikari abbassò il capo e fece salire Tamashi, poi spiccò il volo verso il paese delle nebbie.
Note: - Hakemono indossata. - Gilet Chuunin indossato. - Coprifronte indossato. - Borsa indossata. - Mantello di pelliccia indossato. - Custodia con all'interno un Johyo, indossata. - Zaino con all'interno una Kusari Fundo, indossato.